|
CHE COSA E’
L’A.I.C.I.S.?
L’AICIS è l’Associazione,
apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati
cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano
di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico,
culturale, artistico, religioso
PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?
Perché l’unione fa la
forza. Per essere informati, attraverso la Circolare
mensile, di quanto interessa il settore e poter effettuare
lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare
alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre
di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per
avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per
avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi
Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli
su santi e santuari. |
COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.
Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619)
e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo
da versare sul conto corrente postale nr. 39389069
dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per
la sola iscrizione all’Associazione, mentre
la quota annuale 2005 è di euro 25,00 per
le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni
e gli Enti.
L’anno sociale decorre dal 1° gennaio
al 31 dicembre
DIRITTI DEI SOCI:
- ricevere le Circolari Informative, con immaginette
omaggio;
- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;
- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;
- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;
- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta
di immaginette nelle Circolari Informative.
Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne,
in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile
adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì
del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che
di volta in volta verranno rese note.
Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice
Presidente
Tel.06-7049.1619 e-mail: aicis_rm@yahoo.it
******
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17 GIUGNO 2006: CI HA LASCIATO DOLORES SELLA
Il giorno 17 giugno è deceduta dopo lunga malattia
Dolores Sella, già socia della nostra Associazione
e autrice del libro “Santini e immagini devozionali
in Europa, dal secolo XVI al secolo XX, M. P. Fazzi, Lucca,
1997” spesso citato negli articoli comparsi
su questa rivista.
Abbiamo conosciuto Dolores l’anno dopo la pubblicazione
del libro,nel 1998.
Andammo a trovarla e fu come “sbirciare” appena
in una galleria nuova e infinitamente vasta: capimmo subito
con lei l’enorme ignoranza che avevamo sull’argomento
santini.
Imparammo a comprendere un po’ meglio la nostra piccola
raccolta: esemplari di fine 800, Santa Lega Eucaristica, cartoncini
variamente fustellati, e successivi più moderni.
E scoprimmo che prima c’erano incisioni (a bulino, a
puntasecca, acquaforte, …) e più indietro ancora
pergamene, canivets, miniature.
Era maestra nella vita e per noi lo è stata per tutto
quello che c’era da scoprire come tecniche e simbolismi,
spiegate in sintesi e in breve tempo, tanto era brava nell’insegnare.
Purtroppo abbiamo potuto frequentarla per un periodo molto
breve, per l’aggravarsi di una serie di problemi di
salute, che già da qualche anno l’avevano costretta
a lasciar perdere la sua immensa passione per l’arte
figurativa sia prodotta direttamente da lei nelle sue superbe
incisioni, sia espressa in forma devozionale nei santini di
ogni epoca e territorio, e al ricovero in una struttura protetta.
Ci resta un rimpianto: che in questi ultimi anni la sua eccezionale
collezione sia andata smembrata e dispersa.
GABRIELLA DELLA BIMBA e SEBASTIANO MICHELI
Breve biografia
Dolores Sella nasce da famiglia veneta ad Arona il 18 luglio
1918. Vive praticamente tutta la sua vita artistica a Lucca,
dove svolge attività didattica come maestra elementare.
In gioventù consegue il diploma di pianoforte presso
il liceo musicale G. Rossini di Pesaro. Iscritta alla facoltà
di lettere dell’Università di Roma, abbandona
gli studi alla soglia della laurea. Dopo un incidente che
le impedisce di continuare a suonare si dedica alla pittura
e all’incisione. […]
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MOSTRE DI IMMAGINETTE
CISLAGO (VA), 16 e 23 Luglio 2006 –
Mostra di santini: “I SANTI ATTRAVERSO LE IMMAGINETTE
SACRE”
Nei giorni 16 e 23 luglio si è svolta a Cislago la
mostra di immaginette Sacre sul tema “I Santi
attraverso le immaginette devozionali”. L’esposizione
organizzata dal sottoscritto con la collaborazione dei sigg.
Mario RESTELLI, Renato CAIRONI e Francesco
LANZANI è stata visitata da un considerevole
numero di persone fra le quali il nostro parroco Don
GUIDO STUCCHI, il sindaco Dr. LUCIANO BISCELLA,
la Rev.da Madre Superiora Suor ANITA, il
parroco di Gorla M. Durante il pomeriggio del 23
luglio sono stati omaggiati con un libro su Santa Maria della
Neve (una nostra chiesetta in restauro) tutti gli espositori:
ROBERTO DE SANTIS, ENRICA GRAZIANI, SILVANA RAIMONDI,
FRANCESCO BONAZZOLI, LUCIANO GALBUSERA, OLGA e CARLO MAZZELLA,
SERGIO AGLIETTI, GIOVANNA GHIOLDI, SOCIETA’ STORICA
SARONNESE e ARCHIVIO del SANTUARIO di SARONNO nella
persona del Prof. SERGIO BEATO che ringrazio
personalmente. Il libro reca una dedica personale del parroco
Don Stucchi e del Sindaco dr. Biscella.
LUCIANO GALBUSERA
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PALESE (BA), Agosto 2006 –
Mostra di immaginette: “UN ARCANGELO IN VETRINA”
Il Centro Studi Tradizioni Palesine di Palese, da poco più
di un anno, comune autonomo da Bari, nell’ambito della
festa Patronale di San Michele Arcangelo 2006 ha organizzato
una mostra di Santini ed iconografia Michaelica intitolata
“Un Arcangelo in Vetrina”.
L’esposizione è stata allestita nei locali in
corso Vittorio Emanuele 21/A di fronte alla Chiesa Parrocchiale
San Michele Arcangelo. Il curatore della mostra è il
Sig.Saracino Giuseppe, un cittadino dI Palese devoto e fine
ricercatore di tutte le immagini e notizie riguardanti San
Michele Arcangelo che ha messo insieme in una grande raccolta
che mette a disposizione di tutti i devoti dell’Arcangelo
Michele con questa mostra.
(Fonte:
http://www.modugno.it/archivio/2006/08/mostra_di_santi.php)
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VEROLENGO (TO), 10-14 Settembre 2006 –
Mostra di santini: “IMMAGINI SACRE: FEDE, STORIA, CULTURA”
Gent.mo sig.Manfè, le scrivo per informarla che la
mostra sul tema “Immagini sacre: fede, storia
e cultura” che ho allestito a Verolengo è
stata un grosso successo anche grazie a Voi dell’AICIS
che avete fornito il materiale e incoraggiate ad organizzare
queste bellissime esposizioni che, oltretutto, sono un prezioso
mezzo di evangelizzazione e di conoscenza della parola e della
vita di Gesù, della Vergine e di tanti modelli di santità.
Grande successo proprio perchè da queste parti non
era stata mai allestita un’esposizione di questo genere.
Ringrazio con l’occasione don Giuseppe BOERO,
parroco del luogo, che mi ha fornito questa preziosa opportuntà;
ringrazio il socio Paolo MONCIOTTI e
la sua gentile consorte, che sono venuti a visitare
la mostra: con essi ho scambiato opinioni e consigli sulla
comune passione: i santini.
Purtroppo i giovani sono stati i grandi assenti alla mia mostra.
Vorrei qui porre una domanda a Lei o a quanti desiderano rispondermi:
perché? L’unica risposta che mi sono data è
che i tempi sono cambiati, non ci si parla più neppure
per telefono perchè il colloquio è sostituito
dai messaggini, o SMS come li chiamano i giovani di oggi.
E ciò mi dispiace poiché vanno a perdersi alcuni
valori importanti della vita.
ANTONELLA BORDONARO ZANLORENZI
Intervento di RENZO MANFE’:
“I giovani trovano interesse anche
alle esposizioni di immaginette sacre,ma è necessario
cercare la chiave di lettura che sappia coinvolgerli e interessarli.
I santini non sono un materiale a loro così familiare,
però conoscono le figurine di calciatori, di mostri,
della natura, ecc. Abbiamo conferme che alcune fasce di età
seguono e raccolgono anche quelle perché sollecitati
dai “media” (giornaletti, tv, radio, messaggi
sui telefonini, ecc). Conveniamo sul fatto che Papa
GIOVANNI PAOLO II era riuscito a toccare le corde
giuste del loro cuore nonostante essi sembrino così
lontani dalla Chiesa e dal “sacro”. Cito il commovente
spontaneo arrivo a Roma di tanta gioventù ai primi
di aprile 2005 per rendere omaggio alla salma di Wojtila.
Il nostro fondatore GENNARO ANGIOLINO, di
cui commemoriamo il IV anniversario della sua morte il prossimo
23 dicembre, aveva il carisma di parlare di immaginette ai
giovani.
A tante mostre allestite in Italia soleva trascinare intere
classi accompagnate dai rispettivi insegnanti: aveva la capacità
di attirare l’interesse dei ragazzi verso il mondo dei
santini.
Io stesso, in più occasioni, ho avuto modo di apprezzare
tale capacità e rimanere estasiato per l’attenzione
viva suscitata dalle parole di Angiolino. Ciò per dire
di non scoraggiarsi, bensì trovare la chiave giusta
per aprire il cuore dei giovani."
Riceviamo da PAOLO MONCIOTTI di Torino: “Domenica
10 settembre ho avuto l'occasione e il piacere di visitare
la mostra di "santini" allestita a Verolengo (To)
dalla socia Antonella Bordonaro Zanlorenzi. Nella mostra,
preparata con tanto impegno e passione, ho potuto ammirare,
con piacere, anche santini, corredati di preghiere e cenni
biografici facilmente leggibili, che anch'io possiedo, avendoli
ricevuti dal fondo sociale AICIS, grazie al contributo di
soci generosi. I santini bene si addicevano al tema della
mostra: Fede, Storia, Cultura. Il fatto ci ha fatto subito
familiarizzare.
La mostra, molto visitata, cadeva durante la festa patronale
della Madonnina di Verolengo, Madonnina a cui è dedicato
l'omonimo santuario, detto anche Santuario della Madonna del
Veuchio, dal nome del luogo dove nel lontano 1609 si verificò
un avvenimento prodigioso occorso al sacerdote don Giovanni
Bracco. Il sacerdote cadde dal suo cavallo imbizzarritosi
e rimase impigliato in una staffa; dopo una corsa pazza il
cavallo si fermò improvvisamente davanti alla Madonna,
come mostra un dipinto ex-voto fatto eseguire dallo stesso
sacerdote per non aver riportato alcun danno fisico nell'incidente.
L'immagine della Madonna era affrescata su un Pilone (cappelletta)
situata in Regione Veuchio.
Ai lati della Madonna dal volto nero, le cui sembianze sono
identiche a quelle di Loreto, di Crea, di Oropa, sono dipinti
S. Carlo Borromeo e S. Antonio da Padova. Il sacerdote promise
alla Madonna la costruzione di una piccola Cappella nella
quale fu incluso il Pilone, conservato tuttora. Accaddero
altri fatti miracolosi e seguirono successive costruzioni
e ampliamenti; l'attuale Santuario venne Consacrato il 13
settembre 1851 al Nome di Maria.
(Fonti: Le notizie sono state estratte dal volume "Santuario
della Madonnina di Verolengo - Memorie - Opera Diocesana Buona
Stampa - Torino - 1987)
Il richiamo della mostra di santini, la benedizione della
Madonnina di Verolengo hanno riempito una bella domenica di
settembre”.
PAOLO MONCIOTTI
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CASCIA (PG), 27-30 Settembre 2006 -
Mostra di santini:
“IL BEATO SIMONE FIDATI E GLI AGOSTINIANI”
Il Dr .VITO PIERMANNI di Roma, ex socio AICIS,
ci ha contattati per comunicarci di aver allestito una mostra
a Cascia (Perugia) con immaginette della propria collezione,
nell’ambito del Congresso Internazionale per l’VIII
centenario della nascita del Beato Simone Fidati con tema:
“Il Beato Simone Fidati da Cascia OESA (1295-1348):
un Agostiniano spirituale tra Medioevo e Umanesimo“,(1295-2005).
Il Congresso è stato promosso dalla Provincia Agostiniana
Italiana in collaborazione con L'Istituto Patristico Augustinianum
di Roma, L’Augustinus - Institut di Würzburg, La
Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino
di Firenze (SISMEL) e Il Centro per l’Alto Medioevo
di Spoleto (CISAM), patrocinato inoltre dall’Istituto
Storico dell’Ordine Agostiniano e sostenuto dalle comunità
agostiniane di Cascia.
Il tema dell’esposizione di santini è stato ovviamente:
“Il Beato Simone Fidati e gli Agostiniani”.
Veramente incoraggiante è stato l’afflusso di
congressisti e visitatori provenienti da ogni parte del mondo.
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TARQUINIA (VT), 7-15 Ottobre 2006 –
Mostra di santini: “IL CARDINALE MARCANTONIO BARBARIGO:
PADRE E FONDATORE DELLE MAESTRE PIE FILIPPINI”
Come già comunicato nello spazio AICIS del sito internet
www.cartantica.it,
fin da settembre u. s., nell’ambito delle manifestazioni
di “Tarquinia a porte aperte – Un museo nel la
città”, il Circolo Filatelico Numismatico Tarquiniense
con il patrocinio dell’AICIS, ha presentato al pubblico
la collezione realizzata in forma biografica con santini,
fotografie e materiale filatelico dal sempre attivo EDMONDO
BARCAROLI, socio di entrambe le associazioni, in
omaggio ed a ricordo del 3° centenario della morte del
card.Marcantonio Barbarigo, che fu vescovo di Corneto (oggi
Tarquinia) e Montefiascone dal 1687 al 1706. Per l’occasione
è stato stampato il santino riprodotto da un dipinto
ad olio di autore anonimo del XVII secolo, conservato nella
Cattedrale di Tarquinia.
Marcantonio Barbarigo, della nobile famiglia dei Dogi, era
nato a Venezia, il 6 marzo 1640. Per seguire la vocazione
al sacerdozio, aveva rinunciato ad una brillante carriera
diplomatica.
Nel 1686 fu nominato Vescovo di Montefiascone (VT).
Maestro e Pastore del suo popolo, investì per la causa
del Regno il ricco capitale delle sue doti umane e spirituali,
dilatando oltremisura gli spazi della sua carità.
Sostenne Rosa Venerini (1656-1728) che volle a Montefiascone,
affinché avviasse scuole nella sua diocesi e che fondò
l'Istituto religioso delle Maestre Pie Venerini, le quali,
portano oggi l'istruzione e l'evangelizzazione in molti paesi
del mondo. Rosa Venerini è stata canonizzata da Benedetto
XVI lo scorso 15 ottobre.
Lucia Filippini, anch'essa di nobile famiglia, nacque a Corneto
(Tarquinia) il 13 gennaio 1672. A lei, ancora ventenne, il
Barbarigo affidò l'opera delle scuole da lui istituite
in Montefiascone per l'educazione cristiana delle fanciulle
del popolo.
Fondò, insieme a Lucia Filippini, un Istituto di Maestre
Pie (1692) che in seguito presero nome da Lei.
Il Pastore vigile e la Maestra Santa intuirono che, per risanare
la famiglia, e quindi la società, era necessario aprire
le intelligenze al sapere e formare le coscienze. Ebbero quindi
un ruolo di spicco nel processo di riforma morale e religiosa
dei costumi del loro tempo. Lucia, in particolare, si dedicò
alla promozione della donna. Lucia Filippini, morta nel 1732,
è stata elevata nel 1930 all'onore degli altari.
Il Card.Barbarigo è mancato a Montefiascone all’età
di 66 anni, il 26 maggio 1706: ricorre, pertanto, nel corrente
anno, il 300° anniversario della sua nascita al cielo.
Nella foto riportata nella circolare, si vede il pubblico
all’interno della Casa natale di Santa Lucia Filippini
durante una visita nel periodo della mostra. Sul lato sinistro
nella foto è visibile la Maestra Pia Suor Rosanna mentre
illustra la storia di cui è ricca la Casa natale della
grande santa di Corneto.
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BORGO TOSSIGNANO (BO), 12-16 Ottobre 2006
–
Mostra di immaginette: “MADRE DI DIO, SPERANZA NOSTRA”
Il socio FILIPPO BRICCOLI di Ravenna, aderendo
alle istanze dell’Arciprete della Parrocchia di S.Bartolomeo
Apostolo, Don NATALE TOMBA, ha allestito
una mostra di santini nella Sala conciliare del municipio
di Borgo Tossignano (diocesi di Imola, provincia di Bologna),
gentilmente messa a disposizione dal sindaco, in occasione
della Festa della terza domenica di ottobre, celebrata in
onore della Beata Vergine del Buon Consiglio.
Il tema della mostra è stato: Madre di Dio, speranza
nostra.
Le immaginette ricoprivano un arco di tempo compreso tra il
XVII ed il XX secolo, dai virtuosistici ‘canivets’
alle incisioni, dai manufatti polimaterici ai ‘collages’,
dai merlettati manualmente o con punzone alle cromolitografie.
Erano presenti immaginette in pergamena, tessuti, ornamenti
e lamine metalliche, elementi vegetali, carte colorate e intagliate
o/e ritagliate, carta stagnola, sete policrome, lustrini,
paillettes, perle. Santini che testimoniano la fede e la devozione
alla Madre di Dio, Speranza nostra, ricordando a tutti, grazie
a Maria, la presenza, per amore, di Dio tra gli uomini.
Nella foto presente nella circolare, abbiamo riprodotto l’articolo
del settimanale cattolico “Il nuovo diario messaggero”
della diocesi di Imola che parla della mostra del socio Briccoli.
Il Parroco Don Natale nel Bollettino parrocchiale ha scritto:
“Queste delicate immagini sono state e tuttora sono
espressione di pietà profonda e insieme manifestazione
di religiosità e di cultura, nonché strumenti
attivi di preghiera e di elevazione spirituale. Ci giungono
da tanto lontano, messaggi di fede antica ma sempre viva ed
attuale, per continuare ad offrirsi agli occhi, al cuore e
d alla mente dei devoti di ogni tempo. Sono ancora tenere,
umili ed affettuose testimonianze di devozione, preghiera
e catechesi”.
E per ringraziare il socio Briccoli, don Natale ha concluso
così: “La mostra presenta, all’attenzione
dei visitatori, esemplari che la devozione privata ha salvato
dal tempo, dimenticati o nascosti dai predecessori, poi “riscoperti”
da un cultore che vuole offrire ai fedeli alcuni rari gioielli
della sua raccolta, creata in più di tren’anni
di ricerca”.
La Redazione ha dato comunicazione della suddetta esposizione
nel mese di settembre sul proprio spazio internet in www.cartantica.it
: la notizia della mostra, infatti, era giunta purtroppo quando
la Circolare di settembre era stata spedita.
Notevole è stato l’afflusso dei visitatori, tutti
felicemente sorpresi, per non dire entusiasti, di scoprire
oggetti ed immagini devozionali che mai avrebbero pensato
potessero esistere.
Un successo grande, con soddisfazione del Parroco e dei suoi
collaboratori.
Nel pomeriggio di domenica 15 ottobre u.s., al termine della
processione mariana, Mons. GIUSEPPE VERUCCHI,
Arcivescovo di Ravenna-Cervia, ha esortato con calore e convinzione
i presenti a visitare la mostra che già Egli aveva
avuto occasione di vedere nella Basilica della Madonna Greca,
mesi fa a Ravenna (cfr.Circolare nr,275, pag.19) e nr.276,
pag.30).
******
FOLLINA (TV), 2-3 Dicembre 2006 –
Mostra: “PREGHIERE E DEDICHE MANOSCRITTE SULLE IMMAGINETTE
SACRE – I SANTINI PERSONALIZZATI”
Quest'anno il mercatino di Natale a Follina, "Colori
d'inverno", si svolgerà nei giorni di sabato 2
e domenica 3 dicembre 2006 e, come per gli anni scorsi, organizzerò
una mostra di santini dal titolo "PREGHIERE E
DEDICHE MANOSCRITTE SULLE IMMAGINETTE SACRE".
Il tema recherà quale sottotitolo: "I
SANTINI PERSONALIZZATI", che ho voluto prendere
a prestito dal titolo della conferenza tenuta dal nostro Presidente
conte Gian Lodovico Masetti Zannini il 7 febbraio scorso e
riportata sulla Circolare Informativa n.274 a pag 8.
Il suddetto articolo "Santini Personalizzati" sarà
presentato all'inizio della mostra come valida e competente
introduzione all'esposizione stessa.
La pubblicazione sulla nostra Circolare della conferenza del
nostro Presidente che racconta di "quelle parole a volte
toccanti scritte a lapis oppure a penna che si trovano su
taluni esemplari", ha coinciso, con piacevole mia sorpresa,
con il mio appello ai consoci pubblicato a pag.41 della stessa
Circolare che chiedeva la loro collaborazione per l'allestimento
della mostra che sta ora diventando realtà.
Elenco e ringrazio di cuore i soci che hanno potuto e voluto
essere coespositori inviando le riproduzioni a colori di loro
immaginette: chi 6 chi 10 chi 30 e chi, come il sig. PIER
LUIGI PATRITTI di Olgia di Re (VB), addirittura 150:
DONATA CAROLILLO di Tricarico (MT), AUGUSTINO
BUSATO di Maerne (VE), ANTONIO D’ANDREA
di Alessandria, VINCENZINO MONACO di Molfetta
(BA), AGOSTINO SANGIORGIO di Catania, FELICE
STASIO di Roma.
Un grazie particolare a LORENZO CIMENTI di
Tricesimo (UD) che ha contribuito all'allestimento della mostra
con un cospicuo numero di immaginette in originale; e ancora
ALESSANDRO MARTINI di Firenze, NATALE
DI BIASIO di Solighetto (TV) e ROSINA LLAGARIA
di Canals (Spagna), anch'essi presenti in mostra
con santini originali.
L'esposizione, contrariamente agli anni scorsi, non sarà
ripresa nel periodo Natalizio ma sarà ripresentata,
ampliata da altri contributi, a Pasqua 2007.
Pertanto, per i soci che ancora volessero partecipare continua
l'invito a spedirmi santini con preghiere o dediche scritte
a mano, foto a colori ritto e rovescio , su fondo bianco e
non nero. Grazie.
MARIO TASCA
******
CASTEL BOLOGNESE (RA), 4 dicembre 2006 –
5 gennaio 2007
– Mostra “SANTI AUGURI: IMMAGINETTE NATALIZIE
D’EPOCA”
I soci PIER PAOLO SANGIORGI, MARIA LANDI e ANNA PELVI,
in occasione delle festività natalizie, hanno messo
in comune le loro collezioni per realizzare una mostra di
immaginette sacre a soggetto natalizio.
L’esposizione si apre con documenti informativi sull’AICIS
ricavati dal sito dell’Associazione (finalità,
circolare informativa, ecc) e continua con una breve storia
del “santino”.
La mostra vera e propria, ripercorre i passi del vangelo:l’Annunciazione,
la Visitazione e illustra in successione i vari “quadri”
della Natività: adorazione degli angeli, dei pastori,
dei magi, per finire con Gesù Bambino.
Un percorso spirituale ed artistico di grande suggestione.
La mostra, sarà allestita presso la Sala di Lettura
della Biblioteca Comunale “Luigi Dal Pane” di
Castel Bolognese in Piazzale Poggi, 6 e osserverà il
seguente orario di apertura al pubblico: mercoledì,
venerdì e sabato 8.30-12.35 e dal lunedì al
venerdì 14.45-18.20. Info: referente Pier Paolo Sangiorgi
0546.655827 (orario ufficio).
******
VEROLENGO (TO), 8-10 Dicembre 2006
Mostra di immaginette devozionali: “LE MISSIONI E IL
SANTO NATALE”
A Verolengo, in provincia di Torino, il Circolo IL
CONFRONTO organizzerà una manifestazione per
raccogliere fondi per le Missioni, In tale ambito è
prevista una mostra di santini al cui allestimento parteciperà
la socia ANTONELLA BORDONARO ZANLORENZI con
il materiale della propria collezione. Parteciperà
come espositore anche il vicepresidente RENZO MANFE’
di Roma.
La mostra, che avrà come tema “Le missioni ed
il Santo Natale”, verrà inaugurata a Verolengo
in Via Casa Parrocchiale, presso il Circolo “Il Confronto”,
il giorno 8 dicembre e rimarrà aperta al pubblico fino
al giorno 10 dello stesso mese. Per informazioni i soci si
rivolgano alla sig.ra Bordonaro Zanlorenzi: tel. Nr.
011-9188.057
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CISLAGO (VA), 9-10 Dicembre 2006 –
Mostra di immaginette sacre: “NON SOLO NATALE”
Il socio LUCIANO GALBUSERA di Cislago (VA)
nell’ambito del Mercatino di Natale che si svolge in
Cislago nei giorni 8-9-10 dicembre prossimo, allestirà
presso le Scuole Elementari una mostra di immaginette devozionali
sulla tematica “Non solo Natale”. Saranno presenti
innanzitutto immaginette sacre della sua collezione inerenti
al tema natalizio, ma nel contempo spazierà su varie
altre tematiche.
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BOLOGNA, 23 Dicembre. 2006 – 6 Gennaio
2007
Mostra di santini
“IL SANTO NATALE E LA VERGINE MARIA”
L’Opera Pia “IL PANE DI SANT’ANTONIO”
di Bologna, diretta dalla dr.sa MARA ANDREOTTI,
nostra socia,con la collaborazione del C.E.I.S. – Collezionisti
Emiliani di Immaginette Sacre” di Bologna, sta organizzando
per il prossimo periodo natalizio la ormai tradizionale mostra
di immaginette devozionali che sempre tanto successo di pubblico
riscuote (dai tremila ai cinquemila visitatori ad ogni edizione).
La mostra si avvarrà anche della Collezione del socio
FILIPPO BRICCOLI, rinomata per i bellissimi
pezzi che sono un piacere per gli occhi e un sollievo dello
spirito.
Al momento attuale non si conoscono ancora i nomi degli altri
espositori. La mostra avrà come tema: “Il Santo
Natale e la Vergine Maria” e verrà inaugurata
il 23 dicembre prossimo a Bologna presso la Basilica S.Salvatore,
Via Cesare Battisti, angolo Via Volto Santo e sarà
visitabile fino al giorno dell’epifania, 6 gennaio 2007.
L’orario dovrebbe essere: 9/12 e 15/18 di ogni giorno,
senza dubbio nei giorni festivi. In merito all’orario
nello spazio internet dell’AICIS (in www.cartantica
.it) in dicembre metteremo l’esatto orario e la
lista degli espositori. Per informazioni rivolgersi al Dr.GALLETTI,
segretario del C.E.I.S. ed anche socio AICIS. Stampa e televisione
locali hanno già mostrato interesse per la mostra a
San Salvatore.
Invitiamo quanti possono effettuare una visita a recarsi alla
mostra natalizia che si trova sul percorso dei presepi. Citiamo
il più vicino: il Presepe meccanico della Chiesa di
San Francesco a Piazza Malpighi.
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DEDICATO A MARIA
SANTUARI E IMMAGINI MARIANE IN ITALIA
Continua l’elenco per regione dei Santuari Mariani,
di Chiese e dei luoghi italiani di venerazione della Madonna,
stilata dal Prof. FRANCESCO BRACALETTI di
ROMA.
Coloro che desiderano inviare rettifiche o apporti per le
Regioni già pubblicate o che pubblicheremo, potranno
contattare il socio Bracaletti, che sarà ben lieto
e riconoscente di qualsiasi contributo utile a migliorare
o completare detti elenchi.
14 - SARDEGNA
AGGIUS (SS) - Madonna della PACE
AIDOMAGGIORE (OR) - URRACHE
ALGHERO (SS) - VALVERDE
ANELA (SS) - NEVE
ARBUS (CA) - ITRIA
ARDARA (SS) - REGNO
ARMUNGIA (CA) - BONARIA
ASSEMINI (CA) - ROSARIO
BARISARDO (NU) - MONSERRATO
BAUNEI (NU) - NAVARRESE
BESSUDE (SS) - NURAGHES
BITTI (NU) - ANNUNZIATA
BITTI (NU) - MIRACOLO
BONACARDO (OR) - BONACATTU
BORTIGALI (NU) - BAUCU
BORUTTA (SS) - GRAZIE
BOSA (NU) - REGNOS ALTOS
BULTEI (SS) - Madonna dell’ALTURA
CAGLIARI (CA) - ANNUNZIATA
CAGLIARI (CA) - ASSUNTA
CAGLIARI( CA) - BONARIA
CAGLIARI (C)A - CARMINE
CAGLIARI ( CA) - MEDAGLIA MIRACOLOSA
CAGLIARI (CA) - MERCEDE
CALANGIANUS (SS) - GRAZIE
CARDEDU (N) - BUON CAMMINO
CARLOFORTE (CA )- SCHIAVO
CODRONGIANUS (SS) - SS.TRINITA'
COLLINAS (CA) - BANGIARGIA
COSSOINE (SS) - ISCALAS
CUGLIERI (OR) - NEVE
DESULO (NU) - MONTE
DOMUS DE MARIA (CA) - ROSARIO
DONORI (CA) - DIFESA
DORGALI (NU) - BUON CAMMINO
DORGALI (NU) - S'ENA
DORGALI (NU)- VALVERDE
ELINI (CA) - CARMINE
ESCOLCA (CA) - GRAZIE […]
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I DIVERSI TITOLI A MARIA SANTISSIMA
Nostra Signora del Pilar
Il più antico santuario della Spagna e forse del mondo
cristiano è quello della BEATA VERGINE DEL
PILAR a SARAGOZZA.
In stile barocco, la costruzione è riccamente decorata
e affrescata da Velázquez, Francisco de Goya, Ramon
e Francisco Bayen.
Lunga ben centotrentacinque metri e larga cinquantanove, ha
quattro torri e undici cupole, di cui quella centrale, particolarmente
imponente, svetta per ben ottanta metri.
Nel santuario, all’inizio della navata centrale è
situata la “santa cappella”, dove si venera una
piccola statua della Vergine col Bambino del secolo XIV, che
poggia i piedi sul Pilar (pilastro) ricoperto di bronzo e
argento,e che viene rivestita con manti diversi a seconda
dei tempi liturgici e delle circostanze.
L’immagine fu incoronata il 20 maggio 1905, con una
corona tempestata da circa diecimila perle preziose, e solennemente
benedetta dal pontefice S. Pio X.
Secondo la tradizione, la cappella primitiva sarebbe stata
costruita da S. Giacomo il Maggiore verso l’anno 40,
in ricordo della prodigiosa venuta della Vergine da Gerusalemme
a Saragozza per confortare l’apostolo deluso dei risultati
della sua predicazione. Il “Pilar” è appunto
la colonna di alabastro su cui la Vergine posò i piedi.
Alcuni mistici, come la venerabile Maria d’Agreda e
Anna Caterina Emmerick, confermarono questa antichissima tradizione
secondo le loro rivelazioni e visioni, ma già nel 1200
l’episodio è riportato in quello che è
considerato il primo documento scritto sulla Madonna del Pilar.
Nel 1118 Saragozza, liberata dal dominio dei musulmani, ritornò
capitale del regno di Aragona e nel 1294 Santa Maria del Pilar
venne restaurata per accogliere schiere sempre più
numerose di pellegrini.
Con la scoperta dell’America tale culto raggiunse anche
il Nuovo Mondo: nell’anno 1492 avveniva la cacciata
definitiva dei Saraceni dalla Spagna, Cristoforo Colombo partiva
con tre caravelle, di cui una si chiamava per l’appunto
“Santa Maria”, e - fatto abbastanza curioso, se
non addirittura strabiliante - la data della scoperta del
continente americano coincideva proprio con la data della
festa del Pilar, il 12 ottobre.
Forse per tutte queste circostanze, nel 1958, la festa “pilarica”
del 12 ottobre fu dichiarata festa della hispanidad, cioè
della Spagna e di tutte le nazioni di lingua e cultura spagnola.
La Madonna del Pilar, come Patrona della Spagna, da secoli
attrae masse imponenti di pellegrini, da Ferdinando il Cattolico
a Juan Carlos, dal cardinale di Retz nel 1654 al papa Giovanni
Paolo II nel 1982.
I pellegrinaggi al santuario sono ininterrotti lungo tutto
l’arco dell’anno e si svolgono con la partecipazione
alla santa Messa, alla recita del Rosario, con canti mariani
e con il bacio alla colonna sulla piccola parte scoperta,
che, a causa di questa devozione, presenta un marcato solco
prodotto proprio dall’usura.
Molte famiglie danno il nome di Pilar alle loro bambine e
tengono ad avere la sacra immagine in casa; numerosi altari
e cappelle, dedicati alla Madonna del Pilar, si trovano nella
Spagna e nell’America Latina. C’è a tal
proposito un canto popolare spagnolo il cui ritornello a suon
di nacchere ripete questa semplice verità: “È
la Vergine del Pilar, quella che ha più altari, né
si trova uno spagnolo, che non la porti nel cuore”.
Nel santino della pagina precedente: Lo spettacolare miracolo
della guarigione del giovane Miguel-Juan Pellicer di Calanda,
avvenuto nel 1640.
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MARIA SANTISSIMA, REGINA DI GENOVA
Il nuovo arcivescovo di Genova, mons. Angelo Bagnasco, ha
voluto iniziare il suo ministero pastorale - come i suoi ultimi
predecessori - in un santuario mariano, visitando quello che
per antichissima tradizione è considerato il primo
nella città, ossia la Basilica Collegiata di Santa
Maria delle Vigne, nel centro storico, dove Sua Eccellenza
ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza.
E' tradizione che nel VI secolo esistesse là una cappella
dedicata all'Assunta, in memoria dell'apparizione della Madonna
a una pia donna, Argenta; il titolo di 'Sancta Maria de Vineis',
dagli estesi vigneti coltivati nella zona, entrò nell'uso
nel 560; restaurata e abbellita verso il 650, fu consacrata
tra il 916 e il 918 dal vescovo Raperto.
Intorno al 980 Oberto Visconti e Ido di Carmandino curarono
l'erezione di una vera e propria chiesa, dotata di un Capitolo
di canonici (1o61) e, nel 1147, investita del titolo di parrocchia;
il suo Prevosto era uno degli elettori dell'Arcivescovo.
Il papa Alessandro VI concesse alla chiesa il privilegio di
portare nelle processioni la croce doppia astile, cioè
arcivescovile. L'edifico, rimaneggiato alla fine del 1500,
ha assunto aspetto barocco, fuorché nella facciata,
neo classica (1842, su disegni di Ippolito Cremona).
L'interno è ricco di stucchi dorati, di affreschi e
di tele di importanti artisti, fra i quali Giovanni Andrea
Carlone, Gregorio De Ferrari, Lazzaro Tavarone e soprattutto
Domenico Piola. Il campanile con cuspide ottagonale, della
metà del XII secolo, è considerato il più
antico esemplare dei consimili campanili genovesi.
Nel 1616 fu incoronata per la prima volta la statua della
Madonna, opera di Tommaso Orsolino (Genova, noto dal 1616,
morto nel 1675) dal Vicario Generale dell'Arcivescovo Cardinale
Orazio Spinola. Nel 1632 il doge Leonardo Torre stabilì
che le massime cariche della Repubblica rendessero omaggio
alla Vergine nel giorno della Sua festa (2 1 novembre), festa
per la quale papa Paolo V concesse l'Indulgenza Plenaria alle
solite condizioni.
Il rito dell'incoronazione fu ripetuto nel 1716 dal Cardinale
Arcivescovo Lorenzo Fieschi di Lavagna; in quest'occasione
si stabilì che il Capitolo avrebbe avuto la precedenza
su tutte le altre Collegiate della Diocesi e sul Collegio
dei parroci.
Nel 1816, dopo la visita di Pio VII reduce dalla prigionia
transalpina, la statua fu incoronata fu dal Cardinale Arcivescovo
Giuseppe Spina;e, nel 1920,dal Cardinale Arcivescovo Tommaso
Pio Baggiani, con le corone d'oro offerte da Benedetto XV
che lì era stato battezzato. Nel 1983 Giovanni Paolo
II elevò la chiesa al rango di Basilica Minore.Molti
dei Prevosti di S.Maria delle Vigne divennero vescovi, e anche
fra i suoi canonici si annoverano personaggi illustri, di
cui ricordo per brevità solo Giuliano Della Rovere,divenuto
papa nel 1503 con il nome di Giulio II
Nel giorno della festa, memoria liturgica della Presentazione
di Maria al Tempio dove, “quale vigna eletta”,
produsse “frutti di santità”, chiediamo
il suo aiuto per mantenerci fedeli ai voti battesimali, affinché
meritiamo di essere da lei “presentati nel Tempio dell’eterna
gloria”. (Dalla preghiera composta dall’Arcivescovo
Mons.Tommaso Reggio, 1895).
EMILIA BAGNASCO ANGIOLINO
Fonti: Parodi Domenichi G. "Basilica delle Vigne: chiesa
millenaria di grande prestigio" in: 'Il Cittadino', Genova,
08/10/2006; 'Liguria', Guida d'Italia ed. TCI
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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"
VERSO IL 400° Anniversario della CHIESA
DELLA MADONNA DI GALASSINO
Il socio ALBERTO BOCCALI di Cesena ha trasmesso
l’immaginetta della Madonna di Galassino per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio”.
Nell’ottobre 1608 il vescovo sarsinate Nicola Brauzzi,
con rito solenne, impartiva la benedizione della prima pietra
della chiesa che ospita l’immagine della Madonna di
Gavazzino in San Damiano di Mercato Saraceno. La sua costruzione
sarebbe legata ad una visione della Madonna che ebbe, in quel
periodo, un certo Galassino da Cesena residente a San Damiano.
La tradizione dice che l’anziano lavoratore ritornando
di tarda sera a casa dai campi cavalcava un asino che all’improvviso
si mise a correre all’impazzata.
Galassino invocò il nome di Gesù e Maria e fu
tirato a terra con fiamme di fuoco. Rimasto illeso, dopo l’apparizione
della S.Vergine pensò di edificare in quel luogo una
cella.
La sacra immagine dipinta su muro da autore sconosciuto con
il titolo di “Maria Ausiliatrice” è comunemente
chiamata “Madonna di Galassino”, pur provenendo
da un’altra celletta della zona.
Nel corso dei secoli non ha mancato, con le sue grazie, di
esaudire quanti a Lei si rivolgevano con fede, come lo testimoniano
i molteplici ex-voto donati per grazia ricevuta.
La festa che si celebrava il 7 giugno ora è passata
alla prima domenica dello stesso mese, ma nella Chiesa parrocchiale
dei Santi Cosma e Damiano.
ALBERTO BOCCALI
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VEN. LUCIA MANGANO (1896-1946):
NEL 60° ANNIVERSARIO DELLA MORTE
Il Prof. ANTONINO BLANDINI ci ha inviato
l’immaginetta della Serva di Dio Lucia Mangano per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio” e l’unito articolo.
La vicenda terrena della venerabile Lucia Mangano, orsolina
siciliana di S. Giovanni La Punta,è fuori dell'ordinario;
infatti, è impossibile tradurre in termini razionali
l'esperienza vissuta da questa privilegiata.
Lucia nacque da Nunzio e Giuseppina Sapienza l'8 aprile 1896
a Trecastagni, in provincia di Catania, nella casa della nonna
materna (foto a destra).
Quarta di nove figli - di cui uno solo maschio - la neonata
venne condotta nell'umile dimora paterna, in campagna, nel
casolare della sciara Puleo, al confine tra i comuni di S.Giovanni
La Punta e Tremestieri Etneo, nella cui matrice, fino a quindici
anni, Lucia si recava almeno ogni domenica.
La piccola crebbe allegra, vivace ed aperta, in un ambiente
povero ma dignitoso. Preziosa fu per lei l'affinità
elettiva con la mamma, donna religiosissima e sensibile, dalla
quale apprese ad amare Gesù e a meditare sulla Passione.
Il padre era un bracciante laborioso ma remissivo.
La ragazza non frequentò le scuole, rimase illetterata
ed imparò, seguendo il fratello, solo i primi rudimenti
del parlare e dello scrivere.
In casa Mangano si viveva nel timore di Dio e nel rispetto
dei precetti della Chiesa. A piedi scalzi frequentò
la "dottrina" per potere ricevere la prima Confessione
e Comunione.
Ciò avvenne praticamente, in segreto, non potendo la
famiglia comprare la veste bianca.
Verso i dieci anni Lucia decise di sposare il Re del cielo.
Dal suo primo confessore stabile, mons. G.Scalìa, non
fu pienamente compresa: era consideerata di scarso ingegno
la figlia di massaro Nunzio.
La giovane trovava conforto nella preghiera quando poteva
frequentare la chiesetta campestre di Maria SS. della Ravanusa.
Il sacerdote passionista padre Generoso Fontanarosa - di cui
è in corso la causa di beatificazione - conosciuto
durante un'estasi, divenne il suo direttore spirituale; egli
comprese la natura mistica dei misteriosi episodi e dei doni
singolari che la ragazza aveva avuto da Dio, tanto da esortarla
a dettare l'autobiografia. Si tratta di pagine di autentica
sapienza teologale che ancora suscita ammirazione nei teologi.
P. Generoso riscontrò nella vita di Lucia la riproduzione
dell'itinerario classico dei grandi mistici di tutti i tempi.
La Mangano volle partecipare alla fondazione della casa dei
Passionisti di Mascalucia e dell'annessa cappella dell'Addolorata,
donando un quadro che ancora oggi ivi si venera.
Lucia fu costretta a lavorare a Catania come bambinaia; frequentò
la chiesa di S. Giuseppe al Transito, di cui era rettore mons.Scalìa.
Nel marzo-giugno 1927 lì ebbe le prime estasi. Cadde
gravemente ammalata per la Spagnola e la febbre di Malta.
Convalescente espresse il proposito di consacrarsi al Signore
per farsi santa, ne ebbe il discernimento per via so-prannaturale
e volle diventare orsolina. Il suo apostolato tra i compaesani
iniziò con il catechismo (lei analfabeta!), il volontariato
e l'attività tra le Figlie di Maria.
Fu contemporanea ed amica del venerabile padre Gabriele Allegra,
il S. Girolamo del XX secolo, che tradusse in cinese la Sacra
Scrittura, i testi del Magistero sociale della Chiesa e tra
gli altri scritti l'autobiografia di Lucia. Il coltissimo
frate minore affidò la sua titanica opera alle preghiere
della povera Lucia, che avrebbe per tutta la vita indossato
sempre l'umile abito nero, con velo, delle contadine siciliane
nella Compagnia di S. Orsola, istituto secolare femminile
di diritto pontificio.
Lucia divenne sostituta-superiore della Casa S. Angela di
S.G. La Punta, dimostrando prudenza, fedeltà e sapienza.
Si conoscono dalle opere del teologo catanese mons. Santi
Pesce le meraviglie che la Chiesa ha scoperto durante il processo
di beatificazione, che sembra ormai giunto alle ultime battute.
Essa iniziò il cammino della vita mistica a 19 anni
ed ebbe le prime estasi a 24: queste prendevano anche la forma
di "ratto", di "volo dello spirito" e
di estasi dolorose.
Si moltiplicarono in lei i doni spirituali: la profezia, le
visioni celesti, la conoscenza delle cose nascoste e del fu-turo,
la telepatia. Partecipò alla Passione del Signore con
la coronazione di spine e la crocifissione. Per questo cercò
sempre di diffondere la devozione a Gesù in croce e
all'Addolorata e viene pure chiamata "passionista".
Lucia vide con gli occhi fisici l'Angelo custode e la Madonna.
Vide Gesù, ma non con gli occhi del corpo. La Mangano
sperimentò fino a 24 anni la notte dei sensi, seguita
dall'unione estatica, come viene chiamato il fidanzamento
spirituale dell'anima con Dio, che durò 13 anni. Poi,
sopravvenne la notte dello spirito, che è la più
perfetta purificazione dell'anima che la prepara ai gaudi
del matrimonio spirituale con Dio.
Lucia celebrò le mistiche nozze con Gesù nella
notte del 24/25 marzo 1933, nel 19° centenario della Redenzione.
Col matrimonio spirituale, detto anche unione trasformante,
Lucia divenne sposa del Verbo divino. I cristiani dei primi
secoli chiamavano le martiri spose di Cristo. Il 27 ottobre,
Dio concesse alla sua diletta un dono assolutamente eccezionale,
il dono nuziale della Visione Beatifica.
Nulla è impossibile all'amore creativo dell'Eterno
verso le sue creature. I teologi affermano che è possibile
la visione beatifica in un'anima viatrice.
Il dono della Visione Beatifica durò fino al transito
di Lucia alla vita eterna.
Il velo della fede si squarciò e l'anima fu come separata
dal corpo: Lucia contemplò Dio faccia a faccia, come
fanno i santi in paradiso. L'anima fu attratta da Dio, il
quale la unì a sé in modo completo. Ella conobbe
tutti gli attributi di Dio, l'opera della Redenzione e dello
Spirito Santo. Le fu svelato, infatti, il mistero della SS.Trinità.
Il Magistero della Chiesa ha approvato gli scritti di Lucia
ed ha ammesso che ricevette la Grazia Santificante, godendo
Dio Amore, che Dante intuì come "luce intellettuale
piena d'amore, Amore di vero ben pien di letizia. Letizia
che trascende ogni dolore" (Paradiso, XXX, 30).
Lucia previde la tragedia cosmica della II Guerra Mondiale
e ne soffrì le atrocità infami. Partecipò
al dolore dell'umanità vittima della follia omicida
di tiranni sanguinari. La sua anima condivise le pene inumane
dei per-seguitati e reclusi nei campi di sterminio. Non perse,
però, la speranza nella gloria futura: in lei operavano
la verità e il mistero della passione e morte di Cristo
Risorto. Forse in tutta la storia cristiana non esiste un
caso di così intrinseca partecipazione con le sofferenze
del prossimo, nel quale il Signore s'identifica per giudicare.
La Mangano ebbe a lottare con il demonio, ma anche la consolazione
di vedere lo splendore del suo corpo risuscitato. Il contributo
teologico delle rivelazioni dell'orsolina puntese è
di tale portata da potere annoverare Lucia tra i più
grandi mistici della Chiesa.
Anche la morte della venerabile, avvenuta a cinquant'anni,
è stato un evento "misterioso". Lucia diceva
che non sarebbe morta per malattia o per cause naturali.
Nel pomeriggio del 9 novembre 1946, a Catania, fu colpita
da una insopportabile emicrania. Volle essere portata a S.
G. La Punta, nel suo letto.
Chiese l'assoluzione per due volte e di confessarsi con il
suo padre spirituale.
Poi, prima dell'alba del 10 novembre, s'assopì, il
corpo s'irrigidì e in silenzio rese l'anima a Dio.
Le esequie furono un trionfo; una folla enorme accorse per
venerarla. I suoi resti mortali, già oggetto di ricognizione
canonica, come aveva previsto, ri-posano nella cappella della
Casa di S. Angela Merici.
ANTONINO BLANDINI
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ORSENIGO (CO), 11 SETTEMBRE: FESTA di San
MARTINO VESCOVO
Il socio PIETRO FONTANELLA di Orsenigo ha
trasmesso le immaginette di San Martino Vescovo per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio” accompagnate dalle
seguenti notizie.
La Chiesa parrocchiale di Orsenigo (Como) era sprovvista dell’icona
del Santo Patrono e nel 1997 l’allora parroco, Don Ivano
Colombo, in occasione del XVI centenario della morte di San
Martino Vescovo, espresse il desiderio di dedicargli una statua.
L’incarico venne affidato allo scultore Ezio Morini,
della Scuola Beato Angelico di Milano, che lo portò
a termine per la festa del Santo, in modo tale che domenica
9 novembre 1997 la statua venne benedetta dal vescovo ausiliare
di Milano Mons. Bernardo Citterio.
L’opera è intagliata in un tronco di legno di
pioppo; è alta 160 cm. e pesa circa 70 kg. Risulta
assai particolare la tecnica con la quale lo scultore ha eseguito
il simulacro: la superficie, infatti, non è levigata,
né colorata; è invece volutamente lasciata del
colore naturale del legno sul quale si intravedono i segni
dello scalpello che rifrangono così la luce, ammantando
tutta l’opera d’una vera luminosità naturale.
L’artista ha voluto mettere in risalto la figura di
San Martino nei suoi molteplici aspetti.
Il Santo è raffigurato rivestito dei paramenti sacri,
con la mitria sul capo e il pastorale nella mano sinistra,
mentre ai suoi piedi è deposto l’elmo che ricorda
il suo passato di soldato; la gamba sinistra è lievemente
alzata ad indicare la sua sollecitudine pastorale e la mano
destra è portata al cuore, a significare la sua partecipazione
alla vita dello Spirito nella tensione verso Dio.
La sua natura di contemplatore delle cose divine e di profondo
uomo di preghiera è del resto espressa anche dallo
sguardo intenso e sereno rivolto al cielo, dalla nobile tensione
del volto, nonché dalla bocca schiusa nell’atto
di parlare.
Ne risulta così la raffigurazione di un uomo che “non
ricusa la fatica” come il suo biografo Sulpicio Severo
definì San Martino.
Nell’Anno Santo del Duemila, il compianto Angelo Abinti,
caro amico e parrocchiano di Orsenigo, fece stampare i santini
della statua e me ne affidò un congruo numero perché
facessi conoscere il Santo, l’opera e la storia del
simulacro al altri cultori di immagini.
Sono felice ora di poter esaudire il desiderio di un caro
amico e di trovare in Voi, Soci dell’AICIS, destinatari
interessati sia al santino sia alle brevi note storiche riportate.
Con l’occasione vi saluto tutti.
PIETRO FONTANELLA
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18 Dicembre 1987: Anniversario dell’apparizione di N.S.
di MULEVALA
La socia Serena Sapignoli ci ha inviato l’
immaginetta della Madonna di Mulevala per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio” e la seguente lettera
di accompagno:
“Carissimi, anche quest’anno desidero essere presente
con l’invio di una immaginetta a tutti i soci dell’AICIS.
Devo dire che la scelta stava diventando abbastanza difficile,
ma il Signore ha voluto che una mattina, recatami alla Chiesa
del cimitero di Cesena, incontrassi Don Tarcisio De Giovanni,
Rettore del Cimitero Urbano. Egli parlandomi della sua missione
in Monzambico si è soffermato sull’apparizione
della Madonna a Mulevala. Da qui l’idea di poter far
giungere a tutti i soci dell’AICIS l’immaginetta
con la Madonna di questa apparizione a me prima sconosciuta.
Don Tarcisio, aderendo a questa iniziativa, mi ha procurato
500 immaginette di Nostra Signora di Mulevala che il 18 dicembre
1987 è apparsa tenendo sul braccio sinistro il Bambino
Gesù, in cinque località (Villaggi) diverse
dello stesso Monte Muhogole, centro di questa maxi-Apparizione,
alla stessa ora del pomeriggio. Quel giorno era un Venerdì,
e la visione fu vista da molti. Sul Monte Muhogole è
iniziata la costruzione di un Santuario.
Per l’avanzamento lavori si ha fiducia sull’afflusso
delle offerte dei devoti che vengono a pregare sul Monte dell’apparizione
e su quanti venendo a conoscenza di quest’opera desiderano
porgere un aiuto.
Per chi volesse approfondire le notizie può andare
sul sito internet: www.santuario
mulevala.org o scrivere pronossasenhora@tiscali.it
Lo stesso Don Tarcisio, che come Don Andrea Santoro ucciso
l’anno scorso in Turchia, è sacerdote “Fidei
Donum” è disponibile a tale iniziativa. I suoi
numeri di riferimento sono i seguenti: tel/fax 0547/27268
e 0547/20337.
Le immaginette inviate hanno come scopo la costruzione del
Santuario nel Mozambico.
SERENA SAPIGNOLI
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ATZARA (NU): LA MADONNA DEL ROSARIO
Il socio MICHELE URRU di Roma ha inviato
l’immaginetta della Madonna del Rosario per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio” e le unite notizie.
Il simulacro della Madonna del Rosario (altezza 142 cm.) riprodotto
nell’unita immaginetta è venerato nella Chiesa
di Sant’Antioco Martire di Atzara. E’ di scuola
sardo-napoletana del XVII secolo ed è collocato nella
cappella di destra entrando in chiesa.
Recentemente restaurata, è stata esposta in una suggestiva
ed mostra sulla scul tura lignea sarda di epoca spagnola.
Tale interessante esposizione è stata organizzata dalle
sopraintendenze ai Beni storico-artistici di Cagliari e di
Sassari, tenutasi nei primi mesi del 2002 nelle due sedi espositive:
all’Ex-Ma’ di Cagliari e al MUS’A (ex Collegio
Canopoleno) di Sassari, sul tema “ESTOFADO DE ORO –
La statuaria lignea nella Sardegna spagnola”, che ha
richiamato tanti studiosi, esperti e moltissimo pubblico.
Per inciso ricordo che “estofado de oro” è
un termine iberico con il quale si intende quel metodo caratteristico
dell’arte spagnola di utilizzare le foglie di oro zecchino
e lacche di vario colore, con lo scopo di imitare l’effetto
dei preziosi tessuti damascati e broccati in uso tra i ceti
medi dell’epoca.
Il simulacro della Madonna del Rosario di Atzara si è
inserito con ragione nella citata esposizione dedicata ai
due secoli (XVI e XVII) che, di solito, prendono il nome dall’età
barocca.
La mostra, tra l’altro, ha contribuito a sfatare quelle
radicate convinzioni un pò stereotipate che consideravano
l’arte statuaria lignea un sottoprodotto di quella in
marmo e in bronzo, presentando un pregevole rassegna di mo-dellati
di alta qualità meritevoli di un posto di primo piano
nelle vicende della scultura religiosa dell’arte mediterranea.
Sul retro dell’unita immaginetta sono riprodotte due
strofe in sardo, tratte dai “gosos”, canzone religiosa
popolare dedicata alla Vergine del Rosario.
MICHELE URRU
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500° ANNIVERSARIO DEL VOLTO SANTO DI
MANOPPELLO (PE)
La socia ALFREDINA CELLI ha trasmesso l’immaginetta
del reliquiario del Ss.mo Volto di Manoppello (Pescara) nell’ambito
della campagna: “Un santino per ogni socio”.
Quest'anno si compiono 500 anni da quando la celebre reliquia
del Volto Santo, secondo quanto riportato nella “Relatione
Historica” del frate cappuccino Padre Donato da Bomba
(1640), è giunta a Manoppello.
Dal 15 al 22 maggio la città di Manoppello ha ricordato
e festeggiato questo importante evento con diverse iniziative,
religiose e civili.
Inoltre il 1° settembre u.s. il Santo Padre Benedetto
XVI ha lasciato in elicottero la Residenza estiva di Castel
Gandolfo per raggiungere Manoppello.
Ma qual è la storia del Volto Santo?
Esattamente 500 anni fa, nel 1506, uno sconosciuto pellegrino
donò ad uno dei notabili del paese di Manoppello un
fardelletto che apertosi rivelava la Sacratissima Immagine
del Volto di Cristo Signore nostro. Negli anni seguenti il
Volto Santo passò nelle mani di un'altra famiglia che
nel 1638 lo donò ai Frati Minori Cappuccini.
La reliquia fu custodita in una preziosa teca esposta sopra
l'altare maggiore del Santuario.
Il Volto Santo è raffigurato su di un velo adagiato
su di un telaio di legno protetto da cristalli dall'una e
dall'altra parte, che misura 17 x 24 centimetri. Il viso presenta
due guance disuguali, l'una più arrotondata dell'altra,
considerevolmente rigonfia. Gli occhi guardano molto intensamente
da una parte e verso l'alto, ed infatti si può vedere
il bianco del globo oculare sotto l'iride.
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TREZZANO SUL NAVIGLIO (MI): LA MADONNA DI
SAN CARLO
I soci GIOVANNA TALON e ALDO PANNOCCHIA
di Trezzano sul Naviglio (MI) hanno inviato le immaginette
della Madonna di San Carlo per l’iniziativa “Un
santino per ogni socio”. Il commento al bell’affresco
di Bernardino Luini è di Don PEPPINO PONTI
, ex parroco di Trezzano S/N.
Nella chiesa parrocchiale “S.Ambrogio V.D.” (costruita
tra l’XI e il XIII secolo e ampliata nel ‘500)
di Trezzano sul Naviglio (MI), Santuario Mariano della Bassa
(milanese), esiste un affresco di Bernardino Luini (1480 c.-1532),
chiamato “Madonna di San Carlo”.
Da una lapide marmorea, infissa nell’antistante pilastro,
si legge: “In data 1601, tale altare è stato
dedicato alla Presentazione di Maria SS.ma al Tempio, o festa
della Candelora (Cerinola), pregata dalle giovani madri dopo
il parto come ringraziamento della vita di un bimbo. Il suo
restauro ed abbellimento fu fatto da tal Bartolomeo Balconi”.
Gli attributi all’effige sono i seguenti: Mater amabilis,
Mater Boni Consilii, Madonna di San Carlo e Madonna delle
mele.
Gli ultimi due attributi ricordano: “In data 1°
novembre 1584 San Carlo Borromeo (1538-1584), arcivescovo
di Milano (1563 -1584) passando in barca sopra il Naviglio
Grande che attraversa il paese, da moribondo mandò
un bacio di devozione alla Madonna con Bambino,mentre erano
presenti numerosi parrocchiani lungo le sponde del canale
e lo salutavano”.
Un’altra lapide, esistente presso detto altare, riferisce
come per iniziativa del parroco don Elia Galli, il Beato Card.
Alfredo Ildefonso Schuster (1880-1954), arcivescovo di Milano
(1929-1954), in occasione della visita pastorale, durante
la quale cresimò numerosi ragazzi e ragazze del paese,
elevò detta chiesa a Santuario Mariano della Bassa
(Milanese). Era il 6 marzo 1954: dopo pochi mesi moriva.
In arte il dipinto viene chiamato “Madonna delle mele”
in quanto l’angioletto, accanto all’effige, offre
un paniere di piccole mele, le “pomelle” dell’orto
accanto alla chiesa.
Le numerose “Madonne” di Bernardino Luini passano
alla storia con un nome particolare d’arte. Restauratore
fu il pittore di Cesano Boscone (MI) Gian Carlo Chiabà
nel 1983/4, unitamente a molti altri affreschi.
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CURIOSANDO
IL LUTTINO NELLE IMMAGINETTE SACRE
La festività di tutti i Santi che il calendario della
Chiesa fissa al 1° Novembre, abbinata a quella del giorno
seguente, dedicata alla commemorazione dei Defunti, è
quanto mai opportuna per ricordare la figura del Soldato morto
in guerra, combattendo per la difesa della propria Patria,
spesso cadendo da eroe.
Chi scrive si interessa da tempo alla tematica militare, tra
cui anche i luttini, per richiamare alla memoria i militari
morti in guerra, per lo più ricordati con la loro immagine
in divisa e dati anagrafici, completi di gesta, onorificenze
e quanto altro che possa procurare un perenne ed affettuoso
ricordo oltre a rappresentare un modello di vita cristiana.
Il fante ed il bersagliere, il marinaio e l’aviere,
graduati e ufficiali, tutti raffigurati da immaginette con
il tema religioso della guerra, sul campo di battaglia, tra
armi e mezzi terrestri, aerei e navali, si erge maestosa la
figura di Cristo e dell’Angelo che benedice il vittorioso
assalto del soldato e la sua eroica morte.
Non manca poi la nobile figura del cappellano militare, pronto
in ogni frangente a portare la sua parola di conforto, a soccorrere
il ferito, e proteggerlo dal pericolo e dalle tentazioni.
Nel ricordino, oltre ad invocare la particolare benedizione
divina per il defunto, si fa riferimento alla morte come passaggio
dalla vita terrena a quella celeste.
Nel luttino militare tale richiamo viene ancora più
esaltato: l’aver perduta a vita, nel fiore degli anni,
per la salvezza e la grandezza della propria Patria induce
stima, venerazione, entusiasmo e ammirazione per i posteri
procurando l’immortalità attraverso l’affettuosa
memoria dei vivi: ad un eroe si guarda sempre con doveroso
e pietoso rispetto; una giovane vita stroncata dalla violenza
della guerra, suscita senti menti di apprezzamento. E spesso
l’eroe rimane igno-to senza nome, seppellito cristianamente
con il solo segno della croce, tra sacrari e monumenti, cimiteri
ed ossari. Forse per loro non preghiamo mai abbastanza, anzi
il loro ricordo si fa sempre più fievole…
Mi piace qui riportare una preghiera-poesia di anonimo, famosa,
dedicata alla memoria di un Soldato Ignoto che si recitava
in alcune manifestazioni durante il mio servizio militare,
presso il 5° c.d.A. in Friuli.
La morte di un giovane soldato, nella sua cruda, solitaria
e commovente realtà è qui assai bene descritta,
tra rimpianti e ricordi della sua innocente e giovane età
e lontano dalla ignara famiglia.
SAVERIO VITAGLIANO
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DALLA CROAZIA… UN ALBUM DI SANTINI
La socia PATRIZIA FONTANA di Roma ci invia
le immagini di un album di immaginette proveniente dalla Croazia.
Ecco come ce lo presenta:
Si tratta di un album di formato 19 x 26 cm. circa, ha 92
pagine.
Mi sembra sia stato stampato da Maki Consilm con prima uscita
nel 1998; successivamente è stato ristampato.
Si apre con due pagine dedicate ad informazioni personali
quali Battesimo ricevuto... comunione...
Ci sono poi due pagine con due figurine più grandi
della maggioranza delle altre (cm 9x12), una dedicata alla
Madonna ed una a Cristo. Seguono 240 figurine di santi diversi.
Tutti recano una piccola storia accanto alla figura.
Si comincia con gli Arcangeli Gabriele, Raffaele e Michele,
Adamo ed Eva, i Patriarchi ebrei Abramo, Giuseppe, Beniamino,
Mosè, Aronne, Samuele, David, i Profeti Elia, Amos,
Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele, Zaccaria. Si passa poi
ai Santi Anna e Gioacchino, genitori di Maria. Seguono Giovanni
Battista, la Sacra Famiglia, i Re Magi, il Battesimo di Gesù,
Simone, Giuseppe, quindi gli Apostoli e i 3 fratelli contemporanei
di Gesù: Lazzaro, Marta e Maria.
C’è la Trasfigurazione, la Veronica, il buon
ladrone Dima, il Protomartire Stefano, l’apostolo San
Paolo, gli evangelisti Marco e Luca, Barnaba e i primi martiri
(Priscilla, Gervasio e Protasio, Clemente I papa, e tutti
gli altri santi fino ai giorni nostri.
Le figurine sono di cm 4,5 x 6, tutte disegnate a tenui colori
su fondo giallo.
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IL “BREVE” DI SANT’ANTONIO DA PADOVA
Nel n° 277 della nostra circolare informativa –
Giugno 2006 – la rubrica “L’angolo della
Preghiera” era dedicata al Santo della somma dottrina:
S.Antonio di Padova, a cura del solerte socio Giancarlo Gualtieri.
Ho notato che tra le preghiere più note, al santo intitolate,
manca il Breve di S. Antonio, simbolo del suo Potere e della
sua Saggezza.
“Il breve” è la formula di preghiera che
il Santo usava per benedire i fedeli ed allontanare da essi,
in virtù del segno della croce, ogni sorte di mali
e tentazioni.
I Frati Minori lo propagarono nel mondo e il papa francescano
Sisto V lo volle scolpito sull’obelisco di piazza San
Pietro a Roma.
La breve preghiera, peraltro indulgenziata, si trova spesso
stampata su stoffa ed in particolare su tela, in modo che
possa essere cucita all’interno di abiti e resistere
così anche all’usura ed al lavaggio.
Unitamente alla figura del Santo, riporta la seguente scritta:
“ECCE CRUCEM DOMINI. FUGITE PARTES ADVERSAE!
VICIT LEO DE TRIBU JUDA. RADIX DAVID. ALLELUIA”.
che è la terza antifona per la festa del Rinvenimento
della Croce: «Ecco la croce del Signore! Fuggite, o
nemici. Il leone della tribù di Giuda, il germoglio
di Davide, ha vinto. Alleluia».
Detta preghiera fu sempre in grande venerazione presso i fedeli,
che oltre a portarla addosso, confezionata anche a mo’
di abitino in onore al Santo, la collocano anche in casa per
ottenere la sua protezione nei pericoli spirituali e temporali.
Il breve di S. Antonio di Padova, secondo la testimonianza
di Giovanni Rigaude (sec. XIII) avrebbe avuto origine dal
seguente prodigio (dal libro di P.V. Facchinetti “Antonio
da Padova”):
A Santarem, in Portogallo viveva una povera donna spessissimo
molestata dal demonio; il marito un giorno preso dall’ira
glielo rinfacciò ingiuriandola, e la donna uscì
di casa per andare ad affogarsi in un fiume. Era il giorno
della festa del Beato Antonio, 13 Giugno, e, passando davanti
alla Chiesa, vi entrò per farvi una preghiera al Santo.
Mentre pregava, affranta per la lotta che dentro di sé
combatteva, s’addormentò e in sogno vide il Beato
Antonio che le disse:
«Alzati, figlia, tieni questo foglio e sarai libera
dalle incursioni del maligno».
Si svegliò e con grande meraviglia si trovò
tra le mani una pergamena con la scritta “Ecce Crucem
Domini; fugite partes adversae! Vicit Leo de tribu Juda, radix
David, Alleluia!”. A quella vista la donna sentì
riempirsi l’animo di speranza per la propria liberazione,
strinse al cuore il biglietto prodigioso, e, finché
lo portò, il demonio non le recò più
nessuna molestia.
I Francescani premurarono di diffondere questa devozione esortando
i fedeli a portare indosso il Breve stampato con l’Immagine
del Santo: molti prodigi si raccontano operati a motivo di
questo Breve.
Eccone un altro tra i tanti: una nave della marina francese
“L’Africana”, nell’inverno 1708 nel
mare del Nord fu sor presa dalla tempesta, e la violenza dell’uragano
era tale che il naufragio pareva certo.
Perduta ogni umana speranza di salvezza, il cappellano in
nome di tutto l’equipaggio fece ricorso al Taumaturgo
di Padova: prese un pezzetto di carta, vi scrisse le parole
del Breve e le gettò in mare gridando con fiducia:
“O grande S.Antonio esaudite le nostre preghiere”.
Il vento si calmò, il cielo si rasserenò e la
nave giunse felicemente in porto, e i naviganti si recarono
subito alla prima Chiesa a ringraziare il Santo.
SAVERIO VITAGLIANO
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FILICONIA SI, FILICONIA PERO’…
Il socio PAOLO MONCIOTTI di Torino comunica,
a me, ma indirettamente anche a tutti i soci, un aneddoto/riflessione
capitatogli in un mercatino, alla ricerca di nuovi santini:
“Mentre frugavo nei vari raccoglitori contenenti cartoline,
santini e francobolli, mi sento chiedere dal venditore: “Scusi
lei è per caso un filatelico?”.
Mi è venuta subito in mente la proposta ufficiale di
lanciare il termine ”FILICONICO”
per noi cultori/raccoglitori di immaginette sacre. Onestamente,
non mi sono ancora sentito di rispondere: “No, io sono
un filiconico”, ed ho risposto semplicemente che cercavo
santini. Prosegue Paolo, nella lettera inviatami: “Te
lo dico in amicizia, ma nel raccogliere immaginette sacre,
nell’assorbire quanto di bello, di buono, (motivo di
riflessione e preghiera…) possano trasmettermi, e nel
custodirle con il rispetto delle cose care, la mia passione
semplice non sente l’esigenza di essere racchiusa in
un termine linguistico, anche se il più onorevole.
Mi sembra di togliere quel qualcosa di sacro che racchiudono,
a differenza delle cartoline, dei francobolli e delle monete.
Sicuramente tanti nostri santini sono stati testimoni di avvenimenti
lieti e tristi, hanno ricevuto suppliche e richieste di protezione
ed hanno fatto da tramite tra noi e i Cieli”.
In aggiunta, il socio LUIGI ZANOT di Roma
mi raccontava al telefono di come fosse già pervenuto
ad un termine simile, perché organizzando mostre tematiche
insieme a filateci dove nei pannelli allestiti il francobollo
diventa complementare al santino, viene spontaneo intitolare
il risultato con un nome che nella sua etimologia riveli amore
sia per i francobolli che per le icone.
Bene! La vivacità del dibattito individua un interesse
dove appare che il Filiconico, pur viaggiando in parallelo
con filatelico e numismatico, spazia molto più in alto!
Dentro a “filiconia” c’è la parola
“ICONA” che in greco significa
immagine, ma nella nostra lingua ora rappresenta l’immagine
sacra per eccellenza, tanto che per la Chiesa cattolica conduce
ad un autentico sacramentale.
L’icona benedetta è oggetto di venerazione, perché
ci porta ai santi e alla Beata Vergine, i quali a loro volta
ci conducono a Gesù! Per la Chiesa ortodossa, l’icona
poi è ancora molto di più.
Certo, adesso dovremmo abituarci alla nuova parola: FILICONIA.
Ricordo che da piccolo ebbi difficoltà a memorizzare
filatelia, ma ora è parola ordinaria. Qualunque sia
lo sviluppo confermo che il mio è un invito, o meglio
è un’informazione. Poi vedremo se il termine
Filiconia avrà la forza di farsi spazio da sola…
ATTILIO GARDINI
N.B.-Il socio Prof. Gardini sul numero 45 di “Santini
et Similia” ripropone alle pagine 43-45 il suo neologismo
“Filiconia”.
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I “SANTI” NEL COLLEZIONISMO MINORE
ETICHETTE DI ACQUE MINERALI
Vorrei portare a conoscenza di tutti i cultori di “santini”
l’uso dell’immagine dei santi nel cosiddetto “collezionismo
minore” iniziando dalle etichette delle bottiglie di
acque minerali.
“ACQUA = VITA” è un’equazione che
ognuno conosce, la superficie del nostro pianeta è
coperta per il 71% di acqua; di questa solo il 3% è
potabile.
Nelle acque degli oceani si ritiene che circa tre miliardi
di anni fa apparvero le prime forme di vita.
Tutti gli esseri viventi sono composti soprattutto di questo
elemento di cui non possono fare a meno. L’acqua è
simbolo di purezza,e riti di purificazione erano praticati
sia dai pagani prima sia dai cristiani poi. (Il battesimo
ci libera dai peccati).
La Vergine Maria e l’acqua è un’altra interessante
tematica. In molti luoghi legati all’acqua il popolo
cristiano ha edificato cappelle e santuari,organizzandovi
processioni con relative immersioni di fedeli.
L’esempio probabilmente più noto è rappresentato
dall’apparizione della Vergine a Lourdes (Francia),
ove dalla sorgente indicata dalla Santa Vergine a Santa Bernadette
è sono sorte strutture anche per l’immersione
di devoti.
L’acqua è stata da sempre legata alla storia
dell’uomo, gli antichi Greci prima ed i Romani poi conoscevano
il valore terapeutico delle acque calde che sgorgavano dalla
terra e inventarono le terme che divennero luoghi di incontro
e di intrattenimento.
Nel corso del Medioevo la pratica termale andò scemando
e solo nel XIX secolo ritornò ad essere una prassi
comune.
L’acqua torna a sgorgare nelle città si costruiscono
nuovi acquedotti e impianti fognari. Fioriscono le città
termali e il “termalismo” da fenomeno d’elite
si estende a tutte le classi sociali.
In contemporanea nasce l’uso delle acque minerali “in
bottiglia” che destinate solo alle cure termali e a
pochi altri privilegiati sono oggi divenute “bene di
consumo” e le troviamo tutti i giorni sulle nostre tavole.
Le acque minerali vengono classificate secondo tre parametri
(temperatura, residuo fisso a 180°C, composizione chimica)
come:
• acque oligominerali
• acque solfuree
• acque salsobromoiodiche
• acque radioattive
• acque salse (cloruro-sodiche)
• acque solfate
• acque bicarbonate
• acque carboniche
• acque arsenicali ferruginose.
Migliaia sono oggi in tutto il mondo le case produttrici di
bottiglie di acqua minerale e ogni bottiglia ha, quindi, un’etichetta
che ne indica il marchio e la composi-zione chimica.
Queste etichette sono diventate per alcuni motivo di collezionismo
e per quanto mi riguarda ne ho trovate alcune “italiane”
che portano l’immagine di un “Santo” che
indica in genere il luogo di provenienza:
1. Amerino - Acquasparta (TR), Umbria – S. Francesco
d’Assisi.
2. Santa Clara - Borzonasca (GE), Liguria – S. Chiara.
3. San Daniele - Sorgente Le Peschiere Montefiorino (MO),
Emilia Romagna – S.Daniele.
4. San Donato Pianura NA Campania – S, Donato.
5. San Giacomo, Fonte Sarnano MC Marche – S. Giacomo.
6. San Giorgio, Siliqua (CA), Sardegna – S.Giorgio.
In conclusione vorrei ricordare una legge italiana del 1994
sulle disposizioni in materia di risorse idriche: "tutte
le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e rappresentano
una risorsa che va salvaguardata ed utilizzata secondo criteri
di solidarietà, anche a beneficio delle generazioni
future.
Quindi stabilisce la priorità dell'uso dell'acqua per
il consumo umano, e afferma la necessità del risparmio
e del rinnovo delle risorse per salvaguardare gli equilibri
ecologici”.
Ma l’uomo non sa fare buon uso dell’acqua: sprechi,
inquinamento e mutamenti climatici hanno fatto sì oltre
la metà della popolazione mondiale non dispone o addirittura
non ne ha un rifornimento adeguato.
Ancora oggi milioni di persone, soprattutto bambini, muoiono
di sete o di malattie legate all’ingestione di acque
non potabili.
GIANCARLO GUALTIERI
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IL SANTINO “LIBERTY”: FORMA E
CONTENUTO
Per quanto riguarda il settore religioso occorre riconoscere
che le raccolte di collezionisti pazienti e lungimiranti ci
hanno conservato un materiale di fede e di arte altrimenti
destinato alla consunzione e all’oblio. Estranee di
solito dalle catalogazioni ufficiali della Chiesa, tali testimonianze
iconografiche rivestono il ruolo di documentazione per le
devozioni individuali di un particolare periodo storico e
di ispirazione per operatori impegnati nelle arti minori che
si sono orientati nella direzione del gusto dominante.
Nelle immaginette di questo periodo risulta preminente, oltre
al tema del soggetto religioso rappresentato, l’espansione
decorativa che invade gli spazi, valorizza i margini, ama
la ripetizione della linea conoscendo perciò sviluppi
fantastici come in certe composizioni dell’arte esotica
africana od oceanica (Maori della Papua Nuova Guinea).
La linea si flette, si piega, si intreccia come se una forza
misteriosa la facesse vibrare così da apparire simultaneamente
un effetto decorativo senza scopo e senza fine in se stesso
oppure può assumere il significato profonda mente simbolico
di energia vitale e di emozioni libere latenti in noi e impazienti
di tradursi in azione.
Si tratta di una presenza che appare a tratti anche nella
nostra storia dell’Arte (gotico internazionale, manierismo,
ecc.) in chiave antinaturalistica che elimina lo spazio prospettico
per sostituirvi quello bidimensionale in cui una flora fantastica
non serve da paesaggio, ma come serbatoio di forme a scopo
ornamentale.
Movendoci in questa prospettiva, abbiamo scelto di sviluppare
un saggio sul Liberty a Crema a partire da alcune espressioni
del mondo religioso attestate in immaginette devozionali che
circolavano a cavallo tra Ottocento e Novecento nell’ambiente
ecclesiastico delle canoniche e dei seminari, dei conventi
e delle associazioni dove persone di buona formazione e di
gusti raffinati apprezzavano questi semplici documenti della
pietà e della devozione. Diverse erano le occasioni
per produrre e diffondere queste immagini ricordo, che potevano
essere ad esempio le celebrazioni dell’anno liturgico,
come la comunione pasquale, le ricorrenti festività
mariane,la celebrazione solenne del santo patrono o gli auguri
del santo Natale.
Altre circostanze erano gli eventi religiosi eccezionali come
i congressi eucaristici diocesani, i centenari del Crocifisso
del Duomo e dell’incoronazione della Madonna nei nostri
santuari, il ricordo di esercizi spirituali, i raduni di associazioni
cattoliche.
Non mancavano momenti significativi della vita religiosa individuale,
come le Prime sante messe, le professioni re-ligiose delle
suore, le cresime e le prime comunioni, nelle quali le immaginette
sacre potevano rappresentare una sorta di biglietto di partecipazione
e al tempo stesso un modo personalizzato per ricordare l’evento.
E’ entrata poi nel costume una capillare irradiazione
di tali espressioni devozionali, che venivano usate a modo
di segnalibro nel messalino e nei libri di devozione, o custodite
gelosamente nei portafogli maschili e nelle borsette femminili,
e più recentemente anche esposte sui cruscotti delle
auto a protezione dagli incidenti.
Il santino in questi casi si presenta con la quadruplice caratteristica
dell’ethos, del pathos, dell’ethnos e del logos:
nell’ethos sta il suo carattere morale, in quanto l’immagine
sacra diventa per molti il modello che ispira una pratica
virtuosa; nel pathos emerge l’abilità di toccare
i sentimenti in quanto l’immaginetta rimanda a devozioni
personali, ad affetti cari, a momenti particolari di fede
vissuta; nell’ethnos possiamo ritrovare le tracce di
tradizioni locali passate di generazione in generazione e
sentite da un popolo come patrimonio peculiare ed elemento
distintivo; nel logos, infine, si esprime la capacità
dell’icona di fornire solide ragioni alla pratica della
fede cristiana vissuta nel variare delle epo-che storiche.
Consuetudine documentata fin dal 1500, tali esemplari di arte
minore sono poi continuati nei secoli successivi con preziose
riproduzioni, tanto che nel periodo liberty troviamo immaginette
sacre su pergamena, dorate, fustellate, frastagliate, traforate
con spilli per crearne un ricamo, poi stampate su carta bianca
e colorata, liscia, satinata, trasparente, perfino su sottili
fogli di sughero, su carta stagnola o leggere lamine metalliche,
su seta o decorate a mano da pie claustrali nel silenzio dei
monasteri.
Interessanti le modalità della loro trasmissione a
scopo devozionale e con funzione di didattica religiosa per
i meno colti: i parroci le distribuivano in occasione di feste
particolari, i frati da cerca ne facevano dono alle famiglie
come buon attestato dell’ospitalità generosa,
le cancellerie dei santuari le ponevano in bella mostra inducendo
i pellegrini a riportarle a casa come immagine ricordo, ma
non mancavano venditori ambulanti e girovaghi che le vendevano
durante i mercati, le fiere, le sagre di paese o nelle periodiche
visite alle cascine.
PIERLUIGI FERRARI – MARCO LUNGHI
(Fonte: dall’estratto di un saggio da una pubblicazione
“Il Liberty a Crema” – Ed.Leva Artigrafiche
in Crema, 2005 –Autori: Don Pierluigi Ferrari e Don
Marco Lunghi, che l’AICIS ringrazia per aver permesso
la pubblicazione sul Notiziario
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I NOSTRI PROGENITORI - SANTI ADAMO ED EVA
I nostri progenitori Adamo ed Eva …erano o sono santi?
Quando ho trovato i due santini che presento rimasi stupito
e provai una grande contentezza perché aggiungevo alla
mia raccolta due pezzi, per me molto belli. I santini raffigurano
St. Adamo e S.ta Eva. Mi sono domandato, "come Santi!
" e "da quando?", dopo il disastro che hanno
combinato.
I due santini, forse litografie a colori, riportano l'immagine
in una finestra centinata, con sfondo dorato, con un ricco
bordo in pizzo meccanico, probabilmente della seconda metà
dell'ottocento e di artista anonimo, di area tedesca? (riportano
davanti al nome prima H.(eilig) e poi St.); sono ben conservati
(manca solo una piccola parte di pizzo ad Eva) e acquistati
anche a buon prezzo (a volte si deve rinunciare al pezzo per
l'esosità delle richieste).
Adamo ed Eva, sempre raffigurati in coppia, sono presenti
nella mia raccolta in due immaginette, una illustra la Creazione
di Eva con Adamo addormentato e l'altra la cacciata dal Paradiso
Terrestre.
Tutto in linea con quanto uno può immaginare leggendo
la Bibbia. Qui l'artista ha disegnato i due personaggi separatamente
e il momento fissato sarà prima o dopo la cacciate
dal Paradiso Terrestre? In prima analisi direi prima: hanno
l'aureola, simbolo di santità e titolo di santi; il
serpente ha la mela in bocca pronto a tentare, però
entrambi sono vestiti, non sono più nudi, sarà
per pudicizia dell'artista?
Eva ha l'aria mesta ed Adamo, con le braccia rivolte all'Alto,
sembra implorare perdono; almeno questa una mia prima lettura
delle immagini.
E' necessario approfondire l'argomento, i ricordi del catechismo
sono lontani e le mie lacune in merito sono grandi.
Comincio da "La Bibbia - nuovissima versione dai testi
originali" edizioni Paoline 1989.
Ricerco i versetti dove compaiono i nomi Adamo ed Eva, non
riporto i numeri perché penso siano facilmente rintracciabili.
Finalmente Dio disse: "Facciamo l'uomo a norma della
nostra immagine, come nostra somiglianza, affinché
possa dominare ...Maschio e femmina li creò ... Quindi
Dio li benedisse e ..."
Ci sono tutti i presupposti per parte...
PAOLO MONCIOTTI
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ANNIVERSARI
ACI SANT’ANTONIO (CT) Accoglie le reliquie
di
SANT’ANTONIO ABATE NEL 1650° Annniversario della
Morte
Straordinario e storico evento ad Aci Sant’Antonio,
centro pedemontano in provincia di Catania.
La sera di domenica 20 agosto, presente una gran folla di
fedeli, convenuti da tutta la Sicilia, su concessione dell’arcivescovo
di Aix-en-Provence, mons.Claude Feidit, sono giunte, provenienti
dalla Francia, dove arrivarono dall’Oriente, al tempo
delle Crociate, le spoglie mortali di sant’Antonio Abate,
il celebre eremita nato a Coma (Qemans), presso Eracleopoli,
sulla riva occidentale del Nilo, nel Medio Egitto, intorno
al 250/251, al tempo del martirio di s. Agata, e morto ultracentenario,
il 17.1.356, presso Afroditopoli (Tabenisi).
Le preziose reliquie, tanto desiderate dalle popolazioni etnee,
da secoli devote al comune ed amato patrono, sono custodite
nella bella basilica romanica, già cattedrale, di San
Trofimo di Arles, antica sede del primate delle Gallie.Trasportate
con un’urna a bordo di un mezzo dello Stato Maggiore
dell’Aeronautica Militare, in forza presso il 41°
Stormo A/S di Sigonella, dopo una suggestiva e lunga processione,
preceduta dai Cerei votivi, tra un tripudio di spari, di scampanii,
di musiche, di canti, le reliquie del patriarca del Monachesimo
sono state solennemente accolte e prese in consegna da mons.Pio
Vigo, arcivescovo-vescovo di Acireale, insieme all’arciprete
can.Vittorio Rocca, in Piazza Maggiore. […]
ANTONINO BLANDINI
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4 SETTEMBRE: FESTA DI SANTA ROSA
“RELIQUIE DA CONTATTO” DI SANTA ROSA
Il socio FILIPPO BRICCOLI ci ha inviato il
seguente articolo sulle “reliquie da contatto”
della santa viterbese.
L’immagine pubblicata a pagina 5 della Circolare Informativa
Nr. 275 dell’aprile scorso, “Reliquia da contatto”
datata 24 agosto 1898, presentata dal socio, nonché
Segretario AICIS, Saverio Vitagliano), ha suscitato in me
grande interesse in quanto anch’io possiedo due “Reliquie
da contatto” simili a quella presentata sulla circolare.
Forse ha incuriosito altri lettori e ha richiamato l’attenzione
dei collezionisti di reliquie o di immagini della Santa: curiosità
ed interesse che dovrebbero spingere ciascuno di noi, per
gusto di personale ricerca, ad esaminare e studiare bene il
materiale iconografico che possediamo, per capirne il significato,
individuarne il contenuto, indagarne la simbologia e valutarne
la rarità.
In questa fase può essere di valido aiuto l’approccio
ai contributi di collezionisti maggiormente informati e attivi
e, in casi particolari, può essere utile scorrere le
biografie dei personaggi eventualmente raffigurati onde scoprire
rilevanti ma nascosti risvolti della loro vita, reali o leggendari
che siano.
Questo piccolo preambolo per dire che il manufatto apparso
sulla circolare di aprile, come altri simili, può trovare,
ed è il nostro caso, una plausibile spiegazione iconografica
e una giustificazione cronologica alla luce della vicenda
terrena della vergine di Viterbo, ricostruibile da varie fonti,
fra cui due scarne e non sempre rigorose, una Vita I e una
più ampia Vita II.
Rosa nasce a Viterbo e trascorre la quasi totalità
della sua breve e malferma esistenza nell’anonimato
della sua umile famiglia. L’anno può essere il
1233, pensandola morta diciottenne nel 1251 ma, secondo alcuni
biografi, sarebbero possibili anche queste due date: 1234-1252.
A circa diciassette anni viene prodigiosamente guarita da
grave infermità in seguito ad apparizioni e visioni
mistiche della Vergine Maria e della Passione di Cristo, che
la inducono ad entrare nel Terz’Ordine Francescano.
Vano resterà, però, il suo ardente desiderio
di fare parte della comunità claustrale delle Damianite
(come si chiamavano le Clarisse vivente Santa Chiara, (1194-1253),
che ne respingono la domanda, a causa della sua povertà.
Nella Vita II, piuttosto celebrativa, si dice che percorreva
le vie cittadine lodando Dio, tenendo in mano una “maestà”,
(ossia una tavoletta raffigurante il Crocifisso) o una croce,
(attributi sostituiti poi da un libro in alcune sue raffigurazioni),
zelantissima nel contrastare con energia le eresie dei Patarini
e dei Catari abbastanza diffuse fra i suoi concittadini: voce
e iniziativa da interpretarsi probabilmente come una deformazione
leggendaria di più attendibili e semplici esortazioni
ad una vita di maggior rettitudine cristiana e di fedeltà
a Dio e alla Chiesa, essendo legittimamente interdette ad
una laica attività tanto peculiari, per di più
senza esplicita autorizzazione vescovile.
Questa personale e autonoma forma di “missione cittadina”
finì per disturbare le autorità locali, in particolare
il podestà Mainetto di Bovolo, governatore di Viterbo
a nome dell’imperatore Federico II (1194-1250), timoroso
di disordini e di sollevazioni.
Di conseguenza, nel rigido dicembre del 1250, tutta la famiglia
venne allontanata dalla città, esiliata a Soriano al
Cimino, fino alla morte dello scomunicato imperatore, avvenuta
poco dopo.
Morì il 6 marzo 1251/2, nella casa paterna, in odore
di santità e di miracoli e venne sepolta nel cimitero
della sua parrocchia di Santa Maria in Poggio.
Dopo varie collocazioni, il 4 settembre 1257 (o 1258) per
volontà del papa Alessandro IV (1199-1261) le sacre
spoglie incorrotte vennero traslate nel monastero delle Damianite
che dal 1309 assunse il nome di S. Rosa.
Fu qui che, a distanza di un secolo, all’interno della
cappella che custodiva il corpo della venerata giovane, un
furioso incendio distrusse metalli, gemme, documenti e perfino
le vesti funebri, lasciando scurito, ma indenne il suo corpo
virginale.
Il processo di canonizzazione risale al 1457 ma sembra non
avere avuto un seguito ufficiale. (L’attuale Martirologio
riporta la sua festa al 6 marzo come “beata”.
Ndr).
Due feste animano di fede e di folklore la città laziale.
La più popolare e vivace si svolge in settembre, anniversario
della traslazione del corpo della santa patrona: il giorno
4 (con inizio la sera del 3 e conclusione il giorno 5) l’intera
città è animata da svariate iniziati ve fra
cui famosissima la processione con una gigantesca machina
illuminata, a forma di campanile sovrastato dal simulacro
della Santa, trasportata a spalle per le vie cittadine dai
robusti e devoti “Facchini di S. Rosa”, insigniti
del titolo di “Cavalieri di Santa Rosa: una tradizione
che si fa risalire al XVI secolo, quando si affermò
ufficialmente il culto e si istituì la prima processione
a ricordo della traslazione del corpo. Il 6 marzo, invece,
si commemora il suo Dies natalis, in uno spirito più
religioso e meditativo.
Da un rapido esame delle reliquie una si configura come Misura
del piede di S. Rosa V. Viterbese, posta “sopra il Sagro
Corpo” della Santa, legata “con fettuccia di seta
Turchina […] e sigillata con cera di spagna” (cfr.
foto alla pagina precedente).
La larga stampiglia scura, affiancata da un tralcio di rosa,
ricopre un’intera superficie della misura del piede
che è in seta rosa, bordata di passamaneria e ornata
da quattro serici fiocchi turchini sfumati di bianco. Il piccolo
sigillo rosso di cera di Spagna mutilo nel bordo, presenta
la Santa a figura intera circondata da legenda. L’attestazione,
stampata su un foglio ripiegato e fermato con sigillo di cera
rossa posto fra le due pagine di carta vergellata, dalla filigrana
rotonda riproducente un’ancora a tre marre con unghie,
è firmata, con inchiostro color seppia, da Sr. M.a
Ro sa Margherita Polidori, Abbadessa, in datata 2 febbraio
1837.
L’altra reliquia è costituita da un Cuscinetto
di stoffa posto “sopra il Sacro Corpo di S. Rosa”,
“legato con fettuccia di seta color di Rosa […]
sigillata con cera di Spagna”, (purtroppo il sigillo
e la fettuccia sono andati perduti).
Il cuscinetto, di forma rettangolare, è bordato da
passamaneria dorata con un fiocco verde striato di bianco
su ogni angolo. L’attestazione è firmata, con
inchiostro color seppia, da Sr. Maria Livia Savini, abbadessa
del Ven. Monastero, in data 26 agosto 1808.
Le certificazioni dei tre manufatti evidenziano due date mensili
affini: 24 agosto (1898) e 26 agosto (1808). Questa coincidenza
fa supporre che sia stata, o sia tuttora consuetudine, presso
il monastero clarissiano, stampare immagini e confezionare
ricordi dell’ amatissima Santa in previsione delle festose
giornate settembrine.
Analogamente si può arguire che anche nel mese di febbraio
(data che troviamo nella Misura del piede) sia attiva nel
monastero una produzione commemorativa per ricordare ai devoti,
ai benefattori e a tutta la città, la morte della Santa,
avvenuta il 6 marzo.
Di grande interesse e significato sono poi le immagini degli
esemplari risalenti al 1808 e al 1837.
Essi infatti rimandano a due episodi celebrati anche dalla
iconografia classica.
Il Cuscinetto porta una calcografia ovale di linea barocca,
per contenuto e per dimensione uguale a quella impressa sull’attestazione
anch’essa stampata su foglio ripiegato e fermato da
sigillo di cera rossa posta fra le due pagine di carta vergellata,
dalla filigrana rotonda raffigurante un’ancora a tre
marre con unghie. La giovane Santa regge con la mano sinistra
il Crocifisso, l’indice della destra indirizzato ad
una fonte celeste di luce raggiante. Ai suoi piedi giace un
uomo bocconi, un probabile eretico. La scena può ricordare
la giovinetta quando, con una “maestà”
in mano, percorreva le pubbliche vie per confondere e confutare
i concittadini miscredenti.
Infine la calcografia sulla dichiarazione che accompagna la
Misura del piede datata 1837, rappresenta realisticamente
il corpo della Santa posto nel sacello aggredito dalle fiamme
alla presenza di due suore impotenti.
L’episodio è noto e documentato, come detto sopra,
e ricorda l’incendio del 1357, provocato dalla caduta
di una candela, che divorò soltanto ciò che
circondava il corpo della Santa, 105 anni dopo la sua morte.
FILIPPO BRICCOLI
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4 OTTOBRE: SULLE ORME DI SAN FRANCESCO
Assisi rappresenta il luogo più conosciuto dedicato
a S.Francesco, ma vi sono molti al-tri luoghi non meno importanti
nei quali il “Poverello di Assisi” ha vissuto
la sua intensa vita spirituale. Mi riferisco alla valle reatina,
ritenuta dagli studiosi la terza patria di S.Francesco, dopo
quella di Assisi e della Verna.
Infatti, si trovano luoghi assai cari al Serafico Padre: Fonte
Colombo, Greccio, San Fabiano, Poggio Bustone e nella vicina
provincia di Terni, lo Speco di Narni.
Fonte Colombo è il luogo ove San Francesco scrisse
la sua prima regola ed una soave leggenda narra che Francesco,
volendo attendere in quiete assoluta la redazione della stessa,
ordinò agli uccelli di tacere e da allora nessun loro
canto si ode più su questa montagna.
Fonte Colombo è detto anche il Sinai francescano, poiché
in questo luogo San Francesco compose (o ricevette da Dio)
la Regola per i suoi seguaci. Così come il Signore
dettò a Mosè il decalogo dei Comandamenti, a
San Francesco ha ispirato la regola francescana. In questo
località è presente il Sacro Speco, luogo dove
Francesco, stretto tra le rocce, si immergeva nell’intimità
con Dio, tra silenzio e preghiera, dettando la regola ai frati.
Un altro importante luogo per San Francesco fu Greccio, primo
eremo francescano detto “Betlemme Francescana”.
Un villaggio della Sabina a 705 metri sul livello del mare,
ove è presente il celebre Santuario Francescano in
mezzo ad una folta selva di lecci. La leggenda ricorda che
Francesco, che già nel 1217 abitava sulla cima del
Monte Lacerone, che sovrasta Greccio, scese più volte
ad evangelizzare gli abitanti del castello.
È in questo luogo che San Francesco realizza, con l’aiuto
della popolazione, il primo presepe vivente con l’intento
di ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme, per
vedere con i propri occhi dove nacque Gesù, il Re povero.
Attualmente è presente una grotta ove si conserva un
affresco di scuola giottesca del XIII secolo che rappresenta
il Natale di Betlemme e quello di Greccio.
Percorrendo uno stretto corridoio si arriva ai luoghi abitati
dal Santo e dai primi Frati: il dormitorio, il refettorio
e la roccia su cui dormiva San Francesco.
Lo Speco di Narni, eremo fondato con ogni probabilità
dallo stesso San Francesco nel 1213, è invece il Santuario
dove il poverello dimorò per qualche tempo.
Qui avvenne il miracolo dell’acqua cambiata in vino,
mentre il Santo soffriva di una gravissima infermità.
Le origini del romitorio risalgono all’anno mille, dipendeva
dai monaci Benedettini e comprendeva le varie grotte sotto
la scogliera e l’oratorio di San Silvestro con l’attigua
cisterna.
L’attuale chiostro, lo Speco, una costruzione del quattrocento,
all’epoca di San Bernardino da Siena, apostolo dell’osservanza,
fu considerato come suo luogo naturale e ne fece un insigne
centro dell’umiltà e della povertà francescana.
Vi è poi lo Speco del Santo che consiste in una grotta
che ha dato il nome al Santuario.
Un altro luogo francescano è il Santuario di San Fabiano,
oggi denominato S.ta Maria de la Foresta, posto a ridosso
della vallata ed è circondato da boschi di castagni.
Nel percorso per giungere al Santuario s’incontrano
le mura e le stazioni della Via Crucis di scuola napoletana
del XVIII secolo provenienti dal Convento di San Bonaventura
in Frascati e benedette da S.Leonardo da Porto Maurizio, ideatore
della Via Crucis. La “Foresta” è detta
anche “Tabor Francescano”, poiché qui ebbero
tregua le atroci sofferenze di S.Francesco, luogo nel quale
con ogni probabilità ebbe l’ispirazione del Cantico
delle Creature.
In questo luogo, ove il Santo si rifugiò, ospite del
Parroco, per riposare e stare tranquillo per la sua cecità
incombente, accorse numerosa gente spinta dalla devozione
e dalla gioia ed anche da semplice curiosità. Tutto
ciò creò un gran via vai di gente che transitando
nella vigna del Parroco la saccheggiò e la devastò
con grande preoccupazione del sacerdote che vedeva ridursi
di parecchio il raccolto.
Allora Francesco, che comprese appieno il danno e l’amarezza
del prete, si rivolse a lui chiedendo quanta uva produceva
il vigneto ed ottenuta la risposta, chiese al prete di San
Fabiano di non disperare, ma confidare nella grazia di Dio,
perché il prossimo anno avrebbe raccolto molto di più.
E così fu.
Secondo lo storiografo Paul Sabatier, San Francesco avrebbe
peregrinato e visitato nella valle reatina tutti gli eremi
della Sabina e, tra questi, quello di Poggio Bustone, altra
località la cui bellezza della natura ed il silenzio
dei monti circostanti offrirono al Poverello un momento di
estrema tranquillità.
Il Santo ormai cieco si riconcilia con gli uomini e con la
natura e nell’intimità più vera e profonda
con Dio.
Il Padre Celeste gli rimette i peccati e gli concede il perdono,
confermandogli la bontà dell’opera iniziata,
l’amore, la cura e la protezione dei suoi frati.
Gioioso e felice per il perdono ottenuto, S.Francesco nella
fiduciosa certezza di un futuro benedetto dall’Onnipotente,
invia i suoi frati, ormai numerosi, a predicare nel mondo
il Vangelo, la grandezza dell’amore del Signore e di
tutte le sue creature.
VITTORIO POLITO
(Articolo inviatoci dall’autore e pubblicato da BariSera
il 3 ottobre 2006, pag. 16)
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25 Ottobre.-5 Novembre 2006 - LE SPOGLIE
DI S.MARIA GORETTI IN SARDEGNA
Le spoglie di santa Maria Goretti hanno iniziato il 25 ottobre
scorso un pellegrinaggio in Sardegna dove la santa è
particolarmente venerata. L’urna, ha lasciato alle ore
15 del di mercoledì 25 il Santuario Nostra Signora
delle Grazie e S.ta Maria Goretti di Nettuno.
Alle 18, nella cattedrale di Civitavecchia, la solenne concelebrazione
è stata presieduta dal vescovo Girolamo Grillo.
Dal 26 al 30 ottobre il corpo della santa sarà accolto
nella nuova parrocchia a lei dedicata ad Alghero. Dal 30 ottobre
al 4 novembre invece il pellegrinaggio proseguirà a
Sant'Antioco.
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15 DICEMBRE E 5 GENNAIO: DOPPIA FESTA A “MONTE
CALVARIO
SANTA VIRGINIA CENTURIONE BRACELLI (1587-1651): festa 15 dicembre
BEATA MARIA MADDALENA REPETTO (1807-1890): festa 5 gennaio
L’ex convento francescano di Monte Calvario, sulle alture
di Genova, sopra l’attuale stazione ferroviaria “Principe”,
è il ‘Rifugio’ dove il 13 aprile1631 Virginia
Centurione Bracelli (Genova, 2 aprile 1587- 15 dicembre 1651)
condusse le ragazze sole e disperate che aveva in precedenza
raccolto nel suo palazzo di Via Lomellini offrendo loro una
casa, formazione spirituale, preparazione al lavoro e soprattutto
affetto.
Era quella una delle tante iniziative con cui la nobildonna
genovese cercò di intervenire nella critica situazione
della Serenissima Repubblica, dilaniata dalle fazioni, coinvolta
nelle crisi politiche ed economiche delle po-tenze europee,
una città e un territorio dove le ricchezze e il lusso
di poche potenti famiglie si sovrapponevano all’ignoranza
e alla miseria materiale e morale della maggior parte della
popolazione, incluso il clero.
Nella cerimonia della beatificazione (Genova, 22 settembre
1985) Giovanni Paolo II disse tra l’altro: “La
passione della carità la condusse pur in mezzo a una
società nobile, ricca, gelosa dei propri privilegi,
ad imitare il Cristo, il quale ‘da ricco che era si
è fatto povero per noi’.
La meditazione sul mistero sul mistero del Calvario le permise
di comprendere in modo concreto e fattivo il messaggio della
sapienza del libro di Tobia: ‘Buona cosa è la
preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia....meglio
praticare l’elemosina che mettere da parte l’oro’.
Fattasi, dunque, povera per amore di Cristo, vivente nei suoi
poveri, Virginia dette vita ad un tipo di carità che
non si riduceva al semplice soccorso, ma programmava un impegno
di vera promozione umana... Anticipò così, genialmente,
il senso moderno dell’assistenza, insegnando a mettere
a frutto i doni della carità e aiutando, con delicata
pedagogia, l’indigente ad uscire dalla triste mentalità
indotta dalla miseria e a divenire responsabile di se stesso.”
Nella sua opera caritativa Virginia impegnò se stessa,
le sue ricchezze e il prestigio del suo nome: suo padre, Giorgio,
fu comandante delle galee genovesi a Lepanto (1571),doge dal
1621 al 1623, membro del Collegio dei Governatori della Repubblica,
Governatore della Corsica; sua madre, Lelia, era una Spinola
del ramo di Luccoli; a 15 anni aveva spo-sato Gaspare Bracelli,
ventenne, ricchissimo e dissipato, impa-rentato con i Grimaldi,
morto di tisi nel 1607.
La prima iniziativa della Centurione fu a favore delle Chiese,
che il Concilio dei Vescovi Liguri del 1574 descrisse “in
grave stato di abbandono e in esse gli arredi e i paramenti
sacri talmente laceri che non si possono mirare senza ribrezzo”:
Virginia invitò le nobildonne genovesi a offrire vesti,
tessuti e denaro per i restauri. Contribui all’opera
delle scuole popolari istituite dal marchese Gerolamo Serra
assegnando alle madri due soldi al giorno per ogni figlio
che le frequentava in modo che non li mandassero a mendicare.
Affiancò alle istituzioni pubbliche, Ufficio dei Poveri
e Dame di Misericordia, la Congregazione delle Cento Dame
(1626), che andavano nei diversi quartieri a rendersi conto
di persona delle necessità e a provvedervi, persuadere
i genitori a mandare i figli a scuola, procurare alle madri
un lavoro a domicilio.
Dopo la disgraziata guerra franco-spagnola del 1625 aprì
ai profughi il palazzo Centurione e sul suo esempio si aprirono
i palazzi Grimaldi, quelli delle sue figlie (due, ormai sposate)e
dei suoi validi collaboratori Francesco e Giovanna Lomellini.
La sera della Domenica delle Palme, mentre pregava, sentì
qualcuno che piangeva e si lamentava sulla porta del palazzo;
era una ragazza lacera e affamata che accolse in casa come
una figlia. La prima di una serie tanto lunga che Virginia
dovette ben presto traslocare nel più vasto ambiente
di Monte Calvario e poi suddividerle in altre case, a San
Bartolomeo, a Villa Sauli e in un grande edificio presso il
Bisagno donato da Emanuele Brignole. Nacque così l’Opera
di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvari, alla quale
la fondatrice volle assicurare l’ufficialità
e il coinvolgimento diretto del Governo genovese, ottenendo
la nomina di tre Protettori che ne assicurassero la continuità
e assumessero anche un impegno economico.
Alle ospiti chiedeva di uniformarsi a una regola di vita severa,
ma semplice, di coltivare la propria vita spirituale e di
lavorare per mantenersi; non volle i voti religiosi perché
potessero andare negli ospedali. L’autonomia economica
fu la cosa più difficile da raggiungere, per il continuo
aumento delle ospiti, e Virginia si fece ‘mendicante’
per loro; interveniva anche spesso la Provvidenza per mezzo
di benefattori noti e sconosciuti.
Il Governo, riconoscendo la validità della sua opera,
le chiese nel 1631 di entrare nel novero delle otto Dame di
Misericordia, poi le affidò la riforma del Lazzaretto
fondato da Ettore Vernazza per le malattie infettive e contagiose,
e nel 1645 invitò le sue ‘figlie’ all’ospedale
Pammatone per l’assistenza ai malati più gravi
e la cura della cucina e della farmacia.
Virginia Centurione fu un valido appoggio alla Chiesa genovese
nei suoi contrasti con i Dogi e il patriziato. Si prodigò
per l’istituzione delle Quarantore in tutte le Chiese,
e delle ‘Missioni Popolari’, affidate nel 1625
alla Congregazione di San Vincenzo de Paoli.
Contribuì alla proclamazione della Vergine Maria a
Regina di Genova (25 marzo 1637) in ringraziamento per la
protezione sperimentata dalla città in molte occasioni,
particolarmente nella menzionata guerra del 1625.
Virginia Centurione Bracelli fu proclamata santa a Roma il
18 maggio 2003.
Dalla sua Opera si svilupparono due famiglie religiose rette
da Costituzioni conformi. Nel 1827 papa Leone XII (Annibale
Sermattei della Genga, 1823-1829) chiamò a Roma le
Figlie di Virginia perché curassero la Pia Casa (Ospizio)
di Santa Maria degli Angeli alle Terme di Diocleziano.
Questo gruppo prese il nome di Figlie di Nostra Signora al
Monte Calvario, e divenne istituto religioso di diritto pontificio
nel 1933.
Le Figlie di N.S. del Rifugio in Monte Calvario, rimasto a
Genova, divennero religiose a tutti gli effetti nel 1953:
dal vecchio palazzo donato da Emanuele Brignole vengono affettivamente
dette ‘le brignoline’.
Nel 1829 entrò al “Rifugio” di Genova
MARIA MADDALENA PELLEGRINA REPETTO (Voltaggio
(AL), 31. X.1807-Genova, 5.1.1890), figlia del notaio Giambattista
e di Teresa Gazzale. Prima nel convento di Brignole, poi –
dopo l’abbattimento di questo per la costruzione della
stazione ferroviaria Brignole – in quello di Marassi,
svolse per molti anni la mansione di portinaia, uscendone
solo nel 1835 e 1854 per assistere i malati nei lazzaretti.
Con affabilità e semplicità la ‘monaca
santa offriva a tutti quelli che venivano al Convento –
come il suo con temporaneo Fra’ Francesco M. Da Camporosso
– “pane, consiglio e conforto” secondo le
necessità, e li esortava a ricorre re con fiducia a
San Giuseppe.
Giovanni Paolo II la proclamò beata a Roma il 4 ottobre
1981.
EMILIA BAGNASCO ANGIOLINO
Fonti: Bibliotheca Sanctorum, Istituto Giovanni XXIII nel
la Pontificia Università Lateranense; M.Luigia Valenti
Ronco, ‘Virginia Centurione Bracelli, la figlia del
Doge fattasi mendicante d’amore”, Ediz.Confr.S.Giovanni
Battista de’ Genovesi, Roma, s.d.; Dizionario degli
istituti di perfezione, Ediz.Paoline 1974/2003.
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NOTIZIE DAL VATICANO E DAL MONDO
INAUGURAZIONE MOSTRA 145 ANNI DELL'OSSERVATORE
ROMANO
CITTA' DEL VATICANO, 24 OTT. 2006. Questa
mattina il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato,
ha pronunciato a Palazzo Valentini a Roma, un breve discorso
in occasione della cerimonia di inaugurazione della Mostra
"L'Osservatore Romano: da Roma al mondo 145 anni di storia
attraverso le pagine del giornale del Papa".
"Creato per difendere la Religione Cattolica e il Pontefice
Romano, il quotidiano" - ha ricordato il Cardinale Bertone
- "divenne poi l'organo ufficioso della Sede Apostolica,
che, compresone il valore, lo rese strumento per la diffusione
degli insegnamenti del Successore di Pietro e per l'informazione
circa gli avvenimenti della Chiesa".
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NYERERE, 1° PRESIDENTE DI TANZANIA, VERSO GLI ALTARI?
Mwalimu Julius Nyerere, primo Presidente di Tanzania, considerato
uno dei "genitori" della patria dell'Africa, potrebbe
arrivare agli altari se la sua causa di beatificazione continua
ad avanzare.
Come ha informato l'agenzia Catholic Information Service for
Africa, CISA, è finita già la fase diocesana
del suo processo di beatificazione. Nyerere è stato
presidente dell'Unione Nazionale Africana di Tanganika (TANU)
e, dopo l'indipendenza, è stato il primo presidente
della Tanzania, repubblica nata dell'unione tra Tanganika
e Zanzíbar nel 1964. […]
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NEL 2007 BEATIFICAZIONE DI 188 MARTIRI GIAPPONESI
A NAGASAKI
Tokyo 28.7.2006-(Agenzia Fides) - Con grande
gioia della Chiesa locale, sarà celebrata a Nagasaki
nel 2007 la Beatificazione di 188 martiri giapponesi. Lo ha
deciso di recente la Conferenza Episcopale del Giappone che
ha anche nominato la Commissione preparatoria per l’evento,
di grande importanza per la comunità cattolica nel
paese del Sol levante.
La beatificazione di Pietro Kassui Kibe e di altri 187 martiri
giapponesi del XVII secolo sarà una grande opportunità
di testimonianza per la Chiesa giapponese. […]
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GREGORIO MAGNO: ESEMPIO PUBBLICI AMMINISTRATORI
CITTA' DEL VATICANO, 3 SET. 2006 (VIS).
Il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato le riflessioni che
hanno preceduto la recita dell'Angelus di oggi a San Gregorio
Magno, Papa e Dottore della Chiesa (540 ca - 604).
"La sua figura singolare è un esempio da additare
sia ai Pastori della Chiesa che ai pubblici amministratori.
Fu dapprima Prefetto e poi Vescovo di Roma. Come funzionario
imperiale si distinse per capacità amministrativa ed
integrità morale”.
Alla morte del padre, nel 574, abbracciò la vita monastica
e da allora la Regola benedettina divenne "struttura
portante della sua esistenza.
Anche quando fu inviato dal Papa come suo rappresentante presso
l'Imperatore d'Oriente, mantenne uno stile di vita monastico,
semplice e povero".
Stretto collaboratore di Papa Pelagio II, quando questi morì
vittima di una epidemia di peste, Gregorio "fu acclamato
da tutto come suo successore" e "Con profetica lungimiranza,
(...) intuì che una nuova civiltà stava nascendo
dall'incontro tra l'eredità romana e i popoli cosiddetti
'barbari', grazie alla forza di coesione e di elevazione morale
del Cristianesimo. Il monachesimo si rivelava una ricchezza
non solo per la Chiesa, ma per l'intera società".
A Gregorio si deve anche la riforma del canto liturgico che
dal suo nome fu detto "gregoriano", ma la sua opera
più celebre - ha ricordato Benedetto XVI - fu senz'altro
"la Regola pastorale, che ha avuto per il clero la stessa
importanza che ebbe la Regola di San Benedetto per i monaci
del Medioevo. La vita del pastore d'anime deve essere una
sintesi equilibrata di contemplazione e di azione, animata
dall'amore che 'tocca vette altissime quando si piega misericordioso
sui mali profondi degli altri.
La capacità di piegarsi sulla miseria altrui è
la misura della forza di slancio verso l'alto. A questo insegnamento,
sempre attuale, si sono ispirati i Padri del Concilio Vaticano
II per delineare l'immagine del Pastore di questi nostri tempi".
Il Papa ha concluso le sue riflessioni pregando la Vergine
Maria "perché l'insegnamento di San Gregorio Magno
sia seguito dai Pastori della Chiesa e anche dai responsabili
delle istituzioni civili".
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ANGOSTURA PREGA PER LA CANONIZZAZIONE DEL
B. MARIANITO
Medellin, 06 Sep. 06 (ACI). - Gli abitanti di Angostura,
un piccolo paese al nord del dipartimento colombiano di Antiochia,
pregano con la speranza di un miracolo che permetta la canonizzazione
del proprio ex parroco, il Beato Marianito.
Il beato Mariano di Jesús Eusse, conosciuto come il
Padre Marianito, è stato beatificato il 9 aprile 2000
da Giovanni Paolo II. […]
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NEGATI GLI ULTIMI SACRAMENTI AI TRE CONDANNATI
A MORTE IN INDONESIA
INDONESIA – 21 settembre 2006 - di Benteng Reges (Palu
(AsiaNews) –
Le autorità indonesiane hanno negato ai tre cattolici
condannati a morte a Palu il loro diritto a partecipare ad
un’ultima messa, prima di presentarsi stanotte davanti
al plotone che li fucilerà.
Nelle ultime dichiarazioni pubbliche Fabianus Tibo, Marinus
Riwu e Dominggus da Silva, si dicono pronti a morire, ribadiscono
la loro innocenza, vittime di un complotto politico.
P. Tumbelaka non si è scoraggiato e nel tardo pomeriggio
ha celebrato messa fuori dalla prigione Petobo, dove sono
giunti i familiari dei tre cattolici. […]
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BENEDETTO XVI BENEDICE LA STATUA DI S. GENOVEVA
TORRE MORALES
Prima dell'Udienza Generale celebrata il 4 ottobre u.s. nella
Piazza di San Pietro, il Papa Benedetto XVI ha benedetto la
statua in marmo di Santa Genoveva Torre Morales, fondatrice
della Congregazione delle Religiose del Sacro Cuore di Gesù
e dei Santi Angeli.
Nata ad Almenara (Castellón) nel 1870. Fin da giovane
si prese cura di donne sole e bisognose a Valencia, dove fondò
nel 1911 la prima Casa, creando la Società Angelica.
Morì nel 1956, e venne beatificata nel 1995. Gli spagnoli
la chiamavano "Angelo della solitudine".
La statua della santa, canonizzata da Giovanna Paolo II il
4.V.2003 a Madrid, è stato posizionata in una nicchia
nel la parte posteriore esterna della Basilica vaticana.
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DECEDUTO IL 18.X.2006 IL CARD.MARIO FRANCESCO
POMPEDDA
Nella notte tra il17 e il 18 ottobre 2006 è morto a
Roma il Card. Pompedda. «Tutta la vita egli ha speso
al servizio della Santa Sede»: così lo ha ricordato
Benedetto XVI durante i funerali che il Papa ha celebrato
il 20 pomeriggio nella Basilica di San Pietro.
Nato a Ozieri, in Sardegna, il 18 aprile 1929, ordinato sacerdote
il 23 dicembre 1951, il porporato era prefetto emerito del
Supremo tribunale della Segnatura apostolica, incarico ricoperto
dal 1999 al 2004...
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ICONA VIETNAMITA NEL SANTUARIO DI WASHINGTON
Una nuova cappella con l'immagine di Nostra Signora di La
Vang, il titolo con cui la Madonna è venerata in Vietnam,
è stata inaugurata nello scorso ottobre al Santuario
nazionale dell'Immacolata Concezione a Washington.
La cappella è un dono della comunità cattolica
di origine vietnamita, presenza sempre più significativa
all'interno della Chiesa degli Stati Uniti.
Il rito della dedicazione è stato scandito dai colori
e dai suoni tipici delle liturgie cattoliche dell'Estremo
Oriente.
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CERIMONIE DI CANONIZZAZIONE
DOMENICA 15 OTTOBRE 2006 - CERIMONIA DI CANONIZZAZIONE PRESIEDUTA
IN PIAZZA SAN PIETRO DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
La Chiesa ora ha quattro nuovi Santi, quattro luminosi testimoni
del Vangelo che hanno dedicato la propria vita al servizio
dei più deboli. Si tratta di:
1-RAFAEL GUIZAR VALENCIA (1878-1938)
vescovo di Veracruz, grande evangelizzatore del Messico, nel
se colo scorso. Un apostolato, il suo, svolto in anni difficili,
durante il periodo della persecuzione religiosa. Il suo ministero
episcopale fu caratterizzato dall’impegno in favore
di feconde missioni
2-FILIPPO SMALDONE (1848-1923)
Vicina agli ultimi, in particolare agli ammalati, fu la vita
di don Fi-lippo Smaldone, sacerdote napoletano, fondatore
dell’Istituto delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori
e noto anche come “apostolo dei sordomuti”. Operò
durante gli anni in cui nasceva la nazione italiana, non mancava
mai di portare una parola di conforto agli ammalati negli
ospedali.
3-ROSA VENERINI (1656-1728)
Rosa Venerini, fondatrice della Congregazione delle Maestre
Pie diede impulso all’educazione degli indigenti.
A lei si deve, nel 1685, l’apertura della prima scuola
gratuita per bambine a Viterbo. Papa Clemente XI fu un grande
estimatore del le sue opere caritative. Oggi le Maestre Pie,
fondate dalla futura santa, sono diffuse in tutto il mondo.
4-TEODORA GUERIN (1798-1856)
Straordinaria anche la figura di Teodora Guérin, fondatrice
della Con-gregazione delle Suore della Provvidenza di Santa
Maria “ad Nemus”.
Già da bambina amava pregare e a soli 10 anni confidò
al parroco la propria vocazione a consacrare la propria vita
a Dio.
Con la Congregazione da lei fondata si fece promotrice di
iniziative di assistenza ai poveri. La sua missione fu particolarmente
fruttuosa negli Stati Uniti. Quest’anno ricorre il 150°
ann.rio della sua morte.
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CIRCOLARI PRECEDENTI
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