A.I.C.I.S. ASSOCIAZIONE ITALIANA
CULTORI IMMAGINETTE SACRE
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CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?
L’AICIS è l’Associazione,
apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati
cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano
di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico,
culturale, artistico, religioso
PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?
Perché l’unione fa la forza.
Per essere informati, attraverso la Circolare mensile,
di quanto interessa il settore e poter effettuare lo
scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle
mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette.
Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni
specialistiche, per avere le nuove immaginette, per
conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere
altri ragguagli su santi e santuari. |
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richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo
da versare sul conto corrente postale nr. 39389069
dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per la
sola iscrizione all’Associazione, mentre la
quota annuale 2005 è di euro 25,00 per le persone
fisiche e di euro 37,00 per le Associazioni, Enti,
Confraternite.
L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al
31 dicembre
DIRITTI DEI SOCI:
- ricevere le Circolari Informative, con immaginette
omaggio;
- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;
- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;
- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;
- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta
di immaginette nelle Circolari Informative.
Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in
P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile
adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì
del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di
volta in volta verranno rese note.
Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice
Presidente
Tel.06-7049.1619 e-mail: aicis_rm@yahoo.it
– Tel/fax 06-7049.1619 - Ccp.39389069
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Segreteria: R.Manfè–A.I.C.I.S.–Via
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CONSIGLIO DIRETTIVO- Presidente:
Gian Lodovico Masetti Zannini,
Vice-Presidente: Renzo Manfè,
Segretario: Saverio Vitagliano,
Tesoriere: Silvia Lancellotti, Consigliere:
Gianni Zucco.
Assistente Ecclesiastico: Padre Vito
Paglialonga, O.M.D.
COLLEGIO DEI REVISORI: Giacomo Barberi,
Agostino Cerini, Giuliana Faraglia.
COLLEGIO DEI PROBIVIRI: Carluccio
Frison, Luigi Zanot, Ugo Amici.
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VITA ASSOCIATIVA
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LA DIACONIA DI SANTA MARIA IN PORTICO ASSEGNATA AL NEO ELETTO
CARDINALE ANDREA CORDERO LANZA DI MONTEZEMOLO
Il 24 marzo scorso sono stati creati 15 nuovi Cardinali dal
Santo Padre Benedetto XVI nel Concistoro Ordinario Pubblico.
Tra questi, anche Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, al
quale è stata affidata la Diaconia di Santa Maria in
Portico in Piazza Campitelli, ove è la sede dell’AICIS
dal 6 luglio 1983.
Il neo eletto è nato a Torino il 27 agosto 1925. La
sua attività nella curia romana iniziò nel 1976,
quando fu nominato segretario di Giustizia e Pace. Il 4 giugno
1977 ricevette l’ordinazione episcopale e fu nominato
arcivescovo titolare di Tuscanica. Nella sua carriera diplomatica
fu Delegato Apostolico nelle Solomon Islands e poi a Gerusalemme
ed in Palestina. Fu poi Pro-Nunzio in Papaia Nuova Guinea
e Cipro, infine Nunzio Apostolico in Nicaragua, Honduras,
Uruguay, Israele, Italia e San Marino. Nel 2005 Benedetto
XVI lo ha nominato Arciprete della Basilica di San Paolo fuori
le Mura.
La singolarità del nuovo cardinale - oltre ai numerosi
meriti ecclesiastici - consiste nell'essere attualmente il
più famoso araldista della Santa Sede, particolarmente
noto come il realizzatore dello stemma araldico di S.S. papa
Benedetto XVI
Il cardinale di Montezemolo è Assessore al Gran Magistero
dell'Or dine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Cappellano
Conventuale Gran Croce ad Honorem del Sovrano Militare Ordine
di Malta, Cavaliere Gran Croce Sacerdote dell'Ordine di Santo
Stefano; Cavaliere Gran Croce della Repubblica Italiana ecc.
Il neo eletto subentra nel titolo in Santa Maria in Portico
al Cardinale Corrado Bafile, deceduto il 3 Febbraio 2005.
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BOLOGNA: IL PRESIDENTE MASETTI ED IL CONSIGLIERE
LANCELLOTTI ALLA FIERA DEL LIBRO PER RAGAZZI E DOCET DAL 25
AL 30 MARZO
Su invito della Pubblicazioni Srl, editrice del nuovo album
di santini “I SANTI. I CAMPIONI DELLA FEDE”
, il Consigliere AICIS Dr.ssa SILVIA LANCELLOTTI e successivamente
il Presidente dr. GIAN LODOVICO MASETTI ZANNINI hanno visitato
lo stand della PUBBLICAZIONI Srl della quale è Amm.re
Delegato il nostro socio GRAZIANO TONI.
I due membri del Consiglio Direttivo hanno constatato la gran
quantità di pubblico che si affollava allo stand della
Pubblicazioni Srl desideroso di conoscere la novità
della prossima uscita per le feste pasquali cioè l’Album
di immaginette religiose riprodotte a mo’ di figurine
(cm.6,8 x 11), recante la presentazione del Cardinale Silvestrini
ed il patrocinio della Curia di Imola. Il nuovo album, rispetto
al precedente, ha una migliore veste grafica, con fregi in
oro, volume in brochura come i libri, racchiuso in un elegante
cofanetto sempre con fregi in oro. La raccolta è costituita
da 504 figurine adesive.
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NUOVO ALBUM DELLA PUBBLICAZIONI SRL
In occasione della Pasqua, la Pubblicazioni
Srl, già autrice dell'Album dei Santini, metterà
in vendita nelle edicole un nuovo Album "SANTI,
I CAMPIONI DELLA FEDE", al prezzo di euro 4,00
per l'album e 0,60 cad per le bustine di figurine. Si può
acquistare il kit completo, racchiuso in un elegante cofanetto
con fregi in oro, rivolgendosi all'editrice stessa, telefonando
al nr. 0545 288824, oppure scrivendo a Pubblicazioni Srl -
C.P. 135 - 48022 Lugo (RA), al prezzo di euro 42,00 + 7,00
di spedizione.
Si può ordinare il kit completo anche attraverso il
loro sito http://www.pubblicazioni.biz.
I Soci AICIS, comunicando nella causale il nr. di Tessera
2006, potranno avere a domicilio il kit a soli 39,00 euro
+ 7,00 di spedizione (totale del versamento euro 46,00).
Per successive specifiche vedere in Home
Page di Cartantica, clikkando sull'icona Album dei Santini
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I DIVERSI TITOLI A MARIA SANTISSIMA
29 Aprile 2006 : LA MADONNA DEL POPOLO
Quest’anno al 29 aprile, cioè il sabato antecedente
la terza domenica di Pasqua, verrà celebrata la festa
della patrona della città di Cesena (FC) dal familiare
appellativo di “Madonna del Popolo” che Le fu
dato dal vescovo Gualandi, in quanto l'immagine era ed è
tuttora particolarmente venerata dai fedeli. Tale dipinto
della Beata Vergine, che risale alla prima metà del
1500, non è un affresco, ma una forte tempera su muro,
ottenuta con la stessa tecnica usata da Leonardo da Vinci
nella famosa Ultima Cena. La devozione popolare risale alla
fine del XVI secolo, dopo l'incendio del 1571 che, col tabernacolo
della cappella del S.S. Sacramento, distrusse il Trittico
Mariano (Madonna con ai lati i santi Rocco e Sebastiano).
Ora l’immagine è conservata ottimamente, essendo
stata ripulita, nel 1960, dal nerofumo delle candele e essendo
stati rimossi i numerosi chiodini usati per appendere gli
"ex-voto".
Essa era stata dipinta per un piccolo altare della famiglia
Bargellini, da dove venne spostata sull'Altare dell'Assunzione
(1593), perché troppo numerosi erano diventati, dopo
la gravissima carestia del 1591, gli ex-voto appesi sulla
parete circostante; poi sopra l'Altare Maggiore (1618), infine,
nel 1683, nella attuale Cappella Albizzi, perché in
quella dell'Altare Maggiore il card. Ordini volle collocare,
in fondo all'abside, il trono e il seggio episcopale.
La cappella, ricca di marmi e pitture, costruita nel 1679-80,
in onore del S.S. Sacramento, è in stile barocco. Realizzatore
fu il cardinale cesenate Francesco Albizzi (1593-1684), che
volle rifare quella distrutta dall'incendio del 1571, ornandola
di una tela coi santi Giuseppe (perché precedentemente
venerato nella cappella demolita) e Bernardino da Siena (quale
membro della famiglia Albizzi e anche in ricordo del suo soggiorno
nella città).
Ai piedi della MADONNA DEL POPOLO si possono ancora ammirare
due candelieri a braccio, in argento massiccio, cesellati
offerti dai fedeli nel 1855, anno del colera a Cesena.
Inaspettatamente, nel 1775, la città assurge agli onori:
il cesenate Giovan Angelo Braschi diviene infatti Papa col
nome di Pio VI, dando avvio alla triade di Papi cesenati (Pio
VII Chiaramonti, 1800-23, e Pio VIII Castiglioni, 1829-30,
in realtà marchigiano, ma già Vescovo di Cesena).
L'esperienza napoleonica (1797-1814), che vede Pio VI e Pio
VII tentare invano di opporsi alle angherie del Corso, priva
Cesena di un gran numero di monasteri, conventi e chiese che
precedentemente la ornavano.
Non ci sorprende quindi scoprire che l’incoronazione
della Madonna del Popolo e del Bambino avvenne nel 1782 proprio
per mano di Pio VI: era la prima volta che un pontefice, fuori
di Roma, onorava così la Beata Vergine.
A futura memoria nella parete di destra fu posta un'iscrizione
latina a ricordo della sua venuta a Cesena, mentre era in
viaggio per Vienna. In quell'occasione egli donò alla
città un calice d'oro massiccio, poi sequestrato dai
francesi di Napoleone e mai più restituito. La truppa
napoleonica cercò di trafugare anche le due corone
poste sul dipinto della Vergine, ma i cesenati lo impedirono.
Il nome della Madonna del Popolo è quindi strettamente
connesso col papa eletto il 1 febbraio 1775 a seguito di un
conclave lungo 4 mesi che seguì alla morte di Clemente
XIV.
Papa Pio VI dovette subire tutta l’ondata anticlericale
e antireligiosa proveniente dalla Rivoluzione Francese e dal
conseguente Bonapartismo.
Allo scoppio della Rivoluzione Francese fu costretto a subire,
la confisca di tutti i possedimenti ecclesiastici in Francia
e l'onta del l'episodio del proprio stesso ritratto dato alle
fiamme dalla folla nel Palazzo Reale. Quando Napoleone invase
il Regno pontificio occupò Ancona e Loreto. Il generale
Berthier marciò su Roma, occupandola senza incontrare
resistenza il 13 febbraio 1798, e vi proclamò la repubblica,
chiedendo al Papa di rinunciare al potere temporale. Avendo
opposto rifiuto, Pio VI fu fatto prigioniero nella cittadella
di Valence (F), dove morì 6 settimane dopo, il 2 agosto
1799.
ATTILIO GARDINI
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SANTUARI MARIANI IN ITALIA
del Prof . Francesco Bracaletti
Continua l’elenco regionale dei Santuari Mariani italiani
stilata dal Prof. FRANCESCO BRACALETTI – Largo Beato
Placido Riccardi 3 – 00146 ROMA RM.
Coloro che desiderano inviare rettifiche o apporti per i Santuari
delle Regioni già pubblicate o che pubblicheremo, potranno
contattare il socio Bracaletti, che sarà ben lieto
e riconoscente per qualsiasi contributo utile a migliorare
o completare detti elenchi.
10 - MOLISE
BAGNOLI DEL TRIGNO IS - Madonna di FATIMA
CAMPOBASSO CB - “ DE FORA
CAMPOBASSO CB - “ MONTE
CAPRACOTTA IS - “ LORETO
CASACALENDA CB - “ DIFESA
CASALCIPRANO CB - “ ANNUNZIATA
CASTEL DEL GIUDICE IS - “ SALETTA
CASTELMAURO CB - “ SALUTE
CERCEMAGGIORE CB - “ LIBERA
CERCEMAGGIORE CB - “ MONTE
FONTEGRECA IS - “ CIPRESSI
FORLI'DEL SANNIO IS - “ GRAZIE
GAMBATESA CB - “ VITTORIA
GUASTO DI CASTELPETROSO IS - “ ADDOLORATA
ISERNIA IS - IMMACOLATA CONCEZIONE
MATRICE CB - “ STRADA
- CB - “ GRAZIE
MONTAGNANO CB - “ FAIFOLI
MONTENERO DI BISACCIA CB - “ BISACCIA
NUOVA CLITERNIA CB - “ GRANDE
PESCHE IS - “ BAGNO
PORTOCANNONE CB - “ COSTANTINOPOLI
PROVVIDENTI CB - “ LIBERA
RICCIA CB - “ CARMINE
ROCCASICURA IS - “ VALLISBONA
ROCCAVIVARA CB - “ CANNETO
ROCCHETTA AL VOLTURNO IS - “ GROTTE
S.ANGELO LIMOSANO CB - “ STELLA
S.STEFANO CB - “ NEVE
TERMOLI CB - “ VITTORIA
VINCHIATURO CB - “ MACCHIE
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COLLEZIONANDO
ICONOGRAFIA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA NELLE IMMAGINI SACRE:
INCISIONI E "SANTINI"
La raccolta e la catalogazione di immagini sacre, siano esse
incisioni o i più popolari "santini" riveste
un aspetto particolare e non certo meno importante nel campo
del collezionismo cosiddetto minore. Infatti, questo tipo
di collezionismo non è soltanto un hobby, ma soprattutto
una forma di devozione e di catechesi.
Nella mia collezione occupa, senza alcun dubbio, un posto
primario il Santo cui sono particolarmente devoto: S.Francesco
di Paola (27 marzo 1416 -2 aprile 1507).
Di questo Santo ormai posseggo un numero considerevole di
incisioni e di santini con le raffigurazioni più svariate.
Il ritratto più verosimile di San Francesco di Paola
lo eseguì il pittore francese Jean Bourdichon (1457c.a-1521)
che realizzò l'opera utilizzando la maschera funeraria
di gesso del volto del Santo.
A questo dipinto, donato al Papa Leone X dal re di Francia
Luigi XII in occasione della sua canonizzazione e purtroppo
andato disperso, si ispirarono numerosi incisori famosi come
ad esempio F. Villamoena (1624) e M. Lasnè (1645).
Per quanto riguarda i santini in generale, i primi esemplari
iniziano a circolare durante il XVI sec., si tratta però
di stampe preziose su pergamene miniate, prodotte per un numero
ristretto di persone. Nel XVII e XVIII sec. i santini vengono
eseguiti con particolare cura e virtuosismo, essendo il prodotto
del lavoro minuzioso di abili artigiani e di pazienti suore.
Questi santini, oggi molto rari e difficili da trovarsi, prendono
il nome di canivets (dal francese temperino che è lo
strumento usato per intagliarli) e sono delle pergamene di
piccolo formato, tali da poter essere conservati da ogni fedele
nel proprio messale; presentano al centro la figura di un
Santo dipinto a mano e contornata o da un ovale floreale o
da un piccolo altarino, da cui si diramano minutissimi intagli
che imitano i motivi decorativi dei merletti.
Nel corso del XIX sec., gradualmente la carta prende il posto
della pergamena, si perfezionano le tecniche di stampa, per
cui si riproducono gli antichi canivets ma in modo industriale
e si ha così una enorme diffusione del santino.
Le case tipografiche più importanti sono soprattutto
in Francia come la Turgis, la Bousse Lebel o la Lamarche.
In seguito, si passa alle cromolitografie che vengono stampate
sino ai primi decenni del XX sec.; contemporaneamente, con
la diffusione dello stile liberty si ha una grande produzione
di santini anche in Italia, come ad esempio quelli prodotti
dalla Litografia San Giuseppe di Modena.
Successivamente, venuto meno l'interesse nei confronti del
santino, ne diminuisce la stampa e la sua diffusione ed esso
diviene dalla metà del novecento fino ai nostri giorni
solo un prodotto di serie qualitativamente mediocre.
Anche i santini che ritraggono San Francesco di Paola riflettono
il gusto e le tendenze generali del mercato dei quali abbiamo
parlato precedentemente; una notevole quantità è
stata stampata durante il XIX sec., si tratta per lo più
di incisioni realizzate con varie tecniche, di cromolitografie
e di santini cosiddetti liberty, unitamente a quelli più
recenti.
La figura carismatica di San Francesco di Paola ha ispirato
nel corso dei secoli illustri artisti, come P.Nogari e L.Calvi,
G.De Ribera, G.B.Tiepolo, B. E. Murillo, il Sassoferrato,
M.Preti e S.Ricci, solo per citarne alcuni.
La gran parte delle incisioni e dei santini sono riconducibili
alle opere eseguite da questi artisti, ma è praticamente
impossibile farne un elenco completo sebbene io ne abbia catalogate
diverse centinaia di varianti, per cui riporto di seguito
solo alcuni esempi:
- Nella chiesa di San Francesco di Paola di Montalto Uffugo
(CS) si trova il dipinto di autore ignoto del XVI sec., in
cui il Santo è ritratto a figura intera con il caratteristico
saio dei minimi, il bastone tra le mani e gli zoccoli, posto
su uno sfondo d'oro stellato, e questo è stato il modello
per un gran numero di santini.
- Nel Museo delle Belle Arti di Malaga (Spagna) si trova un
dipinto su tela del Murillo (1618 -1682) nel quale appare
il Santo mentre riceve da uno stuolo di angioletti la scritta
"CHARITAS", il simbolo dell’ordine dei “minimi”
da lui fondato.
- Nel soffitto della sacrestia della chiesa di San Francesco
di Paola ai Monti, a Roma, è situato il dipinto su
tela di G.B. Salvi detto il Sassoferrato (1609 -1685) dove
c'è il Santo in adorazione dinanzi alla Madonna con
in braccio Gesù Bambino che gli porge la scritta "CHARITAS".
- Per ultimo riporto l'esempio di un santino in cromolitografia
che riproduce fedelmente un'incisione in cui si legge: dipinta
dal Montbugnoli, disegnata dallo Spagnoli ed incisa da L.
Paradisi; in esso compare il Santo raccolto in preghiera con
le mani giunte.
Con queste brevi note si sono volute puntualizzare le tappe
più importanti nella storia del santino, e si sono
presentati solo alcuni esemplari di incisioni e di santini
con San Francesco di Paola, più significativi da un
punto di vista iconografico.
GIANCARLO GUALTIERI
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I SANTINI: UN MONDO AFFASCINANTE
Esperienze di un collezionista
ARGOMENTI SACRI
Gli appassionati non potranno trascurare gli importanti argomenti
che, a seconda delle quantità di immaginette a disposizione,
potranno essere raggruppate in uno o più albums. GLI
ANGELI E GLI ARCANGELI; I PROFETI; I DODICI APOSTOLI; I QUATTRO
EVANGELISTI; LO SPIRITO SANTO (Pentecoste, Colomba, Battesimo,…);
I VI CARI DI CRISTO; SAN GIUSEPPE; SAN GIOVANNI BATTISTA,
il Precursore; L’EUCARISTIA e IL SANTISSIMO SACRAMENTO;
LE ANIME PURGANTI; LE ICONE, ecc.
Ognuno di questi argomenti, se approfonditi, saranno di grande
appagamento per gli studio si. Per esempio, i Pontefici si
potrebbero inserire con tutte le loro 265 iconografie, lasciando
liberi degli spazi (max 1-5 tasche) in corrispondenza dei
beatificati e canonizzati da riempire con e migliori rappresentazioni
in nostro possesso.
Avremo ricostruito in questo modo una piccola opera, totalmente
personale che, se completata con alcuni cenni della vita,
non potrai che averne grande soddisfazione.
Il mio desiderio sarebbe di trattare tutti gli argomenti sopra
enunciati, ma per non dilungarmi oltre sottolineo solamente
un’altra interessante tematica: “San Giovanni
Battista”, il Precursore del Signore, detto anche ‘il
Battezzatore’. Egli è Patrono degli albergatori,
cantori, fabbricanti di coltelli, tintori, pastori, osti,
ecc. e di lui è molto facile trovare immaginette. Intercalando
le iconografie in nostro pos-sesso con qualche breve cenno
della vita del Santo tratto dai Vangeli potremo anche inserire
nel nostro album: i genitori, San Zaccaria e Santa Elisabetta,
l’Arcan-gelo Gabriele che reca la buona notizia della
nascita di Giovanni a Zaccaria che stenta a credere a questa
paternità annunciata, la nascita, la fanciullezza rappresentata
sempre con la croce e l’agnello, così come da
adulto, poi la missione, quindi il Battesimo di Gesù
nel fiume Giordano con il manifestarsi per la prima volta
della Trinità, la successiva prigionia nella fortezza
di Macheronte ed, infine, la decapitazione.
Completeremo l’album con le numerose immaginette delle
città o località in genere dove il Santo è
venerato come Patrono.
ARGOMENTI PARTICOLARI
Analogamente a quanto detto sopra esistono tante altre tematiche
che, se raccolte e studiate, non potranno che dare grandi
soddisfazioni ai collezionisti e cultori del santino.
Ne elenco alcuni tra i più comuni: CALENDARIETTI, LUTTINI,
PRECETTO PASQUALE, PRIME COMUNIONI, CRESIME, RICORDINI VOCAZIONALI,
PROPAGAZIONE DELLA FEDE, OPERA DELLA SANTA INFANZIA, SANTINI
DI GUERRA, ecc.
GIANNI ZUCCO
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CURIOSANDO TRA I LIBRI - NOTIZIE STORICHE
SUI SANTINI
IL SANTINO NEL XX SECOLO
Abbiamo già esaminato, negli ultimi due articoli,
i vari tipi di santini realizzati con i materiali, le metodologie
e gli stili introdotti a fine ‘800, la cui produzione,
apprezzabile e significativa, ha avuto seguito nei primi decenni
del secolo XX: la celluloide, lo stile Liberty, le decorazioni
in fiori essiccati, le immaginette stampate dalla Litoleografia
San Giuseppe ne sono state esemplificazioni.
Nel secolo XX venne gradatamente diffondendosi altresì
un tipo di produzione dal carattere più grossolano
e divulgativo, di esecuzione semplice e poco curata nei particolari,
pertanto meno costosa nella realizzazione: cadono in disuso
la lavorazione a pressa e a punzone delle bordure traforate
e trinate, l’arricchimento dell’immagine con la
preziosità dell’oro, le raffinate decorazioni
floreali e i cartigli, l’utilizzo di supporti in carta
pregiata o resistente, per privilegiare una destinazione dei
santini più popolare e più vasta.
Si può comunque intravedere in concomitanza con questa
progressiva decadenza anche una affermazione graduale di un
nuovo stile più moderno con una produzione anche valida,
al passo con i tempi e con il rinnovamento del gusto.
In Italia in particolare si affermarono, accanto a case editrici
già nominate e ancora attive, nuove ditte come la Sacra
Lega Eucaristica, i fratelli Bonella, la Fotomeccanica Milano
e numerose altre, per le quali, essendo impossibile una elencazione
completa in questa sede, si rinvia ai due interessanti ed
utilissimi elenchi “SANTINI: le ditte italiane di produzione”,
antiche e nuove, del socio Attilio Gardini nei numeri 244
(pagg. 10 e 11) e 245 (pagg. 20, 21 E 22) di giugno e luglio
2003 della nostra Circolare informativa AICIS, nei quali sono
mostrati anche i contrassegni o simboli grafici e gli indirizzi
di molte ditte produttrici.
Nella prima figura in alto a sinistra è riportata una
cromolitografia della Sacra Lega Eucaristica, raffigurante
Nostra Signora di Lourdes, classica ma ricca di particolari
e dalla colorazione molto efficace.
Nella seconda figura a destra della pagina precedente, è
un gradevole esemplare di “Ave Maris Stella”,
dei F.lli Bonella, di stile moderno e di delicata colorazione,
con dedica sul retro datata 1945.
Una novità nei santini degli anni trenta si manifestò
negli esemplari in bianco e nero (o color seppia) di monocromo
al bromuro, dall’aspetto austero, a volte ingentilito
dalla presenza di fiori o elementi paesaggistici intorno alle
immagini sacre, che hanno oggi acquisito il fascino delle
vecchie fotografie di famiglia, d’epoca; di questa tecnica
di stampa si fece largo uso anche nei ricordini di Prima Comunione.
Esempi di tale produzione troviamo nella terza figura (sopra
a sinistra), che riporta due diverse raffigurazioni di S.Gemma
Galgani (Borgonuovo di Camigliano, Lucca 1878 - Lucca 1903),
rispettivamente color seppia del 1940 e bianco e nero del
1934, entrambi con reliquie.
Anche la quarta figura (foto a destra) è in mono-cromo
al bromuro ed è un ricordo della vestizione di un suora
delle Orsoline in Alberga del 1941.
Sul recto, in basso a sinistra, il simbolo della casa editrice
“Al”, made in Italy.
Anche molti monasteri femminili si dedicarono con vario successo
alla produzione di immaginette sacre, come le Benedettine
di Ghiffa e di Sorrento, le Oblate dello Spirito Santo di
Lucca, le suore della Visitazione di Genova, le Trappiste
di Vitorchiano, tutte in Italia.
Nello stesso settore all’estero ricordiamo in Francia
le Benedettine di Jouarre e la serie Odilia (casa fondata
nel 1940-42 a Parigi), in Belgio le Benedettine di Maredret
e di Ermeton-sur-Biert, il Carmelo di Rochefort, nel Lussemburgo
l’abbazia di Clair-Fontaine; in Germania l’abbazia
di Beuron e l’Ars Sacra di Monaco.
Lo stile dei santini creati nell’ambiente monastico
si ispirava prevalentemente, nelle scritte (contraddistinte
a volte da importanti capolettera, come negli antichi codici
miniati medievali), nelle decorazioni e nelle illustrazioni,
all’antico.
Nella quinta figura la Regina Mundi Salva Nos, stampata in
Belgio nel citato monastero di Maredret, appare stilizzata
ma con gradevole efficacia iconografica (data della dedica
sul retro 1958).
Infine la sesta figura ricorda una immaginetta di tipica esecuzione
monastica, con piccola foto simbolo di Prima Comunione, circondata
da delicate decorazioni floreali e da una frase (in inglese)
eseguite a mano. La data manoscritta sul retro è 1911.
Molti collezionisti possono riscontrare nella propria collezione
queste brevi notizie, poiché i santini del ‘900
sono abbastanza diffusi.
Le figure di questo articolo sono tratte dalla collezione
della scrivente e sono di provenienza famigliare.
Vorrei concludere il percorso tra le notizie storiche sulle
immaginette sacre, condiviso con voi, soci AICIS, diversamente
da quanto affermato da D.Sella, la quale, al termine del volume
(1), validissima guida nelle stesura di queste poche pagine,
si dichiara pessimista sullo spazio destinato al sacro nella
cultura di fine secolo XX, fortemente laica, nell’era
dei mezzi di comunicazione multimediali e della pubblicità
ad oltranza. Sono trascorsi quasi dieci anni dalla pubblicazione
del suo libro, e oggi osserviamo nella società, divenuta
gradualmente anche multietnica, un rinnovato interesse verso
la religione e le religioni, come alternativa interiore fuori
di ogni tempo alla vacuità di molte effimere sollecitazioni
attuali.
Addurrò un esempio, indicativo, limitandomi a sfiorare
solamente l’argomento.
Il libro del Gesuita Monsignor Gianfranco Ravasi, dal titolo
“Ritorno alla virtù. La riscoperta di uno stile
di vita.”, uscito a Natale in libreria, è terminato
e ne è in programma una prima ristampa.
In piccolo, anche la aumentata risonanza del nostro settore,
le immaginette sacre, costituisce una testimonianza.
Bibliografia :
(1) Dolores Sella, Santini e Immagini devozionali in Europa
dal secolo XVI al secolo XX, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca
1997
Siti Internet
MARIA GABRIELLA ALESSANDRONI
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GLI STRUMENTI DELLA PASSIONE DI GESU'
SAVERIO VITAGLIANO ci ha inviato l’unito
articolo:
" Nel campo dell’arte esistono segni grafici che
richiamano o per sé o per una tradizionale convenzione,
idee di cose astratte o fatti tali da assumere una visibile
consistenza ed esprimere un concetto che ha una certa affinità
o somiglianza con il soggetto rappresentato.
Tali segni sono i simboli e la scienza che li studia è
detta “Simbolica”.
La religione cristiana abbonda di simboli e la sua struttura
è ricca di misteri che sono richiamati sotto forma
di figure, di emblemi, di attributi ed allegorie. E prima
che la Chiesa potesse professare libe-ramente la sua dottrina,
nascondeva al mondo pagano, attraverso i simboli, la sua fede
in Dio, a mezzo di figurazioni allegoriche il cui senso era
perfettamente noto agli adepti, mentre rimaneva occulto ai
pagani.
Nella sua clandestinità, argomento da celare con ogni
cura era l’Eucarestia, che veniva rappresentata con
il pane, le spighe e l’uva; o per rappresentare Gesù
si ricorreva al simbolo del pesce o del pellicano; l’àncora
prima come segno di Croce (che non poteva essere palese),
poi come Speranza e poi come Fede; la palma quale segno di
vittoria e, quindi, del martirio.
Non poche volte mi soffermo a riflettere su immaginette aniconiche
con la loro varietà di simboli ed allegorie di cui
non sempre è facile decifrare il significato.
Quelle che maggiormente però attirano la mia attenzione
sono costituite dalle rappresentazioni degli strumenti della
Pas-sione di Gesù.
Alcune, bellissime, riportano immediatamente al dolore, alla
sofferenza, al tormento della straziante Morte del Signore,
che pur prive di qualsiasi figura umana riescono così
espressive da far rivivere ogni istante del supplizio della
Crocifissione.
L’iconografia è tipica: la figura dominante della
Croce tra oggetti e strumenti, tra simboli e riferimenti di
fatti ed episodi ac-caduti.
Tra una ricca e diversificata iconografia che figura nella
mia raccolta, una immagine in particolare ha attirato la mia
attenzione, per la sua ricchezza e bellezza, per la disposizione
dell’insieme, per i colori, che rendono armonico e gradevole
il suo pietoso aspetto.
Trattasi di un grande foglio, formato A3 dell’ Imagerie
d’Epinal recante il N° 1903 dal titolo “L’OROLOGIO
DELLA PASSIONE” (una incisione su carta sottile
colorata a pochoir, della seconda metà dell’
‘800 edita da Pellerin e C.) che oltre a riportare in
lingua francese una orazione ed un Cantico spirituale delle
ultime 24 ore che Gesù ha sofferto per noi, raffigura
il Signore sulla Croce contornato da simboli e strumenti della
sua passione, con una ricchezza di particolari che rendono
più triste e pietosa la sua morte.
Ho provato a contarli e dare spiegazione e significato, specie
per quelli meno consueti.
Come il Sole e la Luna, che nell’ immagine che si propone
hanno la forma di visi umani.
Nelle rappresentazioni medievali della Crocifissione, la presenza
di questi due astri è costante, sopra i bracci della
Croce a simboleggiare il Giorno, dal Sole (Gesù nella
Liturgia è chiamato il “Sole di giustizia che
illumina tutto il mondo”) e la Notte dalla Luna.
Ma vi è pure chi vi scorge il simbolo delle due nature:
la Divina nel Sole e l’Umana nella Luna, che trovano
riscontro nell’unica persona divina, il Cristo Incarnato.
Nella raffigurazione dell’immagine si notano poi la
colonna a cui Gesù fu legato, le corde, i flagelli,
la Croce, la scritta “INRI”, l’asta con
la spugna, la canna, la corona di spine, la scala, la lancia,
la spada, la clava, il martello, la tenaglia, i chiodi, la
mano a simboleggiare l’offesa dello schiaffo ricevuto,
il gallo che rimanda alla negazione di Pietro, la tuta inconsuntile,
i dadi con cui gli aguzzini si tirarono a sorte la divisione
delle Sue vesti, la lanterna, la borsa con le monete che alludono
al tradimento di Giuda, il velo della Veronica, il bacile
con la brocca in riferimento a Pilato che “se ne lavò
le mani”, la mela ed il serpente a simboleggiare il
peccato originale, la torcia fiammeggiante quale simbolo della
Vita ed infine il teschio simbolo della Morte e della Vanitas.
In molte rappresentazioni, che qui però mancano, compare
un viso nell’atto di sputare, in segno di oltraggio,
ed il Calice, simbolo dell’ Agonia dell’Orto degli
Ulivi.
Complessivamente quindi l’immagine di Gesù, contornata
dagli strumenti e dagli oggetti relativi ai tormenti della
sua Passione, sono ben oltre trenta.
Peccato che la ridotta riproduzione della tavola in bianco
e nero, non possa rendere il gradevole e nel contempo impressionante
effetto d’insieme dell’intera raffigurazione.
A completare il disegno poi, il “Cantico Spirituale
“ in lingua francese, che scandisce, ora per ora, gli
episodi, i fatti, le vicende ed i protagonisti delle ultime
24 ore che hanno causato la fine della breve vita terrena
del nostro Signore Gesù Cristo, che per l’umanità
si è immolato.
Saverio Vitagliano
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XII-XIV SECOLO - LA STAMPA XILOGRAFICA USATA
PER I SANTINI
La stampa detta “xilografica” fu la prima forma
di stampa, conosciuta in Cina fin dal VI secolo e diffusasi
in Europa, assieme alla carta, nel XIII e XIV secolo, e utilizzò
la tecnica, più antica, della stampa su stoffa: veniva
cioè realizzata riproducendo a pressione, su pergamena
e poi su carta, una matrice di legno (in greco xilos) sulla
quale era stato inciso uno scritto o un disegno, successivamente
inchiostrato.
Questo tipo di riproduzione consentiva di realizzare un gran
numero di fogli stampati ed era, quindi, più economico
del manoscritto; ma per avere larga diffusione doveva applicarsi
a una produzione di massa, senza intenti qualitativi, e fu
soprattutto usata per santini religiosi, con rozze immagini
e poco testo, e per carte da gioco.
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L'ANGOLO DELLA PREGHIERA
In aprile si festeggia la Santa Pasqua, culmine del periodo
quaresimale, iniziato il Mercoledì delle Ceneri.
Nella Settimana Santa la Chiesa celebra i misteri della salvezza:
l'opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione
di Dio compiuta da Cristo, specialmente negli ultimi giorni
della sua vita, per mezzo del mistero pasquale. Egli morendo
ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita.
La Settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme «della
Passione del Signore», comprende le ferie dal lunedì
al giovedì e culmina con il Triduo Pasquale.
Cristo è risorto.Alleluia!
O risorto mio Gesù, adoro e bacio devotamente le piaghe
gloriose del vostro santissimo corpo, e per questo vi prego
con tutto il mio cuore di farmi sorgere da una vita di tiepidezza
ad una vita di fervore per poi passare dalle miserie di questa
terra alla gloria eterna del Paradiso.
BENEDIZIONE ANNUALE
DELLE FAMIGLIE NELLE CASE
Lo spirito originario della benedizione annuale delle famiglie
nella casa era quello di portare la grazia della Pasqua in
tutte le famiglie e di pregare insieme nelle case.
Negli ultimi anni, ha preso consuetudine la benedizione impartita
dal capo-famiglia o da un dei membri della medesima, recuperando
in tal modo la fonte, la sorgente di benedizione della casa
che è il sacramento del matrimonio e la famiglia.
Dando a tutti - vedove e single - la possibilità di
benedire la casa diventa anche un modo per superare il concetto
di benedizione come qualche cosa di magico, automatico o scaramantico
ed a recuperare la famiglia come una realtà fatta da
Dio, già da lui santificata e fonte di benedizione.
Beata la Casa dove:
si conosce e si ama la parola di Dio, perché la fede
sarà viva in chi la abita.
si prega, perché in essa vi sarà il Signore.
si santifica la festa, perché i suoi abitatori si ritroveranno
in cielo.
si onora la Madonna, perché la Madre del cielo veglierà
su di essa.
si battezzano subito i figli, perché in essa regnerà
la grazia.
si chiama per tempo il Sacerdote, perché sarà
confortato chi soffre e benedetto chi muore.
non entra il peccato, perché sarà colma di benedizioni.
Ci si diverte onestamente, perché vi regnerà
la vera gioia.
Colgo l’occasione per rivolgere i più
sinceri auguri a tutti i soci AICIS e ai loro familiari.
GIANCARLO GUALTIERI
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MOSTRE
CAORLE (VE), 8-23 aprile 2006 – Mostra di immaginette
Sacre: “SANTINI RICORDO DELLA PRIMA COMUNIONE DA FINE
OTTOCENTO AGLI ANNI SESSANTA”
Il socio MARIO TASCA di Follina (TV) dall’8
al 23 aprile ripresenta la mostra di immaginette sacre "Santini
Ricordo della Prima Comunione, da fine ‘800 agli anni
‘60" a Caorle, cittadina della costa adriatica
in provincia di Venezia.
Ricordiamo agli associati che proprio il socio Tasca, aveva
partecipato all’iniziativa “Un santino per ogni
socio” due anni fa, trasmettendo l’immaginetta
della Madonna dell'Angelo, venerata appunto a Caorle
L'esposizione si svolgerà nei locali del Centro Pastorale
(di fianco al Duo mo) con il seguente orario: Festivi ore
10-12,30 e 15,30-20 Venerdì Santo ore 19,30-22 (orario
serale in concomitanza con la solenne processione) Prefestivi
ore 15,30-20.
Per informazioni rivolgersi al numero: 338-146.7630.
Con l’occasione, Mario Tasca ci ha inviato alcune notizie
storiche sulla cittadina di Caorle.
Caorle, le cui origini risalgono alla preistoria, fu Castrum
romano nel 200 A.C. Nel V secolo, come difesa dalle invasioni
barbariche le isole e la laguna di Caorle iniziano a popolarsi,
così come la vicina isola di Rivoalto, che darà
poi origine a Venezia.
Verso la fine del 700 Caorle diventa sede Vescovile e nell’anno
1000 viene edificata la cattedrale dedicata a S. Stefano,
ed il suo caratteristico campanile cilindrico.
La storia di Caorle segue un’evoluzione parallela a
quella di Venezia, con la quale è legata da stretti
rapporti commerciali e sociali. Nel 1378, coinvolta nella
guerra tra Genova e Venezia, Caorle è messa a ferro
e fuoco dai Genovesi. Nel 1797 poi, come Venezia, cade sotto
il dominio di Napoleone prima e degli Asburgo poi. I primi
anni dopo le due guerre mondiali sono molto difficili ma poi,
verso il 1960, nasce l’industria nuova del turismo.
Molti caorlotti abbandonano il duro mestiere della pesca,
che per millenni è stata la loro unica fonte di sussistenza,
e si dedicano a questa nuova attività.
Oggi Caorle, è una città rivolta al turismo
il cui centro storico ha però mantenuto intatta la
propria identità ed il suo aspetto di piccolo borgo,
con il suo caratteristico porticciolo e le policrome case
dei pescatori racchiuse intorno al millenario Duomo e al suo
campanile
MARIO TASCA
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RAVENNA, 18 aprile-31 maggio 2006 –
Mostra di immaginette: “MARIA, MADRE DI DIO”
Il socio FILIPPO BRICCOLI di Ravenna sta
organizzando nella propria città una mostra a soggetto
mariano dal titolo “Maria, Madre di Dio”. Il materiale
espositivo coprirà uno spazio di tempo che va dal ‘600
al Novecento.
L’esposizione verrà inaugurata domenica 23 aprile,
giorno solenne della festa della Madonna Greca, da parte dell'Arcivescovo
di Ravenna-Cervia Mons.GIUSEPPE VERUCCHI-
La mostra verrà allestita all’interno del Santuario
di S. Maria in Porto con orario legato all'apertura della
Basilica.
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BORGO FAITI (LT), 27 aprile-1 maggio 2006 – Mostra
di immaginette: “1945° ANNIVERSARIO VIAGGIO DI SAN
PAOLO APOSTOLO VERSO ROMA”
Il socio MAURIZIO PROSPERI di Cisterna di
Latina è il responsabile della Mostra Filatelica Tema
Religione “1945° ann.rio del Viaggio di San Paolo
Apostolo verso Roma” la cui organizzazione, affidatala
Circolo Filatelico Tres Tabernae di Cisterna di Latina con
la supervisione del Museo “Piana delle Or-me”,
nel cui ambito è collocata una esposizione di alcuni
quadri di immaginette sacre sull’Aposto lo delle Genti
San Paolo.
La mostra verrà inaugurata il 27 aprile e chiuderà
il 1° maggio 2006 a Piana delle Orme – Borgo Faiti
di Latina (già Foro Appio), luogo dive i cristiani
di Roma incontrarono San Paolo come descritto negli Atti degli
Apostoli. Per tale importante manifestazione saranno istituiti
5 annulli speciali da parte di Poste Italiane e 3 annulli
da parte di Amministrazioni Postali estere.
La mostra di immaginette Sacre sulla stessa tematica è
in-serita nell’ambito di quella filatelica. Partecipano
all’esposizione di santini devozionali su San Paolo
i soci MARIZIO PROSPERI di Cisterna e ROBERTO DE SANTIS di
Alessandria.
Alcune informazioni: Il Museo PIANA DELLE ORME (via
Migliara 43,5 – 04010 BORGO FAITI (LATINA)- Tel.0773-258.
708, e-mail: info@pianadelleorme.it.)
E’ articolato in oltre 25 mila metri quadrati espositivi
suddivisi in vari padiglioni tematici, è nato dalla
passione di un imprenditore agricolo, che ha iniziato circa
30 anni fa una raccolta di oggetti dai più piccoli
ai più grandi ed ingombranti.
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MOZZATE (CO), 7 e 14 maggio 2006 – Mostra: “LA
DEVOZIONE POPOLARE NELLE IMMAGINETTE SACRE-XIX/XX SECOLO”
Il socio LUCIANO GALBUSERA di Cislago tramite
il Gruppo Artistico Culturale locale “IL GRAPPOLO”
organizza una mostra di santini devozionali sul tema: “La
devozione popolare nelle immaginette sacre”, presso
il Castello del Seprio di Mozzate (CO) ( da: http://digilander.libero.it/matteofedeli/_private/adress.htm)
durante la Rassegna “Musicainvilla 2006” dell’Associazione
”Accademia Concertante d’Archi” di Milano
che ha qui la sua sede.
All’esposizione, che sarà aperta al pubblico
nelle domeniche 7 e 14 di maggio 2006 con orario 10.00 -18.00,
partecipano, oltre ai sigg.SERGIO AGLIETTI di
Busto Arsizio, e OLGA e CARLO MAZZELLA,
i soci LUCIANO GALBUSERA di Cislago e ROBERTO
DE SANTIS di Alessandria.
Il 7 maggio (Recital di Andrea Carcano-Musiche di J. S. Bach,
W.A.Mozart, R.Schumann, D. Schostakovich, C.Nielse, N. Medtner)
e il 14 maggio (Recital del Duo violino e pianoforte Elia
Leon Mariani, Valentina Divitini W.A.Mozart Sonata in mi minore;
L.v.Beethoven Sonata in la minore op. 23; E.Grieg Sonata in
fa maggiore op.8), subito dopo l’orario di chiusura
della Mostra si terrà il concerto dell’Accademia
Concertante d’Archi diretto dal Maestro MAURO
IVANO BATTAGLIA. Con l’occasione si ringraziano
sia il Maestro che l’Associazione per la squisita cortesia
e disponibilità.
I soci che avessero possibilità di recarsi in visita
alla Mostra possono fin d’ora pianificare uno o entrambi
i pomeriggi di maggio (7, 14) per godere oltre che dell’interessante
esposizione di immaginette devozionali, anche del Concerto
della sopra citata Accademia ( da: http://digilander.libero.it/accademiaconcertante/.
Per arrivare a Mozzate si prenda l’autostrada Milano-Como,
poi Uscita: Saronno, quindi a sinistra prendere la Sta tale
Varesina (indicazione Gerenzano-Varese) e a 8 Km si trova
Mozzate; quindi, sul lato destro c’è il Castello
del Seprio.
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RAVENNA, maggio 2006 – Mostra: “ImmaginAzione
– Carte sacre e profane europee figurate e decorate
tra manifattura e serialità – Secoli XVII-XX”
La socia Prof.ssa ELISABETTA GULLI GRIGIONI
di Ravenna ci ha preannunciato una sua Mostra che verrà
allestita nel maggio p.v. nella locale prestigiosa Biblioteca
Classense sul tema indicato nel titolo.
L’esposizione propone materiali cartacei di interesse
figurativo, di conte-nuto sacro e profano, prodotti in Europa
dal Seicento alla prima metà del No vecento con varie
tecniche di stampa (xilografia, incisione su rame e metal-
lo, litografia e cromolitografia, fotografia e tecniche fotomeccaniche)
e di ma nifattura (miniatura, intaglio e ritaglio della carta,
silhouette, collage) conside rate dalla prospettiva delle
operazioni che possono essere fatte sull’immagine una
volta che essa sia stata prodotta, modificandola in vari modi.
La nostra socia, ideatrice e curatrice dell’esposizione,
dedicherà particolare attenzione ai “santini”
realizzati a stampa o manufatti nell’elaborazione ornamentale
dell’immagine di base e nei fenomeni di amplificazione
che possono essere anche molto ampi.
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ROMA, 6-7 maggio 2006 – Mostra di santini:
“LA DEVOZIONE POPOLARE MARIANA NELLE IMMAGINETTE SACRE-”
Il 6 e 7 maggio p.v., presso la Parrocchia San Gregorio VII
Papa, affidata ai Frati Minori, in Via Gregorio VII, nrr.6-10
in Roma ubicata nei pressi della Città del Vaticano,
nell’ambito delle iniziative filateliche dell’A.F.I.-
Associazione Filatelica Italiana, l’A.I.C.I.S. allestirà
una mostra di santini devozionali sul tema
“La devozione popolare mariana
nelle immaginette sacre”
con la cortese collaborazione dell’A.F.I. stessa.
I soci che fino a questo momento hanno aderito all’iniziativa
di esporre le proprie collezioni sono: EMILIA BAGNASCO
ANGIOLINO, AGOSTINO CERINI, GIOVANNI COSTANZO, GIULIANA FARAGLIA,
GIANCARLO GUALTIERI, SILVIA LANCELLOTTI, RENZO MANFE’,
MARIA ROSA PANISI, RITA SCIUTTO, SAVERIO VITAGLIANO e LUIGI
ZANOT.
NOTIZIE DAL MONDO
A DISTANZA DI OLTRE 120 ANNI IL CARISMA DELLA
CONGREGAZIONE FONDATA DAL BEATO GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA
DI BRESCIA E’ QUANTOMAI ATTUALE
Il Dr. Lorenzo PERRONE di Milano che aveva
trasmesso 500 immaginette del beato Giovanni B. Piamarta per
“ Un santino per ogni socio” distribuite con la
circolare di giugno 2005, ci ha inviato l’unito articolo
che illustra la figura e le virtù eroiche di questo
grande santo bresciano.
Giovanni Battista PIAMARTA nasce a Brescia il 26 novembre
1841 da una famiglia povera e rimane orfano della madre a
dieci anni.
Accolto in casa dal nonno paterno riceve un'educazione cristiana
nell'orato rio della sua parrocchia e a diciannove anni, dopo
un periodo di maturazione interiore, entra nel seminario diocesano
di Brescia, diventando sacerdote alla fine del 1865.
Sin dagli inizi dell'attività pastorale, prima nelle
parrocchie rurali di Carzago Riviera e di Bedizzole, poi in
quella cittadina di Sant'Alessandro, dimostra una grande passione
per la condizione dei giovani. Prende coscienza che la carità
da sola non basta a risolvere i loro problemi e comincia a
pensare che soltanto l'attenzione alla formazione, morale
e professionale dei ragazzi può aiutarli a inserirsi
nella società. Il suo progetto, però, incontra
un primo ostacolo nella mancanza di risorse economiche.
Piamarta è un prete povero; l'apporto dell'amico monsignor
Pietro Capretti, uno degli uomini più illuminati della
chiesa bresciana dell'epoca, si rivelerà decisivo per
realizzare il suo sogno.
Dopo una parentesi come parroco a Pavone Mella nel 1886, fonda
l'Istituto Artigianelli che ha come obiettivo di preparare
i "figli del popolo", cioè i ragazzi orfani
o figli di famiglie povere, ad affrontare con competenza e
dignità la vita nella nuova società industriale,
caratterizzata dalla specializzazione nel lavoro.
Nonostante gli stentati esordi, padre Piamarta, impegnando
tutte le sue energie, riesce a far crescere rapidamente l'istituto.
Nascono officine per le diverse specializzazioni, aule scolastiche
e dormitori.
Una vasta schiera di simpatizzanti e benefattori gravita attorno
all'Istituto. Piamarta, seguito da un gruppo di laici e sacerdoti,
vive insieme ai suoi ragazzi e insegna loro la dignità
del lavoro e l'importanza di fortificare il carattere.
La formazione religiosa di Piamarta è ispirata alla
visione gioiosa e serena di San Filippo Neri, il grande apostolo
della gioventù; il suo rapporto con i giovani è
pieno di affetto e attenzione.
Un’attenzione ricambiata: saranno proprio loro a chiamarlo
da subito "padre". L'istituto Artigianelli, a dieci
anni dalla fondazione è diventato un importante punto
di riferimento della Brescia industriale, eppure padre Piamarta
non sembra ancora soddisfatto; cresce in lui la preoc-cupazione
per la condizione delle campagne, dove la gioventù
sembra non avere un futuro.
L'incontro con padre Giovanni Monsignori, un geniale agronomo
che sta studiando e cercando di diffondere nuove tecniche
di coltivazione in grado di aumentare la produttività
della terra suggerisce una possibile soluzione: insieme fonda
la "colonia agricola di Remedello” con lo scopo
di ridare vitalità e dignità all’agricoltura.
Piamarta sembra aver intuito la direzione verso la quale sta
dirigendosi la nuova società, e quale sia, in essa,
il ruolo della presenza cristiana.
In particolare egli ritiene che la missione della Chiesa coinvolga
tre aree: l'educazione globale dei giovani, il mondo del lavoro
e la famiglia.
Il suo ideale può riassumere nel motto “Pietas
et Labor” preghiera e lavoro, che sintetizza la dimensioni
della vita cristiana orientata verso Dio e verso il prossimo.
L’Editrice Queriniana, da lui fondata, appare come il
naturale completamento del suo programma educativo.
Col tempo la filosofia di Padre Piamarta si rivela molto coinvolgente.
Un gran numero di sacerdoti e laici, stimolati dal suo entusiasmo,
manifestano il desiderio di condividere la sua missione. Nasce
così il proposito di costituire un’unione stabile
di persone che condividono gli stessi ideali. Nel 1902 avviene
il definitivo riconoscimento da parte del vescovo di Brescia
della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth.
L’opera si estenderà progressivamente anche in
Brasile , in Cile e in Angola. Anni dopo, insieme a madre
Elisa Baldo, darà vita anche ad una Congregazione di
suore le “Umili Serve del Signore” che si dedicano
all’assistenza dei malati e all’educazione della
gioventù femminile. Padre Piamarta chiude in odore
di santità la sua vita, tutta spesa al servizio di
Dio e dei fratelli, il 25.4. 1913 nella sua colonia agricola
a Remedello. Il 22.3.1986 la Chiesa ne riconosce l’eroicità
delle virtù, mentre, il 12 ottobre 1997 viene beatificato
in Piazza San Pietro a Roma dal Santo Padre il Papa Giovanni
Paolo II.
Il 3.4.1992, allo scopo di continuare l’attività
formativa svolta dalla Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth
ed aggiornare la stessa alle normative vigenti, è stata
costituita l’Associazione Formazione Giovanni Piamarta
(A.F.G.P.) che ha raggruppato 10 sedi operative di formazione
professionale, orientamento ed assistenza, ubicate nella Regione
Lombardia e con una presenza anche nelle Regioni Abruzzo e
Lazio.
Bibliografia: “Piamarta Informa” Periodico dell’A.F.G.P.
Associazione Formazione Giovanni Piamarta – Febbraio
2005 – Edizione speciale per l’EXPO DELL’EDUCAZIONE
E DEL LA-VORO – Fiera di Milano
Suggerimento ai colleghi soci AICIS: Se quando riceviamo le
immaginette per l’iniziativa “Un santino per ogni
socio” oltre a guardare l’iconografia, recitassimo
anche la preghiera che ci sta dietro alle stesse avremmo detto
una preghiera comune che ci unisce a Dio ed inoltre, potremmo
contribuire ad affrettare la canonizzazione di quei Servi
di Dio e dei Beati che attendono il riconoscimento dalla Chiesa.
Nota – La redazione ringrazia il Coordinatore generale
dell’A.F.G.P. – Padre Giacomo Marietti –
che gentilmente consegnò al Dr. Lorenzo Perrone le
500 immaginette del Fondatore Beato Giovanni Piamarta, proseguite
lo scorso anno ai soci AICIS.
Si comunica ai nuovi soci ed a coloro che ne desiderano una
seconda copia che nel FONDO SOCIALE di MAGGIO 2006 tale immaginetta
sarà disponibile in congruo numero.
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1256 - 2006 - 750° ANNIVERSARIO DELLA
GRANDE UNIONE DELL'ORDINE DI SANT'AGOSTINO
Il 16 dicembre 1243 Papa Innocenzo IV promulgò la bolla
"Incumbit nobis" con la quale invitava
le comunità di eremiti della Tuscia a riunirsi per
costituire un unico Ordine religioso secondo la regola di
Sant'Agostino.
Nel marzo del 1244, gli eremiti celebrarono un capitolo di
fondazione a Roma, ed ebbe così inizio l'Ordine di
Sant'Agostino. Il Papa ordinò agli eremiti toscani
di eleggere un priore generale e di redigere delle costituzioni
e, da allora, vennero conosciuti come Eremiti dell'Ordine
di S. Agostino.
Il 9 aprile 1256 con la bolla "Licet Ecclesiae catholicae",
Papa Alessandro IV confermava l'unione degli Eremiti di Giovanni
Bono (regola agostiniana, 1225), degli Eremiti della Tuscia,
degli Eremiti di San Guglielmo (regola benedettina), degli
Eremiti di Brettino (regola agostiniana, 1228), degli Eremiti
di Monte Favale (regola benedettina), e di altre congregazioni
minori nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.
L'Ordine comprendeva 180 conventi in Italia, Austria, Germania,
Svizzera, Paesi Bassi, Francia, Spagna, Portogallo, Ungheria,
Boemia ed Inghilterra.
L'Unione del 1256 rappresentò un grande passo nella
riforma della vita religiosa della Chiesa. Con essa il Papa
voleva porre fine alla confusione derivante dall'elevato numero
di piccoli gruppi religiosi. Gli Agostiniani così entrarono
a far parte degli Ordini Mendicanti insieme con i Domenicani,
i Francescani e altri.
L'identità spirituale dell'Ordine aveva pertanto due
fondamenti:
a)-La persona di Sant'Agostino.
b)-Il movimento mendicante, attraverso il quale l'Ordine di
Sant'Agostino rientrava tra gli Ordini della fraternità
apostolica
(Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/)
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V° CENTENARIO DELLA COSTRUZIONE DELLA
BASILICA DI SAN PIETRO
18 APRILE 1506-2006
Il 18 aprile del 1506 iniziarono i lavori di costruzione
della nuova basilica di San Pietro, simbolo di un’istituzione
che voleva esaltare un’idea forte del papato e della
cattolicità.
La sua storia si intreccia con l’affermazione del primato
petrino.
La basilica di San Pietro, simbolo grandioso del primato pontificio
e tempio principe della cristianità, compie 500 anni.
Di Roma, della nuova Roma cristiana, la basilica di San Pietro
è il simbolo per eccellenza. La traduzione visiva di
un progetto teologico (e ideologico), un sogno di pietra.
Almeno da quando, il 18 aprile del 1506, cominciarono i lavori
della nuova chiesa, voluta dal pontefice guerriero Giulio
II che pensava di innalzarvi il suo mausoleo. O da quando,
dopo la morte del Bramante, incaricato dei lavori, dopo gli
interventi di Raffaello, di Fra Giocondo e di Giuliano da
Sangallo, subentrò Michelangelo, primo artefice dell’immensa
cupola definita ancora oggi dalle guide come «la più
grande e maestosa opera in muratura che mai sia stata creata».
Da allora la basilica è l’immagine plastica del
papato.
Che la basilica sia un teatro è cosa evidente da almeno
cinquecento anni: un teatro barocco in cui la cattolicità
celebra i suoi riti, proclama i suoi santi, elegge i suoi
Papi (e li sotterra), sotto gli occhi delle folle plaudenti.
Un teatro con macchinari, costumi, frusciare di tonache. E
scenografie che nessun altro teatro può permettersi.
A cominciare dal colonnato del Bernini che sembra chiudersi
(o aprirsi, a seconda dei punti di vista) in un abbraccio
alla città. E al mondo. (Fonte: http://www.stpauls.it/jesus/0604je/0604je42.htm)
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BEATIFICAZIONI
18 MARZO 2006: CATTEDRALE DI BARI, BEATIFICAZIONE
DI SUOR ELIA DI SAN CLEMENTE
Il 18 marzo scorso la cattedrale di Bari è stata teatro
del rito di beatificazione di suor Elia di San Clemente, il
primo nella storia dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto.
Alle 18,30 ha avuto inizio la concele brazione eucaristica
presieduta dall'ar civescovo di Bari-Bitonto Francesco Cacucci,
mentre il cardinale José Saraiva Martins ha presieduto
la cerimonia di beatificazione. Il prefetto della Congregazione
delle cause dei santi ha quindi dato lettura della lettera
apo stolica con cui Benedetto XVI ha iscritto nel numero dei
beati suor Elia, la «piccola Ostia», come amava
definirsi.
Terzogenita di Giuseppe Fracasso e Pasqua Cianci, nacque a
Bari il 17 gennaio 1901, venendo battezzata quattro giorni
dopo con il nome di Teodora nella chiesa di San Giacomo dallo
zio don Carlo Fracasso, cappellano del cimitero.
A 5 anni, Teodora affermò di avere visto in sogno una
bella “Signora” che si aggirava tra filari di
gigli fioriti, prima di sparire all'improvviso in un fascio
di luce. Dopo che la madre le ebbe spiegato il possibile significato
di quella visione, Teodora promise alla “Signora”
di diventare monaca. Mandata all'asilo dalle Suore Stimmatine,
proseguì gli studi fino alla terza elementare. L'8
maggio 1911 ricevette la Prima Comunione; la notte precedente
sognò S. Teresa di Gesù Bambino che le predisse
“sarai monaca come me”. In seguito frequentò
il laboratorio di cucito e di ricamo presso lo stesso istituto.
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Milano - 30 Aprile 2006 -BEATIFICAZIONE DEI
BEATI LUIGI BIRAGHI E LUIGI MONZA
Il 30 aprile nella cattedrale di Milano verrà celebrata
la cerimonia di beatificazione di due sacerdoti della Chiesa
Ambrosiana, il Beato LUIGI BIRAGHI e il Beato LUIGI MONZA
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30 Aprile - BEATIFICAZIONE DI AUGUSTINE THEVARPARAMPIL
Il 30 aprile in India, nella Chiesa di Sant’Agostino
a Ramapuram (Kerala) il Cardinale Mar Varkey Vithayathi presiderà
la cerimonia di Beatificazione di AUGUSTINE THEVARPARAMPIL
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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"
MARIA SANTISSIMA DELLA MISERICORDIA DI VALDERICE
LA DOPPIA INTERCESSIONE
Il socio Don DAMIANO MARCO GRENCI nello scorso mese di marzo
ha inviato agli associati l’immaginetta di Maria SS.ma
della Misericordia per l’iniziativa “Un santino
per ogni socio”.
Il santuario della Madonna della Misericordia di Valderice
è il più antico dell’agro ericino. Ebbe
origine nel 1640 per una prodigiosa guarigione a favore di
un anziano il cui nome è Girolamo Verderame. Edificato
nel 1760, fu ampliato successivamente nel 1773. L’immagine
sacra venerata è un’opera del pittore trapanese
Andrea Carreca.
Soffermiamoci sull’immagine, che merita non per particolare
pregio artistico, ma per un profondo contenuto teologico.
Un dipinto simile è conservato al Metropolitam Museum
di New York e fu eseguito intorno al 1400 per opera della
scuola di Lorenzo Monaco e fu conservato fino al 1842 nel
Duomo di Firenze.
Leggiamo l’opera. È evidente un chiaro riferimento
al kerygma: passione, morte e resurrezione di Cristo, ed ai
frutti della passione dei quali partecipa la Corredentrice:
Maria Santissima.
Raffigura la SS. Trinità con La Vergine Maria e un
“destinatario” del gesto di Misericordia della
Madre di Dio. L’opera museale, rispetto a quella venerata
nel santuario, ha maggiore espressività teologica:
il Padre dona lo Spirito, il Figlio indica la Madre e la Vergine
indica i fedeli. Tutto questo mostra bene il senso della doppia
intercessione, ma anche che tutto “procede dal Padre…”.
Ma ecco la sacra conversazione che osiamo intendere tra Coloro
e Colei, il cui figlio è anche Signore. Maria dice
al Figlio “dolcissimo Figlio per il latte che io ti
diedi abbi misericordia dei miei figli”; il Figlio al
Padre: “Padre mio salva coloro per i quali tu hai voluto
che io patissi”. In questo dialogo i gesti esplicano
le parole. Il Padre in segno benevolo benedice, e dona la
Grazia: Lo Spirito Santo.
Nell’opera fiorentina la benevolenza del Padre è
grandiosamente rappresentata con la mano aperta da cui esce
la colomba, lo Spirito; il quale è sopra il Figlio:
“unico mediatore tra Dio e gli uomini”.
Il soggetto, così brevemente delineato, è la
doppia intercessione, che ha le sue radici in un testo spirituale
del secolo XII di Ernaldo di Chartres.
Concludo con un pensiero di padre Scarpitta tratto da il culto
delle immagine e dei santi nella Bibbia: “… il
culto delle immagini diviene idolatrico allorquando preso
in se stesso ed in esclusiva, ma è legittimo, anche
se secondario, allorquando aiuta realmente all’adorazione
di Dio onnipotente ed eterno”. Anche la collezione dei
santini può essere utile in questo senso!
Don DAMIANO MARCO GRENCI
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SANTI EGEO ED EUTICIA
Il GRUPPO TADDEO, organizzato Da Don Damiano
M.Grenci, composto al 90% da associati all’AICIS trasmettono
per “Un santino per ogni socio” l’unita
immaginetta dei Santi Egeo ed Euticia, martiri, i cui corpi
provenienti dalle catacombe romane sono venerati nella Chiesa
del Real Collegio Cicognini in Prato.
Un vivo ringraziamento ai gruppi “Taddeo” e “Veronica”
che in questi anni ci hanno regalato immaginette molto interessanti
sotto l’aspetto collezionistico e soprattutto religioso.
Da rilevare: ricerca, studio, stampa a proprie spese dei santini
distribuiti.
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GIOVANNI PAOLO II
Padre MICHELE GIULIANO di Orta di Atella,
per il primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II,
ha fatto stampare l’unita immaginetta (cm.10x15) nell’ambito
dell’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Pubblichiamo uno spunto tratto dal giornale vaticano “L’Osservatore
Romano”dell1.1.06.
“È trascorso un anno. Eppure non sembra vero.
Si avverte ancora l'eco dei camminatori in via della Conciliazione
e in Piazza San Pietro. Si avverte quella speranza dolente
che vuole quasi strappare alla morte il Padre che si avvia
verso il trionfo della Vita.
È trascorso un anno. Eppure non sembra vero. Non soltanto
perché Lo sentiamo accanto nella nostra quotidianità,
ma anche perché Benedetto XVI quasi ogni giorno ne
tiene viva la memoria con quel delicato "mio amato Predecessore".
È trascorso un anno.
Eppure negli occhi e nel cuore è sempre palpitante
quell'immagine del Venerdì Santo: Giovanni Paolo II
abbraccia la Croce e la tiene stretta al cuore e alla fronte
per tutto il percorso della Via Crucis.
La sua Croce. La nostra Croce. La Croce del mondo. La Croce
della Chiesa. La Croce della Speranza unica. La Croce, di
fronte alla quale anche la storia, da Lui tenacemente incalzata,
ha sostato per qualche attimo vinta dallo stupore che quell'Uomo
suscitava.
"Tante cose - aveva detto in Austria nel 1998 - possono
essere tolte a noi cristiani. Ma la Croce come segno di salvezza
non ce la faremo togliere. Non permetteremo che Essa venga
esclusa dalla vita pubblica! Ascolteremo la voce della coscienza
che dice: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli
uomini!" (At 5, 29)".
Ed eccolo davanti a noi l'Ubbidiente a Dio. Ubbidiente con
quell'audacia biblica che ha sigillato ogni sua parola, ogni
suo gesto, ogni suo passo.
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SANT'ESPEDITO
Il socio MICHELANGELO BUTERA di Lamezia
Terme (Catanzaro) ha trasmesso l’immaginetta di Sant'Espedito
per la campagna “Un santino per ogni socio” e
le seguenti note di commento.
Sant’Espedito, Capo della Legione romana “Fulminante”,
contemporaneo di Santa Filomena, fu martirizzato nel IV secolo
sotto Diocleziano. Se ne celebra la festa il 19 aprile. E’
invocato nelle cause disperate, urgenti, spirituali e temporali.
Nella mano destra stringe la croce sulla quale sta scritto
“Hodie” (oggi) e schiaccia con il piede destro
un corvo che stringe con il becco un cartiglio recante la
parola “cras” (domani), per insegnarci che non
dobbiamo dubitare dell’Onnipotenza di Dio, né
attendere il domani per pregare con fiducia e fervore. E’
il santo dell’undicesima ora, che non è mai invocato
troppo tardi, sempre però come intercessore della Santissima
Vergine. Il culto in Italia ha avuto origine a Torino nel
Medio Evo. Dal XVII secolo S.Espedito ha goduto di una diffusa
popolarità in Sicilia e dal XIX secolo anche in Campania.
Si trovano comunque testimonianze del culto in quasi tutte
le regioni italiane.
Sant’Espedito si venera anche in Calabria. Nella mia
stessa città, Nicastro, ora Lamezia Terme, questo martire
è venerato nella Chiesa di Santa Caterina Vergine e
Martire. Non è noto il periodo esatto della nascita
di tale culto, certamente è di secolare memoria.
E’ certo che tale culto fu curato, tra il 1800 e il
1900, da un galantuomo della nostra città, Alfonso
Anzani, appartenente alla locale Confraternita.
Egli, oltre provvedere, a proprie spese, alle varie iniziative
per la diffusione del culto a Sant’Espedito, faceva
celebrare ogni anno un solenne triduo in occasione della festa
liturgica. La Confraternita dell’Immacolata che da secoli
ha la cura del culto divino della Chiesa di Santa Caterina,
nonostante dagli anni Sessanta sia non più in auge
il culto verso sant’Espedito, ha voluto che il simulacro
del Santo rimanesse al suo posto per la venerazione dei fedeli.
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CRISTO IN CROCE
La socia ELISA BERNARDI ci ha trasmesso l’
immaginetta del Cristo in Croce che si trova nella Chiesa
parrocchiale di Maserno di Montese (Modena) dedicata a San
Giovanni Battista.
L’8 settembre 1820 in occasione dell’ingresso
in processione della nuova statua della Vergine, opera del
valente artista belga Giovanni Demech presente a questa cerimonia,
questi volle regalare al parroco e amico Don Antonio Bianchi
un Crocifisso eccezionale che lo stesso parroco nelle note
d’archivio parrocchiale così descrive: “…nella
partenza di detto gran virtuoso, mi raccomandò il Cristo
fatto, che ne facessi gran conto, che era una statua di gran
valore, che lui se l’avesse avuto a vendere non l’avrebbe
data per 50 Luigi, che nell’Italia non c’era una
statua di legno di simile qualità, e non era figura
da tenersi in queste montagne. Questo serva per ricordo ai
posteri e a chi leggerà questa memoria, e più
vi sarebbe da scrivere le grandi opere fatte da detto virtuoso…”.
Gesù Crocifisso, in legno di noce, ha un’altezza
di circa due metri e mezzo e con la croce supera i tre e mezzo,
ha una caratteristica che si dice essere un unico pezzo.
La tradizione popolare narra che l’artista, vista la
grande accoglienza e familiarità della popolazione
era intenzionato a regalare un’opera alla parrocchia,
ma passeggiando per le nostre vallate si imbatté in
una borgata chiamata “Maserno Vecchio” in un enorme
tronco di noce, interpellò i proprietari e subito nella
sua mente vide in esso un meraviglioso crocifisso.
Spiegato l’interessamento, i proprietari di buon grado
regalarono il tronco e il Demech dopo avere scolpito un modellino
di circa mezzo metro diede inizio a questo grande capolavoro.
Terminata l’opera, il crocifisso fu collocato in un
oratorio dove rimase per molto tempo, poi fu portato nella
chiesa parrocchiale.
Nel 1884 fu pulito dai colori e verniciature e fu collocato
in una cappella appositamente decorata alla sinistra dell’altare
maggiore di fronte alla statua della Beata Vergine.
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SANTA ZITA
Il socio BRUNO MICHELETTI di Casabasciana
(LU) ha inviato l’immaginetta di Santa Zita per “Un
santino per ogni socio” e l’unito articolo.
Santa Zita nacque nel 1218 a Monsagrati, un paese della Valfreddana
nei pressi di Lucca, proveniva da povera gente di campagna,
le cui fanciulle, per farsi la dote e, più spesso,
per non essere di peso alla famiglia, venivano collocate a
servizio presso una famiglia di città.
Zita, posta a soli dodici anni di età a servizio della
famiglia lucchese dei Fatinelli, accettò serenamente
la sua condizione sociale, ben consapevole che servendo la
famiglia ospitante serviva Dio, per il cui amore agiva, e
sopportava ogni sgarbo, sia da parte dei padroni, che dapprima
la trattarono con ingiustificata severità, come da
parte dei suoi compagni di lavoro, gelosi per il suo zelo
e il suo totale disinteresse.
Dava sempre molte elemosine ai poveri che bussavano alla porta
della casa dei Fatinelli, ma donava del suo, perché
viveva con molta parsimonia e il poco che metteva da parte
lo lasciava ai poveri della città. Narra la storia
che una compagna di lavoro, invidiosa di Zita, l’aveva
accusata presso il padrone di dare via troppa roba ai poveri.
Infatti, un giorno Zita venne sorpresa mentre usciva di casa
con il grembiule pieno di avanzi da donare ai poveri. Alla
domanda del padrone rispose che portava fiori. E lasciati
liberi i lembi del grembiule, una pioggia di fiori cadde ai
suoi piedi.
Ancora un altro miracolo: il padrone di Santa Zita non voleva
che perdesse tempo durante il giorno a pregare in chiesa,
quindi la lasciava libera la sera, molto tardi, quando le
chiese in città erano già chiuse. Zita dirigendosi
verso la chiesa di San Frediano (dove è sepolta) riusciva
ad entrare grazie all’aiuto di un angelo che le apriva
la porta laterale.
Ancora oggi quella porta è detta “Porta dell’Angelo”.
Le sue virtù le valsero, mentr’era in vita, l’ammirazione
di quanti l’avvicinavano e dopo la morte, avvenuta il
27 aprile 1278, impressero un moto inarrestabile alla devozione
popolare.
La sua tomba nella Basilica di San Frediano, dove in un’apposita
cappella è custodita l’urna con il corpo incorrotto,
è meta di pellegrinaggi. Il suo culto fu approvato
il 5 settembre 1696, da S.S.Innocenzo XII.
Pio XII l’ha proclamata patrona delle domestiche.
Ogni anno, il 27 aprile, tutti i lucchesI e molte persone
delle città vicine entrano nella basilica di San Frediano
con in mano un mazzolino di narcisi che lasciano come omaggio
all’urna della Santa o che portano a casa come benedizione.
BRUNO MICHELETTI
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GESU' NELL'ORTO DEGLI ULIVI
“Chi vuol conoscere l'uomo, deve saperne riconoscere
il senso, la radice e il compimento in Cristo, Dio che si
abbassa per amore « fino alla morte, e alla morte di
croce » (Fil 2, 8)”(Giovanni Paolo II, “Rosarium
Virginis Mariae”, 22).
Padre MICHELE GIULIANO di Orta di Atella
ha proseguito l’immaginetta (cm.9x15) di Gesù
nell’Orto degli ulivi, agli associati, per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio” .
Nella tragedia della Passione culminano la nostra vita e tutta
la storia umana. La Settimana Santa non può ridursi
a una mera commemorazione: è la meditazione del mistero
di Gesù Cristo che continua nelle nostre anime.
Il cristiano è chiamato ad essere alter Christus, ipse
Christus. Noi tutti, con il Battesimo, siamo stati costituiti
sacerdoti della nostra stessa esistenza per offrire vittime
spirituali, ben accette a Dio per mezzo di Gesù Cristo
per compiere ciascuna delle nostre azioni in spirito di obbedienza
alla volontà di Dio, perpetuando così la Missione
dell'Uomo-Dio.
Questa realtà, per contrasto, ci fa pensare alle nostre
miserie, ai nostri errori personali. Ma questa considerazione
non ci deve scoraggiare, né indurre all'atteggiamento
scettico di chi ha rinunciato ai grandi ideali.
Il Signore ci vuole per se e, così come siamo, vuole
renderci partecipi della sua vita, e ci chiede di lottare
per essere santi. La santità: quante volte pronunciamo
questa parola come se fosse priva di senso! Molti la considerano
addirittura come un traguardo irraggiungibile, un luogo comune
della letteratura ascetica, non un fine concreto, una realtà
viva.
Non la pensavano così i primi cristiani, che usavano
il nome di "santo" per chiamarsi fra loro, molto
spesso e con la massima naturalezza: Vi salutano tutti i santi;
salutate tutti i santi in Cristo Gesù (Fil, 4, 21).
Ora, di fronte al Calvario, quando Gesù è morto
e non si è ancora manifestata la gloria del suo trionfo,
è il momento di esaminare i nostri desideri di vita
cristiana, di santità; è il momento buono per
riconoscere le nostre debolezze, e reagire con un atto di
fede, confidando nel potere di Dio e facendo il proposito
di vivificare con l'amore le cose della nostra giornata. L'esperienza
del peccato ci deve condurre al dolore, a una decisione più
matura, più profonda, di fedeltà, di vera identificazione
con Cristo, di perseveranza ad ogni costo nella missione sacerdotale
che Egli ha affidato a tutti i suoi discepoli senza eccezione,
e che ci stimola a es-sere sale e luce del mondo. (Da: “E’
Gesù che passa”, 96)
Non dobbiamo dimenticarlo: in tutte le attività umane,
ci devono essere uomini e donne con la Croce di Cristo nelle
loro vite e nelle loro opere, innalzata, visibile, riparatrice;
simbolo della pace, della gioia; simbolo della Redenzione,
dell'unità del genere umano, dell'amore che Dio Padre,
Dio Figlio e Dio Spirito Santo, la Trinità Beatissima,
ha avuto e continua ad avere per l'umanità. (Solco,
985).
[Testi San Josemaria Escrivà de Balaguer]
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CROCIFISSO DI MONTESASSO
Il socio ALBERTO BOCCALI di Cesena ha inviato
per tutti gli associati nell’ambito della campagna “Un
santino per ogni socio” l’immaginetta del miracoloso
crocifisso di Montesasso di Mercato Saraceno (Forlì-Cesena)
unitaente all'immaginetta della seconda apparizione della
Beata Vergine Maria a CHIARA CANDOLI (cfr.Circolare nr.274,
pag.41)
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CIRCOLARI PRECEDENTI
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