A.I.C.I.S. ASSOCIAZIONE ITALIANA
CULTORI IMMAGINETTE SACRE
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Frison, Luigi Zanot, Ugo Amici.
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ANNIVERSARI
28.2.1836-2006 - 70° ANNIVERSARIO DEL BEATO PADRE DANIELE
A. BROTTIER
Al P. Daniele non mancarono critiche e contrarietà
per l'audacia dei suoi progetti, ma egli diceva: "Non
bisogna dubitare della Provvidenza, ma pregare e agire. Con
questi due mezzi si abbassano le montagne".
Quando giungeva la sera, era raro che non fosse stanco morto.
Si udiva allora sovente mormorare: "Ho fatto tutto quello
che ho potuto, Dio deve fare il resto".
Un giorno confidò al P. Pichon: "Si è detto
che io sono fortunato! È vero, ho avuto della fortuna,
Dio mi ha benedetto. Egli mi ha concesso di condurre a termine
grandi opere... Posso però anche aggiungere... che
la mia fortuna è stata di levarmi alle cinque del mattino
e di andare a dormire alle undici di sera, se non a mezzanotte.
La mia fortuna è stata di lavorare quanto ho potuto,
di scrivere migliaia di lettere, di tentare incessantemente
nuove iniziative, di essere ogni giorno sulla breccia, a tempo
pieno, quasi a spianare ogni occasione".
A volte il Signore rende così ardua la strada intrapresa
da alcune anime, convinte di fare la Sua volontà, che
esse sono costrette a lasciarla, nonostante la propria predisposizione
e diventare poi un gigante in altri campi. […]
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19 MAGGIO: SAN FELICE DA CANTALICE, laico cappuccino
Santo subito, “il somarello de’ frati”!
Santo subito, e per ‘motu proprio’ del Papa. Appena
Sisto V seppe che la sera del 18 maggio 1587 era morto a Roma,
nel convento francescano di San Bonaventura (ora Santa Croce
dei Lucchesi), il suo confratello cercatore, mandò
il Cardinale Vicegerente Giulio Ricci a ordinare al Guardiano
di presentare istanza per l’apertura del processo di
beatificazione; al rifiuto del Guardia no, che non si sentiva
autorizzato a farlo, s’arrabbiò, dichiarò
che bastava l’autorità del Papa e rispedì
il Ricci al convento a raccogliere le deposizioni dei frati.
Il Guardiano P.Sante da Priverno non aveva però aspettato
l’intervento papale: la sera stessa della morte aveva
cominciato a interrogare i confratelli su vita, morte e miracoli
di fra Felice, e aveva continuato per tre notti e tre giorni,
interrompendosi solo per le esequie.
Il 25 maggio il card. Ricci dichiarò aperto il processo
e ricominciò l’interrogatorio dei frati che durò
dal 10 giugno al 10 ottobre. Queste deposizioni e quelle raccolte
dal Guardiano formarono un complesso unico detto ‘processo
sistino’.
Sisto V conosceva bene Felice da Cantalice e dimostrava apertamente
verso di lui rispetto e stima. Da cardinale, quando lo incontrava
gli chiedeva una pagnotta per amor di Dio; lo fece anche da
papa, un giorno, vicino a Trinità dei Monti, e siccome
fra Felice cercava una pagnotta ben riuscita gli disse di
dargli la prima che gli veniva in mano. Questa risultò
nera e malcotta, e il cercatore esortò il papa: “Abbiate
pazienza, Padre santo, che siete frate anche voi”.
Lo incontrò anche mentre andava al conclave e gli chiese
di pregare per lui; e fra Felice: “Vorreste esser papa,
nè? Sarete, ma fate che siate buono”.
L’urgenza di papa Sisto non era solo un suo sentimento
personale, ma il desiderio di dare riconoscimento ufficiale
a quello che il popolo romano già pensava e diceva
da anni.
Tutti conoscevano il frate cercatore che per quarant’anni
ogni giorno era uscito a chiedere aiuto per i frati e gli
indigenti, e che dava tanto aiuto spirituale a chi lo avvicinava,
visitava e confortava i malati, consigliava i dubbiosi, “era
amato da tutti e tutti correvano baciarli la mano”;
lo chiamavano ‘fra Deo Gratias’ perché
con questa formula salutava e ringraziava tutti, anche chi
non gli dava niente. Nato a Cantalice (Rieti) nel 1515 come
Francesco Porro era stato contadino a Cittaducale; nel 1544,
scampato a un brutto incidente sul lavoro, aveva deciso di
entrare nello stato che desiderava da tempo, quello di penitenza
a imitazione dei Padri del deserto di cui - analfabeta - si
faceva leggere la vita. Dopo il noviziato nel convento di
Anticoli in Campagna (Fiuggi) aveva pronunciato i voti il
18 maggio 1545; destinato al convento di Palanzana (Viterbo)
era poi passato a Tivoli e nel 1547 a Roma, dove gli era stato
affidato l’incarico di questuante.
Diceva scherzando, alludendo al suo vecchio desiderio di vita
ascetica: “Vedete che ha fatto questo magno Iddio! io
mi pensavo di non mangiare mai pane, né bere vino,
et esso m’ha fatto padrone di tutto il pane e il vino
di Roma, facendomi sempre andar carico di pane e vino”
e chiedeva strada dicendo: “Lasciate passare il somarello
de’ frati!”
Analfabeta e illetterato, ma profondo nella conoscenza e nell’interpretazione
delle Scritture, come testimoniano i suoi confratelli. Modesto
ed esemplare, “sempre parlava delle cose di Dio ed era
amatore della povertà”; osservante della Regola
(“P.Felice faceva tutte le cose esattamente” depose
Alessio da Sezze), ma esonerato, per il suo incarico, dal
seguire l’orario del convento, pregava intensamente
di notte: i confratelli, che lo spiavano ammirati, deposero
su fenomeni di levitazione e anche di aver visto due volte
la Madonna che gli metteva in braccio il Bambino Gesù.
Rustico ma affabile, cortese e sempre allegro: “Cuor
contento e bisaccia in spalla!” era uno dei suoi motti.
Si metteva briciole di pane in testa e nella barba per attirare
gli uccelli e insegnava ai bambini che lo seguivano in frotta
canzoncine devote composte da lui stesso. Il lato giocoso
del suo carattere era affine a quello di s.Filippo Neri che
gli era molto amico e spesso scherzavano insieme e si burlavano
a vicenda. Ma quando il Cardinale Carlo Borromeo fece salire
in carrozza l’Oratoriano per discutere con lui la Regola
degli Oblati di S.Ambrogio che intendeva fondare, questi ordinò
al cocchiere di andare a S. Bonaventura e, con stupore del
cardinale che non lo conosceva, girò l’incarico
a fra Felice. Il questuante si schermiva adducendo il suo
analfabetismo e Filippo Neri replicò che se la facesse
leggere. Fra Felice obbedì e conquistò nell’arcivescovo
di Milano un fervente ammiratore.
La notizia della morte del cercatore attrasse al convento
tanta gente che i frati non potevano entrare né uscire
ed erano obbli-gati a scavalcare il muro dell’orto dalla
parte del Quirinale; in attesa che il papa desse il permesso
di seppellirlo a un certo punto lo nascosero in una cella
e sparsero la falsa notizia della sua inumazione. Anche Sisto
V si recò a pregare sulla sua bara.
Con la morte di Sisto V (1590) il processo ‘extra ordinem’
si fermò e riprese in forma canonica nel 1613 su istanza
di Caterina di Lorena, badessa di Saint-Pierre de Rémiremont,
miracolata per intercessione del frate, e di tutta la casa
ducale di Lorena.
Fu proclamato beato da Urbano VIII il 1° ottobre 1625
con il breve “In specula militantis Ecclesiae”
e canonizzato da Clemente XI il 22 maggio 1712.
San Felice è venerato come patrono dai sericoltori
per un intervento che la sua destinataria definì “un
miracolo fatto da Dio per merito di Fra Felice”. Il
frate passò un giorno da Maddalena Fanucci a prendere
la solita elemosina di vino, e la trovò disperata perché
pioveva e non poteva dare ai suoi “vermi da seta”
le foglie bagnate; le disse di riempire le fiasche come al
solito e uscì in fretta. Tornando dalla dispensa la
donna trovò fra Felice che copriva i graticci dei bachi
con le foglie bagnate invocando sottovoce san Francesco. Naturalmente
la sua disperazione aumentò, e la povera donna andò
a dormire convinta che l’indomani avrebbe trovato i
bachi morti. Invece alzandosi vide che “erano andati
a la seta et haveveno fatto il boccio, tanto li grossi quanto
li piccoli… attaccati per tutta la camera… perché
non vi erano ancora fronde alcune, perché non era ancora
il tempo di andare alla frasca.” Persino le sue pianelle
ne erano piene.
Attributo di san Felice è la sporta del cercatore,
e a volte è rappresentato con il Bambino in braccio.
Cantiamo con lui: “Gesù, mio dolce sposo, vera
bontà d’amore,scrivetemi nel cor quanto m’amaste.
Gesù, tu mi creaste perché io ti debba amare.”
Fonti: Atti del processo sistino (1587), ordinario e apostolico
(1613-1712)
EMILIA BAGNASCO
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23 maggio: SAN GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI
Il 23 maggio 1764 moriva a Roma nell’ospizio della SS.
ma Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, dove si
era ritirato da qualche anno per motivi di salute, don Giovanni
Battista De Rossi.
Era nato a Voltaggio (ora provincia di Alessandria, allora
terrItorio dell’Oltregiogo genovese) il 22 febbraio
1698, ed era venuto a Roma - affidato a uno zio cappuccino
e a un cugino canonIco - per studiare, prima nel Collegio
Romano dei Gesuiti poi nello Studio dei Domenicani alla Minerva.
Ordinato sacerdote l’8 marzo 1721, aveva celebrato la
prima messa sull’altare di san Luigi Gonzaga.
Nel 1735 era succeduto al cugino nel canonicato a S. Maria
in Cosmedin e vi aveva rinunciato nel 1747 mantenendo lo stallo
in coro per devozione alla Madonna.
Cagionevole di salute, non aveva mai avuto un incarico nella
gerarchia, ma aveva svolto un intenso apostolato personale
fin dal tempo degli studi: “era continuamente impegnato
nel far del bene né Prossimi, specialmente per il vantaggio
spirituale de medesimi”, “tutti a lui ricorrevano
ed egli a tutti si prestava”, “a favore delle
persone tutte d’ogni condizione, e ceto, e specialmente
di quelli, che più bisognosi sono di aiuto, e più
degli altri sono abbandonati, e schivati”: poveri, malati,
carcerati, birri e illetterati.
“Egli tutto faceva per amor di Dio, e quanto praticava
al Prossimo era a Dio riferito… non aveva Egli alcun
riguardo ai propri incomodi, né conoscevasi in lui
alcun rispetto umano,” “Il continuo esercizio
di catechismi, missioni, prediche, confessioni, visite di
spedali e tant’altre opere di pietà avevano fatto
acquistare, al ca-nonico suddetto per la città di Roma
il concetto d’un vero imitatore e seguace” di
s. Filippo Neri, che egli venerava e sulla cui tomba andava
a pregare quando sentiva il bisogno di “consultare il
buon vecchio” in qualche caso spinoso.
La sua preoccupazione per la salute delle anime lo portò
a esercitare due ministeri: quello della confessione e quello
della catechesi.
Non gli piaceva scrivere - diceva di non avere tempo - ma
era disposto a dettare. Sono stati pubblicati, in tempi diversi,una
“Memoria utilissima ai vescovi, parrochi e confessori
di monache”, la “Spiegazione delle cose più
necessarie da sapersi da ogni cristiano”, (catechismo
a domande e risposte) un “Metodo facile per le confessioni
generali”, e si conservano i “Discorsi morali”,
riassunto di omelie tenute nella chiesa di S. Tommaso ai Cenci
ai chierici e sacerdoti della Pia Unione di S. Galla. A questa
associazione, fondata nel 1702 da don Girolamo Vaselli per
l’insegnamento della dottrina cristiana, il canonico
De Rossi aveva aderito nel 1715, e ne aveva esteso l’opera
ai bambini e ai birri; nel 1755 propose a Benedetto XIV i
catechismi pasquali.
Nel multiforme apostolato del santo risalta la cura che ebbe
per la formazione del clero e dei religiosi con particolare
riguardo ai confessori - che riteneva importantissima perché
ad essi “appartiene essere di quelle cose, che sono
per la salute dell’anima del nostro Prossimo”.
Raccomandava prima di tutto l’orazione mentale, “uno
delli mezzi che vi sono per attendere seriamente alla nostra
eterna salute” così “potremo santificarci
noi come dobbiamo, e santificar gli altri”; tuttavia
“non ci dobbiamo far trascinare dalla troppa devozione…
Le lunghe orazioni sono buone e sante, quando sono fatte a
tempo debito, perché dopo un tempo sufficiente dobbiamo
attendere al nostro prossimo. Facciamo adunque di non trascurare
la santificazione de prossimi per attendere alla propria,
e di non trascurare la propria per cercare l’altrui”.
Raccomandava di parlare “con verità, cioè
con semplicità, senza equivoci, ma con candidezza,
perciò non facciamo che una cosa diciamo con la bocca
e un’altra ne sentiamo nel cuore”, e di tener
presente che le parole “saranno sempre senza frutto
se non saranno animate da un’operativa carità,
in cui consiste il tutto, e se questo manca, si parla invano…
tanti poveretti, tornati a casa, hanno appena un tozzo di
pane per sdigiunarsi, onde dicono, e dicono bene: ha un bel
dire il nostro prete che trova il pranzo fatto, e noi frattanto
ci moriamo di fame. Quanti peccati si commettono per mancanza
di pane, e quanti per mancanza di letto”.
Questa “operativa carità” - che lui stesso
praticava ad personam e partecipando e promovendo opere come
l’ospizio per le donne sole intitolato a S. Luigi Gonzaga
e quello di S. Michele per i ragazzi - la raccomandava anche
ai vescovi e ai parroci verso i loro coadiutori, perché
considerassero sia il loro profitto spirituale che il benessere
materiale col “dargli il dovuto provvedimento e che
piuttosto sia abbondante “ed evitando un carico eccessivo
di lavoro e di spese. Per questo suo impegno pastorale il
clero di Londra lo proclamò proprio patrono.
Operativo e pratico si dimostrò il canonico De Rossi
anche nel campo della catechesi.
I parroci e gli altri sacerdoti incaricati - e sarebbe stato
“espediente”, secondo lui, che lo facessero anche
i Vescovi, “non solo ammaestrino nelle cose spettanti
alla fede, ma anche nelle obbligazioni dello stato di ciascheduna
persona; finché tutti sappiano e ciò che devono
credere; e ciò che devono operare per vivere da veri
cristiani”.
Su istanza della Pia Unione di S.Galla e dell’Arciconfraternita
della SS.ma Trinità dei Pellegrini e dei Convalescenti
iniziò nel 1772 il processo informativo ordinario.
Il can. De Rossi fu proclamato beato il 13 maggio 1860 e santo
l’8 dicembre 1882.
E’ generalmente raffigurato con la mozzetta da canonico;
suoi attributi sono: l’icona della Odigitria Madre di
Dio sempre Vergine, venerata nella basilica di S.Maria in
Cosmedin dove fu portata nell’VIII-IX secolo da monaci
bizantini;e un libro aperto con il versetto “Ero malato
e mi avete visitato” (Matteo, 25,36) allusivo alla sua
“operativa carità”.
Fonti: atti del Processo ordinario e apostolico, altri documenti
e scritti depositati nell’Archivio Segreto Vaticano
(Congregazione dei Riti), Archivio delle Cause dei Santi,
Archivio Storico del Vicariato di Roma e Biblioteca Apostolica
Vaticana.
EMILIA BAGNASCO ANGIOLINO
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I DIVERSI TITOLI A MARIA SANTISSIMA
24 maggio - Festa di Maria Ausiliatrice
Auxilium Christianorum, ora pro nobis (Aiuto dei cristiani,
prega per noi), proclamiamo a conclusione del S.Rosario, recitando
le litanie lauretane.
Il papa Pio VII nel giorno 24 maggio 1815 istituì la
festa della B. V. Maria Ausiliatrice, proprio per ringraziarLa
della sua liberazione dalla ormai quinquennale prigionia napoleonica.
S. Giovanni Bosco (1815-1888), fondatore della congregazione
dei Salesiani, riprese questa devozione e fu il più
grande devoto e propagatore del culto a Maria Ausiliatrice.
Il grande educatore ed innovatore torinese, pose la sua opera
di sacerdote e fondatore sin dall’inizio, sotto la protezione
e l’aiuto di Maria Ausiliatrice, a cui si rivolgeva
per ogni necessità, specie quando le cose andavano
per le lunghe e s’ingarbugliavano; a Lei diceva: “E
allora incominciamo a fare qualcosa?”.
Lo stesso Don Bosco confidò un giorno ad uno dei suoi
primi Salesiani, Don Cagliero, grande missionario in America
Latina e futuro Cardinale: “La Madonna vuole che la
onoriamo sotto il titolo di Ausiliatrice: i tempi corrono
così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santa
ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana”.
È proprio grazie a Don Bosco e alla costruzione del
Santuario di Maria Ausilitrice, voluto dalla stessa Madonna,
che il titolo di Ausiliatrice tornò attuale nella Chiesa.
Basilica-Santuario “capo e madre” di tutte le
Chiese dei Salesiani sparse nel mondo, il Tempio dedicato
a “Maria Ausiliatrice” sorge al centro del grande
complesso dell’Istituto al Valdocco, in Torino. Fu solennemente
consacrato il 9 giugno 1868, dopo cinque anni di lavori. Tra
l’altro, vi sono conservati i corpi di San Giovanni
Bo-sco e di Santa Maria Domenica Mazzarello, confondatrice
delle “Figlie di Maria Ausiliatrice”.
In sogno, erano risuonate all’orecchio di don Bosco
le consolanti parole: “Haec Domus mea: hinc gloria mea!
Questa è la mia casa, di qui la mia gloria”,
ed Egli ce le ha poi ripetute più volte con sempre
crescente commozione, quasi ad instillarci nell’animo
che qui siamo veramente nella Casa della Madonna e che, perciò,
dobbiamo con la parola e con le opere, far sì che la
gloria di Lei s’irradi ininterrottamente fino alle estremità
della terra, a salvezza delle anime. Il pittore Tommaso Lorenzone
ricette la commissione di comporre il maestoso quadro della
Madonna Ausiliatrice e l’ha rappresentata non solo con
il Bambino in braccio, ma anche con lo scettro del comando,
sospesa su una nuvola con lo sfondo della terra.
La Beata Vergine Maria sta a guida della Chiesa, proteggendo
il papa ed i vescovi, così come nel Cenacolo in Gerusalemme,
dopo la Pentecoste, proteggeva gli apostoli. Oggi si parla
di Maria Ausilitrice come della Madonna di Don Bosco! Bisogna
ricordare che nel 1980 Giovanni Paolo II fece la sua prima
visita a Torino.
Venne a Valdocco ben due volte. Indimenticabile il suo incontro
con i giovani sulla Piazza Maria Ausiliatrice.
Maria Ausiliatrice viene invocata come celeste Patrona di
interi Continenti e Nazioni. Infatti fin dal 1800 è
patrona della Polonia; dal 1844 dell’Australia; dal
1924 della Cina, dal 1949 dell’Argentina.
ATTILIO GARDINI
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30 MAGGIO: SANTA GIOVANNA D'ARCO
Giovanna nacque a Domrémy in Francia. intorno al 1412.
Contadina analfabeta, dall'età di tredici anni sentì
voci di santi che la esortavano a liberare la Francia, allora
impegnata nella guerra dei Cent'anni (1339 - 1453).
Combatté quindi contro l'esercito della Corona inglese
che, in virtù dei propri possedimenti in terra francese,
accampava diritti sul trono e riuscì a far incoronare
Carlo VII a Reims. Tradita e processata come eretica, fu mandata
al rogo nel 1431.
Callisto III ordinò la revisione del processo nel 1455,
fu pienamente riabilitata e infine canonizzata nel 1920.
Viene rappresentata con l'armatura e con un vessillo in mano.
PROTETTRICE: di telegrafisti e di operatori
radiofonici
PATRONA: di Francia
NOME: di origine ebraica, significa "Dio
ha avuto misericordia", "dono del Signore".
PAOLO MONCIOTTI
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MOSTRE
ROMA, 6-7 maggio 2006 – Mostra di santini: “LA
DEVOZIONE POPOLARE MARIANA NELLE IMMAGINETTE SACRE-”
Il 6 e 7 maggio p.v., presso la Parrocchia San Gregorio VII
Papa, affidata ai Frati Minori, in Via Gregorio VII, nrr.6-10
in Roma, ubicata nei pressi della Città del Vaticano,
nell’ambito delle iniziative filateliche dell’A.F.I.-
Associazione Filatelica Italiana, l’A.I.C.I.S. allestirà
una mostra di santini devozionali sul tema “La devozione
popolare mariana nelle immaginette sacre” con la cortese
collaborazione dell’A.F.I. stessa.
I soci che hanno finora aderito all’iniziativa di esporre
le proprie collezioni mariane sono: EMILIA BAGNASCO
ANGIOLINO, AGOSTINO CERINI, GIULIANA FARAGLIA, GIANCARLO GUALTIERI,
SILVIA LANCELLOTTI, RENZO MANFE’, MARIA ROSA PANISI,
RITA SCIUTTO, SAVERIO VITAGLIANO e LUIGI ZANOT.
http://web.tiscali.it/sangregoriovii/1parroc/Parr01a.jpg
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TARQUINIA (VT), 18-21 maggio 2006 – Mostra di immaginette:
“SANTA LUCIA FILIPPINI”
I soci EDMONDO BARCAROLI e GINO ARESTIVO
di Tarquinia in coincidenza con i solenni i Festeggiamenti
parrocchiali in onore di SANTA LUCIA FILIPPINI, tra le altre
iniziative sono stati invitati dal parroco Don Alberto ad
esporre all'interno della Chiesa, dedicata alla Santa tarquinien-se,
le collezioni di "SANTINI" sulla Filippini.
Pertanto nei giorni dal 18 al 21 maggio 2006 sarà allestita
una mini mostra di sei quadri, che conterranno ben 36 fogli,
formato A/4, per un numero di circa 200 immaginette, che coprono
un arco di tempo che và dal 1926 (anno della beatificazione)
a tutto il 2005.
Si prevede la stampa di una nuova immaginetta di Santa Lucia
Filippini, che sarà distribuita, durante le manifestazioni
religiose che si svolgeranno sempre nei suddetti giorni, a
tutte le persone che vi interverranno.
Invitiamo i soci di Roma e dell’Alto Lazio ad essere
presenti alla manifestazione tenuto conto anche delle bellezze
del luogo e dell’ospitalità e gentilezza dei
suoi abitanti.
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MOZZATE (CO), 7 e 14 maggio 2006 – Mostra: “LA
DEVOZIONE POPOLARE NELLE IMMAGINETTE SACRE - XIX/XX SECOLO”
Il socio LUCIANO GALBUSERA di Cislago tramite
il Gruppo Artistico Culturale locale “IL GRAPPOLO”
organizza una mostra di santini devozionali sul tema: “La
devozione popolare nelle immaginette sacre”, presso
il Castello del Seprio di Mozzate (CO) (http://digilander.libero.it/matteofedeli/_private/adress.htm)
durante la Rassegna “Musicainvilla 2006” dell’Associazione
”Accademia Con-certante d’Archi” di Milano
che ha qui la sua sede.
All’esposizione, che sarà aperta al pubblico
nelle domeniche 7 e 14 di maggio 2006 con orario 10.00 -18.00,
partecipano, oltre ai sigg.SERGIO AGLIETTI
di Busto Arsizio, e OLGA e CARLO MAZZELLA,
i soci LUCIANO GALBUSERA di Cislago e ROBERTO
DE SANTIS di Alessandria.
Il 7 maggio (Recital di Andrea Carcano-Musiche di J. S. Bach,
W.A.Mozart, R.Schumann, D. Schostakovich, C.Nielse, N. Medtner)
e il 14 maggio (Recital del Duo violino e pianoforte Elia
Leon Mariani, Valentina Divitini W.A.Mozart Sonata in mi minore;
L.v.Beethoven Sonata in la minore op. 23; E.Grieg Sonata in
fa maggiore op.8), subito dopo l’orario di chiusura
della Mostra si terrà il concerto dell’Accademia
Concertante d’Archi diretto dal Maestro MAURO
IVANO BATTAGLIA. Con l’occasione ringraziamo
sia il Maestro che l’Associazione per la squisita cortesia
e disponibilità.
I soci che avessero possibilità di recarsi in visita
alla Mostra possono fin d’ora pianificare uno o entrambi
i pome-riggi di maggio (7, 14) per godere oltre che dell’esposizione
di immaginette devozionali, anche del Concerto del la sopra
citata Accademia http://digilander.libero.it/accademiaconcertante/.
Per arrivare a Mozzate si prenda l’autostrada Milano-Como,
poi Uscita: Saronno, quindi a sinistra prendere la Sta tale
Varesina (indicazione Gerenzano-Varese e a 8 Km si trova Mozzate;
quindi, sul lato destro c’è il Castello del Seprio.
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RAVENNA, maggio 2006 – Mostra: ImmaginAzione –
Carte sacre e profane europee figurate e decorate tra manifattura
e serialità – Secoli XVII-XX”
La socia Prof.ssa ELISABETTA GULLI GRIGIONI
di Ravenna ci ha preannunciato una sua Mostra che verrà
allestita nel maggio p.v. nella loca le prestigiosa Biblioteca
Classense sul tema indicato nel titolo.
L’esposizione propone materiali cartacei di interesse
figurativo, di contenuto sacro e profano, prodotti in Europa
dal Seicento alla prima metà del Novecento con varie
tecniche di stampa (xilografia, incisione su rame e metallo,
litografia e cromolitografia, fotografia e tecniche fotomeccaniche)
e di manifattura (miniatura, intaglio e ritaglio della carta,
silhouette, collage) considerate dalla prospettiva delle operazioni
che possono essere fatte sull’immagine una volta che
essa sia stata prodotta, modificandola in vari modi.
La nostra socia, ideatrice e curatrice dell’esposizione,
dedicherà particolare attenzione ai “santini”
realizzati a stampa o manufatti nell’elaborazione ornamentale
dell’immagine di base e nei fenomeni di amplificazione
che possono essere anche molto ampi.
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FOLLINA (TV), 15 MAGGIO 2006 – Mostra: “Santini
–Ricordo della Prima Comunione, da fine ‘800 agli
anni Cinquanta”
Il 15 maggio a Follina, Via Roma 18, il socio MARIO
TASCA replicherà l’esposizione di immaginette
sui Santini-Ricordo della Prima Comunione, in occasione della
seconda edizione del mercatino “Colori di Primavera”.
Domenica 23 aprile u.s. è terminata l’esposizione
a Caorle (foto a sinistra: vista parziale della mostra nel
Centro Pastorale) sempre sul tema dei “Santini-Ricordo
di 1^ Comunione.
Ci scrive in merito il socio Tasca di Follina: “Essa
è risultata un po’ deludente sotto l’aspetto
della partecipazione; infatti, i turisti della Pasqua, numerosi
nelle strade e nelle piazzette di Caorle, lo sono stati meno
nel visitare la mia mostra!
Comunque ho avuto la costruttiva visita di alcuni collezionisti,
tra cui il socio Lorenzo Cimenti, e un altro di S. Donà
di Piave, non iscritto ma intenzionato a farlo, che colleziona
santini da 30 anni e che ha incentrato la propria collezione
su pezzi più ricercati e antichi fino al ‘900.
Per curiosità degli associati, aggiungo che mentre
questi mi magnificava alcuni dei suoi canivet e pergamene
dipinti a mano, si è sovrapposta al nostro discorrere
un’altra signora collezionista che ha commentato: “in
questa sala i miei santini non ci starebbero tutti!”
Ha quindi illustrato i suoi santini: molti dati da una signora
che gira il mondo per il volontariato, altri da una suora
missionaria. Preso il portafoglio,ci ha mostrato tre santini
da lei dichiarati “tra i suoi più preziosi”:
comunissime immaginette di facile reperibilità. [...]
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ALESSANDRIA, 13 maggio-26 giugno 2006 – Mostra: “LE
APPARIZIONI E IL MESSAGGIO DI FATIMA ATTRAVERSO LE IMMAGINETTE
DEVOZIONALI”
Il socio ROBERTO DE SANTIS di Alessandria
in occasione della visita della Madonna Pellegrina di Fatima
(28 maggio-3 giugno p.v.), presso la Parrocchia “Cuore
Immacolato di Maria” di Alessandria, con la collaborazione
di AQUERO – Organizzazione di volontariato ed il patrocinio
dell’AICIS- Ass.Italiana Cultori Immaginette Sacre e
dell’OFTAL, Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes
sta allestendo una mostra sul tema “La Madonna di Fatima”.
L’esposizione sarà inaugurato il 13 maggio e
rimarrà aperta al pubblico fino al 26 giugno con orario:
tutti i giorni dalle 16,30 alle 19,00 e le
domeniche anche al mattino dalle 9.00 alle 12.00.
Partecipano come espositori con le loro collezioni i soci
ROSA MARIA PANISI, SILVIA LANCELLOTTI, RENZO MANFE’
e ROBERTO DE SANTIS.
Le Sezioni della Mostra comprendono:
1-Le apparizioni di Fatima;
2-Fatima in Italia e nel mondo;
3-il Cuore Immacolato di Maria;
4-Santità e spiritualità dei successori di Pietro;
5-Fatima nel ministero del successore di Pietro e nel cuore
di Giovanni Paolo II.
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MILANO, 27-29 maggio 2006 – Mostra di SANTINI: “SANTUARI
MARIANI D’ITALIA…ATTRAVERSO LE IMMAGINETTE SACRE”
Il socio GIUSEPPE GOTTI di Milano terrà
nella sua città una mostra di santini della propria
collezione nel Salone della Parrocchia “Madonna Divina
Provvidenza” in Via Arpino 11 nei giorni di sabato 27,
domenica 28 e lunedì 29 maggio.
L’ esposizione sul tema “I Santuari mariani d’Italia”
rappresenterà tutte le regioni italiane con cenni di
storia per ogni Santuario (foto a sinistra: Santuario Madonna
dell’Arco a Napoli; foto a destra: Santuario della Madonna
di Bonaria a Cagliari).
La parrocchia è situata nella zona “Quinto Romano”,
che si trova a 1 chilometro dallo Stadio di San Siro.
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MISILMERI (PA), 30 aprile-31 maggio 2006 – Mostra di
immaginette: “IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA”
Il socio ANTONINO COTTONE di Misilmeri ha
inaugurato il 30 aprile 2006 una mostra di immaginette devozionali
sul tema “Il Cuore Immacolato di Maria”.
Ha completato, quindi, l’esposizione con al tre immaginette
sempre di tematica mariana. L’allestimento della mostra,
grazie alla gentile disponibilità del parroco Don
VINCENZO CATALANO, è avvenuto presso i locali
della Parrocchia “Cuore Immacolato di Maria” di
Misilmeri.
Le visite possono essere effettuate nei giorni festivi e prefestivi
dalle ore 17.00 alle 21.00. Nei giorni 18, 19 e 20 maggio
l’esposizione rimarrà aperta in occasione del
triduo al Cuore Immacolato di Maria.
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CISTERNA DI LATINA (LT), 13-14 maggio 2006 – Mostra:
“1945°
ANNIVERSARIO DEL VIAGGIO DI S.PAOLO APOSTOLO VERSO ROMA”
Il socio MAURIZIO PROSPERI di Cisterna di
Latina, sulla scia del grande successo di pubblico che sta
riscuotendo la mostra in corso a Piana delle Orme (LT) sulla
medesima tematica, (cfr.Circolare 275, pag.19), la cui chiusura
è prevista per il 1 maggio, presenterà una buona
parte dello stesso materiale a Cisterna di Latina nel prestigioso
cinquecentesco Palazzo Caetani per il prossimo 13-14 maggio.
Inoltre, alle ore 17.00 di sabato 13 maggio il Dr.
ALFONSO SAPIA, Presidente dell’Accademia Culturale
Europea di Roma, amico del defunto fondatore della nostra
Associazione Comm.Gennaro Angiolino, terrà una conferenza
nei locali di Palazzo Caetani sulla figura di San Paolo Apostolo
per il 1945° anniversario del suo viaggio verso Roma.
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RAVENNA, 18 aprile-31 maggio 2006 – Mostra: “MARIA,
MADRE DI DIO, NELLE IMMAGINI DEVOZIONALI TRA SEICENTO E PRIMO
NOVECENTO"
Il socio FILIPPO BRICCOLI, in occasione della
Festa della Madonna Greca, ha allestito un’originale
e pregevole esposizione di immagini devozionali, in onore
della Patrona di Ravenna che è stata inaugurata e benedetta
il 23 aprile da Mons. Giuseppe Verucchi, Arcivescovo di Ravenna-Cervia.
(Nelle due foto a sinistra e a destra vediamo da sinistra
il Parroco-Rettore Padre Jarek Adamski, monaco di S. Paolo
eremita, il socio Briccoli e Sua Ecc.Mons.Verucchi).
Ho strutturato la mostra dividendo le immagini devozionali,
che appartengono a un arco cronologico compreso fra il XVII
secolo e i primi decenni del XX secolo, in quadri tematici
riguardanti la vita di Maria, i luoghi di culto e gli appellativi
onorifici, con titoli esplicativi ricavati anche da enunciazioni
evangeliche
O MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO; ECCO LA SERVA DEL SIGNORE,
Lc 2,38; EGLI SARA’ GRANDE E SARA’CHIAMATO FIGLIO
DELL’ALTISSIMO, Lc, 1,32; MA-RIA MADRE DI DIO; UNA SPADA
TRAFIGGERA’ LA TUA ANIMA, Lc 2,35; TOTA PULCHRA ES,
MARIA; LA REGINA DEGLI ANGELI; FIORI DI TERRA SANTA; HONORIFICENTIA
POPULI NOSTRI, MARIA; SANTINI A SORPRESA O TESORETTI.
Per arricchire e variare la mostra, oltre alle immagini tradizionali
(pergamene, stampe, canivet, cromolitografie, ecc.), sono
state aggiunte un’oggettistica abbastanza insolita e
particolare: cere, reliquie, Agnus Dei, targhe ceramica, altarini
e simili.
I prelati che si stanno avvicendano nelle funzioni religiose
elogiano la mostra lasciando scritto anche parole di ammirazione
per queste immagini che testimoniano la fede e la devozione
a Maria, Madre di Dio.
Si ha sempre la sensazione di trovarsi di fronte a preziosi
esemplari che la devozione privata ha salvato dal tempo, forse
dimenti-cati ma “riscoperti” da un cultore che
vuole offrire ai fedeli alcuni piccoli gioielli della sua
raccolta, creata in trent’anni di ricerca.
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COLLEZIONANDO
I SANTINI: UN MONDO AFFASCINANTE
V - PICCOLE ESPERIENZE DI UN COLLEZIONISTA
Amiamo i Santi, rispettiamoli e la loro immagine indichi in
noi la loro presenza viva e reale. Essi acquisiscono da Dio
la capacità di proteggerci; sono maestri e guide per
noi e mezzo di comunicazione tra cielo e terra.
Alcuni nel ricercare il volto dei santi raccolgono una sola
immagine, altri per ognuno ricercano infinità di rappresentazioni
diverse, impostando la loro attenzione solamente su uno.
C’è chi trascura i Servi di Dio per la loro vastità
e perché, in pratica, chiunque battezzato, muore in
concetto di santità è considerato già
un Servo di Dio. E’ invece istruttivo e stimolante conoscere
tutti coloro che sono in cammino verso la santità.
Personalmente, ritengo molto utile e appagante avere di un
Santo la rappresentazione sequenziale dei vari passaggi del
suo percorso, da Servo di Dio, a Venerabile, poi Beato, quindi
Santo.
Suggerirei ai collezionisti di approfondire, meditare la vita
di quel Santo più rappresentato nella propria collezione
o di quel modello di santità che maggiormente lo ha
attratto per capire il segreto di di quella caparbia volontà
di essere ad ogni costo eroico nella virtù.
Per gli studiosi, essi rappresentano la parte più viva
della raccolta, perché sempre in continua evoluzione,
con le incessanti ristampe delle iconografie e con le nuove
beatificazioni e canonizzazioni.
Per la loro vastità consiglio, a puro titolo di praticità,
di destinare ai SANTI degli album differenti per etichettatura
o colore da quelli delle SANTE.
In tal modo si suddividerà l’innumerevole schiera
di immaginette con un ottimo risultato.
Catalogarli sarà facile, rispettando rigorosamente
l’ordine alfabetico; ma se noi volessimo dare loro amore
e studio esistono altre strade, che sconsiglio ai più,
ma di grande soddisfazione e destinate ai più preparati
e più tecnici.
Di queste offro uno spunto per la catalogazione e divisione:
periodi storici – Fondatori di Ordini Religiosi e Congregazioni
– Fondatori di scuole cattoliche – Santi Religiosi
– Santi laici – Patroni di città –
Protettori di mestieri e Patroni delle categorie di lavoratori
– Santi venerati a … - Santi militari –
Santi combattenti – Santi Vescovi – Santi medici
– Santi missionari – Santi raffigurati con Gesù
Bambino – Corpi Santi – Santi che schiacciano
il “male” (drago – serpente – corvo)
– Grandi Predicotori – Dottori della Chiesa –
Santi divisi per regione, ecc.
GIANNI ZUCCO
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LE IMMAGINETTE DI EPINAL
Il Segretario AICIS, SAVERIO VITAGLIANO,
che ha parlato il 4 aprile u.s. in sede sulle immaginette
di Epinal, ci ha inviato un breve sunto ed alcune immagini
di Epinal.
Nel periodo della restaurazione francese, primi decenni dell’800,
scritti ed immagini prendono forma e sostanze nuove.
La chiesa diventa fonte di ispirazione e modello da seguire.
Nella rivoluzione industriale in atto, la raffigurazione dell’arte
religiosa trova un filone nuovo, per la grande diffusione
delle stampe popolari.
La varietà di produzione favoriva ogni tipo di necessità.
Alle immaginette sacre, propriamente dette, venivano accoppiate
diversi altri tipi di carta decorata: calendari, paraventi,
ventagli, etichette per liquori, partecipazioni di nozze,
morte e nascita, biglietti da visita, materiale didattico
quali fiori, animali, soldatini etc.
Se a Parigi spopolano industrialmente i Turgis, i Boumard,
i Bonamy, etc., in altri piccoli centri si ricorre ancora
ad una produzione artigianale, in cui vengono coinvolti interi
nuclei familiari.
Tra questi centri spicca la città di EPINAL –
oggi conta oltre 50.000 abitanti – in Lorena, a 60 km.
da Nancy che a quei tempi si diede ad un impiego artigianale
di massa attraverso la produzione di stampe popolari di ogni
tipo - che ancora oggi resiste, adeguandosi ai moderni procedimenti
- con la tecnica calcografica a mezzo xilografia (in cisione
su legno).
La caratteristica di queste stampe consisteva, per ragioni
di economia nell’impiego di carta povera, colorate con
tinte forti, escluso l’oro, realizzate a mano con l’uso
di sagome di cartone pressato o di zinco. Grandi fogli contenevano
una serie di santini, diversi, che dopo la coloritura venivano
tagliati e destinati ai venditori.
Le dimensioni dei santini erano varie, spesso erano accompagnati,
quelli di dimensioni maggiori, da cantiche e preghiere particolari
(come nel caso della tavola pubblicata nel precedente numero,
sia pure di ridotte dimensioni).
Altra caratteristica che distinguevano questa produzione era
rappresentata dalla didascalia alla base, su molte immaginette,
in lingue diverse in genere francese, spagnola, inglese, tedesca,
italiano, al fine di favorire la vendita nei paesi di area
cattolica.
La famiglia Pellerin è quella più nota nella
produzione delle stampe di Epinal.
Anche questa tavola, qui riprodotta e recante il N.2154 relativa
ad una serie di immaginette varie poi da ritagliare è
dell’editore Pellerin.
SAVERIO VITAGLIANO
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EX LIBRIS – IL TEMA RELIGIOSO
SAVERIO VITAGLIANO di Roma ci ha inviato il seguente
articolo:
Non si sa con precisione chi sia stato il primo ad adottare
gli ex libris. Si sa però con certezza che già
in epoca medioevale molti bibliografi personalizzavano i volumi
di loro proprietà con un sigillo, con un segno distintivo
che non era solo esclusivamente la propria firma quale segno
inconfutabile di appartenenza.
Gli ex libris sono dei bigliettini di carta che riportano
un disegno più o meno gradevole, con il nome del proprietario
ed incollati sulle prime pagine dei libri, in genere sull’antiporta.
Il disegno può raffigurare un motto, uno stemma, un
simbolo od una allegoria, che in qualche modo è attinente
o si richiama al collezionista proprietario per fatti storici
o avvenimenti, professione o passione, che in qualche modo
ha rapporto o riguardo con la propria vita e con la propria
attività.
Alcuni di questi ex libris sono opere di grandi maestri incisori,
altri di artisti più o meno noti, che in seno ad una
collezione il proprietario può vantare esemplari interessanti
sotto molto punti di vista: appartenenza, grafica, soggetto
raffigurato, autore, etc.
Altri ex libris, invece, mancano del disegno, in compenso
però riportano frasi celebri, motti, proverbi, brani
di poesie famose, passi del Vangelo, per non parlare poi di
quelli più libertini con figure e frasi a carattere…licenzioso.
Ma non pochi bibliografi scelgono di personalizzare i propri
libri con temi a carattere religioso: il Santo patrono della
propria arte o mestiere, del proprio paese, un soggetto a
cui si è particolarmente devoto preso a protezione
da pericoli e tentazioni, per riconoscenza, insomma per una
…confidenziale amicizia ed infinita fiducia.
Tutte cause o ragioni che possono determinare la scelta, un’idea
simpatica ed originale che è sempre un segno di stima
nei confronti di qualche soggetto meritevole di testimonianza
e che nel contempo è uno specchio della personalità
dell’uomo che l’ha scelto come proprio distintivo.
Molti sono i collezionisti e gli studiosi di ex libris, ma
anche molti collezionisti di immaginette sacre collezionano
l’icono-grafia religiosa sull’ex libris.
Infatti su questi “bigliettini”, appositamente
disegnati, si accoppia al gusto della composizione grafica,
anche la particolare predilezione per la immagine sacra rappresentata
che nella maggior parte dei casi è costituita da Santi
e non sempre quelli di maggior spessore, da Madonne e da Angeli.
A tal proposito, si ricorda una esposizione di ex libris polacchi
a soggetto religioso, di gran pregio artistico, proveniente
dall’Università di Lublino, da parte di Padre
LUCIO MIGLIACCIO, già nostro assistente ecclesiastico,
nell’ambito della mostra AICIS tenuta a Roma nel 1995
adiacente alla propria sede, nella prestigiosa Sala Baldini.
SAVERIO VITAGLIANO
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VITTORIO PRANZINI: conferenza su "STORIA DELL'IMMAGINE
SACRA"
Il C.E.I.S. comunica che sabato 27 maggio, alle ore 15.30,
il Prof. VITTORIO PRANZINI di Ravenna terrà una conferenza
sul tema “STORIA DELL’IMMAGINE SACRA” presso
il teatro “San Salvatore” in Via Volto Santo 1
a Bologna.
Invitiamo tutti i soci che possono fin d’ora progettare
una visita a Bologna ed essere presenti alla conferenza del
prof.Pranzini, noto a tutti gli associati AICIS per i suoi
libri ed ultimamente per i due album di santini: il primo
uscito per Natale 2005 ,“L’ALBUM DEI SANTINI”,
e il secondo uscito nella scorsa Santa Pasqua con il titolo
“SANTI – I CAMPIONI DELLA FEDE”.
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UN MUSEO DEI CUORI A RAVENNA?
LA COLLEZIONE DI ELISABETTA GULLI GRIGIONI
Riportiamo qui appresso l’articolo della giornalista
Francesca Marcarino, pubblicato sul nr. 5 del 14 marzo u.s.
del quindicinale di informazione ravennate “LA PIAZZA
- Avvenimenti”.
Un sentito grazie alla gentile Redazione del quindicinale.
La socia ELISABETTA GULLI GRIGIONI di Ravenna
possiede una raccolta, unica in Italia, di immaginette sacre,
immagini, lettere ed oggettistica avente per tema il “cuore”,
che ancora pochi italiani hanno potuto ammirare e soprattutto
apprezzare.
L’augurio del Consiglio Direttivo AICIS è quello
che tale stupen-da collezione non emigri, né si disperda,
ma trovi una meritevole collocazione in Ravenna.
COLLEZIONI - 1.800 PEZZI COMPONGONO LA COLLEZIONE, FRUTTO
DI UN ATTENTO LAVORO DI RICERCA ANTROPOLOGICA E ANTIQUARIA,
DI ELISABETTA GULLI GRIGIONI: SONO DATABILI FRA IL ‘600
E LA PRIMA METÀ DEL ‘900 E LEGATI AL TEMA DEL
‘CUORE’… INNUMEREVOLI I CUORI ‘CONTEMPORANEI’
Il ‘Museo dei Cuori’ resterà a Ravenna?
L’articolo apparso sullo scorso numero di ‘La
Piazza-Avvenimenti’ e intitolato 'A Ravenna c'è
un Museo dei Cuori' ha suscitato non poco interesse e curiosità
fra i nostri lettori.
Tra i quesiti ricorrenti l’eventuale destinazione della
Collezione di Elisabetta Gulli Grigioni dedicata al tema del
‘cuore’. Abbiamo rivolto a politici, artisti,
giornalisti e intellettuali la domanda: «Come vedrebbe,
a Ravenna, la creazione di un 'Museo dei Cuori'?»
di Francesca Marcarino
«Un ‘Museo dei Cuori’? Mi fa piacere che
Ravenna sia una delle poche città italiana che può
vantare una raccolta ‘sentimentalmente’ così
importante e di interesse culturale e artistico così
incisivo», dice il Vicesindaco reggente Giannantonio
Mingozzi. «L’esperienza di Elisabetta Gulli –
aggiunge - è già molto conosciuta a Ravenna
per la sua completezza e affidabilità, documentata
anche dalle numerose pubblicazioni e mostre. A mio avviso,
si potrebbe dedicare questo Museo alle pubblicazioni scolastiche.
Se potessimo fare attecchire questa raccolta all’universo
delle scuole (medie e superiori), creandone un uso sul territorio,
si raggiungerebbe una fascia di utenza che può arricchire
e alimentare la raccolta.
Così facendo, diventerebbe [...]
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NELL’ERA DELLA MULTIMEDIALITA’ IL SANTINO SVOLGE
ANCORA LA SUA FUNZIONE?
Nei giorni scorsi leggendo le news che ricevo sulla mia e-mail
da parte di un’Agenzia internazionale ( pagina web:
www.zenit.org) ho appreso
la seguente notizia: ”I Cubani riscoprono il cristianesimo
con un’immagine di Gesù Bambino”.
“La distribuzione massiccia di immagini in plastica
fluorescente di 9 cm. che rappresentano Gesù Bambino
sta facendo rinascere l’interesse per il cattolicesimo.
Nell’isola caraibica sono state distribuite circa 350.000
immagini in appena un mese” […]
Leggendo poi tutto l’articolo, oltre alla gioia provata
come cristiano, ho avuto un’ulteriore conferma del merito
pedagogico e della funzione divulgativa della devozione popolare
e/o di sostegno alla fede che le Immaginette sacre familiarmente
chiamate “Santini” hanno avuto e continuano ad
avere nella storia della Chiesa.
Questo fatto deve far riflettere non solo noi “cultori”
di immaginette sacre che le collezioniamo, ma anche chi le
produce o le fa stampare.
Infatti, a mio giudizio, si deve sempre ricordare che le Immaginette
non sono dei pezzi di carta finalizzati a se stessi, ma rappresentano
la “quasi presenza dell’invisibile”; perciò,
questo semplicissimo, a volte umile ma efficace , mezzo d’informazione
serve a far conoscere al popolo al quale è destinato,
le verità della fede, una realtà dogmatica,
un avvenimento o la figura di un personaggio del quale la
Chiesa ne suggerisce la devozione.
Perciò, il Santino deve essere un oggetto che coniuga
la bellezza artistica ed il messaggio cristiano che va diritto
alla mente ed al cuore della gente per portare gioia, luce,
pace e dolcezza ed, inoltre, divenire una realtà presente
e viva: “quel personaggio è qui con me, perciò
mi ama e mi protegge e mi sento liberamente legato a lui in
forma più o meno grande”.
I colleghi soci AICIS che mi conoscono, ormai, avranno rilevato
che i Santini che più mi aggradano sono quelli stampati,
con la tecnica della cromolitografia, del periodo che va dalla
fine del 1800 al primo ventennio del 1900 quando le maggiori
case editrici, italiane e francesi, avevano ingaggiato i migliori
artisti disegnatori del tempo per produrre immaginette sacre
a colori con una bellezza estetica e ricche di elementi iconografici
relativi al soggetto riprodotto, destinate appunto ad essere
divulgate in tutto il mondo cattolico (di queste, in un mio
viaggio a Cuba di qualche anno fa, ne ho comprate parecchie
in un mercatino dell’Avana ).
In tale produzione, infatti io rilevo, oltre alla nitidezza
dell’immagine, i valori della delicatezza, del garbo,
dell’arte, dell’armonia, della devozione ed il
top, secondo me, viene raggiunto quando tali stampe sono riportate
su carta merlettata, incollate su canivet meccanico o semplice-mente
fustellate.
Invece, nella produzione moderna di Santini, ( periodo dagli
anni ’70 a tutt’oggi), a parte qualche serie da
collezione, mi sembra che, spesso, si notino alcuni difetti
dell’uomo moderno quali la fretta, la superficialità
e il consumismo che, conseguenzialmente, portano a non tener
conto dei suddetti elementi estetici ed iconografici.
Pertanto, faccio un appello alle Congregazioni, alle Parrocchie,
ai Santuari, alle Case editrici che, attualmente, si accingono
a stampare o diffondere “Santini” di effettuare
una produ-zione di qualità che tenga conto dei suddetti
elementi considerati e verificando preventivamente che il
messaggio che si intende dare con gli stessi susciti nell’interlocutore
esattamente quei sentimenti positivi che si vogliono stimolare
e trasmettano le informazioni essenziali che riguardano il
personaggio raffigurato.
Per fare alcuni esempi su quello che intendo dire - e su questo
mi piacerebbe sentire il pen-siero degli altri soci AICIS
- io eviterei di produrre immaginette che:
-raffigurano le bare o le teche contenenti le salme o gli
scheletri dei Santi perché se le vedono i bambini si
spaventano, anche se potrebbero avere lo scopo di far meditare
sulla caduci-tà della vita terrena in chi è
avanti con la fede;
-riproducano foto di statue di Santi che hanno un brutto aspetto
estetico;
-riportino la sola fotografia del Santo/a che può destare
immediatamente antipatia, repulsione o altre emozioni negative;
io preferirei che la stessa, in generale, fosse arricchita
da disegni raffiguranti le attività della sua vita
, della sua professione ecc. e perché no da qualche
elemento floreale se può essere indicato.
Abbiano un formato non standard; il Santino tradizionale ,
intendendosi per tale quello prodotto in tutto il secolo scorso,
aveva, per lo più, una dimensione minima di cm. 5,6
x10.1 ed una massima di cm. 6,6 x11,8, ciò allo scopo
di essere custodito come segnalibro nei libretti delle preghiere
oppure nel proprio borsellino o portafoglio.
-Sia stampato su carta troppo leggera che si maltratta facilmente;
-Sia prodotto con stampa monocromatica e non a colori; (con
i macchinari moderni che utilizzano la tecnica dell’off-set
si possono fare stampe meravigliose a colori ).
-Siano prive di preghiera nel retro.
Infine, al termine di questo mio articolo, mi si è
accesa una lampadina in testa che mi ha fatto intravedere
un progetto che dovrò approfondire e valutare e se
i risultati mi convinceranno, lo presenterò come proposta
al direttivo della nostra benemerita Associazione.
LORENZO PERRONE
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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"
11 MAGGIO: festa di SAN FRANCESCO DE GERONIMO
Il socio PINTO COSIMO di Grottaglie ci ha
trasmesso l’unita immaginette per la campagna “Un
santino per ogni socio” e alcune notizie che riportiamo.
Francesco nacque a Grottaglie (TA) il 17.XII.1642, da famiglia
benestante e di profonda fede cristiana. Ordinato sacerdote
nel 1666 entrò tra i Gesuiti nel 1670. Dal 1671 al
1674 fu addetto ai ministeri apostolici in Puglia, particolarmente
nella diocesi di Lecce. Una volta ritornato a Napoli per completare
gli studi di teologia, vi rimase poi per tutta la vita addetto
alle missioni popolari che lo fecero apostolo di Napoli e
che sostituirono le missioni dell'India o dell'Oriente da
lui insistentemente chieste. Anche se la città di Napoli
fu per circa quarant'anni il suo campo missionario, pure non
si esaurì in essa il suo zelo di apostolo giacché
si sa che egli prese parte tante volte a missioni in altre
regioni del regno di Napoli quali l'Abruzzo, le Puglie, il
Sannio.
Un'altra attività apostolica del de Geronimo va ricordata,
cioè quella degli esercizi spirituali alle diverse
classi di persone: monasteri di religiosi/e, conservatori
per la gioventù, carcerati, e "galeotti"
delle navi. Dappertutto egli portava una parola calda di fede
e di amore, infiammato com'era di ardente carità specie
verso Gesù eucaristico e la sua Ss.ma Madre. [...]
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VENERABILE TECLA MERLO
Il socio AGOSTINO SANGIORGIO ci ha inviato
l’unita immaginetta della Ven.T.Merlo per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio” e l’unito articolo
che pubblichiamo.
Teresa Merlo nasce il 20.2.1894 a Castagneto d’Alba,
piccolo paese agricolo della provincia di Cuneo. Figlia di
agricoltori, frequenta con profitto le lezioni di una maestra
locale apprendendo i primi elementi del sapere profano e una
prima conoscenza della vita spirituale.
E’ questo il periodo in cui inizia ad avvertire il desiderio
di donarsi al Signore attraverso la vita religiosa. Ma, date
le sue precarie condizioni di salute, gli stessi genitori
la spingono ad intraprendere il mestiere di sarta, che esercita
a Torino e ad Alba. Ad Alba, il sacerdote Giacomo Alberione,
aveva fondato nel 1914 la sua Congregazione per l’apostolato
della buona stampa, prevedendo la collaborazione di un ramo
femminile. E ad Alba, Teresa portava avanti con poche compagne
una piccola sartoria ove si cucivano indumenti per i soldati
( siamo agli inizi della Grande Guerra) e si pregava.
Il 15 giugno 1915 Teresa conobbe don Giacomo e pochi giorni
dopo, il 27 giugno, si aggrega al piccolo gruppo di “figlie”
radunato ad Alba.
Come dirigente del piccolo gruppo fino al 1922, c’è
Angela Maria Boffi († 1926), le prime giovani, compresa
Teresa Merlo fanno una prima esperienza nell’apostolato
stampa a Susa (Torino) dal 1918 al 1922 e il 22.7.1922 sono
chiamate ad Alba dove emettono i voti, secondo la loro consuetudine
in privato, costituendo così l’Istituto delle
“Figlie di s. Paolo” e nello stesso giorno la
Boffi viene sostituita come superiora da Teresa Merlo che
prende il nome di Tecla, ricevendo, come nel ramo maschile,
il titolo di ‘Prima maestra’. [...]
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CORREGGIO (RE) - Santa CLEMENTINA, vergine e martire
Il Gruppo “VERONICA 6”, organizzato
da Don DAMIANO MARCO GRENCI e composto da
diversi associati (Balini, Bello, Bordi, Cimenti,
Diani, Frison, Grenci, Gualtieri, Guerci, Maroscia, Macchiaverna,
Micheletti, Panzica, Perotti, Spadini) ha stampato
e fatto dono ai soci AICIS dell’unita immaginetta che
rappresenta un corpo santo: Santa Clementina, vergine e martire.
E’ venerata a Correggio (Reggio Emilia), nella Parrocchia
dei Santi Quirino e Michele Arcangelo, dono di frà
Quirino da Correggio nel 1792.
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LA MADONNA DI CZESTOCHOWA
Il socio GIACOMO ANASTASI di Catania per
l’iniziativa “Un santino per ogni socio”
ha trasmesso l’unita immaginetta della Madonna di Czestochowa.
Czestochowa è uno dei più importanti centri
di culto nell'intero mondo cristiano, e i suoi pellegrinaggi
hanno tradizioni che risalgono al trecento. Ogni anno qui
giungono 4-5 milioni di persone, di cui circa 100 mila dall'estero.
Solo a Lourdes e a Fatima si notano frequenze più elevate.
Indicativo del ruolo di Jasna Góra, con il suo quadro
miracoloso della Madonna di Czestochowa, nella storia polacca
è il titolo comunenemente assegnatole di Capitale della
Corona di Polonia.
I re polacchi hanno sempre indirizzato a Jasna Góra
una grande venerazione.Cominciando da Ladislao Jagiello, fondatore
della chiesa, e da sua moglie Edvige. Nel corso degli anni
ad incorona zione avventura usavano recarsi a Czestochowa
per rendere omaggio alla Madonna Nera. [...]
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MARIA SANTISSIMA ROSA MISTICA
Il socio Dr.GIACOMO BUSILACCHIO di Cormons
ha trasmesso le immaginette di Maria SS.ma Rosa Mistica per
la campagna sociale “Un santino per ogni socio”
e l’articolo che pubblichiamo.
“Rosa Mistica” è il nome dato a una piccola
statua in legno e cartapesta realizzata verso il 1710 da Francesco
regola, scultore dilettante e non molto esperto, su commissione
della nobile signorina cormonese Orsola de Grotta, che per
la non perfetta riuscita dell’opera ebbe anche a recriminare,
ma si sentì candidamente rispondere “Si quieti
signorina, vedrà che la mia statua con tutti i suoi
difetti non passerà molto tempo che farà miracoli”.
E così avvenne.
E’ il 15 gennaio 1737 e la statuina trasuda gocce come
di sudore, tanto che ne restano vistosamente bagnati l velo
e il vestito, e così per quindici giorni consecutivi
sotto gli occhi stupefatti di moltissimi fedeli e dell’Arcidiacono
di Gorizia, massima autorità religiosa in quei tempi
della zona sottoposta alla giurisdizione ecclesiastica del
Patriarcato di Aquileia.
Alla sera di quello stesso giorno Leonardo Cochar di 79 anni
lascia ai piedi della statua le sue grucce completamente risanato.
I miracoli si susseguono e diventano innumerevoli.
Nel 1739 viene consacrata una cappella ed ivi collocata con
grande devozione la piccola prodigiosa statua, che tiene in
mano una bellissima rosa d’oro ricavata dalla fusione
di ori offerti dai fedeli. Fin da quei lontanissimi anni,
le cronache dicono che furono stampate migliaia di immagini
della miracolosa statua e diffuse in tutte le case. Le due
corone d’argento che ornano il capo della Vergine e
del Santo Bambino che le sta in grembo sono state donate dall’Imperatrice
Maria Teresa d’Austria.
La piccola cappella nel 1779 si trasforma in una bella e più
grande Chiesa, ma le leggi anticlericali napoleoniche del
1812 sopprimono l’Ordine delle Sorelle della Dottrina
Cristiana fondato da Orsola de Grotta e alla soppressione
segue la confisca dei beni e il furto sacrilego delle corone
e dei gioielli.
Ma la statua rimane a Cormòns ed è sempre oggetto
di forte venerazione da parte della popolazione.
Arriva il 1866. Da Udine giunge, cacciato all’indomani
dell’ingresso in questa città delle truppe italiane
avanguardia dell’anticlericalismo massone ottocentesco,
Padre Luigi Scrosoppi (canonizzato da Giovanni Paolo II nel
2001), fondatore delle “Suore della Provvidenza”
, che acquista il vecchio e malridotto convento, apre una
scuola popolare per le fanciulle e riceve in dono dall’Imperatore
Francesco Giuseppe la Chiesa attigua al Convento dedicata
a Santa Caterina, dove è custodita la miracolosa statua.
La Chiesa viene restaurata e la statua viene abbellita anche
da una splendida rosa con brillante donata da una donna riconoscente
per aver ricevuto una grazia nel 1898.
Il Santuario è visitato il 15 settembre 1899 dal Patriarca
di Venezia Card.Giuseppe Sarto (foto a sinistra) e il 20 settembre
1931 il Capitolo Vaticano autorizza la solenne incoronazione
della Vergine.
La dolce statuina continua ad essere oggetto di ininterrotta
e profonda venerazione e mai si è cessato di pregarla
quale “Rosa Mistica tesoriera delle grazie divine e
Madre pietosa verso i figlio”.
GIACOMO BUSILACCHIO
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S. CATERINA VILLARMOSA-31 maggio: FESTA DI
SANTA MARIA DELLE GRAZIE
Il socio GIUSEPPE MILAZZO di Santa Caterina
Villarmosa ha trasmesso le immaginette della locale patrona
principale per l’iniziativa “Un santino per ogni
socio”.
Santa Caterina Villarmosa è un centro agricolo con
8000 abitanti, 19 Km a Nord dal capoluogo (Caltanissetta)
e a 606 metri s.l.m. Il primo documento ufficiale in cui si
cita il feudo Santa Caterina risale al 1299 quando Federico
Il d’Aragona sconfisse, nei pressi di una rocca fortificata,
Filippo di Taranto.
Il borgo di nuova fondazione, e sorto nel 1601 ad opera di
Giulio Grimaldi, signore di Risicalli. Permane ancora oggi
l'impianto urbanistico seicentesco definito da comparti a
stecca molto allungati con case a spina.
Espansioni si sono verificate fra il secolo XVIII e il secolo
XIX.
Tra i beni monumentali di Santa Caterina Villarmosa in ordine
di importanza: la Chiesa Madre, la Chiesa Maria SS.ma delle
Grazie nella quale è venerato il simulacro rappresentato
nell’allegata immaginetta.
La Madonna delle Grazie, oltre essere festeggiata il 31 maggio,
viene anche festeggiata il 20 di agosto. Ci sono inoltre la
Chiesa del SS. Crocifisso, la Chiesa del Purgatorio, la Chiesa
di S. Anna, la Chiesa di S. Francesco di Paola, e la Chiesa
del Crocifisso.
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22 maggio - VERONA, VENERAZIONE DI SANTA
RITA DA CASCIA
Il socio ALDO STELLA di Verona ha inviato
le immaginette del simulacro di santa Rita da Cascia,venerata
a Verona nella Chiesa di Santa Maria Antica, per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio”.
Santa Rita, la cui festa liturgica ricorre ogni anno il 22
maggio, è particolarmente venerata qui a Verona nella
Chiesa di “S.Maria Antica alle Arche Scaligere”,
oggi Rettorìa officiata da sacerdoti diocesani.
La chiesa di Santa Maria Antica - assunta poi a notorietà
per aver custodito entro e accanto a sé le tombe dei
Signori scaligeri - nacque in pieno centro storico di Verona
nell'anno 744 o 745, cioè verso la fine della dominazione
longobarda, come chiesa annessa ad un monastero femminile.
Il monastero - fondato da Autconda e Natalia sorelle, con
Nazario, rispettivamente cognato e marito, e dotato di tutti
i possessi di costoro - era stato messo sotto la protezione
dell'abate di Santa Maria in Organo. Il documento relativo
- una pagina ordinacionis dettata il 13 maggio - non c’è
pervenuto in originale ma in co-pia del secolo IX, in bella
scrittura calligrafica veronese, con correzioni dei secoli
X e XI.
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IL SANTUARIO DELLA MADONNA NERA: N.S. DI OROPA
La socia LUCINA FRANZAN di Pratrivero ha
inviato l’immaginetta della “Regina Montis Oropae”
in un quantitativo limitato. E’ stata pertanto inserita
nel fondo sociale di “maggio 06” (cfr. nr. 26).
I soci interessati possono richiederla con il modulo allegato
alla Circolare).
Il Santuario, uno tra i primi in Europa per importanza, è
situato in una suggestiva conca. Il luogo sacro è legato
al culto della Madonna Nera, detta appunto Santa Vergine d'Oropa.
La tradizione popolare vuole che iniziatore del culto cristiano
ad Oropa fosse Sant'Eusebio, Vescovo di Vercelli, nel IV sec.
d.C. Il Santo avrebbe recato con sè la statua di legno
della Vergine, scolpita da San Luca, trovandola in Gerusalemme
e portandola ad Oropa.
La costruzione di una vera e propria chiesa è documentata
nel 1200.
Da allora il Santuario si è espanso per ospitare i
sempre più numerosi fedeli, fino a trovare l'aspetto
attuale. L'insieme monumentale è composto ora dal Chiostro
con la Basilica Antica, dalla Basilica Nuova e dai corpi laterali,
dove sono state ricavate più di 300 moderne stanze
per il soggiorno dei pellegrini.
La visita al Santuario di Oropa è ben più di
una gita in un posto famoso. Restano nella memoria i suoi
silenzi, il suo cielo limpido, il crepitio dell'acqua che
sgorga dalla centrale fontana del "Burnell", i suoi
verdi prati, dove è possibile sostare anche per un
picnic. Da visitare, nelle gallerie che percorrono gli edifici,
la raccolta degli ex-voto, l'esposizione di flora e fauna
della Valle Oropa; il Sacro Monte e, su richiesta, l'Osservatorio
Meteorosismico, la Biblioteca, il Museo del Santuario, il
Padiglione Reale e il giardino botanico.
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18 MARZO 1606-2006: 400° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI
DI NS. SIGNORA DELLA MISERICORDIA DI SAVONA
La socia LILIANA PASTORINO di Olba San Pietro
(Savona), che ringraziamo vivamente, ci ha trasmesso le immaginette
di N.S. della Misericordia per l’iniziativa “Un
santino per ogni socio”.
La sig.ra Pastorino avendo letto l’interessante articolo
della socia onoraria Prof.ssa Emilia Bagnasco Angiolino sulla
Madonna della Misericordia, (cfr.Circolare Informativa di
Marzo u.s.) si è interessata personalmente presso il
Santuario per ottene re 500 immaginette per gli associati
dell’AICIS.
Ricordiamo che la mattina del 18 marzo del 1536 un anziano
e pio contadino della valle, Antonio Botta,dopo aver ascoltato
la messa, si diresse verso un suo campo posto nella Valle
di San Bernardo. Strada facendo recitava il rosario con la
corona in mano, come era solito fare. Giunto ad un piccolo
ruscello che si trovava presso la confluenza di un ruscello
col torrente Lavagnola (ora Letimbro), si inginocchiò,
forse per bere, quando udì una voce soavissima chiamarlo
per nome più volte.
Alzati gli occhi vide davanti a sé una luce abbagliante,
mentre la voce continuava a chiamarlo. In mezzo a tale luce
riuscì a scorgere una Donna di bellezza splendente,
vestita di bianco, che poggiava i piedi su una pie-tra del
torrente, ed era circondata da creature celesti,.
La Madonna apparve di nuovo, esattamente 400 anni fa, il 18
marzo 1606 a padre Agostino da Genova, instancabile predicatore
contro gli eretici, nell'atto di benedire i savonesi. Tale
manifestazione avvenne sul luogo in cui la Madonna era apparsa
ad Antonio Botta nel 1536.
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CATANIA: SANTA MARIA DELL'ELEMOSINA
Il Prof. ANTONINO BLANDINI di Catania ci
ha inviato l’unito articolo e l’immaginetta relativa,
che i soci interessati possono richiedere attraverso il Fondo
Sociale di maggio con il nr.31 (Tab.A).
"A Catania la venerazione verso la Vergine Maria sotto
il titolo dell'Elemosina è antichissima e risalirebbe
ai primi secoli del cristianesimo; tale devozione d'identifica
con il luogo sacro a Lei dedicato e conosciuto con il nome
di Collegiata. Si tratta della basilica parrocchiale, sita
nel cuore del centro storico, in via Etnea, intitolata a S.
M. dell'Elemosina e sede del capitolo collegiale.
Il collegio dei canonici secolari fu istituito da Eugenio
IV il 31 marzo 1446 per intervento del beato Pietro Geremia,
insigne frate domenicano palermitano con radici pure catanesi,
riformatore dell'ordine dei Frati Predicatori per l'Italia
meridionale e la Sicilia e visitatore apostolico del clero
secolare e regolare. Egli era pure stimato da re Alfonso V
il Magnanimo.
Il papa conosceva bene il dotto religioso e lo aveva apprezzato
al Concilio ecumenico di Firenze come predicatore dei padri
sinodali che avevano decretato la storica, ma effimera, Unione
della Chiesa latina con la Chiesa greca, ponendo fine allo
scisma, alla presenza dell'imperatore romano d'oriente e del
patriarca ecumenico di Costantinopoli.
Nel 1382, le cronache riportano che la chiesa di S. M. dell'Elemosina
sulla cui esistenza rimane traccia in un carteggio tra papa
San Gregorio Magno e il vescovo San Leone I (+ 604) - sorgesse
a ridosso di una piccola edicola devozionale contenente un
affresco della Madonna e che era stata costruita sulle rovine
del tempio di Proserpina, presso l'Achillein o Terme di Achille.
Undici anni dopo, re Martino I d'Aragona, con rescritto del
1 novembre 1393, l'insignì dell'onore di regia cappella
avente gli stessi privilegi della regia cappella normanna
di S. Pietro in Palermo, la celeberrima Cappella Palatina.
Si ha notizia che la chiesa disponesse del fonte battesimale,
segno questo della probabilità che essa sia stata cattedrale
prima della dominazione araba. Dal vescovo la chiesa ebbe
affidata la cura delle anime, diventando pratica mente parrocchia.
Eugenio IV con la citata bolla affidò tale cura al
Preposito del Capitolo. Il vescovo romano Innocenzo Massimo,
nel 1630, decretò che il prevosto amministrasse la
parrocchia tramite un canonico secondario che fungesse da
cappellano curato.
La Corte, che per (quasi) un secolo dimorò a Catania
nello svevo Castello Ursino - reggia munita opposta alla ecclesia
munita (il Duomo) - si recava solennemente nella regia cappella
aragonese di S. M. dell'Elemosina (il nome greco sta ad indicare
l'origine paleocristiana del culto mariano a Catania) per
partecipare ai riti liturgici.
Mentre la cappella palatina privata del Castello-reggia era
intitolata a S. Giorgio, antico patrono bizantino-normanno
della città - dopo S. Agata - governata dal feudatario
vescovo-abate-conte, come aveva voluto Ruggero d'Altavilla
all'atto di rifondazione della diocesi latina, alla fine dell'XI
secolo, con approvazione del papa, il beato Urbano II.
Il tempio reale godeva di una congrua rendita annua di 15
tarì per le spese relative alla festa del titolare,
che si celebrava il 2 febbraio.
Esso fu sede di una delle più antiche confraternite
siciliane, quella intitolata a Santa Maria Purificata o della
Candelora (si tratta della festa della Presentazione del Signore).
Il sodalizio laicale fu aggregato, nel 1540, con bolla papale
di Paolo III, alla Primaria presso la basilica romana domenicana
di S. Maria sopra Minerva.
L'architetto della ricostruzione settecentesca della città,
l'abate palermitano G. B. Vaccarini, studente a Roma presso
l'Accademia S. Luca, tenne presente il monumento berniniano
dell'elefante di piazza della Minerva per sistemare genialmente
il nero elefante lavico simbolo civico di Catania, in piazza
Duomo. Ma c'è un'altra sorprendente analogia con la
città eterna: la chiesa conventuale "S. Francesco
all'Immacolata" sorse sulle rovine del tempio di Minerva
(del resto è risaputo che Catania è la città
più romana dopo la caput mundi).
Al posto del sodalizio della Candelora è subentrata,
nel 1874, il Circolo cittadino S. Agata, voluto dal beato
G. B. Dusmet, abate benedettino, rifondatore del S. Anselmo
in Roma e cardinale arcivescovo di Catania.
La chiesa di S. M. dell'Elemosina, prima del terremoto del
Val di Noto del 1693, aveva il prospetto principale sulla
strada della Luminaria di S. Agata e 'affacciava sul Piano
della Fera Vecchia (l'antico mercato cittadino).
Dopo il sisma, fu ricostruita dall'architetto Antonio Amato
su progetto del gesuita Angelo Italia per l'interno e dell'architetto
Stefano Ittar per la facciata barocca. Fu solennemente dedicata
il 29 maggio 1794, solennità di Pentecoste, dal vescovo
netino Corrado Maria Deodato de Moncada. Il tempio è
a tre navate, con un presbiterio profondo sulle cui pareti
sono poste due tele del pittore siciliano Giuseppe Sciuti,
eseguite a Roma nel 1898. A sinistra è rappresentato
il papa agostiano Eugenio IV che consegna la bolla d'erezione
della Collegiata al beato Geremia, priore del convento di
S. Domenico in Catania. A destra è raffigurata l'edicola
votiva della venerata immagine di S. Maria dell'Elemosina
o della Misericordia. Sulla volta della navata principale
lo Sciuti ha simboleggiato la Luce di Dio che sconfigge le
tenebre ed esalta la salvezza eterna, grazie al patrocinio
materno di Santa Maria Misericordiosa.
Pale d'altare che impreziosiscono la basilica sono degli artisti
locali, come Olivio Sozzi, Francesco Gramignani e Matteo Deodati.
La regia cappella aragonese, il 31 marzo 1946, con la bolla
"Quinto jam exeunte seculo" di Pio XII, divenne
basilica pontificia, nella ricorrenza del 5° centenario
dell'istituzione della collegiata, istituzione che aveva rappresentato
nel sec. XV un evento importantissimo, anche dal punto di
vista economico, per la città e l'immensa diocesi di
Catania, in quanto l'unico capitolo canonicale funzionante
era quello metropolitano della Cattedrale, monopolio esclusivo
dei monaci benedettini di S. agata che erano, appunto, i canonici
della Cattedrale S. Agata.
Il capitolo regolare di S. Agata godeva d'ogni privilegio,
mentre i prelati secolari del clero diocesano, appartenenti
alle più nobili famiglie del patriziato cittadino,
erano esclusi dai ricchi benefici annessi alle dignità
canonicali.
Il 26 settembre 1949, l'arcivescovo giarrese Carmelo Patanè,
fino a qualche anno prima unico parroco del capoluogo etneo
(!), eresse canonicamente la parrocchia e restituì
al prevosto il titolo, i diritti e le mansioni di parroco.
Infatti, la Collegiata è l'unica chiesa urbana ad avere
avuto per molti secoli i registri parrocchiali. In basilica
si zela il culto della patrona S. Agata (si conserva la candelora
o cereo votivo agatino del Circolo), dei santi martiri compatroni
Euplio e Apollonia. della Madonna di Fatima e, da 15 anni,
del beato Dusmet.
Nel 1982, i canonici vollero che fosse sistemata sull'altare
maggiore una nuova icona della Madonna titolare, dipinta da
suor Irene Hintz del monastero russo, in Roma, "Sipestiy".
La venerata immagine fu benedetta in piazza S. Pietro, il
1 settembre 1982, da papa Giovanni Paolo II durante l'udienza
generale e fu intronizzata con rito cattolico greco-bizantino
dell'eparca di Piana degli Albanesi (Palermo), papas E. Lupinacci.
La congregazione romana per il culto divino con decreto del
31.7.1981 n.446 stabilì la solennità liturgica
della titolare della Basilica, istituendo la messa e l'ufficio
divino proprio da celebrarsi in onore di Maria Madre della
Divina Misericordia il 10 ottobre d'ogni anno. Il programma
dei festeggiamenti non trascura mai l'adorazione eucaristica
con l'ora santa alla quale partecipano le suore della città
nonché il raduno diocesano dei Frates delle Misericordie,
di cui è patrona la Madonna della Misericordia. Il
superbo monumento barocco, attualmente in restauro, è
stato definito la reggia di Maria, acclamata cinquant'anni
fa la castella della città.
L'inno dedicato alla Madonna dell’Elemosina è
stato scritto da un devoto, il cav. Agostino Valenti, e musicato
dal prevosto emerito, mons. Lucio Rapicavoli, e fa riferimento
alle sue venerande origini: "D'un tempio vetusto/ è
stella Maria, di Katana greca/ fu luce e via/ dell'urbe moderna/
è faro splendente/ a Dio ci guida/ con mano potente".
ANTONINO BLANDINI
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L'ANGOLO DELLA PREGHIERA
Il mese di Maggio si apre con la Festa del Lavoro:
il 1° Maggio i Lavoratori si ritrovano nelle piazze per
affermare i propri di ritti e ricordare le proprie conquiste.
La Chiesa festeggia in questo giorno S. Giuseppe Artigliano
Santo patrono dei falegnami e di tutti i Lavoratori,
festa istituita da Pio XII nel 1955.
Orazione a S. Giuseppe, Patrono dei Lavoratori
" Glorioso S. Giuseppe, che, pur essendo il Padre putativo
di Gesù e lo Sposo della Madre di Dio, esercitasti
la pesante professione del falegname nell’oscura bottega
di Nazaret, insegnaci ad accettare serenamente dalle mani
di Dio la nostra condizione di lavoratori. Noi ti onoriamo
come esemplare perfetto di tutte le virtù, e come protettore
pietoso di tutti coloro che guadagnano il pane col sudore
della loro fronte.
Ottieni a noi la grazia di imitare i tuoi mirabili esempi
di umiltà, di sacrificio, di fiducioso abbandono al
volere di Dio, nostro Padre amoroso e provvido. Fa che anche
noi, come te, possiamo elevare e santificare il nostro quotidiano
lavoro, offrendolo a Dio come un atto incessante di amore,
di espiazione e di santificazione. Fa che nell’odierna
società, lacerata da tante lotte di classe, trionfino
i principi di carità, di giustizia e di pace,, insegnati
da Colui, che ti fu Discepolo nella bottega di Nazaret. Illumina
i nostri compagni di lavoro, che si sono allontanati da Cristo
nella speranza fallace di trovare altrove un migliore avvenire;
e fa che essi, ritornando sui loro passi, ritrovino nella
fede e nella pratica cristiana l’unica garanzia di ogni
vero bene, per la terra e per il cielo. Così sia.
La seconda domenica di Maggio si festeggia la “Festa
della Mamma” e i bambini e le bambine di tutto
il mondo fanno omaggio di una rosa e di una poesia in segno
d’affetto e di amore verso colei che li ha messi al
mondo. Ma la “Mamma” di tutti è la Madonna
ed è a Lei che la Chiesa dedica il mese delle rose,
detto appunto "Mese Mariano" e in tutte le parrocchie
si svolgono celebrazioni in Suo onore.
Preghiera - A Maria SS. Rosa Mistica
Vergine Immacolata Madre di Grazia, Rosa Mistica, a onore
del Tuo Divin Figlio, ci prostriamo davanti a Te per implorare
da Dio misericordia: non per i nostri meriti ma per la bontà
del Tuo Cuore materno, chiediamo aiuti e grazie, sicuri che
ci esaudirai! Ave Maria, ecc.
Madre di Gesù, Regina del S. Rosario, e Madre della
Chiesa, Corpo mistico di Cristo, impetriamo per il mondo arso
dalle discordie il dono dell’unità e della pace
e tutte quelle grazie che possono convertire i cuori di tanti
tuoi figli! Ave Maria, ecc.
Rosa Mistica, Regina degli Apostoli, fa fiorire attorno agli
Altari Eucaristici numerose vocazioni religiose e sacerdotali
che, con la santità della vita e lo zelo ardente per
le anime, possano estendere il Regno del Tuo Gesù in
tutto il Mondo! Ricolma pure noi dei tuoi favori celesti!
Salve o Regina, ecc. -Rosa Mistica, Madre della Chiesa, prega
per noi!
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NOTIZIE DAL VATICANO
CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI E CERIMONIE
DI BEATIFICAZIONE
MESSAGGIO DEL PAPA ALLA CONGREGAZIONE DELLE
CAUSE DEI SANTI
Mentre chiudiamo la nostra Circolare per andare in stampa,
ci giunge un comunicato (VIS) contenente un Messaggio di Sua
Santità Benedetto XVI diretto al Prefetto della Congregazione
delle Cause dei Santi.
Lo pubblichiamo per porlo all’attenzione degli associati.
CITTA' DEL VATICANO, 27 APR. 2006.
Oggi è stato pubblicato un Messaggio del Santo Padre
Benedetto XVI al Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto
della Congregazione per le Cause dei Santi, in occasione della
chiusura della Sessione Plenaria di questo Dicastero.
"La Chiesa, fin dall'inizio" - si legge nel Documento
- ha dedicato "nel corso dei secoli, un'attenzione sempre
più vigile alle procedure che conducono i Servi di
Dio agli onori degli altari.
Le Cause dei Santi, infatti, sono considerate 'cause maggiori'
sia per la nobiltà della materia tratta sia per la
loro incidenza nella vita del popolo di Dio".
Successivamente il Papa ricorda gli interventi dei Pontefici
per migliorare la celebrazione e lo studio delle cause, citando,
fra gli altri, i provvedimenti di Giovanni Paolo II che, nel
1983, promulgò la Costituzione Apostolica "Divinus
perfectionis Magister" e le "Normae servan-dae in
inquisitionibus ab Episcopis faciendis in Causis Sanctorum".
"L'esperienza di oltre vent'anni da quel testo ha suggerito
a codesta Congregazione di pre-disporre un'opportuna 'Istruzione
per lo svolgimento dell'inchiesta diocesana nelle Cause dei
Santi'" che "si rivolge prevalentemente ai Vescovi
diocesani" e costituisce il primo tema esaminato dalla
Congregazione.
Tale Istruzione "intende agevolare la fedele applicazione
delle citate 'Normae servandae' al fine di salvaguardare la
serietà delle investigazioni che si svolgono nelle
inchieste diocesane sulle virtù dei Servi di Dio oppure
sui casi di asserito martirio o sugli eventuali miracoli".
"È chiaro che non si potrà iniziare una
Causa di beatificazione e canonizzazione se manca una comprovata
fama di santità, anche se ci si trova in presenza di
persone che si sono di-stinte per coerenza evangelica e per
particolari benemerenze ecclesiali e sociali".
Riferendosi al secondo tema esaminato dalla Plenaria "il
miracolo nelle Cause dei Santi", Papa Benedetto XVI ricorda
che "Oltre a rassicurarci che il Servo di Dio vive in
cielo in comunione con Dio, i miracoli costituiscono la divina
conferma del giudizio espresso dall'autorità ecclesiastica
sulla sua vita virtuosa.
Auspico che la Plenaria possa approfondire questo argomento
alla luce della tradizione della Chiesa, dell'odierna teologia
e delle più accreditate acquisizioni della scienza.
Non va dimenticato che nell'esame degli asseriti eventi mi
racolosi confluisce la competenza degli scienziati e dei teologi,
sebbene la parola decisiva spetti alla teologia, la sola in
grado
di dare del miracolo un'interpretazione di fede. (...) È
poi da tenere presente chiaramente che la prassi ininterrotta
della Chiesa stabilisce la necessità di un miracolo
fisico, non bastando un miracolo morale".
Del terzo tema "Il martirio", il Papa scrive:
"Se il motivo che spinge al martirio resta invariato,
avendo in Cristo la fonte e il modello, sono invece mutati
i contesti culturali del martirio e le strategie 'ex parte
persecutoris', che sempre meno cerca di evidenziare in modo
esplicito la sua avversione alla fede cristiana (...) ma simula
differenti ragioni, per esempio di natura politica o sociale.
È certo necessario reperire prove inconfutabili sulla
disponibilità al martirio, come effusione del sangue,
e sulla sua accettazione da parte della vittima, ma è
altrettanto necessario che affiori direttamente o indirettamente,
pur sempre in modo moralmente certo, l'odium Fidei' del persecutore.
Se difetta questo elemento, non si avrà un vero martirio
secondo la perenne dottrina teologica e giuridica della Chiesa".
Infine Papa Benedetto XVI, riferendosi agli obiettivi indicati
da Giovanni Paolo II nella Costituzione apostolica "Divinus
perfectionis Magister", relativi alla convenienza di
maggiormente associare i Vescovi alla Sede Apostolica nel
trattare le Cause dei Santi, afferma che, coerentemente con
tali indicazioni, eletto alla Cattedra di Pietro ha "dato
esecuzione al diffuso auspicio che venisse maggiormente sottolineata,
nelle modalità celebrative, la differenza sostanziale
tra la beatificazione e la canonizzazione e che nei riti di
beatificazione venissero coinvolte più visibilmente
le Chiese particolari, fermo restando che solo al Romano Pontefice
compete concedere il culto ad un Servo di Dio". (Fonte:
VIS)
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28 APRILE 2006: nuovi decreti della Congregazione delle Cause
dei Santi
Mentre andiamo in stampa è giunto il seguente comunicato
vaticano che illustreremo meglio e con riproduzioni iconografiche
nel prossimo Notiziario AICIS:
CITTA' DEL VATICANO, 28 APR. 2006 (VIS).
Oggi, nel corso di una udienza privata al Card. Josè
Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi, il Santo Padre Benedetto XVI ha autorizzato la
Congregazione a promulgare i seguenti Decreti:
MIRACOLI
- Beato Filippo Smaldone, italiano, Sacerdote
Diocesano, Fondatore della Congregazione delle Suore Salesiane
dei Sacri Cuori (1848-1923).
- Beato Raffaele Guìzar Valencia,
messicano, Vescovo di Vercruz (1878-1938).
- Beata Rosa Venerini, Fondatrice della Congreg.delle
Maestre Pie Venerini, (1656-1728).
- Beata Teodora Guérin, francese,
(al secolo Anna Teresa), Fondatrice della Congregazione delle
Suore della Provvidenza di Saint Mary of the Woods (1798-1856).
- Venerabile Servo di Dio Basile Antonio Maria Moreau,
francese, Sacerdote e Fondatore della congregazione della
Santa Croce, (1799-1873).
- Venerabile Servo di Dio Mariano De La Mata Aparicio,
spagnolo, Sacerdote professo dell'Ordine di Sant'Agostino,
(1905-1983).
- Venerabile Serva di Dio Margarita Maria Lopez De
Maturana, spagnola, Fondatrice dell'Istituto delle
Suore Mercedarie Missionarie (1884-1934).
MARTIRIO
- Venerabili Servi di Dio Cruz Laplana y Laguna,
spagnolo, Vescovo di Cuenca, (1875-1936) e Fernando
Espanol Berdié, spagnolo, Sacerdote Diocesano
(1875-1936).
- Venerabili Servi di Dio Narciso Esténaga
Echevarrìa, spagnolo, Vescovo di Ciudad Real,
(1882-1936) e 10 Compagni.
- Venerabili Servi di Dio Liberio Gonzalez Nombela,
spagnolo, Sacerdote Diocesano (1896-1936) e 12 Compagni
del clero diocesano.
- Venerabili Servi di Dio Eusebio del Nino Jesus
(al secolo: Ovidio Fernàndez Arenillas), spagnolo,
Sacerdote professo dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi (1888-1936)
e 15 Compagni dello stesso Ordine Carmelitano.
- Venerabili Servi di Dio Felix Echevarrìa
Gorostiaga, spagnolo, Sacerdote professo dell'Ordine
dei Frati Minori (1893-1936) e 6 Compagni dello stesso
Ordine Francescano.
- Venerabili Servi di Dio Teodosio Rafael
(al secolo: Diodoro Lòpez Hernàndez), spagnolo,
Religioso professo dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole
Cristiane (1898-1936) e 3 Compagni dello
stesso Istituto.
- Ven.Serva di Dio Sara Salkahazì,
ungherese, dell'Ist.Suore dell'Assistenza, (1899-1944).
VIRTU' EROICHE
- Ven.Servo di Dio Ciriaco Maria Sancha y Hervas,
spagnolo, Cardinale di S.R.C., Arcivesc. di Toledo, Fondatore
della Congreg.Suore della Carità del Cardinale Sancha
(1833-1909).
- Venerabile Serva di Dio Vincenza Maria Poloni,
italiana, Fondatrice dell'Istituto delle Suore della Misericordia
di Verona (1802-1855).
- Venerabile Serva di Dio Maria Bucchi (al
secolo: Maria Matilde), italiana, Fondatrice della Congregazione
delle Suore del Preziosissimo Sangue di Monza (1812-1882).
- Venerabile Serva di Dio Speranza Gonzàles
Puig, spagnola, Fondatrice della Congregazione delle
Missionarie Ancelle del cuore immacolato di maria (1823-1885).
- Venerabile Serva di Dio Caterina Coromina Agustì,
spagnola, Fondatrice dell'Istituto delle Suore Giuseppine
della Carità (1824-1893).
- Venerabile Serva di Dio Maria Dolores Màrquez
Romero De Onoro, spagnola, Fondatrice della Congregazione
delle Filippesi Figlie di Maria Addolorata (1817-1904).
- Venerabile Serva di Dio Maria Rosa Flesch
(al secolo: Margherita), tedesca, Fondatrice della Congregazione
delle Suore Francescane di S. Maria degli Angeli (1826-1906).
- Ven.Serva di Dio Giuseppina Nicoli, della
Società delle Figlie della Carità (1863-1924).
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13 MAGGIO: BEATIFICAZIONE DI ANNA MARIA TAUSCHER VAN DEN BOSCH
Maria Teresa di San Giuseppe (al secolo, Anna Maria Tauscher
van den Bosch) è nata a Sandow, Germania, il 19 giugno
1855 ed è morta a Sittard, Olanda, il 20 settembre
1938.
Ha fondato la Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin
Cuore di Gesù.
E’ stata dichiarata “venerabile” il 20 dicembre
2002.
Il miracolo per la sua beatificazione è stato riconosciuto
il 19 dicembre 2005.
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14 MAGGIO: BEATIFICAZIONE DI MARIA GRAZIA TARALLO
Maria Grazia Tarallo nacque a Barra allora Comune autonomo,
poi divenuto un quartiere della zona orientale di Napoli,
il 23 settembre 1866 da famiglia benestante, seconda di sette
figli.
Trascorse l’infanzia e l’adolescenza formandosi
ad una vita di pietà e manifestando già una
precoce primavera dello spirito; a 25 anni, superata l’accanita
opposizione dei genitori Leopoldo e Concetta Borriello, entrò
nel 1891 nel monastero delle Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia
in S. Giorgio a Cremano, accolta dalla fondatrice Maria Pia
della Croce - Notari, che appena un anno prima aveva fondato
la nuova Congregazione, il cui principio ispiratore era la
riparazione dei peccati del mondo, in un‘epoca in cui
imperava la massoneria e la religione era contrastata in ogni
modo.
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28 MAGGIO: BEATIFICAZIONE DI RITA AMADA DE JESUS
Rita Amada de Jesus, nacque il 5 marzo 1848 a Ribafeita, Diocesi
di Viseu, in Portogallo e le fu dato il nome di Rita Lopes
de Almeida.
Crebbe in un ambiente familiare molto religioso dove alla
sera si faceva la lettura spirituale, e, fin da ragazzina,
manifestò una speciale devozione per l’Eucaristia,
per la Madonna e per San Giuseppe.
Nacque presto in lei la vocazione ad essere missionaria per
sottrarre la gioventù al pericolo dell’indifferentismo
religioso e dell’immoralità, e prodigarsi a favore
della famiglia tanto minacciata. Il suo zelo la portò
ad andare per i villaggi a pregare con la gente. Insegnava
a recitare il Rosario ed esortava ad imitare le virtù
della Madonna.
Procurava di avvicinare le persone di vita meno esemplare
e faceva tutti gli sforzi che poteva per ricondurle sul retto
cammino della pratica cristiana. Per questo motivo le vennero
addosso minacce di morte e, in realtà, si cercò
di ucciderla.
Con l’aiuto del suo Confessore, ben presto cominciò
a rendersi conto che il Signore la chiamava alla vita consacrata.
Sentendosi interiormente già “consacrata”,
rifiutò sempre con deci-sione qualsiasi offerta di
matrimonio, anche di persone ricche.
Gli stessi genitori di Rita, presi dagli stessi sentimenti,
arrivarono a dar alloggio nella loro casa a donne di facili
costumi ma desiderose di cambiar vita.
Con circa 29 anni riuscì finalmente ad entrare in un
convento di Religiose, unica Congregazione permessa in Portogallo
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AD LIMINA PETRI
NEL V CENT.RIO DELLA BASILICA VATICANA
La Via Francigena, via della fede in Cristo e nella Chiesa
In questi ultimi anni, sulla scorta dell'anno giubilare, è
cresciuta da più parti l'attenzione alla Via Francigena,
che interessa il territorio di molte diocesi italiane ed ha
nella Basilica Vaticana il suo punto di arrivo.
L'esperienza del pellegrinaggio, inoltre, esercita sul mondo
giovanile una crescente attrattiva, non solo per l'accento
ad essa conferito dalle Giornate Mondiale della Gioventù,
ma perché essa appare indicativa della modalità
che le nuove generazioni hanno di accostarsi alla fede e della
loro "spiritualità in movimento".
La Via Francigena, inoltre, con il suo ricchissimo patrimonio
di storia, arte e santità legato alla fede cattolica,
è come una grande risorsa per l'educazione dei giovani
alla fede: essa, infatti, viene sperimentata lungo il cammino
come radicata nella storia, nella cultura e nell'arte di una
nazione; viene percepita nella sua concretezza attraverso
la testimonianza di numerose figure di santità; viene
colta nella sua ecclesialità mediante l'incontro con
comunità vive ed il ministero petrino dell'unità;
viene approfondita nei suoi contenuti.
L’iniziativa partirà il 19 maggio e si concluderà
il 28 giugno. Oltre al pellegrinaggio da Susa alla contrada
La Storta di Roma sono previsti convegni di studio e seminari.
L’iniziativa è promossa in collaborazione con
la Basilica Vaticana e la Fabbrica di San Pietro e l’Ufficio
nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport.
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SANTI E BEATI PELLEGRINI SULLA VIA FRANCIGENA
La Via Francigena è stata percorsa anche da figure
di santi e beati che hanno praticato il pellegrinaggio. Alcuni
di essi sono sepolti o venerati lungo l'itinerario.
Le storie di alcuni di essi (proposte in ordine alfabetico)
possono essere un riferimento signIficativo per coloro che
ne seguono le orme, nel cammino come nella vita.
Ss. AMICO E AMELIO - cavalieri (sec. IX)
- 12 ottobre
S. BENEDETTO G. LABRE-pellegrino(1758-1783)
- 16 aprile
S.BERNARDO - pellegrino (sec. XII) - 13 settembre
S. BONA - pellegrina (1155 - 1207) - 29 maggio
S. BOVO - cavaliere (sec. X) - 22 maggio
S. BRIGIDA DI SVEZIA - religiosa (1303-1373)
- 23 luglio
S. CONTARDO D'ESTE - pellegrino (1216-1249)
- 16 aprile
S.ELDRADO DI NOVALESA - abate (IX sec.) -
13 marzo
S.GERARDO - pellegrino (sec. XI/XII) - 11
agosto
S.GEROLDO DI COLONIA - pellegrino (sec. XIII)
-7 ottobre
S.GUALTIERO DA LODI - ospitaliere (1184-1224)
- 22 luglio
S.GUGLIELMO DA VERCELLI - monaco (XII sec.)–25
giugno
S. MODERANNO - vescovo (VIII sec.) - 22 ottobre
S.PELLEGRINO IN ALPE - (VII sec.)- 1 agosto
S.PROSPERO - vescovo (sec. V) -2 settembre
S.RAIMONDO - detto Palmerio - laico (XII
sec.) - 27 luglio
S.RANIERI DI PISA - pellegrino (1118-1161)
- 17 giugno
SAN ROCCO - pellegrino (XIV sec.) - 16 agosto
(Fonte: www.adlimina.it)
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