Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

A.I.C.I.S. ASSOCIAZIONE ITALIANA
CULTORI IMMAGINETTE SACRE

 

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Circolare mensile, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

 

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo da versare sul conto corrente postale nr. 39389069 dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per la sola iscrizione all’Associazione, mentre la quota annuale 2005 è di euro 25,00 per le persone fisiche e di euro 37,00 per le Associazioni, Enti, Confraternite.

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.

Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel.06-7049.1619 e-mail: aicis_rm@yahoo.it
– Tel/fax 06-7049.1619 - Ccp.39389069
http://www.cartantica.it/
Segreteria: R.Manfè–A.I.C.I.S.–Via Merulana,137–00185 ROMA RM
CONSIGLIO DIRETTIVO- Presidente: Gian Lodovico Masetti Zannini,
Vice-Presidente: Renzo Manfè, Segretario: Saverio Vitagliano,
Tesoriere: Silvia Lancellotti, Consigliere: Gianni Zucco.
Assistente Ecclesiastico: Padre Vito Paglialonga, O.M.D.
COLLEGIO DEI REVISORI: Giacomo Barberi, Agostino Cerini, Giuliana Faraglia.
COLLEGIO DEI PROBIVIRI: Carluccio Frison, Luigi Zanot, Ugo Amici.

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VITA ASSOCIATIVA

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LA DIACONIA DI SANTA MARIA IN PORTICO ASSEGNATA AL NEO ELETTO CARDINALE ANDREA CORDERO LANZA DI MONTEZEMOLO


Il 24 marzo scorso sono stati creati 15 nuovi Cardinali dal Santo Padre Benedetto XVI nel Concistoro Ordinario Pubblico. Tra questi, anche Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, al quale è stata affidata la Diaconia di Santa Maria in Portico in Piazza Campitelli, ove è la sede dell’AICIS dal 6 luglio 1983.
Il neo eletto è nato a Torino il 27 agosto 1925. La sua attività nella curia romana iniziò nel 1976, quando fu nominato segretario di Giustizia e Pace. Il 4 giugno 1977 ricevette l’ordinazione episcopale e fu nominato arcivescovo titolare di Tuscanica. Nella sua carriera diplomatica fu Delegato Apostolico nelle Solomon Islands e poi a Gerusalemme ed in Palestina. Fu poi Pro-Nunzio in Papaia Nuova Guinea e Cipro, infine Nunzio Apostolico in Nicaragua, Honduras, Uruguay, Israele, Italia e San Marino. Nel 2005 Benedetto XVI lo ha nominato Arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura.
La singolarità del nuovo cardinale - oltre ai numerosi meriti ecclesiastici - consiste nell'essere attualmente il più famoso araldista della Santa Sede, particolarmente noto come il realizzatore dello stemma araldico di S.S. papa Benedetto XVI
Il cardinale di Montezemolo è Assessore al Gran Magistero dell'Or dine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Cappellano Conventuale Gran Croce ad Honorem del Sovrano Militare Ordine di Malta, Cavaliere Gran Croce Sacerdote dell'Ordine di Santo Stefano; Cavaliere Gran Croce della Repubblica Italiana ecc.
Il neo eletto subentra nel titolo in Santa Maria in Portico al Cardinale Corrado Bafile, deceduto il 3 Febbraio 2005.

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BOLOGNA: IL PRESIDENTE MASETTI ED IL CONSIGLIERE LANCELLOTTI ALLA FIERA DEL LIBRO PER RAGAZZI E DOCET DAL 25 AL 30 MARZO


Su invito della Pubblicazioni Srl, editrice del nuovo album di santini “I SANTI. I CAMPIONI DELLA FEDE” , il Consigliere AICIS Dr.ssa SILVIA LANCELLOTTI e successivamente il Presidente dr. GIAN LODOVICO MASETTI ZANNINI hanno visitato lo stand della PUBBLICAZIONI Srl della quale è Amm.re Delegato il nostro socio GRAZIANO TONI.
I due membri del Consiglio Direttivo hanno constatato la gran quantità di pubblico che si affollava allo stand della Pubblicazioni Srl desideroso di conoscere la novità della prossima uscita per le feste pasquali cioè l’Album di immaginette religiose riprodotte a mo’ di figurine (cm.6,8 x 11), recante la presentazione del Cardinale Silvestrini ed il patrocinio della Curia di Imola. Il nuovo album, rispetto al precedente, ha una migliore veste grafica, con fregi in oro, volume in brochura come i libri, racchiuso in un elegante cofanetto sempre con fregi in oro. La raccolta è costituita da 504 figurine adesive.


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NUOVO ALBUM DELLA PUBBLICAZIONI SRL

In occasione della Pasqua, la Pubblicazioni Srl, già autrice dell'Album dei Santini, metterà in vendita nelle edicole un nuovo Album "SANTI, I CAMPIONI DELLA FEDE", al prezzo di euro 4,00 per l'album e 0,60 cad per le bustine di figurine. Si può acquistare il kit completo, racchiuso in un elegante cofanetto con fregi in oro, rivolgendosi all'editrice stessa, telefonando al nr. 0545 288824, oppure scrivendo a Pubblicazioni Srl - C.P. 135 - 48022 Lugo (RA), al prezzo di euro 42,00 + 7,00 di spedizione.
Si può ordinare il kit completo anche attraverso il loro sito http://www.pubblicazioni.biz.
I Soci AICIS, comunicando nella causale il nr. di Tessera 2006, potranno avere a domicilio il kit a soli 39,00 euro + 7,00 di spedizione (totale del versamento euro 46,00).

Per successive specifiche vedere in Home Page di Cartantica, clikkando sull'icona Album dei Santini


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I DIVERSI TITOLI A MARIA SANTISSIMA



29 Aprile 2006 : LA MADONNA DEL POPOLO


Quest’anno al 29 aprile, cioè il sabato antecedente la terza domenica di Pasqua, verrà celebrata la festa della patrona della città di Cesena (FC) dal familiare appellativo di “Madonna del Popolo” che Le fu dato dal vescovo Gualandi, in quanto l'immagine era ed è tuttora particolarmente venerata dai fedeli. Tale dipinto della Beata Vergine, che risale alla prima metà del 1500, non è un affresco, ma una forte tempera su muro, ottenuta con la stessa tecnica usata da Leonardo da Vinci nella famosa Ultima Cena. La devozione popolare risale alla fine del XVI secolo, dopo l'incendio del 1571 che, col tabernacolo della cappella del S.S. Sacramento, distrusse il Trittico Mariano (Madonna con ai lati i santi Rocco e Sebastiano).
Ora l’immagine è conservata ottimamente, essendo stata ripulita, nel 1960, dal nerofumo delle candele e essendo stati rimossi i numerosi chiodini usati per appendere gli "ex-voto".
Essa era stata dipinta per un piccolo altare della famiglia Bargellini, da dove venne spostata sull'Altare dell'Assunzione (1593), perché troppo numerosi erano diventati, dopo la gravissima carestia del 1591, gli ex-voto appesi sulla parete circostante; poi sopra l'Altare Maggiore (1618), infine, nel 1683, nella attuale Cappella Albizzi, perché in quella dell'Altare Maggiore il card. Ordini volle collocare, in fondo all'abside, il trono e il seggio episcopale.
La cappella, ricca di marmi e pitture, costruita nel 1679-80, in onore del S.S. Sacramento, è in stile barocco. Realizzatore fu il cardinale cesenate Francesco Albizzi (1593-1684), che volle rifare quella distrutta dall'incendio del 1571, ornandola di una tela coi santi Giuseppe (perché precedentemente venerato nella cappella demolita) e Bernardino da Siena (quale membro della famiglia Albizzi e anche in ricordo del suo soggiorno nella città).
Ai piedi della MADONNA DEL POPOLO si possono ancora ammirare due candelieri a braccio, in argento massiccio, cesellati offerti dai fedeli nel 1855, anno del colera a Cesena.
Inaspettatamente, nel 1775, la città assurge agli onori: il cesenate Giovan Angelo Braschi diviene infatti Papa col nome di Pio VI, dando avvio alla triade di Papi cesenati (Pio VII Chiaramonti, 1800-23, e Pio VIII Castiglioni, 1829-30, in realtà marchigiano, ma già Vescovo di Cesena).
L'esperienza napoleonica (1797-1814), che vede Pio VI e Pio VII tentare invano di opporsi alle angherie del Corso, priva Cesena di un gran numero di monasteri, conventi e chiese che precedentemente la ornavano.
Non ci sorprende quindi scoprire che l’incoronazione della Madonna del Popolo e del Bambino avvenne nel 1782 proprio per mano di Pio VI: era la prima volta che un pontefice, fuori di Roma, onorava così la Beata Vergine.
A futura memoria nella parete di destra fu posta un'iscrizione latina a ricordo della sua venuta a Cesena, mentre era in viaggio per Vienna. In quell'occasione egli donò alla città un calice d'oro massiccio, poi sequestrato dai francesi di Napoleone e mai più restituito. La truppa napoleonica cercò di trafugare anche le due corone poste sul dipinto della Vergine, ma i cesenati lo impedirono.
Il nome della Madonna del Popolo è quindi strettamente connesso col papa eletto il 1 febbraio 1775 a seguito di un conclave lungo 4 mesi che seguì alla morte di Clemente XIV.
Papa Pio VI dovette subire tutta l’ondata anticlericale e antireligiosa proveniente dalla Rivoluzione Francese e dal conseguente Bonapartismo.
Allo scoppio della Rivoluzione Francese fu costretto a subire, la confisca di tutti i possedimenti ecclesiastici in Francia e l'onta del l'episodio del proprio stesso ritratto dato alle fiamme dalla folla nel Palazzo Reale. Quando Napoleone invase il Regno pontificio occupò Ancona e Loreto. Il generale Berthier marciò su Roma, occupandola senza incontrare resistenza il 13 febbraio 1798, e vi proclamò la repubblica, chiedendo al Papa di rinunciare al potere temporale. Avendo opposto rifiuto, Pio VI fu fatto prigioniero nella cittadella di Valence (F), dove morì 6 settimane dopo, il 2 agosto 1799.


ATTILIO GARDINI


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SANTUARI MARIANI IN ITALIA

del Prof . Francesco Bracaletti


Continua l’elenco regionale dei Santuari Mariani italiani stilata dal Prof. FRANCESCO BRACALETTI – Largo Beato Placido Riccardi 3 – 00146 ROMA RM.
Coloro che desiderano inviare rettifiche o apporti per i Santuari delle Regioni già pubblicate o che pubblicheremo, potranno contattare il socio Bracaletti, che sarà ben lieto e riconoscente per qualsiasi contributo utile a migliorare o completare detti elenchi.

10 - MOLISE


BAGNOLI DEL TRIGNO IS - Madonna di FATIMA
CAMPOBASSO CB - “ DE FORA
CAMPOBASSO CB - “ MONTE
CAPRACOTTA IS - “ LORETO
CASACALENDA CB - “ DIFESA
CASALCIPRANO CB - “ ANNUNZIATA
CASTEL DEL GIUDICE IS - “ SALETTA
CASTELMAURO CB - “ SALUTE
CERCEMAGGIORE CB - “ LIBERA
CERCEMAGGIORE CB - “ MONTE
FONTEGRECA IS - “ CIPRESSI
FORLI'DEL SANNIO IS - “ GRAZIE
GAMBATESA CB - “ VITTORIA
GUASTO DI CASTELPETROSO IS - “ ADDOLORATA
ISERNIA IS - IMMACOLATA CONCEZIONE
MATRICE CB - “ STRADA
- CB - “ GRAZIE
MONTAGNANO CB - “ FAIFOLI
MONTENERO DI BISACCIA CB - “ BISACCIA
NUOVA CLITERNIA CB - “ GRANDE
PESCHE IS - “ BAGNO
PORTOCANNONE CB - “ COSTANTINOPOLI
PROVVIDENTI CB - “ LIBERA
RICCIA CB - “ CARMINE
ROCCASICURA IS - “ VALLISBONA
ROCCAVIVARA CB - “ CANNETO
ROCCHETTA AL VOLTURNO IS - “ GROTTE
S.ANGELO LIMOSANO CB - “ STELLA
S.STEFANO CB - “ NEVE
TERMOLI CB - “ VITTORIA
VINCHIATURO CB - “ MACCHIE

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COLLEZIONANDO


ICONOGRAFIA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA NELLE IMMAGINI SACRE: INCISIONI E "SANTINI"


La raccolta e la catalogazione di immagini sacre, siano esse incisioni o i più popolari "santini" riveste un aspetto particolare e non certo meno importante nel campo del collezionismo cosiddetto minore. Infatti, questo tipo di collezionismo non è soltanto un hobby, ma soprattutto una forma di devozione e di catechesi.
Nella mia collezione occupa, senza alcun dubbio, un posto primario il Santo cui sono particolarmente devoto: S.Francesco di Paola (27 marzo 1416 -2 aprile 1507).
Di questo Santo ormai posseggo un numero considerevole di incisioni e di santini con le raffigurazioni più svariate.
Il ritratto più verosimile di San Francesco di Paola lo eseguì il pittore francese Jean Bourdichon (1457c.a-1521) che realizzò l'opera utilizzando la maschera funeraria di gesso del volto del Santo.
A questo dipinto, donato al Papa Leone X dal re di Francia Luigi XII in occasione della sua canonizzazione e purtroppo andato disperso, si ispirarono numerosi incisori famosi come ad esempio F. Villamoena (1624) e M. Lasnè (1645). Per quanto riguarda i santini in generale, i primi esemplari iniziano a circolare durante il XVI sec., si tratta però di stampe preziose su pergamene miniate, prodotte per un numero ristretto di persone. Nel XVII e XVIII sec. i santini vengono eseguiti con particolare cura e virtuosismo, essendo il prodotto del lavoro minuzioso di abili artigiani e di pazienti suore.
Questi santini, oggi molto rari e difficili da trovarsi, prendono il nome di canivets (dal francese temperino che è lo strumento usato per intagliarli) e sono delle pergamene di piccolo formato, tali da poter essere conservati da ogni fedele nel proprio messale; presentano al centro la figura di un Santo dipinto a mano e contornata o da un ovale floreale o da un piccolo altarino, da cui si diramano minutissimi intagli che imitano i motivi decorativi dei merletti.
Nel corso del XIX sec., gradualmente la carta prende il posto della pergamena, si perfezionano le tecniche di stampa, per cui si riproducono gli antichi canivets ma in modo industriale e si ha così una enorme diffusione del santino.
Le case tipografiche più importanti sono soprattutto in Francia come la Turgis, la Bousse Lebel o la Lamarche.
In seguito, si passa alle cromolitografie che vengono stampate sino ai primi decenni del XX sec.; contemporaneamente, con la diffusione dello stile liberty si ha una grande produzione di santini anche in Italia, come ad esempio quelli prodotti dalla Litografia San Giuseppe di Modena.
Successivamente, venuto meno l'interesse nei confronti del santino, ne diminuisce la stampa e la sua diffusione ed esso diviene dalla metà del novecento fino ai nostri giorni solo un prodotto di serie qualitativamente mediocre.
Anche i santini che ritraggono San Francesco di Paola riflettono il gusto e le tendenze generali del mercato dei quali abbiamo parlato precedentemente; una notevole quantità è stata stampata durante il XIX sec., si tratta per lo più di incisioni realizzate con varie tecniche, di cromolitografie e di santini cosiddetti liberty, unitamente a quelli più recenti.
La figura carismatica di San Francesco di Paola ha ispirato nel corso dei secoli illustri artisti, come P.Nogari e L.Calvi, G.De Ribera, G.B.Tiepolo, B. E. Murillo, il Sassoferrato, M.Preti e S.Ricci, solo per citarne alcuni.
La gran parte delle incisioni e dei santini sono riconducibili alle opere eseguite da questi artisti, ma è praticamente impossibile farne un elenco completo sebbene io ne abbia catalogate diverse centinaia di varianti, per cui riporto di seguito solo alcuni esempi:
- Nella chiesa di San Francesco di Paola di Montalto Uffugo (CS) si trova il dipinto di autore ignoto del XVI sec., in cui il Santo è ritratto a figura intera con il caratteristico saio dei minimi, il bastone tra le mani e gli zoccoli, posto su uno sfondo d'oro stellato, e questo è stato il modello per un gran numero di santini.
- Nel Museo delle Belle Arti di Malaga (Spagna) si trova un dipinto su tela del Murillo (1618 -1682) nel quale appare il Santo mentre riceve da uno stuolo di angioletti la scritta "CHARITAS", il simbolo dell’ordine dei “minimi” da lui fondato.
- Nel soffitto della sacrestia della chiesa di San Francesco di Paola ai Monti, a Roma, è situato il dipinto su tela di G.B. Salvi detto il Sassoferrato (1609 -1685) dove c'è il Santo in adorazione dinanzi alla Madonna con in braccio Gesù Bambino che gli porge la scritta "CHARITAS".
- Per ultimo riporto l'esempio di un santino in cromolitografia che riproduce fedelmente un'incisione in cui si legge: dipinta dal Montbugnoli, disegnata dallo Spagnoli ed incisa da L. Paradisi; in esso compare il Santo raccolto in preghiera con le mani giunte.
Con queste brevi note si sono volute puntualizzare le tappe più importanti nella storia del santino, e si sono presentati solo alcuni esemplari di incisioni e di santini con San Francesco di Paola, più significativi da un punto di vista iconografico.


GIANCARLO GUALTIERI

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I SANTINI: UN MONDO AFFASCINANTE

Esperienze di un collezionista

ARGOMENTI SACRI


Gli appassionati non potranno trascurare gli importanti argomenti che, a seconda delle quantità di immaginette a disposizione, potranno essere raggruppate in uno o più albums. GLI ANGELI E GLI ARCANGELI; I PROFETI; I DODICI APOSTOLI; I QUATTRO EVANGELISTI; LO SPIRITO SANTO (Pentecoste, Colomba, Battesimo,…); I VI CARI DI CRISTO; SAN GIUSEPPE; SAN GIOVANNI BATTISTA, il Precursore; L’EUCARISTIA e IL SANTISSIMO SACRAMENTO; LE ANIME PURGANTI; LE ICONE, ecc.
Ognuno di questi argomenti, se approfonditi, saranno di grande appagamento per gli studio si. Per esempio, i Pontefici si potrebbero inserire con tutte le loro 265 iconografie, lasciando liberi degli spazi (max 1-5 tasche) in corrispondenza dei beatificati e canonizzati da riempire con e migliori rappresentazioni in nostro possesso.
Avremo ricostruito in questo modo una piccola opera, totalmente personale che, se completata con alcuni cenni della vita, non potrai che averne grande soddisfazione.
Il mio desiderio sarebbe di trattare tutti gli argomenti sopra enunciati, ma per non dilungarmi oltre sottolineo solamente un’altra interessante tematica: “San Giovanni Battista”, il Precursore del Signore, detto anche ‘il Battezzatore’. Egli è Patrono degli albergatori, cantori, fabbricanti di coltelli, tintori, pastori, osti, ecc. e di lui è molto facile trovare immaginette. Intercalando le iconografie in nostro pos-sesso con qualche breve cenno della vita del Santo tratto dai Vangeli potremo anche inserire nel nostro album: i genitori, San Zaccaria e Santa Elisabetta, l’Arcan-gelo Gabriele che reca la buona notizia della nascita di Giovanni a Zaccaria che stenta a credere a questa paternità annunciata, la nascita, la fanciullezza rappresentata sempre con la croce e l’agnello, così come da adulto, poi la missione, quindi il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano con il manifestarsi per la prima volta della Trinità, la successiva prigionia nella fortezza di Macheronte ed, infine, la decapitazione.
Completeremo l’album con le numerose immaginette delle città o località in genere dove il Santo è venerato come Patrono.


ARGOMENTI PARTICOLARI


Analogamente a quanto detto sopra esistono tante altre tematiche che, se raccolte e studiate, non potranno che dare grandi soddisfazioni ai collezionisti e cultori del santino.
Ne elenco alcuni tra i più comuni: CALENDARIETTI, LUTTINI, PRECETTO PASQUALE, PRIME COMUNIONI, CRESIME, RICORDINI VOCAZIONALI, PROPAGAZIONE DELLA FEDE, OPERA DELLA SANTA INFANZIA, SANTINI DI GUERRA, ecc.


GIANNI ZUCCO

 

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CURIOSANDO TRA I LIBRI - NOTIZIE STORICHE SUI SANTINI

IL SANTINO NEL XX SECOLO

Abbiamo già esaminato, negli ultimi due articoli, i vari tipi di santini realizzati con i materiali, le metodologie e gli stili introdotti a fine ‘800, la cui produzione, apprezzabile e significativa, ha avuto seguito nei primi decenni del secolo XX: la celluloide, lo stile Liberty, le decorazioni in fiori essiccati, le immaginette stampate dalla Litoleografia San Giuseppe ne sono state esemplificazioni.
Nel secolo XX venne gradatamente diffondendosi altresì un tipo di produzione dal carattere più grossolano e divulgativo, di esecuzione semplice e poco curata nei particolari, pertanto meno costosa nella realizzazione: cadono in disuso la lavorazione a pressa e a punzone delle bordure traforate e trinate, l’arricchimento dell’immagine con la preziosità dell’oro, le raffinate decorazioni floreali e i cartigli, l’utilizzo di supporti in carta pregiata o resistente, per privilegiare una destinazione dei santini più popolare e più vasta.
Si può comunque intravedere in concomitanza con questa progressiva decadenza anche una affermazione graduale di un nuovo stile più moderno con una produzione anche valida, al passo con i tempi e con il rinnovamento del gusto.
In Italia in particolare si affermarono, accanto a case editrici già nominate e ancora attive, nuove ditte come la Sacra Lega Eucaristica, i fratelli Bonella, la Fotomeccanica Milano e numerose altre, per le quali, essendo impossibile una elencazione completa in questa sede, si rinvia ai due interessanti ed utilissimi elenchi “SANTINI: le ditte italiane di produzione”, antiche e nuove, del socio Attilio Gardini nei numeri 244 (pagg. 10 e 11) e 245 (pagg. 20, 21 E 22) di giugno e luglio 2003 della nostra Circolare informativa AICIS, nei quali sono mostrati anche i contrassegni o simboli grafici e gli indirizzi di molte ditte produttrici.
Nella prima figura in alto a sinistra è riportata una cromolitografia della Sacra Lega Eucaristica, raffigurante Nostra Signora di Lourdes, classica ma ricca di particolari e dalla colorazione molto efficace.
Nella seconda figura a destra della pagina precedente, è un gradevole esemplare di “Ave Maris Stella”, dei F.lli Bonella, di stile moderno e di delicata colorazione, con dedica sul retro datata 1945.
Una novità nei santini degli anni trenta si manifestò negli esemplari in bianco e nero (o color seppia) di monocromo al bromuro, dall’aspetto austero, a volte ingentilito dalla presenza di fiori o elementi paesaggistici intorno alle immagini sacre, che hanno oggi acquisito il fascino delle vecchie fotografie di famiglia, d’epoca; di questa tecnica di stampa si fece largo uso anche nei ricordini di Prima Comunione.
Esempi di tale produzione troviamo nella terza figura (sopra a sinistra), che riporta due diverse raffigurazioni di S.Gemma Galgani (Borgonuovo di Camigliano, Lucca 1878 - Lucca 1903), rispettivamente color seppia del 1940 e bianco e nero del 1934, entrambi con reliquie.
Anche la quarta figura (foto a destra) è in mono-cromo al bromuro ed è un ricordo della vestizione di un suora delle Orsoline in Alberga del 1941.
Sul recto, in basso a sinistra, il simbolo della casa editrice “Al”, made in Italy.
Anche molti monasteri femminili si dedicarono con vario successo alla produzione di immaginette sacre, come le Benedettine di Ghiffa e di Sorrento, le Oblate dello Spirito Santo di Lucca, le suore della Visitazione di Genova, le Trappiste di Vitorchiano, tutte in Italia.
Nello stesso settore all’estero ricordiamo in Francia le Benedettine di Jouarre e la serie Odilia (casa fondata nel 1940-42 a Parigi), in Belgio le Benedettine di Maredret e di Ermeton-sur-Biert, il Carmelo di Rochefort, nel Lussemburgo l’abbazia di Clair-Fontaine; in Germania l’abbazia di Beuron e l’Ars Sacra di Monaco.
Lo stile dei santini creati nell’ambiente monastico si ispirava prevalentemente, nelle scritte (contraddistinte a volte da importanti capolettera, come negli antichi codici miniati medievali), nelle decorazioni e nelle illustrazioni, all’antico.
Nella quinta figura la Regina Mundi Salva Nos, stampata in Belgio nel citato monastero di Maredret, appare stilizzata ma con gradevole efficacia iconografica (data della dedica sul retro 1958).
Infine la sesta figura ricorda una immaginetta di tipica esecuzione monastica, con piccola foto simbolo di Prima Comunione, circondata da delicate decorazioni floreali e da una frase (in inglese) eseguite a mano. La data manoscritta sul retro è 1911.
Molti collezionisti possono riscontrare nella propria collezione queste brevi notizie, poiché i santini del ‘900 sono abbastanza diffusi.
Le figure di questo articolo sono tratte dalla collezione della scrivente e sono di provenienza famigliare.
Vorrei concludere il percorso tra le notizie storiche sulle immaginette sacre, condiviso con voi, soci AICIS, diversamente da quanto affermato da D.Sella, la quale, al termine del volume (1), validissima guida nelle stesura di queste poche pagine, si dichiara pessimista sullo spazio destinato al sacro nella cultura di fine secolo XX, fortemente laica, nell’era dei mezzi di comunicazione multimediali e della pubblicità ad oltranza. Sono trascorsi quasi dieci anni dalla pubblicazione del suo libro, e oggi osserviamo nella società, divenuta gradualmente anche multietnica, un rinnovato interesse verso la religione e le religioni, come alternativa interiore fuori di ogni tempo alla vacuità di molte effimere sollecitazioni attuali.
Addurrò un esempio, indicativo, limitandomi a sfiorare solamente l’argomento.
Il libro del Gesuita Monsignor Gianfranco Ravasi, dal titolo “Ritorno alla virtù. La riscoperta di uno stile di vita.”, uscito a Natale in libreria, è terminato e ne è in programma una prima ristampa.
In piccolo, anche la aumentata risonanza del nostro settore, le immaginette sacre, costituisce una testimonianza.

Bibliografia :
(1) Dolores Sella, Santini e Immagini devozionali in Europa dal secolo XVI al secolo XX, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 1997
Siti Internet

MARIA GABRIELLA ALESSANDRONI

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GLI STRUMENTI DELLA PASSIONE DI GESU'


SAVERIO VITAGLIANO ci ha inviato l’unito articolo:

" Nel campo dell’arte esistono segni grafici che richiamano o per sé o per una tradizionale convenzione, idee di cose astratte o fatti tali da assumere una visibile consistenza ed esprimere un concetto che ha una certa affinità o somiglianza con il soggetto rappresentato.
Tali segni sono i simboli e la scienza che li studia è detta “Simbolica”.
La religione cristiana abbonda di simboli e la sua struttura è ricca di misteri che sono richiamati sotto forma di figure, di emblemi, di attributi ed allegorie. E prima che la Chiesa potesse professare libe-ramente la sua dottrina, nascondeva al mondo pagano, attraverso i simboli, la sua fede in Dio, a mezzo di figurazioni allegoriche il cui senso era perfettamente noto agli adepti, mentre rimaneva occulto ai pagani.
Nella sua clandestinità, argomento da celare con ogni cura era l’Eucarestia, che veniva rappresentata con il pane, le spighe e l’uva; o per rappresentare Gesù si ricorreva al simbolo del pesce o del pellicano; l’àncora prima come segno di Croce (che non poteva essere palese), poi come Speranza e poi come Fede; la palma quale segno di vittoria e, quindi, del martirio.
Non poche volte mi soffermo a riflettere su immaginette aniconiche con la loro varietà di simboli ed allegorie di cui non sempre è facile decifrare il significato.
Quelle che maggiormente però attirano la mia attenzione sono costituite dalle rappresentazioni degli strumenti della Pas-sione di Gesù.
Alcune, bellissime, riportano immediatamente al dolore, alla sofferenza, al tormento della straziante Morte del Signore, che pur prive di qualsiasi figura umana riescono così espressive da far rivivere ogni istante del supplizio della Crocifissione.
L’iconografia è tipica: la figura dominante della Croce tra oggetti e strumenti, tra simboli e riferimenti di fatti ed episodi ac-caduti.
Tra una ricca e diversificata iconografia che figura nella mia raccolta, una immagine in particolare ha attirato la mia attenzione, per la sua ricchezza e bellezza, per la disposizione dell’insieme, per i colori, che rendono armonico e gradevole il suo pietoso aspetto.
Trattasi di un grande foglio, formato A3 dell’ Imagerie d’Epinal recante il N° 1903 dal titolo “L’OROLOGIO DELLA PASSIONE” (una incisione su carta sottile colorata a pochoir, della seconda metà dell’ ‘800 edita da Pellerin e C.) che oltre a riportare in lingua francese una orazione ed un Cantico spirituale delle ultime 24 ore che Gesù ha sofferto per noi, raffigura il Signore sulla Croce contornato da simboli e strumenti della sua passione, con una ricchezza di particolari che rendono più triste e pietosa la sua morte.
Ho provato a contarli e dare spiegazione e significato, specie per quelli meno consueti.
Come il Sole e la Luna, che nell’ immagine che si propone hanno la forma di visi umani.
Nelle rappresentazioni medievali della Crocifissione, la presenza di questi due astri è costante, sopra i bracci della Croce a simboleggiare il Giorno, dal Sole (Gesù nella Liturgia è chiamato il “Sole di giustizia che illumina tutto il mondo”) e la Notte dalla Luna.
Ma vi è pure chi vi scorge il simbolo delle due nature: la Divina nel Sole e l’Umana nella Luna, che trovano riscontro nell’unica persona divina, il Cristo Incarnato.
Nella raffigurazione dell’immagine si notano poi la colonna a cui Gesù fu legato, le corde, i flagelli, la Croce, la scritta “INRI”, l’asta con la spugna, la canna, la corona di spine, la scala, la lancia, la spada, la clava, il martello, la tenaglia, i chiodi, la mano a simboleggiare l’offesa dello schiaffo ricevuto, il gallo che rimanda alla negazione di Pietro, la tuta inconsuntile, i dadi con cui gli aguzzini si tirarono a sorte la divisione delle Sue vesti, la lanterna, la borsa con le monete che alludono al tradimento di Giuda, il velo della Veronica, il bacile con la brocca in riferimento a Pilato che “se ne lavò le mani”, la mela ed il serpente a simboleggiare il peccato originale, la torcia fiammeggiante quale simbolo della Vita ed infine il teschio simbolo della Morte e della Vanitas.
In molte rappresentazioni, che qui però mancano, compare un viso nell’atto di sputare, in segno di oltraggio, ed il Calice, simbolo dell’ Agonia dell’Orto degli Ulivi.
Complessivamente quindi l’immagine di Gesù, contornata dagli strumenti e dagli oggetti relativi ai tormenti della sua Passione, sono ben oltre trenta.
Peccato che la ridotta riproduzione della tavola in bianco e nero, non possa rendere il gradevole e nel contempo impressionante effetto d’insieme dell’intera raffigurazione.
A completare il disegno poi, il “Cantico Spirituale “ in lingua francese, che scandisce, ora per ora, gli episodi, i fatti, le vicende ed i protagonisti delle ultime 24 ore che hanno causato la fine della breve vita terrena del nostro Signore Gesù Cristo, che per l’umanità si è immolato.
Saverio Vitagliano

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XII-XIV SECOLO - LA STAMPA XILOGRAFICA USATA PER I SANTINI

La stampa detta “xilografica” fu la prima forma di stampa, conosciuta in Cina fin dal VI secolo e diffusasi in Europa, assieme alla carta, nel XIII e XIV secolo, e utilizzò la tecnica, più antica, della stampa su stoffa: veniva cioè realizzata riproducendo a pressione, su pergamena e poi su carta, una matrice di legno (in greco xilos) sulla quale era stato inciso uno scritto o un disegno, successivamente inchiostrato.
Questo tipo di riproduzione consentiva di realizzare un gran numero di fogli stampati ed era, quindi, più economico del manoscritto; ma per avere larga diffusione doveva applicarsi a una produzione di massa, senza intenti qualitativi, e fu soprattutto usata per santini religiosi, con rozze immagini e poco testo, e per carte da gioco.

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L'ANGOLO DELLA PREGHIERA


In aprile si festeggia la Santa Pasqua, culmine del periodo quaresimale, iniziato il Mercoledì delle Ceneri.
Nella Settimana Santa la Chiesa celebra i misteri della salvezza: l'opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio compiuta da Cristo, specialmente negli ultimi giorni della sua vita, per mezzo del mistero pasquale. Egli morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita.
La Settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme «della Passione del Signore», comprende le ferie dal lunedì al giovedì e culmina con il Triduo Pasquale.

Cristo è risorto.Alleluia!
O risorto mio Gesù, adoro e bacio devotamente le piaghe gloriose del vostro santissimo corpo, e per questo vi prego con tutto il mio cuore di farmi sorgere da una vita di tiepidezza ad una vita di fervore per poi passare dalle miserie di questa terra alla gloria eterna del Paradiso.

BENEDIZIONE ANNUALE
DELLE FAMIGLIE NELLE CASE

Lo spirito originario della benedizione annuale delle famiglie nella casa era quello di portare la grazia della Pasqua in tutte le famiglie e di pregare insieme nelle case.
Negli ultimi anni, ha preso consuetudine la benedizione impartita dal capo-famiglia o da un dei membri della medesima, recuperando in tal modo la fonte, la sorgente di benedizione della casa che è il sacramento del matrimonio e la famiglia.
Dando a tutti - vedove e single - la possibilità di benedire la casa diventa anche un modo per superare il concetto di benedizione come qualche cosa di magico, automatico o scaramantico ed a recuperare la famiglia come una realtà fatta da Dio, già da lui santificata e fonte di benedizione.

Beata la Casa dove:
si conosce e si ama la parola di Dio, perché la fede sarà viva in chi la abita.
si prega, perché in essa vi sarà il Signore.
si santifica la festa, perché i suoi abitatori si ritroveranno in cielo.
si onora la Madonna, perché la Madre del cielo veglierà su di essa.
si battezzano subito i figli, perché in essa regnerà la grazia.
si chiama per tempo il Sacerdote, perché sarà confortato chi soffre e benedetto chi muore.
non entra il peccato, perché sarà colma di benedizioni.
Ci si diverte onestamente, perché vi regnerà la vera gioia.

Colgo l’occasione per rivolgere i più sinceri auguri a tutti i soci AICIS e ai loro familiari.


GIANCARLO GUALTIERI

 

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MOSTRE

 

CAORLE (VE), 8-23 aprile 2006 – Mostra di immaginette Sacre: “SANTINI RICORDO DELLA PRIMA COMUNIONE DA FINE OTTOCENTO AGLI ANNI SESSANTA”


Il socio MARIO TASCA di Follina (TV) dall’8 al 23 aprile ripresenta la mostra di immaginette sacre "Santini Ricordo della Prima Comunione, da fine ‘800 agli anni ‘60" a Caorle, cittadina della costa adriatica in provincia di Venezia.
Ricordiamo agli associati che proprio il socio Tasca, aveva partecipato all’iniziativa “Un santino per ogni socio” due anni fa, trasmettendo l’immaginetta della Madonna dell'Angelo, venerata appunto a Caorle
L'esposizione si svolgerà nei locali del Centro Pastorale (di fianco al Duo mo) con il seguente orario: Festivi ore 10-12,30 e 15,30-20 Venerdì Santo ore 19,30-22 (orario serale in concomitanza con la solenne processione) Prefestivi ore 15,30-20.
Per informazioni rivolgersi al numero: 338-146.7630.
Con l’occasione, Mario Tasca ci ha inviato alcune notizie storiche sulla cittadina di Caorle.
Caorle, le cui origini risalgono alla preistoria, fu Castrum romano nel 200 A.C. Nel V secolo, come difesa dalle invasioni barbariche le isole e la laguna di Caorle iniziano a popolarsi, così come la vicina isola di Rivoalto, che darà poi origine a Venezia.
Verso la fine del 700 Caorle diventa sede Vescovile e nell’anno 1000 viene edificata la cattedrale dedicata a S. Stefano, ed il suo caratteristico campanile cilindrico.
La storia di Caorle segue un’evoluzione parallela a quella di Venezia, con la quale è legata da stretti rapporti commerciali e sociali. Nel 1378, coinvolta nella guerra tra Genova e Venezia, Caorle è messa a ferro e fuoco dai Genovesi. Nel 1797 poi, come Venezia, cade sotto il dominio di Napoleone prima e degli Asburgo poi. I primi anni dopo le due guerre mondiali sono molto difficili ma poi, verso il 1960, nasce l’industria nuova del turismo. Molti caorlotti abbandonano il duro mestiere della pesca, che per millenni è stata la loro unica fonte di sussistenza, e si dedicano a questa nuova attività.
Oggi Caorle, è una città rivolta al turismo il cui centro storico ha però mantenuto intatta la propria identità ed il suo aspetto di piccolo borgo, con il suo caratteristico porticciolo e le policrome case dei pescatori racchiuse intorno al millenario Duomo e al suo campanile

MARIO TASCA

 

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RAVENNA, 18 aprile-31 maggio 2006 –
Mostra di immaginette: “MARIA, MADRE DI DIO”


Il socio FILIPPO BRICCOLI di Ravenna sta organizzando nella propria città una mostra a soggetto mariano dal titolo “Maria, Madre di Dio”. Il materiale espositivo coprirà uno spazio di tempo che va dal ‘600 al Novecento.
L’esposizione verrà inaugurata domenica 23 aprile, giorno solenne della festa della Madonna Greca, da parte dell'Arcivescovo di Ravenna-Cervia Mons.GIUSEPPE VERUCCHI-
La mostra verrà allestita all’interno del Santuario di S. Maria in Porto con orario legato all'apertura della Basilica.

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BORGO FAITI (LT), 27 aprile-1 maggio 2006 – Mostra di immaginette: “1945° ANNIVERSARIO VIAGGIO DI SAN PAOLO APOSTOLO VERSO ROMA”


Il socio MAURIZIO PROSPERI di Cisterna di Latina è il responsabile della Mostra Filatelica Tema Religione “1945° ann.rio del Viaggio di San Paolo Apostolo verso Roma” la cui organizzazione, affidatala Circolo Filatelico Tres Tabernae di Cisterna di Latina con la supervisione del Museo “Piana delle Or-me”, nel cui ambito è collocata una esposizione di alcuni quadri di immaginette sacre sull’Aposto lo delle Genti San Paolo.
La mostra verrà inaugurata il 27 aprile e chiuderà il 1° maggio 2006 a Piana delle Orme – Borgo Faiti di Latina (già Foro Appio), luogo dive i cristiani di Roma incontrarono San Paolo come descritto negli Atti degli Apostoli. Per tale importante manifestazione saranno istituiti 5 annulli speciali da parte di Poste Italiane e 3 annulli da parte di Amministrazioni Postali estere.
La mostra di immaginette Sacre sulla stessa tematica è in-serita nell’ambito di quella filatelica. Partecipano all’esposizione di santini devozionali su San Paolo i soci MARIZIO PROSPERI di Cisterna e ROBERTO DE SANTIS di Alessandria.
Alcune informazioni: Il Museo PIANA DELLE ORME (via Migliara 43,5 – 04010 BORGO FAITI (LATINA)- Tel.0773-258. 708, e-mail: info@pianadelleorme.it.)
E’ articolato in oltre 25 mila metri quadrati espositivi suddivisi in vari padiglioni tematici, è nato dalla passione di un imprenditore agricolo, che ha iniziato circa 30 anni fa una raccolta di oggetti dai più piccoli ai più grandi ed ingombranti.

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MOZZATE (CO), 7 e 14 maggio 2006 – Mostra: “LA DEVOZIONE POPOLARE NELLE IMMAGINETTE SACRE-XIX/XX SECOLO”


Il socio LUCIANO GALBUSERA di Cislago tramite il Gruppo Artistico Culturale locale “IL GRAPPOLO” organizza una mostra di santini devozionali sul tema: “La devozione popolare nelle immaginette sacre”, presso il Castello del Seprio di Mozzate (CO) ( da: http://digilander.libero.it/matteofedeli/_private/adress.htm) durante la Rassegna “Musicainvilla 2006” dell’Associazione ”Accademia Concertante d’Archi” di Milano che ha qui la sua sede.
All’esposizione, che sarà aperta al pubblico nelle domeniche 7 e 14 di maggio 2006 con orario 10.00 -18.00, partecipano, oltre ai sigg.SERGIO AGLIETTI di Busto Arsizio, e OLGA e CARLO MAZZELLA, i soci LUCIANO GALBUSERA di Cislago e ROBERTO DE SANTIS di Alessandria.
Il 7 maggio (Recital di Andrea Carcano-Musiche di J. S. Bach, W.A.Mozart, R.Schumann, D. Schostakovich, C.Nielse, N. Medtner) e il 14 maggio (Recital del Duo violino e pianoforte Elia Leon Mariani, Valentina Divitini W.A.Mozart Sonata in mi minore; L.v.Beethoven Sonata in la minore op. 23; E.Grieg Sonata in fa maggiore op.8), subito dopo l’orario di chiusura della Mostra si terrà il concerto dell’Accademia Concertante d’Archi diretto dal Maestro MAURO IVANO BATTAGLIA. Con l’occasione si ringraziano sia il Maestro che l’Associazione per la squisita cortesia e disponibilità.
I soci che avessero possibilità di recarsi in visita alla Mostra possono fin d’ora pianificare uno o entrambi i pomeriggi di maggio (7, 14) per godere oltre che dell’interessante esposizione di immaginette devozionali, anche del Concerto della sopra citata Accademia ( da: http://digilander.libero.it/accademiaconcertante/.
Per arrivare a Mozzate si prenda l’autostrada Milano-Como, poi Uscita: Saronno, quindi a sinistra prendere la Sta tale Varesina (indicazione Gerenzano-Varese) e a 8 Km si trova Mozzate; quindi, sul lato destro c’è il Castello del Seprio.

 

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RAVENNA, maggio 2006 – Mostra: “ImmaginAzione – Carte sacre e profane europee figurate e decorate
tra manifattura e serialità – Secoli XVII-XX”


La socia Prof.ssa ELISABETTA GULLI GRIGIONI di Ravenna ci ha preannunciato una sua Mostra che verrà allestita nel maggio p.v. nella locale prestigiosa Biblioteca Classense sul tema indicato nel titolo.
L’esposizione propone materiali cartacei di interesse figurativo, di conte-nuto sacro e profano, prodotti in Europa dal Seicento alla prima metà del No vecento con varie tecniche di stampa (xilografia, incisione su rame e metal- lo, litografia e cromolitografia, fotografia e tecniche fotomeccaniche) e di ma nifattura (miniatura, intaglio e ritaglio della carta, silhouette, collage) conside rate dalla prospettiva delle operazioni che possono essere fatte sull’immagine una volta che essa sia stata prodotta, modificandola in vari modi.
La nostra socia, ideatrice e curatrice dell’esposizione, dedicherà particolare attenzione ai “santini” realizzati a stampa o manufatti nell’elaborazione ornamentale dell’immagine di base e nei fenomeni di amplificazione che possono essere anche molto ampi.


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ROMA, 6-7 maggio 2006 – Mostra di santini: “LA DEVOZIONE POPOLARE MARIANA NELLE IMMAGINETTE SACRE-”


Il 6 e 7 maggio p.v., presso la Parrocchia San Gregorio VII Papa, affidata ai Frati Minori, in Via Gregorio VII, nrr.6-10 in Roma ubicata nei pressi della Città del Vaticano, nell’ambito delle iniziative filateliche dell’A.F.I.- Associazione Filatelica Italiana, l’A.I.C.I.S. allestirà una mostra di santini devozionali sul tema

“La devozione popolare mariana nelle immaginette sacre”

con la cortese collaborazione dell’A.F.I. stessa.
I soci che fino a questo momento hanno aderito all’iniziativa di esporre le proprie collezioni sono: EMILIA BAGNASCO ANGIOLINO, AGOSTINO CERINI, GIOVANNI COSTANZO, GIULIANA FARAGLIA, GIANCARLO GUALTIERI, SILVIA LANCELLOTTI, RENZO MANFE’, MARIA ROSA PANISI, RITA SCIUTTO, SAVERIO VITAGLIANO e LUIGI ZANOT.

 

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NOTIZIE DAL MONDO

 

A DISTANZA DI OLTRE 120 ANNI IL CARISMA DELLA CONGREGAZIONE FONDATA DAL BEATO GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA DI BRESCIA E’ QUANTOMAI ATTUALE


Il Dr. Lorenzo PERRONE di Milano che aveva trasmesso 500 immaginette del beato Giovanni B. Piamarta per “ Un santino per ogni socio” distribuite con la circolare di giugno 2005, ci ha inviato l’unito articolo che illustra la figura e le virtù eroiche di questo grande santo bresciano.
Giovanni Battista PIAMARTA nasce a Brescia il 26 novembre 1841 da una famiglia povera e rimane orfano della madre a dieci anni.
Accolto in casa dal nonno paterno riceve un'educazione cristiana nell'orato rio della sua parrocchia e a diciannove anni, dopo un periodo di maturazione interiore, entra nel seminario diocesano di Brescia, diventando sacerdote alla fine del 1865.
Sin dagli inizi dell'attività pastorale, prima nelle parrocchie rurali di Carzago Riviera e di Bedizzole, poi in quella cittadina di Sant'Alessandro, dimostra una grande passione per la condizione dei giovani. Prende coscienza che la carità da sola non basta a risolvere i loro problemi e comincia a pensare che soltanto l'attenzione alla formazione, morale e professionale dei ragazzi può aiutarli a inserirsi nella società. Il suo progetto, però, incontra un primo ostacolo nella mancanza di risorse economiche.
Piamarta è un prete povero; l'apporto dell'amico monsignor Pietro Capretti, uno degli uomini più illuminati della chiesa bresciana dell'epoca, si rivelerà decisivo per realizzare il suo sogno.
Dopo una parentesi come parroco a Pavone Mella nel 1886, fonda l'Istituto Artigianelli che ha come obiettivo di preparare i "figli del popolo", cioè i ragazzi orfani o figli di famiglie povere, ad affrontare con competenza e dignità la vita nella nuova società industriale, caratterizzata dalla specializzazione nel lavoro.
Nonostante gli stentati esordi, padre Piamarta, impegnando tutte le sue energie, riesce a far crescere rapidamente l'istituto. Nascono officine per le diverse specializzazioni, aule scolastiche e dormitori.
Una vasta schiera di simpatizzanti e benefattori gravita attorno all'Istituto. Piamarta, seguito da un gruppo di laici e sacerdoti, vive insieme ai suoi ragazzi e insegna loro la dignità del lavoro e l'importanza di fortificare il carattere.
La formazione religiosa di Piamarta è ispirata alla visione gioiosa e serena di San Filippo Neri, il grande apostolo della gioventù; il suo rapporto con i giovani è pieno di affetto e attenzione.
Un’attenzione ricambiata: saranno proprio loro a chiamarlo da subito "padre". L'istituto Artigianelli, a dieci anni dalla fondazione è diventato un importante punto di riferimento della Brescia industriale, eppure padre Piamarta non sembra ancora soddisfatto; cresce in lui la preoc-cupazione per la condizione delle campagne, dove la gioventù sembra non avere un futuro.
L'incontro con padre Giovanni Monsignori, un geniale agronomo che sta studiando e cercando di diffondere nuove tecniche di coltivazione in grado di aumentare la produttività della terra suggerisce una possibile soluzione: insieme fonda la "colonia agricola di Remedello” con lo scopo di ridare vitalità e dignità all’agricoltura.
Piamarta sembra aver intuito la direzione verso la quale sta dirigendosi la nuova società, e quale sia, in essa, il ruolo della presenza cristiana.
In particolare egli ritiene che la missione della Chiesa coinvolga tre aree: l'educazione globale dei giovani, il mondo del lavoro e la famiglia.
Il suo ideale può riassumere nel motto “Pietas et Labor” preghiera e lavoro, che sintetizza la dimensioni della vita cristiana orientata verso Dio e verso il prossimo. L’Editrice Queriniana, da lui fondata, appare come il naturale completamento del suo programma educativo.
Col tempo la filosofia di Padre Piamarta si rivela molto coinvolgente. Un gran numero di sacerdoti e laici, stimolati dal suo entusiasmo, manifestano il desiderio di condividere la sua missione. Nasce così il proposito di costituire un’unione stabile di persone che condividono gli stessi ideali. Nel 1902 avviene il definitivo riconoscimento da parte del vescovo di Brescia della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth.
L’opera si estenderà progressivamente anche in Brasile , in Cile e in Angola. Anni dopo, insieme a madre Elisa Baldo, darà vita anche ad una Congregazione di suore le “Umili Serve del Signore” che si dedicano all’assistenza dei malati e all’educazione della gioventù femminile. Padre Piamarta chiude in odore di santità la sua vita, tutta spesa al servizio di Dio e dei fratelli, il 25.4. 1913 nella sua colonia agricola a Remedello. Il 22.3.1986 la Chiesa ne riconosce l’eroicità delle virtù, mentre, il 12 ottobre 1997 viene beatificato in Piazza San Pietro a Roma dal Santo Padre il Papa Giovanni Paolo II.
Il 3.4.1992, allo scopo di continuare l’attività formativa svolta dalla Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth ed aggiornare la stessa alle normative vigenti, è stata costituita l’Associazione Formazione Giovanni Piamarta (A.F.G.P.) che ha raggruppato 10 sedi operative di formazione professionale, orientamento ed assistenza, ubicate nella Regione Lombardia e con una presenza anche nelle Regioni Abruzzo e Lazio.

Bibliografia: “Piamarta Informa” Periodico dell’A.F.G.P. Associazione Formazione Giovanni Piamarta – Febbraio 2005 – Edizione speciale per l’EXPO DELL’EDUCAZIONE E DEL LA-VORO – Fiera di Milano
Suggerimento ai colleghi soci AICIS: Se quando riceviamo le immaginette per l’iniziativa “Un santino per ogni socio” oltre a guardare l’iconografia, recitassimo anche la preghiera che ci sta dietro alle stesse avremmo detto una preghiera comune che ci unisce a Dio ed inoltre, potremmo contribuire ad affrettare la canonizzazione di quei Servi di Dio e dei Beati che attendono il riconoscimento dalla Chiesa.
Nota – La redazione ringrazia il Coordinatore generale dell’A.F.G.P. – Padre Giacomo Marietti – che gentilmente consegnò al Dr. Lorenzo Perrone le 500 immaginette del Fondatore Beato Giovanni Piamarta, proseguite lo scorso anno ai soci AICIS.
Si comunica ai nuovi soci ed a coloro che ne desiderano una seconda copia che nel FONDO SOCIALE di MAGGIO 2006 tale immaginetta sarà disponibile in congruo numero.

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1256 - 2006 - 750° ANNIVERSARIO DELLA GRANDE UNIONE DELL'ORDINE DI SANT'AGOSTINO



Il 16 dicembre 1243 Papa Innocenzo IV promulgò la bolla "Incumbit nobis" con la quale invitava le comunità di eremiti della Tuscia a riunirsi per costituire un unico Ordine religioso secondo la regola di Sant'Agostino.
Nel marzo del 1244, gli eremiti celebrarono un capitolo di fondazione a Roma, ed ebbe così inizio l'Ordine di Sant'Agostino. Il Papa ordinò agli eremiti toscani di eleggere un priore generale e di redigere delle costituzioni e, da allora, vennero conosciuti come Eremiti dell'Ordine di S. Agostino.
Il 9 aprile 1256 con la bolla "Licet Ecclesiae catholicae", Papa Alessandro IV confermava l'unione degli Eremiti di Giovanni Bono (regola agostiniana, 1225), degli Eremiti della Tuscia, degli Eremiti di San Guglielmo (regola benedettina), degli Eremiti di Brettino (regola agostiniana, 1228), degli Eremiti di Monte Favale (regola benedettina), e di altre congregazioni minori nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.
L'Ordine comprendeva 180 conventi in Italia, Austria, Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Francia, Spagna, Portogallo, Ungheria, Boemia ed Inghilterra.
L'Unione del 1256 rappresentò un grande passo nella riforma della vita religiosa della Chiesa. Con essa il Papa voleva porre fine alla confusione derivante dall'elevato numero di piccoli gruppi religiosi. Gli Agostiniani così entrarono a far parte degli Ordini Mendicanti insieme con i Domenicani, i Francescani e altri.
L'identità spirituale dell'Ordine aveva pertanto due fondamenti:
a)-La persona di Sant'Agostino.
b)-Il movimento mendicante, attraverso il quale l'Ordine di Sant'Agostino rientrava tra gli Ordini della fraternità apostolica
(Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/)


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V° CENTENARIO DELLA COSTRUZIONE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO
18 APRILE 1506-2006

Il 18 aprile del 1506 iniziarono i lavori di costruzione della nuova basilica di San Pietro, simbolo di un’istituzione che voleva esaltare un’idea forte del papato e della cattolicità.
La sua storia si intreccia con l’affermazione del primato petrino.
La basilica di San Pietro, simbolo grandioso del primato pontificio e tempio principe della cristianità, compie 500 anni.
Di Roma, della nuova Roma cristiana, la basilica di San Pietro è il simbolo per eccellenza. La traduzione visiva di un progetto teologico (e ideologico), un sogno di pietra. Almeno da quando, il 18 aprile del 1506, cominciarono i lavori della nuova chiesa, voluta dal pontefice guerriero Giulio II che pensava di innalzarvi il suo mausoleo. O da quando, dopo la morte del Bramante, incaricato dei lavori, dopo gli interventi di Raffaello, di Fra Giocondo e di Giuliano da Sangallo, subentrò Michelangelo, primo artefice dell’immensa cupola definita ancora oggi dalle guide come «la più grande e maestosa opera in muratura che mai sia stata creata».
Da allora la basilica è l’immagine plastica del papato.
Che la basilica sia un teatro è cosa evidente da almeno cinquecento anni: un teatro barocco in cui la cattolicità celebra i suoi riti, proclama i suoi santi, elegge i suoi Papi (e li sotterra), sotto gli occhi delle folle plaudenti.
Un teatro con macchinari, costumi, frusciare di tonache. E scenografie che nessun altro teatro può permettersi. A cominciare dal colonnato del Bernini che sembra chiudersi (o aprirsi, a seconda dei punti di vista) in un abbraccio alla città. E al mondo. (Fonte: http://www.stpauls.it/jesus/0604je/0604je42.htm)

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BEATIFICAZIONI

18 MARZO 2006: CATTEDRALE DI BARI, BEATIFICAZIONE DI SUOR ELIA DI SAN CLEMENTE

Il 18 marzo scorso la cattedrale di Bari è stata teatro del rito di beatificazione di suor Elia di San Clemente, il primo nella storia dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto.
Alle 18,30 ha avuto inizio la concele brazione eucaristica presieduta dall'ar civescovo di Bari-Bitonto Francesco Cacucci, mentre il cardinale José Saraiva Martins ha presieduto la cerimonia di beatificazione. Il prefetto della Congregazione delle cause dei santi ha quindi dato lettura della lettera apo stolica con cui Benedetto XVI ha iscritto nel numero dei beati suor Elia, la «piccola Ostia», come amava definirsi.
Terzogenita di Giuseppe Fracasso e Pasqua Cianci, nacque a Bari il 17 gennaio 1901, venendo battezzata quattro giorni dopo con il nome di Teodora nella chiesa di San Giacomo dallo zio don Carlo Fracasso, cappellano del cimitero.
A 5 anni, Teodora affermò di avere visto in sogno una bella “Signora” che si aggirava tra filari di gigli fioriti, prima di sparire all'improvviso in un fascio di luce. Dopo che la madre le ebbe spiegato il possibile significato di quella visione, Teodora promise alla “Signora” di diventare monaca. Mandata all'asilo dalle Suore Stimmatine, proseguì gli studi fino alla terza elementare. L'8 maggio 1911 ricevette la Prima Comunione; la notte precedente sognò S. Teresa di Gesù Bambino che le predisse “sarai monaca come me”. In seguito frequentò il laboratorio di cucito e di ricamo presso lo stesso istituto. […]


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Milano - 30 Aprile 2006 -BEATIFICAZIONE DEI BEATI LUIGI BIRAGHI E LUIGI MONZA

Il 30 aprile nella cattedrale di Milano verrà celebrata la cerimonia di beatificazione di due sacerdoti della Chiesa Ambrosiana, il Beato LUIGI BIRAGHI e il Beato LUIGI MONZA


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30 Aprile - BEATIFICAZIONE DI AUGUSTINE THEVARPARAMPIL


Il 30 aprile in India, nella Chiesa di Sant’Agostino a Ramapuram (Kerala) il Cardinale Mar Varkey Vithayathi presiderà la cerimonia di Beatificazione di AUGUSTINE THEVARPARAMPIL


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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"

MARIA SANTISSIMA DELLA MISERICORDIA DI VALDERICE

LA DOPPIA INTERCESSIONE


Il socio Don DAMIANO MARCO GRENCI nello scorso mese di marzo ha inviato agli associati l’immaginetta di Maria SS.ma della Misericordia per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Il santuario della Madonna della Misericordia di Valderice è il più antico dell’agro ericino. Ebbe origine nel 1640 per una prodigiosa guarigione a favore di un anziano il cui nome è Girolamo Verderame. Edificato nel 1760, fu ampliato successivamente nel 1773. L’immagine sacra venerata è un’opera del pittore trapanese Andrea Carreca.
Soffermiamoci sull’immagine, che merita non per particolare pregio artistico, ma per un profondo contenuto teologico. Un dipinto simile è conservato al Metropolitam Museum di New York e fu eseguito intorno al 1400 per opera della scuola di Lorenzo Monaco e fu conservato fino al 1842 nel Duomo di Firenze.
Leggiamo l’opera. È evidente un chiaro riferimento al kerygma: passione, morte e resurrezione di Cristo, ed ai frutti della passione dei quali partecipa la Corredentrice: Maria Santissima.
Raffigura la SS. Trinità con La Vergine Maria e un “destinatario” del gesto di Misericordia della Madre di Dio. L’opera museale, rispetto a quella venerata nel santuario, ha maggiore espressività teologica: il Padre dona lo Spirito, il Figlio indica la Madre e la Vergine indica i fedeli. Tutto questo mostra bene il senso della doppia intercessione, ma anche che tutto “procede dal Padre…”. Ma ecco la sacra conversazione che osiamo intendere tra Coloro e Colei, il cui figlio è anche Signore. Maria dice al Figlio “dolcissimo Figlio per il latte che io ti diedi abbi misericordia dei miei figli”; il Figlio al Padre: “Padre mio salva coloro per i quali tu hai voluto che io patissi”. In questo dialogo i gesti esplicano le parole. Il Padre in segno benevolo benedice, e dona la Grazia: Lo Spirito Santo.
Nell’opera fiorentina la benevolenza del Padre è grandiosamente rappresentata con la mano aperta da cui esce la colomba, lo Spirito; il quale è sopra il Figlio: “unico mediatore tra Dio e gli uomini”.
Il soggetto, così brevemente delineato, è la doppia intercessione, che ha le sue radici in un testo spirituale del secolo XII di Ernaldo di Chartres.
Concludo con un pensiero di padre Scarpitta tratto da il culto delle immagine e dei santi nella Bibbia: “… il culto delle immagini diviene idolatrico allorquando preso in se stesso ed in esclusiva, ma è legittimo, anche se secondario, allorquando aiuta realmente all’adorazione di Dio onnipotente ed eterno”. Anche la collezione dei santini può essere utile in questo senso!

Don DAMIANO MARCO GRENCI

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SANTI EGEO ED EUTICIA


Il GRUPPO TADDEO, organizzato Da Don Damiano M.Grenci, composto al 90% da associati all’AICIS trasmettono per “Un santino per ogni socio” l’unita immaginetta dei Santi Egeo ed Euticia, martiri, i cui corpi provenienti dalle catacombe romane sono venerati nella Chiesa del Real Collegio Cicognini in Prato.
Un vivo ringraziamento ai gruppi “Taddeo” e “Veronica” che in questi anni ci hanno regalato immaginette molto interessanti sotto l’aspetto collezionistico e soprattutto religioso.
Da rilevare: ricerca, studio, stampa a proprie spese dei santini distribuiti.

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GIOVANNI PAOLO II

Padre MICHELE GIULIANO di Orta di Atella, per il primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II, ha fatto stampare l’unita immaginetta (cm.10x15) nell’ambito dell’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Pubblichiamo uno spunto tratto dal giornale vaticano “L’Osservatore Romano”dell1.1.06.
“È trascorso un anno. Eppure non sembra vero. Si avverte ancora l'eco dei camminatori in via della Conciliazione e in Piazza San Pietro. Si avverte quella speranza dolente che vuole quasi strappare alla morte il Padre che si avvia verso il trionfo della Vita.
È trascorso un anno. Eppure non sembra vero. Non soltanto perché Lo sentiamo accanto nella nostra quotidianità, ma anche perché Benedetto XVI quasi ogni giorno ne tiene viva la memoria con quel delicato "mio amato Predecessore". È trascorso un anno.
Eppure negli occhi e nel cuore è sempre palpitante quell'immagine del Venerdì Santo: Giovanni Paolo II abbraccia la Croce e la tiene stretta al cuore e alla fronte per tutto il percorso della Via Crucis.
La sua Croce. La nostra Croce. La Croce del mondo. La Croce della Chiesa. La Croce della Speranza unica. La Croce, di fronte alla quale anche la storia, da Lui tenacemente incalzata, ha sostato per qualche attimo vinta dallo stupore che quell'Uomo suscitava.
"Tante cose - aveva detto in Austria nel 1998 - possono essere tolte a noi cristiani. Ma la Croce come segno di salvezza non ce la faremo togliere. Non permetteremo che Essa venga esclusa dalla vita pubblica! Ascolteremo la voce della coscienza che dice: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini!" (At 5, 29)".
Ed eccolo davanti a noi l'Ubbidiente a Dio. Ubbidiente con quell'audacia biblica che ha sigillato ogni sua parola, ogni suo gesto, ogni suo passo.


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SANT'ESPEDITO

Il socio MICHELANGELO BUTERA di Lamezia Terme (Catanzaro) ha trasmesso l’immaginetta di Sant'Espedito per la campagna “Un santino per ogni socio” e le seguenti note di commento.
Sant’Espedito, Capo della Legione romana “Fulminante”, contemporaneo di Santa Filomena, fu martirizzato nel IV secolo sotto Diocleziano. Se ne celebra la festa il 19 aprile. E’ invocato nelle cause disperate, urgenti, spirituali e temporali. Nella mano destra stringe la croce sulla quale sta scritto “Hodie” (oggi) e schiaccia con il piede destro un corvo che stringe con il becco un cartiglio recante la parola “cras” (domani), per insegnarci che non dobbiamo dubitare dell’Onnipotenza di Dio, né attendere il domani per pregare con fiducia e fervore. E’ il santo dell’undicesima ora, che non è mai invocato troppo tardi, sempre però come intercessore della Santissima Vergine. Il culto in Italia ha avuto origine a Torino nel Medio Evo. Dal XVII secolo S.Espedito ha goduto di una diffusa popolarità in Sicilia e dal XIX secolo anche in Campania. Si trovano comunque testimonianze del culto in quasi tutte le regioni italiane.
Sant’Espedito si venera anche in Calabria. Nella mia stessa città, Nicastro, ora Lamezia Terme, questo martire è venerato nella Chiesa di Santa Caterina Vergine e Martire. Non è noto il periodo esatto della nascita di tale culto, certamente è di secolare memoria.
E’ certo che tale culto fu curato, tra il 1800 e il 1900, da un galantuomo della nostra città, Alfonso Anzani, appartenente alla locale Confraternita.
Egli, oltre provvedere, a proprie spese, alle varie iniziative per la diffusione del culto a Sant’Espedito, faceva celebrare ogni anno un solenne triduo in occasione della festa liturgica. La Confraternita dell’Immacolata che da secoli ha la cura del culto divino della Chiesa di Santa Caterina, nonostante dagli anni Sessanta sia non più in auge il culto verso sant’Espedito, ha voluto che il simulacro del Santo rimanesse al suo posto per la venerazione dei fedeli.


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CRISTO IN CROCE


La socia ELISA BERNARDI ci ha trasmesso l’ immaginetta del Cristo in Croce che si trova nella Chiesa parrocchiale di Maserno di Montese (Modena) dedicata a San Giovanni Battista.
L’8 settembre 1820 in occasione dell’ingresso in processione della nuova statua della Vergine, opera del valente artista belga Giovanni Demech presente a questa cerimonia, questi volle regalare al parroco e amico Don Antonio Bianchi un Crocifisso eccezionale che lo stesso parroco nelle note d’archivio parrocchiale così descrive: “…nella partenza di detto gran virtuoso, mi raccomandò il Cristo fatto, che ne facessi gran conto, che era una statua di gran valore, che lui se l’avesse avuto a vendere non l’avrebbe data per 50 Luigi, che nell’Italia non c’era una statua di legno di simile qualità, e non era figura da tenersi in queste montagne. Questo serva per ricordo ai posteri e a chi leggerà questa memoria, e più vi sarebbe da scrivere le grandi opere fatte da detto virtuoso…”. Gesù Crocifisso, in legno di noce, ha un’altezza di circa due metri e mezzo e con la croce supera i tre e mezzo, ha una caratteristica che si dice essere un unico pezzo.
La tradizione popolare narra che l’artista, vista la grande accoglienza e familiarità della popolazione era intenzionato a regalare un’opera alla parrocchia, ma passeggiando per le nostre vallate si imbatté in una borgata chiamata “Maserno Vecchio” in un enorme tronco di noce, interpellò i proprietari e subito nella sua mente vide in esso un meraviglioso crocifisso.
Spiegato l’interessamento, i proprietari di buon grado regalarono il tronco e il Demech dopo avere scolpito un modellino di circa mezzo metro diede inizio a questo grande capolavoro.
Terminata l’opera, il crocifisso fu collocato in un oratorio dove rimase per molto tempo, poi fu portato nella chiesa parrocchiale.
Nel 1884 fu pulito dai colori e verniciature e fu collocato in una cappella appositamente decorata alla sinistra dell’altare maggiore di fronte alla statua della Beata Vergine.


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SANTA ZITA

Il socio BRUNO MICHELETTI di Casabasciana (LU) ha inviato l’immaginetta di Santa Zita per “Un santino per ogni socio” e l’unito articolo.
Santa Zita nacque nel 1218 a Monsagrati, un paese della Valfreddana nei pressi di Lucca, proveniva da povera gente di campagna, le cui fanciulle, per farsi la dote e, più spesso, per non essere di peso alla famiglia, venivano collocate a servizio presso una famiglia di città.
Zita, posta a soli dodici anni di età a servizio della famiglia lucchese dei Fatinelli, accettò serenamente la sua condizione sociale, ben consapevole che servendo la famiglia ospitante serviva Dio, per il cui amore agiva, e sopportava ogni sgarbo, sia da parte dei padroni, che dapprima la trattarono con ingiustificata severità, come da parte dei suoi compagni di lavoro, gelosi per il suo zelo e il suo totale disinteresse.
Dava sempre molte elemosine ai poveri che bussavano alla porta della casa dei Fatinelli, ma donava del suo, perché viveva con molta parsimonia e il poco che metteva da parte lo lasciava ai poveri della città. Narra la storia che una compagna di lavoro, invidiosa di Zita, l’aveva accusata presso il padrone di dare via troppa roba ai poveri.
Infatti, un giorno Zita venne sorpresa mentre usciva di casa con il grembiule pieno di avanzi da donare ai poveri. Alla domanda del padrone rispose che portava fiori. E lasciati liberi i lembi del grembiule, una pioggia di fiori cadde ai suoi piedi.
Ancora un altro miracolo: il padrone di Santa Zita non voleva che perdesse tempo durante il giorno a pregare in chiesa, quindi la lasciava libera la sera, molto tardi, quando le chiese in città erano già chiuse. Zita dirigendosi verso la chiesa di San Frediano (dove è sepolta) riusciva ad entrare grazie all’aiuto di un angelo che le apriva la porta laterale.
Ancora oggi quella porta è detta “Porta dell’Angelo”.
Le sue virtù le valsero, mentr’era in vita, l’ammirazione di quanti l’avvicinavano e dopo la morte, avvenuta il 27 aprile 1278, impressero un moto inarrestabile alla devozione popolare.
La sua tomba nella Basilica di San Frediano, dove in un’apposita cappella è custodita l’urna con il corpo incorrotto, è meta di pellegrinaggi. Il suo culto fu approvato il 5 settembre 1696, da S.S.Innocenzo XII.
Pio XII l’ha proclamata patrona delle domestiche.
Ogni anno, il 27 aprile, tutti i lucchesI e molte persone delle città vicine entrano nella basilica di San Frediano con in mano un mazzolino di narcisi che lasciano come omaggio all’urna della Santa o che portano a casa come benedizione.

BRUNO MICHELETTI

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GESU' NELL'ORTO DEGLI ULIVI

“Chi vuol conoscere l'uomo, deve saperne riconoscere il senso, la radice e il compimento in Cristo, Dio che si abbassa per amore « fino alla morte, e alla morte di croce » (Fil 2, 8)”(Giovanni Paolo II, “Rosarium Virginis Mariae”, 22).
Padre MICHELE GIULIANO di Orta di Atella ha proseguito l’immaginetta (cm.9x15) di Gesù nell’Orto degli ulivi, agli associati, per l’iniziativa “Un santino per ogni socio” .
Nella tragedia della Passione culminano la nostra vita e tutta la storia umana. La Settimana Santa non può ridursi a una mera commemorazione: è la meditazione del mistero di Gesù Cristo che continua nelle nostre anime.
Il cristiano è chiamato ad essere alter Christus, ipse Christus. Noi tutti, con il Battesimo, siamo stati costituiti sacerdoti della nostra stessa esistenza per offrire vittime spirituali, ben accette a Dio per mezzo di Gesù Cristo per compiere ciascuna delle nostre azioni in spirito di obbedienza alla volontà di Dio, perpetuando così la Missione dell'Uomo-Dio.
Questa realtà, per contrasto, ci fa pensare alle nostre miserie, ai nostri errori personali. Ma questa considerazione non ci deve scoraggiare, né indurre all'atteggiamento scettico di chi ha rinunciato ai grandi ideali.
Il Signore ci vuole per se e, così come siamo, vuole renderci partecipi della sua vita, e ci chiede di lottare per essere santi. La santità: quante volte pronunciamo questa parola come se fosse priva di senso! Molti la considerano addirittura come un traguardo irraggiungibile, un luogo comune della letteratura ascetica, non un fine concreto, una realtà viva.
Non la pensavano così i primi cristiani, che usavano il nome di "santo" per chiamarsi fra loro, molto spesso e con la massima naturalezza: Vi salutano tutti i santi; salutate tutti i santi in Cristo Gesù (Fil, 4, 21).
Ora, di fronte al Calvario, quando Gesù è morto e non si è ancora manifestata la gloria del suo trionfo, è il momento di esaminare i nostri desideri di vita cristiana, di santità; è il momento buono per riconoscere le nostre debolezze, e reagire con un atto di fede, confidando nel potere di Dio e facendo il proposito di vivificare con l'amore le cose della nostra giornata. L'esperienza del peccato ci deve condurre al dolore, a una decisione più matura, più profonda, di fedeltà, di vera identificazione con Cristo, di perseveranza ad ogni costo nella missione sacerdotale che Egli ha affidato a tutti i suoi discepoli senza eccezione, e che ci stimola a es-sere sale e luce del mondo. (Da: “E’ Gesù che passa”, 96)
Non dobbiamo dimenticarlo: in tutte le attività umane, ci devono essere uomini e donne con la Croce di Cristo nelle loro vite e nelle loro opere, innalzata, visibile, riparatrice; simbolo della pace, della gioia; simbolo della Redenzione, dell'unità del genere umano, dell'amore che Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo, la Trinità Beatissima, ha avuto e continua ad avere per l'umanità. (Solco, 985).
[Testi San Josemaria Escrivà de Balaguer]


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CROCIFISSO DI MONTESASSO

Il socio ALBERTO BOCCALI di Cesena ha inviato per tutti gli associati nell’ambito della campagna “Un santino per ogni socio” l’immaginetta del miracoloso crocifisso di Montesasso di Mercato Saraceno (Forlì-Cesena) unitaente all'immaginetta della seconda apparizione della Beata Vergine Maria a CHIARA CANDOLI (cfr.Circolare nr.274, pag.41)


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