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CHIESE E MADONNE DI ROMA - IV PARTE
Breve itinerario storiografico ed iconografico tra
Chiese e Madonne romane,
con qualche digressione su immagini devozionali,
preghiere e la vita di alcuni Santi
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SANTA MARIA IN VIA LATA
MADONNA FONTE DI LUCE, STELLA DEL MARE
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Incoronata il 27-6-1920
Preghiera
Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva.
A Te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. |
L’immagine della Madonna del XIII secolo conservata nella chiesa è conosciuta sotto il titolo di “Avvocata”.
La chiesa primitiva, anzi una diaconia palatina, ha origini antichissime, anche perché si dice che precedentemente a tale istituzione, in alcuni locali qui esistenti, san Pietro avesse passato qualche tempo agli “arresti domiciliari”. Si parla anche della presenza, sempre qui, di San Paolo, di San Giovanni e Luca, ma tutto ciò sembra solo leggenda.
Sulle fondamenta della costruzione pagana, poi diventata magazzino, ai tempi di Papa Fabiano venne quindi costituita una diaconia su cui poi, nelll’VIII secolo, Papa Sergio I costruì la chiesa di Santa Maria in via Lata (Via Lata è l’antica via del Corso) che subì varie trasformazioni nel corso dei successivi secoli.
L’antica chiesa fu rasa al suolo e ricostruita verso la fine del XV secolo e la sua costruzione venne conclusa circa un secolo dopo e rimaneggiata dal Fanzago per l’anno giubilare del 1650, mentre la costruzione della facciata, preceduta da un portico e da una loggia, venne realizzata da Piero da Cortona.
L’interno, a tre navate, con altari laterali decorati da numerose pitture dedicate ai santi conserva una Vi sono raccolte numerose tombe illustri, tra cui quelle di alcuni membri della famiglia Bonaparte.
Nella chiesa sono conservate varie reliquie di santi e martiri, la più importante delle quali è la testa di Ciriaco martire assieme ad altri numerosi cristiani. Tra i vari resti, quelli di Largo e Smaragdo, del diacono Agapito ed i corpi ed un’ampolla di sangue di Aurelio, Fausto, Afranio, Felice, Giulio, Marcenzio, Sabito, Valentino. |
SANTUARIO DELLA SCALA SANTA
MARIA S.MA ADDOLORATA |
Preghiera
O Regina dei martiri addolorata Maria, eccomi ai Vostri piedi a supplicare il Vostro Patrocinio.
O Madre pietosissima, non respingete la mia preghiera.
Io sono indegno dei Vostri benefici ma la Vostra bontà che non ha limiti, mi dà speranza e, Madre Vi chiamo, madre tenerissima.
Per i Vostri dolori tergete le mie lacrime, lenite le mie pene ed impetratemi dal Vostro Divin Figliolo Gesù la grazia che qui prostrato Vi domando…
Insieme a quella di poter ottenere il Suo perdono e di meritare una corona di gloria nel santo Paradiso.
Così sia
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Sul lato Est della Piazza su cui si stende la Basilica di S. Giovanni in Laterano, vi e' un altro edificio che racchiude due reperti religiosi di grandissima importanza: la Scala Santa e il Sancta Sanctorum. |
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Il bacio di Giuda |
Gesù e Pilato |
Entrando nell'edificio, ci si trovano dinanzi dei gruppi marmorei e di fronte la Santa Scala.
Le statue rappresentano Gesù nell'orto degli ulivi, il bacio di Giuda, l'incontro di Cristo con Pilato, il Cristo flagellato ed il Cristo morto con la Madonna e san Giovanni. |
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LA SCALA SANTA
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Secondo alcuni si tratterebbe di una parte della scala originale, solo 28 gradini, che in Gerusalemme portava al Pretorio (Praetorium) di Pilato, quindi quelli che Gesù avrebbe percorso dopo essere stato catturato per comparire alla presenza di Pilato. E l’avrebbe poi discesa per avviarsi al patibolo.
Secondo altre fonti la Scala Santa non contiene l’originale scala del Pretorio ma solo la scala d’onore del palazzo papale o Patriarchio, residenza dei Papi da Costantino fino alla prigionia in Avignone, che Papa Sisto V fece porre nell’edificio che doveva contenere l’antica Cappella dei Papi o Sancta Sanctorum.
La scala, conservata sotto gli attuali gradini di legno, viene percorsa in ginocchio dai fedeli per impetrare grazie o per espiare i propri peccati.
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L’edificio in cui è conservata la Scala Santa venne fatto erigere su una precedente costruzione costantiniana, verso la fine del XVI secolo, da Papa Sisto V, su progetto di Domenico Fontana, a protezione della Cappella papale di San Lorenzo o Sancta Sanctorum che si trova all’apice della santa Scala e successivamente da Papa Nicola III, che vi fece trasferire da Gerusalemme tre porte dell’antico Pretorio.
La Cappella antistante il Sancta Sanctorum è riccamente decorata con molti mosaici che raffigurano gli apostoli, Papi e Santi
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Il Sancta Sanctorum, piccola cappella di stile cosmatesco, era destinata alla devozione privata dei Papi che prima risiedevano nell'adiacente Laterano, è uno dei luoghi più sacri di Roma e non solo.
Sulla parete esterna della cappella è stata impressa a lettere dorate la frase: "NON EST IN TOTO SANCTIOR ORBE LOCUS", ovvero "non esiste al mondo luogo più santo".
In essa sono custodite varie reliquie tra cui la più importante è l'immagine acheropita di Gesù, tradizionalmente attribuita a San Luca, una tempera su legno con rivestimento in argento. Purtroppo la figura non appare intera, se ne vede solo il volto ma si presume rappresentasse il Cristo in trono.
Tale immagine veniva portata in processione per le vie di Roma ma per non deteriorarla venne ricoperta da una lamina d’oro sbalzato con varie aperture per permettere di visionarne il volto, le mani, i piedi ed il costato.
Tali sportelli venivano aperti durante la Quaresima per adorare le Cinque Piaghe della Passione. Purtroppo l'usura del tempo portò grandi nocumenti all'immagine del volto che venne poi sostituita con una copia.
Sempre nel Sancta Sanctorum, esiste un mosaico, che deriva dall'immagine acheropita là conservata e che risale al 1280, ricco di intensità e di sovranità.
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La custodia del complesso e di tali importanti reliquie è stata assegnata ai Padri Passionisti.
La Scala Santa fa parte di un grande complesso che comprende il Palazzo del Laterano, costruito sulle vestigia costantiniane e che oggi ospita un museo di antichità cristiane, la Basilica di S. Giovanni, il Battistero, il Triclinio Leonino e l'Obelisco più grande della città.
Adiacente al Sancta Sanctorum, si apre l'Oratorio di San Silvestro, dedicato a Papa San Silvestro I, ricostruito su precedente edificio del VII secolo e successivamente riedificato nel XVI secolo.
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CHIESA DI SAN GREGORIO DELLA DIVINA PIETA' A PONTE QUATTRO CAPI
MADONNA DELLA DIVINA PIETA' |
Egidio Alet sec. XVII
Preghiera
O santa Madre del Redentore,
porta dei cieli, stella del mare,
soccorri il tuo popolo che anela a risorgere.
Tu che accogliendo il saluto dell’angelo,
nello stupore di tutto il creato,
hai generato il tuo Creatore
Madre sempre vergine, pietà di noi peccatori
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Ubicata nei pressi del tempio Ebraico o Sinagoga, San Gregorio della Divina Pietà, detta anche San Gregorio ai Quattro Capi o al Ponte Quattro Capi o Pons Judaeorum (Ponte degli Ebrei) perché collegato con l’Isola Tiberina e vicina al Ghetto, venne costruita su alcune case romane appartenenti alla famiglia degli Anici e dedicata a San Gregorio che da questa discendeva.
Su pressione di Papa Benedetto XIII, la chiesa venne rinnovata nel 1729 dal Barigioni, poi concessa in affidamento alla Congregazione degli Operai della Divina Pietà, da cui prese il nome e successivamente ancora restaurata.
Questa chiesa è ricordata anche perché in essa venivano condotti gli ebrei ad assistere obbligatoriamente alle prediche. |
CHIESA DI SANTA MARIA LIBERATRICE A TESTACCIO
SANTA MARIA LIBERATRICE |
Incoronata il 4-8-1653
Preghiera
Nostra Signora Liberatrice,
abbi pietà di tutti noi e di tutti i nostri fratelli,
specialmente di quelli che hanno più bisogno della misericordia del Signore.
Intercedi per tutti
affinché si compia in noi l'opera dell'Amore che purifica.
La nostra preghiera, unita a quella di tutta la Chiesa,
ci ottenga la gioia che supera ogni desiderio
e porta consolazione e conforto ai nostri fratelli provati o smarriti.
Madre della Chiesa, aiutaci, pellegrini sulla terra a vivere meglio,
ogni giorno, il nostro passaggio verso la Risurrezione.
Guariscici da ogni ferita del cuore e dell'anima.
Fa' di noi dei testimoni dell'invisibile,
già protesi verso i beni eterni,
fa che abbiamo l’ardore della fede
che cirenda Apostoli della Speranza, simili ai guardiani dell'alba.
Rifugio dei peccatori e Regina di tutti i santi,
riuniscici tutti un giorno, per la Pasqua eterna, nella Casa del Padre,
per Gesù Cristo, Nostro Signore.
Amen.
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La chiesa, affidata da Papa Pio X a don Michele Rua, successore di San Giovanni Bosco e quindi ai Salesiani già presenti sul territorio del Testaccio, è relativamente recente, poiché sorta all’inizio del ‘900.
Il quartiere, realizzato su un monte di cocci, frammenti di anfore ed altro materiale del genere perché quella zona era un punto nevralgico di raccolta e di smistamento delle mercanzie che arrivavano a Roma per via fluviale o via terra, venne così chiamato dal latino “Testaceus”, coccio.
Il Pontefice volle dedicare la chiesa alla Madonna Liberatrice e per questo nel 1908 regalò ai Salesiani un affresco che rappresentava la Madonna venerata sotto il titolo "Sancta Maria libera nos a poenis inferni", estendendo all’altare su cui era esposta gli antichi privilegi già concessi, come evidenzia una iscrizione all’interno della chiesa. Sulla facciata venne posta la copia di un mosaico già appartenente all’antica chiesa.
L’affresco proveniva dalla chiesa delle Oblate di Tor de’ Specchi e precedentemente era stata esposta nella chiesa di Santa Maria Antiqua al Foro Romano, risalente al 700. La chiesa, distrutta nell’847 da una frana, venne ricostruita nel XIII secolo su quelle rovine, restaurata più volte e demolita definitivamente nel 1900.
Accanto alla chiesa di S. Maria Liberatrice operano anche l’Oratorio maschile “Don Bosco” e quello femminile “Santa Cecilia”, un piccolo cinema, tanti gruppi parrocchiali associativi come il Movimento e le Polisportive giovanili salesiane, la Caritas, l’Azione cattolica e gli Scout (Roma 33). Zona popolosa e una volta piuttosto malfamata e degradata, è ora molto frequentata dai giovani.
A maggio si festeggia Santa Maria Ausiliatrice e tutto il quartiere di Testaccio si anima.
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Don Michele Rua
Rimasto ben presto orfano di padre, ultimo di nove figli, Michele incontra ben presto don Bosco che sarà sempre sua guida e suo amico e che lo immetterà nel suo oratorio, consigliandolo e prendendosi cura di lui. Sostenuto dal grande Santo, deciderà di diventare sacerdote e quando Papa Pio IX approverà definitivamente l’Opera di Giovanni Bosco, nominandolo Superiore Generale, Michele Rua continuerà, dunque, a coadiuvare il futuro Santo con grande tenacia, ardore ed affetto.
Il giovane diverrà sacerdote nel 1860 e subito si dedicherà ai tanti ragazzi raccolti nell’oratorio di Valdocco, circa 700, che assorbiranno tutte le sue cure, tanto che qualche anno dopo si ammalerà gravemente e sarà sul punto di morire. Pare che sia guarito poi per intervento di Don Bosco, il quale è all’epoca anche lui molto ammalato, tanto che lo stesso Pontefice gli consiglierà di scegliere un successore.
Ma la scelta, don Bosco l’aveva già fatta: ovviamente Michele Rua era già predestinato!
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Alla morte di san Giovanni Bosco, avvenuta nel 1888, don Rua diventa dunque Superiore Generale, operando sempre alacremente per la diffusione dell’Opera Salesiana che ormai si era dilatata al di là dei confini nazionali. Egli inizierà dunque a viaggiare per recarsi nelle varie case sparse nel mondo allo scopo di consigliare, correggere, aiutare, affrontando comunque problemi di ogni genere, mentre anche lui invecchiava, senza darsi però mai per vinto.
La sua opera s’era intanto ampliata grandemente ed i salesiani erano ormai operanti in 30 nazioni.
Don Michele Rua vedrà concludersi la costruzione della chiesa di san Maria Liberatrice a Testaccio nel 1908, poi si ammalerà gravemente e passerà i due anni seguenti allettato. Morirà nel 1910 e verrà beatificato nel 1972 da Papa Paolo VI. |
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Giovanni Bosco, nato in una povera famiglia in provincia di Asti nel 1815, ebbe un'infanzia decisamente difficile e dovette penare molto per poter diventare sacerdote, poichè il costo degli studi non era alla portata delle sue possibilità. Tuttavia riuscì ad entrare in Seminario, a Torino, nel 1835 e nel 1841 venne ordinato Sacerdote. Trascorse 3 anni operando nel Convitto Ecclesiastico di Torino poi, forse a causa della sua povera infanzia, ebbe l'ispirazione di dedicarsi ai giovani abbandonati e poveri e fondò un oratorio dedicato a San Francesco di Sales in cui accolse ragazzi di tutte le età. Successivamente, oltre che alla loro anima egli si dedicò alla loro istruzione, allestendo prima una scuola serale, poi un corso di studi secondari ed un campo-scuola-vacanza e più tardi organizzando corsi professionali che miravano a creare operai specializzati.Questo nell'arco di circa 10 anni, mentre intanto scriveva opere pedagogiche, impregnate di fede e di amore.
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La sua sede era la casa di Valdocco che diventò il centro di tutta la sua opera, dove soprattutto rifulse la sua santità, la sua tenerezza nei confronti dei giovani sbandati e sfortunati, la sua completa adesione a seguire Cristo in tutte le avversità della vita.
Nel suo progetto venne coadiuvato da vari altri sacerdoti che si dedicarono all'educazione dei ragazzi e che erano il centro della società di San Francesco di Sales (da qui Salesiani), fondata nel 1859 ed approvata da Papa Pio IX nel 1869, che si diffuse rapidamente in tutta Italia e successivamente in tutto il mondo.
Assieme a Santa Maria Mazzarello, San Giovanni Bosco fondò poi l’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (o Salesiane), dedicata all'educazione delle ragazze.
Verrà dichiarato Venerabile nel 1907, poi verrà beatificato nel 1929 e proclamato santo nel 1934 da Papa Pio XII. E' patrono degli apprendisti.
Preghiera a San Giovanni Bosco
O Padre e Maestro della gioventù, San Giovanni Bosco,
che tanto lavorasti per le salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre e la salvezza del prossimo;
aiutaci a vincere le passioni ed il rispetto umano;
insegnaci ad amare Gesù Sacramentato, Maria Ausiliatrice e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona morte, affinchè possiamo raggiungerti in Paradiso. |
BASILICA DELL'IMMACOLATO CUORE DI MARIA
SACRO CUORE DI MARIA E GESU' BAMBINO |
Mosaico dell'altare Maggiore
Preghiera
O Cuore immacolato di Maria sempre Vergine,
il Cuore più puro dopo quello di Gesù,
il più perfetto, il più nobile che la mano onnipotente del Creatore
Abbia formato.
Fonte inesausta di grazia, di bontà, di dolcezza,
di misericordia e di amore.
Modello di ogni virtù,
immagine perfetta del Cuore stesso di Gesù Cristo,
che tutti i Serafini, gli Angeli e i Santi insieme adorano,
prostrato avanti a Voi, col più profondo rispetto,
Vi ringrazio dei sentimenti d'amore e di misericordia
che aveste e vi prego umilmente di rendermi buono.
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L’area circostante la Basilica - ora chiamata Piazza Euclide – luogo impregnato di cristianità, poiché sorgeva nelle vicinanze delle tombe di tanti martiri e vicino a Ponte Milvio dove Costantino, poco prima della battaglia contro Massenzio aveva avuto la visione della Croce che prevedeva la vittoria dell’imperatore, era stata donata alla Congregazione dei Missionari figli del Sacro Cuore Immacolato di Maria per le Missioni all’estero o Clarettiani. da una società ligur, per l’edificazione di un Tempio Votivo internazionale, intitolato al Sacro Cuore Immacolato di Maria, la cui costruzione iniziò nel 1924, con la benedizione di Papa Pio XI.
Su questo terreno piuttosto acquitrinoso, l’architetto Armando Brasini aveva progettato una grandiosa basilica a forma di croce greca inserita in un circolo, molto articolata e ricchissima di soluzioni architettoniche, con quindici cappelle ed una immensa cupola.
A causa delle condizioni del terreno sottostante - non solo inadatto per la presenza di acque ma anche sabbioso e poco stabile - che non avrebbe sopportato il peso imponente della costruzione, però tale ambizioso progetto purtroppo non potè essere realizzato ed anche i costi avrebbero raggiunto cifre da capogiro!
Quindi, esso venne studiato e modificato in funzione di tali fattori, mentre veniva saggiato il terreno circostante con grande spreco di tempo e di denaro. Finalmente nel 1931 si arrivò ad una soluzione definitiva che riduceva di molto le dimenzioni della cupola e apportava altri cambiamenti anche alla struttura interna, che, nonostante tutto diedero un risultato architettonico finale molto interessante e soprattutto finalizzato a destare una maggiore attenzione alle future celebrazioni.
I lavori proseguirono per vari anni fino alla realizzazione completa del tamburo che prese il posto dell’originaria progettata cupola che doveva poggiare su quattro grandi colonne. All’interno si prevedevano inoltre quindici altari che avrebbe contornato quello maggiore su cui avrebbe campeggiato l’immagine del S. Cuore della Madonna. Nel battistero sono presenti delle pitture di Gregorio Sciltian.
Vicino alla chiesa venne costruito un grande edificio adibito ad ufficio parrocchiale e alòl’accoglienza dei sacerdoti anziani dell’Ordine, costituito da S. Antonio Maria Claret.
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Sant’Antonio Maria Claret
Preghiera del bicentenario della nascita di Sant’Antonio Maria Claret
Padre nostro,
Tu hai unto col tuo Spirito
Sant'Antonio Maria Claret
per renderlo un ascoltatore
assiduo ed un servitore fedele
della tua Parola.
In questo secondo centenario della sua nascita
ti ringraziamo per il dono della sua vita
e per la fecondità della sua
missione.
Suscita nella Chiesa
molti evangelizzatori che,
mossi dalla carità di Cristo,
brucino dovunque passino
e cerchino con tutte
le forze d'infiammare il mondo intero col
fuoco del tuo amore.
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Nato in Spagna da una numerosa famiglia animata da grande fede, diventa sacerdote nel 1835 e nel 1839 si trasferisce a Roma dove chiede ardentemente di essere inviato in missione ma, ad un ennesimo rifiuto, decide di passare alla Compagnia di Gesù. Tuttavia, a causa di una grave malattia, tornerà in patria dove si dedicherà per i sette anni seguenti alle missioni popolari, girando per le varie regioni spagnole, sino alle Isole Canarie, seguito da innumerevoli fedeli per le sue capacità oratorie e taumaturgiche..
Crea vari gruppi associativi e nel 1849 crea la Congregazione dei Figli dell’Immacolato cuore di Maria o dei Missionari Clarettiani che si diffondono ben presto nei vari continenti. Durante la terribile guerra civile scoppiata in Spagna, molti dei suoi seguaci verranno barbaramente uccisi, tra questi i 51 Beati Martiri di Barbastro.
Nello stesso anno verrà fatto arcivescovo di Santiago di Cuba, che allora dipendeva dalla Spagna, dove si recherà nel 1851 e che girerà in lungo e in largo, cercando di svolgere un gravoso lavoro per risolvere gli annosi problemi della popolazione, moralizzandone i costumi ormai degenerati. E cercando ricreare un terreno fertile alle vocazioni e alla formazione sacerdotale. Tuttavia si interesserà anche di migliorie sociali, creando strutture di utilità sociale e centri di studio religiosi ed impegnandosi, assieme alla Venerabile Maria Antonia Paris alla creazione della Congregazione delle Religiose di Maria Immacolata Missionarie Clarettiane
Questo suo continuo operare per il bene gli porterà la diffidenza e l’odio di molti politici che attenteranno alla sua vita, procurandogli gravi ferite
Nel 1857 tornerà in patria, richiesto dalla Regina Elisabetta come confessore e a Madrid continuerà, comunque, la sua opera di evangelizazione.
Nel 1868 si trasferirà in Francia e successivamente in Italia dove parteciperà al Concilio Vaticano I dove si schiererà a favore dell'infallibilità Papale, poi tornerà in Francia ma verrà ancora perseguitato e, infine, si recherà nel Monastero di Fontfroide presso Narbona, dove morirà nel 1870.
Nel 1850, Papa Pio XII lo santificherà facendo su di lui e sulle sue qualità interiori un indimenticabile discorso. |
CHIESA DI SAN SISTO VECCHIO
BEATA VERGINE MARIA |
La Beata Vergine Maria tra Santi Domenicani venerata nella Basilica di San Sisto
Preghiera
O Beatissima e dolcissima Vergine Maria, Madre divina, figlia del sommo Re, Signora degli Angeli e dei Santi, Madre di tutti i credenti, Madre di tutte le grazie e le misericordie, nel seno della Tua pietà rimetto oggi e per sempre il mio corpo e la mia anima, tutti i miei atti, pensieri, intenzioni, desideri, parole, azioni, tutte le mie pene e tutte le mie speranze, tutta la mia vita e la mia morte perché per Tua incercessione tutto sia volto al bene, secondo la volontà del Figlio Tuo diletto e Signore nostro Gesù Cristo.
Ti prego, o Signora mia Santissima, di essermi di aiuto e di conforto.
Ti prego, o Madre mia, Porta del cielo ed Avvocata dei peccatori, di non permettere che questo indegno Tuo servo venga meno alla fede cattolica.
Ti prego di soccorrerlo con la Tua grande pietà e misericordia e di difenderlo dallo spirito del male.
Ti prego di ottenermi da Tuo Figlio, con la speranza nei meriti della Sua gloriosa Passione, il perdono dei miei peccati.
Fa che morendo nel Suo e nel Tuo amore, sotto la Tua materna guida, io giunga alla salvezza eterna.
Amen.
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La cosiddetta Madonna di San Sisto si trova su una vetrata della Basilica.
Costruita forse verso la fine del 300 su un Titulus preesistente, il Titulus Crescentianae, tra il Celio e l’Aventino, da un lato e dal circo Massimo e dalle Terme di Caracalla dall’altro, cioè la nota Passeggiata Archeologica, si dice che venne voluta da Papa Anastasio I.
In essa sono conservate le reliquie di papa Sisto II qui trasportate dalle Catacombe di San Callisto nel VI secolo.
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Di origine greca, fu eletto il 30 agosto del 257.
Si adoperò per appianare i dissidi sorti sotto i precedenti Pontefici.
Gli si attribuisce il trasporto dei corpi di san Pietro e san Paolo sull’Appia.
Subì il martirio sotto Valeriano e fu sepolto nel cimitero di San Callisto.
Viene ricordato liturgicamente il 5 agosto.
La chiesa venne ricostruita da papa Innocenzo III e concessa da Onorio III a San Domenico che dapprima vi abitò assieme ai suoi monaci, poi vi fondò un monastero di clausura, mentre trasferì la sua comunità nella chiesa di Santa Sabina all’Aventino.
La costruzione col passare del tempo subì successivi restauri, tra cui quelli fatti eseguire dal Cardinale Cesare Baronio a causa delle infiltrazioni d’acqua e di umidità e venne poi rifatta nel 1700 da Papa Benedetto XIII |
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Vi è conservato un affresco realizzato in questa occasione e raffigurante scene dal Nuovo Testamento e dagli apocrifi. Il resto dell'edificio, ad eccezione dell'abside e della torre campanaria, fu ricostruito
Vi sono presenti da circa un secolo le suore di San Sisto, sempre domenicane, il cui ordine venne fondato da suor Maria Lalia che hanno fatto eseguire un ulteriore restauro.
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CHIESA DI SAN MARCELLO AL CORSO
MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA |
Preghiera
Vergine Santissima, Regina dei Martiri e Madre mia, Maria, ricevi da me pellegrino in questa valle di lacrime, indegno servo e peccatore, il dono del mio cuore che voglio racchiuso nel tuo cuore Immacolato e Addolorato.
Ricevimi per compagno dei tuoi dolori e insieme a te, o Maria, soffrirò tutti i dolori, le umiliazioni, le contraddizioni ed infermità che incontrerò nel mio cammino.
Tutto voglio offrire in memoria dei dolori che hai sofferto durante la tua vita, in modo che ogni pensiero e ogni palpito del mio cuore sia un atto di compassione dei tuoi dolori.
Abbi compassione di me e di tutto il mondo e portami alla riconciliazione con il tuo figlio Gesù e ringrazialo per me. Fà che io viva secondo il Vangelo e sia tuo servo fedele.
Come hai assistito il tuo divin Figlio, vieni ad assistermi nell'agonia perchè da questo esilio giunga a vivere con te in eterno.
Amen.
Vergine dolorosissima, prega per noi.
Vergine Addolorata, madre di tutti gli uomini, prega per noi.
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La chiesa di san Marcello al Corso è una delle più antiche di questa zona così ricca di chiese (nell’area circostante si innalzano anche la chiesa di Sant’Ignazio….) e sorge sul precedente “Titulus Marcelli” del IV secolo fatto erigere da Papa Marcello.
Venne ricostruita in parte nel 1100 e concessa all’Ordine dei Servi di Maria sin dalla metà del 1300,
poi, nel primo ventennio del 1500, a causa di un incendio fu necessaria la sua ricostruzione ed i lavori relativi - che prevedevano anche la rotazione completa dell’entrata della chiesa cosicché essa venne ad affacciarsi sulla via del Corso - vennero affidati al Sansovino e successivamente ad Antonio Sangallo (il Giovane), mentre la facciata di linee barocche venne realizzata da Carlo Fontana nel secolo successivo.
All’interno ad una sola navata e con varie cappelle ai lati molti affreschi, tra cui quelli che illustrano la vita della Vergine del Salviati e vari dipinti dell’Algardi, di Perin del Vaga, ma terminati da Daniele (i Quattro Evangelisti), di Federico Zuccari (Conversione di San Paolo), il “Martirio delle Ss. Degna e Merita” di Pietro Barbieri, un monumento del Sansovino e la preziosa Pietà del Bernini.
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Sante Degna e Emerita |
Pietà del Bernini |
Il dipinto della Madonna Addolorata col cuore trapassato da sette spade – che rappresentano i sette
Dolori di Maria – venne realizzato dal Naldini che già aveva effettuato molti lavori in San Martino ai Monti, chiesa affidata ai Carmelitani. Forse per questa devozione alla Madonna del Carmelo egli ritrasse la Vergine che donava ai fedeli non solo il suo cuore trafitto ed una corona di spine ma anche lo Scapolare, garanzia per l’aldilà.
Davanti a questa immagine sostò spesso san Giuseppe Benedetto Labre e la Beata Taigi celebrò le sue nozze proprio in questa chiesa. |
Crocifisso miracoloso venerato in S. Marcello
Preghiera
Eccomi
o mio amato e buon Gesù,
che alla santissima
tua presenza prostrato,
ti prego col fervore più vivo
a stampare nel mio cuore
sentimenti di fede, speranza, carità,
dolore dei miei peccati e proponimento di non più offenderti;
mentre io con tutto l'amore
e con tutta la compassione
vado considerando
le tue cinque piaghe,
cominciando da ciò
che disse di te,
o buon Gesù,
il santo profeta Davide:
"Trapassarono le mie mani
ed i miei piedi, contarono tutte le mie ossa"
Sant’Alfonso
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Nella Chiesa c'è un bel Crocifisso ligneo coperto di polvere d’oro, del XIV secolo su cui si narra una storia abbastanza fosca, poiché si diceva che l’autore della scultura avesse ucciso un carbonaio per carpire l’espressione dei suoi ultimi istanti di vita e trasferirli nella sua opera. Ma, ovviamente, è solo una diceria.
Il crocifisso, molto invocato dai romani, ha concesso vari miracoli, come riportano le cronache dell’epoca.
Dal famoso incendio che distrusse la chiesa nel 1519, tra le macerie fumanti solo il Crocifisso era senza alcun danno e ancora appeso all’altar maggiore. Così un gruppo di fedeli ogni venerdì si recava nella chiesa per pregare dinanzi ad esso.
Nacque così la Compagnia del Santissimo Crocifisso, ancora in essere. Un altro miracolo risale al 1522 quando Roma venne colpita dalla peste in modo piuttosto cruento. I Romani allora decisero di portare il Cristo in processione per le vie della città e nonostante i divieti delle autorità i fedeli, per 16 giorni conseutivi, portarono la statua per i vari quartieri della città.
Man mano che i giorni passavano la malattia mieteva sempre un minor numero di vittime e quando il Cristo venne riportato in san Marcello, la peste era sparita del tutto. |
I Sette Santi Fondatori nel XIII secolo avevano costituito la “Compagnia di Maria addolorata”, mentre nel 1628 Papa Urbano VIII permetterà loro di dar vita alla “Compagnia dell’abito” dedicata sempre all’Addolorata.
Nel 1645 diedero vita alla “Confraternita dei Sette dolori (Societas Habitus)
Nel 1675 la “Compagnia dell’abito (Societas Habitus)” diventerà “Confraternita dei sette dolori”.
Bella statua dell’Addolorata che si trova in san Marcello, incoronata dal Capitolo Vaticano nel 1695. |
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Nella chiesa sono conservate molte reliquie, tra cui quelle di Papa Marcello I, romano, eletto nel 308 dopo 4 anni di sede vacante.
Salito al soglio pontificio trovò mella Chiesa una situazione di confusione. Egli cercò di ridarle un nuovo assetto ma dovette anche risolvere il problema creato da molti cristiani che avevano abiurato la propria fede ma pretendevano ora di rientrare nella Chiesa.
Martire sotto Massenzio, venne sepolto nel cimitero di Priscilla.
I suoi resti sono ora sotto l’altare maggiore, assieme ai resti di Foca l’Ortolano o il Giardiniere. |
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Sono inoltre conservate in San Marcello reliquie di Longino, di Basto e Diogene, soldati martiri, delle Sante Degna ed Emerita uccise durante le persecuzioni di Valeriano e Gallieno, quelle di Santa Giuliana Falconieri, di Santa Faustina, San Rufino, della beata Elisabetta Picenardi, di Pio, Felice e Modesto.
E ancora vi sono custodite reliquie di San Filippo Benizi, del Beato Bonaventura Tornelli e dei Sette Santi Fondatori. |
I SETTE SANTI FONDATORI
L’Ordine dei Servi di Maria nacque nel 1233, fondato da sette fiorentini (septem viri o septem fratres), provenienti da famiglie dalle profonde radici cristiane che, conosciutisi, decisero di vivere insieme al servizio della Madonna.
Prendendo dunque a modello la Vergine Maria, a cui affidarono la loro vita e la loro missione, lasciarono così le loro case e gli averi e con un semplice mantello da pellegrini addosso, iniziarono la loro vita comune, secondo la Regola di Sant’Agostino, ritirandosi a Montesenario.
In breve tempo il loro esempio fu seguito da molti e si sentì presto la necessità di nuovi eremi e conventi, tra cui la chiesa ed il convento di Santa Maria di Cafaggio, diventata poi la Santissima Annunziata.
I 7 fondatori sono tutti sepolti in Monte Senario e vennero santificati da Papa Leone XIII nel 1888
L'Ordine si diffuse subito in tutta la Toscana e nell'Italia centrale, ricevendo quasi subito la pubblica approvazione del vescovo di Firenze e la concessione di Papa Innocenzo IV di condurre quella vita di penitenza, seguita poi dalla ratifica di Papa Alessandro IV e successivamente di Benedetto XI che diede la sua approvazione definitiva.
I sette Fondatori erano:
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S. Bonfiglio Monaldi
Nato a Firenze verso la fine del XII secolo, dopo aver fatto parte della Compagnia Maggiore dei Laudesi di Santa Maria, si riunì assieme ad altri sei per mettersi al servizio della Madonna.
Fu una guida illuminata di questa nuova, zelante famiglia religiosa.
Accettò nell'Ordine Filippo Benizi che sarebbe poi diventato santo.
Dopo 23 anni circa passati alla direzione dell'Ordine, trasferì la sua carica a S. Bonagiunta Manetti e si ritirò sul monte Senario dove morì nel 1262. |
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Sant'Amadio degli Amidei
Sant'Amadio (al secolo Bartolomeo) nacque agli inizi del 1200 e contrariamente all'indole battagliera dei suoi antenati fu uomo dedito alla pace e alla preghiera.
Animato da una fede ardente, si ritirò sul Monte Senario seguendo gli altri sei Fondatori e di lui si dice che operasse miracoli anche in vita.
Giunto allo stremo delle sue forze per la vita di strette penitenze che conduceva, morì nel 1266. |
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San Manetto dell'Antella
Nato a Firenze nel 1203, venne chiamato Benedetto.Animato da grande umiltà, amore verso la Madonna, da spirito di penitenza, collaborò alla nascita dei Servi di Maria.
Nel 1245 S. Bonfiglio lo incaricò di partecipare al Concilio di Lione ed egli ne approfittò per divulgare l'Ordine anche in Francia. Mandò poi dei novelli sacerdoti in missione nelle lontane regioni dell'Asia.
Fu nominato Generale dell'Ordine che amministrò con saggezza ed energia.Si dice che compisse miracoli anche in vita.
Ammalato, decise di attendere la morte sul monte Senario e ciò avvenne nell'agosto del 1288, tra le braccia di S. Filippo Benizi. |
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S. Alessio Falconieri
Nato nel 1200, da giovane si dedicò con passione allo studio e alla devozione per la Madonna, vivendo in purezza ed umiltà. Elemosinando riuscì a mandare a studiare all'Università di Parigi, alcuni giovani novizi per far loro acquisire una maggiore conoscenza della Teologia.
Morì a Firenze all'età di 110 anni, sereno come aveva sempre vissuto, ed il suo corpo venne poi portato a Monte Senario per essere sepolto accanto agli altri sei Fondatori. |
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San Uguccione degli Ugoccioni
Nato a Firenze e battezzato col nome di Ricovero - cambiato poi in Uguccione - verso i 30 anni seguì gli altri sei Fondatori nella costituzione dei Servi di Maria.
Pietoso e devoto alla Madonna, si dedicò alla diffusione dell'Ordine in Germania e, tornato in Patria, si ritirò sul Senario insieme a san Sostegno aspettando la morte.
Appena concluso il Capitolo Generale dell'Ordine del 1282, i due santi spirarono a pochi minuti di distanza.
Si racconta che San Filippo Benizi avesse avuto la visione di un angelo che sul Monte Senario stava raccogliendo due gigli per portarli alla Madonna. |
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San Sostegno dei Sostegni
Gherardino nacque a Firenze nel 1205, cambiando poi il suo nome di nascita in Sostegno quando, chiamato alla sequela di Maria, insieme a S. Uguccione, cominciò a vivere in povertà.
Sul Monte Senario pregava con ardore per la salvezza delle anime, predicava, viveva austeramente.
S. Filippo Benizi lo richiese come compagno nei suoi viaggi e lo nominò Vicario Generale in Francia dove risiedette per alcuni anni per diffondere il nuovo Ordine, molto stimato dal Re Filippo III che già lo riteneva un santo. Tornato in Patria si ritirò sul Senario dove riprese la sua vita di adorazione e preghiera, morendo quasi contemporaneamente a S. Uguccione, nel 1282. |
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San Bonagiunta Manetti
Nacque a Firenze nel 1206 e venne battezzato come Giovanni. Verso i 27 anni si sentì chiamato a seguire gli altri sei Fondatori, spinto dalla silenziosa richiesta della Vergine a cui lui era profondamente devoto.
Ebbe il dono dei miracoli e della profezia.
Prese il posto di S. Bonfiglio nel governo dell'Ordine e si prodigò per la diffusione del loro carisma e per la formazione religiosa dei novizi.
Nell'agosto del 1257, presagendo la sua morte, celebrò la sua ultima Messa e poì spirò. |
San Filippo Benizi
Nacque a Firenze nel 1233 da genitori già anziani. Si laureò in medicina a Padova, sentendo però profondo il richiamo alla vita religiosa ed entrò nell’Ordine dei Servi di Maria come converso. Si trasferì nella sede di Montesenario per una vita di preghiera e di meditazione, vivendo in una grotta accanto al convento. Richiesto come sacerdote dai suoi superiori, diventò, ancora molto giovane, Priore Generale dell’Ordine che con la sua opera propagò non solo in Italia ma anche in Francia, in Gemania e in Polonia. Gli venne offerto il Vescovado di Firenze ma egli rifiutò. Gia in vita fece vari miracoli. Morì a Todi nel 1285, stringendo tra le mani il Crocifisso che egli chiamava “il mio libro”.Venne beatificato da Leone X e santificato da Clemente X. |
CHIESA DI SANTA MARIA IN TRASPONTINA
MADONNA DEL CARMINE |
Preghiera
Santa Madre della Speranza, Vergine del Carmine, distendi come mantello di protezione, sulle città e sui paesi, sugli uomini e le donne, sui giovani e i bambini, sugli anziani e gli ammalati, sugli orfani e gli afflitti, sui figli fedeli e le pecore smarrite.
Stella del mare e Faro di luce, conforto sicuro per il popolo pellegrino, guida i suoi passi nel suo peregrinare terreno, affinché percorra sempre sentieri di pace e di concordia, cammini di Vangelo, di progresso, di giustizia e di libertà.
Riconcilia i fratelli in un abbraccio fraterno; che spariscano gli odi e i rancori, che si superino le divisioni e le barriere, che si appianino i conflitti e si rimarginino le ferite.
Fa' che Cristo sia la nostra Pace, che il suo perdono rinnovi i cuori, che la sua Parola sia speranza e fermento nella società.
Amen.
Giovanni Paolo II |
Non si conosce la data effettiva della costruzione della chiesa primitiva – eretta su un’antica piramide romana, ritenuta la tomba di Romolo (Meta Romuli), fondatore di Roma - che forse esisteva già prima che Papa Adriano I la erigesse a diaconia nel 772, dopo averla restaurata.
La Chiesa, dedicata alla Madonna “Mater Intemerata”, venne chiamata con vari nomi: “In Adrianum (Hadrianum)” dal Papa che l’aveva costruita, “In capite porticus”, “In Portica”, “In Transpadania” o “Transpadina”, poi storpiato, per la vicinanza di case destinate ai Lombardi (Transpadani) Transpontem e, infine, “In Traspontina”, perché semplicemente era al di là del ponte S. Angelo.
Nel 1484, Papa Innocenzo VIII affidò la chiesa ed il vicino convento ai Carmelitani che tuttora vi sono presenti.
S. Maria in Traspontina venne poi demolita nel 1564 poiché già lesionata dalle varie inondazioni del Tevere ma soprattutto distrutta durante il Sacco di Roma del 1527 e ricostruita, per volere di Papa Pio IV in un luogo diverso e più sicuro, su quella che è oggi Via della Conciliazione, vicinissima alla Basilica di san Pietro.
Nonostante la chiesa sia stata costruita in un lungo arco di tempo e la sua lavorazione affidata a vari architetti, ha comunque una sua omogeneità stilistica, a cominciare dalla facciata, realizzata con blocchi di marmo provenienti dalla spoliazione del Colosseo.
L’interno è ad una navata, con altare realizzato da Carlo Fontana, riccamente ornata con affreschi, di cui uno sul soffitto rappresentante la Vergine del Carmelo che dona lo Scapolare a S. Simone Stock e Benedetto XIII circondato da Angeli. Le varie cappelle laterali, di cui una dedicata a santa Barbara con un dipinto del Cavalier d’Arpino (Giuseppe Cesari) sono per lo più consacrate ai santi del Carmelo (Sant’Alberto, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, Sant’Andrea Corsini, Sant’Angelo, Santa Teresa).
Una delle cappelle è dedicata a san Canuto (Knud), re di Danimarca, martirizzato nel 1086.
Sull’altare maggiore una bella icona italo-bizantina della Vergine, incoronata dal Capitolo Vaticano nel 1641, portata dai Carmelitani di terra Santa che nel XIII secolo si rifugiarono a Roma.
Della chiesa precedente sono ancora presenti una Pietà in terracotta ed un Crocifisso, nonché due fusti di colonne di marmo rosa, ritenute nel Medio Evo quelle a cui san Pietro e San Paolo erano stati legati per la flagellazione precedente al martirio, conservate ora in quella che viene detta la Cappella “di San Pietro e Paolo e delle Colonne”.La cappella - in cui compaiono due dipinti dedicati ai due Apostoli (Storie della Vita dei due Santi Pietro e Paolo e La Flagellazione dei Santi Pietro e Paolo - venne consacrata da Papa Celestino III e vi venne apposto anche il Crocifisso proveniente dalla chiesa antica. Molti i devoti che si fermarono a pregare in essa, tra cui anche S. Filippo Neri.
Nella chiesa sono conservate varie reliquie di martiri, tra cui quelle di Basilide, Mandale, Tripode e nell’altare dedicato a Santa Barbara è presente un frammento di un suo braccio.
Da più di cento anni, in Santa Maria in Traspontina è venerata la statua “vestita” della Madonna del Carmine,seduta su un trono realizzato agli inizi del 1900. Tra le braccia essa stringe il Bambino anch’esso vestito. Venne incoronata dal Vescovo Pellizzi nel 1928 e successivamente da Papa Giovanni Paolo II nel 2001.
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CHIESA DI SANT'ANNA
MARIA MATER GRATIAE ET MISERICORDIAE |
Preghiera
Vergine benedetta che a tutti dispensi grazie con prodiga larghezza e immenso amore, perché sei Regina e madre di misericordia, rivolgi benigno il Tuo sguardo verso di me che ho tanto bisogno del Tuo soccorso.
Tu vedi come è aspro e difficile il mio cammino, vedi di quante insidie è circondata questa povera anima mia.
Non v’è luogo più sicuro, né porto più tranquillo che le Tue braccia, o Maria; da Te è sceso Gesù a salvarmi, con Te avrò certezza di congiungermi a Lui.
O dolce scala che conduci al Paradiso, io voglio salire: mi sono già fermato tante volte e troppo spesso ho già forse abbandonato l’mpresa.
Sii tu, o Madre, la mia consigliera nei dubbi, il mio sostegno nelle debolezze, la mia consolazione nelle pene.
Guidami nei sentieri delle virtù, assistimi nelle traversie della vita, rendimi pieghevole e sottomesso ai divini voleri.
Da Te guidato e sorretto, nulla potrà sottrarmi all’amore di Dio e dei fratelli, nel tempo presente e nell’eternità. Amen
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Pur essendo al centro storico, a metà strada tra le basiliche di San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore, la chiesa dedicata a Sant’Anna, con pregevoli opere all’interno, sembra essere misconosciuta.
Non si trova nemmeno sulla Guida di Roma e dintorni del Touring Club Italiano! Forse perché è un po’ vecchiotta, ho pensato.
Sta di fatto che sembra ignorata dai più e si sa solo che venne edificata tra il 1883 e il 1886 e dedicata a Maria Mater Gratiae et Misericordiae per espresso desiderio di Papa Leone XIII, assieme alla Casa Generalizia delle “Figlie di sant’Anna”.
Successivamente venne riedificata nel 1927.
La facciata ha forme neorinascimentali.
Non sembrerebbe così ricca dall’esterno, ma basta entrare per essere avvolti da un atmosfera davvero suggestiva. |
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La volta dell’abside è tutta decorata e sovrasta un coro coperto da grate da dove le suore partecipavano alla Messa.
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Se poi si alza lo sguardo al soffitto, allora sì che ci perde in una fantasmagoria di figure alate che circondano il Cristo crocifisso e ne annunciano la prossima Risurrezione.
E’ tutto un susseguirsi di colori sull’ampia area decorata del soffitto, illuminato da una splendida vetrata decorata da angeli di gusto tardo-liberty.
Sulle pareti laterali risaltano dei bei dipinti - realizzati tra il 1926-27 dall'insigne pittore senese, Arturo Viligiardi, autore, forse, anche dei dipinti sopra l'abside. |
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Sulla sinistra, a metà della navata si apre una piccola grotta di tufo, riproduzione di quella di Lourdes, dove una bella statua della Madonnina ricorda appunto le apparizioni a Bernadette.
E’ un piccolo angolo di raccoglimento e di preghiera.
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SANT'ANNA E MARIA FANCIULLA
Sulla navata di destra una bella immagine di Sant’Anna e Maria Bambina, sotto cui vengono lasciati moltissimi ex-voto d’argento, camicini di neonati ed altri piccoli oggetti del genere, regalati alla SantaAnna - protettrice delle donne incinte e delle partorienti - dalle neo mamme che, attraverso la sua intercessione, hanno dato alla luce bambini sani senza problemi.
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Preghiera a Sant’Anna
O gloriosa madre di Maria, sant'Anna, per quell'invitta pazienza con cui tollerasti la tua penosa sterilità, ottieni a noi pure una costante rassegnazione in tutti i travagli di questa vita. E fa che chiediamo fervorosamente ed incessantemente a Dio di essere consolati.
Ottienici un vero spirito di preghiera per accrescere nel nostro cuore sante virtù e per quella santità con cui servisti Dio in tutti i giorni della tua vita, degnati di pregare il Signore di farci vivere da giusti e santi sino alla fine dei nostri giorni.
Per la rigorosa mortificazione che unisti alle tue preghiere per essere più facilmente esaudita da Dio, fa' che anche noi accompagniamo il fervore dell'orazione con lo spirito della mortificazione per renderci meritevoli di grazie celesti. Facci essere sempre grati e riconoscenti a Dio per i continui favori che riceviamo da Lui e rendici degni di riceverne ancora.
Per la dolce violenza che facesti al Cuore di Dio con le tue grandi elemosine ed opere di carità, ottienici dal Signore una carità simile alla tua, affinché Egli abbia misericordia di noi.
Per la santa fiducia con cui speravi la realizzazione dei tuoi desideri, ottienici una fiducia fermissima, con cui ci assicuriamo i favori del Cielo.
Per quel puro e santo amore che concepisti verso Maria quando diventasti sua fortunatissima madre, ottienici di amare sempre questa tua Figlia così santa e nostra Madre così cara, per meritarci la sua protezione.
Per il grande sacrificio di offrire la tua Bambina fin dai più teneri anni al divino servizio del tempio, ottienici di poter con santo coraggio sacrificare a Dio qualunque cosa Egli voglia chiederci per obbedire alla sua santa Volontà e per ottenere le sue benedizioni.
Gloria…
Sant'Anna, madre della Madre di Dio, prega per noi. |
Tomba della Beata Anna Rosa Gattorno |
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Nata a Genova nel 1852, da buona famiglia, Rosa Gattorno va sposa a Girolamo Custo da cui avrà tre figli, ma presto resterà vedova, perdendo anche uno dei figli.
Sostenuta, però, da una fede incrollabile, affidatasi alla Madonna, ella passava parte del suo tempo in preghiera o dedicandosi ad opere caritative, pur tra le lotte e le vivaci ostilità degli anticlericali del momento.
Pio IX, al quale, durante un’udienza, ella rivelerà la sua idea di un nuovo Istituto Religioso ne approverà l’operato e la Regola, convinto della validità della nuova fondazione e della sua diffusione in ogni parte del mondo, cosa che avverrà quasi subito.
Nel dicembre 1866, a Piacenza, nasce l’Istituto delle Figlie di Sant’Anna con orfanotrofi e scuole femminili.
Madre Rosa muore nel maggio 1900 a Roma. E' stata beatificata da Giovanni Paolo II nel 2000.
A seguito della fondazione dell’ordine, sono sorti anche movimenti di laici, come il Movimento della Speranza, un Istituto secolare, le Figlie di S. Anna Contemplative e l’Istituto religioso sacerdotale dei Figli di S. Anna. |
CHIESA DEI SS. QUARANTA DE CALCARARIO O DELLE SACRE STIMMATE
S. MARIA MADRE DELLA MISERICORDIA |
Preghiera
Santissima Vergine Immacolata, o madre mia Maria, a Voi che siete la Madre del mio Signore, la regina del mondo, l'avvocata, la speranza, il rifugio dei peccatori, ricorro oggi io, che sono il più miserabile di tutti.
Vi venero, o gran Regina, Vi ringrazio di quante grazie mi avete fatto finora, specialmente di avermi liberato dall'inferno tante volte da me meritato.
Io Vi amo, Signora amabilissima, e per l'amore che Vi porto, prometto di volerVi sempre servire e di far questo acciocchè siate amata ancora dagli altri.
Io ripongo in Voi tutta la mia speranza, tutta la mia salvezza; accettatemi per Vostro servo ed accoglietemi sotto il Vostro manto, o madre di misericordia.
E giacchè siete così potente presso Dio, liberatemi da tutte le tentazioni, oppure ottenetemi forza di vincerle fino alla morte. A Voi domando il vero amore a Gesù Cristo, con Voi spero di fare una buona morte.
Madre mia, per l'amore che portate a Dio, Vi prego di aiutarmi sempre, ma più nell'ultimo momento della mia vita. Non lasciate di aiutarmi finchè non mi vedete già salvo in cielo a benedirVi e a cantare la Vostra misericordia per tutta l'eternità. Amen.
Evviva Gesù, nostro amore e Maria, nostra speranza! |
La chiesa, così chiamata perché in quella via vi erano anticamente i forni per la preparazione della calce e del calcare, venne poi dedicata alle ss. Stigmate di s. Francesco. Successivamente venne anche denominata dei ss. Quaranta de Leis dal nome di una famiglia abbiente del quartiere.
Costruita attorno alla fine del 1200, alla fine del 1500 venne affidata l' Arciconfraternita delle Sacre Stimmate di s. Francesco, distrutta, venne ricostruita e rinominata durante il XVIII sotto Clemente XI, ad una navata con tre cappelle laterali, di cui una dedicata ai ss. Quaranta, con un’opera pittorica di Giacinto Brandi dedicata appunto ai Martiri. Dello stesso autore anche un dipinto dedicato a San Francesco stigmatizzato che si trova nelle stanze dell’arciconfraternita.
Nella chiesa sono presenti le reliquie di San Giusto martire, ma quello che è più interessante è un reliquiario con il sangue di San Francesco. |
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Preghiera Semplice di san Francesco
Signore, fa di me uno strumento della tua pace.
Dove c’è odio, io porti amore.
Dove c’è discordia, io porti l’unione.
Dove c’è errore, io porti la verità.
Dove c’è dubbio, io porti la fede.
Dove c’è disperazione, io porti la speranza.
O Divino Maestro,
che io non cerchi tanto di essere consolato quanto di consolare.
Non di essere compreso quanto di comprendere.
Non di essere amato, quanto di amare.
Infatti: donando si riceve.
Dimenticandosi si trova comprensione.
Perdonando si è perdonati.
Morendo si risuscita alla vera Vita.
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BASILICA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME
MARIA SANTISSIMA DEL BUON AIUTO |
Preghiera
Sotto la Tua protezione ci rifugiamo, o Santa Madre di Dio.
Non disdegnare le preghiere che t’innalziamo nella necessità,
ma salvaci sempre da tutti i pericoli,
o Vergine gloriosa e benedetta
O Maria, Regina del mondo, Madre di bontà,
fiduciosi nella Tua intercessione,
noi Ti affidiamo le nostre anime.
Accompagnaci ogni giorno alla fonte della gioia.
Donaci il Salvatore.
Noi ci consacriamo a te,
Regina dell'Amore.
Amen. |
Santa Croce in Gerusalemme sorge su una antica necropoli su cui, tra il 200 ed il 300, era stata edificata una costruzione, inglobata nelle Mura Aureliane, formata da una parte denominata Sessoriana, dalle Terme dedicate a Sant’Elena, dal Circo Variano e dall’Anfiteatro Castrense.
La prima chiesa del IV secolo era stata voluta dall’imperatore Costantino e da Sant’Elena, ricavata dall’antico Sessorium, da qui quindi il titolo di Basilica Sessoriana o Eleniana.
Essa sorge non lontano dalla Basilica Lateranense, in una zona popolosa e ricca di musei e monumenti.
Era stata costruita per custodire le insigni reliquie ritrovate in Gerusalemme e portate a Roma da Sant’Elena.
Dapprima cappella di famiglia dell’imperatore, essa divenne poi di culto ufficiale.
Da poco è stato scoperto un fonte battesimale vicino alla cappella di Sant’Elena o "cubiculum Sanctae Helenae", che sembra essere stata proprio la sua stanza, dove per circa mille anni sono state custodite le Sacre Reliquie.
Dopo la sua costruzione venne restaurata da Papa Gregorio II e da Adriano I e ristrutturata da Papa Lucio II verso la metà del 1100.
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L’interno venne suddiviso in tre navate, furono aggiunti un campanile ed un portico, ma i maggiori lavori vennero eseguiti poi sotto papa Benedetto XIV, verso la metà del 1700, quando venne rifatta la facciata, abbellita con le statue degli Evangelisti, di sant’Elena e di Costantino. Anche la zona intorno alla Basilica fu oggetto di lavori di ristrutturazione finalizzati a creare un collegamento con le vicine basiliche, quella del Laterano e quella di santa Maria Maggiore.
In Santa Croce sono presenti varie, importanti opere tra cui affreschi medievali del XII secolo, delle belle tele del Vanni, del Garzi, di Maratta e del Passeri ed una tomba disegnata dal Sansovino.
Altri affreschi si trovano nella cappella sottostante dedicata a s. Gregorio, mentre in quella dedicata a Sant’Elena, dov’erano conservate le Reliquie e la terra del Calvario, si può ammirare un ciclo di affreschi sulla Croce del Pomarancio, un bel mosaico col Cristo benedicente tra gli Evangelisti e le storie della Croce, derivate forse da un disegno di Melozzo da Forlì. Nella stessa cappella si trovavano anche tre opere di Rubens vendute poi alla Francia.
Vicino alla basilica, verso il X secolo, venne poi costruito un monastero affidato dapprima ai Benedettini, poi ai Canonici di S. Frediano, verso il 1300 ai Certosini ed infine e tuttora ai Circerstensi di S. Bernardo. Resti architettonici dei vari rifacimenti sono ancora presenti nell’odierna costruzione che risale al 1700.
Annessa al Monastero è la Biblioteca Sessoriana, creata durante la presenza dei Circerstensi, che raccoglie una gran quantità di manoscritti ed altri antichi e prestigiosi testi, sistemati nel corso del 1700 in un’ampia sala in cui fa spicco un bell’affresco sull’Esaltazione della Croce.
Di grande interesse artistico anche l’antico Refettorio del Monastero.
Sul ritrovamento della Croce di Cristo ci sono varie storie, tra realtà e leggenda. Secondo Eusebio di Cesarea l’imperatore Adriano avrebbe costruito sul Calvario e sul luogo della deposizione alcuni templi dedicati a dei pagani per cercare di annullare la crescente diffusione del Cristianesimo. Successivamente Costantino distrusse questi templi per innalzarvi una grande chiesa, mentre sua madre Elena partiva per la Terra Santa.
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Sant'Elena
Preghiera
Per la premura che voi aveste di trarre dalle rovine in cui stava nascosta
la santa Croce di Gesù Cristo,
e per lo strepitoso miracolo dell'immediato e perfetto risanamentodi un moribondo
con cui il Cielo benedisse i vostri desideri,
perchè si distinguesse da tutti gli altri
il legno della comune Redenzione,
impetrateci, o incomparabile Sant'Elena,
di non gloriarci mai d'altro che della Croce di Gesù Cristo
e di portare con santa rassegnazione la croce dei nostri patimenti.
Tre Gloria
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Nella chiesa Occidentale, Elena è considerata Santa a tutti gli effetti e ricordata nel Martirologio Romano il 18/8.
Nata in Bitinia attorno al 250 divenne concubina - una situazione "normale" in quel periodo - di Costanzo Cloro e madre di Costantino.
Allontanata dalla corte, solo nel 320 le venne concesso il titolo di "Augusta" dal figlio, diventato Imperatore.
Nel frattempo, convertitasi al Cristianesimo, aveva fornito i mezzi per la costruzione di molte chiese in Roma, tra cui proprio la Basilica di S. Croce in Gerusalemme, in cui vennero raccolte le molte reliquie della Passione - chiamate Sessoriane poiché conservate nella Basilica detta anche Sessoriana - che Elena aveva ritrovato in Palestina, dove si era recata in pellegrinaggio e dove morì.
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Si dice, infatti, che sul Calvario essa avesse rinvenuto tre croci, portate poi in processione a Gerusalemme. Pare che il vescovo della città, San Macario, avesse chiesto un segno a Dio affinché si potesse riconoscere quella del Salvatore. Ed esso era arrivato poiché un giovane, morto da poco, messo a contatto con quella che poi risultò la Santa Croce di Cristo, era tornato in vita.
Sant’Elena divise il santo legno in tre, lasciandone una parte in Gerusalemme, destinandone una seconda parte al figlio mentre l’ultima la portò con sé a Roma, assieme all’iscrizione o Titolo, su cui era stata incisa l’imputazione del reato ascritto a Gesù. Su di esso, la dicitura “Gesù di Nazareth, re dei giudei...” era in tre lingue, latino, ebraico e greco. Tale reliquia, era poi stata conservata in una cassettina murata sotto un arco della Basilica di Santa Croce e ritrovata, nel 1492, nel corso di lavori di restauro.
La Santa aveva poi trovato anche tre chiodi con cui era stato crocifisso in Redentore. Di questi, due li avrebbe donati a Costantino mentre un terzo l’avrebbe portato a Roma e sarebbe quello conservato nella Basilica romana.
Infine, fanno parte delle reliquie Sessoriane anche due spine della corona che venne posta sul capo di Gesù. Altre spine sono conservate in varie chiese del mondo.
La corona, invece, dapprima conservata in Costantinopoli, venne prelevata dai Veneziani, passata poi a S. Luigi Re di Francia ed infine conservata, com’è tuttora, in Notre Dame a Parigi.
Sant’Elena aveva portato con sé anche una gran quantità di terra del Calvario con la quale venne cosparso il pavimento della cappella a lei dedicata in Santa Croce.
Le sacre reliquie sono state ritenute autentiche sin dal loro ritrovamento, tanto che durante la Stazione del Venerdì Santo che si svolgeva in Santa Croce in Gerusalemme, il Papa arrivava scalzo, in processione dalla vicina Basilica di S. Giovanni per genuflettersi davanti ad esse.
Delle piccole schegge della santa Croce vennero poi donate da vari Pontefici ad alcuni re europei. |
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Nella Basilica sono inoltre conservati alcuni pezzetti della grotta di Betlemme, del S. Sepolcro, della colonna della Flagellazione – di cui la base si trova in Santa Prassede a Roma - del patibulum di S. Disma, il buon ladrone, ed una falange del dito di San Tommaso.
Sant’Elena venne poi sepolta proprio in questa chiesa.
Le reliquie vennero poi trasferite, nel XVI secolo in una cappella situata in una zona superiore e nel 1925 poste in una cappella definitiva più in alto che le conteneva tutte e che era agevole anche per la devozione dei molti pellegrini.
Essa venne completata nel corso di vari anni e conclusa attorno al 1950, ma con l’avanzare della tecnica, negli anni si è cercato di ottimizzare la conservazione delle reliquie, disposte in appositi reliquiari, quasi tutti del 1800.
Alla cappella si arriva percorrendo una gradinata su cui si trova una Via Crucis bronzea. Accanto alle reliquie è esposta una copia della Sindone. |
Nennolina
Nella stessa cappella è sepolta dal 1999 la Serva di Dio ricordata col nome di “Nennolina”, una bambina romana vissuta tra il 1930 ed il’37 a pochi passi dalla Basilica.
Antonietta Meo morì alla tenera età di sei anni e mezzo in seguito ad una malattia incurabile.
Ma già ella presentava quelle doti straordinarie che sono proprio delle anime sante: scriveva piccole lettere a Dio, a Gesù e alla Madonna |
CHIESA DI SANTA MARIA DEL POPOLO
MADONNA DEL POPOLO |
Preghiera
Dell’alba nella festa e della sera.
nella tristezza il nostro cuore sia
con infuocati accenti di preghiera
sempre rivolto a Te, Santa Maria.
Ai miserelli tuoi dona soccorso,
i pusilli solleva, i fiacchi scalda,
pel popolo ch’a Te porta ricorso,
e per leviti sia tua prece calda.
Nel fulgido sereno alto consesso
donde il comun patire ascolti e vedi,
pel devoto gentil femmineo sesso
per chi si volge a Te, Madre intercedi. |
La Chiesa di Santa Maria del Popolo venne costruita sulla tomba di Nerone durante il pontificato di Pasquale II per placare la presenza dello spirito dell’imperatore romano.
Questo è quanto racconta una leggenda metropolitana mentre sembrerebbe che in realtà essa venne realizzata per ringraziare la Vergine della riconquista del Santo Sepolcro di Gerusalemme, avvenuta sotto Gregorio IX.
Nel 1235 un’icona della Madonna, che ancora oggi si trova sull’altar maggiore e che è ritenuta di San Luca, venne trasferita dal Laterano alla chiesa primitiva.
Nel XII secolo la chiesa venne concessa agli Agostiniani che nel corso del 1400 vi effettuarono delle modifiche e agli inizi del 1500 affidarono dei lavori di ristrutturazione al Bramante che realizzò lo splendido coro e la Cappella Chigi, su disegno di Raffaello il quale eseguì anche i bozzetti per altre opere d’arte contenute nella chiesa.
Ulteriori restauri, relativi alle cappelle ed alle decorazioni vennero effettuati durante il 1600 dal Bernini, che intervenne anche sulla facciata, realizzò le due sculture “Abacuc e l’angelo” e “Daniele e il leone” poste poi nella Cappella Chigi ed eseguì altri disegni di sculture realizzate poi da altri artisti. Venne aggiunta, infine, la Cappella Cybo realizzata da Carlo Fontana tra il 1682 e il 1687.
All’interno a tre navate, altari e, come già accennato, numerose cappelle con dipinti ed affreschi di vari autori, tra cui il Pinturicchio, Maratta, Raffaele Vanni, Annibale Carracci, uno splendido organo, mosaici, tombe e monumenti di nobili, vescovi e cardinali scolpiti da Andrea Bregno e dal Sansovino.
Ma le due più importanti opere presenti nella chiesa, nella Cappella Cerasi, sono due dipinti del Caravaggio: la “Conversione di San Paolo” e la “Crocifissione di San Pietro” in cui il pittore profuse la sua straordinaria capacità di stupire l’osservatore con le sue figure dirompenti, le linee moderne, i colori aggressivi ma morbidi. |
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Nella chiesa sono conservate varie reliquie di martiri di cui poco si sa se non i nomi: Faustina, Sabino, Innocente, Ignazio vescovo, Anastasia Maggiore, Vittore. |
CHIESA DI SAN CLEMENTE
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Pur non essendo dedicata a nessuna Madonna particolare, la basilica di San Clemente è prendere in considerazione per i tesori ....
Eretta vicino alla Casa di Nerone, a pochi passi dal Colosseo, vicina alla basilica di San Giovanni, venne dedicata a San Clemente Papa, terzo pontefice dopo San Pietro.
Si sa ben poco di lui, morto verso il 100 d.C., probabilmente di origine ebraica e contemporaneo degli apostoli Pietro e Paolo, alcuni dicono addirittura che svolgesse lo stesso lavoro di Pietro.
E' autore di una famosa Lettera ai Corinzi del 96 scritta dal Papa per alcune controversie avvenute nell'ambito della chiesa di Corinto.
La chiesa è affidata ai Padri Domenicani Irlandesi.
La basilica odierna è stata realizzata nel XII secolo e rappresenta il primo livello, sotto al quale si possono vedere i resti, ben conservati, dei due livelli inferiori, il primo della chiesa antica, probabilmente abitazione di un ricco romano ed il secondo livello, vestigia di case romane del I secolo d.C.
Entrando nel primo lievllo ci si trova a circa 4 m. sotto la basilica odierna. La prima basilica risale al IV secolo, inizi del V. Era a tre navate con colonne che successivamente sono state rinforzate e decorate con degli affreschi.
Altare laterale |
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Sarcofago pagano in mamro |
Si scende poi a circa 10 m. sotto il sottosuolo, ritrovandosi nella parte risalente al I secolo dove c'è il Mitreo, luogo destinato alla devozione verso il dio Mitra, il cui culto aveva preso piede tra i Greci e Romani, forse importato dalla Persia e che all'avvento del cristianesimo presto scomparve senza lasciar molte tracce.
Accanto al Mitreo, un antico edificio industriale con un grande cortile al centro.
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CHIESA DI SANTA MARIA IN ARA COELI
MADONNA DELL'ARA COELI
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La chiesa di Santa Maria in Ara Coeli è stata costruita, come tante chiese a Roma, su un precedente tempio pagano dedicato a Giunone "Moneta", venerata come ammonitrice, che sorgeva sul colle del Campidoglio, vicino al quale successivamente, venne creata la Zecca di Roma - più tardi trasferita poco distante - da cui, appunto, l'epiteto conferito alla dea.
Sebbene le sue origini siano controverse - si parla di una prima chiesa costruita verso la fine del 500 -, la chiesa odierna, di stile romanico, databile alla metà del XII secolo, si raggiunge salendo una lunga scalinata (124 gradini) che una volta portava all'entrata principale, mentre ora porta ora ad un'entrata laterale. In epoca antica venne considerata come una vera e propria "scala santa" da salire in ginocchio
La chiesa nuova è databile attorno al 1350.
In questo luogo si ricordano alcuni personaggi storici e le loro arringhe al popolo di Roma: Cola di Rienzo, la cui statua troneggia in piazza del Campidoglio, a due passi dalla chiesa, Carlo d'Angiò, ecc.
Dapprima chiamata "Santa Maria in Capitolio" venne poi denominata "Santa Maria in Aracoeli".
La Chiesa, durante l' occupazione dei francesi e successivamente durante la Repubblica alla fine del 1700, venne sconsacrata ed adibita a stalla, riprendendo il suo ruolo nell'800, ma durante i lavori relativi alla costruzione del monumento a Vittorio Emanuele, non riuscì a salvare l'antica sagrestia, il convento e la Torre di Paolo III.
La facciata era adorna di mosaici, affreschi e rosoni che purtroppo andarono perduti, come pure di un orologio degli inizi del 1400.
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All'interno della chiesa 122 antiche colonne suddivise in 3 navate, il soffitto che commemora la vittoria di Marcantonio Colonna a Lepanto (1571) e varie cappelle adorne di begli affreschi, pitture, quadri, ecc. |
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La chiesa è però famosa per accogliere la piccola statua del Bambinello, scultura in legno del Monte degli Ulivi, che era stata immersa nelle acque del Giordano (o almeno così si dice), statuetta miracolosa, più volte rubata con il suo corredo di monili, catene d'oro, bracciali e quant'altro (un vero tesoro) e altrettante volte sostituita e corredata di altri gioielli, dono dei fedeli. |
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Secondo antiche leggende, il piccolo tempio sotto riprodotto ha connessioni sia con Augusto imperatore che con Santa Elena. Esso, infatti, è dedicato alla madre di Costantino ma contiene un altare .che, secondo la leggenda, venne fatto costruire da Ottaviano Augusto al "Signore del cielo", che gli era apparso in visione come un piccolo bambino in braccio a sua madre. Sembra, poi che nella basilica sia presente, tra le altre, una colonna che proveniva proprio dall'appartamento di Augusto. Leggenda metropolitana o no, è una storia interessante ed intrigante.
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Cappella di San Francesco |
Cappella di san Bernardino da Siena
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Madonna con Bambino, San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista
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Papa Leone X
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Papa Paolo III
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Papa Gregorio XIII
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Cappella del Crocifisso
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Cappella di S. Francesco Solano |
Cappella del Presepio
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San Giovanni da Triora |
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Madonna della Colonna
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Cappella dell'immacolata |
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CHIESA DI SANT'IGNAZIO DI LOYOLA |
La chiesa, costruita nel 1626 su quella antica dell'Annunziata, troppo esigua per il gran numero di studenti del Collegio Romano, venne fortemente voluta dal Card. Ludovico Ludovisi, e dedicata al fondatore della Compagnia di Gesù, Sant'Ignazio di Loyola, da poco fatto santo.
Pur se attribuita a vari grandi nomi dell'architettura, pare che il progetto venne ideato da un gesuita, Orazio Grassi, che si dice fosse stato avversario di Galilei, e successivamente terminata da un altro gesuita che effettuò alcuni cambiamenti al progetto originale. .
La chiesa ha tre porte ed è a croce latina, tre cappelle a sinistra e tre a destra, ma ciò che più la impreziosisce e la rende davvero unica sono due dipinti di Andrea Pozzo, un trompe l'oeil che rappresenta una cupola che però in realtà è solo disegnata ed il prezioso, grande affresco che ricopre il soffitto: la gloria di S. Ignazio.
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Ancora nell'abside, un altro gioco sapiente, delle scene della vita di S. Ignazio, dove il Pozzo riesce sulla superficie concava dell'abside a dipingere delle colonne perfettamente dritte.
Tra le altre opere, varie statue che rappresentano le quattro Virtù Cardinali: la Prudenza, la Fortezza, la Temperanza e la giustizia, nonchè altre due statue che rappresentano la Religione e la Magnificenza.
Notevoli,
il Transito di San Giuseppe del Trevisani ed il grande rilievo di Pierre Legros, che rappresenta S. Luigi Gonzaga.
Sulla destra, vi è la cappella Ludovisi con l'imponente monumento sepolcrale di papa Gregorio XV , sempre del Legros ed una grande statua di Sant'Ignazio in gesso.
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Particolare della tomba Ludovisi: il Card. Ludovico con angelo |
Nella chiesa sono sepolti tre santi: Luigi Gonzaga, Roberto Bellarmino e Giovanni Berchmans.
Tomba di San Luigi Gonzaga |
Altare del Crocifisso con Gesù in legno e reliquiari decorati |
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Soffitto della Sacrestia
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Accedendo alla sacrestia, che è di per sè un'opera d'arte, si incontrano statue e dipinti...
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Sulla sinistra del presbiterio, da cui si accede alla Sacrestia c'è la grande statua di Sant'Ignazio (qui a destra) del Rusconi, copia di quella realizzata per la Basilica di San Pietro.
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Tante ancora le meraviglie di questa chiesa, su cui ritorneremo...
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CHIESA DI SAN LORENZO FUORI LE MURA
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La basilica di San Lorenzo fuori le mura, considerata basilica patriarcale fino alla metà del XIX secolo, è una delle Sette chiese di Roma, situata all'inizio della via Tiburtina.
Accanto ad essa, sempre nel XIX secolo, venne realizzato il primo cimitero di Roma, chiamato Verano.
Nella basilica ci sono le tombe di san Lorenzo martire (arcidiacono, martirizzato il 10 agosto del 258 a seguito dell'editto emanato dall'imperatore Valeriano secondo il quale tutti i vescovi, i presbiteri ed i diaconi dovevano essere uccisi), dello statista Alcide De Gasperi (opera di G. Manzù) e di cinque papi: san Zosimo, san Sisto III, sant'Ilario, Damaso II e il beato Pio IX.
Il corpo di quest'ultimo, venne qui traslato nella notte tra il 12 ed il 13 luglio 1881, per evitare disordini con gli anticlericali che volevano gettarne il corpo nel Tevere. Nello scontro prevalsero le forze dell'ordine e così la salma del Papa riuscì ad arrivare a destinazione.
Tomba di Papa Pio IX
La facciata, in laterizio con tre finestre, ricostruita dopo i bombardamenti del 1943, ed in origine interamente ricoperta di mosaici, per lo più perduti, conserva ancora alcuni frammenti, riproducenti il Cristo Agnello e la Presentazione di Pietro di Courtenay a san Lorenzo.
Il martirio di San Lorenzo avvenne, secondo tradizione, su di una graticola ardente (custodita nella basilica di S.Lorenzo in Lucina), nel luogo in cui oggi sorge la chiesa di S.Lorenzo in Panisperna: il corpo, invece, venne sepolto nell'antico "ager Veranus" lungo la via Tiburtina.
Nel 330 d.C., secondo il "Liber Pontificalis", l'imperatore Costantino fece una serie di interventi sulla tomba del martire, isolandola da altri monumenti funerari, per permetterne l'afflusso ai fedeli attraverso un percorso a cui si accedeva con una scala di ingresso e di uscita e in onore di Lorenzo fece costruire, ai piedi della collina del Verano, una grande basilica cimiteriale in laterizio, a tre navate divise da archi su pilastri, come erano state innalzate altre basiliche, dedicate ad altri santi martiri (San Sebastiano su via Appia, Sant'Agnese fuori le mura, Santi Marcellino e Pietro, vicino a Tor Pignattara.
Sopra alla tomba di Lorenzo venne innalzato un piccolo oratorio, sostituito poi, sotto Papa Pelagio II (579-590), da una nuova chiesa. Quindi per un certo tempo coesistettero la Basilica maggiore di Costantino, dedicata successivamente alla Madonna, dismessa tra il IX ed il XII secolo, ed una minore, quella di Papa Pelagio (VI sec.).
Il grande presbiterio corrisponde alla navata centrale dell'antica basilica di Pelagio II, in posizione rialzata e ad esso si accede attraverso due rampe di scale. Sotto c'è la cripta del IV secolo che contiene le tombe dei santi Lorenzo e Stefano protomartire. Nell’arco trionfale, rivolto verso la basilica pelagiana, vi sono mosaici del VI secolo raffiguranti Gesù tra santi e papa Pelagio.
Nel 1217, Papa Onorio III, forse per l'incoronazione di Pietro di Courtenay come imperatore latino di Costantinopoli, fece iniziare dei lavori di ingrandimento della basilica pelagiana, e infatti la chiesa, con la soppressione della vecchia abside, venne allungata verso ovest, mentre la vecchia basilica venne rialzata nel pavimento della navata centrale, divenendo il presbiterio della nuova chiesa.
La basilica di papa Onorio III è a tre navate separate tra loro da 22 colonne di diverso formato e fattura, che forse provenivano dalla precedente basilica costantiniana.
Il pavimento cosmatesco, così come il suo innalzamento, è sempre di questo periodo. Il ciborio, opera dei Cosmati, è composto da quattro colonne di porfido sormontate da una copertura a piramide. In fondo al presbiterio è la sede episcopale del 1254, decorata con mosaici. Dietro la sede è la "cappella di Pio IX", opera di Raffaele Cattaneo della fine del XIX secolo, con mosaici che ritraggono momenti della sua vita: questa cappella era, in origine, il nartece della basilica pelagiana.
Dopo l'intervento onoriano la basilica venne ancora arricchita con la tomba del cardinale Fieschi, morto nel 1256, costituita da un grande sarcofago romano del II secolo d.C. con scene nuziali inserito in un baldacchino cosmatesco.
Davanti alla chiesa, il portico del XIII secolo, a sei colonne e sotto di esso sarcofagi ed un ciclo di affreschi di mastro Paolo e Filippo, risalente all'ultimo quarto del XIII secolo, che narrano le "Storie di S.Lorenzo, di S.Stefano e dell'imperatore Enrico II".
Sarcofago pagano
In fondo alla navata di sinistra c'è l'ingresso alla cappella della santa martire Ciriaca e la scala che porta ad essa ed alle Catacombe di S.Ciriaca - così chiamate perchè presenti sulle terre appartenenti a questa matrona romana - nelle quali fu sepolto S. Lorenzo e che assunsero poi la denominazione di Catacombe di S.Lorenzo. Essa è decorata a bassorilievi con le anime purganti: sull'altare della cappella di S.Ciriaca c' è un'elegante edicola cosmatesca del XIII secolo con un rilievo dei primi del 1500 con "Gesù morto sorretto da Maria e da S.Giovanni", mentre lo stemma sulla base della cornice è della famiglia Farnese.
Ambone cosmatesco - Sec. XII
La basilica di San Lorenzo fuori le Mura fu sede del patriarca latino di Gerusalemme dal 1374 al 1847, anno in cui Pio IX ripristinò la sede a Gerusalemme.
La chiesa, a cui papa Pio IX era molto legato e per cui fece molti interventi migliorativi - ad es. una colonna commemorativa che reca in cima la statua bronzea del martire Lorenzo (opera di Stefano Galletti) - subì poi ulteriori trasformazioni nel periodo barocco, con l'intervento dell'architetto Virginio Vespignani tra il 1855 e il 1864, a cui il papa aveva dato incarico di un "restauro archeologico". Egli riportò la basilica all'assetto che aveva sotto Onorio III e le spoglie di S.Lorenzo, e quelle dei martiri S.Stefano e S.Giustino, furono sistemate sotto il presbiterio conservando, al livello della basilica pelagiana, una grande lastra di marmo sulla quale vi sono macchie di sangue che, secondo la tradizione, erano quelle di S.Lorenzo e che papa Pio IX fece analizzare e che vennero proclamate come sangue e grasso umano.
Pio IX e l'episcopato cattolico
Omaggio delle Nazioni a Papa Pio IX
La navata centrale venne interamente affrescata nell’Ottocento da Cesare Fracassini, ma a seguito della II guerra mondiale restano solo due affreschi, nella controfacciata e nell’arco trionfale (quello rivolto verso la basilica onoriana). La navata termina con l’altare detto della confessione, in posizione rialzata.
Nella navata di destra vi sono resti di affreschi medievali raffiguranti Santi e una Madonna col bambino. La navata termina con la "cappella di San Tarcisio, realizzata da Virginio Vespignani: in essa è conservata una tela di Emilio Savonanzi (1619), con la raffigurazione della Sepoltura di San Lorenzo. La navata di sinistra, priva di opere pittoriche, termina con la "cappella sotterranea di Santa Ciriaca", decorata nel XVII secolo: qui si trovano due monumenti funebri realizzati su disegno di Pietro da Cortona.
Dalla cappella di San Tarcisio, e dell’adiacente sacrestia, si accede al chiostro della fine del XII secolo, da cui, a sua volta, si scende nella catacomba di San Lorenzo.
Durante la seconda guerra mondiale, il 19 luglio 1943, la chiesa venne colpita e gravemente danneggiata, durante il primo bombardamento alleato su Roma, specialmente nella parte superiore della facciata dove gli antichi affreschi vennero irrimediabilmente compromessi. Ai lati del portale di ingresso una lapide ricorda la visita di papa Pio XII alla chiesa ed al quartiere, dopo il bombardamento.
Dopo la guerra, la basilica venne però ricostruita e restaurata con materiale originale ed i restauri, conclusisi nel 1948, eliminarono alcune delle strutture aggiunte nel XIX secolo.
Nel 1957 furono effettuati indagini di scavo vicino al muro del Verano che permisero di ritrovare i resti della basilica costantiniana, cioè un grande edificio a circo, a tre navate separate da colonne e successivi scavi sotto la basilica hanno portato alla luce numerosi ambienti e cripte.
Sul matroneo della parete di fondo della basilica pelagiana si trova l'organo a canne, costruito nel 1958 dai fratelli Ruffatti in sostituzione dell'organo precedente, della famiglia Priori(1860) e distrutto durante il bombardamento del 1943.
La chiesa, in origine affidata ai Canonici Regolari Lateranensi, dal 1855 è amministrata dai frati cappuccini, ed è sede di parrocchia dal 1709 con decreto del cardinale vicario Gaspare Carpegna “De cuiuslibet statuta”. Vicino alla chiesa, il monastero ed il campanile in stile romanico (XII secolo).
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BASILICA DI SAN PIETRO IN VINCOLI
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Si raggiunge la chiesa di San Pietro in Vincoli, o Basilica Eudossiana, il nome dell'imperatrice romana Licinia Eudossia, figlia di Teodosio II, che la fece edificare nel 442, attraverso una stradina tortuosa ed interessante che sbuca in una bella piaza solare dove s'innalza la basilica. Sulla destra, un piccolo tunnel, una scalinata che porta alla sottostante via Cavour, tra il verde intenso dei rampicanti ed il traffico ininterrotto...
La chiesa sorge sulle vestigia delle Terme di Tito che si ergevano sul Colle Esquilino e su cui era già un precedente luogo di preghiera dei cristiani, denominato "Titulus apostolorum".
Si entra nella chiesa e lo sguardo va subito al centro, dove si possono ammirare e venerare le sacre reliquie delle catene (vincula) di S. Pietro che la madre di Licinia aveva avuto dal Patriarca di Gerusalemme, Giovenale, durante il viaggio che l'aveva condotta in Terra Santa.
Tali catene sono quelle che lo avevano tenuto incatenato durante la prigionia a Gerusalemme, voluta da Erode:
"Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere.
Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani."
L'imperatrice Liciia fece dono di quest'importante reliquia a Papa Leone I Magno che già aveva quelle che aveva tenuto prigioniero l'Apostolo nel Carcere Mamertino e si dice che quando il pontefice le mise una accanto all'altra per confrontarle, esse improvvisamente si unirono insieme per non più distaccarsi, divenendo un'unica, lunga catena.
Per questo fatto e in onore dell'Apostolo, il Papa fece edificare questa nuova chiesa per custodirvi le sacre reliquie.
La chiesa venne poi restaurata varie volte, la terza volta sotto Papa Giulio II che voleva farsi seppellire qui e nel potico e nella chiesa stessa compare molte volte il suo stemma papale.
Il convento adiacente venne adibito, alla fine del 1800, a Facoltà di Ingegneria che, dal pozzo centrale ornato di mascheroni, ha tratto il simbolo che la contraddistingue. |
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Il Mosè al centro, alla sua destra Rachele ed alla sua sinistra Lia
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Ma lo sguardo del visitatore, puntato sulle catene di S. Pietro, viene subito catturato da quello che si trova nella navata di destra: l'imponente e possente, magnifica statua del Mosè di Michelangelo, incastonata al centro di un gruppo scultoreo non troppo importante, rispetto ad essa.
Il Mosè faceva parte di un sontuoso progetto pensato da Michelangelo per la realizzazione del monumento funebre dedicato a Papa Guilio II, destinato ad essere posto nella Basilica di San Pietro ma che però non venne mai portato completamente a termine dall'artista, che aveva cominciato a progettarlo dopo che il Pontefice l'aveva convocato a Roma nel 1505, per affidargli questo impegnativo compito.
Mentre, infatti,
Michelangelo andava a reperire la materia prima a Carrara, già il Papa aveva cambiato idea e quando l'artista tornò con i marmi prescelti ne restò giustamente contrariato.
La sua fattura venne rimandata negli anni, mentre Michelangelo progettava e realizzava intanto la Cappella Sistina ed altre grandi opere.
Dall'imponente progetto iniziale che prevedeva la realizzazione di 40 statue, l'opera si ridusse ad un monumento rettangolare con 7 statue, non tutte realizzate da Michelangelo che ne eseguì solo 3, ma l'unica veramente riuscita fu il Mosè, un vero capolavoro.
La statua rappresenta Mosè che stringe sotto il braccio destro le Tavole della Legge affidategli da Dio, mentre con la mano sinistra si accarezza la lunga barba, frastornato e adirato con gli israeliti che stavano adorando non il vero Dio ma un vitello d'oro. L'impressione che si ha nel guardare la scultura è che Mosè stia per alzarsi e punire i miscredenti, almeno così si evince dalla muscolatura così ben delineata dallo scultura.
Le due escrescenze sul capo di Mosè che sembrano due corna forse sono state originate da una erronea traduzione del Libro dell'Esodo in cui è scritto che Mosè, scendendo dal Monte Sinai, aveva sulla fronte due raggi (in ebraico karan o karnaim, erroneamente tradotte con la parola keren, cioè corna).
Sul ginocchio destro si rileva un lieve frattura che corrisponderebbe a quanto si narra da sempre, cioè che Michelangelo, dopo aver completato la scultura così realisticamente, avrebbe colpito con una mazza il ginocchio in questione, gridando al Mosè: "Perché non parli?".
Secondo quanto risulta da un antico documento sembrerebbe che la statua originaria del Mosè abbia subito dei mutamenti di rotazione, realizzati da Michelangelo - si dice per motivi di ordine religioso - anni dopo la realizzazione dell'opera. Sarebbe stata girata la testa ma non solo, tutto il corpo avrebbe subito una torsione ed anche il trono su cui siede sarebbe stato volto verso sinistra, abbassandolo, sempre sulla sinistra, di circa 7 cm. e per far si che il piede sinistro poggiasse più indietro, avrebbe "riplasmato" il ginocchio rendendolo più piccolo di quello destro. |
Sull'alto del monumento funebre, al centro, il corpo disteso di Papa Giulio II, probabilmente sempre opera di Michelangelo, alla sua destra una Sibilla e alla sua sinistra un Profeta. Ancora più in alto, una Madonna in piedi con Bambino.
Alla fine, poi, Papa Giulio II non venne sepolto in San Pietro in Vincoli ma nella Basilica di San Pietro , accanto allo zio Francesco, Papa Sisto IV, senza monumento funebre.
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Nella parte sinistra del transetto, compare il bellissimo organo a canne, tutto dorato, costruito attorno al 1686 e succesivamente ampliato. |
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La chiesa è divisa in tre navate ornate di 20 colonne doriche, la volta a botte della navata centrale è ornata da un grande affresco di Giovanni Battista Parodi che ricorda il miracolo delle catene. Ma tutta la chiesa conserva opere di famosi pittori, quali il Guercino, il Domenichino, il Pomarancio
Nella basilica sono sepolti, con monumenti funebri di rilievo, personaggi come Antonio e Piero del Pollaiolo, 2 famosi artisti fiorentini e il cardinale Nicola Cusano.
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CHIESA DEI SANTI SERGIO E BACCO DEGLI UCRAINI
MADONNA DEL PASCOLO
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La chiesa dei Santi Sergio e Bacco degli Ucraini si trova nel rione Monti, proprio sulla piazza Madonna dei Monti.
I due santi siriani, molto venerati sia in Oriente che in Occidente, erano soldati dell'esercito romano sotto l'imperatore Diocleziano, molto vicini al tetrarca d'Oriente Massimino Daia, che si era autoproclamato augusto ed aveva condotto una campagna militare in Armenia, popolo che in passato era stato alleato dei Romani, ma che però aveva aderito al Cristianesimo, cosa non gradita all'imperatore. Vennero entrambi uccisi in Siria, Sergio a Resafa e Bacco a Barbalissa.
I due santi vennero martirizzati a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, perchè s'erano rifiutati di sacrificare agli dei pagani e vennero così degradati e fatti girare per le vie della città, vestiti da donna ed inviati successivmente da Antioco
prefetto della Provincia Siro-Eufratese, perché fossero uccisi.
Bacco fu flagellato ripetutamente fino alla morte, e il suo corpo fu lasciato insepolto, ma di notte i cristiani lo raccolsero seppellendolo in una grotta vicina, mentre
Sergio fu costretto a camminare su dei chiodi per un lungo tragitto, finchè poi non venne decapitato e su questo luogo venne poi costruita una piccola chiesa; sostituita nel tempo da una più imponente, in cui corpo del santo martire venne trasferito. Il suo culto si estese grandemente nella Frigia, anche ad opera di cristiani provenienti da tribù che vivevano a sud dell'Eufrate, tanto che venne creato un vero e proprio villaggio chiamato Sergiopoli da Giustiniano che lo ingrandì con opere di utilità pubblica.
Sergiopoli fu luogo di molti miracoli e questo ne diffuse il culto anche in Occidente, mentre in Oriente si moltiplicavano le chiese dedicate a S. Sergio, tra cui quella a Costantinopoli, oggi moschea ed anche a Roma (IX secolo) e a Ravenna.
San Sergio e San Bacco erano venerati anticamente come protettori dei soldati e così venivano effigiati in tanti dipinti.
Anche a Trieste, nello stemma della città compare un'alabarda, l'alabarda di San Sergio, perchè si riteneva che, essendo membro della XV Legione Apollinare a Trieste, in questa città avesse aderito al cristianesimo. Denunciato per la sua religione, egli, richiamato alla corte imperiale, lasciò i suoi compagni con la promessa di un segno miracoloso che avrebbe sottolineato la sua morte.
E, infatti, quando subì la decapitazione, un'alabarda cadde dal cielo nel Foro di Trieste e quest'arma, chiamata "lancia di San Sergio" è ancora nel tesoro della cattedrale della città. |
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Le statue in travertino dei due santi sulla facciata della chiesa eall'interno, una lapide
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La chiesa di Roma dedicata ai due santi, chiamata anche Chiesa della Madonna del Pascolo e degli Ucraini, si trova nella zona dell'antica Suburra e venne affidata a vari conventi e monasteri, finchè Papa Urbano VIII l'affidò ai monaci ruteni basiliani.
L’interno è a una navata con volta a botte affrescata.
L'iconostasi, o parete divisoria decorata con icone che separa la navata delle chiese ortodosse e cattoliche dalla parte in cui viene viene celebrata l'Eucaristia è di grande interesse.
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CHIESA DI SANTA PUDENZIANA
Madonna in trono detta della Misericordia
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Sembra essere stata una tra le più antiche chiese di Roma, forse la prima, essendo dedicata a Pudenziana, sorella di Santa Prassede e figlia del senatore Pudente, uno dei primi convertiti perchè San Pietro aveva abitatoper qualche anno in quella stessa casa, ospite dei suoi antenati (almeno così si racconta...).
La chiesa è stata innalzata sulle vestigia della casa di Pudente, infatti veniva definita "Titulus Pudentis".
Nei secoli la basilica è stata, ovviamente, ampliata, ristrutturata e restaurata, con l'abolizione di un portico antistante che risaliva al IV secolo e di due delle tre navate preesistenti, con l'aggiunta, invece, di un campanile romanico, verso la fine del 1500. Nella chiesa compaiono lavori del Pomarancio, di Giovan Battista della Porta, di Carlo Maderno.
Di grande impatto il mosaico sull'abside che rappresenta Gesù che ha tra le mani un libro aperto con gli Apostoli - purtroppo ne mancano due forse deteriorati durante lavori di ristrutturazione - e due donne che gli offrono una corona e che presumibilmente sarebbero santa Pudenziana e Santa Prassede.
Sullo sfondo semicircolare si staglia una città, probabilmente Gerusalemme, poichè al centro del mosaico campeggia una croce tempestata di pietre preziose, in ricordo di quella fatta costruire sul Calvario da Teodosio II, e le immagini dei quattro Esseri viventi (angelo, aquila, leone e aquila). Complesso e non ancora ben definito il significato di questo ricco mosaico che, comunque, evidenzia la figura del Cristo come fonte di salvezza. |
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Natività e Natività di Maria di Lazzaro Baldi
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Gruppo scultoreo di Giovan Battista Della Port
che rappresenta Cristo
che dà le chiavi del cielo a San Pietro
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Nella chiesa ci sono molte altre pregevoli opere: di Achille Tamburini (Crocefisso di bronzo), i due quadri di Lazzaro Baldi nonchè di Carlo Maderno nella Cappella Caetani, che racchiude altri mosaici più moderni e le statue delle Virtù Teologali ed il monumento funebre di Luciano Bonaparte, nipote di Napoleone.
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Tomba di Luciano Bonaparte
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Statue varie
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Ego Sum
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San Lorenzo Ruiz di Manila, martire
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La chiesa è molto frequentata da cristiani di varie razze e provenienze, tra cui un'attiva comunità di Filippini che partecipa alle iniziative pastorali e culturali, nonchè da molte coppie di fidanzati, anche questi di varie etnie, che desiderano fare delle loro famiglie nascenti "chiesa domestica".
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SANTA PUDENZIANA
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La vita di Santa Pudenziana è strettamente legata a quella degli altri componenti della sua famiglia, la sorella Prassede, il padre Pudente e la madre Savinella.
Le agiografie parlano per tutti di martirio a causa della loro fede cristiana, a cui avrebbero aderito in ricordo dell'ospitalità per lungo tempo data dai loro consanguinei a San Pietro e, fors'anche a San Paolo, ma non è certo. Certa è, comunque, la loro reale esistenza, perché sono entrambe menzionate in molti antichi codici. |
Il dipinto di Santa Pudenziana si trova sull'altare centrale
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Sicuro era, invece, che la loro casa era diventata una chiesa domestica, che accoglieva i cristiani per le funzioni di culto e che successivamente si trasformò in vera e propria chiesa, Titulus Pudentis, dal nome del capofamiglia
Le due sorelle si occupavano inoltre di assistere i più bisognosi ma, soprattutto, s'erano dedicate a raccogliere le ossa ed il sangue dei primi martiri cristiani, conservando le prime in un pozzo e l'altro in ampolle. Nel contempo facevano proselitismo e portavano al Battesimo numerosi nuovi seguaci.
Pudenziana muore giovanissima, probabilmente martire e viene sepolta nella Catacombe di Priscilla, da cui verrà traslata nei primi anni dell'800 e sepolta nella chiesa intitolata dapprima al padre e dal VII secolo a lei dedicata.
Anche santa Prassede sembra essere stata martirizzata per aver dato asilo a dei cristiani in fuga dalla persecuzione e per aver raccolto le reliquie dei martirizzati per preservarle dalla profanazione. Venne così sepolta accanto al padre ed alla sorella ed ora le sue reliquie si trovano nella chiesa a lei intitolata.
Santa Pudenziana viene ricordata liturgicamente il 19 maggio e santa Prassede il 21 di luglio.
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Santa Prassede e Santa Pudenziana che raccolgono il sangue e le ossa dei martiri
Dipinto del XVII sec. di Antonio Tanari
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