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COLLABORAZIONI
In questo Settore vengono riportate notizie
e immagini fornite da altri redattori.
Nello specifico, il testo è stato realizzato da Mario
Tasca che ha fornito anche le foto, mentre la grafica
è stata curata da Cartantica.
Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati
da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità
su quanto fornito dai collaboratori.
"N.B.: L'Autore prescrive
che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa
o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi
(sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà
avvenire chiedendone l'utilizzo a Cartantica e citando esplicitamente
per esteso (Autore, Titolo, Periodico) il lavoro originale."
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LE MOSTRE DI SANTINI DI MARIO TASCA
FOLLINA - APRILE 2007
La Mostra relativa a "Preghiere e Dediche manoscritte
sulle immagini sacre" è stata nuovamente riproposta
nell'Abbazia di Follina nell'Aprile del corrente anno, fino
al 25 del mese.
Alcuni giornali, tra cui "IL GAZZETTINO DI TREVISO"
e "L'AZIONE - Settimanale della Diocesi
di Vittorio Veneto" hanno riportato notizia e commenti
molto lusinghieri.
Il promotore di questa iniziativa, il follinese Mario Tasca,
uno dei più conosciuti collezionisti italiani di santini
della zona..
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MOSTRA DI SANTINI CON DEDICHE MANOSCRITTE
1 - 27 APRILE 2007
FOLLINA (TV)
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Su un lato del chiostro romanico
(1268), si apre l’antico Refettorio del monastero
dove è stata allestita l’esposizione delle
immaginette.
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Iniziale disposizione della sala espositiva |
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Successiva e definitiva disposizione della mostra |
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Sul fondo della sala espositiva
è stata approntata una zona lettura e
consultazione, con pubblicazioni sui santini. |
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Angolo dedicato a Barbieri Editore, AICIS, Cartantica e
Collezionare Cultura |
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Articolo della giornalista Elvira Fantin, pubblicato il
22 aprile 2007 su “L’Azione”, settimanale
della Diocesi di Vittorio Veneto
“Quello che è la sacra Scrittura
per coloro che sanno leggere, è l’immagine
per gli ignoranti. Per mezzo dell’immagine essi imparano
il cammino da seguire. L’immagine è il libro
di coloro che non sanno leggere”: così scriveva
Gregorio Magno nel VI secolo, e non poteva essere più
chiaro. Pensiamo solo al significato pedagogico che gli
affreschi e i bassorilievi degli straordinari interni romanici
avevano sul cristiano: simboli di un’estetica raffinata
ma soprattutto pagine aperte dalle quali apprendere i fondamenti
della fede e sulle quali attardare i motivi della propria
ansia spirituale. L’arte, quindi, come relazione tra
l’io e il divino, come strumento di alfabetizzazione
religiosa, come luogo intimo di devozione.
Le immaginette sacre ebbero all’origine gli stessi
scopi e forse anche una simile importanza formale dei dipinti
e delle sculture realizzate nelle chiese. Servivano a divulgare
la fede, a farsi guardare come narrazione, una Bibbia in
pillole, diremmo adesso. Da quando, dopo la seconda metà
del Cinquecento, cominciarono ad evolversi la produzione
e la diffusione dei libri stampati, il “santino”
diventerà un elemento importante come espressione
artistica ma soprattutto come veicolo devozionale, da tenere
tra le mani e rigirare lungo la preghiera.
La mostra allestita nell’abbazia di Follina intitolata
“Preghiere e Dediche manoscritte sulle immaginette
sacre”, è una piacevole e curiosa esposizione
che sorprende e insegna. Sorprende, perché ci fa
entrare in un mondo in cui l’estro inventivo e la
bravura creativa ci sono in pieno e si lasciano gustare.
Insegna, perché ci fa camminare con calma lungo i
percorsi poco conosciuti delle manifestazioni della fede
nelle storie individuali, che sono storie nella storia comune.
Mario Tasca, il collezionista follinese che da una quindicina
d’anni le mette insieme, le cerca nei mercatini e
nelle case, le baratta, le confronta, le dispone con cura
certosina, ne parla quasi con affetto come parte di famiglia.
Foglietti, cartoncini e veline di tutti i tipi, dal settecento
ai giorni nostri. Ce ne sono alcuni stampati, di serie,
commissionati per le grandi occasioni: battesimi, prime
comunioni, cresime; altri fatti a mano, pezzi unici, preziose
produzioni elaborate nei conventi o nelle tipografie. Sono
pitture in miniatura di figure sacre , a volte ritagliate
e ricomposte sopra rettangolini di pergamena, circondati
da una merlettatura finissima fatta con il punzone o con
il temperino. Sono filigrane argentate o dorate da osservare
in controluce; incisioni ripassate da colpetti di pennello
a colori sfumati; pitture intarsiate con microscopiche applicazioni
di madreperla e seta; linee grafiche sinuose, quasi mobili;
contorni che imitano il movimento dei soggetti disegnati;
figure stampate a rilievo su fondi traforati. Piccole cose
pregiate, alcune davvero incantevoli.
Ma, Insieme alla speciale bellezza artigianale e artistica
c’è quella, altrettanto accattivante delle
dediche o preghiere. Sono parole che accompagnano un dono,
a volte semplici e sgrammaticate, altre scritte in modo
aulico e pomposo, altre ancora pensate in stile poetico,
ricercato. <<Testimonianze sempre toccanti –
annota il curatore – espressione di una fede a volte
ingenua ma autentica, genuina>>. Possono costituire
il ricordo di una ricorrenza oppure una supplica; possono
rappresentare un proposito buono da perseguire o un ringraziamento;
possono essere solo una data, una firma, un nome….
Mescolate alle altre, di zie, nonne, mamme, spicca quella
scritta da don Giovanni Bosco: una vera rarità. “Santini”
vissuti, passati di messale in messale, di comodino in comodino,
di mano in mano, carichi perciò di sentimenti e di
attese. Chissà quante volte guardati e baciati, chissà
quante altre dimenticati. “Non solo pezzi di carta
più o meno belli, più o meno artistici –
osserva il signor Tasca – ma anche patrimonio della
nostra fede e testimoni vivi del passaggio umano, pieno
di dolori, di speranze e di preghiera>>.
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