CHIESE E MADONNE DI ROMA - III PARTE
Breve itinerario storiografico ed iconografico tra
Chiese e Madonne romane,
con qualche digressione su immagini devozionali,
preghiere e la vita di alcuni Santi
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BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI
MADONNA DEGLI ANGELI E DEI MARTIRI |
Incoronata il 27-6-1920
Preghiera
Vergine Santissima che piaceste al Signore e diventaste sua Madre, immacolata nel corpo e nello spirito, nella fede e nell’amore.
Voi, concepita senza peccato, riguardate benigna ai miseri che implorano il Vostro potente patrocinio!
Il maligno serpente, contro cui fu scagliata la prima maledizione, continua purtroppo a combattere, ad insidiare i miseri figli di Eva.
Deh, voi, o benedetta Madre nostra, nostra Regina e Avvocata, che fin dal primo istante del Vostro concepimento del nemico schiacciaste il capo, accogliete le preghiere, che uniti a Voi in un cuor solo Vi scongiuriamo di presentare al trono di Dio.
Affinchè non cediamo alle insidie che ci vengono tese, così che tutti arriviamo al porto della salute e a tanti pericoli la chiesa e la società cristiana cantino ancora una volta l’inno della liberazione, della vittoria e della pace. Così sia |
La Madonna degli Angeli e dei Martiri (quest’ultimo appellativo è più recente), incoronata solennemente dal cap Vat il 27 giugno 1920, viene venerata nella Basilica omonima che si trova in Piazza delle Terme di Diocleziano a Roma.
Costruita sulla zona centrale delle antiche Terme, la basilica venne in parte realizzata da Michelangelo che nel 1562, su invito di Papa Pio IV, fece in pratica solo dei restauri sulle vestigia delle antiche terme, il tepidarium, realizzando un ambiente a croce greca, eccezionalmente spazioso, precededuto da una sala circolare, conservando le originali colonne che appartenevano alla costruzione romana.
La chiesa venne subito consacrata ed affidata ai Certosini.
Nel 1700 essa venne rinnovata con l’aggiunta di una Cappella dedicata a San Brunone e nel 1750 venne di nuovo ritoccata dal Vanvitelli che vi aggiunse quattro cappelle e che fece portare nella chiesa delle pale di altare presenti in San Pietro che andavano rovinandosi a causa dell’umidità. Nella Basilica Vaticana esse vennero sostituite da copie realizzate a mosaico.
La chiesa diventò dunque ricchissima di opere, a cominciare da una tela del Domenichino, del Muziano e di altri grandi pittori, di affreschi di Van der Broek e con le tombe di Salvator Rosa, Pio IV, Vittorio Emanuele Orlando, di Thaon De Revel e di Armando Diaz. |
Particolare del “Battesimo di Cristo” di C. Maraffa |
Nella basilica sono conservate le reliquie dei martiri Anastasio, Liberato, Aurelio, Clementina, Felice, Felicita, Gennaro, Irene, Lorenzo, Massimo, Nettario, Patria, Prisco, Prospero, Quinziola, Valentina e Vittore, nonché quelle del martire Ciriaco.
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Proprio di fronte alla tomba di Diaz c’è una curiosità: la Meridiana o Linea Clementina.
Essa venne costruita da Francesco Bianchini, astronomo e storico, a seguito degli studi su quest’argomento da parte di Papa Clemente XI per verificare se il calendario Gregoriano fosse o no esatto e per calcolare al meglio la data in cui sarebbe caduta ogni anno la S. Pasqua, evidenziando la data dell’equinozio di primavera.
Questa Meridiana, costituita da una tracciatura in bronzo posta su un’ampia superficie di marmo delimitata da una cornice colorata in giallo, si estende per 45 metri ed accoglie la luce proveniente da un’apertura attraverso la quale la luce del sole al culmine scende su un punto della linea di bronzo. Intorno alla linea sono rappresentati i vari segni dello Zodiaco con le Costellazioni.
La grande Meridiana che nel tempo si era rovinata è stata rinnovata per il Giubileo del 2000.
Nel vicino convento dei Certosini si trova una divisione del Museo nazionale romano
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La chiesa viene spesso utilizzata per funerali di stato, funzioni solenni dei Carabinieri, dei Granatieri, dei Vigili del fuoco. Vi venne celebrato anche il matrimonio di Vittorio Emanuele III e la Regina Elena e la benedizione solenne al Milite Ignoto nel 1921. |
CHIESA DI GESU' E MARIA AL CORSO
MADONNA DEL DIVIN AIUTO |
Preghiera
Ti venero, o gran Regina,e ti ringrazio di quante grazie mi hai fatte finora,
Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria,
che sei vergine fatta Chiesa ed eletta dal santissimo Padre celeste,
che ti ha consacrata insieme col santissimo suo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito.
Tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ave, suo palazzo, ave, suo tabernacolo, ave, sua casa.
Ave, suo vestimento, ave, sua ancella, ave, sua Madre.
E ave, voi tutte, sante virtù, che per grazia e lume dello Spirito Santo
siete infuse nei cuori dei fedeli, affinché le rendiate,
da infedeli, fedeli a Dio.
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La chiesa venne fatta costruire nella prima metà del 1600 dagli Eremitani Scalzi di sant’Agostino che avevano acquistato un terreno appartenente agli Orsini in Campo Marzio e che vi fecero realizzare anche un convento.
Il progetto della costruzione era del Maderno ma esso subì alcune modifiche e la facciata, piuttosto austera, venne realizzata da Carlo Rainaldi. che ad una austera facciata contrappone, nell'interno, una fastosa decorazione seicentesca e degli originalissimi monumenti sepolcrali barocchi
L’interno al contrario è piuttosto ridondante di dipinti, di decorazioni, alcune del Valadier, di angeli realizzati da Paolo Naldini e da Cavallini. Ha una sola navata, sette altari e varie cappelle laterali. Le decorazioni originali verranno poi sostituite con altre verso la fine dello stesso secolo dal Card. Bolognetti che ne fece una grande cappella per la sua famiglia, facendo innalzare varie tombe. |
CHIESA DI SANTA MARIA IN AQUIRO, DETTA "DEGLI ORFANI"
NOSTRA SIGNORA DI LOURDES |
Preghiera
Docili all'invito della tua voce materna, o Vergine Immacolata di Lourdes,
accorriamo ai tuoi piedi presso la grotta,
ove Ti degnasti di apparire
per indicare ai peccatori il cammino della preghiera e della penitenza
e per dispensare ai sofferenti le grazie e i prodigi della tua sovrana bontà.
O candida Visione di Paradiso,
allontana dalle menti le tenebre dell'errore con la luce della fede,
solleva le anime affrante con il celeste profumo della speranza,
ravviva gli aridi cuori con l'onda divina della carità.
Fa' che amiamo e serviamo il tuo dolce Gesù,
così da meritare la felicità eterna.
Amen.
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La chiesa di Santa Maria in Aquiro è incastonata nell’antica piazza Capranica, che deriva il suo nome dal Card. Domenico Capranica il quale, a metà del secolo XV, vi fece costruire il palazzo di famiglia ed un’altra palazzina destinata ad essere il primo Seminario in Roma. La piazza venne chiamata con svariati nomi "piazza del Cardinal di Fermo" poiché il Cardinale era il titolare di quella città; “piazza degli Orfanelli” e “piazza Santa Maria in Aquiro.
Sembra che la chiesa sia stata eretta da Papa Anastasio I verso la fine del 300 e chiamata dapprima S. Maria in Cyro.
Questa denominazione potrebbe avere due derivazioni: una potrebbe essere la storpiatura del nome di chi ne fece realizzare l’ampliamento “ a Cyro” storpiato poi in “Aquiro”, oppure potrebbe derivare da “inquiro” cioè zona paludosa, acquitrino come in origine era la zona circostante. Venne avanzata l’ipotesi che la più antica costruzione fosse uno dei tanti Titulus esistenti in Roma.
Nel 731 Papa Gregorio III vi fece poi alcuni ampliamenti.
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La chiesa venne eretta in ossequio alla Maternità divina di Maria e verso la fine del XIV secolo dedicata da Papa Urbano VI alla Visitazione. Nel 1540, la chiesa venne affidata da Paolo III alla Confraternita degli Orfani, che vi realizzò una casa per gli orfanelli, molti dopo il Sacco di Roma avvenuto nel 1527, che vi venivano assistiti ed educati.
Nel 1541 la Confraternità si trasformò in Arciconfraternita - la cui opera si concluse nel 1826 - che si occupava dei fanciulli orfani beneficati da altre strutture.
Santa Maria in Aquiro venne ricostruita in parte nel 1590 da Francesco da Volterra, mentre successivamente intervennero nei lavori il Braccioli ed il Maderno; altri restauri vennero effettuati nel corso del 1800.
L’interno si presenta a tre navate divise da colonne, varie cappelle laterali con decorazioni, un affresco della Madonna con Gesù Bambino e S. Stefano attribuito alla scuola del Cavallini, proveniente come alcune lapidi tombali dalla antica chiesa scomparsa di S. Stefano del Trullo, alcune tele di scuola caravaggesca.
Nella chiesa, in una bella urna di vetro, si trovano i resti di San Candido martire
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BASILICA DI SANTA MARIA REGINA COELI IN MONTESANTO
MARIA SS.MA MATER ET DECOR CARMELI |
Preghiera
O pietosissima Vergine, con filiale abbandono noi ricorriamo alla tua protezione materna.
Ci accresce fiducia la singolare protezione legata allo Scapolare del Carmine.
Pellegrinanti in questa valle di sofferenze, noi guardiamo a te “segno di salvezza”;
combattuti da tanti nemici, noi confidiamo in te “scampo dai pericoli”; disgregati dalle
ferite del peccato, noi ci rifugiamo sotto il tuo manto materno “pegno di protezione e di
pace”.
Sii tu la rugiada ristoratrice all’anima nostra, dandoci la gioia cristiana della vita.
Quale nuvoletta feconda, tempra le aridità del nostro spirito; con il tuo impareggiabile esempio,
donaci l’amore alla virtù perché, elevati dalla terra, ci avviciniamo a Dio.
Riporta sulla retta strada i peccatori, poveri erranti senza luce e senza pace; e alle anime
del purgatorio, che in vita indossarono devotamente il tuo Scapolare, affretta l’ora tanto
sospirata della liberazione e della gloria, con te e con il Figlio tuo Cristo Gesù, che vive e
regna nei secoli dei secoli.
Amen.
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La Basilica di Santa Maria Regina Coeli in MonteSanto è la chiesa “gemella” di Santa Maria dei Miracoli, già descritta. Come precedentemente sottolineato esse non sono affatto identiche, anzi una è grande il doppio dell’altra.
La chiesa venne eretta su una preesistente costruzione più piccola ed antica, affidata ai Frati Carmelitani di Monte Santo di Sicilia, che sorgeva proprio all’imbocco di via del Babuino, per concretizzare il progetto di Carlo Rainaldi che prevedeva nella piazza la costruzione di due chiese uguali.
Ma i lavori, voluti da Papa Alessandro VII ed iniziati nel 1661, vennero sospesi per la morte del pontefice e ripresi più tardi dal solerte Card. Gastaldi che mise all’opera Carlo Fontana e successivamente nientemeno che Gian Lorenzo Bernini. La chiesa venne completata nel 1675, mentre si iniziava la costruzione di Santa Maria dei Miracoli.
Il campanile fu aggiunto nel corso del 1700, mentre le cupole di entrambe le chiese furono restaurate nel 1800.
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La chiesa ha sul davanti un portico che immette all’interno, oblungo, decorato con stucchi bianchi. Lateralmente si aprono varie cappelle abbellite da affreschi e dipinti di vari autori, dedicati soprattutto alla Vergine. Sull'altare maggiore fa spicco l’immagine di Maria Mater et Decor Carmeli, del 1500, incorniciata da angeli di Filippo Carcani.
Le due chiese sono prospicienti la piazza del Popolo al cui centro si trova uno dei tanti obelischi di Roma, proveniente dall’Egitto, posto nel Circo Massimo in epoca romana.
Poco noto è che papa Giovanni XXIII venne ordinato sacerdote proprio in questa chiesa.
Santa Maria Regina Coeli in Montesanto è nota anche per essere ormai considerata la “chiesa degli artisti”.
E’ difatti molto frequentata in occasione della Messa annuale dedicata ai personaggi del mondo dell’arte in genere e della cultura ed anche per i funerali di noti personaggi che vi si svolgono. |
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CHIESA DI SANTA MARIA AI MONTI
MADONNA DEI MONTI |
Affresco della scuola Umbro-Senese del '300
Preghiera
Come bella comparite agli occhi nostri, in questa sacra Immagine, corteggiata dai Santi, o Madre di Dio, o Madre nostra, o Regina dei Monti!
Qui ci invitate all'ardente preghiera, con l'esempio di Agostino e di Francesco, che pregano fervorosamente ai piedi vostri.
Qui c'insegnate il coraggio cristiano ed il sacrificio nei martiri gloriosi Stefano e Lorenzo, che assistono al vostro fianco. qui ci invitate all'amore di Gesù, stringendolo teneramente al vostro seno, ed in Lui ci mostrate la fonte di quei miracoli con cui inondaste la terra all'aprirsi di quel misero fienile, cambiato in tempio sontuoso dalla fede e dall'amore dei figli vostri.
Deh!, volgete dunque lo sguardo pietoso ai vostri devoti e rinnovate le vostre antiche misericordie. in questa santa immagine ancora ci guardate con quegli occhi pieni di pietà ed ancora il vostro Gesù alzando la sua mano onnipotente per benedirci, si mostra pronto ad assecondare la vostra tenerezza verso di noi poveri peccatori.
Splenda dunque il vostro volto soavissimo, la vostra voce dolcissima suoni nell'intimo delle anime nostre e si asciugheranno le nostre lacrime, esulterà il cuor nostro: e noi, correndo dietro ai vostri ammaestramenti, sentiremo di essere i vostri figli diletti, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Amen
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La chiesa di Santa Maria dei Monti (o ai Monti o Madonna dei Monti) venne progettata da Giacomo della Porta nel 1580, su commissione di Papa Gregorio XIII, a seguito del ritrovamento in un antico convento di suore di un’immagine della Madonna con i Santi Lorenzo e Stefano che ora si trova sull’altar maggiore.
La facciata, simile a quella della chiesa del Gesù, è arricchita da pilastri e volute e da una bella cupola. Vi è riportato l’emblema del rione Monti. La chiesa è stata ristrutturata negli anni ’90 dello scorso secolo.
All’interno un’unica navata con varie cappelle arricchite da affreschi e dipinti di vari autori (C. Catalani, Giovanni da San Giovanni, G. Gimignani, Durante Alberti, Cesare Nebbia) tra cui una Natività di Girolamo Muziano ed angeli a stucco, opera di Ambrogio Buonvicino.
L'abside, venne realizzata da Giacinto Gimignani e Ilario Casolani. Quest'ultimo ha anche dipinto gli affreschi dei quattro evangelisti che si trovano nella cupola e gli affreschi del soffitto che rappresentano l'Ascensione, Angeli e Dottori della chiesa.
Nelle otto sezioni della cupola sono state dipinte, da vari artisti, scene della vita della Madonna, mentre sulle volte e sugli archi delle cappelle sono stati realizzati da Ambrogio Buonvicino.stucchi di angeli.
Un organo si trova sopra il portale d'ingresso.
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Sull'altare maggiore c'è la miracolosa immagine della Vergine con Bambino a cui si deve l'edificazione della chiesa.
Accanto a lei compaiono 4 Santi: Stefano, Lorenzo, Francesco e Agostino,
Si narra che in una casa, precedentemente adibita a monastero delle Clarisse, nell'aprile del 1579, la donna che vi abitava andò dai proprietari lamentando che erano notti che l'edificio tremava come per scosse da terremoto.
Dopo un sopraluogo, si ritenne che la casa in questione fosse infestata da spiriti maligni, ma ecco che un tale, che lavorava nell'annesso fienile, controllando le pareti dell'edificio sentì una voce femminile che lo pregava di non colpire nè lei nè il bambino che aveva con sè.
A parlare era stata l'immagine di una Madonna con Bambino con accanto quattro Santi,
dipinta su una parete di quello che era stato il vecchio monastero.
Quest'avvenimento miracoloso richiamò subito tanti devoti che ne ebbero grandi benefici e quotidianamente molti ammalati si raccoglievano attorno alll'immagine, ricevendo grazie, finchè il Papa regnante, Gregorio XIII, decise che essa venisse portata nella vicina chiesa di San Salvatore ai Monti.
Ma gli abitanti del rione si opposero a questo trasferimento mettendo in fuga quanti volevano portar via la loro Madonna.
Nel mentre, aveva cominciato a cadere una pioggia torrenziale che si era fermata solo dopo che gli inviati del Papa erano fuggiti.
Altri impedimenti trovarono tutti gli inviati del Pontefice, finchè egli non si convinse a lasciare ai monticiani la "loro" Madonna e poichè continuavano anche le guarigioni miracolose, concesse la costruzione di una chiesa, sempre molto affollata, specialmente nella ricorrenza del miracolo, il 26 aprile.
Nel transetto di sinistra venne poi sepolto San Benedetto Labre che nella Settimana Santa del 1783 si sentì male proprio nella chiesa suddetta, dove si era recato assiduamente negli anni precedenti.
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Sulla sinistra della chiesa, sul muro esterno, una bella immagine a mosaico dell'Immacolata
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Sull'altro marciapiede, all'angolo una edicola mariana...
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Davanti alla chiesa una bella fontana, disegnata da Giacomo Della Porta, chiamata appunto della “Madonna dei Monti” o “dei Catecumeni” perché accanto vi era un luogo di studio per chi aveva deciso di convertirsi.
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Preghiere e giaculatorie alla Madonna dei Monti dai miracolati del Cinquecento:
- “Benedetta sei, gloriosa Madonna, perché per una grazia io ti posso guardare!”
(Anastasia, prima miracolata, 26 aprile 1580)
- “O Regina del cielo, poiché io non posso vedere la tua santa immagine sulla terra, esaudisci dal cielo le mie preghiere. Non rivolgere lo sguardo ai miei peccati, ma a Te stessa ed alla Tua somma bontà.
Liberami, Tu che lo puoi, dai tanti malanni che affliggono il mio povero corpo!”
(Francesca bolognese, 28 Maggio 1580)
- Gloriosissima Vergine, aiutami”
(Anonimo, 19 maggio 1582)
- O Santissima Madonna dei monti, io ti raccomando la mia figliola
(Mamma di Margherita Romano, 3 Maggio 1583) |
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San Benedetto Labre
Nato nel 1748 in Francia, in una famiglia numerosa, venne aiutato negli studi da uno zio parroco e deciso a dedicare la sua vita a Dio cercò di entrare in qualche convento dei Trappisti, ma ciò fu possibile solo dopo molto tempo e per soli 8 mesi, che visse sotto il nome di frate Urbano. Il Priore ed altri frati lo indirizzarono però ad un altro genere di vita; doveva cercare di seguire la via che Dio aveva tracciato per lui.
Così incominciò a girare per l’Europa, avendo compreso che la sua vocazione naturale era quella di vivere in povertà e di vagabondare tra i vari santuari: fu in Francia, Germania, Spagna, Italia dove si recava spesso a visitare Loreto, Assisi e Bari. Faceva la vita del medicante ma non chiedeva nulla, viveva della carità altrui, dando a chi era più povero di lui anche quello che poteva abbisognargli, vestiva in maniera semplice ma decente e possedeva solo una borsa, un crocifisso, un rosario, una ciotola, un cappello e qualche libro religioso, tra cui il Vangelo e l’Imitazione di Cristo.
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Arrivato a Roma nel dicembre del 1770 decise di rimanervi, facendo tappa al Colosseo per dormire, davanti alla V Stazione che rappresenta Gesù aiutato dal cireneo. Più tardi venne accolto in un ospizio creato vicino alla chiesa di san Martino ai Monti.
Il suo zelo spirituale venne notato da molti e venne avvicinato da notabili e religiosi che gli chiedevano consiglio. Girava per le chiese di Roma assistendo alle celebrazioni e soprattutto si raccoglieva in preghiera; così passava la sua giornata, forse anche senza prender cibo ed il popolino lo chiamava con vari nomignoli: “Il Vagabondo di Dio”, “il pellegrino della Madonna”, “il penitente del Colosseo”. Sembra che avesse il dono della bilocazione.
La sua vita si concluse quand’era ancora giovane, nella Settimana Santa del 1783: fu preso da malore nella chiesa della Madonna di Monti, dove negli ultimi anni si recava assiduamente e subito soccorso non raggiunse però la sera.
Le sue esequie vennero seguite da una folla di gente eterogenea: ricchi, poveri, laici, religiosi ed il suo corpo è sepolto sotto un altare di Santa Maria dei Monti dove molti furono i miracoli ascritti alla sua intercessione.
Venne beatificato nel 1859 da Papa Pio IX e santificato da Leone XIII nel 1881. |
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Preghiera a San Benedetto Giuseppe Labre, il Santo Pellegrino
O Dio, che facesti sì che il tuo santo Confessore Benedetto Giuseppe
si tenesse unito a Te solo con lo studio dell’umiltà e l’amore alla poverta,
concedici per i suoi meriti
di disprezzare ogni cosa terrena
e di cercare sempre le cose celesti.
Così sia. |
CHIESA DI SANTA MARIA MADDALENA
MADONNA DELLA SALUTE |
Preghiera
O Madre di misericordia, Madonna della salute, che visitando Elisabetta e vegliando impotente ai piedi della Croce del tuo Figlio agonizzante hai manifestato la tua solidarietà con l'umanità sofferente, ascolta la voce e la preghiera di tutti i tuoi figli infermi che ricorrono a te con la certezza di trovare una Madre che li accoglie, guarisce e conforta.
Esaudisci, Madre del Salvatore e Madre nostra, le invocazioni che ti rivolgiamo: guarisci le nostre malattie, trasforma le nostre lacrime in preghiera e le nostre sofferenze in momenti di crescita, converti la nostra solitudine in contemplazione e la nostra attesa in speranza, assistici nell'ora dell'agonia e trasforma la nostra morte in resurrezione.
Amen
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Regina dei ministri degli Infermi
La chiesa costruita sulle fondamenta di un’antica cappella, verso la fine del 1400 fu concessa insieme al vicino ospedale, prima all’Arciconfraternita del Gonfalone e nel 1586 a San Camillo de Lellis che vi istituì la sede della sua Congregazione dei Ministri degli infermi. Nel primo ventennio del 1600 venne deciso di realizzare una nuova costruzione, allargando anche la piazza su cui la chiesa si affacciava e la chiesa prese vita dall’opera di vari architetti che giunsero alla sua completa realizzazione solo nel 1699.
La facciata, invece, venne terminata più tardi, nel 1735, da G. Sardi secondo lo stile barocco-rococò, il che sollevò anche qualche critica. Sul portale spicca il simbolo dei Camilliani, una croce rossa.
L’interno ellittico è ad una navata su cui si affacciano varie cappelle decorate con statue, stucchi dorati, quadri che rappresentano varie scene della vita sia di San Camillo (S. Camillo e la visione della Croce, Gloria di San Camillo) che della Maddalena (Noli me tangere, Le Marie al Sepolcro, Maddalena in preghiera. Della Santa anche una statua di legno del ‘400 a cui viene attribuito un miracolo avvenuto verso la fine del 1500, durante una piena del Tevere. Mentre le acque invadevano la chiesa, si vide la statua di Santa Maria Maddalena sollevarsi su di esse e dal suo posto in una cappella laterale, già invasa dalla piena, ed arrivare davanti all’altare che era all’asciutto.
Nella chiesa è conservata un’urna con le spoglie mortali di San Camillo, mentre la reliquia del suo cuore fu portata a Bucchianico.
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San Camillo De Lellis - Fondatore della Congregazione dei Ministri degli Infermi o dei Camilliani
Era uomo di grandi proporzioni, non solo fisiche ma spirituali. Nato nel 1550 in una nobile famiglia, perse piuttosto presto la madre, che lo aveva voluto far nascere sulla nuda terra - come san Francesco – e che nel partorire aveva avuto la visione di un fanciullo con una croce sul petto e dietro di lui tanti altri con la stessa insegna.
Lasciato a se stesso, visse anni dedicati solo al divertimento, facendo emergere il suo carattere un pò bellicoso e reattivo. Ben presto s'era arruolato come combattente per la Spagna e per Venezia e dell'uomo d'arme aveva virtù e vizi, tra cui quello del gioco, per cui lasciava tutto e tutti.
Successivamente, venuto a contatto con i Padri Cappuccini e a causa di una ferita ad una gamba che aveva problemi di rimarginazione, nel 1575 cambiò rotta per dedicarsi ad una vita del tutto diversa, specie dopo aver conosciuto Padre Angelo che, subito compresa la sua grande anima, gli rivelò una grande verità:
“Tutta passa, tutto è vanità. Solo in Cristo vi è certezza, solo per lui vale di spendere la vita!”.
Queste parole colpirono Camillo che a 25 anni, pur non comprendendo ancora i disegni di Dio, si metterà alla sequela di Cristo, ritirandosi in convento per alcuni mesi; ma la ferita alla gamba ogni tanto si riapriva, così per curarla, si internò all'Ospedale San Giacomo di Roma dove divenne inserviente ma, a causa del suo carattere collerico e dei suoi vizi, venne allontanato. Dopo varie altre vicissitudini, conobbe San Filippo Neri, divenuto poi suo confessore, che, riconosciute in lui le doti che ne avrebbero fatto un campione di santità, gli indicò la strada da seguire: poichè spesso doveva recarsi in ospedale per via della sua gamba, forse Dio lo chiamava proprio là.
Seguendo il consiglio e guardando le corsie affollate del san Giacomo, la solitudine degli ammalati, le condizioni in cui venivano spesso abbandonati, egli, dunque, decise di servire proprio i malati nell’Ospedale degli Incurabili e in quello di Santo Spirito.
Riscontrato il suo completo ravvedimento, venne assunto come sovraintendente generale ed ebbe modo di lavorare intensamente a favore degli infermi: era sempre attivo e presente, accoglieva i malati a braccia aperte, li serviva, li consolava, si prendeva cura di ognuno di essi, dava ad essi speranza e sollievo, come se ognuno fosse il Cristo dolorante e moribondo della Croce.
Attorno al 1582, un gruppo di persone colpite dalla sua testimonianza, decise di unirsi a lui. Intanto San Camillo era diventato sacerdote insieme ad altri compagni con cui, tra varie difficoltà, diede vita ad un nuovo Ordine religioso, la Congregazione dei Ministri degli Infermi, dedita a curare gli ammalati anche con i più sofisticati mezzi tecnici, ma soprattutto con amore e dedizione, caritas et scientia. Cercò anche di realizzare una ristrutturazione dell’Ospedale di Santo Spirito.
L’Ordine verrà perfezionatò nella struttura nel 1600 e i suoi membri porteranno una croce rossa sul petto e si diffuse subito largamente e alla sua morte erano già oltre 300 i Camilliani che lavoravano in otto ospedali.
Osteggiato in questa impresa da molti, anche da San Filippo Neri, un giorno s'inginocchiò davanti ad un Crocifisso a cui era molto devoto e mentre era assorto nella contemplazione, il Cristo staccò le braccia dalla croce tendendole verso di lui per rincuorarlo.
Nel 1607, fiaccato dalle malattie, San Camillo lascio' la direzione della Compagnia ma continuò a servire i poveri e i malati fino alla morte che lo colse il 14 luglio 1614 nell’oratorio della Maddalena dove fu sepolto.Venne santificato nel 1746.
Accanto al ramo maschile, verrà poi creato anche quello femminile delle Ministre degli Infermi, fondate dalla beata Maria Domenica Brun Barbantini e le Figlie di San Camillo, fondazione realizzata dalla beata Giuseppina Vannini e da Padre Luigi Tezza.
Si può ritenere derivante dall’idea di san Camillo anche la fondazione delle Missionarie degli Infermi, realizzata da Germana Sommaruga.
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Preghiera
Signore Gesù, che facendoTi uomo hai voluto condividere le nostre sofferenze,
Ti supplico, per l’intercessione di san Camillo,
di aiutarmi a superare questo difficile momento della mia vita.
Come un giorno hai dimostrato una particolare predilezione verso i malati,
così ora rivela anche a me la tua bontà
Ravviva la mia fede nella Tua presenza e dona a quanti mi assistono la delicatezza del tuo amore.
Amen.
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Maria di Magdala (una piccola città sul Lago di Tiberiade) o Maddalena è un personaggio che nei secoli è stato molto controverso perchè questo nome era ritenuto attribuibile a varie donne.
Gli evangelisti citano due episodi che sembrano quasi uguali, ma in uno Maria è decisamente riconoscibile nella sorella di Lazzaro - L’Unzione di betania - che con olio profumato deterge i piedi del Maestro - Giov. Cap. 12 -1/8:
“Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.
Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.
Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: “Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?”. Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”.
L'altra, citata da Luca – La Peccatrice perdonata - a in un fariseo, si china sui suoi piedi e glieli lava con il suo pianto e li asperge di unguenti profumati -Luca - Capitolo 7 – 36/50
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.
Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice”.
Gesù allora gli disse: “Simone, ho una cosa da dirti”. Ed egli: “Maestro, dì pure”. “Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?”.
Simone rispose: “Suppongo quello a cui ha condonato di più”. Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”.
E volgendosi verso la donna, disse a Simone: “Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”.
Poi disse a lei: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”.
Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?”.
Ma egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; và in pace!”.
Maria Maddalena è stata anche identificata con l'adultera salvata dalla lapidazione da Gesù, benchè nei Vangeli non venga assolutamente citato il suo nome.
L'attribuzione del nome Maria Maddalena più realistica è, dunque quella citata da Luca:
"C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni... " che secondo quanto asserisce l'Evangelista è una delle più fedeli accompagnatrici del Maestro durante la sua evangelizzazione e, lo seguirà anche in Gerusalemme.
Sarà poi presente alla sua crocifissione “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.” (Gv 19,25), alla deposizione del suo corpo deposto nella tomba di Giuseppe d'Arimatea ed ancora alla successiva risurrezione.
Maria ha poi un primato davvero eccezionale: sarà la prima a vedere Gesù Risorto (Giov. Cap. 20 – 11/18)
L'apparizione a Maria di Magdala
Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.
Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”.
Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.
Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto.
Una delle leggende vuole che Maria di Magdala dopo la morte del maestro si fosse ritirata in una grotta in Provenza trascorrendovi trent'anni fino alla fine dei suoi giorni. Ma la tradizione greca altrettanto popolare la vuole morta in Efeso. Le sue ossa sarebbero poi state portate a Costantinopoli dall'Imperatore Leone VI nel secolo IX.
Questa Santa è molto venerata anche dalla Chiesa Ortodossa.
E' stata rappresentata nei vari secoli dai maggiori pittori: Masaccio, Botticelli, Caravaggio, Rembrandt e molti altri, quasi sempre raffigurata in veste di peccatrice redenta, con i capelli lunghi e sciolti, spesso con una veste rossa, con vari attributi iconografici tra cui il Teschio, Il Vaso degli unguenti, il Cilicio o la Sferza per le penitenze, la Croce, il Libro, la Grotta, gli Angeli ed altri. |
BASILICA DEI SANTI COSMA E DAMIANO
MADONNA DELLA SALUTE
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Madonna col bambino bizantineggiante del XIII secolo
Preghiera
Vergine Santissima venerata con il dolce titolo di Madonna della Salute perché in ogni tempo hai lenito le umane infermità, concedi a noi, ai nostri cari e a tutti i malati la salute del corpo o almeno la forza di accettare le sofferenze in unione a Cristo redentore
Salute degli infermi, prega per noi!
Vergine santissima, consolatrice degli afflitti, alla tua materna protezione affidiamo i nostri fratelli che sono nel dolore e nella solitudine, che non hanno ideali, che non credono in Cristo e non sperano in un mondo nuovo. Quale madre di grazia, indica a tutti la via della salvezza e della gioia.
Salute degli infermi, prega per noi!
Vergine santissima, corredentrice del genere umano, allontana da noi e dal mondo di oggi il grave male del peccato e fa che, per intercessione anche dei santi medici Cosma e Damiano, meritiamo di vivere sempre nella perfetta amicizia con Dio.
Salute degli infermi, prega per noi!
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La chiesa alla fine XVI secolo
La basilica dei Santi Cosma e Damiano nel Foro di Vespasiano o Foro della Pace, venne costruita utilizzando un grande ambiente dell’antico Tempio adiacente il Foro Romano ed il Tempio del Divo Romolo, figlio di Massenzio. Essi vennero offerti in dono dal re ostrogoto Teodorico a Papa Felice IV, che ne fece una chiesa dedicato ai due santi fratelli medici Cosma e Damiano.
E’ la prima chiesa cristiana eretta sui resti dell’antica città, composta da una sola navata con cappelle ai lati, con un’ampia abside su cui fa spicco un mosaico romano-bizantino, tra i più antichi ed interessanti di Roma, che rappresenta la “Parusia” di Cristo o il suo secondo ritorno sulla terra in cui Gesù è contornato dai Santi Pietro, Paolo, Cosma e Damiano, da san Teodoro e da Papa Felice IV. Nell’arco trionfale ancora mosaici con scene dell’Apocalisse, angeli ed i simboli degli evangelisti.
Alle pareti affreschi con storie dei Santi titolari della basilica, un Crocifisso, forse del XIII secolo ed altri tesori d’arte.
Sull'altare maggiore c’è una tavola di scuola romana del XIII secolo raffiguranta una Madonna col bambino - detta anche della Salute - che fin dal VI secolo, assieme ai santi Cosma e Damiano, titolari della Basilica, viene invocata dai cristiani per la salute del corpo e la salvezza dell'anima.
La basilica venne arricchita da Papa Sergio I e ristrutturata nel 1632 da Papa Urbano VIII che ne fece alzare il pavimento per evitare infiltrazioni d'acqua, costruire il soffitto in legno ed il vicino convento, gestito ora come allora dal Terz’Ordine francescano. La chiesa e l’annesso convento sono praticamente addossati alle antiche costruzioni romane.
In un ingresso laterale è conservato un bel presepio napoletano del XVII secolo e nella chiesa inferiore che faceva parte della basilica del VI secolo, vari reperti d’epoca romana ed alcuni affreschi molto rovinati
Nel 1947 la vecchia entrata attraverso il tempio di Romolo venne chiusa e sostituita da un nuovo ingresso realizzato su via dei Fori Imperiali.
Nella chiesa, oltre alle reliquie dei due titolari e dei tre loro fratelli, sono conservate quelle dell’apostolo Matteo, portate a Roma da quello che sarebbe diventato Papa Vittore III. Altri resti dell’Apostolo sono conservati, come precedentemente accennato, in Santa Maria Maggiore, nella chiesa di San Nicola in Carcere, in Santa Prassede e nella Chiesa dei SS. Apostoli.
Sono presenti, inoltre, altri resti di martiri, tra cui quelli di Felice, Marco e Marcelliano, questi ultimi due diaconi sotto Papa Caio e di Tranquillino, forse loro congiunto.
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I SANTI FRATELLI MEDICI COSMA E DAMIANO |
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Questi Santi, Patroni di molti paesi specialmente del sud dell'Italia, sono molto venerati nelle vesti di medici-cerusici e, stando alla famosa "Legenda aurea", provenivano dall'Asia Minore; dopo aver studiato medicina, s'erano trasferiti in Cilicia dove espletarono la loro professione, cercando nel contempo di diffondere la fede cristiana.
Essi sono stati ampiamente raffigurati da grandi pittori, come Filippo Lippi, il Tintoretto e il Beato Angelico in tele, miniature, statuette, medagliette, libri, libretti devozionali, ecc. ma, soprattutto, in innumerevoli immaginette o santini, dedicati soprattutto al culto popolare, in cui sono rappresentati con vari iconografie, abbigliati di volta in volta con indumenti diversi - forse solo per qualche particolare - anche a seconda delle varie epoche e del luogo in cui vengono venerati.
Spesso, chi colleziona immaginette sacre viene spinto dalla curiosità, proprio per i dettagli del loro abbigliamento, a ricercare ulteriori e diverse raffigurazioni dei due santi.
Insieme ad essi, ma molto meno famosi, vengono ricordati altri membri della famiglia, gli altri 3 fratelli - Antimo, Leonzio ed Euprepio - che vennero anch'essi martirizzati insieme a Cosimo (o Cosma, secondo la dizione bizantina) e Damiano.
Durante la persecuzione di Diocleziano furono arrestati e sottoposti a varie torture a cui più volte sopravvissero, per morire alfine decapitati. Vennero sepolti in Siria.
San cosma e Damiano sono Protettori di Medici, farmacisti e delle professioni affini come barbieri e dentisti e vengono per lo più rappresentati con gli strumenti della loro arte: ampolle, strumenti chirurgici ecc.
Il loro culto si diffuse ampiamente in tutta l'Asia Minore (Mesopotamia, Egitto, Gerusalemme), subito venerati come taumaturghi e ad essi vengono ascritte numerosissime guarigioni.
In Costantinopoli venne loro dedicata una Basilica dove venivano condotti gli ammalati, proprio per chiedere ai due santi la salute fisica.
Dall'Asia Minore il loro culto si diffuse quasi subito nel mondo romano e a Roma, nella zona dei Fori, venne costruita una grande Basilica, ad essi intitolata, dove stazionavano molti ammalati che chiedevano un miracolo. Sembra che le loro reliquie si trovassero appunto in detta basilica, ma successivamente i crani vennero trasferiti in Germania, dapprima a Brema e poi a Bamberga.
Dai grandi pittori citati, i due medici vennero rappresentati in tutte le varie fasi del loro martirio oppure mentre compivano i numerosi miracoli a loro attribuiti, tra cui, molto discusso, quello della guarigione di una gamba malata sostituita con una del tutto sana, come narrato nella "Leggenda aurea".
Sembra che il sagrestano della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma avesse un cancro ad una gamba ed una notte, mentre dormiva, apparsigli in sogno i due Santi, questi subito si mettessero all'opera, amputandogli l'arto ammalato e sostituendolo con la gamba sana di un etiope morto da pochissimo.
Chi fu spettatore del miracolo, sia pur incredulo, dovette però acclamare a quest'avvenimento davvero unico. Nel 1500, tale miracolo venne rappresentato in un quadro dal pittore Alonso de Sedano.
I due santi sono molto venerati nell’Italia Meridionale dove esistono molte chiese ad essi dedicate e dove si svolgono sagre e feste - ancora molto sentite dal popolo - in loro onore.
Vengono ricordati liturgicamente il 26 Settembre.
Le loro reliquie, assieme a quelle dei fratelli Antimo, Leonzio e Eupreprio sono conservate nella cripta della chiesa romana dedicata ai due santi medici.
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Preghiera
Cristo re dei martiri, esaudisci la nostra preghiera per intercessione dei Santi Cosma e Damiano che sono venerati come speranza di sicura salvezza per il tuo popolo - Ascoltaci, Signore!
Per i meriti e l’esempio dei Santi Martiri che ti hanno seguito nella via della carità e del martirio, dona al sommo Pontefice, ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e a tutti i cristiani la forza di testimoniare con fermezza e perseveranza il tuo messaggio di fronte al mondo - Ascoltaci o Signore!
Signore Gesù che permettesti ai Santi Cosma e Damiano di esercitare l’arte sanitaria con particolare efficacia in virtù del Tuo nome, donaci sempre buona salute e fa che usiamo le nostre energie per cantare la gloria di Dio e per la felicità degli uomini nostri fratelli - Ascoltaci, Signore!
Noi Ti invochiamo, o Cristo, come medico dei nostri mali e ti preghiamo per i malati, per i sofferenti di ogni genere, per tutti noi e i nostri familiari, per l’umanità intera e in modo speciale per i medici perché curino gli infermi con coscienza ed amore - Ascoltaci, Signore!
Signore Dio nostro, l’intercessione dei Santi Cosma e Damiano, medici e martiri, ci fortifichi nella fede in questo clima di incertezza e di indifferenza, ravvivi la nostra speranza nel trionfo del bene su tutte le forme di violenza, accenda nel nostro animo un ardente amore verso di Te ed i fratelli.
Per Cristo signore nostro, Amen. |
CHIESA DI SANT'ALFONSO ALL'ESQUILINO
MADONNA DEL PERPETUO SOCCORSO |
Preghiera
Ecco, o Madre del Perpetuo Soccorso, ai piedi vostri un misero peccatore che a voi ricorre e in voi confida.
O Madre di misericordia, abbiate pietà di me: io sento chiamarvi da tutti il rifugio e la speranza dei peccatori. siate dunque il rifugio e la speranza mia.
Soccorretemi per amore di Gesù Cristo, date la mano ad un misero caduto che a voi si raccomanda e si dedica per vostro servo perpetuo.
Benedico e ringrazio Dio che per sua misericordia mi ha donato questa confidenza in Voi, che tengo per caparra della mia eterna salute.
Ah, purtroppo per il passato io misero son caduto perchè non sono ricorso a voi.
So che mi aiuterete se a voi mi raccomando, ma temo che nelle occasioni di cadere io abbia a lasciare di chiamarvi e così mi perda.
Questa grazia, dunque, vi cerco e vi scongiuro, che cioè negli assalti dell'Inferno ricorra a Voi e vi dica:
"Maria, aiutatemi. Madre del Perpetuo Soccorso non permettete che io perda il mio Dio.
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La chiesa, splendida per fattura e decorazioni, si trova sull’Esquilino, poco distante dalla Basilica di Santa Maria Maggiore e da Santa Prassede.
Fu costruita alla metà del 1800 da un architetto scozzese, G. Wigley che si ispirò allo stile neogotico, pur immettendovi elementi moderni, in onore di S. Alfonso de Liguori, che aveva costituito l’Ordine dei redentoristi, e venne consacrata al SS. Redentore.
Si dice che mentre si effettuavano i lavori di scavo venne ritrovata un’antica moneta d’oro che portava riprodotta la figura di Gesù Redentore.
Dinanzi una rampa di scale porta ad un piccolo portico che immette all’interno attraverso tre porte. Proprio sul frontone centrale un mosaico a colori della Madonna del Perpetuo Soccorso con angeli mentre sui due laterali due bassorilievi che rappresentano uno s: Alfonso e l’altro un altro santo Redentorista S. Clemente Hofbauer.
Su tutto si staglia la statua del Redentore realizzata in marmo ed un finestrone circolare con un’altra decorazione dedicata alla Madonna del Perpetuo Soccorso.
All’interno, la chiesa ha un’ampia navata centrale ornata di marmi colorati e due laterali piuttosto strette su cui si affacciano varie cappellette, ornate da finestre mosaicate, dedicate a Sant’Alfonso, alla Madonna e a vari Santi.
Le pitture che abbelliscono, numerose, tutta la chiesa, risalgono alla fine del 1800 e sono opera dell’architetto belga Knockaert e del pittore bavarese Maximilien Schmalzl, mentre quelle dell’arco trionfale che rappresenta l’Incoronazione di Maria, angeli e santi Redentoristi sono di poco successive e realizzate, come quelle dei medaglioni laterali, dal pittore Eugenio Cisterna. Sull’abside risalta un bel mosaico, piuttosto recente, del Redentore con la Madre ed il Padre Putativo.
L’icona (dal greco "eikón" = immagine) su tavola della Madonna del Perpetuo Soccorso, del XIV secolo, pare fosse stata dipinta a Creta ma venne rubata nel XV e portata a Roma a bordo di una nave.
Ad un tratto una tempesta mise a rischio l’incolumità del mezzo e dei passeggeri ma l’intervento di Maria scongiurò il peggio.
L’uomo che aveva rubato l’icona, giunto vicino alla morte, consegnò il dipinto ad un amico affinché lo regalasse ad una chiesa di Roma ma questi la tenne con sé ed anche lui morì senza aver esaudito il desiderio dell’amico.
La Madonna però apparve a sua figlia a cui chiese che il quadro venisse affidato ad una chiesa che si trovasse tra le due basiliche di S. M. Maggiore e San Giovanni. L’immagine venne così portata nella chiesa di San Matteo, una volta esistente all’Esquilino, dove rimase per circa trecento anni. – Su questa chiesa venne poi costruita la Chiesa di Sant’Alfonso.
Con la venuta delle truppe francesi al seguito di Napoleone, la chiesa però venne distrutta e l’icona - che però non venne mai esposta alla venerazione dei fedeli – fu trasferita nella chiesa di S. Maria in Posterula o Santa Maria dell’Orso, vicino al Tevere, anch’essa però distrutta nel corso del 1800. Finalmente ritrovata, dopo un restauro, come disposto da Papa Pio IX nel 1866, fu affidata ai Redentoristi che si impegnarono a diffondere ovunque la devozione a questa immagine.
Da allora ogni anno la Madonna, per la ricorrenza della sua festa il 27 giugno, viene portata in processione lungo le vie adiacenti la chiesa.
Il primo miracolo effettuato dalla Madonna avvenne proprio durante la prima processione in cui un bimbo molto malato trovò la guarigione al passaggio dell’icona della Vergine. Tale miracolo è ancor oggi evidenziato dalla presenza d’una copia del quadro apposta su un muro di Via Merulana.
La devozione alla Madonna del Perpetuo soccorso si è diffusa in tutto il mondo, in Europa (è molto venerata in Irlanda) e soprattutto nelle Americhe, sia del Nord che del Sud, negli Stati Uniti, ad Haiti (di cui è Patrona) in Cile, Brasile, nelle Filippine, ecc.
Legata alla devozione alla Madonna del Perpetuo soccorso è la pia pratica della Novena Perpetua che si effettua in un giorno della settimana per tutte le settimane e la novena legata alla Festa annuale.
Come tutte le icone, l’immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso racconta una “storia”può essere “letta”.
Essa rientra nella tipologia delle Madonne della Passione: difatti i due angeli (gli arcangeli Gabriele e Michele) che campeggiano ai lati delle due figure centrali - la Madonna col Bambino – hanno tra le mani gli strumenti della futura Passione di Gesù.
Il Bimbo, sconvolto, ha uno scatto e perde un sandalo, mostrando la pianta del piede e si aggrappa alla mano della Madre, mostrando tutta la sua Umanità e al contempo la sua Divinità.
Non manca però la nota trionfatrice della Risurrezione rappresentata dal fondo dorato e dall’atteggiamento degli angeli che portano sì gli strumenti di tortura, ma ne esaltano il valore redentivo.
La Vergine è dunque la via che porta al Redentore e la stella che si trova sulla sua fronte sottolinea proprio il suo ruolo di Soccorritrice e di Salvatrice. |
La Madonna di sant’Alfonso
Preghiera di Sant'Alfonso a Maria (da "La gloria di Maria")
O Maria, madre del mio Dio e madre mia, eccomi oggi ai tuoi piedi.
Dal tuo trono, dove siedi regina, volgi benigno il tuo sguardo su di me, povero peccatore.
Dio ti ha fatta ricca per soccorrere i peccatori, ti ha costituita Regina di misericordia per sollevare chi è caduto nella colpa.
Guardami, dunque, e compatiscimi.
Guardami e non mi lasciare più finchè non mi avrai trasformato da peccatore in Santo.
Accettami, o Maria, come tuo e, come tuo, pensa tu a salvarmi.
Mi metto nelle tue mani.
Tu, dopo Dio, devi essere la mia speranza, il mio rifugio, il mio amore.
Madre mia aiutami tu e abbi pietà di me. Amen.
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Nato a Napoli da una famiglia nobile, venne educato da vari precettori e giovanissimo si iscrisse all'Università, conseguendo entro tempi brevissimi la laurea in diritto civile e canonico, ottenendo poi la carica di giudice e successivamente quella di Ambasciatore del Vicerè.
Nonostante la sua importanza, però, non dimenticava di prodigarsi per i fratelli meno fortunati, i malati dell'Ospedale degli Incurabili di Napoli.
Frequentando l'Oratorio dei Filippini, sentì nascere il desiderio di votarsi a Dio e a seguito di una sconfitta nel suo campo professionale, decise di abbandonare tutto e di dedicarsi a Lui, osteggiato dal padre che lo avrebbe voluto sposato.
Verso la fine del 1724 entrò quindi nella Congregazione delle Apostoliche Missioni, diventando sacerdote due anni dopo, cominciando la sua opera di aggregatore, organizzando associazioni di vari generi, girando per le zone rurali per diffondere il Vangelo e nelle zone più abbandonate di Napoli dove organizzò le Cappelle Serotine, due ore di preghiera e catechismo.
Non trascurando, però nemmeno le zone più ricche e al contempo spiritualmente più povere, a cui dedica ancora dell'altro tempo.
La sua opera capillare si contrappone al diffondersi delle idee anticlericali nate con l'illuminismo ed il materialismo ed egli è sempre in moto, in giro per paesi e cittadine dell'Italia del Sud per annunciare la Parola.
Per problemi di salute si ritirò per qualche tempo a Scala, vicino ad Amalfi, dove conobbe la venerabile suor Maria Celeste Crostarosa, con cui fondò nel 1731 l'Ordine contemplativo delle Redentoriste, mentre in lui si affacciava l’idea di creare una fondazione consimile per il ramo maschile, con l’obiettivo di dedicarsi alle persone meno fortunate che nel sud Italia sovrabbondavano. |
Ven. Suor Maria Celeste Crostarosa
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La Congregazione, denominata dapprima del SS. Salvatore, poi del SS. Redentore – per cui i sacerdoti verranno chiamati Redentoristi - fu approvata nel 1749 da papa Benedetto XIV ed iniziò la sua missione di predicazione e di catechesi, a cui anche Sant’Alfonso prese parte attivamente per circa trenta anni, diffondendosi in tutto il sud, nel Lazio e poi in tutta Europa.
Pur occupandosi, come detto, attivamente della Congregazione ed essendo stato nominato Vescovo di Sant'Agata dei Goti, sant'Alfonso si dedicò alla stesura di un imponente numero di testi sacri, opere fondamentali di morale e di ascetica, come pure alla composizione di molte canzoni, tra cui la conosciutissima "Tu scendi dalle stelle".
Morì il 1° Agosto 1787. Venne beatificato nel 1815, proclamato santo nel 1839, Dottore della Chiesa nel 1871. |
Crocifisso dipinto da Sant'Alfonso
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NOSTRA SIGNORA DEL SACRO CUORE, GIA’ INTITOLATA A SAN GIACOMO DE’ NOBILI SPAGNUOLI
MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA |
Preghiera
O Dio che per redimere il genere umano,
sedotto dagli inganni del maligno,
hai associato alla Passione del tuo Figlio la madre Addolorata,
fa che tutti i figli di Adamo,
risanati dagli effetti devastanti della colpa,
siano partecipi della creazione
rinnovata in Cristo redentore
ed imparino a riconoscerlo e a servirlo
con amore premuroso nei fratelli sofferenti.
Per Cristo nostro Signore
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La chiesa, costruita nel XII secolo su impulso del principe ereditario di Spagna Enrico, figlio di Re Ferdinando III di Castiglia, venne dedicata a San Giacomo o Santiago (il nome spagnolo dell’Apostolo) ed innalzata in Piazza Navona sull’antica costruzione dello Stadio di Domiziano.
Accanto ad essa, il principe fece realizzare anche degli ospizi per i pellegrini spagnoli che transitavano per Roma, da cui la denominazione anche di “San Giacomo de’ nobili spagnuoli”.
La chiesa primitiva venne realizzata nel XII secolo, ricostruita poi in vista del Giubileo del 1450 a spese di don Alfonso de Paradinas canonico della cattedrale di Siviglia, che incaricò Bernardo Rossellino dei lavori.
Papa Alessandro VI (1431-1503) fece effettuare ulteriori innovazioni e realizzò una grande piazza davanti all’ingresso della chiesa (una volta su via della Sapienza), eliminando gli ospizi che trasferì in altre zone della città.
Nel 1506 San Giacomo degli Spagnuoli diventò ufficialmente la chiesa romana dedicata agli spagnoli che talvolta sostenevano gli alti costi dei rifacimenti architettonici della chiesa.
Due anni dopo, i lavori di ricostruzione ripresero ad opera di Antonio Sangallo il Giovane, ma col passare degli anni e dei secoli la chiesa perse di importanza e quando nel 1818 venne inaugurata quella di Santa Maria in Monserrato, sempre sovvenzionata dagli spagnoli - in cui conversero arredi, statue e tombe presenti in San Giacomo, mentre altre tele ed opere d’arte vennero trasferite al Prado di Madrid - essa venne abbandonata dalla comunità spagnola.
La costruzione, ormai in decadimento venne sconsacrata e venduta nel 1878 ai Missionari francesi del S. Cuore e, anche su pressione di Papa Leone XIII, subito sottoposta ad importanti rielaborazioni architettoniche eseguite dall’architetto Luca Carimini che si può dire la ribaltò ricostruendo l’entrata su Piazza Navona.
Egli effettuò alcuni ritocchi anche alla bella facciata originaria.
La chiesa, affidata appunto ai Missionari figli del Cuore Immacolato di Maria venne consacrata a Nostra Signora del Sacro Cuore.
L’interno è tendente allo stile gotico tedesco, con varie cappelle di cui quella dedicata a San Giacomo che venne realizzata dal Sangallo. Ma, come già accennato, ormai ben poco rimane dei bei pezzi artistici una volta in essa custoditi.
Nel 1936 un ulteriore cambiamento porterà di nuovo l’entrata allo stato originario. |
San Giacomo il Maggiore da pescatore a cavaliere |
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Preghiera a San Giacomo
Oh, parente di Gesù Cristo secondo la carne e molto più secondo lo spirito, apostolo favorito e famigliare del Signore, dal quale tra i primi fosti chiamato e tu seguisti lasciando i tuoi parenti, tutti i beni e le speranze della terra.
Per Lui primo di tutti gli apostoli con singolare privilegio desti la vita e col sangue tuo confermasti la dottrina del Vangelo che avevi predicato.
Quante volte, o Apostolo glorioso, apparisti sui campi di battaglia ai cristiani, lottando per essi contro i nemici di Cristo e della sua Croce! Quante volte li hai sbaragliati e vinti, dando miracolosamente la vittoria a quelli che già si ritenevano sconfitti!
Oh, forza dei cristiani, oh rifugio di coloro che ti invocano e sperano in te. Guardaci nei pericoli.
Il Signore ci dia per tua intercessione il Suo santo amore e timore, giustizia, pace e vittoria sopra tutti i nostri nemici visibili ed invisibili. E soprattutto ci conceda di poterlo eternamente vedere e possedere assieme con gli angeli del cielo. Amen!
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San Giacomo, fratello maggiore di San Giovanni e figlio di Zebedeo e di Salome, inizia subito a seguire Gesù che, mentre erano intenti al loro lavoro di pescatori, passando lungo le rive del lago di Genazareth li chiama.
Entrambi accettano senza indugi, senza pensare al lavoro appena iniziato e che lasceranno per chissà quanto tempo - se non per sempre - senza sapere che sbocchi avrà il loro futuro, insomma senza esitazione alcuna, rivelando una prontezza e una fermezza d'animo che solo "Gesù che passa e chiama" può instillare nell'animo umano.
Una simile, decisa risposta di Giacomo si avrà quando Gesù chiederà se vorranno seguirlo sulla via che conduce al calvario. L'Apostolo verrà difatti subito perseguitato in Gerusalemme per quel suo essere cristiano e prima condannato al carcere e alla flagellazione e successivamente verrà ucciso da Erode Agrippa.
San Giacomo è molto venerato in Spagna che, secondo un'antica tradizione, avrebbe evangelizzato e dove è noto come Santiago; nel IX secolo le sue reliquie sarebbero state ritrovate e conservate a Compostella, meta di pellegrinaggi da tutto il mondo, sin dall'antichità.. La sua festa liturgica è il 25 Luglio. E’ Patrono dei Pellegrini e degli Escursionisti in genere.
Nell’alto Medioevo, San Giacomo viene raffigurato come un cavaliere con la spada e a cavallo che sbaraglia i Mori.
Come è possibile? Come è potuta accadere una simile trasformazione, quando sappiamo che il seguace di Gesù era un pescatore e successivamente un predicatore? E che cosa ha a che fare con i mori?
Una tradizione da sempre riconosciuta, vuole che S. Giacomo abbia cristianizzato la Spagna e che le sue reliquie fossero state portate a Santiago de Compostela, meta per secoli di pellegrinaggi di devoti.
Durante una delle guerre contro i mori, pare che un’invocazione a S. Giacomo abbia del tutto cambiato le sorti della battaglia. Si gridò al miracolo, per aver visto il Santo con la spada sguainata che cavalcava dinanzi alle truppe spagnole. Da quel giorno, dunque, cambiò anche l’iconografia.
Ciò servì anche da spunto a 13 uomini d’arme per costituire un Ordine di cavalieri per la difesa e l’assistenza ai pellegrini diretti a Compostela, in analogia con gli altri Ordini cavallereschi creatisi per gli stessi motivi a Gerusalemme. |
SANTA MARIA SOPRA MINERVA DE’ PREDICATORI
BEATA VERGINE DEL ROSARIO
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Incoronata dal Capitolo Vaticano il 6 dicembre 1640
Preghiera
O Vergine Immacolata, Regina del Rosario,
che spargi i tesori della Celeste Misericordia,
difendici dal male, dall'orgoglio,
e purifica i nostri affetti.
Col tuo materno aiuto e sotto la tua protezione,
vogliamo vivere,
o dolce Madre di misericordia,
Regina del Santo Rosario. |
Dinanzi alla chiesa, sulla piazza, si trova un piccolo obelisco con la statua di un elefante chiamato affettuosamente dai romani “Il Pulcino della Minerva”.
Nel 1665, nel giardino del convento annesso, venne ritrovato un piccolo obelisco che si voleva porre dinanzi alla chiesa.
Il progetto presentato da uno dei frati prevedeva la realizzazione di 6 piccoli basamenti ed alcuni cagnolini, simbolo dei domenicani (Domini canes, vale a dire "cani del Signore", con riferimento ad una assoluta fedeltà dell'Ordine a Dio).
Ma al Papa Alessandro VII Chigi il progetto non piacque, cosicchè chiamò ad eseguire l'opera nientemeno che Gianlorenzo Bernini, il quale propose appunto un piccolo elefante, simbolo di forza e di saggezza, che sorreggeva il piccolo obelisco.
Sembra che la prima chiesa fosse stata costruita su una cappellina precedente, che Papa Zaccaria aveva affidato alle suore Basiliane venute da Costantinopoli, a sua volta costruita sul tempio in antico dedicato alla dea Minerva.
A metà del XIII secolo essa venne poi affidata ai Domenicani residenti dapprima nella chiesa di Santa Sabina e poi qui trasferitisi nel 1275 e l’anno seguente era già una fiorente parrocchia. Nel 1280, sotto Papa Niccolò III, la chiesa primitiva venne ricostruita dagli stessi frati dell’Ordine domenicano che si occuparono di erigere Santa Maria Novella in Firenze e che realizzarono il coro e il transetto.
Tuttavia le difficili condizioni del Papato dell’epoca, che portarono il Papa ad Avignone, ne rallentarono bruscamente i lavori che vennero ripresi solo dopo un secolo e mezzo su commissione e spesa del Card. Torquemada e successivamente di Francesco Orsini che riuscirono l’uno a far realizzare la volta della navata centrale e l’altro, attorno al 1450, ad erigere la facciata e la navata destra che due secoli dopo verrà modificata.
L’interno è quindi a tre navate, anch’esso poi soggetto a modifiche nel 1800 che trasformeranno la chiesa medievale in neo-gotica; vennero realizzati dei nuovi sbocchi di illuminazione, ricostruite alcune volte, collocati dei mosaici in vetro con le raffigurazioni dei santi domenicani.
Sulla destra verso l’altare si trova la Cappella di un Crocifisso molto famoso, di legno, risalente al XIV-XV secolo dapprima creduto un lavoro di Giotto; molte altre opere d’arte tra cui il bel “Cristo Risorto”di Michelangelo e la cappella Carafa con affreschi di Filippino Lippi, della scuola botticelliana e figlio del più celebre Filippo Lippi.
Cristo Risorto
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Madonna del Rosario
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Storie della Vita di Santa Caterina
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Santa Caterina da Siena
Sotto l’altare maggiore, anch’esso rinnovato nel 1857, si conserva il corpo incorrotto di Santa Caterina da Siena e dalla sacrestia si può visitare una piccola stanza simile a quella in cui la Santa era morta, in cui sono stati inseriti il pavimento originale ed altri particolari. Alcune altre sue reliquie provenienti dal corpo sono conservate in varie altre chiese di Roma.
Preghiera
O sposa di Cristo, fiore della patria nostra, angelo della Chiesa, sii benedetta. Tu amasti le anime redente dal Divino tuo Sposo e come Lui spargesti lacrime sulla Patria diletta per la Chiesa e per il Papa consumasti la fiamma di tua vita.
Quando la peste mieteva vittime ed infuriava la discordia, tu passavi Angelo buono di Carità e di pace. Contro il disordine morale, che ovunque regnava, chiamasti virilmente a raccolta la buona volontà di tutti i fedeli.
Morente tu invocasti sopra le anime, sopra l'Italia e l'Europa, sopra la Chiesa il Sangue prezioso dell'Agnello.
O Caterina Santa, dolce sorella patrona Nostra, vinci l'errore, custodisci la fede, infiamma, raduna le anime intorno al Pastore.
La Patria nostra, benedetta da Dio, eletta da Cristo, sia per tua intercessione vera immagine di quella Celeste nella carità, nella prosperità, nella pace.
Per te la Chiesa si estenda quanto il Salvatore ha desiderato, per te il Pontefice sia amato e cercato come il Padre il consigliere di tutti
E le anime nostre siano per te illuminate, fedeli al dovere verso L'Italia, l'Europa e verso la Chiesa, tese sempre verso il cielo, nel Regno di Dio dove il Padre, il Verbo, il Divino amore irradiano sopra ogni spirito eterna luce, perfetta letizia.
Così sia.
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Caterina, ultima di una lunga schiera di fratelli, nacque nel 1347 ed era destinata a divenire sposa giovanissima; ma poichè già sentiva in sè il desiderio di dedicarsi tutta a Dio, riuscì a convincere i genitori a lasciarla entrare a 16 anni nel convento delle Mantellate Domenicane come Terziaria, dove si dedicò alla preghiera e alle opere di assistenza a malati e moribondi.
Nel 1367 ebbe la mistica visione di alcuni santi, della Madonna e del Cristo che le donò l'anello nuziale che, invisibile agli altri, rimase per sempre al suo dito.
Un'altra volta, Gesù le apparve prendendole il cuore e sostituendolo con un altro, il suo. Segno di questo divino intervento fu una piccola cicatrice che le restò sul petto. Nel 1375, mentre era assorta in preghiera, ricevette in dono le Stigmate, anche queste visibili solo a lei.
Benchè quasi analfabeta, per dono divino riusciva a scrivere e leggere e fu una prolifica scrittice di preghiere e di opere mistiche, di lettere indirizzate a Papi e a personaggi di spicco dell'epoca, per sedare gli odii intestini di molte fazioni politiche esistenti a quell'epoca nella sua città e nelle altre province italiane, cercando di rafforzare la Chiesa ed il suo Pontefice. Il Capitolo Generale dell’Ordine sottopose a verifica i suoi scritti, la sua ortodossia venne accertata e il suo intervento come consigliera venne richiesto da vari potenti.
Per intercedere a favore dei fiorentini, si recò dal Papa Gregorio XI ad Avignone, convincendolo a ritornare a Roma (1377) e nonostante fosse molto malata, successivamente, intervenne a favore di Papa Urbano VI contro l'antipapa Clemente VII.
Propose inoltre la riforma dell'Ordine domenicano, perorando il ritorno alla Regola primitiva.
Morì a Roma il 29 aprile 1380 e venne sepolta in santa Maria sopra Minerva, mentre il suo capo venne traslato nella chiesa di san Domenico in Siena.
Per questo è stata definita da Papa Giovanni Paolo II "messaggera di pace". |
CHIESA DI SANT'ANDREA DELLE FRATTE
MARIA SS.MA DEL MIRACOLO |
Coronata dal Cap. Vat. il 17 gennaio 1892
Preghiera
O Vergine immacolata, scelta da Dio fin dall’eternità ad essere Corredentrice del genere umano, Cooperatrice nei disegni della divina Sapienza, tesoriera e dispensatrice di divine misericordie, prostrato dinanzi a Voi, Vi supplico, per i meriti di Gesù Cristo, di ottenermi la grazia che tanto mi sta a cuore e di cui ho tanto bisogno.
O cara Madre, non guardate la mia indegnità ma rivolgete a me gli occhi Vostri misericordiosi, ascoltatemi, esauditemi, Vi prego per l’Immacolata Concezione Vostra, per la Vostra dignità di Madre di Dio, per i dolori che soffriste ai piedi della Croce, per la gioia del Vostro cuore alla Risurrezione ed Ascensione del Figlio Vostro, per la Vostra gloriosa Ascensione ed Incoronazione in cielo sopra tutti gli angeli e i santi, di accogliere le mie suppliche affinché io ottenga la sospirata grazia.
Sì, o Vergine Immacolata che siete apparsa in questo altare all’ebreo Alfonso Ratisbonne e avete consolati quanti a Voi sono ricorsi, pregate Gesù per me e fatemi pago nella speranza che ho in Voi. Così sia
Tre Ave Maria… |
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Alfonso Ratisbonne, nato a Strasburgo nel 1812 da una facoltosa famiglia ebrea, dopo la morte del padre viene seguito dallo zio materno che dopo la laurea in giurisprudenza lo impiegherà nella sua banca.
In quest’epoca il giovane, anche per il contesto storico di rivoluzioni intellettuali, culturali, industriali e di povertà spirituale, sarà avverso in tutti i modi al Cristianesimo, soprattutto dopo che il fratello Teodoro si converte al Cattolicesimo e diventa sacerdote, proprio nell’anno in cui la Madonna appare a suor Caterina Labouré che nel 1932 diffonderà in tutto il mondo la devozione alla Medaglia Miracolosa. Teodoro sarà un devoto della Medaglia, a cui affiderà la vita di Alfonso e che cercherà di diffondere ampiamente intorno a lui.
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Alfonso, spinto da una forza interiore, si recherà in visita a Roma, dove non sarebbe altrimenti mai arrivato poiché era la sede del Papato a cui lui era aspramente contrario, ed incontrerà un caro amico, lui fervente cattolico, che gli consegnerà - anche se a forza - una delle Medaglie miracolose, dicendo che avrebbe pregato per la sua conversione.
Irridendolo, l’ebreo prese comunque la medaglia e dopo qualche giorno i due si ritrovarono davanti alla chiesa romana di S. Andrea delle Fratte dove egli volle entrare animato da un’irresistibile curiosità di vedere le opere d’arte di grandi artisti quali il Bernini, il Vanvitelli, di Borromini che essa conteneva.
Frastornato da tante bellezze, d’un tratto si sentì turbato e vide tutto nero mentre una luce si accendeva davanti a lui e d’un tratto ecco apparirgli la Madonna, in tutto simile all’immagine stampata sulla Medaglia miracolosa. All’improvviso egli comprese il suo stato spirituale e tutto gli fu chiaro.
Dopo pochi giorni si fece battezzare, si riavvicinò al fratello e decise di farsi sacerdote entrando tra i Gesuiti, cosa che avvenne nel 1848; successivamente entrerà nella Congregazione di Notre Dame di Sion creata proprio per convertire dall’ebraismo e dall’Islam al Cattolicesimo, lasciando l’Ordine dei Gesuiti. Successivamente si trasferirà in Palestina dove poi morirà nel 1884.
L’apparizione della Madonna a Ratisbonne farà grande scalpore sia per la posizione sociale del giovane che per la sua religione e per le idee precedenti che sosteneva. Essa verrà riconosciuta quasi subito come veritiera dalla Chiesa.
Il quadro relativo a questo miracolo, è esposto proprio in S. Andrea delle Fratte, - che verrà poi innalzata al grado di Basilica e santuario mariano da Papa Pio XII - nel punto esatto in cui era avvenuta l’apparizione, ed è chiamata appunto Madonna del Miracolo.
Molti santi si inginocchiarono devotamente davanti a questa venerata immagine.
S. Massilimiano Kolbe sentendo solo parlare di questa apparizione ebbe la prima intuizione di quella che poi sarebbe stata la sua “Milizia dell’Immacolata”.
La chiesa primitiva, costruita attorno al Mille, venne dedicata all’Apostolo S. Andrea e denominata “infra hortos in Pincis” trasformato poi in “delle Fratte” già nel 1100. Essa venne affidata da Papa Sisto V ai Padri Minimi di S. Francesco di Paola che ne iniziarono nel 1604 la riedificazione anche con l’intervento del Borromini che ne fece una sequenza morbida di linee soprattutto nel campanile, una vera e propria opera d’arte.
All’interno, vari capolavori di insigni maestri tra cui il Bernini, autore di due splendidi e grandi angeli marmorei, che hanno in mano i simboli della passione e crocifissione di Cristo, prima destinati ad essere posizionati su Ponte Sant’Angelo, offerti in dono alla chiesa da un nipote del Bernini. |
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Andrea, nato a Betsaida, fratello di Pietro, pescatore anche lui e discepolo del Battista sarà presente, insieme con l'Apostolo più giovane, quando Giovanni affermerà: "Ecco l'Agnello di Dio".
E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù."
Insomma, è tra i primi due ad essere "chiamato" e si affretterà ad avvicinare Gesù, a credere in Lui e poi a seguirLo, trascinando anche il fratello ed altri alla sua sequela, dicendo loro: "Abbiamo trovato il Messia!"
Anche lui, dunque, diventerà 'pescatore di uomini'.
Nel Vangelo viene segnalato nella moltiplicazione dei pani e dei pesci e quando con Filippo presenta a Gesù dei Greci e citato ancora quando con Pietro, Giacomo e Giovanni è sul monte degli Ulivi.
Infine, il suo nome appare nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli, nominato insieme a quelli che vanno a Gerusalemme dopo l'Ascensione.
Secondo fonti tradizionali, Andrea verrà crocifisso a Patrasso (è, infatti, molto venerato tra i Greci), su una croce a forma di X.
Sembra che successivamente il suo corpo, tranne il capo, venne trasportato a Costantinopoli, dove sarebbe rimasto fino alla quarta crociata, quando le sue reliquie furono traslate in Italia e deposte nel Duomo di Amalfi.
La testa, invece, durante l'occupazione turca della Grecia fu trasferita in San Pietro dove sarebbe rimasta per cinque secoli, finchè cioè Papa Paolo VI non la fece restituire alla Chiesa greca.
Viene ricordato dalla chiesa il 30 Novembre. |
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CHIESA DI SAN CARLO A CATINARI
MARIA MADRE DELLA DIVINA PROVVIDENZA |
Coronata dal Cap Vat l'11 novembre 1888
Preghiera
Vergine Santissima, madre di Dio e madre nostra, corredentrice del mondo e mediatrice di tutte le grazie, volgi uno sguardo di pietà e di misericordia sulla povera umanità che sempre più si allontana da Dio e dalla fede.
Sappiamo che Tu non cessi di intercedere presso il tuo Divin Figlio per disarmare la divina giustizia offesa dai nostri innumerevoli peccati.
Di questo ti ringraziamo e Ti supplichiamo, o Madre, di esserci sempre vicina con il Tuo ufficio di Avvocata, per tenere lontani da noi i flagelli che ci meritiamo.
Ti preghiamo per tutti gli uomini perché ascoltino i tuoi messaggi accorati, si convertano e facciano penitenza.
Trionfi, alfine, il Tuo Cuore immacolato, preparando così l’avvenimento del Regno di Dio in tutto il mondo.
Amen |
La chiesa dedicata a San Carlo Borromeo dall’Ordine dei Barnabiti venne costruita agli inizi del XVII secolo e terminata circa una ventina di anni dopo, ad opera di due diversi architetti. Anche la struttura dell’interno, riccamente affrescato, venne parzialmente modificata. Sull’abside vi sono affreschi di Mattia e Gregorio Preti che rappresentano momenti della vita del Santo, nelle varie cappelle laterali vari quadri dedicati a Santa Cecilia, S. Biagio, Sant’Anna e di nuovo a San Carlo.
L’Ordine dei Barnabiti (così chiamato dal nome della prima casa dell’Ordine, cioè San Barnaba a Milano) o dei Chierici regolari di San Paolo, era stato fondato da sant’Antonio M. Zaccaria (1502-1539) insieme ad altre due istituzioni: le religiose Angeliche di san Paolo e i Laici di S. Paolo, formata da coppie. La sede venne trasferita a Roma nel 1662 dove i Barnabiti si stabilirono in S. Paolo alla Colonna.
Da questa sede si spostarono poi, portando con loro un bell’affresco della Madonna già presente nella precedente abitazione e che volevano sistemare sull’altare, ma mentre eseguivano i lavori l’affresco cadde e si frantumò in una miriade di pezzettini.
L’architetto che seguiva i lavori per farsi perdonare della perdita prese da casa sua un bel quadro della Madonna e lo regalò ai Barnabiti che ne rimasero estasiati. Si trattava di una pittura realizata con grande professionalità e grande amore dal pittore Scipione Pulzone, che era poi arrivata nelle mani dell’architetto summenzionato.
I Barnabiti mostrarono subito una grande devozione a questa Madonna, tanto che ne fecero portare una copia in S. Carlo ai Catinari. Essa accese subito la devozione dei fedeli romani che ne ricevettero numerose grazie, come è dimostrato dai tanti ex voto esposti nella cappella dove era esposta.
Nel 1834 Papa Benedetto XIV diede l’approvazione per la creazione della Confraternita della Madonna della Provvidenza. L’immagine venne coronata dal Capitolo Vaticano nel 1888 e tramite vari Pontefici vari privilegi vennero concessi ai suoi devoti. |
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L’Ordine venne approvato da Papa Clemente VII nel 1533, mentre la Regola solo nel 1579, proprio su pressione di S. Carlo Borromeo che poi ne diventò il Patrono, unitamente a S. Francesco di Sales.
Sant’Antonio Maria Zaccaria, animato da grande fervore cristiano, voleva operare per una riforma della chiesa da realizzarsi con la predicazione ed il culto, diffondendo la cultura, l’educazione giovanile e l’attività missionaria
Molti dei Padri Barnabiti sono stati eccellenti scienziati, teologi, archeologi, filosofi. Tra gli allievi più famosi si ricordano Alessandro Manzoni, Eugenio Montale e padre Semeria.
Sant’Antonio Maria Zaccaria, devotissimo al Sacro Cuore di Gesù, istituì la pia pratica delle Quarantanove Ore. |
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Nato in una famiglia nobile, appena giovinetto diventò abate e si applicò agli studi di diritto civile e canonico. Alla morte del padre Gilberto II Borromeo, si occupò degli affari di famiilia e, ripresi successivamente gli studi si laureò nel 1559.
Tuttavia, non tralasciò altri interessi che lo portavano ad interessarsi delle classi meno abbienti e per i giovani poveri ma interessati allo studio, realizzò una casa-collegio, ancor oggi attiva.
All’ascesa al Pontificato di Papa Pio IV, suo zio materno, Carlo si trasferì a Roma dopo aver rinunciato a condurre una vita laicale, a sposarsi, ad interessarsi dei suoi beni. Diventò, dunque, sacerdote nel 1563 e quasi subito Vescovo, partecipando così al Concilio di Trento ed alla realizzazione del Catechismo Tridentino.
Nominato Arcivescovo di Milano si trasferì in questa città dove i costumi sia del clero che dei laici si erano molto impoveriti e cercò di moralizzare gli ambienti ecclesiastici con regole severe che suscitarono molti malcontenti, sciogliendo anche l’Ordine degli Umiliati che cercarono di attentare alla sua vita senza peraltro riuscirvi, cosa che venne interpretata come miracolosa.
San Carlo realizzò chiese, scuole, impegnandosi con abnegazione a tutti gli uffici che la sua condizione prevedeva e creando opere assistenziali durante un periodo di carestia ma soprattutto durante la peste che colpì la città nel 1576.Egli contrastò molto il protestantesimo diffuso nella vicina Svizzera e la stregoneria. Il suo intervento nella “caccia alle streghe” è ampiamente riportato negli atti di un processo contro 150 persone di cui la maggioranza venne condannata al rogo.
Morì a Milano nel 1584 ed il suo corpo riposa nel Duomo di Milano. Venne beatificato nel 1602 e dichiarato santo nel 1610 e la sua festa ricorre il 4 Novembre.
San Carlo Borromeo è protettore dei frutteti di mele, viene invocato contro le ulcere, i disordini intestinali, le malattie dello stomaco, le epidemie; è Patrono della Lombardia, di Arona, di Faenza, Guastalla e Rocca di Papa (Rm); ancora patrono e protettore dei seminaristi e delle classi sacerdotali, dei catechisti e dei maestri.
Più che le parole, possono illustrare la vita di San Carlo le belle figurine della Liebig a lui dedicate. |
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CHIESA DI SANTA MARIA IN VALLICELLA (CHIESA NUOVA)
REGINA ANGELORUM |
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Preghiera
Augusta Regina del Cielo e Sovrana degli Angeli, Tu che hai ricevuto da Dio il potere e la missione di schiacciare la testa a Satana, Ti chiediamo umilmente di mandarci le legioni celesti perché al Tuo comando, inseguano i demoni, li combattano dappertutto, reprimano la loro audacia e li respingano nell’abisso.
O eccelsa Madre di Dio, invia anche San Michele, l’invincibile capo degli eserciti del Signore, nella lotta contro gli emissari dell’Inferno tra gli uomini.
Distruggi i piani degli empi e umilia tutti coloro che vogliono il male. Ottieni loro la grazia del ravvedimento e della conversione, affinché essi diano onore al Dio vivente Uno e Trino e a Te.
O nostra potente protettrice, per mezzo dei risplendenti Spiriti celesti, custodisci su tutta la terra le chiese, i luoghi sacri e specialmente il Santissimo Sacramento dell’altare.
Impedisci ogni profanazione ed ogni distruzione. Gli Angeli sono ogni istante in attesa di un Tuo cenno e bruciano dal desiderio di esaudirlo. O Madre celeste, proteggi infine anche le nostre cose e le nostre abitazioni dalle insidie dei nemici.
Fa che i santi Angeli dimorino sempre in esse e vi portino la benedizione dell’Altissimo.
Chi è come Dio? Chi è come te, o Maria? Tu che sei la Regina degli Angeli e la vincitrice di Satana? O buona e tenera Madre, Tu sarai sempre il nostro amore e la nostra speranza.
O Madre divina, invia i Santi Angeli per difenderci e per respingere lungi da noi il crudele nemico infernale. Santi Angeli ed Arcangeli difendeteci e custoditeci”. |
Nel 1551 San Filippo Neri fonda la Congregazione dell'Oratorio. Ventiquattro anni più tardi Papa Gregorio XXIII sosterrà la costruzione dell'Oratorio dei Filippini, assegnando al santo una chiesa vicina, S.Maria in Vallicella, così denominata perché si trovava in fondo ad una “insenatura” quasi una valle, dove anticamente si onorava Proserpina, regina degli inferi. La piccola chiesa primitiva, forse del VI secolo, abbandonata perché la zona era malsana, venne poi ricostruita ed infatti si parla di una chiesa dedicata alla Natività della Madonna, denominata anche “Santa Maria in Puteo albo”.
La chiesa preesistente, però era così malmessa che non poteva soddisfare le esigenze della nuova Congregazione e il Santo, affidatosi alla Provvidenza e avvalendosi dell’opera di vari architetti, iniziò quindi i lavori di ricostruzione, coadiuvato da San Carlo Borromeo. La Chiesa Nuova, così poi verrà chiamata, verrà inaugurata nel 1577.
Oggi essa fa parte di un grande complesso che comprende anche all’Oratorio del Borromini, la Biblioteca Vallicelliana ed il Convento.
Qui visse, dunque san Filippo, operando con fervore fino alla morte. Egli fece rappresentare la Madonna su ognuno degli altari delle varie cappelle, tra cui campeggia, su quello maggiore, l’ icona di S. Maria in Vallicella - un antico affresco del Trecento - venerata come miracolosa nella chiesa più antica. |
Dopo la sua morte venne conclusa anche la bella facciata in travertino e venne arricchito l’interno, che il santo aveva voluto piuttosto austero. Nelle varie cappelle laterali - splendide la "Cappella di S. Filippo Neri" e quella Spada, realizzata dal Rainaldi - riccamente decorate, sono presenti opere di Rubens, di Caravaggio e Pietro da Cortona che dipinse un sontuoso affresco sul sogno di san Filippo.
Il santo, infatti, aveva sognato che la Madonna reggeva il tetto della chiesa che sembrava sul punto di crollare. Il giorno dopo egli fece controllare il tetto e risultò che realmente una grande architrave stava cedendo perché disposta malamente. E così si evitò la distruzione della chiesa.
E ancora, sono presenti opere del Cavalier d'Arpino, di Maratta, del Pomarancio, di Barocci e di altri autori (Presentazione di Gesù al Tempio e la Purificazione di Maria, ciclo dalla nascita alla crocifissione di Gesù, scene del Vecchio e del nuovo Testamento, il Trionfo della Trinità, un’Ascensione del e l’Incoronazione di Maria).
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Notevoli anche le stanze di San Filippo Neri: la Camera Rossa dal soffitto affrescato, in cui sono conservate alcune reliquie del santo e la Cappella interna, del 1600, decorata con marmi pregiati, sul cui altare fa spicco un bel ritratto del Santo probabilmente del Guercino.
Al piano superiore, altre stanze dell’appartamento originale di san Filippo, ricostruite secondo gli schemi originali, tra cui una cappella sul cui altare spicca un quadro del Reni, che raffigura il santo raccolto in preghiera davanti alla Madonna. Vi sono inoltre conservati il confessionale ed il letto del santo. Accanto alla cappella si apre, invece, l’Oratorio semplice ed austero, anch’esso ricostruito
La sacrestia, che è ritenuta un capolavoro come pochi a Roma, conserva degli affreschi di Pietro da Cortona, una bella statua del santo dell’Algardi, degli arredi di splendida fattura.
Vi sono inoltre le reliquie di molti martiri, tra cui le due teste dei Santi Nereo ed Achilleo, quella di San Gerardo e di Santa Restituta, i resti dei soldati Papia e Mauro, Patroni dell’Oratorio, giustiziati sotto Diocleziano, di Domitilla, di Sant’Artemio martire, di Giuliano e Munazio e di Flavia Domitilla moglie del console romano Flavio Clemente, madre di molti figli, condannata da Domiziano all’esilio |
San Filippo Neri
San Filippo Neri, o "Pippo Bono" o "il santo dell'allegria" nacque in pieno Rinascimento a Firenze, nel 1584, da una agiata famiglia. Destinato a divenire mercante, sentì invece, irresistibile, la vocazione sacerdotale che lo portò nella Roma cinquecentesca, depredata dai Lanzichenecchi, al seguito di Cristo. Infatti egli si adopererà nell’assistenza agli malati, dispensando amore e gioia ai tanti giovani che incontrerà lungo il suo cammino, passando molto del suo tempo tra orazione e contemplazione, frequentando altri grandi santi suoi contemporanei, come Ignazio di Loyola, Carlo Borromeo e Camillo de Lellis.
Spesso si raccoglieva in preghiera, che per lui era un alimento imprescindibile - così come la frequente Eucaristia, la Confessione, la lettura del Vangelo, l’amore alla Madonna - presso le Catacombe di San Sebastiano e in uno dei suoi momenti di contemplazione, durante la Pentecoste del 1544 una sfera infuocata, il dono sensibile dello Spirito Santo, gli penetrò nel petto, spezzandogli due costole dal lato del cuore che si ampliò nel petto provocandogli una vistosa protuberanza.
Dopo la morte, infatti, i medici che lo esaminarono, trovarono che aveva un cuore insolitamente grande e che tale grandezza aveva prodotto la frattura di due costole.
Numerose anche le "estasi" che lo rapivano e durante le quali levitava e che San Filippo tentava vanamente di nascondere agli altri.
In Santa Maria in Vallicella è conservato il corpo del Santo fondatore, mentre gli organi interni (precordi) sono nella Basilica di San Pietro.
Operò dunque in Roma che a quel tempo era popolata di famiglie nobili dalle corti splendide ma intrise di paganesimo, con l'intento di dar sollievo alle loro miserie spirituali e soprattutto anche a quelle materiali dei fratelli più poveri. Fondata la Confraternita della Trinità per soccorrere i pellegrini ammalati o in difficoltà, dopo essersi fatto sacerdote, riunì intorno a sè il popolo per pregare o leggere vite di santi o la storia della Chiesa, discutendo e cantando. Nacque così anche un Oratorio per i giovani dove non solo si coltivava la religione ma anche l’arte in genere, musica e teatro, dando vita a molte valide iniziative, sostenendo la musica sacra. Nel contempo, quegli stessi giovani che animavano le ore di svago si occupavano a turno dei malati del vicino Ospedale di Santo Spirito, accompagnando gli agonizzanti verso la morte.
Accanto all'Oratorio nacque una comunità di sacerdoti, chiamati poi "Filippini", che si dedicavano al'incontro serale e alle relative discussioni.
Umiltà, carità, preghiera, gioia, questi i cardini su cui si basava la vita spirituale del Santo e su cui voleva si basasse quella dei giovani che incontrava.
Gli piaceva anche la vita all'aria aperta e aveva così inventato - in contrapposizione agli eccessi del carnevale - la "visita delle Sette Chiese" che si svolgeva per le strade di Roma, iniziando il mercoledì sera con la visita a San Pietro, continuando la mattina seguente da San Paolo, passando per San Sebastiano sull'Appia, per concludersi a Santa Maria Maggiore.
Su San Filippo ci sono varie, numerose storie di miracolosi compiuti da lui ancor vivo, tra cui questa piccola storia:
"Nel 1571 morì l’insigne musico e collaboratore di Filippo all’Oratorio, Giovanni Animuccia, lasciando largo compianto tra gli amici e i discepoli del Santo. Erano trascorsi tre anni dalla sua morte, quando una persona, mentre ritornava all’Oratorio, si vide comparire improvvisamente dinanzi la figura dell’Animuccia. Era pallido in viso ed aveva gli occhi stravolti, sembrava che uscisse da un luogo di sofferenze.Egli si raccomandò di riferire a P. Filippo di pregare per lui che soffriva molto in Purgatorio. Impaurita, quella persona riferì tutto a Filippo che pregò molto per l'anima di Giovanni ed alcuni giorni più tardi, il santo riferì ai suoi ”oratoriani” che l’Animuccia era volato in Paradiso.” |
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Preghiera a san Filippo
O mio caro e santo patrono Filippo,
io mi butto fra le tue braccia e per amore di Gesù,
per amore di quell'amore che fece di te un eletto ed un santo,
io ti supplico di pregare per me, affinché come Egli ha condotto te al cielo,
così a suo tempo conduca al cielo pure me.
Tu hai provato le tribolazioni ed i periodi di questa vita;
tu conoscesti bene quale conto si debba fare agli assalti del maligno,
degli scherni del mondo e delle tentazioni della carne e del sangue.
Tu apprendesti quanto sia debole l'umana natura,
e quanto sia traditore il cuore umano
e questo ti ha colmato di una simpatia e di una compassione
così tenera che anche ora godi della gioia di una gloria ineffabile
e di una ineffabile beatitudine, puoi, io lo so, dedicare a me un pensiero.
Ricordati dunque di me, o mio caro san Filippo,
ricordatene nonostante che io talvolta sembri dimenticarmi di te.
Ottienimi tutte quelle cose che mi sono necessarie a perseverare nella grazia di Dio
ed operare la mia salute eterna.
Ottienimi mediante la tua potente intercessione,
la forza necessaria a combattere una buona battaglia,
a rendere testimonianza del mio Dio e della mia religione
in mezzo ai peccatori, la forza di reggere allorché Satana
vorrebbe schernirmi o forzarmi a fare qualche cosa di male,
la forza di superare me stesso, di fare tutto il mio dovere
e così poter andare esente da colpa nel giorno del giudizio.
Vaso dello Spirito Santo, apostolo di Roma,
santo dei tempi primitivi,
prega per me.
(Card. John Henry Newman C.O.) |
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Di san Pantaleone si hanno poche e frammentarie notizie che sfiorano la leggenda.
Secondo un’antica “passio” sembrerebbe essere stato un medico convertito che subì il martirio a Nicomedia sotto l’imperatore Massimiano. La sua memoria ricorre il 27 luglio.
Poco nota è la presenza nella Chiesa Nuova di un ricorrente “miracolo” che avviene il 27 luglio di ogni anno, ormai da 400 anni: quello della liquefazione del sangue di san Pantaleone.
Allo stesso modo di quello di san Gennaro, il sangue di San Pantaleone, non soltanto si liquefa ma sobbolle, ritornando poi allo stato solido.
Parte di questo sangue è conservata a Ravello (si liquefa il 27 luglio ed il 14 settembre), si dice anche ad Amalfi, a Napoli, a Roma ed un’altra ampolla è conservata a Madrid.
Le sue reliquie, tra cui il sangue e la testa erano dapprima custodite nella chiesa di santa Sofia a Costantinopoli.
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Ci sono ulteriori casi relativi ad altri santi, come santa Patrizia a Napoli, san Lorenzo ad Amaseno, san Giovanni Battista, Santo Stefano, Santa Chiara di Montefalco, San Luigi e San’Alfonso de Liguori, senza contare il sangue di Gesù.
Esistono reliquie di sangue che si conservano sempre e solo allo stato liquido, altre rappresentate da un liquido che poi si secca, sangue in coaguli che rimane tale e quale ma cambia colore, sangue in polvere, senza contare l’esistenza della famosa “manna” – precedente chiamata “oleo”, un liquido oleoso e profumato essudato dalle ossa, di san Nicola e di San Biagio, dei Santi Nicandro e Marciano, san Felice Vescovo e martire.
Anche il sangue di Cristo, che si dice portato in Italia da Longino il centurione insieme ai Vasi Sacri conservati a Sarzana, si liquefaceva e ribolliva il giorno del Venerdì Santo. |
CHIESA DEL SANTISSIMO NOME DI GESU' ALL'ARGENTINA
MADONNA DELLA STRADA
Patrona dei Netturbini romani
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Affresco restaurato
Preghiera
O dolce Maria, nostra Madre celeste,
sii tu guida ai nostri passi nella strada
spesso erta e sassosa della vita
e quando questa giungerà al suo termine,
sii per noi porta del cielo
e mostraci il frutto benedetto del tuo seno, Gesù.
Amen
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La costruzione venne eretta nel 1551 su impulso di Sant’Ignazio di Loyola, che nel 1540 con approvazione di Papa Paolo III, aveva costituito la Compagnia di Gesù. Il Papa aveva dapprima concesso ai Gesuiti di officiare in una cappella vicina a Palazzo Venezia - dove al momento egli risiedeva - su cui poi venne innalzata la nuova chiesa realizzata ad una sola navata, secondo i dettami del Concilio di Trento, perché gli occhi dei fedeli fossero intenti alla celebrazione della Messa e perché anche la predicazione avvenisse in un punto ben determinato. Il centro della chiesa doveva comunque essere l’altare su cui veniva celebrata l’Eucaristia.
Tuttavia Sant’Ignazio non potè vederla conclusa perché per mancanza di fondi, i lavori vennero procrastinati ed egli morì prima dell’inizio degli stessi, sovvenzionati poi da un fondo ad hoc creato dal Cardinale Alessandro Farnese. Il santo aveva già interpellato per i lavori un architetto fiorentino ma poi il progetto venne rielaborato da Michelangelo e successivamente dal Vignola (1568), che alla fine ne affrontò i lavori dal 1568 fino alla sua morte, avvenuta nel 1575. Successivamente l’incombenza della direzione fu affidata a Giacomo Della Porta che riprogettò la facciata e la cupola.
La chiesa fu inaugurata nel 1584.
La Chiesa è riccamente decorata con opere di rara bellezza e contiene veri e propri capolavori, a cominciare dalla bella volta su cui fa spicco un affresco dalla prospettiva decisamente innovativa, il Trionfo del nome di Gesù del Baciccia.
Sempre del Baciccia l'affresco della cupola che rappresenta i Patriarchi ed i dottori della Chiesa e la tribuna con la Gloria dell’Agnello mistico.
L'altare di Sant’ Ignazio è tutto un intarsio di oro, di lapislazzuli e di altre pietre preziose, forse un po’ eccessivo ma splendido, realizzato alla fine del 1600 da Andrea Pozzo, un gesuita che decorò anche la cappella dedicata a Sant’Ignazio, il cui corpo racchiuso in una teca bronzea realizzata da Alessandro Algardi, si trova inumato sotto l’altare, realizzato da Pietro da Cortona.
Sant'Ignazio
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Intorno all’altare quattro gruppi di sculture e di fronte ad esso la cappella di san Francesco Saverio, di altro tenore, disegnata sempre da Pietro da Cortona e da Carlo Fontana. Sotto l'altare, in un reliquiario ad hoc, viene conservato un braccio del santo morto in Malaysia nel 1552.
Sui lati, sei cappelle ampiamente decorate dal Gagliardi, da Andrea Pozzo, da Pier Francesco Mola, tra le quali fa spicco quella dedicata a S. Francesco Borgia che compare in una pala d’altare – sempre di Andrea del Pozzo – in estasi davanti all’Eucaristia.
Una delle cappelle, di forma rotonda, è dedicata ora al Sacro Cuore, mentre prima era stata destinata a San Francesco, realizzata grazie all’intervento di san Francesco Borgia che ne fece iniziare i lavori finanziati da una nobile romana.
Nel 1920 al posto della pala d’altare che raffigurava la stigmatizzazione del santo di Assisi, verrà poi sistemato un dipinto del Sacro Cuore la cui devozione verrà diffusa da Santa Margherita Maria Alacoque, dopo le apparizioni di Gesù che le confiderà i benefici che le anime potranno ottenere effettuando la pia devozione dei nove venerdì del mese.
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Apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita Maria Alacoque
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Nella cappella del S. Cuore vi sono anche altri dipinti degli Evangelisti e dei Dottori della chiesa ed una serie di pitture che rappresentano i vari passaggi della vita di San Francesco: dalla rinuncia alle cose del mondo, al discorso agli uccelli, San Fancesco appare ai suoi apostoli e su un carro di fuoco, le tentazioni del santo, ecc.
Ai lati dell’altare due angeli, sorreggono il monogranna di Gesù, in sostituzione delle precedenti statue di Sant’Anna e di Maria Bambina.
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Il bell’affresco della Madonna della Strada - probabilmente di scuola romana-medievale, eseguito verso il 1400 - venerata come miracolosa, particolarmente da sant'Ignazio, dà il nome alla Cappella in cui viene conservata, disegnata e dipinta da P. Giuseppe Valeriano.
L’affresco della Madonna della Strada - ora posizionato su un pezzo di lavagna per dargli maggiore consistenza - riproduce Maria con il Figlio in braccio.
Dapprima esposto nella Chiesa chiamata “degli Astalli” e poi “degli Altieri” (perché si affacciava sulla piazza omonima), venne poi denominata “Madonna della Strada”.
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L'affresco in due fasi successive prima del recente restauro
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Nella stessa Cappella sono conservate alcune tavole con episodi della vita della Madonna, mentre gli affreschi sulla cupola sono opera del pittore P. Pozzi. Bello il pavimento realizzato con vari marmi e decorato con stelle di bronzo.
In una cappella laterale è esposto un notevole Crocifisso di autore ignoto, quasi a grandezza naturale, molto venerato dai fedeli.
Nel secolo scorso la chiesa, ad opera della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Roma e del Lazio, ha subito vari restauri riguardanti soprattutto gli affreschi della volta ed altre ampie aree della chiesa, compresa la Cappella di San Francesco Borgia e l’altare dove è sepolto sant’Ignazio. Una nuova illuminazione dà più vigore alla già imponente facciata su cui fanno spicco le statue di sant’Ignazio e di S. Francesco Saverio.
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San Francesco Saverio
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.Bibliografia:
- http://www.annazelli.com/chiesa-della-madonna-dei-monti-santa-maria-dei-monti-roma.htm
- per altre notizie sulla Chiesa Santa Maria sopra Minerva de' Predicatori, troverete altre dettagliate informazioni e foto nell'articolo sulla Mostra di immaginette Sacre "Nativitas Christi" Dicembre 2013-Gennaio 2014
- per notizie sulla chiesa dei SS. Silvestro e Martino ai Monti in Roma, vedere - sempre in Religiosità - l'articolo: - Due santi e una chiese
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