COLLABORAZIONI
In questo Settore vengono riportate notizie
e immagini fornite da altri redattori.
Nello specifico, i testi sono stati realizzati da Mario
Tasca che ha fornito anche le immagini, mentre
la pagina è stata curata, per la parte grafica da
Cartantica.
Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati
da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità
su quanto fornito dai collaboratori.
"N.B.: L'Autore prescrive
che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa
o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi
(sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà
avvenire solo citando esplicitamente per esteso (Autore,
Titolo, Periodico) il lavoro originale."
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LE MOSTRE DI SANTINI DI MARIO TASCA
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SANTINI RICORDO DELLA PRIMA COMUNIONE
8 - 23 APRILE 2006
CAORLE
Una mostra, sulla stessa tematica della precedente,
è stata ripresentata dal sig. TASCA
a Caorle, nel Centro Pastorale dall'8 al
23 aprile 2006.
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Partecipazione di Cartantica alla suddetta Mostra
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Domenica 23 è terminata l’esposizione a Caorle
che……è stata un po’ deludente sotto
l’aspetto della partecipazione: mi aspettavo che i turisti
della Pasqua fossero numerosi, e lo sono stati, ma nelle strade
e nelle piazzette di Caorle e molto meno nel visitare la mia
mostra!
Comunque ho avuto la costruttiva visita di alcuni collezionisti,
tra cui Cimenti, socio AICIS e un altro di S. Donà
di Piave, non iscritto ma intenzionato, che colleziona da
30 anni e solo fino ai primi novecento avendo incentrato la
propria collezione su pezzi più ricercati e antichi.
E proprio mentre questi mi magnificava alcuni dei suoi canivet
e pergamene dipinte a mano, si è sovrapposta al nostro
discorrere un’altra signora collezionista col commento
“in questa sala (un vasto e bel salone del rinnovato
centro parrocchiale) i miei santini non ci starebbero tutti!”
Ha cominciato a parlarci dei suoi santini molti dei quali
le vengono dati da una signora che gira il mondo per il volontariato
piuttosto che da una suora missionaria, e ha tolto dal portafogli,
per farceli ammirare, tre santini tra i suoi più preziosi: …attuali e tra i più banali e comuni!
Per lei erano il massimo perché uno preso in quella
chiesa là, l’altro donato dal tale sacerdote
per il suo 50°, il terzo datole appunto da quella missionaria
al ritorno dal Sud America!
Le ho dato notizia dell’AICIS e le ho sottoposto, illustrandola,
la Circolare Informativa, aggiungendo che in ogni notiziario
vengono inserite delle immaginette. La signora mi ha guardato
stupita e ha aggiunto con convinzione: “Ma io non voglio
santini dati così”
E' evidente che la citata signora non accetta santini anche
bellissimi o antichi dati anonimamente: per lei hanno valore
solo quelli presi in quel santuario o in quella chiesa, che
le riportano l’atmosfera mistica del luogo, o dati da
quella tal persona o sacerdote che le ricordano l’incontro,
il motivo ed il momento in cui lei li ha avuti.
Io mi sento un collezionista e cultore del settore: la signora
è una devota! Confesso che mi ha colpito e affascinato
nello stesso tempo constatare i diversi modi e punti di partenza
per lo stesso tipo di collezionismo.
Mi domando e domando:”Il collezionare della visitatrice
merita forse più rispetto?!”
L’esposizione sui santini della Prima Comunione sarà
replicata una terza volta a FOLLINA in occasione della seconda
edizione del mercatino “Colori di Primavera” domenica
15 maggio.
MARIO TASCA
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SANTINI RICORDO DELLA PRIMA COMUNIONE
8/12/2005 - 8/1/2006
FOLLINA (TV)
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La mostra si
è svolta
domenica 4 dicembre in via Roma
18 nell’ambito de “Colori d’inverno”
Mercatino di Natale a Follina
e dall' 8 dicembre 2005 all'8
gennaio 2006,
presso l'Abbazia S. Maria di Follina. |
L’esposizione, dopo la giornata del mercatino di Natale,
come lo scorso anno è stata spostata
da un locale del
centro storico del paese alla basilica S. Maria di Follina,
dove è stata allestita nell’antico refettorio
risalente al XIII secolo.
Quest’anno i visitatori non erano “distratti”
da i presepi, con cui lo scorso anno i santini condividevano
lo spazio: tutta l’attenzione era perciò dedicata
alle immaginette della prima comunione.
Il grande locale è bello, austero e però..….privo
di riscaldamento!
Nelle splendide giornate di sole che dicembre ci ha regalato,
entrando in mostra si era assaliti da una temperatura più
fredda che all’esterno!
Ho potuto constatare personalmente che molti visitatori, anche
tra i più interessati, a metà percorso dell’esposizione
erano spinti dal grande freddo a dare uno sguardo frettoloso
ai restanti quadri per poi guadagnare l’uscita.
Debbo anche fare un “mea culpa” per aver esposto
forse troppo materiale, avendo accorpato la nuova esposizione
a quella dello scorso anno, per cui il totale dei pannelli
esposti era di 22.
In più, ai 5 cartelli esplicativi sui santini dello
scorso anno, se ne sono aggiunti 6 sulla Prima Comunione:
“Il sacramento dell’Eucarestia”, “Istituzione
dell’Eucarestia”, “Come viene chiamato questo
Sacramento”, “Effetti dell’Eucarestia”,
“Triplice significato dell’Eucarestia”,
“Spiegazione della Transustanziazione” .
Particolare curiosità e interesse hanno suscitato inoltre
2 altri pannelli su “Abitini” e “Libretti
di Preghiera” realizzati con le belle immagini concesse
dalla sig.ra Patrizia del sito Cartantica, e Albero e Presepe
allestiti coi canivet della Barbieri Editore.
Anticipo già che l’esposizione, limitata alla
Prima Comunione, sarà ripresentata a Caorle, città
di mare in provincia di Venezia, nelle 2 settimane a cavallo
della S. Pasqua.
Antico refettorio dell’Abbazia S. Maria
di Follina
Ingresso della mostra
Due pannelli su “Abitini”
e “Libretti di preghiere”
realizzati grazie alle belle immagini tratte dal sito
“CARTANTICA” |
Tra i vari santini, sono stati esposte delle immagini
concesse da Cartantica e presenti nell'articolo dedicato
alla Prima Comunione (Settore Religiosità).
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Pannelli al centro e sul lato destro
della sala
In primo piano il tavolo con pubblicazioni e
“Album dei Santini”
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Ancora il tavolo in primo piano e
dietro il pannello dedicato all’’A.I.C.I.S..
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Presepe allestito con i “canivet”
della Barbieri Editore
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All’uscita della mostra due ceste
su due colonne.
A destra: Offerte (per la chiesa).
A sinistra: Omaggio ai visitatori: “Breve storia
del santino” |
Altre 4 foto dell’esposizione nei locali di
via Roma
il 4 dicembre, giorno del Mercatino.
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4 Cartoline per illustrare
il bellissimo
complesso abbaziale S. Maria di Follina, dove si è
svolta la mostra
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ALCUNI CARTELLI
Grazie per la Vostra visita !
Mario Tasca
Socio A.I.C.I.S. dal 1999
Colleziono Santini dal 1994
Contattatemi
338 1467630
mariotasca2@tele2.it
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Se avete ancora le vostre
Immaginette Ricordo
della Prima Comunione,
o quelle dei vostri figli,
o quelle dei vostri genitori,
e volete che
si conservino
nel tempo
e non rischino
un domani
di andare perdute,
affidatele
alla mia Collezione:
godranno di una nuova
riconsiderazione
e ammirazione,
tramandando per sempre
il ricordo di quel
fausto giorno!
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QUADRETTI ESPLICATIVI DELLA MOSTRA
IL SACRAMENTO DELL’EUCARESTIA
Il nostro Salvatore nell’ultima Cena, la notte in cui
veniva tradito, istituì il sacrificio eucaristico del
suo Corpo e del suo sangue, col quale perpetuare, nei secoli,
fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare
così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale
della
sua Morte e Resurrezione: sacramento di pietà, segno
di unità, vincolo di carità, convito pasquale,
“nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolmata
di grazia e viene dato il pegno della gloria futura”.
(Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium , 47).
ISTITUZIONE DELL’EUCARESTIA
Secondo la bella testimonianza dell’Evangelista San
Paolo, avvenne come segue: avendo il Signore amato i suoi,
li amò fino alla fine e per dare un pegno mirabilmente
divino di questo amore, sapendo giunta l’ora di passare
da questo mondo al Padre, per non allontanarsi mai dai suoi,
compì con ineffabile consiglio un mistero che supera
ogni ordine e limite di natura. Celebrata coi discepoli la
cena dell’agnello pasquale, affinché la figura
cedesse il luogo alla verità e l’ombra al corpo,
prese il pane e, dopo aver reso grazie a Dio, lo benedisse,
lo spezzò e lo distribuì ai discepoli dicendo:”
Prendete e mangiate: questo è il mio corpo che sarà
immolato per voi: Fate questo in memoria di me”. E così
prese il calice, dopo cenato, dicendo:” Questo calice
è il nuovo patto nel sangue mio: fate questo, ogni
volta che lo berrete, in memoria di me”. Il Signore
comandò così ai suoi apostoli di celebrare l’Eucarestia,
memoriale della sua vita e della sua risurrezione, fino al
suo ritorno, costituendoli “in quel momento sacerdoti
della Nuova Alleanza”.
Concilio di Trento: Denz. -Schonm.,1740)
COME VIENE CHIAMATO QUESTO SACRAMENTO
L’insondabile ricchezza di questo sacramento si esprime
attraverso i diversi nomi che gli si danno. Ciascuno di essi
ne evoca aspetti particolari. Lo si chiama:
Eucarestia
perché è rendimento di grazia a Dio. I termini
“eucharistein” e “eulogein” ricordano
le benedizioni ebraiche che, soprattutto durante il pasto,
proclamano le opere di Dio: la creazione, la redenzione e
la santificazione.
Cena del Signore
perché si tratta della Cena che il Signore ha consumato
con i suoi discepoli la vigilia della sua Passione e dell’anticipazione
della cena delle nozze dell’Agnello nella Gerusalemme
celeste. Frazione del Pane, perché questo rito, tipico
della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù
quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa,
soprattutto durante l’ultima Cena. Da questo gesto i
discepoli lo riconosceranno dopo la sua Risurrezione, e con
tali espressioni i primi cristiani designeranno le loro assemblee
eucaristiche. In tal modo intendono significare che tutti
coloro che mangiano dell’unico pane spezzato, Cristo,
entrano in comunione con lui e formano in lui un solo corpo.
Assemblea eucaristica (“synaxis”), in quanto l’Eucarestia
viene celebrata nell’assemblea dei fedeli, espressione
visibile della Chiesa.
Santo Sacrificio ,
Memoriale della Passione e della Risurrezione del Signore,
perché attualizza l’unico sacrificio di Cristo
Salvatore e comprende anche l’offerta della Chiesa;
o ancora santo sacrificio della Messa, sacrificio di lode,
sacrificio spirituale, sacrificio puro e santo, poiché
porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell’Antica
Alleanza. Santa e divina Liturgia, perché tutta la
Liturgia della Chiesa trova il suo centro e la sua più
densa espressione nella celebrazione di questo sacramento;
è nello stesso senso che lo si chiama pure celebrazione
dei Santi Misteri. Si parla anche del Santissimo Sacramento,
in quanto costituisce il Sacramento dei Sacramenti. Con questo
nome si indicano le specie eucaristiche conservate nel tabernacolo.
Comunione, vocabolo preso dal passo dell’Apostolo: “Il
calice di benedizione, cui noi benediciamo, non è forse
comunione con il sangue di Cristo? E il pane che spezziamo,
non è forse comunione con il corpo del signore?”
Infatti, come spiega il Damasceno, questo sacramento ci unisce
a Cristo, ci fa partecipi della sua carne e della sua divinità
e in lui ci concilia e ci congiunge, quasi cementandoci in
un unico corpo. Ecco perché questo sacramento è
detto anche sacramento di “pace”e di “carità”,
per far intendere quanto siano indegni del nome di cristiani
quelli che alimentano inimicizie e come si debbano sterminare
quale orribile peste gli odi, i dissidi e le discordie, tanto
più che nel sacrificio quotidiano professiamo di serbare
soprattutto la pace e la carità.
Mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale ci
rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare
un solo corpo; viene inoltre chiamato “le cose sante”
(ta hagia; sancta) è il significato originale dell’espressione
“comunione dei santi” di cui parla il Simbolo
degli Apostoli, pane degli angeli, pane del cielo, farmaco
d’immortalità, viatico…
Viatico, sia perché è il cibo spirituale che
ci sostenta nel pellegrinaggio della vita, si perché
spiana la via alla gloria e felicità eterna. Per questo
è antica e fedele tradizione della Chiesa cattolica
che nessuno dei fedeli parta da questa vita senza questo sacramento.
Santa Messa, perché la Liturgia, nella quale si è
compiuto il mistero della salvezza, si conclude con l’invito
ai fedeli (missio) affinché compiano la volontà
di Dio nella loro vita quotidiana.
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EFFETTI DELL’EUCARESTIA
L’Eucarestia è davvero la sorgente di tutte le
grazie, perché racchiude in maniera mirabile Gesù
Cristo, fonte delle grazie e dei doni celesti e autore di
tutti i sacramenti; da lui come da fonte, deriva agli altri
sacramenti tutto quello che hanno di buono e di perfetto.
Nessuno può dubitare che quelli che partecipano a questo
sacramento con sensi di fede e di pietà, riceveranno
il Figlio di Dio in maniera di trovarsi in qualche modo innestati
sul suo corpo, quasi membra vive; poiché sta scritto:
“Chi mangia di me, vivrà per me”; e ancora:
“Il pane che io darò è la mia carne per
la vita del mondo”. Come il cibo naturale non solo conserva
ma anche accresce il corpo e gli fa ogni giorno gustare nuova
dolcezza e nuovo piacere, così il sacrosanto cibo dell’Eucarestia
non solo sostenta l’anima, ma ancora le accresce le
forze e fa si che lo spirito sia ogni giorno maggiormente
preso dal diletto delle cose divine. Nessuno deve poi dubitare
che l’Eucarestia rimetta i peccati leggeri o veniali.
Tutto quello che l’anima, trascinata dall’ardore
della concupiscenza, aveva perduto in maniera lieve, le viene
reso da questo sacramento, che cancella i peccati minori.
Un altro effetto dell’Eucarestia è di conservarci
puri e integri dal peccato e di salvarci da ogni impeto di
tentazione, immunizzando, quasi celeste farmaco, l’anima,
affinché non abbia a infettarsi o corrompersi per il
veleno di mortifere passioni. Per compendiare in una sola
parola tutti i vantaggi e i benefici di questo sacramento,
basta dire che esso possiede una virtù somma per procurarci
l’eterna gloria, avendo detto Gesù: “Chi
mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
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TRIPLICE SIGNIFICATO DELL’EUCARESTIA
Tre sono le cose significate da questo sacramento.
La prima è un avvenimento passato: la passione del
Signore, come Egli stesso ci ha insegnato: “Fate questo
in memoria di me” e l’apostolo attesta: ”Ogni
volta che mangerete questo pane e berrete questo calice annunzierete
la morte del Signore, fino a quando egli venga”.
La seconda è una realtà presente, cioè
la grazia divina e celeste che questo sacramento ci dona per
nutrire e conservare le anime nostre. Come il Battesimo ci
genera a nuova vita e la Cresima ci fortifica perché
possiamo respingere il demonio e confessare apertamente il
nome di Cristo, così l’Eucarestia ci nutre e
ci sostenta.
La terza è un preannunzio del futuro, cioè il
frutto dell’eterna gloria e felicità che riceveremo
nella patria celeste, secondo la promessa di Dio.
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SPIEGAZIONE DELLA TRANSUSTANZIAZIONE
Per una meravigliosa conversione tutta la sostanza del pane
si converte, per divina virtù, in tutta la sostanza
del corpo di Cristo e tutta la sostanza del vino in tutta
la sostanza del sangue di Cristo, senza alcuna mutazione del
signore. Infatti Cristo non è generato, non si muta
ne si accresce, ma rimane intatto nella sua sostanza. Con
molta ragione ed esattezza la santa Chiesa cattolica chiama
questa mirabile conversione con il nome di “transustanziazione”,
secondo l’insegnamento del sacro Concilio di Trento.
Come infatti la generazione naturale può giustamente
esser detta “trasformazione”, perché si
ha un cambiamento della forma, così la parola transustanziazione
assai propriamente è stata foggiata dai Padri, per
esprimere il cambiamento di una sostanza tutta intera in un’altra,
quale appunto è quello che si opera nell’Eucarestia.
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“BREVE STORIA DEL SANTINO" data
in omaggio ai visitatori
Dal ‘500 al ’900 .
Ancor prima dell’invenzione della stampa a caratteri
mobili (Magonza 1454) erano già diffusi, in vari paesi
europei, fogli di carta con incisioni in legno (xilografie)
con immagini della Madonna, di Cristo e dei Santi più
venerati, da appendere nella casa o nella stalla, a scopo
devozionale e propiziatorio. Piccoli dipinti su pergamena,
manufatti nei monasteri, cominciavano a circolare fuori dalla
loro collocazione originaria, diffondendo le immagini sacre
in luoghi anche lontani dai monasteri stessi. Ma la produzione
vera e propria delle piccole immagini devozionali inizia nella
seconda metà del Cinquecento, quando si sviluppano
la produzione del libro stampato e la tecnica dell’incisione
su rame. In Germania si applicano all’incisione numerosi
artisti raggiungendo vette difficilmente ripetibili e i conventi
della Svezia e della Baviera si specializzano in immagini
devote.
A partire dal Seicento queste piccole stampe ebbero una divulgazione
enorme, soprattutto nelle Fiandre, dove i Gesuiti, a supporto
della loro opera divulgativa e pedagogica, diventano i maggiori
committenti degli incisori e degli stampatori di Anversa,
esportando le loro immaginette devozionali in tutta Europa
e nelle loro missioni in Asia ed in America latina. In una
società come quella del tardo Medioevo e del Rinascimento,
quando la maggior parte della gente era analfabeta, la Chiesa
doveva sfruttare la via delle immagini per raggiungere ed
informare i fedeli. San Gregorio Magno, nel VI secolo, scriveva
in una lettera a Loreno, vescovo di Marsiglia: <<Quello
che è la Sacra Scrittura per coloro che sanno leggere,
è l’immagine per gli ignoranti; per mezzo dell’immagine
imparano il cammino da seguire. L’immagine è
il libro di coloro che non sanno leggere>>. I santini
venivano infatti anche definiti come “La Bibbia dei
poveri”!
Nel XVI secolo il fulcro dell’attività passa
in Francia; sull’onda della Controriforma Parigi diventa
il più importante centro religioso europeo. Si moltiplicano
i conventi e le associazioni ecclesiastiche come l’Oratorio,
che diventa poi Saint-Sulpice. Gli incisori e i commercianti
di stampe si riuniscono nella rue Saint-Jacques, dove resteranno
per oltre due secoli. La produzione di santini italiani si
sviluppa più tardi rispetto a quella fiamminga ed è
certamente inferiore, per qualità e quantità
a quella francese; viene destinata prevalentemente al mercato
interno, tranne quella dei Remondini di Bassano, che esportano
in Europa e nelle Americhe e si spingono, coi loro venditori
ambulanti, fino alla Russia asiatica.
A partire dalla fine del settecento Il santino, da oggetto
esclusivamente devozionale, assume gradualmente molteplici
funzioni che contribuiscono ulteriormente alla sua diffusione.
In questo modo l’immaginetta religiosa assume anche
una funzione sociale in quanto viene utilizzata come documento
per annunciare e ricordare, a parenti ed amici, momenti importanti
della vita cristiana, Battesimo, Cresima, Prima Comunione
o la morte di un congiunto, con un santino funebre (luttino);
oppure come ricordo delle grandi feste del calendario liturgico.
Accanto alla produzione a stampa, di serie, vi è quella
dei santini manufatti, di produzione conventuale, che ha raggiunto
livelli particolarmente alti di tecnica, virtuosismo e bellezza,
come avviene per i canivets dal francese “canif”
(temperino), prodotti prevalentemente nel Settecento che,
attorno ad una parte centrale costituita da vere e proprie
miniature, presentano un minutissimo e prezioso intaglio,
su carta o pergamena, che imita diverse qualità di
pizzo.
Nella seconda metà dell’Ottocento una nuova
tecnica di stampa, la litografia, rappresentò per la
vita del santino una nuova stagione di grande diffusione.
Nello stesso periodo gli stampatori parigini di immaginette
sacre abbandonano i vecchi insediamenti per trasferirsi nei
dintorni della chiesa di Saint-Sulpice; viene fondata la maison
Bousse-Lebel che finisce per assorbire i laboratori della
rue Saint-Jacques e la stessa prestigiosa casa Basset; inizia
l’attività della famiglia Letaille e di Eugene
Boumerd. Nasce così uno stile che viene conosciuto
come “sulpicien”. Le immagini hanno una certa
grazia romantica e sono racchiuse da una cornicetta di pizzo
fatta a punzone. I santini con il pizzo continuano ad esser
prodotti fino agli inizi del Novecento, accanto a quelli più
a buon mercato stampati in cromolitografia.
Dal ‘900 ai giorni nostri .
Negli anni fine ‘800 primi ‘900, nel panorama
italiano, si distingue la “Casa Editrice S. Lega Eucaristica”
fondata a Milano nel 1896 da padre Gerardo Beccaro, che, pur
operando per soli 36 anni, ha lasciato un’indelebile
impronta nella storia del Santino, per la cospicua ed importante
produzione di immaginette di ottima qualità, per gusto
e realizzazione. Dagli anni ’20 le case francesi che
avevano regnato incontrastate, pian piano escono dal settore
e vengono soppiantate dalla produzione italiana che può
vantare un’ottima combinazione di creatività
e tecnica.
Prima del suo declino il santino conosce un’altra stagione
di particolare bellezza e fortuna: lo stile Liberty influenza
anche la grafica religiosa con la sua linea sinuosa mobilissima,
a spirale, con effetti estetici gradevolissimi. Anche i bordi
del santino non sono più diritti e squadrati, ma spesso
la parte superiore è centinata e quella laterale delicatamente
sagomata per seguire le volute del motivo decorativo. In alcuni
casi i bordi sono contornati da volute di fiori, intagliati
meccanicamente, oppure le figure sono stampate in rilievo
su di un fondo finemente traforato, che ricorda il pizzo dei
decenni precedenti.
Nel periodo compreso tra le due guerre la qualità
del santino peggiora inesorabilmente: viene utilizzata una
qualità di carta sempre più scadente, la tecnica
di stampa si mantiene su livelli esclusivamente commerciali
e la qualità artistica peggiora per il sopravvento
della fotolitografia sulla cromolitografia.
A partire dagli anni ’60 si fa più evidente
la disaffezione verso la rappresentazione sacra; la riforma
della liturgia, dopo il Concilio Vaticano II, che introduce
l’uso della lingua parlata, porta l’abbandono
del messale. Il santino perde anche quest’ultimo rifugio.
La rappresentazione delle immaginette diventa cerebrale o
didascalico e perde ogni sensibilità: il santino viene
relegata così a segnalibro, a ricordino, a messaggio
personale, ormai incapace di venire in aiuto della devozione.
Nei santini moderni un pensiero, a volte dell’autore
a volte tratto dalle Scritture, viene esemplificato da una
fotografia o da un grafismo: si ricerca l’essenziale,
il puro pensiero.
Il Cristianesimo però non è teoria, è
incarnazione, e ancora nelle immaginette i modelli preferiti
continuano ad essere quelli classici! Infatti, una nuova seppur
limitata produzione che riprende i vecchi motivi Liberty o
riproduce le trinature dei deliziosi Sulpicien, è ripresa
in questi ultimi anni, stimolata dal collezionismo e dal gusto/moda
dell’Antico. Queste imitazioni del vecchio gusto, hanno
raggiunto risultati pregevoli, pur con i limiti di “valore
aggiunto” che hanno le moderne tecniche di stampa e
di punzonatura rispetto alla produzione artigianale dei secoli
scorsi. In questa meritoria riscoperta del santino “bello”,
in questa più che decorosa riproduzione del glorioso
passato di questa “arte”, non così minore
come molti ancora la considerano, si distingue l’editore
Barbieri di Manduria (TA), a cui si deve anche la splendida
rivista trimestrale “Santini et Similia”.
Ma c’è una sostanziale differenza tra una vecchia,
ingiallita, sdrucita, vissuta immaginetta ed una sua pur ottima
riproduzione dei giorni nostri, impeccabilmente integra e
pulita! Al di là dell’intrinseco valore collezionistico
e financo di antiquariato del vecchio santino, il suo fascino
ed il suo “plusvalore”, derivano dal fatto che
quel “pezzettino di carta” è arrivato dai
nostri avi passando tra più generazioni; è stato
pregato e stropicciato tra le mani, è stato cucito
su una sottoveste, è stato custodito in un messale,
conservato con cura come richiesta di aiuto al santo protettore
o come preghiera alla Madonna; su di esso è stata forse
vergata con incerta grafia una supplica al Redentore o una
dedica ad una persona cara, ha vissuto assieme alla persona
che lo possedeva gioie speranze e dolori, e per questo è
stato pregato, supplicato, baciato e ringraziato, a volte
anche “dimenticato” nel proprio portafogli, ma
pur sempre tenuto con sé! Quel vecchio santino non
è solo un pezzo di carta più o meno bello, più
o meno artistico, non è solo un patrimonio di fede,
di storia e di cultura, esso è un vivo testimone dell’umano
passaggio, pregno di sofferenze, gioie, preghiere e speranze
!
Mario Tasca
° ° °
BIBLIOGRAFIA: Vittorio Pranzini: “Storia Breve Del Santino”
– Edizioni Essegi
Liubina Debeni, Liliana Mlakar : “Per Visibilia Ad Invisibilia”
– B&V Editori
Carla Paglia (a cura di ): “I Santini: Icone Della Devozione
Popolare” – Catalogo mostra
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