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CHE COSA E’
L’A.I.C.I.S.?
L’AICIS è l’Associazione,
apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati
cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano
di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico,
culturale, artistico, religioso
PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?
Perché l’unione fa la
forza. Per essere informati, attraverso la Circolare
mensile, di quanto interessa il settore e poter effettuare
lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare
alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre
di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per
avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per
avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi
Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli
su santi e santuari. |
COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.
Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619)
e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo
da versare sul conto corrente postale nr. 39389069
dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per
la sola iscrizione all’Associazione, mentre
la quota annuale 2005 è di euro 25,00 per
le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni
e gli Enti.
L’anno sociale decorre dal 1° gennaio
al 31 dicembre
DIRITTI DEI SOCI:
- ricevere le Circolari Informative, con immaginette
omaggio;
- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;
- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;
- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;
- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta
di immaginette nelle Circolari Informative.
Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne,
in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile
adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì
del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che
di volta in volta verranno rese note.
Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice
Presidente
Tel.06-7049.1619 e-mail: aicis_rm@yahoo.it
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AICIS - VITA ASSOCIATIVA
INCARICHI NEL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO
Il 5 giugno u.s. si è riunito il nuovo Consiglio
direttivo per la votazione del Presidente e degli altri
incarichi previsti dallo Statuto.
E’ stato eletto Presidente il Dr. Gian Lodovico Masetti
Zannini, Vice Presidente Renzo Manfè, Segretario
Saverio Vitagliano, Tesoriere Gianni Zucco, mentre il dr.
Antonio Mennonna in qualità di semplice consigliere,
riceverà compiti dal Consiglio volta per volta.
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14 GIUGNO: SCOMPARSA DEL SEGRETARIO SAVERIO
VITAGLIANO
Nel pomeriggio del 14 giugno u.s., un cognato del geom.
Saverio Vitagliano, ha telefonato per comunicare la triste
notizia del decesso del proprio congiunto e nostro segretario.
In segreteria si è rimasti senza parole all’annuncio
della luttuosa, improvvisa notizia. Invitiamo gli associati
a pregare per l’anima del caro Saverio, che con entusiasmo
aveva, qualche giorno prima, accettato il rinnovo del mandato
di “Segretario” per i prossimi cinque anni.
L’AICIS ha ordinato una santa Messa per Saverio per
il 13 settembre p.v. alle ore 18,30 nella Basilica di S.Antonio
in Via Merulana, 124. Invitiamo soprattutto i soci di Roma
ad essere presenti numerosi.
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GIANCARLO GUALTIERI, PRIMO DEI NON ELETTI,
ENTRA A FAR PARTE DEL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO
Il socio Giancarlo Gualtieri, che nelle recenti elezioni
era stato eletto alla carica di Revisore, il 12 maggio u.s.
aveva presentato le dimissioni per problemi personali. Con
la morte del segretario Vitagliano è rimasto vacante
un posto di consigliere da occuparsi dal primo dei non eletti.
Poiché il primo dei non eletti è proprio Gualtieri,
il Presidente Dr. G.L.Masetti Zannini, con apposita lettera,
ha invitato Gualtieri ad entrare a far parte del Consiglio
Direttivo.
Gualtieri ha accettato l’invito e, pertanto, il 3
luglio parteciperà al Consiglio Direttivo a P.za
Campitelli, Roma.
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INIZIATIVE DEL 25° AICIS: BOTTONE DA
GIACCA CON LOGO AICIS VERRA’ DISTRIBUITO NEL GENNAIO
2008
Nel 2008 celebreremo il 25° di fondazione dell’AICIS.
Il Consiglio Direttivo, in data 5 giugno u.s., ha stabilito
di distribuire il distintivo, o bottone da giacca, con il
logo AICIS nel Gennaio-febbraio p.v., anziché con
il presente Notiziario.
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VARIAZIONI DI RECAPITO POSTALE O TELEFONICO
Invitiamo gli associati a comunicare in Segreteria, con
sollecita cortese urgenza, le variazioni di indirizzo o
di numero telefonico (ed anche di e-mail), quando per motivi
vari ciò avviene.
Tali rettifiche sono importanti soprattutto al fine di evitare
disguidi con la corrispondenza o con il recapito del Notiziario
sociale, ma anche perché, per legge, i dati i nostro
possesso debbono restare costantemente aggiornati.
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DISTRIBUZIONE DEL “LIBRO DEI SOCI
2007”
Trasmettiamo il Libro dei Soci 2007 con l’aggiornamento
dei nuovi soci 2007 e la depennazione di quelli defunti,
oltre a quelli che non hanno rinnovato la quota nel corrente
anno.
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CONTATTI TRA SOCI PER GLI SCAMBI
Invitiamo gli associati che desiderino effettuare degli
scambi a contattare preventivamente per telefono o per e-mail
(se tali contatti sono presenti nel Libro Soci) la persona
con cui si desidera iniziare un rapporto di scambio di immaginette.
Ciò elimina fraintendimenti eventuali. Infatti, oltre
i soci che hanno decine di contatti ma non possono allargare
tale quantità, ci sono coloro che per motivi di lavoro,
di assistenza ad anziani o problemi di salute personale,
ecc sono impossibilitati ad iniziare nuovi contatti e talvolta
a continuare i pochi già in essere.
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UGO AMICI, EX PROBOVIRO AICIS, NON STA
BENE
Il socio Ugo Amici, da anni sempre presente alle riunioni
sociali in sede a Roma, da qualche mese è assente
per motivi di salute.
Egli ha telefonato in Segreteria per scusarsi con tutti
colori con cui è in contatto epistolare in quanto
non è attualmente in grado di continuare quel rapporto
di invio e talvolta scambio di immaginette. Amici ha ricoperto
per moltissimi anni la carica di Proboviro, fino alle ultime
elezioni. Il Consiglio Direttivo coglie l’occasione
a nome proprio e dei soci per fargli moltissimi auguri per
la sua salute e ringraziarlo sentitamente per la sua partecipazione
all’attività dell’Associazione.
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16 LUGLIO: S.MESSA PER DEFUNTO DON DOMENICO
LENTINI
Il 16 luglio 2007, alle ore 18,30, nella Basilica di S.
Antonio in Via Merulana 124, verrà celebrata una
s. Messa di suffragio per il socio sacerdote Domenico Lentini.
Don Domenico, parroco di S.Francesco d’Assisi in Crispiano
e Assistente spirituale dell’Unitalsi, si era addormentato
nel Signore il 16.7.2006 dopo un periodo di sofferenze vissute
nella fede ed offerte con amore per la Chiesa.
Preghiamo per lui perché possa celebrare in eterno
le nozze dell’Agnello.
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MOSTRE DI IMMAGINETTE
THIENE (VI), 19-27 MAGGIO 2007 – Mostra “I SANTINI
RELIGIOSI”
Il socio ROBERTO DE SANTIS di Alessandria
ci ha segnalato una mostra di immaginette sacre a Tiene
(VI) con il tema “Santini religiosi” di cui
al sito: http://www.vicenza.com/
La parrocchia di S.Vincenzo si è fatta promotrice,
con la collaborazione dell’assessorato alla cultura,
dell’Ascom mandamento di Thiene, della Pro Thiene
e del consorzio di pro loco Medio Astico, di un singolare
evento culturale-religioso: una esposizione di immagini
sacre, i cari vecchi “santini” che tante persone
tengono gelosamente nel portafoglio, sotto il cuscino, oppure
sul comodino accanto al letto e che, per la prima volta
a Thiene, sono stati riuniti per realizzare una mostra particolare
inaugurata al patronato “Ferrarin” della parrocchia
di S.Vincenzo il 19 maggio alle 17.
E’ stata visitabile fino a domenica 27 maggio.
L’evento è stato pensato dal parroco di San
Vincenzo don Piergiorgio Sandonà, curato da Antonio
Valle e organizzato da Elsa Maria Marsilio e Graziella Lucchin
e l’AICIS lo ha riportato sul sito www.cartantica.it
La collezione esposta era di 1500 immaginette sacre della
collezione personale di MARIA e GERMANO ZUCCOLLO.
I santini sono piccole immagini - un tempo molto venerate,
ora quasi dimenticate - dal grande significato, sono piccole
“icone” di fede, dedicate alla Madre Celeste,
a Gesù Cristo, ai Santi, ai Beati e ai Venerabili,
con preghiere, aneddoti, ecc.,. Grande spazio nella mostra
sarà dedicato alla devozione mariana. Un santino
è stato creato proprio per l’occasione.
Si tratta dell’immagine di San Vincenzo diacono martire
di Saragozza, tratta da un quadro del Maganza “Madonna
in trono tra San Vincenzo e San Anastasio” che si
trova nella vecchia chiesetta di San Vincenzo”.
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ROSETO DEGLI ABRUZZI (TE), 30 giugno-29 luglio 2007
XVII Mostra sociale A.I.C.I.S. per il “90° ANNIVERSARIO
DELLE APPARIZIONI DI FATIMA e il 500° ANNIVERSARIO DELLA
MORTE DI SAN FRANCESCO DI PAOLA ”
L’AICIS, in collaborazione con il
Circolo Filatelico Numismatico Rosetano che ha curato l’allestimento
e con l’Amministrazione Comunale di Roseto –
Assessorato alla Cultura, che ha messo cortesemente a disposizione
i locali, ha montato nella Villa Comunale di Roseto degli
Abruzzi, detta anche “Lido delle Rose”, una
mostra a doppia tematica: “90° ann.rio delle Apparizioni
di Fatima” e “500° ann.rio della morte di
San Francesco di Paola”.
L’inaugurazione è avvenuta sabato 30 giugno
e la mostra è visitabile fino al 29 luglio –
ore 10-12 e 17-20.
La manifestazione rosetana è giunta ormai alla XVII
edizione. Un ringraziamento sentitissimo l’AICIS lo
porge sia al Dr. MARIO GIUNCO, nostro socio,
che cura ogni anno la manifestazione per l’Assessorato
alla Cultura del Comune, sia a EMIDIO D’ILARIO
efficiente Presidente del Circolo Filatelico Numismatico
Rosetano, che al termine dell’annuale manifestazione
filatelica nazionale “Abruzzophil” mette a disposizione
i supporti per la nostra esposizione sociale annuale.
Una tradizione iniziata nel 1991, che sta continuando con
sempre grande successo di pubblico nella bella città
del teramano, meta turistica di tanti italiani provenienti
dalle diverse regioni, che nelle esposizioni delle immaginette
sacre trovano lo spunto per arricchire culturalmente la
propria vacanza ed il proprio relax.
Hanno partecipato alla mostra sociale edizione 2007, per
il tema: “90° ann.rio delle apparizioni di Fatima”
i soci: ROBERTO DE SANTIS di Alessandria,
RENZO MANFE’ di Roma, SAVERIO
VITAGLIANO di Roma, FABRIZIO CAZZATO di Tutino
di Tricase, EMANUELE MACCHIAVERNA di Roma, GIAN LODOVICO
MASETTI di Roma; per il tema: “500° ann.rio dellla
morte di San Francesco di Paola” hanno trasmesso materiale
i soci: GIANCARLO GUALTIERI, R.MANFE’
, SILVIA LANCELLOTTI e ROSA MARIA
PANISI, ENRICO BELLI, tutti di
Roma, FABRIZIO CAZZATO di Tutino di Tricase,
AGOSTINO CERINI di Cava dei Selci, ALESSANDRO
MARTINI di Firenze.
L’esposizione ha trovato idonea collocazione in due
stanze, ciascuna su un tema specifico.
RENZO MANFE'
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CAPRINO VERONESE (VR), 22-25 giugno 2007
Mostra: “SANTI E SANTE NELLE IMMAGINETTE SACRE"
Il socio GIOVANNI ZENI di Caprino Veronese
in collaborazione con Don PAOLO MILLI,
Vicario parrocchiale di Caprino Veronese e Lubiara, ha organizzato
una mostra di 400 santini nell’ambito della “Sagra
di San Zuane” (San Giovanni Battista), avente per
tema “Santi e Sante nelle immaginette sacre”.
In data 22 giugno L’ARENA di Verona a pagina 33 riporta
un articolo: “Sagra di San Zuane. Gran Lavoro a Lubiara”
nel quale la giornalista Barbara Bertasi elenca le varie
iniziative a Caprino per festeggiare l’ottantesimo
dalla fondazione della Parrocchia di San Giovanni Battista,
avvenuta il 31 luglio 1927.
Tra le iniziative religiose viene sottolineata appunto la
mostra di immaginette sacre del nostro socio Giovanni Zeni.
Inoltre anche il settimanale cattolico VERONA FEDELE,
domenica 24 giugno, riporta un bell’articolo dal titolo:
“Caprino, dal 22 al 25 giugno la Sagra de San Zuane”.
Lubiara, la parrocchia festeggia gli 80 anni”.
L’articolo termina con: “Infine, durante la
sagra, Giovanni Zeni di Caprino, socio dell’AICIS-Associazione
Italiana Cultori Immaginette Sacre, espone “Santi
e Sante nelle immaginette sacre”, tratte dalla sua
appassionata raccolta, visIbili numerosissime in chiesa.
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BRESCIA, 12-25 MAGGIO 2007
Mostra “IL SANTO ROSARIO: PONTI DI DEVOZIONE E DI
ARTE
TRA BRESCIA, VAL SABBIA, LORETO, POMPEI, LONDRA”
Il socio Mons. ANTONIO FAPPANI, Presidente
della “Fondazione Civiltà Bresciana”
di Brescia con l’Associazione “IL PONTE”
hanno organizzato il 12 maggio u.s. un convegno di studi
e una mostra di materiale sacro e immaginette devozionali
dal 12 al 25 maggio, sul tema: Il S.Rosario: ponti di devozione
e di arte tra Brescia, Val Sabbia, Loreto Pompei, Londra”
nei locali della Fondazione di Brescia in Vicolo S.Giuseppe
5.
Nello stesso giorno si è tenuta l’inaugurazione
della Mostra con le Pale del Rosario delle Chiese della
Valle Sabbia, gli affreschi di Modesto Faustini nella “Cappella
Spagnola” del Santuario di Loreto, gli affreschi di
Angelo Landi nel Santuario di Pompei, l’altare del
Rosario nella Chiesa di Brompton (Londra), già in
San Domenico in Brescia e i misteri del Rosario e le litanie
lauretane nei Santini.
Per le immaginette hanno esposto materiale della propria
collezione SAVERIO VITAGLIANO di Roma e
Mons. ANTONIO FAPPANI di Brescia.
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CISLAGO (VA), 17 giugno 2007
Mostra “SANTITA’ AL FEMMINILE – LA DONNA
NELL’ICONOGRAFIA SACRA”
Il 17 giugno u.s., l’Associazione “IL
GRAPPOLO” con il Patrocinio del Comune, dell’AICIS
e della Parrocchia e con la collaborazione di LUCIANO
GALBUSERA, ha allestito nel sottopalestra della
Scuola Elementare in P.za E. Toti di Cislago, una mostra
di immaginette sacre sul tema “Santità al femminile
– La donna nell’iconografia sacra” (Fonte:
http://www.comunedi
cislago.it).
Hanno partecipato con proprio materiale: Luciano
GALBUSERA di Cislago (VA), Dr. Sergio AGLIETTI
di Busto Arsizio (VA), Enrica ALBERTI di
Olgiate Olona(VA), Olga e Carlo MAZZELLA
di Varallo Pombia (NO), Vito LIBONI di
Cislago (VA), Silvana Raimondi di Olgiate
Olona (VA), Prof.Marcello VENDEMMIATI di
Cassano Spinola (AL), Roberto DE SANTIS di
Alessandria e il Prof. BEATO per conto
dell’Archivio Storico del Santuario di Saronno.
La presentazione con apposite schede è stata curata
dal Dott.Sergio Aglietti.
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RAVENNA 5-20 maggio 2007
Mostra sulla “MAMMA”: immaginette sacre nell’ambito
dell’esposizione fotografica del fotoreporter Giampiero
Corelli.
Nel pomeriggio del 5 maggio u.s. a Ravenna, nel palazzo
dei Congressi della Pro vincia, è stato presentato
il libro “Mamma mia”, edito da Danilo Montanari.
Alle ore 18,30 dello stesso giorno, in S.ta Maria delle
Croci in V.Guachimanni è stata inaugurata la mostra
fotografica del fotoreporter ravennate Giampiero
CORELLI dedicata al tema della mamma, a cura di
Elisabetta Gulli Grigioni e Nadia
Ceroni; presentazione di Adriana Panitteri,
giornalista Tg1 RAI.
Sul “RISVEGLIO” del 5.5.07
ha scritto E.Gulli Grigioni: ”Giampiero Corelli ha
ideato un percorso culturale, guidato, attraverso i territori
di tre differenti settori di operatività legati alle
arti visuali: la ricerca fotografica, la conservazione di
preziosi dipinti, l’antropologia oggettuale; vale
a dire la vita osservata, il museo visitato come deposito
di immagini tuttora vitali e capaci ancora di interagire
con il vissuto contemporaneo, il collezionismo antiquario
messo a disposizione dell’intelligente curiosità
di chi, posto di fronte a un’attualità fotografata,
senta il bisogno di superare la fase di accoglimento estetico-emozionale
dell’immagine. L’obiettivo visuale-concettuale
dei tre percorsi è un soggetto forte, anzi, di questi
tempi, fortissimo: la figura della madre, Mamma mia, che
dall’idea di Corelli, attraverso varie fasi di elaborazione
e di collaborazioni, è ora proposta […]”.
In S.Maria delle Croci, chiesa ad un’unica navata,
ora adibita a Sala Mostre, sono state esposte anche immaginette
sacre della Prof. ELISABETTA GULLI GRIGIONI,
sul tema della mamma.
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ROMA, 22-31 MAGGIO 2007 – Mostra di IMMAGINETTE SACRE
"
Il socio GIANCARLO GUALTIERI di Roma ha
presentato alcuni pannelli con immaginette della propria
collezione nei locali della Parrocchia “Santo Spirito”
in Via Cesare Pavese a Roma. Il materiale in esposizione
dal 22 al 31 maggio ha abbracciato un periodo che va dal
18° al 20° secolo.
Interessante l’afflusso di devoti che già dal
22 maggio con la frequentazione della Chiesa si sono trovati
di fronte a questa bella novità ed iniziativa. In
pochi giorni molti visitatori sono affluiti per ammirare
santini che vertevano su diverse tematiche. Nelle foto sopra
vediamo il pannello sulla Pentecoste e quello su san Pietro.
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FRASCATI (RM) 20 maggio 2007 – Mostra
di immaginette sacre.
Il socio MASSIMO MARCUCCI di Roma, ha allestito
una mostra di immaginette sacre, in data 20 maggio u.s.,
a Frascati, presso l’Istituto Salesiano “Villa
Sora”, grazie al prezioso appoggio offertogli dal
Direttore Don Leonardo MANCINI.
L’esposizione, allestita nell’atrio antistante
la Chiesa di Maria Ausiliatrice in coincidenza con il giorno
della Santa Messa degli ex-allievi dell’Istituto,
ha suscitato notevole interesse. I santini esposti erano
di vari Paesi europei e percorrevano un arco di 150 anni,
dalla seconda metà dell’Ottocento alla fine
del Novecento.
Moltissime le domande da parte di visitatori curiosi ed
entusiasti per la novità costituita appunto da una
mostra di immaginette devozionali. A tutti sono state fornite
esaurienti risposte.
L’esposizione ha confermato ancora una volta l’apprezzamento
di giovani e meno giovani verso le immaginette sacre. antiche
e nuove testimonianze di alto valore spirituale ed artistico
nelle varie e differenti manifestazioni della pietà
popolare.
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LOVERE (BG),13-20 maggio 2007
Mostra “LA SANTITA’ RAFFIGURATA NEI SECOLI –
Stampe e santini dal XV al XX secolo”.
Il socio ENNIO BELOTTI di Lovere ha allestito
una interessante mostra, con proprio materiale, nell’Aula
Capitanio di Lovere presso l’Istituto delle Suore
di Maria Bambina, dal 13 al 20 maggio 2007, sul tema: “La
santità raffigurata nei secoli – Stampe e santini
dal XV al XX secolo”.
Il settore delle stampe è stato impreziosito da opere
di Luca da Leida, Giovan Battista Piranesi, Antonio Tempesta,
Dorè, mentre il settore dei santini ha visto una
parte dedicata alle Sante locali: Bartolomea Capitanio e
Vincenza Gerosa. Ricordiamo che proprio nel corrente anno
ricorre il bicentenario della nascita di Santa Bartolomea
Capitanio.
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SAN BENEDETTO PO (MN) 28 aprile-12 MAGGIO
2007
Mostra di IMMAGINETTE SACRE "I SANTI BENEDETTINI”
La socia Prof. FRANCESCA CAMPOGALLIANI CANTARELLI
di Mantova ha curato, a San Benedetto Po (MN),
una mostra di santini sul tema “I Santi Benedettini”,
con la consulenza di Francesco Tommasi, nell’ambito
dei festeggiamenti inerenti i Mille anni di Polirone (1007-2007)
cominciati con una medaglia ed un francoBollo. San Benedetto
Po è un comune della provincia di Mantova.
Il nome deriva dall’omonima abbazia benedettina, fondata
dalla famiglia di Matilde di Canossa verso il secolo X,
intorno alla quale sorse il paese. In principio il nome
era così formato: San Benedetto Polirone. “Polirone”
indicava l’area di bassa pianura compresa fra due
fiumi, il Po e il Lirone (quest’ultimo oggi sommerso
dalle onde del tempo).
Il 27 aprile u.s. presso la Sala della Crocefissione del
Monastero di S.Benedetto in Polirone, si è svolta
la cerimonia di presentazione del francobollo emesso da
Poste italiane in occasione del millenario del Monastero.
Per l’occasione è stata presentata una pubblicazione
con la storia postale di San Benedetto Po ed è stata
inaugurata, oltre all’esposizione di immaginette sacre,
anche una mostra di opere grafiche di Eros Donnini, già
capo incisore del Poligrafico delle Stato, ed un'esposizione
di monete, curata da Sergio Leali e Stefano Siliberti.
Le mostre sono state ospitate nella "Galleria d'arte
moderna" del complesso monastico dal 28 aprile al 12
maggio. Sabato 5 maggio, giorno di emissione del francobollo,
è entrato in funzione un ufficio postale distaccato
dotato di annullo speciale.
Per informazioni sulle celebrazioni del Millenario Polironiano,
consultare il sito www.millenariopolironiano.it (Fonte:
http://www.fsfi.it/news.htm)
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TRIESTE, 3 febbraio-11 marzo 2007
Mostra “L’ALTARE DELL’ESODO – Santi,
Santini e Santuari delle genti istriane, fiumane e dalmate
– Da un repertorio di immaginette sacre e dalle masserizie
degli esuli”
Il socio MARIO TASCA di Follina che nel
Notiziario di Maggio ci ha trasmesso una breve relazione
della Mostra di Trieste sul Tema: “L’altare
dell’Esodo”, allestita nella sala Leonardo del
Palazzo Gopcevich, ci ha comunicato che i soci interessati
possono acquistare il bel Catalogo della mostra, grazie
alla disponibilità del Direttore della Mostra stessa,
Dr.PIERO DELBELLO.
Come fare?
In qualità di tesserato AICIS, il socio interessato
prenda diretto contatto telefonico con l’Associazione
IRCI, che ha organizzato la Mostra con
la colla-borazione del Circolo “Norma Cossetto”
dell’Unione degli Istriani. e richiedendo il catalogo
(IRCI, tel 040 639188; fax 040 639161; email irci@iol.it).
Informiamo che il catalogo che ha 143 pagine e riproduce
circa 126 immaginette e 60 cartoline è gentilmente
offerto al prezzo di 10 euro, comprese le spese di spedizione.
MARIO TASCA
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PIOMBINO (LI), 28 luglio-28 agosto 2007
VIII edizione della Mostra biennale di immaginette: “GESU’
E IL MONDO DEL LAVORO FRA TRADIZIONE EVANGELICA E STORIA
La Città di Piombino, che da tempo ha intrapreso
un’intensa politica dei beni culturali, dando vita
ad iniziative di rilievo, promuove anche quest’anno
la mostra biennale di immaginette sacre. Come affermava
già nel 2001 l’ex sindaco LUCIANO GUERRIERI:
“La nostra scelta non riguarda soltanto le emergenze
architettoniche, artistiche e monumentali, ma si estende
ad un concetto lato di patrimonio storico-culturale che,
superando la dimensione fisica, include le tradizioni, le
usanze, i costumi del nostro territorio. Al di là
dell’indubbio interesse che i santini rivestono dal
punto di vista artistico e per i numerosi appassionati e
collezionisti, la Biennale di Arte Sacra che si svolge a
Piombino rappresenta una forma di recupero e valorizzazione
di questo “piccolo mondo antico”, un omaggio
al mondo della devozione e della spiritualità, alle
cosiddette “testimonianze minori” della civiltà
umana, ma non per questo meno importanti per la conservazione
della memoria e dell’identità collettiva”.
La mostra piombinese approda in questo 2007 alla ottava
edizione.
Un grazie a quanti contribuiscono alla realizzazione e al
successo di questa bella manifestazione e un grazie particolare
lo indirizziamo all’efficienza organizzativa di CLAUDIO
FORNAI, responsabile comunale.
La biennale di arte sacra piombinese, partita con la prima
edizione del 1993, risulta oggi nel panorama nazionale ed
internazionale del santino, un consolidato appuntamento
per i collezionisti, i cultori e gli appassionati delle
immaginette devozionali sia italiani che esteri.
Quest’anno la manifestazione avrà luogo dal
28 luglio al 28 agosto nel Chiostro della Concattedrale
di Sant’Antimo, costruita nel 1250 sopra i Canali,
sul tema: “Gesù e il mondo del lavoro fra tradizione
evangelica e storia”.
E’ un tema particolare e nel contempo interessante
come d’altronde quelli delle passate edizioni. La
mostra vedrà immaginette spaziare sul lavoro domestico
e simbolico di Gesù nell’infanzia, sul lavoro
nella predicazione e nella vita di Gesù, su Gesù,
il lavoro, la storia; su immaginette del lavoro e degli
strumenti di lavoro in iconografie seicentesche legate alla
figura di Gesù e i Santi Patroni del mondo del lavoro
dove compare anche l’immagine di Gesù.
Alla mostra che vedrà la partecipazione di vari collezionisti
italiani ed esteri saranno presenti i soci AICIS: BRICCOLI
Filippo di Ravenna, CAMPOGALLIANI CANTARELLI
Francesca di Mantova, CASELLA BISE Maria
Teresa di Villars sur Glane, COSTANZO Giovanni,
GUALTIERI Giancarlo, PALMUCCI Orietta tutti di
Roma, DIODATI Vincenzo di Diamante, GULLI
GRIGIONI Elisabetta - Ravenna, E, inoltre, Saverio
VITAGLIANO di Roma che, da qualche giorno ci ha
lasciati, ed è comunque presente con la propria collezione.
Con animo commosso ricordiamo questo grande amico e appassionato
del santino che il 14 giugno u.s. ci ha lasciato.
Vitagliano da anni è presente alla Biennale di Piombino;
e come la sua improvvisa scomparsa è una grande perdita
per la nostra Associazione, lo è senza dubbio per
la manifestazione piombinese della quale parlava con grande
entusiasmo.
Per informazioni sulla mostra:
tel.0565-63293, fax: 0565-63290. e-mail: decentramento@comune.piombino.li.it
Orario di apertura al pubblico: lunedì, mer-coledì,
venerdì mattina 10-13.15 e mercoledì pomeriggio:
15.15-17.30.
Invitiamo i nostri soci che nel periodo estivo si muoveranno
a inserire la biennale di Piombino tra le mete decisamente
da non tralasciare!!!
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GROTTAGLIE (TA), 7-16 luglio 2007
Mostra di immaginette: MADONNA DEL CARMINE – I PAPI
DA SAN PIETRO A BENEDETTO XVI – I PAPI DEI GIUBILEI
Il socio DONATO SERIO di Grottaglie allestisce
una mostra di immaginette sacre presso i locali della Confraternita
del Carmelo della Chiesa della Madonna del Carmine di Grottaglie
su invito del Parroco Don Pasquale LAPORTA
e del Priore della citata Confraternita Carmelo
UTICERA, ai quali giunga il sentito grazie del
nostro socio per la loro squisita disponibilità e
cortesia.
La mostra che verrà inaugurata il 7 luglio rimarrà
aperta ai visitatori fino al giorno 16, festa della Vergine
del Carmine, verterà sui seguenti temi: Madonna del
Carmelo; i Papi da san Pietro a Benedetto XVI ed i Papi
dei Giubilei dal 1300 ad oggi. Nell’ambito della stessa
mostra verranno esposte incisioni ed illustrazioni inerenti
a vari Concili, da quello di Gerusalemme al Vaticano II.
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ROMA, Chiesa S.Giovanni Battista dei Genovesi,
24-30 giugno 2007 -
Mostra: “STORIA DEL SANTINO DAL XVI AL XIX SECOLO”
Il socio GIANCARLO GUALTIERI di Roma per
il giorno 24 giu-gno u.s. ha allestito una mostra di immaginette
sacre nella sala del l’Oratorio della Confraternita
di San Giovanni Battista dei Genovesi a Roma, in Via Anicia,
Detta Confraternita è stata istituita dal Papa Giulio
III con bolla "Romanus Pontifex" del 23 giugno
1553. Tra i privilegi ad essa riservati ricordiamo, ad esempio,
il “breve” di Gregorio XIII del 1576 con il
quale concesse alla confraternita il diritto di liberare
un condannato a morte genovese, il giorno della festa del
Santo Patrono; diritto poi esteso, da Gregorio XVI, ad un
condannato di nazionalità diversa.
La cerimonia religiosa della festa del Patrono della confraternita,
è stata presieduta da sua Eminenza il Card. Tarcisio
Bertone, Segretario di Stato di Benedetto XVI.
Per l’occasione, fra il Vangelo ed il Credo, il celebrante
ha accolto un nuovo confratello (benedizione delle vesti,
vestizione e promessa del postulante). Sono state intonate,
quindi, le litanie dei Santi Liguri.
Autorità religiose e civili, l’ambasciatore
di Monaco presso la Santa Sede,un gran numero di confratelli,
invitati e visitatori hanno affollato la Chiesa e poi il
bellissimo chiostro e i vari locali di Via Anicia.
Per tutti, la mostra è risultata una novità
molto gradita e apprezzata, tanto che l’esposizione
è stata prolungata fino al giorno 30 giugno u.s.
Le immaginette riguardavano la “Storia del santino
dal XVI al XIX secolo e comprendevano anche un pannello
specifico del Patrono di Genova e della Confraternita: San
Giovanni Battista ed uno su San Francesco di Paola (del
quale quest’anno ricorre il 500° anniversario
della morte), venerato nella chiesa di Genova.
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BORGO FAITO – PIANA DELLE ORME (LT) – 18-20
maggio 2007
Mostra “GLI SCOUT NEL PRIMO CENTENARIO DELLA FONDAZIONE
DEL MOVIMENTO”
Il socio MAURIZIO PROSPERI di Cisterna
di Latina ha organizzato a Borgo Faito (LT), presso il Museo
“Piana delle Orme”, alcuni pannelli inerenti
gli Scout, in occasione del primo centenario di fondazione
del Movimento scoutistico.
L'idea di costituire un movimento giovanile che sfruttasse
a scopo educativo la tendenza dei ragazzi all'avventura,
venne a Sir Robert Baden-Powell ( 1875-1941 ) durante la
guerra anglo-boera nella difesa di Mafeking: un corpo di
cadetti presi tra i ragazzi presenti nella cittadella servì
da portaordini e in altre necessità pratiche. Sir
Baden Powell pensò di fondare un movimento di giovani
in cui fossero sviluppate le qualità dell'esploratore.
Tornato in patria nel 1907 scrisse " Scoutismo per
ragazzi " in modesti fascicoli bimestrali in cui vengono
esposti gli elementi basilari del nascente movimento. I
fascicoli vanno a ruba in breve tempo. Nella isola di Brownsea,
con 20 ragazzi, avviene la prima esperienza concreta di
campo scout: è successo strepitoso.
Nel 1909 lo scoutismo si espande in Inghilterra. A Manchester,
in un primo raduno, si incontrano 11.000 esploratori. Fanno
la loro prima apparizione le ragazze nel nascente movimento.
Il movimento Scout poi si sviluppa nel mondo; prima in Cile,
poi in Francia, in Scandinavia e negli Stati Uniti. Anche
in Italia cominciano a fiorire i primi gruppi : a Bagni
di Lucca un baronetto inglese, Sir Francis Vane, istituisce
la prima squadra di esploratori. A Genova un'associazione
giovanile " Le Gioiose " fondata nel 1905 dal
Prof. Mario Mazza, dopo aver conosciuto lo scoutismo, ne
accetta i principi e costituisce l'associazione Ragazzi
Esploratori Italiani ( R.E.I ).
La mostra, di interesse nazionale, ha avuto un rilevante
successo tra gli scouts ma anche di pubblico in genere.
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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"
10 AGOSTO: FESTA DI SAN LORENZO MARTIRE
Le due associate di Mantova, la prof. FRANCESCA
CAMPOGALLIANI CANTARELLI e la prof. BARBARA
SPADINI, hanno qui trasmesso l’ immaginetta
del martire San Lorenzo, per l’iniziativa “Un
santino per ogni socio”.
"Il santino raffigurante S. Lorenzo che Barbara Spadini
ed io siamo liete di far avere ai soci AICIS riproduce uno
dei pochi affreschi sopravvissuti nella Rotonda, chiesa
matildica dedicata appunto al martire S.Lorenzo, costruita
a Mantova fra il 1078 e il 1151 e rimasta aperta al culto
fino al 1579, quando fu chiusa per volere del Duca Guglielmo
Gonzaga.
In quei secoli, quando più forte e diffuso era il
culto dei Sacri Vasi contenenti il Preziosissimo Sangue
di Cristo custodito nella vicina basilica di S. Andrea,
la Rotonda costituiva l'ultima tappa della preparazione
spirituale del pellegrino che si accingeva ad adorare la
Reliquia "più illustre della cristianità".
La chiesa, proprio per la sua pianta circolare, ricordava
infatti ai fedeli il Santo Sepolcro di Gerusalemme.
In seguito alla chiusura, la cupola venne demolita e ciò
che rimase della costruzione fu completamente coperto dalle
case, tanto che a lungo si credette che la Chiesa fosse
stata demolita.
Quando agli inizi del XX secolo furono espropriate le case
della zona per un nuovo piano urbanistico, durante i lavori
di demolizione venne ritrovato quanto restava della Rotonda
che fu restaurata ed affidata al Terz'Ordine Domenicano
che ancora oggi se ne occupa.
Secondo una tradizione locale molto accreditata, si tratterebbe
di una primitiva costruzione di epoca pagana, ossia di un
tempio dedicato alla dea Diana o al dio Marte successivamente
trasformato in Chiesa.
"Nell'abside si nota un interessante frammento di affresco
raffigurante S.Lorenzo sulla graticola; il riconoscimento
iconografico è confermato dalle lingue di fuoco che
serpeggiano fino alla spalla della figura; la testa del
Santo è circondata da un'aureola incisa nell'intonaco,
un tempo presumibilmente dorata. Per la minuziosa e raffinata
esecuzione e per il delicato gusto cromatico, questa composizione
può essere attribuita con tutta probabilità
ad un maestro della scuola veronese del XIV secolo".
(Da "La Rotonda di S. Lorenzo in Mantova" di Bertinelli-Truzzi).
Francesca Campogalliani Cantarelli
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BRASILE FESTA DI NOSTRA SIGNORA DI ABADIA
Il socio brasiliano VANTUIR ha trasmesso
l’ immaginetta della Vergine di Abadia, o “Santa
Maria do Bouro”, per l’iniziativa “Un
santino per ogni socio”. Il Santuario si trova in
Uberaba - Estado de Minas Gerais – Brasile, e la festa
ricorre il 15 agosto.
Nel Minas Gerais, si trova il Santuario di Nostra Signora
dell’Abbazia, molto conosciuto in tutto il Brasile.
Una gran folla di pellegrini giunge fiduciosa ogni anno
per pregare la Madre di Dio, mediatrice di tutte le grazie
e rendere a Lei il vibrante omaggio di filiale devozione.
Il periodo di maggior affollamento è quello di agosto:
il 6 inizia la novena che si conclude il 14.
Il giorno 15 si tengono i grandi festeggiamenti in onore
della Vergine.
La prima cappella a Lei qui dedicata risale al 1870; è
costituita in parrocchia nel 1872. Nel 1907 gli è
concesso il titolo di"Santuário episcopal de
Nossa Senhora da Abadia de Água Suja".
Dal 1925 il Santuario è affidato alla Congregazione
dei Sacri Cuori. Nel 1926 è iniziata la costruzione
dell’attuale maestoso santuario ad opera del Vicario
parrocchiale padre Eustáquio Van Lieshout.
Ma dove e come ha origine la devozione di Nostra Signora
di Abadia? Per comprenderlo dobbiamo andare in Portogallo
nella zona di Bouro, vicino alla città di Braga.
Qui, il monastero di Bouro già esisteva intorno all'anno
883 con il nome “Mosteiro das Montanhas”. In
quel tempo,il Portogallo e la Spagna loro erano spesso invasi
dai Saraceni che, come noto, professavano la religione musulmana.
Per paura dei Mori i monaci avevano abbandonato il Monastero
e, al fine di evitare la profanazione dell'immagine della
Vergine Maria, l’avevano nascosta.
Dopo molti secoli, al tempo del Conte D. Henrique, un bel
giorno il cavaliere Pelágio Amado abbandona la corte
e la vita mondana e va a vivere nella preghiera e nella
penitenza presso un vecchio e santo eremita, fra Lorenzo,
nel ritiro di Miguel di São, vicino a Braga.
Una notte Pelagio vede dal suo giaciglio una strana e intensa
luce provenire dal luogo ove solitamente si ritira in preghiera.
Il mattino ne parla con Fra Lorenzo.
La notte seguente l’episodio si ripete. All’alba,
molto incuriositi dallo strano fatto, entrambi si recano
nel piccolo ritiro di preghiera e con somma meraviglia vedono
tra le pietre una immagine mariana. Pieni di gioia, si prostrano
ringraziando Dio per il prodigioso dono, e venerano nell’immagine
la Vergine Maria.
L’episodio non può cadere nell’oblìo;
infatti per devozione o per curiosità in poco tempo
famiglie intere si recano a pregare la Vergine che è
prodiga di favori e consolazioni verso i propri figli. Sorge
intanto una piccola cappella ove l'immagine prodigiosa trova
degna collocazione.
Lo stesso arcivescovo di Braga, messo al corrente di quanto
sta accadendo, viene personalmente a rendere omaggio alla
Madonna nella nuova, ma molto semplice cappella. Toccato
dalla povertà dell’ambiente, ordina che venga
costruita una Chiesa per offrire più sicura protezione
all'immagine della Vergine.
A poco a poco, diverse persone chiedono agli eremiti di
potersi unire a loro per vivere in comunità in un
progetto di preghiera e lavoro. Sorge così il monastero.
Con il moltiplicarsi dei prodigi per intercessione della
Vergine Maria, tale devozione si diffonde in tutto il Portogallo.
Anche il Re D. Afonso Henriques si reca in pellegrinaggio
alla chiesa, e vi lascia una buona donazione per il sostentamento
sia del culto che dei monaci.
Tale culto a Nostra Signora dell'Abbazia viene poi trasferito
in Brasile dagli stessi portoghesi che erano colà
emigrati e che desideravano continuare a venerare la loro
Madonna di Bouro.
La devozione mette radici profonde soprattutto, nel Triângulo
Mineiro, a Goiás, nel Mato Grosso, a Rio de Janeiro,
a São Paulo e negli altri stati del Brasile.
Oggi, il grande centro di pellegrinaggi mariani è
nel Triângulo Mineiro; qui sorge il Santuario di Nostra
Sig.ra dell'Abbazia, ad Água Suja, nell'Arcidiocesi
di Uberaba.
Nossa Senhora” é molto bella; ritta in piedi
su una nuvola, ha il capo sormontato da una corona d’oro
e con le mani sorregge il Bimbo Gesù, privo di vesti,
ma sereno. Un manto celeste con ricami in oro ricopre la
Vergine Maria dalla testa ai piedi.
Anche il 15 agosto 2007, giorno in cui la liturgia della
Chiesa universale celebrerà l’Assunzione al
cielo della Madonna, ad Água Suja si festeggerà
con grande solennità “Nossa Senhora Abadia”
e giungeranno, come sempre, una folla grandissima di devoti.
La festa religiosa di Água Suja ha il suo culmine
nella processione che fornirà l’occasione ai
pellegrini di portare a compimento i voti fatti alla Madonna
durante l’anno: c’è chi porterà
una pesante pietra, chi uno zoppo sulle spalle, chi, senza
camicia, porterà grossi ceri o, in testa, brocche
con acqua. Altri saranno frustati.
E’ una devozione che può sembrare folcloristica,
ma per i pellegrini è un modo antico, ma sincero,
per ringraziare la Madre di Dio dei benefici ottenuti e
per la sua continua e materna assistenza. RENZO MANFE’
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BOLOGNA – IL SANTUARIO DELLA MADONNA
DI SAN LUCA
Il socio ROBERTO DE SANTIS
di Alessandria ha inviato un'immaginetta per la campagna
“Un santino per ogni socio”.
Il Santuario della Madonna di San Luca si eleva sul Colle
del-la Guardia, uno sperone in parte boschivo a circa 300
m s.l.m. a sud-ovest del centro storico di Bologna. Esso
si può raggiungere da porta Saragozza per una lunga
e caratteristica via porticata, che scavalca via Saragozza
con il monumentale e caratteristico Arco del Meloncello
(1732) per poi salire ripidamente fino al santuario.
La leggenda narra di Azzolina e Beatrice, fondatrici di
un piccolo eremo a custodia di una tavola (un'icona del
tipo odighítria o hodigitria, cioè di Colei
che indica la Via) recante l'immagine della Madonna col
Bambino trafugata da un certo Teocle Kmnega (o Kmnia), pellegrino
a Bisanzio nel 1160.
L'eremo venne ampliato e restaurato nei secoli, ma solo
nel 1723 fu costruito l'edificio attuale sul progetto di
Carlo Francesco Dotti. Le tribune esterne laterali furono
terminate da Giovanni Giacomo Dotti nel 1774 su disegni
lasciati dal padre.
All'interno del santuario, a croce greca, si possono trovare
le pregevoli opere d'arte di Donato Creti, Guido Reni, Vittorio
Bigari, del Guercino e di Domenico Pestrini. La lastra d'argento
che ricopre l'immagine della Madonna si deve a Jan Jacobs
di Bruxelles (1625).
Il pellegrino Teocle ricevette dai sacerdoti della Basilica
Santa Sofia il dipinto della Madonna, perché la portasse
sul "monte della Guardia". Teocle si incamminò
in Italia alla ricerca del colle della Guardia,e solo a
Roma seppe (dal senatore Pascipovero) che tale monte si
trovava nei pressi di Bologna. Giunto a Bologna fece consegnare
il dipinto al vescovo Gerardo Grassi, il quale, l'8 maggio
1160 la donò a due pie donne (Azzolina e a Beatrice
Guezi) che conducevano vita eremitica sul Colle della Guardia.
La tavola fu collocata in una piccola chiesa dedicata a
San Luca.
In seguito il quadro divenne oggetto di venerazione popolare
e Angelica Bofantini, interessando lo stesso Papa Celestino
III, fece fare un primo ampliamento della chiesa.
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28 AGOSTO: FESTA DI SANT’AGOSTINO D’IPPONA
DISCORSO DEL PAPA BENEDETTO XVI NELL'INCONTRO CON IL MONDO
DELLA CULTURA ALL’UNIVERSITÀ DI PAVIA –
27 aprile 2007
Don DAMIANO MARCO GRENCI ha inviato l’unita
immaginetta di Sant'Agostino, stampata a sue spese, e offerta
all’AICIS per l’iniziativa “Un santino
per ogni socio”.
Magnifico Rettore, illustri Professori,
cari studenti!
La mia visita pastorale a Pavia, seppur breve, non poteva
non prevedere una sosta in questa Università, che
costituisce da secoli un elemento caratterizzante della
vostra città. Sono pertanto lieto di trovarmi in
mezzo a voi per questo incontro a cui attribuisco particolare
valore, venendo anch’io dal mondo accademico. Saluto
con cordiale deferenza i professori e, in primo luogo, il
Rettore, Prof. Angiolino Stella, che ringrazio per le cortesi
parole rivoltemi. Saluto gli studenti, in special modo il
giovane che si è fatto portavoce dei sentimenti degli
altri universitari. Mi ha rassicurato sul coraggio nella
dedizione alla verità, sul coraggio di cercare oltre
i limiti del conosciuto, di non arrendersi alla debolezza
della ragione. E sono molto grato per queste parole. Estendo
il mio pensiero beneaugurante anche a quanti fanno parte
della vostra comunità accademica e non hanno potuto
essere qui presenti quest’oggi.
La vostra è una delle più antiche ed illustri
Università italiane, ed annovera - ripeto quanto
ha già detto il Magnifico Rettore - tra i docenti
che l’hanno onorata personalità quali Alessandro
Volta, Camillo Golgi e Carlo Forlanini. Mi è caro
pure ricordare che nel vostro Ateneo sono passati docenti
e studenti segnalatisi per un’eminente statura spirituale.
Tali furono Michele Ghislieri, diventato poi Papa san Pio
V, san Carlo Borromeo, sant’Alessandro Sauli, san
Riccardo Pampuri, santa Gianna Beret ta Molla, il beato
Contardo Ferrini e il servo di Dio Teresio Olivelli.
Cari amici, ogni Università ha una nativa vocazione
comunitaria: essa infatti è appunto una universitas,
una comunità di docenti e studenti impegnati nella
ricerca della verità e nell’acquisizione di
superiori competenze culturali e professionali. La centralità
della persona e la dimensione co-munitaria sono due poli
coessenziali per una valida impostazione della universitas
studiorum. Ogni Università dovrebbe sempre custodire
la fIsionomia di un Centro di studi "a misura d’uomo",
in cui la persona dello studente sia preservata dall’anonimato
e possa coltivare un fecondo dialogo con i docenti, traendone
incentivo per la sua crescita culturale ed umana.
Da questa impostazione discendono alcune applicazioni tra
loro connesse.
Anzitutto, è certo che solo ponendo al centro la
persona e valorizzando il dialogo e le relazioni interpersonali
può essere superata la frammentazione specialistica
delle discipline e recuperata la prospettiva unitaria del
sapere.
Le discipline tendono naturalmente, e anche giustamente,
alla specializzazione, mentre la persona ha bisogno di unità
e di sintesi. In secondo luogo, è di fondamentale
importanza che l’impegno della ricerca scientifica
possa aprirsi alla do-manda esistenziale di senso per la
vita stessa della persona. La ricerca tende alla conoscenza,
mentre la persona abbisogna anche della sapienza, di quella
scienza cioè che si esprime nel "saper-vivere".
In terzo luogo, solo valorizzando la persona e le relazioni
interpersonali il rapporto didattico può diventare
relazione educativa, un cammino di maturazione umana.
La struttura infatti privilegia la comunicazione, mentre
le persone aspirano alla condivisione.
So che quest’attenzione alla persona, alla sua esperienza
integrale di vita e alla sua tensione comunionale è
ben presente nell’azione pastorale della Chiesa pavese
in ambito culturale. Lo testimonia l’opera dei Collegi
universitari di ispirazione cristiana. Tra questi, vorrei
anch’io ricordare il Collegio Borromeo, voluto da
san Carlo Borromeo con Bolla di fondazione del Papa Pio
IV e il Collegio Santa Caterina, fondato dalla Diocesi di
Pavia per volontà del Servo di Dio Paolo VI con contributo
determinante della Santa Sede. Importante, in questo senso,
è anche l’opera delle parrocchie e dei movimenti
ecclesiali, in particolare del Centro Universitario Diocesano
e della F.U.C.I.: la loro attività è volta
ad accogliere la persona nella sua globalità, a proporre
cammini armonici di formazione umana, culturale e cristiana,
ad offrire spazi di condivisione, di confronto e di comunione.
Vorrei cogliere questa occasione per invitare gli studenti
e i docenti a non sentirsi soltanto oggetto di attenzione
pastorale, ma a partecipare attivamente e ad offrire il
loro contributo al progetto culturale di ispirazione cristiana
che la Chiesa promuove in Italia e in Europa.
Incontrandovi, cari amici, viene spontaneo pensare a sant’Agostino,
co-patrono di questa Università insieme a santa Caterina
d’Alessandria. Il percorso esistenziale e intellettuale
di Agostino sta a testimoniare la feconda interazione tra
fede e cultura. Sant’Agostino era un uomo animato
da un instancabile desiderio di trovare la verità,
di trovare che cosa è la vita, di sapere come vivere,
di conoscere l’uomo.
E proprio a causa della sua passione per l’uomo ha
necessariamente cercato Dio, perché solo nella luce
di Dio anche la grandezza dell’uomo, la bellezza dell’avventura
di essere uomo può apparire pienamente. Questo Dio
inizialmente gli appariva molto lontano. Poi lo ha trovato:
questo Dio grande, inaccessibile, si è fatto vicino,
uno di noi. Il grande Dio è il nostro Dio, è
un Dio con un volto umano. Così la fede in Cristo
non ha posto fine alla sua filosofia, alla sua audacia intellettuale,
ma, al contrario, lo ha ulteriormente spinto a cercare le
profondità dell’essere uomo e ad aiutare gli
altri a vivere bene, a trovare la vita, l’arte di
vivere. Questo era per lui la filosofia: saper vivere, con
tutta la ragione, con tutta la profondità del nostro
pensiero, della nostra volontà, e lasciarsi guidare
sul cammino della verità, che è un cammino
di coraggio, di umiltà, di purificazione permanente.
La fede in Cristo ha dato compimento a tutta la ricerca
di Agostino. Compimento, tuttavia, nel senso che egli è
rimasto sempre in cammino. Anzi, si dice: anche nell’eternità
la nostra ricerca non sarà finita, sarà un’avventura
eterna scoprire nuove grandezze, nuove bellezze. Egli ha
interpretato la parola del Salmo "Cercate sempre il
suo volto" ed ha detto: questo vale per l’eternità;
e la bellezza dell’eternità è che essa
non è una realtà statica, ma un progresso
immenso nella immensa bellezza di Dio. Così poteva
trovare Dio come la ragione fondante, ma anche come l’amore
che ci abbraccia, ci guida e dà senso alla storia
e alla nostra vita personale.
Stamattina ho avuto occasione di dire che questo amore per
Cristo ha dato forma al suo impegno personale. Da una vita
impostata sulla ricerca egli è passato ad una vita
totalmente donata a Cristo e così ad una vita per
gli altri. Ha scoperto - questa è stata la sua seconda
conversione - che convertirsi a Cristo vuol dire non vivere
per sé ma essere realmente al servizio di tutti.
Sant’Agostino sia per noi, proprio anche per il mondo
accademico, modello di dialogo tra la ragione e la fede,
modello di un dialogo ampio, che solo può cercare
la verità e così anche la pace.
Come annotava il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo
II nell’Enciclica Fides et ratio, "il Vescovo
di Ippona riuscì a produrre la prima grande sintesi
del pensiero filosofico e teologico, nella quale confluivano
correnti del pensiero greco e latino. Anche in lui, la grande
unità del sapere, che trovava il suo fondamento nel
pensiero biblico, venne ad essere confermata e sostenuta
dalla profondità del pensiero speculativo" (n.
40).
Invoco, pertanto, l’intercessione di sant’Agostino
affinché l’Università di Pavia si distingua
sempre per una speciale attenzione alla persona, per un’accentuata
dimensione comunitaria nella ricerca scientifica e per un
fecondo dialogo tra la fede e la cultura.
Vi ringrazio per la vostra presenza e, augurando ogni bene
per i vostri studi, imparto a voi tutti la mia Benedizione,
estendendola ai vostri familiari e alle persone a voi care.
BENEDETTO XVI
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CURIOSANDO TRA LIBRI E SANTINI
ICONOGRAFIA, FIGURE E SEGNI DI PROTEZIONE
- 1
Don GIOVANNI DESIO, Direttore
Responsabile del Settimanale diocesano di Ravenna, “IL
RISVEGLIO” ci ha autorizzato a riportare
sul nostro Notiziario una serie di articoli che la socia
Prof.sa ELISABETTA GULLI GRIGIONI di Ravenna
ha pubblicato, a far luogo dal 13 gennaio u.s. Ringraziamo
sentitamente Don Desio per la cortese concessione.
LE TRE VIRTU’ TEOLOGALI
Iconografia è parola derivante dal greco, eikòn
(immagine) e gràphein (descrivere), legata al termine
icona che, spiegano i dizionari scolastici, definisce, nell’arte
religiosa bizantina, russa e balcanica, un’immagine
sacra dipinta su legno, metallo o vetro, decorata con materiali
preziosi e, per estensione, un’immagine sacra. In
tempi recenti il termine è diventato familiare poiché,
oltre ad avere trovato utilizzazione nella semiologia e
nell’informatica, è spesso proposto dalla stampa
per indicare personaggi capaci di rappresentare da soli
– per una sorta di vera o presunta carismatica visibilità
riassuntiva – un intero settore di attività
di varia natura: il tal giocatore sarà considerato
l’icona del calcio europeo, la tale attrice apparirà
come l’icona della cinematografia degli anni Venti…e
via dicendo.
Iconografia, titolo della rubrica che mi accingo qui a presentare
proporrà brevi riflessioni sul tema delle immagini
religiose cristiane in quanto prodotti figurativi, realizzati
con varie tecniche, in varie epoche, in contesti culturali
diversi e per differenti funzioni. Come indica la seconda
parte del titolo, “Figure e segni di protezione celeste”,
ne ho ristretto il campo alle figure (divine,umane,fantastiche,animali)
ed ai segni(grafici e oggettuali) che hanno costituito nei
secoli passati una sorta di tessuto spirituale protettivo
nei confronti di molteplici umane situazioni di precarietà.
Spesso figure e segni (che nel progetto ho collocato sotto
il titolo di protezione individuale, territoriale e sociale,
cose tutte che si chiariranno cammin facendo sono ancora
oggi facilmente intesi, ma molte volte essi ci appaiono
come elementi di un linguaggio che non sappiamo più
con sicurezza comprendere e che quindi impone il ricorso
a competenze specifiche. Le attività che possono
essere definite operazioni iconografiche costituiscono un
terreno intellettuale né omogeneo, né facile.
Se ci trasferiamo dal dizionario scolastico a un dizionario
più complesso, ma non specificamente iconografico
(il Grande Dizionario della Lingua Italiana, Utet, per esempio)
troveremo il termine iconografia definito come “Disciplina
che studia e analizza storicamente ogni figura e immagine
[...] in particolare con l’intento di porre in evidenza
le relazioni dell’opera stessa con la tradizione a
cui appartiene e con l’ambito culturale dell’età
in cui fu composto, e, per estensione, l’insieme delle
rappresentazioni figurative che si riferiscono a un determinato
avvenimento, argomento, periodo storico, in particolare,
ritratti di un personaggio famoso”.
Se poi, ancora, ci si sposterà a un dizionario specificamente
iconografico, per esempio Iconografia e arte cristiana,
della collana dei Dizionari San Paolo, in due vo lumi editi
nel 2004, l’argomento potrà essere approfondito
attraverso le esaustive voci di Icona, Iconoclastìa,
Iconodulìa, Iconografìa, Iconologìa,
Iconografia popolare, sulle quali mi soffermerò nel
procedere della rubrica.
Mi sembra opportuno, a questo punto, dedicare lo spazio
ancora disponibile alla parte operativa prevista per ogni
puntata della rubrica, consistente in piccole operazioni
di lettura iconografica.
L’oggetto che propongo come iniziale augurio ai potenziali
lettori è una cartolina, non viaggiata, che sia postale
lo dice la scritta plurilingue stampata nella parte posteriore
che è predisposta alla spedizione secondo un modulo
interamente riservato all’indirizzo, estinto in Europa
attorno al 1905, fatto che ne permette (oltre a ragioni
di stampa e di stile) la datazione tra la fine dell’Ottocento
e i primi anni del secolo successivo.
La parte anteriore, cromolitografia in rilievo di buona
produzione ma anonima, raffigura due fanciulli dai tratti
infantili ‘bamboleggianti’ tipici delle illustrazioni
vittoriane della seconda metà dell’Ottocento,intenti
a reggere da un balconcino all’altro un nastro dal
quale pendono una croce,un cuore e un’ancora simboleggianti,
nell’ordine la Fede, la Carità e la Speranza,
cioè le Tre Virtù Teologali.
Il fatto che i tre oggetti siano realizzati in fiori di
Nontiscordardimé, immette l’esericizio delle
tre Virtù, mai come oggi necessarie e fondamentale
nodo teologico-morale cristiano, pur nella forma innocentemente
ludica tipica della pedagogia visuale infatilizzante, nel
circuito della memoria individuale ascetico-devozionale;
natalizia, bisogna ancora precisare, osservando le ghirlande
di pigne apparentemente in contraddizione con i fiorellini
primaverili.
I tre oggettini, qui la considerazione iconografica richiede
un’evasione in altri terreni di manifattura, erano
realizzati anche in oro o argento, come piccoli ‘talismani
cristiani’ fortemente protettivi, per tradizione regalati
ai neonati in alcune parti d’Europa, e rintracciabili
ancor oggi in alcune orificerie (recentemente me ne è
stato chiesto il significato), veri e propri programmi oggettuali
di perfezionamento interiore. (continua)
Elisabetta Gulli Grigioni
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IN UN LIBRO TUTTI I SANTI, GIORNO PER GIORNO
Pubblicata la traduzione italiana del «Martirologio
Romano»
Da Roma Vincenzo Orienti - Un "libro liturgico"
per celebrare la santità di Dio che si manifesta
nella vita degli uomini e delle donne di ogni tempo. Questo
il significato profondo del Martirologio, cioè la
lista degli anniversari giornalieri dei martiri e per estensione
dei santi e delle sante, delle memorie dei misteri e degli
eventi della storia della salvezza (come ad esempio Natale
e Pasqua) che la Chiesa giorno per giorno celebra nel contesto
più generale dell'anno liturgico.
In coincidenza con la sua pubblicazione, si è ritenuto
opportuno offrire alle nostre comunità alcune indicazioni
ed orientamenti per suggerire un utilizzo effettivo e corretto
del nuovo libro, per non correre il rischio di ridurlo ad
una enciclopedia agiografica da consultare come un libro
da biblioteca». Per questo l'Ufficio liturgico nazionale
ha preparato un numero speciale del Notiziario che di solito
viene inviato ai responsabili degli uffici diocesani per
la liturgia e sarà disponibile nel sito internet
www.chiesacattolica.it.
«Il contributo offerto dal nostro sussidio attraverso
riflessioni di carattere storico, pastorale e liturgico,
ha come unico obiettivo quello di aiutare le nostre comunità
ad un corretto uso del Martirologio Romano - prosegue Falco
-. Ma questo dipenderà molto anche dallo spirito
con cui, coloro che dovranno proporre l'utilizzo alle loro
comunità, apriranno le pagine di questo libro».
La presenza e la testimonianza di beati e di santi hanno
accompagnato sem-pre il cammino della Chiesa. Nella loro
vita, ha ribadito Benedetto XVI, la Chiesa «ne riconosce
i suoi tratti caratteristici, e proprio in loro assapora
la sua gioia più profonda». Il Martirologio,
mentre offre la testimonianza di quanti il Signore ci ha
donato come «amici e modelli di vita», nel contempo
«conferma che in ogni condizione di vita è
possibile vivere il Vangelo nella fedeltà al proprio
Battesimo», aggiunge Falco nella presentazione del
Sussidio, così come afferma la Lumen gentium: «Tutti
nella Chiesa, sia che appartengono alla gerarchia, sia che
da essa siano guidati, sono chiamati alla santità».
(Avvenire, 7 giugno 2007)
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A SAN GIORGIO IN POGGIALE (BO): IN MOSTRA
GLI STORICI SANTINI DELL’AZIENDA NATALE SALVARDI
Vogliamo qui ricordare una mostra che si
è tenuta nel maggio 2003
Le immagini sacre, ma anche quelle profane, stampate nell’800
dalla storica azienda bolognese Natale Salvardi.
Una ricostruzione storica dell’attività di
questa impresa che lo scorso anno ha compiuto i 200 anni
di vita.
L’importanza del santino e delle altre immagini religiose
sulla devozione popolare bolognese, ma non solo. Sono questi
i temi della mostra “Per quella pietà divina.
Immagini sacre e devozione popolare nelle stampe di Casa
Salvardi” che prosegue fino al 31 maggio (2003) a
San Giorgio in Poggiale, sede delle Collezioni d’Arte
e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna,
in via Nazario Sauro 22.
La mostra è stata promossa dalla stessa Azienda Natale
Salvardi insieme alla Cna di Bologna e in collaborazione
con la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.
All’evento hanno contribuito la Camera di Commercio
di Bologna e Unipol Assicurazioni. Hanno dato il loro patrocinio
il Comune di Bologna, Assessorato attività produttive,
e la Provincia di Bologna, Assessorato alla cultura.
Curatore della mostra, e del relativo catalogo edito dalla
Dehoniana Libri, è il professor Fabio Foresti, docente
alla Facoltà di Lettere dell’Università
di Bologna.
L’antica Calcografia Salvardi
L’antica Calcografia Salvardi nacque
nel 1802, quando Natale Salvardi Di Agostino, “imprimatore
di Santi”, affittò dalla Fabbriceria di San
Petronio una bottega ad uso stamperia, situata nella piazza
della Pace (poi chiamata del Pavaglione e oggi piazza Galvani).
Natale Salvardi vi sistemò una stamperia, che si
andò specializzando in lavori calcografici di grande
eleganza e precisione.
Le migliori incisioni su acciaio e rame, dei più
valenti maestri dell’epoca (dal Rosaspina al Marchi,
dal Suppini allo Spagnoli, ai Paradisi, Martelli, Lega e
Tomba) venivano riprodotte dalla Calcografia Salvardi.
I santini Salvardi
I santini Salvardi, in particolare la produzione che arriva
fino al 1920, ha avuto ed ha ancora una notevolissima fama
non solo nell’ambito della devozione popolare, ma
anche in quello del collezionismo, a livello nazionale.
I santini, oltre ad essere conservati nei libri e negli
abiti dei devoti, venivano anche affissi nelle cucine, sopra
il letto, anche nelle stalle dei contadini. Il santino infatti,
oltre ad essere un oggetto simbolo della fede dei devoti,
ha avuto una importante funzione taumaturgica, di protezione
dei propri cari, della propria casa e dei propri beni.
Particolarmente amati erano i santini in cui veniva riprodotto
il volto della Madonna, e a Bologna in particolare quello
della Beata Vergine di San Luca. Ma erano molto diffusi
tra i bolognesi i santini dedicati alla Santa Caterina de
Vigri, alla Beata Imelda Lambertini e a santi “nazionali”
come San Francesco d’Assisi, Sant’Antonio da
Padova, San Domenico, Santa Chiara.
Il santino e le stampe devozionali in genere veniva stampato
in migliaia di esemplari, quindi possiamo renderci conto
di quanto fosse ricco e onnipresente l’universo di
queste immagini, care agli strati più poveri della
società. Questo prodotto editoriale è infatti
tra tutti il più “democratico”, perché
i suoi bassi costi lo resero accessibile a chiunque, caratteristica
che ne favorì la diffusione capillare.
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SCRITTORI, SANTI E SANTINI a cura di e.emme
“UN MESE CON MONTALBANO” di ANDREA CAMILLERI
- Mondadori, Milano 1998
AL COMMISSARIO MONTALBANO VENNE
UNA BOTTA D’ACCUPA
Praticò Gesuina, vedova Tumminello. Era stata lei
a scoprire l’omicidio – aveva spiegato Fazio
a Montalbano – e ne aveva avuto una tale scossa che
era svenuta subito dopo aver chiamato aiuto dal balcone.
Che ci andasse piano, il commissario, che la signora aveva
il cuore malato assa’”. Fu per questo che il
dito di Montalbano sul campanello ebbe la stessa leggerezza
di una farfalla che si posava su un fiore. La porta venne
aperta da un parrino con faccia di circostanza. [...] A
vederselo davanti in quell’appartamento e con quell’espressione,
il commissario si fece persuaso che alla signora Praticò
fosse venuto a dare l’olio santo.
“E’ grave?” balbettò.
“Chi?”.
“La vedova Tumminello”.
“Ma quando mai! Sono venuto a trovarla per conforto,
ha provato una forte emozione. S’accomodi. “Genuina
si è messa a letto”. [...]
La càmmara da letto, con le ante del balcone semichiuse,
era praticamente una cripta, alle pareti decine di santini
appesi con puntine da disegno e sotto ad ognuno un lumino
acceso appoggiato a un’apposita mensoletta. Di colpo,
a Montalbano venne una botta d’accùpa, sudò,
sentì il bisogno di slacciarsi il bottone del colletto.
Una specie di balena ansante e lamentosa giaceva su un letto
a due piazze, la copriva una coperta a fiori rossi che lasciava
vedere solo la testa di una cinquantina spettinata sì,
ma dalla faccia rosea e liscia. [...]
“Se la sente di rispondere a qualche mia domanda?”
principiò il commissario. “Se il Signore m’assiste
e la Madonna m’accompagna...”.
Il commissario sperò ardentemente che il Signore
e la Madonna fossero in quel momento disponibili: non se
la sentiva di stare in quella càmmara un minuto in
più del necessario.
ANDREA CAMILLERI - Nato
a Porto Empedocle (Agrigento)nel 1925, Andrea Camilleri
vive da anni a Roma. Regista, autore teatrale e televisivo,
ha scritto saggi sullo spettacolo.
Sin dal '49 lavora come regista e sceneggiatore; in queste
vesti ha legato il suo nome alle più note produzioni
poliziesche della tv italiana: quelle che avevano come protagonisti
il tenente Sheridan e il commissario Maigret.
Con il passare degli anni ha affiancato a questa attività
quella di scrittore; e' stato autore infatti di importanti
romanzi di ambientazione siciliana nati dai suoi personali
studi sulla storia dell'isola. Il grande successo e' poi
arrivato con l'invenzione del Commissario Montalbano.
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Novità in Libreria
“SOTTO LA CROCE APPASSIONATAMENTE
- La santità nella famiglia passionista” di
Eugenio Pierluigi – Ediz.S. Gabriele-Eco, Pagg.335
32 profili per tratteggiare la spiritualità passionista
lungo i secoli, sostenuti da un'ampia documentazione che
l'autore ha attinto dai testi dei processi canonici.
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Giuseppe Testa “LE CAPPELLE
DELLA SALVEZZA” – Pagg.131
Interessante questa nuova pubblicazione del socio Giuseppe
Testa, scrittore e storico, sulle chiesette di Campofranco
tra il 1500 e il 1700, di alcune delle quali sì è
persa traccia.
E’ questo un ulteriore ennesimo tassello che l’autore
appone al variegato mosaico bibliografico che da decenni
lo vede impegnato in ricerche e studi di storia locale riferiti
a diverse comunità.
In questo caso la scelta è caduta sul suo comune
di adozione (egli è nativo di Riesi, ma da 40 anni
vive a Campofranco), realizzando una iniziativa promossa
dal la locale sezione dell’Archeoclub d’Italia
di cui lo stesso scrittore è Presidente. Le cappelle
oggetto della ricerca sono quelle del SS.Crocifisso delle
Grazie, del Monte Calvario, del SS.Salvatore e delle Anime
del Purgatorio, di S.Antonio Abate, di San Giuseppe, di
Maria SS.ma del Lume e del Camposanto.
I soci che desiderano avere la pubblicazione possono contattare
il Prof.GIUSEPPE TESTA - TEL.0934-959283.
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“CORMONS – SANT’ADALBERTO – Ricordo
del Millenario” edito a cura della Parrocchia
di Sant’Adalberto - Cormons. Il socio Dr.Giacomo Vottorio
Busilacchio ci ha inviato per le pubblicazioni dell’AICIS
il citato libro. Lo ringraziamo da queste pagine e nel contempo
lo segnaliamo ai soci.
Chi fosse interessato ad averne una copia indirizzi la richiesta
al nostro socio per e-mail: gbusila@tin.it
Le celebrazioni del martirio di Sant’Adalberto (997)
si sono tenute nel 1997, anche se la pubblicazione in argomento
è della fine di aprile 2007.
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Michele Falzone del Barbarò
- “SANTI DI PIZZO - Immagini su carta intagliata
dal XVII al XX secolo” – Daniela Piazza
Editore - 1983
....“SANTA TERESA” ,
cm.7,9 x 11,5
Intagli seriali su carta stampati in cromolitografia.
Francia, II metà del XIX secolo.
“Con l’affermarsi della nuova tecnica
cromolitografia, diffusasi rapidamente dopo il 1850,
gli editori potevano finalmente stampare a più
colori, con effetti ludici e decorazioni dorate a
rilievo.
Queste nuove immagini, giocando su più alti
livelli di virtuosismo tecnico, stravolgevano le regole
del tradizionale formalismo dell’immagine devozionale
intagliata in una efficacia comunicativa, che trasforma
la didattica dell’immagine di pietà quasi
in un oggetto di puro decoro”...
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CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI
1° GIUGNO 2007: PROMULGAZIONE DEI NUOVI
DECRETI DI CANONIZZAZIONE, BEATIFICAZIONE E DI VENERABILITA’
Il 1° giugno 2007, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto
in Udienza privata Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Card. José
Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi. Nel corso dell'Udienza il Santo Padre ha autorizzato
la Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti:
A - Prossimamente
“SANTI”
Sono stati promulgati i decreti riguardanti un miracolo
attribuito all’intercessione dei seguenti Beati, per
i quali verrà fissata quanto prima la data della
Cerimonia di Canonizzazione.
1- un miracolo, attribuito all'intercessione
della Beata ALFONSA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
(al secolo: ANNA MUTTATHUPANDATHU), Suora
professa della Congregazione delle Clarisse del Terzo Ordine
di San Francesco; nata il 19 agosto 1910 a Kudamaloor (Kerala,
India) e morta il 28 luglio 1946 a Bharananganam (India).
E’ stata beatificata da Papa Giovanni Paolo II l'8
febbraio 1986: è la prima beata dell’India
ed ora la prima santa. «Dotata da Dio di un carattere
affettuoso e allegro», seppe percorrere fino in fondo
«la via della croce, della malattia - disse di lei
Giovanni Paolo II beatificandola l'8 febbraio 1986 -: giunse
ad amare la sofferenza perché amava il Cristo sofferente».
Fiore della Chiesa siro-malabarese, orfana in tenera età,
seppe difendere la sua scelta di vita religiosa e la sua
dignità di donna in una realtà ostile.
Oggi alla sua tomba si recano anche induisti e musulmani.
2- un miracolo, attribuito all'intercessione
della Beata NARCISA DE JESÚS MARTILLO MORÁN,
Laica; nata ne l 1833 a Nobol (Ecuador) e morta l'8 dicembre
1869 a Lima (Perú).
Alcune testimoni riferirono su di lei che “era molto
bella, alta e ben proporzionata; la sua chioma bionda, inanellata
e abbondante, attirava l’attenzione della gente. Era
molto amata in paese”. “Come carattere era molto
amabile e in certi momenti dava sfogo alla sua allegria
cantando, mentre una sua amica suonava la chitarra. Era
molto caritatevole…”
Nel 1868, su invito del francescano padre Pietro Gual che
divenne suo direttore spirituale, Narcisa si trasferì
a Lima, trovandovi ospitalità in un monastero di
terziarie domenicane.
Il cappellano divenne suo nuovo direttore spirituale, sino
alla sua morte.
La sera dell’8 dicembre 1869, nel congedarsi dalle
consorelle per il riposo, disse loro scherzando che sarebbe
partita per un lungo viaggio. Poco prima della mezzanotte
la madre di turno a vegliare si accorse che la sua cella
era misteriosamente tutta illuminata e ne proveniva un profumo
fortissimo. Entrandovi trovarono Narcisa morta, all’età
di soli 37 anni. La vita di Narcisa fu caratterizzata da
una dedizione totale a Dio ed al prossimo e la sua fama
di santità poté esplodere immediatamente e
spontaneamente da parte del popolo. Beatificata da Papa
Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1992, verrà presto
iscritta nell’albo dei Santi.
B1-Prossimamente “BEATI”
Sono stati promulgati anche i decreti riguardanti un miracolo
attribuito all’intercessione dei seguenti Venerabili
Servi di Dio, per i quali, pertanto, verrà fissata
quanto prima la data e il luogo della Cerimonia di Beatificazione
di ciascuno.
1- un miracolo, attribuito all'intercessione
del Venerabile Servo di Dio ANTONIO ROSMINI,
Sacerdote Fondatore dell'Istituto della Carità e
delle Suore della Provvidenza; nato il 24.3.1797 a Rovereto
(Italia) e morto il 1.7.1855 a Stresa (Italia).
Don Rosmini oltre che fondatore dei due istituti, è
stato pensatore e scrittore tra i più conosciuti
nel suo tempo.
La sua opera abbraccia molti ambiti del sapere filosofico,
teologico, ascetico, pedagogico, giuridico e politico: una
libertà di ragionamento che attirò le critiche
di molti oppositori. Le accuse si intensificarono nel 1848-49,
quando Rosmini è a Roma (e a Gaeta) accanto a Pio
IX che lo vuole cardinale e segretario di Stato.
Soprattutto l’Austria non voleva che il papa desse
credito al sacerdote: di qui la campagna di denigrazione
contro di lui che sfociò nel 1849 nella messa all’Indice
di due opere: "Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa"
e "La costituzione secondo la giustizia sociale".
Egli è un esempio di vita cristiana che oggi viene
riconosciuto una volta per tutte.
2- un miracolo, attribuito all'intercessione
della Venerabile Serva di Dio MARIA MERKERT,
Cofondatrice e Prima Superiora Generale della Congregazione
delle Suore di Santa Elisabetta. La congregazione viene
fondata il 27. 9.1842 con lo scopo di curare i malati bisognosi.
Nasce il 21 settembre 1817 a Nysa (Slesia). Realizza con
grande coraggio e ottimismo i suoi intenti e progetti connessi
con la formazione e il consolidamento delle strutture della
nuova comunità religiosa. Si dedica con amore materno
alle consorelle e alla cura dei malati e dei bisognosi.
La sua vita e l’attività sono animate dallo
spirito di una carità ardente per le membra sofferenti
del Corpo di Cristo. Maria Merkert, chiamata “la cara
Madre di tutti”, muore in concetto di santità
il 14 novembre 1872.
3- un miracolo, attribuito all'intercessione della Venerabile
Serva di Dio GIUSEPPA (al secolo: ENDRINA
STENMANNS), Cofondatrice della Congregazione delle
Serve dello Spirito Santo.
E’ nata il 28 maggio 1852 ad Issum (Germania) ed è
morta il 20 maggio 1903 a Steyl (Paesi Bassi).
4- un miracolo, attribuito all'intercessione della Venerabile
Serva di Dio CELESTINA DELLA MADRE DI DIO (al secolo:
MARIA ANNA DONATI), Fondatrice della Congregazione
delle Figlie Povere di San Giuseppe Calasanzio. Suor Celestina
è nata il 26 ottobre 1848 a Marradi (Italia) ed è
morta il 18 marzo 1925 a Firenze (Italia).
B2 - Prossimamente “BEATI”
Sono stati promulgati inoltre i decreti riguardanti il riconoscimento
del martirio dei seguenti Servi di Dio, per i quali, pertanto,
verrà fissata quanto prima la data e il luogo della
Cerimonia di Beatificazione.
1- il martirio dei Servi di Dio
PIETRO KIBE KASUI, Sacerdote professo della Compagnia
di Gesù, e 187 COMPAGNI, Sacerdoti,
Religiosi e Laici, uccisi tra il 1603 e il 1639 in Giappone.
2- il martirio dei Servi di Dio
AVELLINO RODRÍGUEZ ALONSO, Sacerdote professo
dell'Ordine di Sant'Agostino, e 97 COMPAGNI
dello stesso Ordine, nonché 6 COMPAGNI del
Clero diocesano, uccisi nel 1936 durante la guerra
civile in Spagna;
3- il martirio delle Serve di Dio
EMMANUELA DEL CUORE DI GESÙ (al secolo:
EMMANUELE ARRIOLA URANGA) e 22
COMPAGNE, dell'Istituto delle Ancelle Adoratrici
del Santissimo Sacramento e della Carità, uccise
nel 1936 durante la guerra civile in Spagna;
4- il martirio del Servo di Dio
FRANCESCO JÄGERSTÄTTER, Laico.
Franz Jägerstätter nasce il 20 maggio 1907 (quest’anno
celebriamo il centenario della nascita) in un paesino dell’Alta
Austria a pochi chilometri dal confine con la Baviera. Nel
1938 la Germania hitleriana annette l’Austria.
L’anno successivo le truppe naziste invadono la Polonia:
scoppia la Seconda Guerra Mondiale. Franz Jägerstätter
è un contadino, è sposato e ha tre figlie.
Nel 1943 ha 36 anni: viene arruolato nell’esercito
del Terzo Reich. Lui si rifiuta. L’ideologia nazista
va contro il Vangelo, va contro la sua coscienza.
Conosce le parole di San Pietro: ”Bisogna obbedire
a Dio piuttosto che agli uomini”. Cercano di convincerlo.
Rischia la vita.
Il suo parroco Josef Karobath scrive: ”Mi ha lasciato
ammutolito, perché aveva le argomentazioni migliori.
Lo volevamo far desistere ma ci ha sempre sconfitti citando
le Scritture”. Franz ha la sapienza dell’umile,
non usa parole difficili ma le parole chiare ed esigenti
del Vangelo. Prega, medita, digiuna, legge i documenti della
Chiesa: nel 1937 Papa Pio XI aveva pubblicato l’Enciclica
“Mit Brenneder Sorge” con la quale condannava
duramente l’ideologia razzista e anticristiana del
nazismo. “Nessun potere coercitivo dello Stato –
scriveva Papa Ratti - potrà sostituire a lungo andare
i più profondi e decisivi stimoli, che provengono
dalla fede in Dio e in Gesù Cristo”.
Franz è arrestato: in carcere, parlando con la moglie,
ricorda le parole di Gesù: “chi ama il padre
o la madre più di me non è degno di me ”.
Viene ghigliottinato il 9 agosto 1943, a Berlino, nello
stesso carcere in cui sarà impiccato il teologo protestante
Bonhoeffer. Nel suo Testamento leggiamo: “Scrivo con
le mani legate, ma preferisco questa condizione al sapere
incatenata la mia volontà”.
Benedetto XVI nella sua visita nel campo di concentramento
di Auschwitz-Birkenau il 28 maggio dell’anno scorso,
aveva ricordato quanti nella Germania di Hitler si erano
opposti al regime nazista ed erano considerati allora come
“il rifiuto della nazione”. “Ora però
noi li riconosciamo con gratitudine come i testimoni della
verità e del bene, che anche nel nostro popolo non
era tramontato. Ringraziamo queste persone, perché
non si sono sottomesse al potere del male e ora ci stanno
davanti come luci in una notte buia”.
C-Nuovi “VENERABILI”
Infine, sono stati promulgati i decreti
riguardanti l’eroicità delle virtù dei
seguenti Servi di Dio che, pertanto, acquisiscono il titolo
di “Venerabile”.
1- Le virtù eroiche del Servo
di Dio GIOVANNI BATTISTA ARISTA, Vescovo di Acireale,
della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri; nato
il 2.4.1863 a Palermo (Italia) e morto il 27.9.1920 ad Acireale
(Italia).
Il Vescovo di Acireale,Mons.Gerlando Genuardi, vide nel
giovane seminarista e poi nel Padre filippino la figura
più alta della sua diocesi e pensò a lui come
successore.
L’umiltà di P. Arista aveva ottenuto da Papa
Leone XIII, che nel 1901 lo aveva nominato Vescovo di Sebaste
con incarico di Prelato nullius di S. Lucia del Mela, di
poter rifiutare la nomina già comunicata con biglietto
della Segreteria di Stato; la stessa umiltà non ottenne
invece, nel 1904, di eludere la nomina a Ausiliare di Acireale.
P. Arista si recò a Roma in quella circostanza.
P. Timpanaro lo osservò in estasi, sollevato da terra,
durante la celebrazione della S. Messa.
“Omnia in caritate” è il motto episcopale
scelto dall’Arista: fu il programma attuato giorno
per giorno tra le enormi difficoltà causate da calamità
naturali, incomprensione di politici, da problemi in Seminario,
dalle infermità che lo portarono a morire di cancro
allo stomaco.
2- Le virtù eroiche del Servo
di Dio GIOVANNI GIUSEPPE (al secolo: ALCIDE
LATASTE), Sacerdote professo dell'Ordine dei Frati
Predicatori e Fondatore delle Suore del Terzo Ordine di
San Domenico di Betania. Nasce il 5.9.1832 a Cadillac (Francia)
e muore il 10.3.1869 a Frasnes-Le-Château (Francia).
Padre Lataste, giovane dominicano, fu mandato nel 1864 in
una prigione di donne per predicare a 400 detenute. La vita
in questa "Casa le incitava con la forza" alla
rivolta, addirittura al suicidio. In un secolo giansenistico,
Padre Lataste parla loro di un Dio che le ama, di un Dio
che rifà nuova ogni cosa. Parla loro nella verità,
non mascherando la loro responsabilità per il reato
commesso. Si dichiara loro fratello, peccatore come loro.
"Dio non guarda ciò che siamo stati, è
toccato solo da ciò che sommiamo".
"La speranza contro ogni speranza" rinasce nei
cuori e alcune di queste donne esprimono la loro determinazione
a dedicarsi a Dio alla loro uscita.
Il predicatore ha l'ispirazione di fondare una comunità
religiosa dominicana dove ex-detenute, ex-prostitute...
dividono vita di preghiera e vita fraterna con le sorelle
senza storie, confuse. Nel 1866 nasce la prima comunità
di dominicane di Béthanie di tipo contemplativo.
3- Le virtù eroiche del Servo
di Dio FRANCESCO MARIA PÉREZ, Religioso
professo della Congregazione dei Poveri Servi della Divina
Provvidenza; nato il 9 luglio 1861 a Verona (Italia) ed
ivi morto il 4 dicembre 1937;
4- Le virtù eroiche della Serva
di Dio MARIA CATERINA DI GESÙ BAMBINO (al
secolo: LUISA LAVIZZARI), Priora delle
Suore Benedettine dell'Adorazione del SS.mo Sacramento e
della Perpetua Riparazione del Monastero a Ronco di Ghiffa;
nata il 6 ottobre 1867 a Vervio (Sondrio, Italia) e morta
il 25 dicembre 1931 a Ronco di Ghiffa (Novara, Italia);
5- Le virtù eroiche della Serva
di Dio MARIA FEDELE (al secolo: ELEONORA
MARGARITA WEISS), Religiosa professa del Terz'Ordine
di San Francesco del Monastero di Reutberg, nata il 12 giugno
1882 a Kempten (Germania) e morta l'11 febbraio 1923 a Reutberg
(Germania);
6- Le virtù eroiche della Serva
di Dio ARMIDA BARELLI, del Terzo Ordine Secolare
di San Francesco e Confondatrice dell'Istituto delle Missionarie
della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.
Nata il 1 dicembre 1882 a Milano (Italia) è morta
il 15 agosto 1952 a Marzio Varese (Italia).
Armida Barelli era secondogenita di un’agiata famiglia
borghese. Dopo aver completato gli studi, prima dalle Orsoline
a Milano e poi dalle Francescane in Svizzera, seguì
la sua vera vocazione, quella religiosa.
Nel 1910 l’incontro fondamentale della sua vita, quello
con padre Agostino Gemelli, che ne determinò l´orientamento
spirituale. Nello stesso anno, la scelta di entrare nel
Terz’ordine secolare francescano.
Nel 1917, anno anche dell’acquisto della residenza
di Marzio, la Barelli ricevette l´incarico dal Cardinal
Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano, di occuparsi del
"movimento femminile".
Nacquero così i primi circoli rosa dell’Azione
Cattolica che, l’anno successivo furono estesi dalla
Barelli in tutta Italia.
Nel 1921 fu, a fianco di Padre Gemelli, tra i fondatori
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano. Armida Barelli si spense il 15 agosto del 1952.
7- Le virtù eroiche della Serva
di Dio CLEONILDE GUERRA, Giovane Laica; nata il
29 gennaio 1922 a San Potito di Lugo (Ravenna, Italia) e
morta il 19 maggio 1949 a Bologna (Italia).
Fin da ragazzina si distinse fra le compagne per la viva
pietà, particolarmente eucaristica, Agli inizi dell’adolescenza
sentì la voce di Cristo che la chiamava a sé.
A 21 anni, nonostante alcuni seri problemi di salute, entrò
con entusiasmo nella Congregazione delle Ancelle del S.
Cuore di Gesù Agonizzante di Lugo. La permanenza
nel probandato fu serena e impegnata. Nilde era di esempio
a tutte le compagne e sempre la prima a prestarsi.
Purtroppo quel suo cammino iniziato con tanta gioia si arrestò
presto. Improvvisamente, dopo appena un mese, così
come la malattia l’aveva lasciata, tornò virulenta
e il medico impose alle Suore di chiamare i familiari perché
la riportassero a casa. Nilde superò la prova dedicandosi
all’apostolato nell’Azione Cattolica femminile
della Parrocchia e aiutando nell’Asilo parrocchiale
per la formazione dei bimbi. Assorbiva ogni indirizzo spirituale
utile per la formazione (Apostolato della Preghiera –
Terzo Ordine Francescano – Collaboratori Salesiani),
ma il movimento a cui dedicò anima e corpo fu l’Azione
Cattolica.
Nel 1947 Nilde ottenne dal suo Direttore Spirituale, don
Parmeggiani, il permesso di potersi offrire come vittima
di espiazione.
Nel gennaio 1949 la malattia riprese virulenta e fu ricoverata
all’Ospedale S. Orsola di Bologna. Durante quei lunghi
5 mesi ella lasciò ai medici, al personale e alle
degenti un esempio luminoso e sempre sorridente di dedizione
e di amore.
Al mattino del 19 maggio 1949 spirò dopo aver ricevuto
la S. Comunione e stava attendendo la barella per la camera
operatoria.
Morte quasi improvvisa e inspiegabile, secondo le parole
del chirurgo, ma certamente legata – per chi ha fede
– al suo voto di vittima pronunciato l’8 dicembre
1947. Era così divenuta veramente vittima di amore
e di espiazione.
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PROCESSI DI CANONIZZAZIONE
ASIA/COREA DEL SUD - Si aprirà
il Processo di Beatificazione per 36 Servi di Dio, missionari
nei campi di lavoro durante la guerra di Corea
Seul (Agenzia Fides) - L’Ordine di S.Benedetto di
Wagwan ha annunciato la prossima apertura del processo di
Beatificazione per 36 Servi di Dio, che morirono nelle prigioni
dei campi di lavoro e di detenzione fra il 1949 e il 1952
(anni della guerra di Corea), mentre conducevano una intensa
attività missionaria fra i prigionieri, portando
conforto, amministrando i Sacramenti, donando speranza e
annunciando il Regno di Dio. Il processo segnerà
anche il 100° ann.rio dell’ingresso della Congregazione
dei Benedettini di S. Ottilia in Corea che cade nel 2009.
Il Decreto, annunciato e diffuso dall’Abate Simon
Pietro Ri Hyeong-u, spiega che “la Congregazione giocherà
un ruolo attivo nel promuovere la causa di beatificazione
e canonizzazione dell’Abate Boniface Sauer, di p.Benedikt
Kim e dei loro 34 compagni”, che morirono nei campi
di detenzione. Secondo le norme vigenti, la Congregazione
dovrà prima di tutto ottenere il beneplacito dei
Vescovi delle diocesi interessate (Pyongyang,Hamhung e Tokwon)
per poi procedere alla raccolta delle testimonianze e dei
documenti utili alla prima fase della Causa di Beatificazione.
Per festeggiare il centenario, invece, le comunità
dei monaci in Corea hanno istituito una Commissione preparatoria
che curerà l’organizzazione di iniziative spirituali
e culturali, secondo un criterio di “rinnovamento
e aggiornamento della comunità”.
L’itinerario di preparazione è triennale ed
è così scandito: “Anno della Purificazione”
(2007), “Anno della Santificazione” (2008),
Anno del Ringraziamento” (2009).
Nell’aprile scorso la Congregazione è stata
colpita da un evento spiacevole: un incendio nel monastero
di Waegwan, che ha distrutto le celle dei 70 monaci che
abitavano il monastero.
La Congregazione Benedettina di Sant’Ottilia (Benedettini
missionari), con i suoi 136 monaci, è la più
grande comunità dei Benedettini in Asia. E’
stata fondata nel 1887 da padre Andreas Amrhein in Baviera,
specificamente per curare le missioni in Africa e in Asia.
Patrona dell’Ordine è Sant’Ottilia d’Alsazia,
nata cieca e miracolata, monaca benedettina e abbadessa.
500 martiri spagnoli presto beati
Il prossimo 28 ottobre si terrà
a Roma la beatificazione di 498 martiri caduti in Spagna
negli anni della guerra civile nella seconda meta' degli
anni '30. La decisione è stata presa da Papa Benedetto
XVI raggruppando 23 cause di beatificazione che riguardano
tutte gli eccidi compiuti dai repubblicani ai danni della
Chiesa.
Tale decisione del Pontefice è una chiara deroga
alla disciplina da lui stesso stabilita quando nel 2005
ha deciso che le beatificazioni siano celebrate nelle Chiese
locali ed e' dettata, probabilmente, dal timore di suscitare
ulteriori tensioni tra cattolici e laicisti in Spagna.
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CERCO E SCAMBIO
SANTI CURRO’ – Via Carlo Malatesta
– Pal.1, sc.B – 98125 MESSINA ME - Tel.090-2926.370
e Cell.340-330.2957
1^ Serie Santi “Lega Eucaristica” che cambio
con altri della stessa serie, oppure con santini d’epoca
di altre tematiche. Santini moderni. Cerco Santi, Beati,
Madonne Patrone in cambio di altri santini moderni siciliani
anche di Messina e di tutta Italia. Garantisco risposta
a quanti mi scriveranno. Grazie.
DONATA CAROLILLO –
Via Aldo Moro, nr. 3 – 75019 TRICARICO MT –
Tel.0835-728.118 e cell.340-2422.502
Della serie di immaginette relative alle litanie della Madonna
(di cui riporto a fianco un esemplare) mi mancano i numeri
15 – 45 46 – 47 – 50, e poi dal nr.56
in poi. C’è qualcuno che mi può aiutare
dal momento che desidero completare la serie?
Nel caso qualche socio avesse un’intera serie disponibile…se
ne potrebbe parlare. Grazie e buona estate a tutti
******
MIRACOLI
ENZO: IL BAMBINO CHE HA PORTATO AGLI ALTARI FREI GALVAO
Enzo, il bambino la cui nascita inspiegabile ha portato
agli altari fra Galvão. La testimonianza della madre,
la chimica brasiliana Sandra Grossi de Almeida
CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 11 maggio
2007 (ZENIT.org).- Confusa tra il milione e mezzo di persone
presenti questo venerdì al "Campo de Marte"
a San Paolo c’è la donna che ha ottenuto un
miracolo attribuito all’intercessione di fra Antonio
de Santa Ana Galvão, che verrà canonizzato
proprio quest'oggi.
E’ Sandra Grossi de Almeida, trentasettenne, laureata
in Chimica, residente a Brasilia, che nel 1999 ha dato alla
luce suo figlio Enzo tra lo stupore di medici e scienziati.
Il suo caso è stato riconosciuto “scientificamente
inspiegabile nel suo insieme, in base alle attuali conoscenze
scientifiche” dall’équipe di esperti
medici, il 18 gennaio 2006, nel processo di canonizzazione
di fra Antonio de Santa Ana, sacerdote brasiliano dell’Ordiine
dei Frati Minori Alcantarini, vissuto tra il 1739 e il 1822.
Sandra non nutre grandi pretese per l'incontro con il Papa:
“Credo che sarò così emozionata che
riuscirò appena a ringraziarlo per aver permesso
la canonizzazione di fra Galvão qui in Brasile, un
dono per me e per tutto il popolo brasiliano”, ha
affermato.
Nel 1999, Sandra ha dato alla luce Enzo grazie alle “pillole
di preghiera di fra’ Galvão”, preghiere
scritte su piccoli fogli, distribuite gratuitamente e preparate
dalle monache del Monastero della Luce.
Prima di rimanere incinta di Enzo, ha avuto tre gravidanze
interrotte per un problema congenito conosciuto come utero
bicorne – una cartilagine che si forma in mezzo all’utero
dividendolo in due piccole parti, il che impedisce la crescita
del feto per mancanza di spazio. Le tre gestazioni di Sandra
sono arrivate solo al quarto mese per poi interrompersi
spontaneamente con emorragie e forti dolori.
Cattolica praticante, Sandra si era già rassegnata
all’idea di non poter avere figli ed aveva deciso
di adottare Isabela, che oggi ha 12 anni.
Quando è rimasta incinta per la quarta volta, era
consapevole delle difficoltà che avrebbe affrontato,
ma ha deciso di portare avanti la gravidanza.
“La ginecologa mi disse di non farmi illusioni.
Avrebbe fatto tutto ciò che era alla sua portata
e che la medicina permetteva per aiutarmi, ma mi avvertì
chiaramente dell’alta possibilità di un’altra
perdita”, ha raccontato Sandra sulla pagina web ufficiale
della visita del Papa in Brasile.
www.visitadopapa.org.br.
Fu allora che un’amica di famiglia, ormai morta, le
parlò e offrì le “pillole di fra Galvão”.
Per fede Sandra le accettò, nonostante non conoscesse
la storia del beato.
Con sorpresa dei medici, ma non di Sandra, nella prima notte
della prima novena a fra Galvão, l’emorragia
si fermò e i dolori cessarono. “Quello fu un
segnale che potevo credere ancor di più nel potere
di fra Galvão e nella sua intercessione per me”,
ha detto Sandra.
L’intercessione di fra Galvão, ha spiegato,
è stata fondamentale in vari momenti.
Non ha sentito dolori né contrazioni neanche durante
il parto. Al quarto mese di gestazione è stato necessario
che si sottoponesse a un intervento per chiudere il collo
dell’utero, procedimento delicato e che si è
svolto senza le temute emorragie.
Nonostante tutto procedesse al meglio, al quinto mese le
venne diagnosticato un nuovo rischio di aborto a causa delle
dimensioni del bambino. “L’utero non avrebbe
resistito! E’ stato allora che ho fatto di nuovo ricorso
a fra Galvão”, ha ricordato Sandra.
Questa volta le preghiere erano per garantire che il bambino
raggiungesse i due chili, peso minimo per la nascita. Ed
è stato in quel momento che è accaduto tutto.
Dopo aver superato quella fase critica, Sandra è
riuscita ad arrivare alla 32ª settimana di gestazione,
una cosa inimmaginabile per il suo caso. “Per i medici
era impossibile, ma non per Dio”, ha affermato.
Era inimmaginabile anche la conservazione dell’utero
dopo il parto, perché la cartilagine avrebbe impedito
l’espulsione della placenta e l’unica via d’uscita
sarebbe stata un’isterectomia (l’estrazione
totale dell’utero).
Medici e infermieri erano pronti e la coppia aveva già
dato il consenso per una possibile isterectomia. “Sono
uscita dal parto cesareo con il mio utero e con mio figlio
tra le braccia, in salute”, ha raccontato Sandra emozionata.
Qualche ora dopo il parto, Enzo ha presentato un serio problema
polmonare che in genere è una delle cause principali
di morte tra i prematuri. Con nuove preghiere, il bambino
è uscito dall’intubazione il giorno dopo, cosa
che in casi simili è accaduta solo dopo varie settimane.
Oggi Enzo è un bambino sano. A otto anni sprigiona
allegria, vitalità e conosce bene l’importanza
di fra Galvão nella sua vita. Quando gli è
stato chiesto di lui, ha risposto naturalmente: “E’
stato grazie a lui che sono nato”.
I genitori non forzano né alimentano aspettative
ecclesiastiche per il figlio.
“L’unica cosa che desidero è che sia
una persona buona, segua o non segua la vita religiosa,
questa sarà una sua decisione”, ha affermato
la madre.
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GUARITA PER INTERCESSIONE DI GIOVANNI PAOLO II
Testimonianza di Suor MARIE SIMON-PIERRE
ROMA, domenica, 1° aprile 2007 (ZENIT.org). In occasione
dell'anniversario della morte di Giovanni Paolo II, che
ricorre il 2 aprile, pubblichiamo la testimonianza di suor
Marie Simon-Pierre, religiosa della Congregazione delle
Piccole sorelle delle Maternità Cattoliche, di 46
anni, inspiegabilmente guarita dal morbo di Parkinson.
Il caso è stato presentato come possibile miracolo
attribuito all'intercessione di Karol Wojtyla nel processo
di beatificazione, che sarà chiuso a livello diocesano
lunedì. La religiosa lavorava nella Maternità
della Stella (Maternité de l’Etoile), a Puyricard,
vicino a Aix-en-Provence.
Mi è stato diagnosticato a giugno,
nel 2001.
Il morbo aveva colpito tutta la parte sinistra del corpo,
causandomi serie difficoltà, essendo io mancina.
Dopo 3 anni, ad una fase iniziale lentamente progressiva
della malattia, è seguito l’aggravarsi dei
sintomi: accentuazione dei tremiti, rigidità, dolori,
insonnia [...]
Dal 2 aprile 2005 ho iniziato a peggiorare di settimana
in settimana, deperivo di giorno in giorno, non riuscivo
più a scrivere (sono mancina, lo ripeto) o se tentavo
di farlo, ciò che scrivevo era difficilmente leggibile.
Non riuscivo più a guidare la macchina salvo per
percorsi molto brevi, perché la mia gamba sinistra,
a volte, si bloccava anche a lungo e la rigidità
non avrebbe reso facile la guida. Per svolgere il mio lavoro,
in ambito ospedaliero, inoltre, avevo sempre più
bisogno di tempo. Ero totalmente esaurita. Dopo la diagnosi,
mi era difficile vedere Giovanni Paolo II in televisione.
Mi sentivo, però, molto vicina a lui nella preghiera
e sapevo che poteva capire quello che vivevo. Ne ammiravo
anche la forza e il coraggio che mi stimolavano a non arrendermi
e ad amare questa sofferenza. Solo l’amore avrebbe
dato senso a tutto questo. Era una quotidiana lotta, ma
il mio unico desiderio era di viverla nella fede e di aderire
con amore alla volontà del Padre.
Era Pasqua (2005) e desideravo vedere il nostro Santo Padre
in televisione perché sapevo, nel mio intimo, che
sarebbe stata l’ultima volta che avrei potuto farlo.
Era tutta la mattina che mi preparavo a quell’ “incontro”
(lui mi richiamava a quello che io sarei stata tra qualche
anno). Era dura per me, essendo giovane [...]
Un imprevisto nel servizio, però, non mi permise
di vederlo. La sera del 2 aprile 2005 si è riunita
tutta la comunità per partecipare alla veglia di
preghiera in piazza San Pietro, in diretta sulla televisione
francese della diocesi di Parigi (KTO) [...] all’annuncio
del decesso di Giovanni Paolo II mi è caduto il mondo
addosso, avevo perso l’amico che mi capiva e mi dava
la forza di tirare avanti.
In quei giorni avvertivo la sensazione di un grande vuoto,
ma avevo anche la certezza della Sua presenza viva. Il 13
maggio, ricorrenza della Nostra Signora di Fatima, Papa
Benedetto XVI dà l’annuncio ufficiale della
speciale dispensa per l’avvio della Causa di Beatificazione
e Canonizzazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II.
A partire dal 14 maggio le consorelle di tutte le comunità
francesi e africane chiedono l’intercessione di Giovanni
Paolo II per la mia guarigione. Pregano incessantemente,
senza stancarsi, fino alla notizia dell’avvenuta guarigione.
Ero in vacanza in quel periodo.
Il 26 maggio, terminato il tempo di riposo, ritorno in comunità,
totalmente esaurita a causa della malattia. «Se credi,
vedrai la gloria di Dio»; questo è il brano
del vangelo di San Giovanni che dal 14 maggio mi accompagna.
E’ il 1° giugno: non ne posso più! Devo
lottare per tenermi in piedi e camminare.
Il 2 giugno, di pomeriggio, vado a trovare la mia superiora
per chiederle di esonerarmi dall’attività lavorativa.
Lei mi chiede di resistere ancora un po’ fino al ritorno
da Lourdes, ad agosto, e aggiunge: «Giovanni Paolo
II non ha ancora detto la sua ultima parola».
Lui era sicuramente presente a quell’incontro svoltosi
nella pace e nella serenità.
Poi, la superiora mi tende una stilografica e mi chiede
di scrivere «Giovanni Paolo II»: sono le ore
17. A stento scrivo «Giovanni Paolo II».
Davanti alla calligrafia illeggibile rimaniamo a lungo in
silenzio [...] la giornata prosegue come di consueto. Dopo
la preghiera della sera, alle ore 21, passo dal mio ufficio
per poi tornare in camera. Sento il desiderio di prendere
una stilografica e scrivere, come se qualcuno mi dicesse:
«prendi la tua stilografica e scrivi» [...]
sono le 21.30-21.45.
La calligrafia è chiaramente leggibile: sorprendente!
Mi stendo sul letto, stupita. Erano passati esattamente
due mesi dal ritorno di Giovanni Paolo II alla Casa del
Padre [...] Mi sveglio alle 4.30, sorpresa di essere riuscita
a dormire. Mi alzo improvvisamente dal letto: il mio corpo
non è più indolenzito, nessuna rigidità
e interiormente non sono più la stessa.
Poi, una chiamata interiore e il forte impulso di andare
a pregare davanti al Santissimo Sacramento. Scendo in oratorio
e rimango in adorazione. Provo una profonda pace e senso
di benessere; un’esperienza troppo grande, un mistero,
difficile da spiegare a parole.
Poi, sempre davanti al Santissimo Sacramento, medito i misteri
della luce di Giovanni Paolo II. Alle 6 del mattino esco
per raggiungere le consorelle in cappella per un momento
di orazione seguito dalla celebrazione eucaristica.
Devo percorrere circa 50 metri e in quell’istante,
nel camminare, mi rendo conto che il mio braccio sinistro
dondola, non rimane immobile lungo il corpo.
Noto anche una leggerezza e un’agilità fisica
da tempo a me sconosciute.
Durante la celebrazione eucaristica sono ricolma di gioia
e di pace: è il 3 giugno, festa del Sacro Cuore di
Gesù. All’uscita della S. Messa sono sicura
di essere guarita [...] la mia mano non trema più.
Vado di nuovo a scrivere e a mezzogiorno smetto di colpo
di prendere le medicine.
Il 7 giugno, come previsto, sono andata dal neurologo dal
quale ero in cura da 4 anni.
E’ rimasto sorpreso anche lui nel constatare l’improvvisa
scomparsa di tutti i sintomi del morbo, nonostante l’interruzione
del trattamento 5 giorni prima della visita. Il giorno dopo,
la superiora generale ha affidato a tutte le nostre comunità
il rendimento di grazie.
Tutta la congregazione ha cominciato una novena di ringraziamento
a Giovanni Paolo II.
Ho interrotto ogni tipo di trattamento. Ho ripreso a lavorare
normalmente.
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LA NECESSITA’ DEI MIRACOLI
Riportiamo un’intervista di Stefania Falasca
(Jesus, marzo 2004) con Mons.MICHELE DI RUBERTO,
allora sottosegretario della Congregazione delle cause dei
Santi ed oggi Segretario della stessa Congregazione.
Con quali procedure un fatto straordinario viene riconosciuto
come miracolo dalla Chiesa e perché è ancora
oggi necessario nelle cause di beatificazione e di canonizzazione.
«La cosa più incredibile dei miracoli è
che accadono» diceva lo scrittore inglese Gilbert
Keith Chesterton. Già. Pura gratia gratis data. Di
questo monsignor Michele Di Ruberto non ha dubbi. Anzi.
In fatto di miracoli, o meglio, di accertamento di miracoli,
può considerarsi un esperto.
Specialista in materia giuridica civile e canonica, da trentacinque
anni in attività presso la Congregazione delle cause
dei santi, di cui è attualmente sottosegretario,
ha visto passare in rassegna centinaia di casi straordinari,
di fronte ai quali la scienza si è dovuta arrendere.
Dall’84 è responsabile del settore miracoli.
346 i casi redatti e approvati, una novantina quelli in
attesa di essere esaminati. Da vent’anni spetta a
lui partecipare alla Consulta medica, preparare e redigere,
insieme ai postulatori, la Positio super miro, l’insieme
cioè degli acta causae e degli acta processus riguardanti
i miracoli.
Sì, perché forse non tanti sanno che provare
e attestare l’autenticità di un fatto prodigioso
è frutto di una accurata procedura d’inchiesta
e di un rigoroso esame scientifico e teologico. Non solo.
Proprio il processo per l’accertamento di un miracolo,
avvenuto per intercessione di un candidato agli onori degli
altari, è centrale nel compimento di una causa di
canonizzazione.
Con monsignor Di Ruberto abbiamo perciò voluto guardare
da vicino l’esperienza storica della Chiesa in questa
materia, chiarendo alcuni aspetti che riguardano tali eventi
straordinari, e addentrarci nel fitto di quell’iter
che conduce all’approvazione di un miracolo.
Abbiamo voluto iniziare questo viaggio partendo proprio
dal riconoscimento del fatto prodigioso attribuito all’intercessione
della beata Gianna Beretta Molla, medico e madre di famiglia,
che il 16 maggio prossimo sarà proclamata santa.
Della cui causa Di Ruberto è stato anche, per nomina
pontificia, relatore.
- La canonizzazione di Gianna Beretta Molla è ormai
imminente. Il decreto sul miracolo, avvenuto per la sua
intercessione, era già stato promulgato nel dicembre
scorso. Può dirci innanzitutto in cosa consiste questo
decreto?
MICHELE DI RUBERTO: Il decreto è
l’ultimo atto che chiude il cammino giuridico dell’accertamento
di un miracolo. È un atto giuridico della Congregazione
delle cause dei santi, sancito dal papa, con cui un fatto
prodigioso è definito vero e proprio miracolo. Nella
Summa theologica san Tommaso definisce miracolo «ciò
che è fatto da Dio fuori dell’ordine della
natura». Si considera quindi miracolo un fatto che
supera le forze della natura, che è operato da Dio
fuori dell’ordinario di tutta la natura creata per
intercessione di un servo di Dio o di un beato.
- Senza l’approvazione di miracoli accaduti per intercessione
di un servo di Dio o di un beato non si può perciò
portare a conclusione una causa.
DI RUBERTO: Attualmente per la beatificazione
di un servo di Dio non martire la Chiesa chiede un miracolo,
per la canonizzazione (anche di un martire) ne chiede un
altro. Solo i presunti miracoli attribuiti all’intercessione
di un servo di Dio o di un beato post mortem possono essere
oggetto di verifica. Istruita quindi l’inchiesta,
che è un vero e proprio processo, questa viene condotta
separatamente da quella sulle virtù o sul martirio.
Nel corso della procedura sono raccolte e vagliate tutte
le prove acquisite riguardanti sia il fatto prodigioso in
se stesso, per accertare l’evento miracoloso come
tale, sia l’attribuzione di quel fatto all’intercessione
di un determinato candidato agli onori degli altari
- Come si svolge l’iter giuridico di accertamento
di un miracolo?
DI RUBERTO: L’iter processuale per
il riconoscimento del miracolo avviene se-condo le nuove
normative stabilite nell’83 dalla costituzione apostolica
Divinus perfectionis Magister. a nuova legislazione stabilisce
due momenti procedurali: quello diocesano e quello della
Congregazione, detto romano. Il primo si svolge nell’ambito
della diocesi dove è accaduto il fatto prodigioso.
Nella diocesi di Franca, nello Stato di San Paolo in Brasile,
ad esempio, nel caso di quello attribuito a Gianna Beretta
Molla. Il vescovo apre l’istruttoria sul presunto
miracolo nella quale vengono raccolte sia le deposizioni
dei testi oculari interrogati da un tribunale debitamente
costituito, sia la completa documentazione clinica e strumentale
inerente al caso. Nel secondo, la Congregazione esamina
l’insieme degli atti pervenuti e le eventuali documentazioni
suppletive, pronunciando il giudizio di merito.
- Ma perché sono così necessari i miracoli?
Non si può dichiarare la santità sulla base
delle prove che dimostrano l’esercizio in grado eroico
delle virtù?
DI RUBERTO: Dichiarare la santità
di una persona non è come assegnare un titolo cavalleresco
o onorifico. Anche se uno è in cielo, può
darsi che non sia degno, come sembra, di un culto pubblico.
Stabilire l’eroicità delle virtù, attraverso
tutto il lavoro di raccolta delle prove testimoniali e documentarie,
di approfondimento storico-critico, di valutazione teologica
fino al raggiungimento della certezza morale e alla formulazione
del giudizio di merito, per quanto fondato, serio e accurato,
può rimanere soggetto a possibile errore. Noi possiamo
sempre sbagliarci, possiamo sempre ingannarci, i miracoli
invece solo Dio può compierli, e Dio non inganna.
Sono un dono gratuito di Dio, un segno certissimo della
rivelazione, destinato a glorificare Dio, a suscitare e
rafforzare la nostra fede, e sono anche, quindi, una conferma
della santità della persona invocata. Il loro riconoscimento
consente pertanto di dare con sicurezza la concessione del
culto.
- Insomma i santi sono fatti per i miracoli e questi, in
una causa di canonizzazione, rappresentano anche una sanzione
divina a un giudizio umano...
DI RUBERTO: Esattamente. È quindi
di importanza capitale conservare la loro necessità
nelle cause di canonizzazione.
- E la Chiesa ha attribuito ad essi sempre la stessa rilevanza?
DI RUBERTO: Sempre. I miracoli hanno sempre
avuto una rilevanza centrale. Fin dai primi secoli, quando
i vescovi si trovavano a dover concedere il culto per un
non martire, prima di vagliare l’excellentia vitae
e delle virtù, consideravano le pro-ve dell’excellentia
signorum. Via via poi, nel corso dei secoli, si stabiliscono
e si affinano le procedure d’indagine sui miracoli
prima di procedere a una canonizzazione. Urbano II, nel
1088, sancì che «non si possono ascrivere nel
canone dei santi se non vi sono testimoni che dichiarano
che i miracoli siano stati visti con propri occhi e sia
confermato dall’assenso del Sinodo». Dal XIII
secolo acquista importanza l’aspetto medico-legale
e, con l’istituzione della Congregazione dei riti
nel 1588, si riorganizza la materia. Si suggeriscono criteri,
come la necessità di interrogare i testi qualificati
e richiedere un parere medico, affinché il giudizio
sia sempre dato sulla base delle perizie medico-legali e
sulla base di testimoni oculari. Benedetto XIV puntualizzò
i criteri di valutazione e istituì il primo albo
dei medici. Tutta questa se-colare elaborazione confluì
nel Codice di diritto canonico del 1917. Ma la procedura
aveva un punto debole: la mancanza di distinzione fra il
giudizio medico-scientifico e quello teologico. I teologi,
infatti, dovevano dare un parere vincolante sulle conclusioni
mediche senza avere competenza in materia. Così Pio
XII, nel 1948, decise di costituire la Commissione medica,
poi Consulta medica, come organismo specifico di valutazione
scientifica, e da questo momento in poi, fino ad oggi, l’esame
è duplice: medico e teologico.
In cosa consiste il giudizio della Consulta medica?
DI RUBERTO: Il suo esame e la discussione
finale si concludono stabilendo esattamente la diagnosi
della malattia, la prognosi, la terapia e la sua soluzione.
La guarigione, per essere ritenuta oggetto di un possibile
miracolo, deve essere giudicata dagli specialisti come rapida,
completa, duratura e inspiegabile secondo le attuali cognizioni
medico-scientifiche.
- Da chi è composta la Consulta? Sono tutti medici
cattolici?
DI RUBERTO: È un organo collegiale
costituito da cinque medici specialisti più due periti
d’ufficio. Gli specialisti che ne prendono parte variano
a seconda dei casi clinici presentati. E non è esclusa
la richiesta di consulenze o convocazioni di altri periti
provenienti anche dall’estero. Il loro giudizio è
di carattere prettamente scientifico, non si pronunciano
in merito al miracolo, dunque se sono atei o di altre religioni,
non è rilevante. Uno dei periti del fatto prodigioso
attribuito a Edith Stein che ha dato il suo contributo come
teste qualificato, è stato, ricordo, un noto medico
di Boston di religione ebraica. Ma ci sono anche non poche
perizie e relazioni redatte da medici musulmani e di altre
confessioni. […]
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NOTIZIE DAL MONDO
Roma, Bibbia Multimediale
“Bibbia educational” è
un progetto che vuol far conoscere i testi sacri delle tre
religioni monoteistiche nelle scuole.
È stato presentato il 13 dicembre a Roma, al Ministero
della Pubblica Istruzione, che lo ha patrocinato. Il progetto
sarà adottato in via sperimentale da 60 istituzioni
scolastiche della Regione Lazio. Nel multimediale la Bibbia
e il Corano vengono spiegati agli studenti attraverso 13
cd-rom e 13 film.
Per il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura e per il Dialogo Interreligioso,
“Bibbia educational” offre nuove opportunità
di conoscenza fra le religioni: “È un segnale
molto bello e che a me pare dia anche grande speranza, perché
mostra che ora la scuola ha uno strumento che consente una
conoscenza dall’interno, una conoscenza che è
stata condivisa dagli esperti delle diverse religioni. Vogliamo
tutti vivere insieme, dunque dobbiamo conoscerci, perché
spesso è l’ignoranza che genera la paura e
la paura genera la violenza”.
Dello stesso parere sono i rappresentanti delle altre due
religioni monoteistiche, anche se il Rabbino capo auspica
che sia rispettato il carattere sacro della Bibbia.
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San Giorgio Jaonico (TA). Un oratorio di
Frisina su Padre Pio
Il 20 gennaio, presso l’auditorium «Padre Pio»
a San Giorgio Jonico (Taranto), è stato eseguito
per la prima volta in forma integrale l’oratorio sacro
«Charitatis hostia. Vittima d’amore» del
compositore monsignor Marco Frisina.
L’opera, per soli, voce recitante, coro e orchestra,
è stata commissionata dall’Istituto Servi della
Sofferenza e si ispira alla vita e agli scritti di san Pio
da Pietrelcina.
L’esecuzione è stata affidata al coro polifonico
«San Giorgio», formato da 80 elementi, accompagnato
da 40 orchestrali diretti dall’Autore.
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Mons.Michele di Ruberto: nuovo segretario
della Congregazione per le Cause dei Santi
CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 6 maggio 2007
(ZENIT.org).-
Benedetto XVI ha nominato segretario della Congregazione
per le Cause dei Santi monsignor Michele Di Ruberto, elevandolo
in pari tempo alla sede titolare di Biccari, con dignità
di Arcivescovo, ha informato sabato la Sala Stampa della
Santa Sede. Sostituisce l’Arcivescovo polacco Edward
Nowak, di 67 anni, nominato Assessore dell'Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme e Canonico della Basilica
papale di San Pietro in Vaticano.
Mons.Di Ruberto era sottosegretario della Congregazione
vaticana dal 1993. Nato a Pietra Montecorvino, diocesi di
Lucera, il 28 agosto 1934, è stato ordinato sacerdote
nel 1957. Si è laureato in diritto Canonico alla
Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha anche
una laurea civile in giurisprudenza dell’Università
di Napoli.
Il prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi è
il Cardinale portoghese José Saraiva Martins, missionario
claretiano di 75 anni.
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Nasce «Rebeccalibri», il portale
dell’editoria religiosa italiana
Iniziativa di cinque grandi gruppi editoriali
BOLOGNA, domenica, 6 maggio 2007 (ZENIT.org).- Il Consorzio
per l’Editoria Cattolica, che riunisce cinque importanti
gruppi editoriali (Edizioni Dehoniane Bologna, Edizioni
Paoline, Elledici, Messaggero Padova e San Paolo), ha creato
«Rebeccalibri.it», il portale che vuole diventare
punto di riferimento per l’editoria religiosa italiana.
«Rebeccalibri.it», che sarà presentato
ufficialmente l’11 maggio mattina alla Fiera di Torino,
raccoglie notizie e approfondimenti relativi in particolare
all’editoria religiosa in Italia. Il portale ospita
una grande banca dati bibliografica comune per gli editori
che pubblicano titoli religiosi.
La banca dati di «Rebeccalibri.it», attraverso
un accordo commerciale con Informazioni Editoriali, confluirà
direttamente al circuito delle librerie raggiunte dal “Servizio
Arianna”, affermato sistema di comunicazione telematico
tra gli operatori del settore editoriale.
Con questo servizio si raggiungono oltre mille librerie.
Sul portale figurano una sezione di notizie sul mondo editoriale
e alcuni estratti dei volumi in formato PDF per la consultazione.
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Il Papa esorta i fedeli ad essere “santi”
SAN PAOLO, 11 maggio 2007-
Nei due affollatissimi incontri realizzati da Benedetto
XVI a San Paolo del Brasile, il Pontefice ha rivolto un
appello alla santità a tutti i fedeli cattolici.
Questo giovedì, nello stadio di Pacaembu, dove ha
incontrato 35.000 giovani, il Pontefice ha approfittato
dell’occasione per ricordare che “Cristo vi
chiama a essere santi”. “Lui stesso vi invita
e vuole camminare con voi, per animare con il suo Spirito
i passi del Brasile in questo inizio del terzo millennio
dell'era cristiana”, ha detto il Pontefice. Alcuni
istanti prima, per l’entusiasmo dei giovani, il Papa
aveva chiesto ai ragazzi e alle ragazze di non sprecare
la gioventù.
“Il mio appello odierno a voi, giovani” “è
di non sperperare la vostra gioventù. Non cercate
di fuggire da essa. Vivetela intensamente. Consacratela
agli alti ideali della fede e della solidarietà umana”,
ha detto il Pontefice, applaudito a lungo dopo questo discorso.
“Voi siete il presente giovane della Chiesa e dell'umanità.
Siete il suo volto giovane. La Chiesa ha bisogno di voi”,
ha affermato.
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Dolore in India per la morte della “Madre
Teresa” delle prigioni
Suor Carmelita aveva 73 anni
ABIDJAN, venerdì, 11 maggio 2007 (ZENIT.org).- La
Chiesa e la popolazione reclusa dell’India hanno appreso
con dolore la notizia della morte, a 73 anni, di suor Carmelita,
nota in tutto il Paese come la “Madre Teresa delle
prigioni”.
Consumata da una malattia incurabile, la religiosa della
Congregazione di Sant’Anna è morta il 1°
maggio scorso.
“‘L'angelo dei detenuti’ è tornato
in cielo”: così ha comunicato la notizia la
Congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei
Popoli attraverso il suo organo informativo “Fides”.
Suor Carmelita viveva a Bangalore, ma visitava e manteneva
contatti con numerose istituzioni di rieducazione in tutto
il Paese. Spiccava per la sua instancabile difesa dei diritti
e della dignità dei detenuti, anche in campo legislativo;
è stata promotrice di petizioni e disegni di legge
per migliorare le condizioni di vita dei reclusi. Questi,
da parte loro, chiedevano spesso la sua presenza per confidarle
i loro problemi, invocare assistenza e consolazione o iniziare
un itinerario di rieducazione umana e un cammino spirituale.
La religiosa diceva che il suo lavoro si basava sull’ascolto,
e che solo così poteva fornire l’attenzione
adeguata a ogni detenuto. Era spesso in contatto anche con
le famiglie e gli avvocati dei carcerati, e ha contribuito
a risolvere numerosi casi collegati alla privazione della
libertà aiutando più di 1.200 detenuti a recuperarla,
oltre ad aver accompagnato migliaia di persone in prigione
verso uno stato di libertà interiore grazie alla
riscoperta del rapporto con Dio e al dono della fede, ha
sottolineato il Dicastero missionario.
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S. Ignazio da Laconi proclamato patrono
della provincia di Oristano
Il cappuccino Sant'Ignazio da Laconi (1701-1781) è
il nuovo protettore della provincia di Oristano, istituita
nel 1974 e prima in Italia ad avere un patrono. La solenne
proclamazione è avvenuta lo scorso 11 maggio nella
cattedrale di Oristano, durante una celebrazione presieduta
dall'arcivescovo della diocesi arborense, mons. Ignazio
Sanna, assieme a mons. Giovanni Dettori, vescovo di Ales-Terralba,
e a mons.Giacomo Lanzetti, vescovo di Alghero-Bosa, le due
diocesi il cui territorio copre in parte quello della provincia
di Oristano. Erano presenti i sindaci della provincia, il
consiglio e la giunta provinciale, le altre autorità
locali e regionali e tanta folla di devoti. La richiesta
di un patrono era nata un anno fa dalle stesse amministrazioni
locali. «Mi auguro che la povertà e l'umiltà
del santo che oggi onoriamo - ha detto Sanna nella sua omelia
- ci rendano tutti più sensibili alle miserie e alle
povertà della nostra gente, e ci spinga a compiere
gesti di carità cristiana e di passione civile».
«"Diventare piccoli" - ha aggiunto l'arcivescovo
- significa saper vivere e lavorare per gli altri».
Infine un'esortazione alla preghiera «affinché
sant'Ignazio da Laconi - ha concluso il presule - continui
a benedire la nostra provincia e la renda comunità
di persone libere».
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Ragusa riunita attorno alle reliquie di
Santina Scribano
Il 12 maggio u.s. a Ragusa, presso la cappella della Casa
di riposo «Maria Schininà» in via Madre
Teresa di Calcutta si è tenuta la collocazione delle
reliquie della serva di Dio Santina di Gesù (al secolo
Emanuela Scribano).
Il rito è stato presieduto dal vescovo di Ragusa,
mons. Paolo Urso, alla presenza di suor Concetta Aranzulla,
superiora generale delle Suore del Sacro Cuore di Ragusa.
Santina è nata a Ragusa il 4 dicembre 1917. Nel 1938
è entrata nell’istituto Sacro Cuore della sua
città e il 27 maggio 1941 ha pronunciato i primi
voti temporanei.
Ha svolto il lavoro di infermiera in vari ospedali siciliani
finché una malattia non l’ha costretta alla
inattività e nel 1962 alla sedia a rotelle.
Ha accettato tutte le sofferenze offrendole al Signore per
i sacerdoti e le anime consacrate. E morta il 12 maggio
1968 a 51 anni.
La tappa più recente del processo di beatificazione
di suor Santina è stata la discussione della «positio»
da parte della Congregazione per le cause dei santi avvenuta
il 14 marzo 2006.
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90° delle apparizioni di Fatima - Lucia
e i cugini, quel giorno nella Cova da Iria.Il card. Sodano
inviato dal Papa per le celebrazioni
Era il 13 maggio del 1917 quando la Madonna affidò
a tre pastorelli portoghesi un messaggio per ogni uomo,
ogni donna e ogni bambino. Lucia de Jesus, di 10 anni, e
i suoi cugini Francesco e Giacinta Marto, di 9 e 7 anni.,
Giacinta e Francesco avevano portato al pascolo un piccolo
gregge nella Cova da Iria, nei pressi della cittadina di
Fatima.
Verso mezzogiorno, dopo aver recitato il Rosario, si fermano
a costruire una piccola casa con pietre raccolte sul luogo
dove oggi sorge la Basilica quando una “Signora più
splendente del sole”, dalle cui mani pendeva un rosario
bianco, appare loro chiedendo di pregare molto. Quella “Signora”
torna a manifestarsi altre 5 volte, rivelando poi di essere
“La Madonna del Rosario”. Ma i tre veggenti
in precedenza - tra aprile e ottobre 1916 - avevano già
assistito ad altre apparizioni: quelle dell'Angelo.
il cardinale Angelo Sodano, inviato da Benedetto XVI a Fatima
per le celebrazioni del il 90° ann.rio delle apparizioni,
nella sua omelia, ha ripercorso l’intera storia delle
apparizioni: “Oggi si compiono 90 anni dalle apparizioni
nella Cova da Iria e noi vogliamo chiedere a Maria che mostri
ancora tutta la sua sollecitudine materna verso gli uomini
e le donne del nostro tempo, talora tentati di dimenticarsi
di Dio e di porre il loro cuore nel vitello d’oro
delle fatuità della terra”.
Il porporato ha sottolineato, poi, che sono in particolare
“i figli che vivono in Europa” ad essere tentati
“di dimenticare quella fede che è stata la
loro forza nel corso dei secoli”.
“Nei nostri Paesi - ha affermato ancora il decano
del Collegio cardinalizio - è in corso un’apostasia
che ci deve preoccupare”.
Quindi ha aggiunto: “Al cuore immacolato di Maria
noi affidiamo oggi le sorti degli uomini e dei popoli del
nostro continente, impegnandoci poi a riportare nel cuore
della nostra società quel lievito del Vangelo che
ne ha permeato la storia nel corso dei secoli”.
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P. Mariano da Torino nel I Centenario della nascita (1906-2006)
Nella seduta del 29 settembre 2006, nove Teologi, incaricati
dalla Congregazione per le Cause dei Santi di analizzare
la Positio del Servo di Dio P. Mariano da Torino (al secolo
Paolo Roasenda, nato a Torino il 22 maggio 1906 e morto
a Roma il 27 marzo 1972), hanno espresso unanime parere
positivo per il riconoscimento delle virtù eroiche,
cui è seguita la stampa della Relatio et vota. Siamo
quindi in attesa del Decreto Pontificio che lo dichiarerà
Venerabile.
il 27 marzo 2007, nella Chiesa di Via Veneto ove il Servo
di Dio è sepolto (prima cappella a destra entrando
nella Chiesa) ha avuto luogo la commemorazione del 35 anniversario
della morte di P. Mariano, con una solenne concelebrazione
presieduta dal Ministro Generale dell’Ordine, fr.
Mauro Jöhri.
Il 15 maggio la chiesa ha ospitato il Coro dell’Opera
di Roma per una esibizione in occasione della presentazione
del libro Arte e cultura nella chiesa di Via Veneto in Roma,
dove si parla ampiamente della figura di P. Mariano. Il
libro è stato redatto con una particolare attenzione
al mondo giovanile. Per la circostanza ha parlato mons.Angelo
Comastri, Vicario Generale di S. Santità per la Città
del Vaticano.
La chiusura dell’anno centenario è avvenuta
il 22 maggio, alla presenza dell’Assistente Nazionale
dell’Azione Cattolica, mons.Francesco Lambiasi, in
ricordo della militanza di Paolo Roasenda nelle file dell’A.C..
Al termine è stato scoperto un busto bronzeo di P.
Mariano ed è stato presentato il primo volume dell’Opera
Omnia, che contiene gli scritti spirituali di Paolo Roasenda.
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Adrano (CT). Le reliquie di S. Felice da
Nicosia
La comunità religiosa adranita ha accolto con grande
emozione le reliquie di S. Felice da Nicosia, il «frate
della semplicità e del servizio» proclamato
Santo il 23 ottobre 2005 da Papa Benedetto XVI.
I resti sacri di S. Felice, accolte nella chiesa di San
Francesco, dopo una lunga processione, sono state portate
nella parrocchia di S. Maria degli Angeli; qui si è
svolta una celebrazione eucaristica presieduta da fra Fiorenzo
Fiore, ministro provinciale dei frati dei cappuccini di
Messina.
Nella chiesa dei Cappuccini, per tutta la settimana si sono
susseguite varie manifestazioni religiose con una grande
affluenza di fedeli.
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Arcinazzo Romano (Roma): Convegno sul Ven. Nicola Molinari
Nei giorni 3-9 maggio ad Arcinazzo Romano si terrà
un convegno sul Ven. Nicola Molinari.
Il frate cappuccino, prima di essere vescovo, nel 1778,
su incarico di Pio VI fu ad Arcinazzo (allora Ponza) a predicare
il quaresimale, che cominciò mettendosi la croce
sulle spalle, la corona di spine in testa e scalzo percorreva
alcune vie di Ponza, pregando e spiegando la Passione di
Gesù. Durante questa missione ricevette la notizia
dell’elezione all’episcopato. Interverranno,
tra gli altri, P. Vincenzo Criscuolo, vice postulatore della
causa di beatificazione, che presenterà la personalità
e l’opera del Venerabile e Ferrante Mancini Lucidi
che parlerà del frate cappuccino a Ponza.
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Manoppello (CH) - Delegazione di 8 scienziati
per la Veronica
Cresce l’interesse per il Volto Santo da parte dei
fedeli, dei mass-media e anche degli studiosi italiani e
tedeschi. Divenuta famosa in Germania ancora prima della
visita al Santuario abruzzese di papa Benedetto XVI grazie
agli studi del padre gesuita Heinrich Pfeiffer, la Veronica
custodita a Manoppello ha richiamato giovedì 25 gennaio
2007 una corposa delegazione di giornalisti e scienziati
costituendo così la 1ª Giornata di Studi.
I partecipanti: Prof. Heinrich Pfeiffer, Pontificia Università
Gregoriana (Roma), Prof. Giulio Fanti, Facoltà di
Ingegneria Università di Padova, Prof. Donato Di
Vittore, Facoltà di Medicina Università di
Bari, Prof. Andreas Resch (Innsbruck), Dr.Oliver Hahn, Istituto
Federale di Ricerca sui Materiali (Berlino), Sr. Blandina
S.Paschalis, iconografa (Köln), Chiara Vigo, maestra
di bisso marino (Cagliari), Paul Badde, scrittore e giornalista
“Die Welt”, Mons. Bruno Forte, teologo, Arcivescovo
Diocesi Chieti-Vasto, Dr. Silvano Console, Resp. Comunicazione
Basilica Volto Santo Manoppello, Prof. Antonio Bini, studioso,
Antonio Teseo, esperto informatico, la fraternità
dei cappuccini di Manoppello.
I giornalisti della carta stampata Alexander Smoltczyk di
“Der Spiegel”, Paul Badde del “The Welte”
e una troupe della emittente Zdf sono stati per tutta la
giornata ad effettuare riprese e interviste.
Le riprese della Tv tedesca hanno potuto perciò godere
di una esclusiva mondiale: davanti alla macchina da presa
non c’erano pellegrini o fedeli in preghiera, ma studiosi
ed esperti dotati di un potente microscopio digitale, laser
e sofisticate attrezzature fotografiche, alle prese con
la cattura di particolari o aspetti finora non venuti alla
luce e con la voglia di tracciare un profilo scientifico
del Volto Santo, ritenuta una immagine «acheropita»,
vale a dire non realizzata da mano dell’uomo.
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Berzo (BS). Fiaccolata per il beato
La prima edizione della «Fiaccolata del beato»,
con 1500 portatori di torce, ha aperto a Berzo Inferiore
i festeggiamenti dedicati al Beato Innocenzo.
La Fiaccolata è partita da tre luoghi simbolo della
vita del «fratasì de Bers»: il convento
dell’Annunciata di Piancogno, nel quale il beato ha
vissuto per anni, la casa natale di Niardo, e Angone di
Darfo Boario, tappa ricorrente durante le visite al convento
cappuccino di Lovere. I primi a partire sono stati i 500
del convento dell’Annunciata (alle 19), seguiti dai
volontari della protezione civile di Berzo Inferiore e Borno.
Attorno alle 19.30 sono partiti i «tedofori»
di Angone a Sud e di Niardo a Nord. I primi ad arrivare
in piazza a Berzo Inferiore sono stati i fedeli partiti
da Sud; attorno alle 21.15.
E dopo qualche minuto anche tutti gli altri sono stati accolti
da un lungo applauso e dal saluto del cardinale Ersilio
Tonini, arrivato in Valcamonica per partecipare all’evento.
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I bambini non battezzati in paradiso
La Commissione teologica internazionale, istituita nel 1969
da Paolo VI, nel documento visto e approvato dal Papa, ha
preparato un documento intitolato «La speranza della
salvezza per i bambini che muoiono senza Battesimo».
Il testo (40 pagine più una premessa riassuntiva)
è stato pubblicato dalla rivista americana Origine
a maggio apparirà in italiano anche sulla Civiltà
Cattolica. le affermazioni fondamentali del documento sono.
1-«Il tema della sorte dei bambini che muoiono senza
aver ricevuto il Battesimo - si legge, infatti, nel testo
- è stato affrontato tenendo conto del principio
della gerarchia delle verità, nel contesto del disegno
salvifico universale di Dio, dell’unicità e
della insuperabilità della mediazione salvifica di
Cristo, della sacramentalità della Chiesa in ordine
alla salvezza e della realtà del peccato originale»;
2-«l’insegnamento tradizionale ricorreva alla
teoria del limbo, inteso come stato in cui le anime dei
bambini che muoiono senza Battesimo non meritano il premio
della visione beatifica a causa del peccato originale, ma
non subiscono nessuna punizione perché non hanno
commesso peccati personali. Questa teoria, elaborata da
teologi a partire dal medioevo non è mai entrata
nelle definizioni dogmatiche del Magistero, anche se lo
stesso Magistero l’ha menzionata nel suo insegnamento
fino al Concilio Vaticano II.
Essa rimane quindi un’ipotesi teologica possibile.
Tuttavia nel Catechismo della Chiesa cattolica la teoria
del limbo non viene menzionata ed è invece insegnato
che quanto ai bambini morti senza Battesimo la Chiesa non
può che affidarli alla misericordia di Dio»;
3-«Il principio che Dio vuole la salvezza di tutti
gli esseri umani consente di sperare che vi sia una via
di salvezza per i bambini morti senza battesimo.
Tale affermazione invita la riflessione teologica a trovare
una connessione logica e coerente tra i diversi enunziati
della fede cattolica: la volontà salvifica universale
di Dio, l’unicità della mediazione di Cristo,
la necessità del battesimo per la salvezza, l’azione
universale della grazia in rapporto ai sacramenti, il legame
tra peccato originale e privazione della visione beatifica,
la creazione dell’essere umano in Cristo».
4-«vi sono ragioni teologiche e liturgiche per motivare
la speranza che i bambini morti senza Battesimo possano
essere salvati e introdotti nella beatitudine eterna, sebbene
su questo problema non ci sia un insegnamento esplicito
della rivelazione.
Nessuna delle considerazioni che il testo propone per motivare
un nuovo approccio alla questione può essere addotta
per negare la necessità del Battesimo e per ritardare
la sua amministrazione. Piuttosto vi sono ragioni per sperare
che Dio salverà questi bambini, poiché non
si è potuto fare ciò che si sarebbe desiderato
fare per loro, cioè battezzarli nella fede della
Chiesa e inserirli visibilmente nel corpo di Cristo».
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Addio a don Antonio Berta padre della “Ciudad
del niño”
Lo scorso 29 maggio è deceduto a Cochabamba Don Antonio
Berta missionario dalla lunga barba bianca, conosciuto in
Bolivia come «l’ange lo dei bambini».
Aveva 80 anni: era in Bolivia dal 1966. Pioniere della missione
diocesana. «La speranza è l'unica arma con
la quale si può andare avanti» diceva don Antonio
Berta. E lui, con quella barba infinita che lo vestiva da
capo a piedi di una calda paternità, missionario
in Bolivia dal '66, a Cochabamba con la speranza ha costruito
un mondo per i ragazzi boliviani. Per i più poveri,
i più soli. E lo ha fatto crescere con generosità
e con straordinaria energia, fino all'ultimo, nonostante
i limiti che il suo corpo gli imponeva: già da anni
era malato.
Negli ultimi tempi il sacerdote aveva problemi cardiaci
e respiratori che lo costringevano ad utilizzare bombole
ad ossigeno per 15 ore al giorno.
Don Berta, classe 1927, nato a Sovere (BG), era stato ordinato
sacerdote nel 1950. Prete del Patronato San Vincenzo, è
partito per la Bolivia nel 1966. Si è occupato per
qualche an-no di un orfanotrofio a La Paz.
Poi, nel dicembre del 1971 ha fondato la «Ciudad del
niño», la «Città dei ragazzi»,
una piccola città di 52 ettari di terra, case e laboratori
tecnici, a 2.800 metri di quota. Le ha dato vita dal nulla
ai piedi del «Cara del indio» (faccia dell'indio,
per via del profilo della vetta). L'ha creata per accogliere
bambini e ragazzi orfani, abbandonati e con tanti altri
problemi.
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Il papa nomina Mons.Carmelo Cuttitta vescovo
ausiliare di Palermo
Il 28 maggio l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo
ha annunciato che Benedetto XVI ha nominato Vescovo Ausiliare
dell'arcidiocesi Mons. Carmelo Cuttitta, finora Parroco
della Parrocchia di San Giuseppe Cottolengo a Palermo, assegnandogli
la sede titolare vescovile di Novi. Un lungo applauso ha
accolto la notizia.
Mons.Carmelo Cuttitta, che sarà ordinato vescovo
il prossimo 7 luglio, e' nato a Godrano (PA) il 24.3.1962.
Ha ricevuto l'ordinazione presbiterale il 10.1.1987, per
l'imposizione delle mani del Card.Salvatore Pappalardo.
Ha svolto già molti incarichi tra i quali quello
di Segretario particolare del Card.Pappalardo dal 1990 al
1996. Dal 1992 e' Segretario aggiunto della Conferenza Episcopale
Siciliana.
Dal 1996 e' Parroco della parrocchia di ''S.Giuseppe Cottolengo'.
E' Membro della Commissione Liturgica diocesana, Consulente
ecclesiastico del Centro di Pastorale Familiare, ed e' nella
Commissione diocesana per la canonizza-zione del Servo di
Dio Don Giuseppe Puglisi.
Ha anche collaborato come membro del Comitato Regionale
preparatorio al Convegno Ecclesiale di Verona. Dal 2004
e' Cappellano di Sua Santita'.
«Ho il cuore in tumulto – ha confidato il neo
eletto – sono sentimenti di gioia, di grande trepidazione
e di riconoscenza verso i vescovi con cui ho collaborato
e verso i miei confratelli che ringrazio per l’affetto
e l’amicizia dimostrata. Continuerò a mette
re tutte le mie energie al servizio di questa Chiesa che
ho sempre amato e per cui mi spendo da venti anni»
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RICORRENZE
IV Centenario della morte del Venerabile
Card. Cesare Baronio
La fama di santità del Ven.Baronio, discepolo e primo
successore di San Filippo Neri nella guida della Congregazione
dei Filippini, sepolto sotto al presbiterio di Santa Maria
in Vallicella, è vivissima. Ed il 15 aprile u.s.
in questa chiesa si è celebrata la “Giornata
pro Beatificatione”, con una Santa Messa presieduta
da Sua Em.za Rev.ma il Card. James Francis Stafford, alla
presenza del Procuratore Generale Edoardo A. Cerrato, C.O.,
del Postulatore della Causa del Ven. Baronio, P. Gontranno
Tesserin, C.O. e di altre autorità degli Oratoriali.
La Liturgia è stata animata dal canto della Schola
Cantorum della London Oratory School che ha eseguito la
Missa Papae Marcelli di Palestrina.
Il Procuratore Generale ha rivolto al celebrante un saluto
e tra l’altro ha detto: “Con questa celebrazione
[…] la Famiglia Oratoriana intende rivolgere al Signore
una speciale preghiera per chiedere la glorificazione di
un grande discepolo di S.Filippo Neri e suo primo successore,
il Ven. Card. Cesare Baronio di cui ricorre quest’anno
il IV centenario della morte, avvenuta qui, alla Vallicella,
dove egli volle tornare per terminare i suoi giorni terreni,
nella casa di Padre Filippo, che aveva lasciato con il corpo
quando il Papa lo costrinse ad accettare la Porpora Romana,
ma nella quale era rimasto con quel cuore che gli faceva
dire biblicamente: “in nidulo meo moriar”: morirò
nel mio piccolo nido amato. E’ bello per noi, in questa
chiesa che i Romani dopo tanti secoli continuano a chiamare
“Chiesa Nuova”, ricordare nella luce della Risurrezione
di Cristo e del Suo Amore misericordioso, colui che Padre
Filippo chiamò, fino alla fine, “il mio novizio”.
Ed è bello far risuonare in questo luogo che ne conserva
le spoglie mortali, a pochi passi dall’urna di S.
Filippo Neri, le parole con cui egli, sorano di origine,
rievocava la sua vita a Roma: “Sebbene Roma rappresentasse
un pericolo per alcuni, per me significò trovare
un tesoro e la beatitudine. Mi accolse quando ero giovane
sfrenato e vagabondo, e fece di me un discepolo sotto il
giogo di Cristo”.
Il giogo soave di Cristo fu da lui accolto alla “scuola”
di S. Filippo Neri, che lo plasmò nell’intimo
fino a fargli dire, nel momento di ricevere il Santo Viatico:
“Io son di Dio, io son di Dio, io son di Dio. Ecco
l’amor mio. Ecco l’amor mio!”.
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Roma, 16 maggio: Oggi un simposio sul cardinale
Cesare Baronio
Il 16 maggio 2007 in Roma, nella Sala Baldini di Piazza
Campitelli, si è tenuto un interessante simposio
sul tema: «Carisma e istituzione - Il card. Cesare
Baronio e L'Ordine della Madre di Dio»
L'incontro è stato promosso dall'Ordine della Madre
di Dio con la Confederazione dell'Oratorio di San Filippo
Neri per il IV centenario dalla morte di Baronio.
Sono intervenuti padre Aldo Cerrato, procuratore generale
dell'Oratorio e padre Vittorio Pascucci, vicario generale
dell'Ordine della Madre di Dio.
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Ortona celebra il Giubileo di san Tommaso
Il card. Attilio Nicora, presidente dell'Amministrazione
del patrimonio della Sede apostolica, ha tenuto a battesimo
l’11 maggio scorso il Giubileo di s.Tommaso apostolo,
che si era aperto ad Ortona (Chieti) il sabato precedente
con la promulgazione, da parte dell'arciv. di Lanciano-Ortona
Carlo Ghidelli, dell'indulgenza plenaria per chi visiterà
la tomba dell'apostolo, nella Cattedrale della cittadina
adriatica. «Per la nostra diocesi - precisa Ghidelli
- è un avvenimento molto importante. Speriamo anche
in una visita di Benedetto XVI». Venerdì scorso
il cardinale Nicora, aveva ricordato quando, nel VII secolo,
i vescovi, rimasti le uniche istituzioni riconosciute, esercitavano
il potere, riunendosi prima in conclave e rivolgendosi,
prostrati a terra, allo Spirito Santo perché illuminasse
le loro coscienze.
La riflessione del porporato su giustizia e pietà,
ben si inquadra nello spirito del Giubileo.
«I due elementi - spiega Ghidelli - non devono mai
essere separati. Altrimenti, la giustizia diventa ingiusta
mentre la pietà si trasforma in connivenza. Del resto,
è questo quello che aveva detto già papa Giovanni
Paolo II. A noi oggi, come Chiesa, interessa ribadire il
principio, poi le applicazioni pratiche spettano alla società
civile». Una società che non può vivere
senza perdono: «Il senso del Giubileo - aggiunge Ghidelli
- è proprio quello dell'indulgenza, concessa come
invito alla conversione ma che poi va concretizzata attraverso
la carità fraterna». Il Giubileo terminerà
il 6 settembre p.v., giorno in cui ricorre il 750° anniversario
dell'arrivo a Ortona delle reliquie dell'apo-stolo da Edessa,
dove rimasero sino al XI secolo, dopo una breve sosta nell'isola
greca di Chio.
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ANNO DI SANTA BONA
VIII CENTENARIO DELLA MORTE
Il Dr.GIUSEPPE TAMBURINI di Pisa, a chiusura
dei festeggiamenti dell’VIII centenario della morte
di Santa Bona, patrona delle Hostess, ci ha trasmesso l’unito
articolo.
L’anno liturgico per l’VIII ° Centenario
della morte di Santa Bona apertosi il 29 maggio del 2006,
con le concelebrazioni dei Vescovi pisani nella Chiesa di
S. Martino di Pisa, si è chiuso il 29 maggio 2007
con la consegna del premio S. Bona a monsignor Julián
Barrio Barrio, arcivescovo di Santiago de Compostela, presso
la Sala delle Baleari del Comune di Pisa.
Bona nasce a Pisa nel 1156. Il padre, mercante Bernardo,
lascia Pisa per affari e per ricongiungersi all’altra
moglie quando Bona aveva tre anni.
Per guadagnare qualche soldo da dare ai bisognosi Bona fila
la lana, digiuna periodicamente e passa molto tempo a pregare
e meditare. Compiuti dieci anni la fanciulla sarà
ammessa tra le Oblate agostiniane di San Martino coronando
le sue aspirazioni e la previsione angelica. Veste con panni
ruvidi e si tormenta anche con l’aiuto di un cingolo
di ferro che un giorno si trasformerà miracolosamente
in una croce.
Pisa pur ricca per i traffici internazionali e le grandi
ricchezze del ceto mercantile e della aristocrazia consolare
come tutte le città aveva anche la presenza di un
ceto umile e poverissimo che nel Medioevo veniva chiamato
“dei poveri vergognosi”.
Bona fu testimone dei fasti e delle miserie e fra i due
mondi preferì la strada dei poveri e dei bisogno-si:
una credente votata a Dio e al suo messaggio.
In questo periodo si ripresentano le apparizioni di Gesù
e della Madonna ed altre figure nella tradizionale veste
dei pellegrini. Alla madre Berta un angiolo chiede di far
partire la figlia per Gerusalemme per farle incontrare il
padre.
A quattordici anni compie il suo primo viaggio in Terra
Santa alla ricerca del padre, che avendo saputo della ricerca
da parte della figlia tentò di farla arrestare.
Un nuovo intervento prodigioso rese Bona invisibile e le
permise di fuggire. Si rifugiò in una grotta dove
conobbe Ubaldo l’eremita e vi rimase circa un anno
ascoltandone gli insegnamenti e visitando i luoghi santi.
Al ritorno a Pisa fu fatta prigioniera dai pirati e solo
il riscatto pagato da alcuni mercanti pisani le permise
di ritornare in libertà. A Pisa Bona si ritirò
in una stanzetta vicino alla canonica di San Martino.
Molti furono i viaggi effettuati da Bona e incoraggiati
dalle apparizioni come quando Cristo le chiese di visitare
il sepolcro di San Giacomo in Spagna. Bona andrà
a Santiago de Compostela ben otto volte accompagnandovi
centinaia di pellegrini. Fu anche diverse volte a Roma e
a Gerusalemme.
Verso i cinquantanni, ormai stanca e malata, decide di compiere
da sola un altro viaggio a Santiago. Sarà possibile
solo grazie ad in miracolo. Accompagnata in volo dallo stesso
San Giacomo tornerà alla sua stanzetta di Pisa con
in mano un pugno di conchiglie di Santiago, prova del miracoloso
evento.
Bona faceva dei suoi viaggi il carisma del proprio impegno.
Dedicarsi ai pellegrini significava fare assistenza, consigliare
spiritualmente i penitenti a correggere la pro pria vita.
Per questa sua vocazione nel 1962, Papa Giovanni XXIII dichiarò
S. Bona ”patrona delle assistenti dei viaggiatori
comunemente dette hostess”.
Bona muore nel 1207 e viene sepolta in un sarcofago romano
nella Chiesa di San Martino dove rimarrà per oltre
quattrocento anni.
Nel 1677 le Clarisse realizzarono una nuova urna in legno
e cristallo che prese il posto del sarcofago che è
oggi esposto nel Camposanto Vecchio, sulla Piazza del Duomo.
L’evento è stato celebrato con un apposito
timbro commemorativo e con la stampa di un santino che riproduce
una tela del pittore Giovanni Lorenzetti.
G.TAMBURINI
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Palermo-200° Anniversario della canonizzazione
di S.Benedetto il Moro
Palermo ha dato il via alle celebrazioni per ricordare il
bicentenario della canonizzazione di san Benedetto il Moro,
avvenuta il 24 maggio 1807 a opera di papa Pio VII. Il santo,
nato a San Fratello, in provincia di Messina, da due schiavi
africani convertiti, è copatrono di Palermo e simbolo
dell'integrazione fra razze e culture diverse.
Nel convento di S.Maria di Gesù a Palermo, si è
svolto fino al 3 giugno la mostra bibliografica dal titolo
«Dalla schiavitù alla santità»,
coordinata dalla Biblioteca centrale della Regione siciliana.
Alla fine di maggio si è tenuto allo Steri di Palermo,
il convegno internazionale su «Schiavitù e
conversioni religiose di età medievale e moderna»,
a cura del dipartimento di Studi storici e artistici della
facoltà di Scienze politiche.
Il 24 maggio, ann.rio della canonizzazione, c’è
stato un incontro con le scolaresche e la celebrazione eucaristica
nella piazza, nel pomeriggio l'inaugurazione di una mostra
di arti visive sul tema «Libertà mancata»
e un concerto.
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26 GIUGNO: FESTA DI JOSEMARIA ESCRIVA’
DE BALAGUER
Sacerdote, Fondatore dell’Opus Dei (1928-1975)
Il 26 giugno si è celebrata la
festa liturgica di Padre Josemaria Escivà, moderno
modello di santità. Egli è stato canonizzato
in Piazza San Pietro da Giovanni Paolo II il 6 ottobre 2002
alla presenza di oltre 300 mila fedeli provenienti da tutto
il mondo.
Riportiamo le testimonianze tratte dal sito: http://www.opusdei.org,
che dimostrano quanto ancora oggi sia diffusa, preziosa
e provvidenziale l’immaginetta sacra e come si ponga
attenzione alla preghiera riportata sul retro da parte della
pietà popolare.
“Dal giorno della sua morte, il 26 giugno 1975, cominciarono
ad arrivare alla sede della Prelatura dell’Opus Dei,
a Roma, da tutte le parti del mondo, relazioni di favori
attribuiti alla intercessione di Mons. Josemaría
Escrivá: conversioni, decisioni di mettere in pratica
la fede cristiana fino alle sue ultime conseguenze, guarigioni,
favori materiali...
È l’eco di una devozione che la Santa Sede
ha definito "un autentico fenomeno di pietà
popolare".
Dal 1992, data della sua beatificazione, queste testimonianze
si sono moltiplicate e sono già decine di migliaia.
Vengono dalle nazioni e dai luoghi più diversi: Ucraina,
Kaza khistan, Cuba, dal deserto di Atacama, da una prigione,
da un ospedale...[…]
Abbiamo raccolto qui di seguito alcune relazioni inviate
all’Ufficio per le Cause dei Santi, in questi ultimi
anni. Vengono anche qui riproposti alcuni testi del documentario
«È questione di fede», di Alberto Michelini,
trasmesso dalla televisione italiana nel giugno 1999. È
logico che, nella maggioranza dei casi, le testimonianze
vengano da persone che non hanno conosciuto il fondatore
dell’Opus Dei. Le loro parole, però, riflettono
una certa conoscenza: o perché ne hanno letto gli
scritti, o perché hanno visto documentari, filmati
durante i suoi viaggi di catechesi in alcuni paesi d’Europa
e dell’America Latina o, semplicemente, perché
hanno cominciato a recitare la preghiera per la sua devozione”.
JOSEMARIA ESCRIVA’ DE BALAGUER:
GLI PARLAVO E MI ASCOLTAVA
"Manuel Adrián Avello Méndez ha tredici
anni". Inizia così il video «È
questione di fede».
"È nato a Oviedo, capoluogo delle Asturie, storica
regione della Spagna. Nel 1992, quando aveva sei anni, guarì
inesplicabilmente da una grave insufficienza renale, grazie
all’intercessione del beato Josemaría Escrivá".
La mattina del 17 maggio 1992, domenica, Manuel Adrián
si trovava con suo padre su questa spiaggia, sulle rive
dell’Atlantico; nel frattempo, sua madre seguiva alla
televisione la cerimonia di beatificazione di Josemaría
Escrivá, che Giovanni Paolo II stava elevando proprio
quel giorno alla gloria degli altari insieme ad una religiosa
canossiana sudanese, Giuseppina Bakhita.
Una cerimonia memorabile, alla quale presero parte più
di trecentomila persone provenienti dai cinque continenti.
La presenza di quarantasei cardinali e di duecento vescovi
di tutto il mondo sottolineava in modo visibile l’importanza
dell’avvenimento.
María José Méndez, madre di Manuel
Adrián, guardando lal televisione, affida una volta
ancora la guarigione del figlio al beato Josemaría
Escrivá.
Due anni prima, una sua parente le aveva dato un’immaginetta
del fondatore dell’Opus Dei. Le sue preghiere avevano
già ottenuto un graduale miglioramento del ragazzo,
ma quella mattina María José ebbe la sicurezza
dell’imminente guarigione.
«Mentre guardavo la sua immagine — racconta
la madre — recitai la preghiera e gli dissi: adesso
me lo guarisci del tutto, ormai gli togliamo anche l’ultima
dose. Recitai di nuovo l’orazione, gli parlavo, lui
mi ascoltava e io ascoltavo lui; ed ecco che notai –
l’ho detto prima — che mi stava esaudendo. Ero
convinta che mio figlio fosse guarito».
Quando, nel pomeriggio, il padre ritornò col bambino,
le raccontò che in spiaggia «è successa
una cosa stranissima; pensa che faceva molto caldo, e il
bambino mi ha detto che aveva molto freddo. L’ho fatto
sdraiare sulla sabbia, l’ho coperto con degli asciugamani
e si è addormentato; quando si è svegliato
ha detto: “sto benissimo”. E infatti sta benissimo,
fresco come una rosa».
E io gli raccontai che l’ora coincideva: era proprio
l’ora in cui io avevo recitato la preghiera. Ero già
allora completamente e assolutamente convinta; adesso non
rimane alcun dubbio, mio figlio era guarito.
Sospesi la somministrazione della medicina, e il giorno
seguente, pur non essendo il giorno fissato per la visita
di controllo, lo portai al Servizio di Nefrologia Infantile;
lo visitò il Capo Servizio, il Dottor Málaga,
e mi disse che il bambino non presentava ipertensione. Mi
prescrisse alcuni esami e di tornare da lui, per vedere
se era un effetto passeggero. Poi mi disse, con queste testuali
parole, che non dimenticherò mai: “Signora,
non c’è spiegazione scientifica, ma suo figlio
è guarito”. Naturalmente lui non sapeva che
io avevo recitato la preghiera, perché io non lo
dico al primo che passa, altrimenti la gente penserà
che sono matta».
Da quel giorno Manuel Adrián è completamente
guarito dalla ipertensione arteriale di cui soffriva come
conseguenza della stenosi dell’arteria renale destra,
lesione che la letteratura medica ha sempre considerato
irreversibile. […]
Incomprensibile per la scienza, ma possibile a chi crede.
«È questione di fede», era solito dire
il beato Josemaría, perché per chi ha fede
tutto è possibile.
IMMAGINETTE CON LA PREGHIERA DI INTERCESSIONE
Tutto cominciò con una preghiera
Molte altre persone, come la madre di Manuel Adrián,
hanno cominciato a rivolgersi al beato Josemaría
grazie ad un incontro, spesso casuale, con l’immaginetta
per la sua devozione.
DAL CARCERE
Questa lettera è stata scritta molti
anni fa, prima della beatificazione di Mons. Escrivá.
Viene da una prigione: "Ho ricevuto le immaginette
per la devozione privata, perché alcuni miei compagni
di prigionia sono devoti e recitano quotidianamente il Santo
Rosario, e le ho regalate domenica, dopo la Santa Messa
officiata dal Cappellano del carcere (...). Le suggerisco,
se le pare opportuno, di inviare alcune immaginette al padre
cappellano, perché per la verità nessuno qui
conosceva questa bella preghiera e soprattutto è
un aiuto per ognuno nelle necessità quotidiane. Lui
visita altri sei raggi, dove ci sono altri vecchietti come
me che sanno apprezzare ciò che è di grande
valore cristiano".
AL MERCATO
"Mi raccomando tutti i giorni a Monsignore
- scrive una signora guatemalteca che lavora in un mercato
- , vi chiedo la cortesia di inviarmi delle immaginette
per alcune persone che desiderano ottenere grazie da Monsignore,
perché io dico loro che Monsignore fa meraviglie
per guarire malati e togliergli il vizio dell’alcool,
e alcuni hanno già visto meraviglie. Per questo motivo
vi chiedo di mandarmi un po’ di immaginette con l’orazione".
NELLA MALATTIA
Una mamma che ha da poco perso il figlio,
di 16 anni, spiega perché nell’annuncio del
funerale compare la preghiera a Josemaría Escrivá:
"Il giorno in cui mio figlio fu ricoverato al reparto
cure intensive con un tu-more al mediastino, non operabile,
gli lessi la preghiera dell’immaginetta - che un’amica
mi aveva appena dato - e disse subito che gli piaceva molto.
La ripeté con tutti coloro che venivano a fargli
visita, compresi i suoi amici della squadra di rugby e pallacanestro.
Passò giorni molto difficili e dolorosi, ricevendo
cattive notizie dai referti medici, ma diceva sempre:«mamma,
non preoccuparti,starò bene, pren- di l’immaginetta».
Sono certa che adesso sta «bene» con Dio".
NEL DESERTO
Molte volte l’immaginetta è
passata di mano in mano, fino ad arrivare in posti lontani.
Ecco cosa è accaduto ad un avvocato cileno: "Un
paio di settimane fa il mio socio e io siamo andati al nord
del paese. Dovevamo andare in molti villaggi e città
per verificare lo stato di avanzamento di alcune cause.
La strada percorreva immense estensioni di uno dei deserti
più aridi del mondo: il deserto di Atacama. Avevamo
tempo, e perciò decidemmo di visitare la Valle del
Encanto, monumento archeologico di quella zona.
La strada era difficile e in certi momenti era difficile
distinguere la strada dal deserto.
Arrivammo presso la casetta del custode del monumento. Entrammo.
Cominciai a guarda-re i vasi di arte rupestre in una delle
vetrine. Con mia grande sorpresa vidi un’immaginetta
del beato Josemaría — un po’ sbiadita
dal sole — attaccata a una parete.
Chiesi al custode se si raccomandava a lui e mi rispose
di sì, da anni aveva per lui una grande devozione".
GIOCANDO A CALCIO
"Ho conosciuto un giocatore di calcio
— si legge in un’altra lettera — che prima
delle partite di campionato recitava la preghiera dell’immaginetta".
DAL BARBIERE
"Ho una grande devozione per il beato
Josemaría — racconta un barbiere italiano —.
Ho messo una sua immagine in negozio. Molti clienti mi chiedono
notizie della persona che vedono nella foto e questo mi
dà la possibilità di diffondere la sua devozione".
ALL’OSPEDALE
"A Galway - scrive un medico irlandese-, quando offro
un’immaginetta molti riconoscono subito Monsignor
Escrivá. Qualcuno mi dice: «Conosco questa
preghiera da molto tempo e la recito spesso». Altri,
aggiungono con convinzione: «è una preghiera
molto bella». Nell’ospedale in cui lavoro si
possono vedere sui comodini dei malati, sopra i letti, alla
finestra. C’è stato qualche malato che ha copiato
di proprio pugno l’orazione per darla ai parenti.
(...). Molti si rivolgono all’intercessione di Monsignor
Escrivá per chiedere la guarigione, e altri danno
l’immaginetta ai propri parenti chiedendo di pregare
per la loro guarigione. La trattano con rispetto e sono
molto contenti quando ne ricevono una nuova".
IN FAMIGLIA
Ho la prima immaginetta in cinese per la devozione
al beato Josemaría, che sia giunta a Sidney —
racconta una signora di Shangai che vive in Australia —.
Da allora gli ho chiesto moltissimi favori per i miei figli:
che li facesse crescere sani, che si comportassero bene,
che riuscissero a superare gli esami, che trovassero buoni
amici, che ottenessero un lavoro..., e tutto è avvenuto!"
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29 luglio - Festa di S.Marta – Appuntamento
per il s. Rosario
Come di consueto, in occasione della Festività di
Santa Marta, mercoledì sera 29 luglio tutti i soci
AICIS ed amici che lo desiderano potranno partecipare alla
recita del Santo Rosario nei Giardini Vaticani.
L’appuntamento è per le ore 19.00 esatte all’ingresso
dell’Arco delle Campane in Piazza San Pietro, ove
eccezionalmente sarà consentito parcheggiare le autovetture.
"La processione 'aux flambeaux' verrà scandita
dalle tappe segnate dai cinque Misteri: I. Beata Vergine
di Czestochowa; II. Nostra Signora di Guadalupe; III. Madonna
di Fatima; IV. Beata Vergine di Lourdes; V. Madonna della
Guardia, e si concluderà con il canto della 'Salve
Regina Mater Misericordiae', dinanzi alla Madonna della
Misericordia".
Come negli anni scorsi ci sarà il collegamento, tramite
la Radio Vaticana, con le Suore di Clausura del Monastero
"Mater Ecclesiae", istituito da Giovanni Paolo
II nel 1994 nella Città del Vaticano.
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29 Agosto - San Giovanni Decollato
Giovanni detto il Battista, il battistrada
(dal greco: badé-odos), in latino il precursore,
ultimo profeta dell'Antico Testamento e primo evangelizzatore
del Nuovo, ha goduto il singolare privilegio di "annunciare
la prossima venuta del salvatore del mondo e di mostrarlo,
presente, col dito" (dal Proprio della messa del 24
giugno) - quell'indice levato e teso, a volte sproporzionato
alla mano per sottolinearne l'importanza simbolica. Nazioni
e popoli, città, ceti sociali, categorie professionali,
confraternite, ordini militari e reli-giosi si sono messi
sotto il patrocinio del "più grande fra i nati
di donna" (san Gerolamo).
E' di diritto patrono dei battisteri.
E' l'unico santo la cui nascita in terra viene festeggiata
più di quella al cielo e, con l'eccezione di Maria
Vergine, il più celebrato nell'anno liturgico: 24
settembre, la concezione (fino al 1478); 31 maggio (già
2 luglio), la visita di Maria a Elisabetta incinta, quando
il bambino "esultò di gioia nel suo grembo"
(Luca 1, 44); 24 giugno, la nascita, una volta seguita da
un'ottava che terminava con la memoria liturgica della circoncisione;
prima domenica dopo l'Epifania, con il battesimo di Gesù;
29 agosto, la morte nella fortezza di Macheronte per ordine
del re Erode che cedette, sebbene "rattristato"
(Marco 6, 34), alla richiesta della figliastra Salomé.
I greci ricordano anche la prima (24 febbraio) e terza (23
maggio) invenzione, ossia ritrovamento della testa.
Dopo la decollazione "la sua testa venne portata su
un vassoio alla fanciulla, ed essa la portò a sua
madre. I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere,
lo seppellirono e andarono a informare Gesù"
(Matteo 14, 11-12).
Secondo la tradizione trasmessa da Eusebio di Cesarea (330
d.C.), san Gerolamo e altri autori, fu sepolto a Sebaste
in Samaria, fra le tombe dei profeti Eliseo e Abdia.
Forse la data del 29 agosto si riferisce alla consacrazione
della chiesa che vi fu eretta sopra.
Nel calendario della Chiesa genovese, che conserva nella
cattedrale le reliquie del corpo del Battista, figuravano
fino a due secoli fa due feste dedicate in particolare alle
Sacre Ceneri, con messa propria e processione: nella domenica
in Albis si ricordava un miracolo avvenuto nel 1207; nella
domenica fra l'ottava dell'Ascensione si celebrava la 'revelatio',
ossia il riconoscimento del culto pubblico locale (1179)
da parte di papa Alessandro III (Rolando Bandinelli, 1150-1181),
esteso da Innocenzo IV (Sinibaldo Fieschi, 1243-1254) alla
Chiesa universale nel 1244.
I genovesi avevano partecipato alla I Crociata in forma
privata, con masnade relativamente piccole; dopo la conquista
di Antiochia (1098) decisero di tornare a casa, e siccome
la strada passava per Mira di Licia pensarono di approfittare
dell'occasione per prelevare il corpo del santo vescovo
Nicola, patrono dei marinai.
Arrivati al convento dove era conservato seppero però
dai monaci che era stato portato via dai baresi nel 1087;
increduli, scavarono sotto l'altare, e trovarono un'arca
vuota e una intatta, che portarono via di corsa, inseguiti
dai monaci che li supplicavano piangendo di lasciarla perché
non conteneva san Nicola ma le ceneri del Battista, come
i marinai constatarono appena saliti sulla nave. Ancora
più contenti, perché il santo era più
importante, fecero vela per Genova e all'arrivo la depositarono
temporaneamente in una chiesetta "in Capite Arenae"
(più tardi divenne la chiesa della Commenda di Prè
dei Cavalieri Gerosolimitani).
L'arcivescovo Airaldo, uomo prudente, d'intesa con il governo
incaricò un gruppo di "uomini cattolici e valenti
nelle armi", diretti a Gerusalemme per portare aiuto
al nuovo regno crociato, di controllare il racconto dei
marinai a Mira; ciò fu fatto nel 1102: i monaci confermarono
il racconto e solo allora l'arcivescovo autorizzò
la traslazione in città e la deposizione in una chiesetta
vicino alla cattedrale, San Giovanni Vecchio.
Nel 1118 papa Gelasio II (Giovanni Crescenzi Caetani, 1118-1119,
foto a sinistra) collocò solennemente le reliquie
in San Lorenzo, sebbene la veneranda chiesa fosse ancora
in corso di ristrutturazione. E lì le Ceneri trovarono
finalmente riposo: perché, come la testa, anche se
per vie diverse, il corpo di san Giovanni aveva peregrinato
a lungo.
Dal sepolcro a Sebaste - dopo che probabilmente era stato
già manomesso e smembrato - fu tolto nel 362 in ossequio
all'editto dell'imperatore Giuliano detto l'apostata (361-363);
le ossa furono buttate via, poi raccolte e bruciate e le
ceneri e i frammenti sparsi nei campi. Alcuni monaci di
Gerusalemme presenti al fatto raccolsero quel che poterono
e lo portarono al loro abate Filippo, che le inviò
ad Atanasio patriarca di Alessandria. Di lì, stando
ai monaci di Mira, furono inviate al vescovo Nicola per
metterle al sicuro dalle profanazioni degli arabi; e secondo
alcuni scrittori vi si trovavano già nel 540.
Portate a Genova da mercanti-uomini d'arme, espressione
del ceto dominante nel nuovo ordinamento comunale, le Ceneri
divennero subito un simbolo civile oltre che religioso,
un agglomerante fra le diverse fazioni, fra lo Stato e la
Chiesa.
Erano portate in processione per implorare protezione e
miracoli, e in parlamento per comporre divisioni e fratture.
Nel 1327 Giovanni Battista fu proclamato "patrono,
Padre e Protettore del Comune": il suo culto assunse
valore nazionale e fu promosso anche dalle autorità
civili dovunque si stabilisse una fondazione genovese.
Nel 1463 il doge e il Consiglio degli anziani stabilirono
che il 29 agosto fosse festa civile, "perché
è vergognoso che si celebri solennemente solo la
nascita".
Allora venne in uso fare luminarie per le strade, ballarvi
la 'moresca', costruirvi 'grotte'; i bambini erigevano altarini,
e poi giravano chiedendo un 'citto' (centesimo) per le spese.
Fin dal 1201 la festa della Rivelazione era inclusa fra
le 15 solennità religiose spettanti unicamente all'arcivescovo,
nelle quali questi poteva, per concessione papale, indossare
il pallio, e fu arricchita di indulgenze da molti papi.
Federico Barbarossa (1121/5-1190), passando per Genova nel
1178, venerò le Ceneri e donò per conservarle
una splendida arca d'argento; Enrico VII fondò una
cappellania di 400 fiorini d'oro in memoria dell'imperatrice
Margherita morta a Genova. Nel 1225 il reliquiario fu inserito
in un'arca marmorea aperta sui lati lunghi perché
si potesse vedere.
Nel 1323 i fratelli Campanari fecero costruire una cappella
"decente", sostituita nella seconda metà
del Quattrocento da una più bella su un terreno donato
dalla famiglia da Passano, alla quale lavorarono fra gli
altri Domenico, Elia e Giovanni Gaggini, Andrea Sansovino
e Matteo Civitali. Per disposizione di Innocenzo VIII (Giovanni
Battista Cybo, 1484-1492), emanata il 19 maggio 1467, ne
fu vietato l'ingresso alle donne, a eccezione di quelle
delle famiglie Campanari e da Passano nel giorno delle nozze;
e la cappella fu munita di grate e cancello in ferro, tolti
solo dal cardinale Giuseppe Siri alla metà del secolo
scorso.
Una 'consortia' appositamente costituita, riconosciuta canonicamente
nel 1299 ma probabilmente già esistente, aveva lo
scopo di onorare le Ceneri, promuoverne il culto e accompagnarle
in processione. Al 1492 risale il primo Statuto conservato
della Compagnia della Misericordia sotto il titolo di San
Giovani Decollato, incaricata dell'assistenza e 'conforto'
dei condannati a morte; soppressa nel 1797, risorse nel
1819, nel 1916 si fuse con la Confraternita della Morte
e Sepoltura di Cristo, e svolge attivamente il compito di
assistenza morale e materiale ai carcerati e alla loro famiglie.
La 'Revelatio' e la processione della domenica in Albis
furono unificate alla Natività nel 1783 dal card.Lercari
in un programma generale di riduzione dei giorni festivi.
Nel Tesoro di San Lorenzo si conserva un grande piatto di
calcedonio del I seco- lo al cui centro fu aggiunta nel
Quattrocento la testa mozza del Battista in smalto di Limoges:
era ritenuto il "vassoio" consegnato a Salomè
con il suo macabro trofeo, e fu lasciato per testamento
alla cappella di San Giovanni da Innocenzo VIII.
La prima ricognizione delle reliquie fu compiuta da Alessandro
III nel 1962. L'ultima dal cardinale Siri che così
la raccontò in un'intervista concessa al prof.Paolo
Lingua: "Feci esaminare con il carbonio le ceneri di
san Giovanni Battista, portate dai Crociati a Genova nel
XII secolo. Ebbi una grande sorpresa: le analisi rivelarono
che si trattava dei resti, ceneri e ossicini, appartenuti
a un uomo vissuto nel I secolo dopo Cristo, forte, sano,
che non aveva mai compiuto lavori fisici, nato da genitori
anziani. Il corpo, che era stato bruciato, risultava avvolto
in un sudario intriso di profumi tratti da aromi tipici
della Palestina. Sappiamo, dai documenti dell'epoca, che
la tomba del Battista era stata sempre oggetto di venerazione.
Fu devastata per ordine di Giuliano l'Apostata e il corpo
dato alle fiamme... Eh, talvolta la scienza aiuta la fede".
A Giovanni Battista sono collegato tre bellissimi inni:
il 'Magnificat' pronunciato da Maria Ss.ma quando arrivò
in casa di Elisabetta (Luca 1, 46-55); il 'Benedictus' into
nato da Zaccaria quando "gli si sciolse la lingua"
(Luca 1, 64-79); l'inno composto da Paolo Diacono per la
festa della Natività: "Ut queant laxis / resonare
fibris... " (Perché si possa cantare a gola
spiegata...) dal quale Guido d'Arezzo trasse i nomi delle
sette note musicali. E in tutto il mondo risuona ogni giorno
il saluto di Elisabetta a Maria: "Benedetta sei tu
fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!"
(Luca 1,42). Emilia Bagnasco Angiolino
Fonti: Atti del Convegno di studi su "San Giovanni
Battista nella vita sociale e religiosa a Genova e in Liguria
tra Medio Evo ed età contemporanea", Genova,
16-17.1.1999, in 'Quaderni Franzoniani' a. XIII n.2 luglio-dicembre
2000
Giovanni Battista reca il reliquiario delle proprie ceneri
Il Santino raffigurato, edito dalla Santa Lega Eucaristica
per l’VIII centenario dell’arrivo delle reliquie
a Genova (1099-1899), giornate celebrative: 23 giugno-2
luglio 1899, reca in basso a sinistra, in un cartiglio:
- stemma della città di Genova, sormontato dalla
corona regale (=Maria Regina) e sorretto da due grifoni
(la doppia natura, rapace + leone, ricorda le due facce
di Giano, mitico fondatore della città);
- stemma di famiglia dell’arcivescovo Tomaso Reggio
(1892-1901), promotore delle celebrazioni, con galero, mitria,
pastorale e pallio.
La sistemazione dei due stemmi in un unico cartiglio sintetizza
la costante preoccupazione di mons. Reggio, in un’epoca
di laicismo diffuso e gravi contrasti tra Chiesa e Stato,
di sottolineare la sostanziale unicità della città
nelle due dimensioni, sacra e civile.
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1907-2007: CENTO ANNI DI SCOUTISMO
"Prometto sul mio onore, con l'aiuto di Dio, di fare
del mio meglio per servire Dio, la Chiesa, la patria, aiutare
il prossimo in ogni circostanza, osservare la Legge scout".
Questo gioioso ritornello - con minime varianti - farà
il giro del mondo il 1° agosto prossimo, cominciando
dalla linea del cambiamento di data, intonato 'a canone',
in innumerevoli lingue, da milioni di voci degli Scout/Esploratori
e Guide/Esploratrici al sorgere del sole nel loro luogo
di residenza, per ricordare la prima Promessa scout pronunciata
all'alba del 1° agosto 1907 nell'isola di Brownsea (Gran
Bretagna),che ha dato inizio al 'grande gioco' dello Scautismo.
La breve formula condensa gli elementi fondamentali di questo
metodo educativo:
- è una promessa, non un giuramento, perché
chi impegna il proprio onore mette in gioco tutto se stesso,
anzitutto il rispetto di sé; lealtà, fedeltà,
trasparenza, coerenza tra pensieri, parole e azioni sono
implicite - non serve altro, secondo la parola del Signore:
"Non giurate affatto... Sia invece il vostro parlare
'Sì, sì; no, no." (Matteo 5, 34, 37);
- contare sull'aiuto di Dio, quel Dio al quale ci rivolgiamo
con tanti appellativi diversi, esplicita l'umile consapevolezza
che senza di Lui non si può fare niente, ma che si
può affidarsi a Lui nella sicura speranza di essere
esauditi e aiutati a fare tutto,
- anche se questo tutto è solo fare del proprio meglio,
senza presunzione, consci dei propri limiti; e non è
un'espressione riduttiva, perché implica che si devono
sfruttare al massimo i talenti dati dal Signore;
- il fare dello Scout si concretizza nel servire, servire
Dio e il prossimo, servire Dio nel prossimo.
Tutta l'educazione secondo il metodo scout tende a questo:
il favore al quale si impegnano lupetti e coccinelle (6/11
anni), la Buona Azione di Scout e Guide (12/16 anni) sono
tappe nella preparazione al servizio che Rover e Scolte
(dai 16/17 anni) presteranno prima nel gruppo di appartenenza,
poi - presa la partenza simbolica - autonomamente all'interno
dell'associazione o in altri campi di attività.
Uno dei mezzi educativi previsti dal metodo scout è
il sistema di Squadriglia, formata da otto persone che insieme
lavorano, giocano, propongono, discutono, realizzano e pregano.
Padre Agostino Ruggi d'Aragona, (1900-1986) cofondatore
dell'AGI (Associazione Guide Italiane) diceva che le associazioni
scout sono federazioni di squadriglie, che unendosi formano
le Unità, i Gruppi, le Branche (per fasce d'età)
e su su fino alle associazioni nazionali e mondiali.
Nella squadriglia si sviluppa l'abitudine alla collaborazione,
al confronto, al dialogo, al rispetto dell'altro, all'assunzione
delle proprie responsabilità, abitudini che si trasferiscono
nella vita familiare, sociale, professionale perché
'una volta scout, sempre scout'.
La condivisione dei valori, la disponibilità al servizio,
sono alla base del grande dono che si riceve dallo Scoutismo:
il sentimento della fratellanza scout, l'amicizia fondata
sul lavoro comune, sulla certezza di comprendersi perché
si dà alle parole lo stesso valore, la sicurezza
di poter contare sugli altri perché abbiamo lo stesso
obiettivo: "lasciare il mondo un po' migliore di come
l'abbiamo trovato".
I santini della serie A.R.d.A. - editi
nel 2000 da Gennaro Angiolino con la consulenza dell'A.
I.C.I.S. su disegni di P. Ruggi - esemplificano alcuni di
questi concetti: il rapporto con Dio, preghiera ed interiorizzazione
della Sua parola (ad esempio la Guida che beve alla sorgente;
il servizio incarnato nel patrono san Giorgio, il cavaliere
che impegna la sua forza e la sua abilità nell'aiutare
i deboli.
Emilia Bagnasco Angiolino
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VARIE
IL CULTO MARIANO FRA LEGGENDA E REALTA’
Nel 1433, durante l'episcopato del beato Nicolò Albergati,
la primavera fu estremamente piovosa, minacciando di rovinare
i raccolti. Per scongiurare la prospettiva di una carestia,
il giureconsulto Graziolo Accarisi promosse la discesa dell'Icona,
per implorare davanti a quell'immagine attribuita a San
Luca la grazia della fine delle piogge; ciò fece
ad imitazione di quanto facevano i fiorentini, che si rivolgono
sempre alla Madonna di Impruneta, pure attribuita a San
Luca.
Quando l'icona entrò in città il 5 luglio,
cessò la pioggia; si fece allora una grande festa
con una processione di tre giorni per la città, poi
si riaccompagnò l'immagine al santuario. Per voto
cittadino da allora queste celebrazioni furono ripetute
ogni anno: dal 1476 le celebrazioni vennero spostate dal
luglio alle Rogazioni dell'Ascensione. Dopo che la venerata
immagine è stata in città una settimana, la
si riaccompagna solennemente al santuario il giorno dell'Ascensione.
La devozione per la Madonna di San Luca crebbe al punto
che si decise di abbellire ed ampliare il santuario e di
costruire il lunghissimo porticato, per proteggere la Madonna
dalla pioggia. Alla sua costruzione parteciparono tutti
cittadini di ogni classe dal 1674 al 1793 e consta di 666
archi e 15 cappelle: con i suoi 3,7 km pare essere il portico
più lungo al mondo.
Nel 1603 la Madonna fu incoronata dall'arcivescovo Alfonso
Paleotti e nel 1857 ricevette un prezioso diadema dalle
mani di Pio IX. Ogni anno dunque, dalla prima discesa nel
1433, la Madonna di San Luca scende in città, con
una processione molto sentita dai cittadini bolognesi. Giunta
a Bologna attraverso il porticato di San Luca, la sacra
icona viene portata presso la cattedrale di San Pietro,
passando per strade del centro.
Il mercoledì viene portata processionalmente alla
basilica di San Petronio, dal cui sagrato impartisce dal
1588 una solenne benedizione alla città.
Le celebrazioni per la Madonna di San Luca iniziano con
la discesa dell'immagine il sabato precedente la V domenica
dopo Pasqua.
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L’IMMAGINE SACRA
NEL COSIDDETTO “COLLEZIONISMO MINORE”
Continuando il mio viaggio nel mondo del
collezionismo cosiddetto minore non potevo non occuparmi
delle “carte telefoniche” sino a pochi anni
fa di gran moda, grazie al numero molto elevato prodotto
in tutti i paesi del mondo e ai soggetti riprodotti che
abbracciavano una infinita gamma di argomenti.
Ora, soppiantate dai telefonini, le schede telefoniche hanno
avuto un rapido calo e non sono quasi più usate.
Di conseguenza anche il loro collezionismo si è notevolmente
ridotto.
Ma nel ripercorrere un po’ la loro storia vorrei proporre
alcune carte telefoniche a soggetto religioso.
Breve storia delle “Carte telefoniche”
All’Italia spetta il primato della promozione e della
produzione del servizio telefonico prepagato mediante tessera
magnetica. L’idea sorse a seguito ai continui scassi
degli apparecchi telefonici pubblici, soprattutto nelle
città. La prima scheda, che sostituì i tradizionali
gettoni (in Italia dal 1927), fu realizzata dalla ditta
milanese PIKAPPA per conto della SIP, entrò
in funzione a Roma, nel maggio 1976, nel Galoppatoio di
Villa Borghese.
-SISTEMA SIDA dal 1977 al 1988
Le schede telefoniche verticali e con banda magnetica centrale
a due colori.
-SISTEMA URMET dal 1985 al 1988
Le schede a banda magnetica orizzontale, due serie una bianca
e l’altra rossa.
-SERIE FIGURATA SERVIZI SIP
Serie realizzata dalla PIKAPPA per pubblicizzare i numeri
utili sip.
-SERIE TURISTICA TECHNICARD POLAROID e PIKAPPA
Nel 1989 fu emessa la serie raffigurante Alberobello-Bari
con scadenza 30/06/1990 che fu presa come modello grafico
per realizzare l'intera serie di 126 carte con 40 soggetti
per regioni italiane.
La scheda telefonica prepagata, diventa quindi la forma
più comoda e semplice per comunicare dai telefoni
pubblici, manda in pensione i “gettoni telefonici”
si trasforma in oggetto di collezionismo.
Ai fini del collezionismo le schede telefoniche si dividono
in quattro gruppi:
- Schede Ordinarie che sono quelle più comuni;
- Schede Pubblicitarie che sono commissionate da Società
ed Aziende per scopi promozionali;
- Schede Speciali che vengono realizzate per celebrare avvenimenti
o feste di particolare rilievo (Anno Santo, Festa della
Repubblica, etc.)
- Schede Tematiche che riguardano argomenti più diversi
(sport, cultura, arte, religione, etc.).
1 - Beatificazione di Padre Pio da Pietralcina – 2
Maggio 1999 – TELECOM-ITALIA
2-Sv. Kazimieras – LIETUVOS-TELEKO-MAS
3 - Anno Santo 2000 - BASILICA DI S. FRANCE SCO DI PAOLA
– TELECOM-ITALIA
4 - IUBILAEUM A.D. 2000 – LE SETTE BASILICHE DI ROMA
– TELECOM-ITALIA
Giancarlo Gualtieri - e-mail. giancarlogualtieri@tin.it
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IL CENACOLO CONTESO TRA ISRAELE E SANTA
SEDE
Il 29 marzo scorso era fissata la riunione
plenaria della Commissione bilaterale permanente di Lavoro
tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele. Ma, in data
26, la Delegazione israeliana comunica di non poter partecipare,
a causa delle «contingenze politiche internazionali
».
La Santa Sede prende atto «con rammarico della circostanza
e attende di poter concordare al più presto con la
Parte israeliana la nuova data della convocazione della
Plenaria».
Tra i temi principali della negoziazione - ha confermato
in una recente intervista su Terrasanta.net David-Maria
A. Jaeger, francescano, esperto giuridico sui rapporti Chiesa-Stato
in Israele, membro della Commissione bilaterale - la restituzione
alla Custodia di Terra Santa di uno dei quattro luoghi più
santi della cristianità: il Cenacolo sul monte Sion,
dove, secondo la tradizione, si sarebbe svolta l’Ultima
Cena.
«L’Accordo che è oggetto di negoziato
- ha dichiarato Jaeger - dovrebbe contemplare - come risulta
dallo stesso Accordo fondamentale - la restituzione alla
Chiesa di un certo numero di beni, anche di grande importanza
religiosa, tolti ad essa dallo Stato nel corso degli anni»:
tra di essi appunto il Cenacolo.
Giovanni Paolo II, recatosi in visita Gerusalemme nell’anno
giubilare del 2000, potè celebrarvi l’Eucaristia,
nel giorno di Pasqua, nella Sala Superiore.
Gli evangelisti concordano nel racconto dei preparativi
dell’Ultima Cena e dell’istituzione dell’Eucaristia.
La sala superiore della casa, messa a disposizione del Maestro
per la celebrazione della sua ultima Pasqua, diviene, dopo
la Passione, rifugio e luogo di riunione per i discepoli.
Poi, nel 70 d. C., i Romani assediano e distruggono Gerusalemme.
L’attacco, tuttavia, risparmia le costruzioni sul
lato ovest del Monte Sion.
Durante il suo viaggio in Oriente, nella prima metà
del secondo secolo, l’imperatore Adriano - narra il
vescovo Epifanio (310-403) - «trovò Gerusalemme
completamente rasa al suolo e il tempio di Dio calpestato,
ad eccezione di alcune poche case e della chiesa di Dio,
che era piccola, dove i discepoli erano saliti nella sala
superiore al loro ritorno dal monte degli Olivi, quando
il Signore fu assunto in cielo.
Infatti si trovava costruita in quella parte del Sion che
era stata risparmiata dalla distruzione».
Restaurata prima da San Massimo (331-349), la chiesa fu
poi sostituita con una grande basilica («la Santa
Sion») da un altro vescovo di Gerusalemme, Giovanni
II (386-417),e considerata «Madre di tutte le chiese»
in quanto fondata dagli apostoli.
Al ricordo delle apparizioni di Gesù Risorto e della
discesa dello Spirito Santo sugli apostoli si trova unito
dal V sec. quello dell’Ultima Cena.
Nei secoli successivi la chiesa della Santa Sion subì
diverse distruzioni e restauri, finché, al loro arrivo
a Gerusalemme, i Crociati ritrovarono l’area in rovina,
ad eccezione dell’edificio a due piani che costituiva
la cappella del Cenacolo.
Lì presso Raimondo di Tolosa pose l’accampamento
con lo scopo di proteggere il luogo dalle sortite dei nemici.
I cristiani rialzarono sulle rovine della vecchia chiesa
un monumento degno del titolo di Mater omnium Ecclesiarum,
un edificio diviso in tre navate. Sul lato sud-ovest di
quella centrale sorgeva il Cenacolo. Quando Saladino prese
Gerusalemme nel 1187, la basilica del Sion fu una delle
poche che non furono distrutte o convertite in moschea.
Nel 1294 il domenicano Ricoldo da Monte Croce descrive l’edificio
ormai in rovina e trasformato parzialmente in moschea.
Fra il 1335 e il 1337 un frate della provincia di Aquitania,
fra’ Roger Garin, acquistò il sito del Cenacolo.
I francescani presero in carica il santuario, erigendo sul
lato di sud un conventino il cui chiostro è ancora
oggi visibile.
In questo luogo ebbe principio la Custodia di Terra Santa,
ufficialmente istituita con bolla papale nel 1342. Pur in
mezzo a molte difficoltà il convento fu abitato fino
al 1552, anno in cui l’autorità turca ordinò
ai frati di trasferirsi all’interno delle mura cittadine.
Il santuario restò nelle mani dei musulmani fino
al 1948, quando su-bentrarono gli ebrei.
«Il Cenacolo oggi ufficialmente è proprietà
del demanio dello Stato ebraico – ci dice Giuseppe
Caffulli, direttore di Terrasanta –. Ma sin dal ‘300,
come dimostrano i documenti, appartiene indubitabilmente
alla Custodia francescana». Tra l’altro, dal
maggio 2004 il custode generale di Terrasanta è un
bergamasco, padre Pierbattista Pizzaballa, nato a Cologno
al Serio nel 1965. […]
(L’Eco di Bergamo, 07 aprile 2007)
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CONTRO LA CONTESTAZIONE DELLE IMMAGINI SACRE
Riportiamo l’unito articolo di GIAMPAOLO
BARRA, apologeta e direttore della rivista "Il
Timone", che aiuta a far chiarezza su alcuni interrogativi
che avvertiamo talvolta nei nostri contatti quotidiani o
ci vengono posti da Testimoni di Geova e anche dai Protestanti.
(Fonte:
http://apologetica.altervista.org/culto_immagini_sacre.htm)
Mi faccio guidare, per questa conversazione, dal bel libretto
di Padre Nicola Tornese intitolato:“Immagini e santi”;
opuscolo che fa parte di una bella collana preparata da
Padre Tornese per aiutare i cattolici a rispondere alle
obiezioni e alle contestazioni dei Testimoni di Geova.
Va detto, per amor di verità che l’utilizzo
delle immagini sacre viene contestato anche da buona parte
del mondo protestante. Quello che diremo stasera ci deve
aiutare in pri-mo luogo a chiarire bene che cosa insegna
la dottrina cattolica e poi, in secondo luogo, ad avere
qualche argomento da opporre alle contestazioni, per scoprire
l’errore e per smontarle definitivamente.
Poi ci porremo la nostra solita, ma sempre opportuna domanda:
come si comportavano i primi cristiani, come si comportavano
i seguaci di Cristo nei primi secoli della storia della
Chiesa, quando non esistevano né Testimoni di Geova
né Protestanti? Faremo dunque una breve incursione
nella storia. Veniamo subito, allora, a conoscere che cosa
insegna la dottrina riguardo l’uso delle immagini
sacre.
Una solenne, importante risoluzione circa l’utilizzo
delle immagini è stata presa nel Secondo Concilio
di Nicea, che è stato celebrato nell’anno 787.
Questo Concilio è stato convocato proprio per discutere
l’argomento che stiamo trattando.
Come si è arrivati alla convocazione di questo Concilio?
Nell’anno 730, l’imperatore d’Oriente
Leone III Isaurico proibisce il culto delle immagini, proibisce
l’utilizzo delle famose Icone, che era allora diffuso
in tutto il mondo cristiano. Questa proibizione imperiale,
emanata dall’autorità politica, scatena una
terribile devastazione, che porta alla distruzione di preziosis-sime
icone, di magnifiche opere d’arte, che furono insensatamente
distrutte, con un odio particolarmente feroce. L’autorità
religiosa, il Patriarca di Costantinopoli, Germano, si oppone
a questa misura imperiale, ma viene destituito e i difensori
delle immagini sacre vengono duramente perseguitati.
La persecuzione dura anche sotto gli imperatori che succedettero
a Leone III. Finalmente, nell’anno 787 viene convocato
a Nicea un Concilio ecumenico che sancisce l’assoluta
liceità di rappresentare per immagini la figura di
Gesù, di Maria Sua Madre, degli Angeli e dei santi.
Il secondo Concilio di Nicea spiegava che, attraverso le
immagini, chi le contempla viene invitato ad imitare i personaggi
rappresentati: Gesù, Maria, gli Angeli e i Santi.
Quindi, le immagini sacre sono uno strumento che deve aiutare
il cristiano ad imitare coloro che vi sono rappresentati.
E non solo: le immagini sacre servono anche per decorare
i luoghi dove si celebra il culto e servono – questo
accadeva soprattutto in epoche passate – a migliorare
la conoscenza di episodi biblici, tanto nell’Antico
quanto nel Nuovo Testamento.
La lotta contro l’utilizzo delle immagini, tanto nella
liturgia quanto nella pietà popolare scoppia nuovamente
nel XVI secolo, dopo la rivolta di Martin Lutero, che ha
dato il via alla nascita del variegato e multiforme mondo
protestane. Nella grande famiglia protestane, soprattutto
i calvinisti si distinsero per la distruzione di molte statue
e di molte immagini nelle chiese che essi occuparono, dopo
la rivolta contro la Chiesa di Roma.
A fianco del mondo protestane, da non confondersi con i
Protestanti, va detto che anche i Testimoni di Geova sono
decisamente contrari alla venerazione delle immagini.
Qual è il motivo di questa contrarietà?
Noi crediamo che la causa della avversione di protestanti
e Testimoni di Geova è da ricercare in una lettura
parziale, distorta e quindi errata della Bibbia.
Qui noi cattolici siamo chiamati a stare molto attenti;
stiamo attenti a come viene […]
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