COLLABORAZIONI
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Periodico) ."
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MADRE ANNA MICHELI
Anna Micheli è la confondatrice, insieme
al Venerabile Agostino Chieppi, della Congregazione delle
Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria di Parma.
Con il Padre Fondatore e la Beata Eugenia Picco Anna è
una Figura di spicco nell’intera storia della Congregazione.
La sua biografia è molto semplice ma talmente intensa
che giunge utile lasciarla raccontare dai Documenti che sono
pervenuti sulla sua Figura, i quali, la dipingono indelebilmente
usando espressioni che non a molti risultano comuni.
Nasce a Parma il 10 Febbraio 1828 da una famiglia molto povera
e religiosissima. Anna è fragile di salute, non cammina
e non si conoscono le cause di questa sua infermità
che l’afflisse fino all’età di sette anni.
I genitori, particolarmente devoti a Maria Vergine, l’accompagnarono
in Pellegrinaggio presso il Santuario di Fontanellato, percorrendo
a piedi la strada da Parma: “posata e sostenuta sulla
pradella dell’altare, riprese sull’istante le
forze cominciando a camminare speditamente. Era il premio
alla fede semplice e instancabile di quei due genitori…
Dopo questo fatto, la presenza di Maria nella vita di Anna
diventerà qualche cosa di sostanziale, di determinante”
(Madre Anna Micheli: La Congregazione delle Piccole Figlie
dei SS. Cuori di Gesù e di Maria nel centenario della
morte della Confondatrice, [a cura delle Piccole Figlie dei
Sacri Cuori di Gesù e Maria], [S. l.: s. n.], 1971,
p. 5).
Un’importante pagina sulla Figura di Anna è stata
scritta nella Cronaca della Congregazione:
“…Era già da 5 anni che una certa Micheli
Anna unitamente ad una sua cugina certa Zinelli Melchiorre
facevano un po’ di scuola privata, non avendo altro
mezzo di sussistenza. A queste due si aggiunsero altre tre
giovani, che in modo speciale nei giorni festivi, si univano
e facevano un po’ di lettura spirituale, istruzione
ecc. Il Venerdì Santo 1865, tutte cinque unite insieme,
coll’approvazione del Padre Fondatore, proposero di
formare una piccola Congregazione, intendendo di adorare ciascuna
una Piaga di Gesù in Croce… A queste cinque ben
presto si unirono altre quattro giovani ed allora si decisero
di attuare lo scopo e si proposero l’istruzione religiosa
delle fanciulle del popolo e l’assistenza alle ammalate
a domicilio. Appena deliberata la cosa, tutte animate si accinsero
all’opera.
Diffatto si incominciarono a visitare ed assistere, anche
vegliando, povere ammalate bisognose di tutto e provvedevano
loro alcuni soccorsi, che domandavano alla carità cittadina.
Raccoglievano eziando nei dì festivi povere fanciulle
trascurate, la maggior parte, dai genitori e le indirizzavano
dove abitava la Micheli, che, con ansietà ed amore,
le abbracciava e prodigava loro le cure necessarie al momento.
Cresciute le fanciulle in numero straordinario, in poco tempo,
la suddetta A. Micheli prese a pigione una stanza al pianterreno
nella Casa, ove essa abitava B.go S. Quirino N. 10 (di fronte
a Casa Biondi).
Tutte le Domeniche e festività dell’anno le fanciulle
si radunavano alle ore due nella suddetta stanza, dove veniva
loro impartita l’istruzione religiosa della buona Micheli
non che dalle altre, che s’erano divise in sezioni le
fanciulle. L’istruzione durava circa mezz’ora,
poscia le intrattenevano con alcuni fatti storici, e le fanciulle
pendevano dal labbro di quelle buone e pie, come figlie attorno
alle loro Madri. Dopo dispensavano a ciascuna di queste povere
fanciulle la polenta, che tutte affamate mangiavano con grande
avidità, e la farina e fascine occorrenti per farla,
venivano raccolte dalla buona Micheli dalle famiglie benestanti
della città. Poscia le Maestre, piene di carità
e di zelo, indirizzavano alle loro case quelle povere ragazze,
meno di quelle, che dovessero essere trattenute per bisogno
di pulizia personale, e così le pettinavano e le mondavano
da moltissimi insetti, da cui venivano tormentate, ed altre
medicavano piaghe e mali che avevano specialmente in testa.
Le ascoltavano poi per conoscere i pericoli ed i bisogni delle
loro famiglie, e durante la settimana procuravano di soccorrerle,
accattando qualche cosa di vesti, panni ecc. Per quelle fanciulle,
che vivevano assolutamente nel peccato, la buona Micheli,
con indefessa premura, procurava ricercare qualche sussidio
per poi ricoverarle in casa sua. Anche le sue compagne si
davano attorno a raccogliere qualche cosa dalla carità
cittadina per vestirle, specialmente quando le fanciulle dovevano
fare la prima Comunione…” (Cronaca della Congregazione
manoscritta (inedita), fasc. I; anche in: Parma D. Giuseppe,
Vita di Mons. Agostino Chieppi, fondatore delle Piccole Figlie
dei SS. CC., Parma: Tip. Fresching, 1923, pp. 116-21).
Un altro ricordo ci è pervenuto grazie alle bellissima
letteratura di Don Giuseppe Parma, biografo di Agostino Chieppi
e Assistente Ecclesiastico della Congregazione, ricordo che
traccia le linee essenziali per comprendere il momento in
cui nacquero le Piccole Figlie: “ La mattina del Venerdì
S. 1865 (14 Aprile) nell’ora in cui la Chiesa commemora
la Morte del Signore, e le anime sentono come internamente
rinnovarsi ed infondersi nuovo fuoco di vita spirituale, quelle
cinque Pie Donne, dopo le funzioni rituali, si sono date convegno,
e col cuore aperto, e con tutta l’anima, a capo il Degnissimo
Sacerdote D. Agostino, in quella medesima Chiesa di S. Rocco,
in quel solenne silenzio, senza nessun testimonio, senza che
anima viva ne abbia un sentore, innanzi al Tabernacolo Santo,
che tanti voti e tante loro preci ha già raccolto e
che infonde una sicurezza, la quale fa meraviglia a loro stessi,
quelle cinque Pie Donne fanno un patto, in povertà
e castità, di raccogliersi in pia associazione, per
ora non in comunità, e giurano di mantenere la loro
parola agli scopi dell’ubbidienza a Colui, che ormai
non soltanto avrà le cure per le loro anime e della
loro organizzazione, ma ne assumerà la vera e propria
Paternità ed il nome dolce di Padre…” (Parma
D. Giuseppe, Vita di Mons. Agostino Chieppi, fondatore delle
Piccole Figlie dei SS. CC., Parma: Tip. Fresching, 1923, pp.
116).
Scrisse il Venerabile Agostino Chieppi in una lettera ad Anna,
con lo scopo di infondere il carattere che desiderava vedere
nelle sue Figlie: “Se io potessi stamparlo a tutte sul
cuore questo caro nome «umiltà» io sarei
il più contento della terra”
Nel 1869 Anna Micheli riunisce nella Casa di Piazzale S.
Apollonia in Parma le sue consorelle, che sino ad allora vivevano
ancora nelle rispettive famiglie, dando alla luce la prima
Comunità della Congregazione. “Stavano per scoccare
due anni dalla fondazione di quella prima comunità
religioso – apostolica quando il Signore chiese una
dolorosa prova: l’interruzione del cammino terreno,
in breve giro di giorni, di Anna Micheli…
Una comune circostanza: una grave polmonite, contratta per
essersi affaticata troppo nel curare una fanciulla e per essersi
spogliata dei suoi abiti per un’altra bambina priva
di tutto. Era il disegno di Dio che si attuava: la prima Piccola
Figlia, proprio la Confondatrice, doveva essere vittima della
carità. L’offerta di tutta se stessa a Dio era
già stata fatta nel giorno dell’emissione dei
voti… offrirsi vittima per una fanciulla che si trovava
in grave pericolo morale. L’offerta fu accolta dal Signore:
la giovinetta fu salva e Madre Anna Micheli, a quarantatre
anni, passò a consumare le nozze eterne” (Madre
Anna Micheli: La Congregazione delle Piccole Figlie dei SS.
Cuori di Gesù e di Maria nel centenario della morte
della Confondatrice, [a cura delle Piccole Figlie dei Sacri
Cuori di Gesù e Maria], [S. l.: s. n.], 1971, pp. 22-23).
Era il 23 Marzo 1871. Sulla sua tomba il Venerabile Agostino
Chieppi scrisse: Ad Anna Micheli / nata il 10 febbraio 1828
/ rapita il 23 marzo 1871 / eterna pace / la sua morte / preziosa
al cospetto di Dio / a quanti la conobbero fu amara / adorna
d’ogni bella virtù, sfavillava di carità
ardente / al tutto di sé dimentica / le fanciulle più
povere le furon sempre / cura delizia e gloria / le compagne
/ nella sua opera d’amore / posero questa memoria /
inconsolabili.
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BEATA EUGENIA PICCO
Eugenia Picco nasce a Crescenzago (Milano) l'8 novembre 1867.
Il padre Giuseppe, non vedente, fu un rinomato musicista e
concertista, la madre Adelaide Del Corno era una persona attratta
dalla mondanità che mirava ad un’esistenza agiata,
grazie ai successi del marito. A causa delle lunghe tournées
dei genitori, Eugenia era stata affidata dal padre alle cure
dei nonni paterni e gli unici momenti d'incontro erano le
pause tra una tournée e l'altra. Da una tournée
dei due negli Stati Uniti ritornò sola Adelaide ed
Eugenia non saprà mai nulla del destino del genitore
misteriosamente scomparso. La madre dopo poco cominciò
a convivere con tale Basilio Recalcati, con il quale in seguito
avrà altri figli, costringendo Eugenia a lasciare i
nonni per vivere con lei e con il suo nuovo compagno, trasferendosi
a Milano.
Eugenia fu costretta a crescere in un ambiente irreligioso
e dalla dubbia moralità, dovendo confrontarsi con le
ambizioni mondane di Adelaide che la voleva a tutti i costi
artista di rilievo. A ciò si deve aggiungere il comportamento
del Recalcati che la fa vittima di particolari attenzioni,
infastidendola in modo pressante. La
giovane iniziò a frequentare l’oratorio delle
Suore Orsoline del Sacro Cuore di via Parini a Milano e senza
avere, al momento, una profonda conoscenza di Dio “…Si
rifugiava nella basilica di Sant’Ambrogio, nella quale
avvertiva qualcosa di arcano che sin da piccola l’aveva
spinta a promettere qualcosa certamente di ispirato, anche
se ancora non pienamente compreso...” (Lentini G., Eugenia
Picco: sarò come tu mi vuoi, p.25).
Nel maggio 1886, ricevette la chiamata alla santità:
“Un episodio da essa narrato già lascia intravedere
qualche spiraglio della sua futura esperienza mistica. Straziata
per le continue provocazioni al male che le giungevano da
quel rischioso ambiente, una sera, ritiratasi in camera, sola
e affranta dal dolore, si buttò in ginocchio invocando
l’aiuto del Signore” (Vacca M, Una medaglia trovata
per strada, p.5).
Davanti ad un’immagine, la cui raffigurazione non è
nota, Eugenia scrive:“ Che facessi e che avvenne non
so dire. Questo ricordo: si staccò dal quadro una striscia
di luce (quasi una lama di uno stile) e si lanciò colpendo
il mio cuore con un dolore acuto, come provenisse da una ferita
prodotta da una punta. Di qui tutto. Quella punta mi cambiò.
Non ero più quella. Luce e forza. Il mio Dio mi colpì.
Maria vinse la causa. Mi sentii totalmente mutata…dall’istante
stesso del fatto, il mio spirito si ritrovò mutato,
leggero, forte, sembrò rinato innocente” (Picco
E., Relazione al Direttore spirituale, 15.12.1909, in: Scritti,
Vol. I, p.11-12).
In proposito il Teologo Censore P. Alessio Benigar, ofm: “Dagli
effetti buoni che sperimentò la Serva di Dio io, se
fossi stato il suo Direttore spirituale, avrei concluso che
nel caso in questione non si tratta di un’illusione…ma
di una speciale azione di Dio stesso, forse dell’infusione
dell’amore, che chiamerei carismatico, giacché
da quel momento nella Serva di Dio si accese quell’amore
verso Gesù Sacramentato che contraddistinse spiccatamente
la sua vita” (Benigar A., Votum, Positio super virtutibus
, 6c, p.28; cfr. Ferrari F., L’esperienza cristiana
di Agostino Chieppi, p.23).
“Quella sera iniziò per Eugenia un itinerario
ascetico e mistico che la portò sino alle nozze mistiche
e all’esercizio delle virtù in un grado che oggi
la Chiesa ha giudicato eroico” (Lentini G., Agostino
Chieppi: portatore di Cristo, p.431).
Era chiaro che la vita religiosa avrebbe rappresentato l’imminente
futuro di E. La soluzione più ovvia era di entrare
tra le Orsoline (il cui Noviziato era a Milano), ma ciò
avrebbe significato rimanere nel Capoluogo lombardo, ambiente
dal quale Eugenia doveva e voleva assolutamente allontanarsi.
La scelta ricadde sulla Congregazione delle Piccole Figlie
dei Sacri Cuori di Gesù e Maria: “…la congregazione
delle Piccole Figlie dei Cuori di Gesù e Maria, fondata
da appena vent’anni a Parma, era molto conosciuta ed
apprezzata dalle buone Orsoline di Milano che avevano dimestichezza
con il Fondatore, monsignor Agostino Chieppi, sia perché
la loro Casa madre era pure a Parma sia perché il sant’uomo,
oratore di vaglia, a volte veniva a Milano a predicare…”
(Lentini G., Eugenia Picco: sarò come tu mi vuoi, p.31).
Eugenia lasciò Milano di nascosto, causa l’opposizione
della madre e del convivente, e partì per Parma dove
fu accolta dalle Chieppine (altro nome con il quale sono conosciute
le Piccole Figlie, dal nome del Padre Fondatore, il Venerabile
Agostino Chieppi) il 31 Agosto 1887.
Il 26 agosto 1888 ha inizio il noviziato con la consegna della
medaglia benedetta dalle mani del Fondatore; medaglia che
scopre essere molto simile ad una trovata da lei stessa poco
tempo prima a Milano, raffigurante i Sacri Cuori di Gesù
e Maria. E. raccontò in proposito: “Gesù
mi fece trovare per strada una medaglia coi Sacri Cuori di
Gesù e Maria, uguale a quella che allora portavano
le novizie delle Piccole Figlie dei Cuori di Gesù e
di Maria. Fu un segno che mi voleva qui, in questa congregazione?
Sino allora non tenevo nulla di sacro addosso” (Lentini
G., Eugenia Picco: sarò come tu mi vuoi, p.30-31).
Il 10 giugno 1891 emette la prima professione religiosa e
riceve, dal Venerabile Agostino Chieppi, l’anello, “segno
della triplice promessa di castità, povertà
e obbedienza” (Piccole Figlie, Eugenia Picco: Beatificazione
7 Ottobre 2001, p.5).
Il 1 giugno 1894 “Sr. Eugenia Picco emette pubblicamente
i suoi Voti Perpetui” (Conforti G. M., Le Piccole Figlie
dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, p.89).
Si donò alle allieve del Convitto insegnando loro il
francese, musica e canto e alle novizie come maestra distinguendosi
per il suo essere umile: “La sua incredibile umiltà
colpiva gli animi, tanto che, a volte, qualcuno particolarmente
impertinente si divertiva a provocarla, senza mai riuscire
a scomporla o a ferirla…a suor Eugenia importava solamente
vivere il Vangelo come ultima fra gli ultimi” ( Cappucciati
R., Eugenia Picco: come vuole l’Amore, p.45).
Le caratteristiche di religiosa saggia e prudente unite alla
eccezionale diligenza nelle piccole cose, la portarono ad
assumere le cariche di consigliera, di bibliotecaria e archivista,
di segretaria e nel giugno 1911 di Superiora generale, rimanendo
in carica fino alla morte.
Il suo fu un governo che può definirsi illuminato,
diede un ordine definitivo alle Costituzioni e alle Regole
dell’Istituto, fedelmente a quanto trasmesso dal Padre
Fondatore.
In letteratura lascia ai posteri Scritti inediti come Diario
e Lettere al Direttore spirituale, Lettere alle Suore, Scritti
Vari e il fondamentale Biografia di Mons. A. Chieppi: compilata
sui documenti; ma è nel Diario che redasse dal 1909
al 1921 “in cui espresse il suo straordinario itinerario
spirituale. Era in continuo colloquio con Gesù…sentì
forte il bisogno di trasformare la sua esistenza in una eucaristia
permanente. […] Siamo ai più alti gradi della
mistica. Fu dono immenso, concessole dallo Spirito!”
(Vacca M, Una medaglia trovata per strada, p. 14).
La sua carità a servizio dei deboli, poveri, emarginati,
fanciulli ebbe modo di manifestarsi ancor di più durante
la I Guerra Mondiale facendosi rifugio dei bisogni per il
corpo e per l’anima del prossimo; una carità
che trova una ragione nel suo sconfinato amore per Gesù
Sacramentato: “Tabernacolo Santo, anticamera della patria
eterna” ( Picco E., Diario. cfr. Brizzolara P., La sorella
del pane, p.4).
Di cagionevole salute, Le fu diagnosticata anche un’artosinovite
all’articolazione tibio-tarsica con febbre che la porterà,
nel 1919 all’amputazione dell’arto inferiore destro.
Il 7 settembre 1921 “Dopo una lunga e dolorosa agonia,
iniziata alle 5.45 del mattino e durata fino alle 4 del pomeriggio,
Madre Anna Eugenia Picco, Terza Superiora Generale delle Piccole
Figlie dei Sacri Cuori, rende la sua anima a Dio in Casa Madre”
(Conforti G. M., Le Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù
e Maria, p. 99) nello stesso giorno e mese in cui, nel 1891,
lasciò la vita terrena il Padre Fondatore, Venerabile
Agostino Chieppi.
Dal 15 settembre 1945 al 30 novembre 1946 si svolse il Processo
ordinario informativo; la Causa avanzò e nel 1989,
definito l’esercizio eroico delle virtù, fu dichiarata
Venerabile. Il 20 dicembre 1999 si pubblicò e riportò
negli Atti della Congregazione delle Cause dei Santi, il Decreto
sul miracolo attribuito all’intercessione di Eugenia
a favore di Camillo Talubingi Kingombe di Uvira (ex Zaire)
avvenuto il 25 agosto 1992 guarito, in modo veloce e completo,
miracolosamente.
Il 7 ottobre 2001 Papa Giovanni Paolo II la proclama Beata.
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