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CHE COSA E’
L’A.I.C.I.S.?
L’AICIS è l’Associazione,
apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati
cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano
di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico,
culturale, artistico, religioso
PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?
Perché l’unione fa la
forza. Per essere informati, attraverso la Circolare
mensile, di quanto interessa il settore e poter effettuare
lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare
alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre
di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per
avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per
avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi
Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli
su santi e santuari. |
COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.
Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619)
e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo
da versare sul conto corrente postale nr. 39389069
dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per
la sola iscrizione all’Associazione, mentre
la quota annuale 2005 è di euro 25,00 per
le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni
e gli Enti.
L’anno sociale decorre dal 1° gennaio
al 31 dicembre
DIRITTI DEI SOCI:
- ricevere le Circolari Informative, con immaginette
omaggio;
- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;
- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;
- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;
- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta
di immaginette nelle Circolari Informative.
Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne,
in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile
adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì
del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che
di volta in volta verranno rese note.
Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice
Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it
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NOTIZIARIO GENNAIO-FEBBRAIO 2008
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VITA ASSOCIATIVA
1983-2008: 25° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELL’AICIS.
Il 2008 costituisce per la nostra associazione una tappa
importante: 25 anni di fondazione. Infatti il 6 luglio 2003,
a Roma, nella Sala Baldini della Parrocchia di S. Maria
in Portico, presso cui ancora oggi svolgiamo le nostre riunioni
mensili del primo martedì del mese, si è tenuta
la prima riunione dei soci fondatori dell’AICIS.
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CIRCOLARE INFORMATIVA AICIS IN OFFSET
Con il presente numero la Circolare Informativa assume la
forma di una piccola rivista stampata in offset. La decisione
presa dal Nuovo Consiglio Direttivo è una delle iniziative
volte a celebrare il 25° di fondazione dell’Associazione.
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TESSERA 2008: DISTRIBUZIONE AI SOCI CON NOTIZIARIO DI
MARZO
La Tessera del corrente anno verrà trasmessa agli
associati, che avranno soddisfatto il pagamento della quota,
con il Notiziario del mese di marzo prossimo.
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388-6938.777: E’ IL NUOVO NUMERO TELEFONICO DELL’A.I.C.I.S.
Dal 1° gennaio il nuovo numero dell’A.I.C.I.S.
è il 388-6938.777.
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MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE
BASSANO DEL GRAPPA (VI), 15 Settembre
2007- 20 Gennaio2008 – Mostra “I SANTI DEI REMONDINI.
Immagini devozionali della famiglia di stampatori attiva
a Bassano del Grappa dalla metà del ‘600 all’800”.
Continua fino al 20 gennaio 2008 la bella esposizione inaugurata
il 15 settembre u.s. a Palazzo Sturm di Bassano del Grappa
sul tema “I SANTI DEI REMONDINI” che
ha richiamato moltissimo visitatori italiani ed esteri.
Sono immagini devozionali della famosa famiglia di stampatori
molto attiva a Bassano del Grappa dalla metà del
‘600 all’’800.
Palazzo Sturm è il nuovo MUSEO REMONDINI,
un devoto omaggio della città per questa famiglia
che ha fatto conoscere Bassano del Grappa in tutto il mondo
attraverso le incisioni.
COMUNICATO STAMPA DEL MUSEO REMONDINI
E’ naturale che la prima mostra temporanea del nuovo
Museo Remondini sia dedicata ai “Santi”. Le
immagini devozionali furono una costante del catalogo remondiniano,
dal Seicento e sino al 1861 quando l’impresa si spense.
Un “prodotto”, i Santi appunto, richiestissimo
su tutti i mercati e non solo in quelli di tradizione e
iconografia cattolica. Elementi di devozione, certo, ma
anche parti di una precisa strategia educativa e comunicativa
era alla base di questo fondamentale “ramo”
dell’azienda bassanese. Sullo sfondo le ferree regole
della Controriforma e la strategia dei Gesuiti, potentissimi
assistenti-alleati-clienti dei Remondini in questo specifico
settore.
Anche quando la Compagnia di Gesù venne cacciata
dalla Spagna, i Remondini decisero di continuare a seguirne
dettami, strategie, canali, certi di un suo ritorno in campo.
Ovviamente i Remondini non ebbero il monopolio delle riproduzione
dei Santi, pratica già vivace nel ‘400 e che
ebbe il suo boom con l’affermarsi dell’arte
della stampa. Rispetto ad altre Case, però, potevano
contare su una produzione di differente formato, dai 12x8
al 60x80 cm e di conseguenza di differente valore, destinata
a tutte le tasche e soprattutto sulla più estesa,
fedele rete commerciale del mondo, venditori capaci di offrire
immagini religiose a chiunque ne avesse necessità
reale o suggerita. Immagini popolari, dai modelli aulici
resi in tratti sommari ed abbelliti dai colori, ma che avevano
il valore immenso della Fede. I fogli dei Santi, per molti,
avevano effetto taumaturgico e infatti vengono, con puntualità,
registrate guarigioni miracolose dovute o favorite dall’imposizione
di questo o quel Santo di remondiniana fattura. Episodi
che riportati porta a porta da Tesini e Shiavoni avevano
il loro effetto visto che i Santi trovarono acquirenti ovunque,
compresi i territori di religione ortodossa.
Accanto alle diverse rappresentazioni della Vergine (diverse
in relazione all’iconografia dei singoli Santuari
di riferimento), i Santi più richiesti erano quelli
tradizionalmente assunti a protettori: San Giuseppe, patrono
dei falegnami nonché preclaro esempio di perfetto
padre di famiglia, San Bovo e Sant’Antonio Abate,
che non potevano mancare in ogni stalla o porticato di fattoria,
San Giovanni Nepomuceno, che l’imagerie barocca associava
ai ponti ed ai pericoli del fiume, che Bassano, in balia
delle famose “brentane”, conosceva fin troppo
bene. Ma soprattutto il “Grande Taumaturgo”,
ovvero Sant’Antonio di Padova, patrono delle cose
(e delle cause) perse, ovvero delle più difficili,
comprese le malattie incurabili o più prosaicamente
quella di garantire marito a fanciulle che inutilmente lo
inseguivano da troppo tempo. Popolari erano poi San Rocco,
la cui devozione era associata al pericolo della peste e
San Bartolomeo, più popolarmente San Bortolo, l’apostolo
martirizzato attraverso l’atroce strappo di ogni lembo
di pelle.
Ogni Santo veniva raffigurato con i suoi attributi di riferimento,
elementi indispensabili di riconoscibilità: il gigli,
il Bambino o i Libro per Sant’Antonio, il lungo bastone
co n il campanellino e il porcello per l’altro Sant’Antonio,
l’Abate, e così via. Elementi che rendevano
queste figure riconoscibili ovunque, al di là della
raffigurazione del volto e al di là anche del nome
e dell’invocazione che, benché scritta sull’incisione,
nessuno o quasi sapeva comunque leggere.
Come ricorda Luigi Meneghello nel suo “Libera nos
a Malo”, “la devozione prende naturalmente le
forme della personalità. I santini colorati con i
fregi in oro, i libretti di preghiere, l’obolo per
l’acquisto dell’anima di un negretto, la coroncina
nell’astuccio d’argento, il velo nero ricamato:
di queste cose era fatta la religione della zia Nina.La
mostra espone il vastissimo patrimonio di proprietà
del Museo e alcune lastre in rame con i fogli realizzati.
46 di questi, di grande formato, sono esposti sui tavoli,
altri(137)saranno all’interno di cassetti estraibili
che il pubblico potrà azionare manualmente e da solo
scegliendo
i soggetti che più lo interessano. Il sistema consente
al visitatore di evitare la sequenzialità noiosa
di numerosissime immagini e di apprendere indirettamente
le ragioni per le quali il patrimonio su carta non è
esposto continuamente nei musei.
Ufficio stampa del Comune e di Bassano
del Grappa
Tel 0424 519373 ufficiostampa@comune.bassano.vi.it
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FOLLINA (TV),1-2 Dicembre 2007 – Mostra di immaginette
sacre
In occasione della IV edizione del Mercatino di Natale a
Follina "Colori d'Inverno" il socio MARIO
TASCA, il 1° e il 2 dicembre, ha presentato
una sintesi delle tre precedenti esposizioni di immaginette
sacre da lui organizzate sul tema: "Santini, Patrimonio
di Fede, Storia e Cultura" del dicembre 2004, "Santini
Ricordo della prima Comunione" del dicembre 2005 e
"Preghiere e Dediche Manoscritte sulle Immaginette
Sacre" del dicembre 2006.
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LUCCA, 15 Dicembre. 2007-6 Gennaio 2008 – Mostra
“IMAGO SANCTITATIS”
Con il Patrocinio dell’AICIS, si è inaugurata
sabato 15 dicembre, “Imago Sanctitatis”,
mostra antologica di immagini devozionali. L’appuntamento
è stato promosso dall’Associazione Culturale
Ponte di Capannori (socia AICIS), dalla Provincia e dal
Centro Tradizioni Popolari.
La rassegna sarà aperta dal 15 dicembre 2007 al prossimo
6 gennaio 2008 nella Chiesa dei Servi, da poco riaperta
al pubblico dopo un accurato restauro.
“Nell’ambito della nostra attività non
potevamo tralasciare l’aspetto della devozione popolare
- afferma Sebastiano Micheli, presidente dell’associazione
Ponte (e socio dell’AICIS) – e la mostra si
inserisce nel più ampio progetto di documentazione
del passato nella Piana di Lucca. Ci è sembrato quindi
doveroso indirizzare la nostra attenzione anche verso questo
specifico argomento secondo il progetto “Imago Sanctitatis”
che ha per scopo la raccolta, lo studio, la catalogazione
nonché la valorizzazione di queste piccole opere
di arte sacra. Riprendendo un’iniziativa già
sperimentata durante il Giubileo, abbiamo riportato in città
una mostra sulle immagini devozionali, avvalendoci anche
dell’aiuto e dell’esperienza di Piombino che
da diversi anni organizza una rassegna biennale sul tema”.
“Si tratta di un’occasione a cui il Centro Tradizioni
popolari – dice il presidente Manrico Testi - organo
strumentale della Provincia di Lucca con il compito istituzionale
di provvedere alla conservazione, valorizzazione, studio
e ricerca della cultura demo-etnoantropologica in area lucchese,
non poteva non dare il suo supporto. Imago Sanctitatis è
una presentazione dei documenti che illustrano le varie
tipologie produttive nell’arco di secoli, a cominciare
dalla Natività. L’evento s’inserisce
perfettamente nel ricco patrimonio di manifestazioni tradizionali
del periodo natalizio in provincia di Lucca. Non dimentichiamo
che la rassegna permetterà di visitare la Chiesa
dei Servi, da poco restituita alla cittadinanza dopo l’opera
di restauro”.
Alla giornata inaugurale hanno partecipato il presidente
della Provincia di Lucca Stefano Baccelli, il sindaco di
Lucca Mauro Favilla, il vicario dell’Arcidiocesi di
Lucca Alberto Brugioni, l’assessore del Comune di
Piombino Andrea Fanetti, i presidenti delle Fondazioni Banca
del Monte di Lucca, Alberto Del Carlo, e Cassa di Risparmio
di Lucca Giancarlo Giurlani. Alle ore 16.00 è seguita
una breve presentazione della mostra a cura di Sebastiano
Micheli (Associazione Culturale Ponte), di Manrico Testi,
(CTP), di Sergio Mura (Delegazione CESVOT Lucca). Alle 16.15
hanno parlato Laura Borello (Università di Firenze)
su “Le immaginette devozionali in Italia”; Stefania
Colafranceschi (esperta di iconografia) su “Alcune
simbologie attraverso l’analisi iconografica”
e Claudio Fornai (Comune di Piombino) su “Vissuto
e prospettive di un’esperienza ventennale: la Mostra
biennale di Arte Sacra a Piombino”.
La moderazione e le conclusioni sono state di Piero Ciardella
del Centro Diocesano per la cultura. L’esposizione
è aperta al pubblico con il seguente orario: lunedì-venerdì
16.30-19.30; sabato e domenica 10.30-12.30/16.30-19.30.
Alla realizzazione di Imago Sanctitatis hanno collaborato,
oltre l’Associazione Culturale Ponte, il Centro tradizioni
Popolari e la Provincia di Lucca, i Comuni di Lucca e Piombino,
il Centro Diocesano per il dialogo, il Cesvot, le Fondazioni
BDM di Lucca e CRL, la parrocchia di Capannori, l’Anspi
Capannori, Fraternità di Misericordia di Capannori,
la Confraternita dei Legnaioli d Lucca, Associazione Terzo
Millennio di Lucca, l’Associazione Italiana Cultori
di Immaginette Sacre di Roma e, infine, l’Arcidiocesi
di Lucca.
Allestimento a cura di: M. Paola Bertolucci, Roberto Cerri,
Stefania Colafranceschi, Gabriella Della Bimba, Luciano
Fanucchi, Claudio Fornai, Mauro Galeotti, Daniele Lencioni,
Giorgio Lombardi, Sebastiano Micheli, Vincenzo Moneta, Sergio
Mura, Piera Nardi, Apua Pucci.
Servizio di apertura e di guida: Paola Bertolli, Roberto
Cerri, Serafino Cerri, Vittoria Cerri, Morena D’Antraccoli,
Gabriella Della Bimba, Licia Fenili, Lotte Fenili, Rosanna
Fenili, Sandra Ferretti, Mauro Galeotti, Alba Lencioni,
Daniele Lencioni, Giuseppe Mandracchia, Rosanna Martini,
Eugenio Matteoni, Sebastiano Micheli, Antonina Mirabile,
Sergio Mura, Piera Nardi, Giuseppe Picchi, Virgilio Pistelli,
Apua Pucci, Massimo Rossi.
(Fonte: http://www.loschermo.it/articolo.php?idart=3731)
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SALERNO, 1-2 Dicembre - 22-23; 27-28 e 30 Dicembre 2007
- Mostra itinerante nella città di Salerno: “LE
IMMAGINETTE DEVOZIONALI”
La Mostra dei Santini e delle Immaginette sacre che si è
tenuta l'1 e il 2 dicembre a Palazzo Genovese a Salerno
ha riscosso grandi successi per la sua originalità.
La mostra è stata organizzata dall'Associazione Culturale
il Faro in collaborazione con l'Archivio Storico del Comune
di Salerno e con in patrocino del Comune e della Provincia
di Salerno.
L’esposizione è un collage di immaginette antiche,
vecchie e moderne. Si divide in quattro sezioni curate da
bambini, anziani, soci di Il Faro e dall'Archivio Storico
del Comune. Tutti hanno scelto di partecipare dedicando
tempo e fantasia al progetto per festeggiare in modo diverso
il Santo Natale.
Queste piccole immagini cartacee di volti, Gesù Cristo,
Madonne e angeli, di Natività e Passione riportano
indietro del tempo il visitatore all'ingenuità dell'infanzia.
Uno di loro ha scritto sul libro della mostra: "Quest'esposizione
non deve parlare alla mente, ma è un momento in cui
il cuore trova la sua centralità e incomincia a pulsare
come scintilla divina". Visitando la mostra possiamo
renderci conto come gli sguardi ardenti e profondi dei santi
giungono all'anima parlandoci di fede, speranza e carità.
Questa mostra itinerante girerà per diverse location
di Salerno: centro storico, Pastena, zona Irno e Mercatello.
Il 22 dicembre dalle 18 alle 20 e il 23 dicembre dalla 10
alle 13 e dalla 18 alla 20 sarà presentata presso
il salone della parrocchia di San Giuseppe Lavoratore in
via Bottiglieri. Il 27 e il 28 sarà in esposizione
presso Villa Carrara (Pastena); Il 30 ospiterà la
mostra il salone della parrocchia Santa Maria a mare (Mercatello).
(Fonte:
www.comune.salerno.it/client/scheda_news.aspx?news=1115&stile=7&prov=4410)
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BOLOGNA, 20 Dicembre 2007- 6 Gennaio 2008
– 10^ edizione della
Mostra di immaginette: “Il Santo Bambino e i Santi”
L’Opera Pia “il Pane di Sant’Antonio”,
con la collaborazione del C.E.I.S. (Collezionisti Emiliani
di Immagini Sacre) e il Patrocinio dell’IBC Istituto
per i Beni Librari, ha organizzato ed inaugurato il 20 dicembre
scorso la X Mostra di Santini antichi presso la Basilica
del S.Salvatore, Via Cesare Battisti, angolo V. Volto Santo
sul
tema: “Il Santo Bambino e i Santi”.
L’orario di apertura della Mostra è dalle 15.00
alle 19.00.
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TREVISO, 15 Dicembre 2007 - 20 Gennaio 2008 - Mostra:
“Presepi e santini – immaginette sacre nell’iconografia
del Natale”
La Sezione di Treviso dell’Associazione Nazionale
Alpini lo scorso 15 dicembre ha inaugurato in Via Tasso,1
della città di Treviso la mostra “Presepi e
santini - immaginette sacre nell'iconografia del Natale”,
allestita nello spazio culturale "Al Portello Sile".
La mostra che resterà aperta fino al 20 gennaio è
a ingresso libero secondo questi orari di apertura: dalle
ore 10 alle 12 e dalle ore 16 alle 19. Chiuso il lunedì,
il giorno di Natale, Santo Stefano, il 31 dicembre e il
1° gennaio 2008. (Fonte: http://www.ana.it/index.php?name=News&file=article&sid=5065)
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IMPERIA, 22 Dicembre 2007-6 Gennaio 2008 – Mostra
di santini: “L’iconografia religiosa nell’arte
sacra”.
Il presidente dell’UCAI (Unione Cattolica Artisti
Italiani), professor Giovanni Sardo, e il presidente della
Provincia di Imperia, Giovanni Giuliano, hanno invitato
artisti e non, all’inaugurazione della mostra di immaginette
sacre intitolata ‘Iconografia religiosa nell’arte
popolare’ che si è tenuta sabato 22 dicembre
alle 17.30 nell’affascinante cornice di Villa Grock
(foto a sinistra).
E’ seguita, alle 18, la solenne celebrazione della
Messa dell’artista, celebrata da Monsignor Giovanni
Battista Gandolfo, Consulente Ecclesiastico dell’UCAI.
Un momento di raccoglimento spirituale divenuto negli anni
appuntamento immancabile per gli artisti che partecipano
alle festività natalizie con concerti ed esibizioni
nella provincia. Per giungere a Villa Grock un bus navetta
sarà disponibile dalle 16.30 da Spianata Borgo Peri.
A.Gu.
(Fonte: http://www.rivieranews.it/it/internal.php?news_code=53170)
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ALATRI (FR), (non più 5-13 gennaio, ma in) Aprile
2008 – Mostra di immaginette devozionali: “I
PAPI DEL I-II E XX SECOLO”
Il Comitato dei festeggiamenti 2008 per il patrono di Alatri
San Sisto I Papa, ha comunicato che per motivi tecnico-organizzativi
la mostra di immaginette sacre sul tema:“I Papi del
I, II e XX secolo”, la cui inaugurazione era prevista
il 5 gennaio 2008 nell’ampia Chiesa degli Scolopi
in P.za Santa Maria Maggiore e rimanere aperta al pubblico
fino al 13 dello stesso mese, è stata rinviata alla
prima quindicina di aprile. Si invitano i soci che desiderassero
ancora partecipare con delle immaginette a trasmetterle
in Segreteria (Renzo Manfè – AICIS- C/o Bernasconi
– Via Merulana 136 – 00185 Roma RM).
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ROMA, 19 gen.-31 marzo 2008 – Mostra di immaginette
devozionali:
“LE MADONNE DELLE CHIESE DI ROMA”
L’AFNIR “io collezionista” di Roma organizza
una mostra di santini all’interno della Chiesa di
Santa Maria dell’Orazione e Morte in Via Giulia 262
(sotto l’Arco Farnese) con il materiale di proprietà
del socio UGO AMICI di Roma sul tema “Le Madonne delle
Chiese di Roma” e alcune Madonne incoronate della
collezione di PATRIZIA FONTANA di Roma.
L’orario delle visite coincide con l’orario
di apertura della Chiesa.
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CANNETO SULL’OGLIO (MN), 2-17 Febbraio 2008 –
Mostra di santini:
“Il 150° Anniversario delle apparizioni della
Madonna di Lourdes”
Il socio FRANCO BISLENGHI di Canneto sull’Oglio
(MN)) allestirà dal 2 al 17 febbraio p.v. una mostra
di immaginette religiose sul tema: “Il 150° anniversario
delle apparizioni della Madonna di Lourdes” per celebrare
questo grande avvenimento mariano e mondiale della Chiesa.
Partecipano alla mostra oltre FRANCO BISLENGHI,
RENZO MANFE’ di Roma.
Al momento di andare in stampa non è ancora stato
definito il luogo per l’esposizione. I soci interessati
sono invitati a contattare F.Bislenghi al nr.0376-723061.
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BORGO FAITI (LT), 9-11 Maggio 2008 –
Mostra di immaginette: Il 150° Anniversario delle apparizioni
della Madonna di Lourdes”
Il socio MAURIZIO PROSPERI di Cisterna
di Latina (LT) sta organizzando una mostra di immaginette
sacre sul tema “Il 150° ann.rio delle apparizioni
della Madonna di Lourdes” da allestire nel Museo “Piana
delle Orme” a Borgo Faiti (LT) per i giorni 9-10-11
maggio p.v. I soci che desiderano partecipare anche con
solo 20 immaginette possono trasmetterle alla Segreteria
AICIS indirizzando a “Renzo Manfé – AICIS
– C/o Bernasconi – Via Merulana 136 –
00185 Roma RM”. Grazie a quanti aderiranno.
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CATANIA, 25 GENN.-4 MAGGIO 2008 – Mostra internazionale:
“AGATA SANTA: STORIA, ARTE E DEVOZIONE”
Il prof. ANTONINO BLANDINI di Catania ha
trasmesso l’unito suo articolo già pubblicato
da L’Osservatore Romano lo scorso 26 ottobre.
SI TERRA’ A CATANIA DAL 25 GENNAIO AL 4 MAGGIO 2008
L’ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DEDICATA ALLA VENERATA
PATRONA - UN ITINERARIO PER RISCOPRIRE L’AUTENTICO
SIGNIFICATO DELLA FESTA E DEL CULTO DELLA MARTIRE SANT’AGATA
Si terrà a Catania, dal 25 gennaio al 4 maggio 2008,
la Mostra internazionale “Agata Santa: storia, arte,
devozione”, presentata in questi giorni alle Autorità
e alla Stampa dall’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina
(foto a destra) e dal Vicario episcopale per la Cultura
Mons. Gaetano Zito, in preparazione alla prossima festa
in onore della venerata Patrona principale della Città
e dell’Arcidiocesi, la protomartire e vergine catanese
S. Agata.
L’idea della mostra è nata per volontà
dell’Arcivescovo all’interno di un percorso
inteso a ritrovare l’autentico significato della festa
e del culto di S. Agata a Catania, attraverso l’individuazione,
il recupero e la fedeltà ai suoi valori più
profondi. Il percorso è stato avviato dall’Arcidiocesi
su iniziativa del Vicariato episcopale per la Cultura, in
sinergia con i presidi dello Studio Teologico interdiocesano
S. Paolo e delle Facoltà di Lettere e Filosofia,
Scienze Politiche e Scienze della Formazione dell’Università
di Catania.
L’impegno è quello di intraprendere un cammino
di riflessione sui festeggiamenti agatini che consenta a
Catania di rafforzare in modo genuino il rapporto con la
propria Patrona. Nel quadro più ampio di tale progetto
s’inserisce l’esposizione dedicata a S. Agata,
che assume il duplice valore di storia della vicenda martiriale
e della tradizione giunta fino a noi. L’alto livello
scientifico garantirà non solo un elevato risultato
storico ed artistico, che sarà certificato da un
esauriente Catalogo, ma soprattutto pastorale.
Dipinti, sculture, reperti archeologici […]
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NOTIZIE DAL VATICANO
CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI
17 DICEMBRE 2007: PROMULGAZIONE DEI NUOVI DECRETI DI VENERABILITA’
E BEATIFICAZIONE
Il 17 dicembre 2007, il Santo Padre Benedetto
XVI ha ricevuto in Udienza privata Sua Eminenza Rev.ma il
Sig. Card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione
delle Cause dei Santi.
Nel corso dell'Udienza il Santo Padre ha autorizzato la
Congregazione a promulgare alcuni Decreti.
A - Prossimamente “BEATI”
Sono stati promulgati i decreti riguardanti un miracolo
attribuito all’intercessione dei seguenti Venerabili
Servi di Dio, per i quali, verrà fissata quanto prima
data e luogo della Cerimonia di Beatificazione.
1 - Venerabile Servo di Dio MICHELE
SOPOCKO (1888-1975)
Sacerdote Diocesano, è nato a Juszewszczyna nella
regione di Vilnius (allora Polonia, attualmente Lituania)
il 1° novembre 1888 ed è morto a Bialystok (Polonia)
il 15 febbraio 1975.
Don Michele SOPOCKO, è stato il direttore spirituale
di Suor Faustina e il servo fedele di Gesù Misericordioso.
“O Gesù dacci dei sacerdoti esperti!”
pregava Santa Faustina Kowalska.
Sr.Faustina fece parecchie novene, penitenze, prima che
Dio le inviasse un sacerdote in grado di capire la sua anima.
“Il direttore spirituale non solo deve essere santo,
ma anche sperimentato e prudente; ci sarebbero molte più
anime
sante se ci fosse un maggior numero di direttori spirituali
con santità ed esperienza” scriveva suor Faustina.
Il reverendo prof. Michele Sopocko studiò nel seminario
di Wilno. Ordinato sacerdote il 15.6.1914, terminò
in seguito gli studi all'Università di Varsavia.
Nel 1928 diventò titolare della cattedra di teologia
pastorale presso l'universita "Stefano Batory"
di Wilno.
Nel 1934 fu nominato rettore della chiesa di S. Michele
a Wilno. Per molti anni fu confessore in molte congregazioni
religiose.
Dal 1933 al 1942 fu confessore ordinario della Congregazione
SBVMM a Wilno e padre spirituale di Suor Faustina. Suor
Faustina di lui scrisse: "E' strano che ce ne siano
così pochi di questi sacerdoti, capaci di infondere
nell'anima la forza, il coraggio e l'energia, per cui l'anima
senza affaticarsi avanza sempre. Sotto una direzione di
questo genere l'anima, anche se debole di forze, può
fare molto per la gloria di Dio. Affinché un direttore
possa guidare bene un'anima lungo le vie della volontà
di Dio verso la santità, l'anima deve pregare fervorosamente
per molto tempo per avere un direttore e chiedere al Signore
di scegliere Lui stesso il direttore spirituale. Ciò
che si è iniziato con Dio sarà di Dio; e ciò
che ha avuto inizi con mezzi puramente umani, sarà
umano."
Il Santo Uffizio nel 1958 e con una Notificazione nel 1959
vietò di diffondere la devozione della Divina Misericordia
nelle forme proposte da Sr. Faustina. Lo stesso don Sopocko
ricevette un severo ammonimento dalla Santa Sede ed ebbe
molti altri dispiaceri; solo il 30.6.1978 la precedente
notificazione veniva dichiarata non più vincolante
e addirittura abrogata dalla Santa Sede nel 1979, soprattutto
ad opera dell'attuale Papa).
Durante la seconda guerra mondiale don Sopocko fu professore
nel seminario di Bialistok. (Nella foto a destra: Durante
la guerra, ricercato dalla Gestapo, si nascose a Czarny
Bór, dalle Suore Orsoline, dove lavorava come falegname).
Già nel 1936 don Michele inviò un esposto
sulla divina misericordia al Sinodo dei Vescovi Polacchi
(26-26/8/1936) presieduto dal legato pontificio mons. Marmaggi.
Dopo la morte della santa, si impegnò per la costituzione
del nuovo ordine femminile voluto da Gesù e richiesto
con insistenza a S. Faustina, ordine il cui scopo sarebbe
stato quello di impetrare la divina misericordia per il
mondo.
Il 15.10.1941 la prima aspirante fece voto di castità
di fronte a don Sopocko.
Negli anni successivi si unirono altre aspiranti. Il 2 agosto
1955 l'ordinario di Gorzov approvò la Congregazione
di Gesù Cristo Redentore Misericordioso (oggi congregazione
delle Suore di Gesù Misericordioso).
Don Michele morì il 15.2.1975 ottantasettenne.
Don Michele Sopocko subì molte incomprensioni proprio
legate alla devozione di Gesù Misericordioso (tutti
le opere di Dio incontrano resistenze, però la volontà
del Signore trionfa sempre).
"E' un sacerdote secondo il mio cuore, .....con quest'opera
lavorerà fino alla fine del mondo" confidò
Gesù alla nostra santa.
Suor Faustina scriveva di lui: "E' un'anima crocifissa,
simile al Salvatore".
Le sofferenze di don Michele (2 Q,66), scrive suor Faustina,
riguardavano anche la mente ed in forma molto acuta, ma
tutto sarebbe servito per assomigliare sempre più
a Gesù e per ereditare nel regno dei Cieli la triplice
corona nella gloria beatifica.
2 - Venerabile Servo di Dio GIACOMO
DA GHAZIR HADDAD (1875-1954) (al secolo: Khalil),
Sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini
e Fondatore della Congregazione delle Suore Francescane
della Croce in Libano, è nato a Ghazir (Libano) il
1° febbraio 1875 ed è morto a Beirut (Libano)
il 26 giugno 1954.
Terzo di 14 figli, fu educato dalla piissima madre, che
si augurava che il figlio diventasse sacerdote. Dopo aver
compiuti gli studi con ottimi risultati, per guadagnarsi
la vita insegnò a 17 anni l'arabo in Alessandria
d'Egitto. Vestí l'abito dei frati Cappuccini il 26
marzo 1894 e fu consacrato sacerdote a Beirut il 10 novembre
1901. Nominato quindi economo, gli fu affidata la fondazione
e la direzione di una rete di scuole della missione nell'intero
territorio del Libano. Durante la Prima Guerra mondiale
(1914-18) svolse un'attività straordinaria, che lo
rese degno di ammirazione e simpatia non solo dei cristiani,
ma anche dei musulmani e dei drusi, sollevando moltissime
miserie, distribuendo ben 18.000 pasti giornalieri, contribuendo
ad aprire 24 orfanotrofi, ove vennero ospitati e avviati
a mestieri artigianali oltre 10.000 ragazzi e ragazze.
Uno degli scopi che egli proseguí con maggiore efficacia
fu la propagazione delle fede cattolica e la conversione
dei musulmani. A tale scopo aprí nei villaggi montagnosi
del Libano 163 scuole capaci di accogliere oltre 7.500 alunni.
Camminando sempre a piedi, anche per 30 km. al giorno, con
la bisaccia sulle spalle sempre piena di libri del catechismo,
visitava continuamente questi centri di studio. Oltre a
queste attività giornaliere, il servo di Dio divenne
celebre per altre numerose opere sociali. Costruí
ricoveri per anziani, per mendicanti, per orfani, dispensari
per l'infanzia abbandonata, ospedali e case di cura. Tra
questi è ammirato l'ospedale psichiatrico, costruito
sulla collina di Oall-ed-Dib, chiamato il Piccolo Cottolengo,
con circa 1.000 posti letto. Celebre anche l'ospizio di
"Cristo Re" per il clero malato o anziano di qualunque
rito, costruito sulla collina di Nahr-el-Kalb, che sovrasta
la famosa vallata dei Re. Il card. Tappouni diceva che ogni
pietra del Libano parla di p. Giacomo. Non aveva mezzi materiali,
ma solo il merito dell'obbedienza e la preghiera. In ginocchio
davanti al suo superiore, diceva: "Non chiedo soldi,
ma solo il merito dell'obbedienza". Diceva ancora:
"Niente preghiera, niente grazie" e: "La
preghiera senza fiducia, è come una lettera in tasca,
mai giunta a destinazione".
Nel 1930 fondò la Congregazione delle Suore Francescane
della Croce del Libano, che svolgevano una utilissima missione
sociale, dedicandosi ad opere di carità a beneficio
delle classi più povere e bisognose, specie nei numerosi
ospedali fondati dal servo di Dio. Per le sue alte benemerenze,
gli furono assegnate dal governo due medaglie d'oro e tre
d'argento e il grado di ufficiale dell'Ordine del Cedro.
Agli inevitabili acciacchi, derivati da una vita tanto laboriosa
e movimentata, si aggiunse, negli ultimi anni, una fatale
leucemia linfatica. Il 26 giugno 1954, quasi ottantenne,
dopo l'ultimo bacio alla croce, spirava santamente.
(Fonte: http://www.fraticappuccini.it/personaggi/venerabili/giacomo.shtml)
3 - Venerabile Serva di Dio MARIA
MADDALENA DELL’INCARNAZIONE SORDINI (1770-1824)
(al secolo: Caterina), Fondatrice dell'Istituto delle Suore
dell'Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento, è
nata a Porto Santo Stefano (Grosseto, Italia) ed è
morta a Roma il 29 novembre 1824.
Caterina a 16 anni sembra che fosse stata promessa in sposa
ad un marittimo di Sorrento, Alfonso Capece, ma lei declinò
la scelta e dando seguito al suo desiderio, entrò
fra le Terziarie Francescane di Ischia di Castro (Viterbo),
ricevendo l’abito religioso il 26 ottobre 1799. Ebbe
come guida e padre spirituale don Giovanni Baldeschi e come
spesso accade, da questo profondo legame spirituale, Caterina
ricavò l’ideale di fondare un nuovo Istituto
religioso dedito all’adorazione perpetua dell’Eucaristia,
centro e culmine di ogni vita cristiana. Nel frattempo nel
Capitolo del 20.4.1802 delle Terziarie Francescane, fu eletta
badessa a soli 32 anni; aveva cambiato il nome in Maria
Maddalena dell’Incarnazione, si dedicò ad un
deciso riordinamento economico della casa e ad una restaurazione
della vita regolare delle Terziarie.
Il periodo del suo governo fu accompagnato da una serie
di fenomeni straordinari e da un crescente fervore di vita
spirituale, per cui in tutta la zona si diffuse la fama
della giovane badessa, la quale comunque non aveva mai abbandonato
l’ideale delle suore adoratici.
Con l’accordo del padre Baldeschi e del vescovo di
Acquapendente, mons. Pierleone, iniziò la stesura
delle regole del nuovo Istituto. L’8 luglio 1807,
lasciò Isola di Castro e le Terziarie Francescane
e con l’incoraggiamento di Pio VII, inaugurò
a Roma la prima casa delle “Adoratrici Perpetue del
SS. Sacramento” in un ex convento carmelitano alle
Quattro Fontane.
Durante l’occupazione francese di Roma, la Congregazione
fu sciolta forzatamente in base alle leggi napoleoniche
e Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, fu mandata
in esilio, prima a Porto Santo Stefano e poi a Firenze.
In Toscana conobbe alcune giovani, che costituirono il gruppo
iniziale delle nuove Adoratrici, quando queste poterono
ritornare a Roma in S. Anna al Quirinale, il 19 marzo 1814.
Quattro anno dopo, il 13 febbraio 1818, il papa Pio VII
approvò definitivamente l’Istituto, che ormai
era dedito alla solenne e pubblica esposizione del SS. Sacramento,
con la continua adorazione.
La Madre Fondatrice, morì a Roma il 29 aprile 1824,
lasciando una fama di santità e di fenomeni straordinari.
Sepolta in S. Anna al Quirinale, nel 1839 le sue spoglie
furono traslate nella chiesa di S. Maria Maddalena a Monte
Cavallo, nuova sede di Roma delle Adoratrici Perpetue.
La presenza delle suore è attualmente in Europa,
America, Africa; solo in Italia dopo Napoli e Roma che furono
le prime, sono presenti in dodici case (anno 2001). (Fonte:
www.santiebeati.it)
4 - Venerabile Serva di Dio GIOVANNA
MARIA de VIKKENEUVE (1811-1854), Fondatrice della
Congregazione delle Suore dell'Immacolata Concezione, è
nata a Toulouse (Francia) il 9 marzo 1811 ed è morta
a Castres (Francia) il 2 ottobre 1854.
Emilia di Villeneuve è la terza figlia del Marchese
Louis di Villeneuve e di Rosalie di Avessens. Cresce al
castello di Hauterive (Tarn) dove suo padre, grande proprietario
terriero, adopera un gran numero di persone nella sua nuova
industria del trattamento del cuoio. Dai suoi genitori,
Emilia riceve valori forti.
Ma la prova segna prematuramente e profondamente la sua
vita: la malattia e la morte di sua madre quando ha solamente
14 anni. Tre anni più tardi, sua sorella secondogenita
Octavie muore a sua volta.
Suo padre, vecchio marinaio, manifesta un forte senso sociale.
Crea un corso di apprendistato per i giovani, una società
di soccorso reciproco…Emilia diventa la padrona di
casa del castello di Hauterive. La sua amica Coraly di Gaïx,
sua confidente, la descrive come una persona solitaria e
generosa verso le persone nel bisogno.
Adolescente, Emilia prende l'abitudine di confidare alla
Vergine, le sue gioie, le sue pene, le scelte da fare…
ecc. la Madonna diviene la sua amica e la sua confidente.
La passione di Emilia è l’amore di Dio e dei
più poveri. Emilia vuole essere con i poveri, i malati,
i prigionieri, le prostitute e dimostrar loro che Dio le
ama. Per lei la carità non basta. Vuole essere da
pari a pari nel relazionarsi con loro, vuole render loro
la dignità di esseri umani sull'esempio di Gesù
Salvatore.
Lascia suo padre nel 1836 per fondare una congregazione:
"È per Dio che vi lascio, voglio servire i poveri!."
Fonda con due altre ragazze la Congregazione delle Suore
di Nostra Signora dell'immacolata Concezione l’8 dicembre
1836, detta "sœurs blu" a causa del loro
abito blu. Perché Nostra-Signora dell'Immacolata
Concezione? Emilia, dalla morte di sua madre, ha preso l'abitudine
di confidare le sue gioie, le sue pene, le scelte da fare
a Maria che è diventata la sua compagna di cammino
nella vita.
La prima comunità si installa in una casetta senza
comodità a Castri. Attente ai più poveri,
accolgono delle ragazze fragili per la miseria legata all'inizio
dell'era industriale e si occupano dei prigionieri. Velocemente,
aprono una comunità dove le Suore sono incaricate
dell'educazione dei bambini, del catechismo e delle cure
ai malati. Tutte le comunità, inizialmente, avranno
questa triplice missione.
Nel 1853, Emilia fa la scelta di non essere più Superiora
Generale.
Muore l’anno successivo di colera dopo avere offerto
la sua vita affinché l'epidemia che imperversava
a Castri si fermasse. (Fonte: http://www.cic-castres.org/emilie_fr.htm)
5 - Venerabile Serva di Dio VINCENZA
MARIA POLONI (1802-1855) (al secolo: Luigia), Fondatrice
dell'Istituto delle Suore della Misericordia di Verona,
è nata a Verona (Italia) il 26 gennaio 1802 ed ivi
è morta l'11 novembre 1855.
Madre Vincenza M., al secolo Luigia Poloni, nasce a Verona
il 26 gennaio 1802. La sua casa è in Piazza delle
Erbe, cuore della città, dove i genitori gestiscono
una drogheria-farmacia.
La famiglia, ispirata a profondi principi cristiani e provata
da parecchi eventi dolorosi, è per Luigia l'ambiente
più stimolante e formativo. E' la madre la sua prima
formatrice. Il padre, droghiere e farmacista, assieme alla
moglie, dà esempio di virtù cristiane e sociali,
prestandosi come membro stimato e influente del gruppo di
coloro che sostengono la Pia Casa di Ricovero.
L'intelligenza pratica, concreta e perspicace di Luigia,
la riservatezza e la cortesia che le sono proprie, favoriscono
in lei l'attitudine al servizio attento, serio e gratuito.
Negli anni più belli della sua giovinezza essa lo
offre ai fratelli in seria necessità e ai numerosi
nipoti che la considerano come "mamma". Dopo la
morte del padre, gravi problemi economici scuotono l'equilibrio
della famiglia, per cui Luigia mette in atto anche le sue
capacità amministrative e direttive senza tralasciare
la frequenza, come volontaria, della Pia Casa di Ricovero,
dove assiste le malate croniche nelle infermerie.
Nel 1836, presta il suo servizio volontario anche alle colerose
accolte nell'ambiente di isolamento a loro destinato. E'
guidata spiritualmente da don Carlo Steeb, suo confessore,
al quale confida il suo desiderio di consacrarsi totalmente
al Signore. Lui la fa attendere a lungo e, alla fine, le
rivela: "Figlia mia, il Signore vi vuole fondatrice
di un Istituto di Sorelle della Misericordia, nessuna difficoltà
vi atterrisca o arresti; a Dio nulla è impossibile".
Luigia accoglie con timore la proposta e, con semplicità
e confidenza filiale nel Padre misericordioso, risponde:
"Io sono la più inetta delle creature, ma il
Signore si serve, alle volte di strumenti debolissimi per
le opere sue: sia fatta dunque la sua volontà".
Il 2 novembre 1840, sostenuta e accompagnata da don Carlo
Steeb, Luigia con alcune altre compagne dà inizio
all'Istituto Sorelle della Misericordia.
Il 10 settembre 1848 esse emettono la professione religiosa:
ricevono l'abito religioso, il crocefisso, la corona del
rosario e la Regola. A ciascuna è dato un nome nuovo,
simbolo della nuova vita consacrata a Dio.
Il suo servizio, umile e prezioso, presso le persone anziane
e le ragazzine abbandonate, trova la sua più alta
espressione in quello di madre e maestra di numerose giovani
che, alla sua scuola, imparano a consacrare, in umiltà,
semplicità e carità la loro vita a Dio come
sorelle della misericordia.
Madre Vincenza M. Poloni muore l'11 novembre 1855 lasciando
come ultimo testamento del suo affetto per le sorelle una
sola cosa: la carità
6 - Venerabile Serva di Dio MARIA
GIUSEPPINA DI GESU’ CROCIFISSO CATANEA (1896-1948)
(al secolo: Giuseppina); Monaca professa dell'Ordine dei
Carmelitani Scalzi, è nata a Napoli (Italia) il 18
febbraio 1896 ed ivi è morta il 14 marzo 1948.
Giuseppina, dopo aver compiuto gli studi commerciali, il
10 marzo 1918 entrò nella Comunità carmelitana
di S. Maria ai Ponti Rossi, sorta per volontà della
sorella Antonietta, divenuta suor Maria Teresa, con l’appoggio
del padre Romualdo di S. Antonio, carmelitano scalzo.
Piuttosto fragile e malaticcia, nel 1912 fu colpita da attacchi
d’angina, poi da tubercolosi alla spina dorsale con
lesioni alle vertebre, paresi completa e da meningismo spinale.
Dieci anni dopo, a 28 anni, il 26 giugno 1922 ne fu miracolosamente
guarita in modo istantaneo, dopo il contatto col braccio
di s. Francesco Saverio, che era stato portato a Napoli.
Fu l’inizio di un apostolato, che la “monaca
santa”, com’era chiamata, portò avanti
per tutta la vita, accogliendo al monastero ogni tipo di
ammalati e bisognosi di grazie, sia materiali che spirituali,
cui dava il suo conforto e consiglio, per trovare l’amore
di Dio, spesso operando prodigi.
La sua abnegazione continuò, anche quando altre malattie
la colpiranno inchiodandola alla sedia a rotelle, divenendo
l’immagine di una crocifissa con Gesù, per
la Chiesa ed i fratelli. Nel 1932 la Santa Sede riconobbe
come monastero del Secondo Ordine dei Carmelitani Scalzi,
la Casa dei Ponti Rossi di Napoli e Giuseppina ricevette
l’abito di s. Teresa in forma ufficiale, con il nuovo
nome di Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso e il
6 agosto 1932 pronunciò i voti solenni secondo la
Regola, che già seguiva dal 1918.
Dal 1934 il card.Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli,
la nominò sottopriora, poi nel 1945 vicaria e il
29 settembre 1945 nel Primo Capitolo Elettivo, venne eletta
Priora della Comunità, incarico che tenne fino alla
morte. La sua spiritualità, la docilità amorosa,
l’umiltà e semplicità, ebbero grande
applicazione durante gli anni della II Guerra Mondiale.
Pregava in continuazione; ciò alimentava quella confidenza
in Dio, di cui contagiava quanti si recavano in pellegrinaggio
fino ai Ponti Rossi. Il giorno della sua vestizione aveva
detto: “Mi sono offerta a Gesù Crocifisso per
essere crocifissa con Lui”, il Signore l’aveva
presa in parola. La sua esistenza, fu ripiena di carismi
mistici straordinari, sopportò per lunghi anni dure
prove e persecuzioni in spirito di abbandono alla volontà
di Dio. Per ubbidienza e per consiglio del padre Romualdo
di s. Antonio, scrisse l’”Autobiografia”
(1894-1932) e il “Diario” (1925-45), inoltre
lettere ed esortazioni per le religiose.
Dal 1943 cominciò a soffrire di labirintite auricolare,
parestesie varie, dolorosa sclerosi a placche, perdita progressiva
della vista e altri disturbi; convinta che la sua era la
‘malattia della volontà di Dio’, la riteneva
‘un dono magnifico’ che la univa maggiormente
a Gesù sulla croce; e sorridendo offriva il suo corpo,
quale altare del suo sacrificio per le anime. Madre Maria
Giuseppina morì il 14 marzo 1948 con il cuore rivolto
a Dio ed alle anime.
B - Nuovi “VENERABILI”
Infine, sono stati promulgati i decreti riguardanti l’eroicità
delle virtù dei seguenti Servi di Dio che, pertanto,
acquisiscono il titolo di “Venerabile”.
1- Il Servo di Dio FRANCESCO MOTTOLA
(1901-1969), Sacerdote Diocesano e Fondatore dell'Istituto
Secolare delle Oblate del Sacro Cuore, nacque a Tropea (Catanzaro,
Italia) il 3 gennaio 1901 ed ivi è morto il 29 giugno
1969.I suoi genitori Antonio e Concetta Braghò, lo
fecero frequentare fin da piccolo la scuola elementare,
media e ginnasiale nel Seminario vescovile di Tropea, di
cui fu il primo seminarista nel 1911. Da lì passò
al Seminario regionale di Catanzaro per proseguire con gli
studi filosofici e teologici, venendo ordinato sacerdote
nel 1924; da subito ebbe diversi incarichi nelle organizzazioni
diocesane dell’Azione Cattolica, nel contempo insegnò
teologia per diversi anni.
Dal 1929 e fino al 1942 fu rettore del seminario di Tropea
e insegnante di materie letterarie e dal 1931 fu nominato
anche canonico della cattedrale. Fu promotore di varie iniziative
culturali, come il circolo “Francesco Acri”
e direttore della rivista “Parva favilla”; conferenziere,
scrittore, predicatore, confessore, direttore spirituale,
svolse la sua attività pastorale polivalente molto
ricercato da tante anime, che indirizzò sulla via
della perfezione, sia a voce che con intenso epistolario.
Dal 1935 cominciò ad organizzare in piccoli gruppi,
sacerdoti e laici, secondo un’ideale di azione caritatevole
e preghiera contemplativa, come “certosini della strada”.
Fondò varie ‘Case della Carità’
per l’accoglienza e l’assistenza dei disabili
a Tropea, Vibo Valentia, Parghelia, Roma; per la loro cura
fondò la “Famiglia degli Oblati e delle Oblate
del Sacro Cuore” un Istituto secolare, eretto poi
a livello diocesano, dal vescovo mons. Vincenzo De Chiara
il 25 dicembre 1968.
Aveva 41 anni quando nel 1942 rimase colpito da una paralisi,
che gli tolse persino l’uso della parola e che sembrò
stroncare la sua attività sacerdotale, ma padre Francesco
Mottola seppe dimostrare la grandezza autentica della sua
personalità, accettando con amore e speranza il sacrificio
e la croce, che gli era stata caricata addosso. E il suo
misticismo si accentuò con il dolore quotidiano e
con l’impossibilità di comunicare agevolmente
e nelle sue opere profuse il carisma del contemplativo e
dell’uomo di azione, stimolando nello stesso spirito
i suoi figli Oblati, diceva: “La Casa della Carità
l’ho sognata grande almeno quanto la nostra terra,
accogliente tutto il dolore, non per eliminarlo, perché
sarebbe un sacrilegio, ma per divinizzarlo e divinizzato
adorarlo”.
Morì nella sua Tropea il 29 giugno 1969; fu un cantore
lirico di Gesù, della Trinità, del Corpo Mistico,
della Madonna, dell’Eucaristia, del sacerdozio, del
suo “lavoro” cioè del suo ministero pastorale
sfociato anche in Opere reali ed assistenziali, come le
sue “Case di Carità”. Don Francesco Mottola
è stato definito “una perla del clero calabrese”.
(Fonte: Antonio Borrelli www.santiebeati.it)
2 - Il Servo di Dio SERAFINO MORAZZONE
(1747-1822), Sacerdote Diocesano, è nato a Milano
(Italia) il 1° febbraio 1747 ed ivi è morto il
13 aprile 1822.
"Il Curato santo", come lo definì Alessandro
Manzoni, che ben conosceva le molteplici virtù di
quest'umile e nascosto parroco del minuscolo paese di Chiuso.
La sua biografia è stata stilata dal suo medico Gaspare
Ghislanzoni, a otto giorni dalla morte (13 aprile 1822);
un’altra biografia, più ampia e articolata,
è stata redatta qualche anno dopo da Paolo Laini,
un chierico di Chiuso testimone oculare della santità
di don Serafino.
Accanto alle due biografie si aggiungono: la preziosa testimonianza
del Manzoni che nel Fermo e Lucia in breve righe delineò
il profilo più incisivo e suggestivo del "Prete
Serafino"; gli interventi del cardinale Schuster; e
il testamento del Morazzone, indice della decorosa povertà
del parroco, della sua cura per le minuscole proprietà,
e del suo affetto riconoscente per i membri della sua famiglia.
Si tratta dei documenti più importanti sul "novello
curato d'Ars" - come Schuster lo chiamava -, che, pur
con strana lentezza, si sta avvicinando all'onore degli
altari, sui quali, comunque, i "semplici", tramandandone
l'ammirazione e la memoria, già lo hanno da quasi
due secoli collocato.
3 - Il Servo di Dio RAFFAELE LUIGI
RAFIRINGA (1856-1919), Religioso professo dell'Istituto
dei Fratelli delle Scuole Cristiane, è nato ad Antananarivo
(Madagascar) il 3 novembre 1856 ed è morto a Fianarantsoa
(Madagascar) il 19 maggio 1919;
La sua instancabile attività missionaria in patria
fu funestata da due guerre, nel 1883 e nel 1895. Espulsi
in quegli anni dall'isola tutti i missionari, Fr. Raffaele
seppe affrontare con sovrumano coraggio e con successo la
difficile situazione. In segno di riconoscimento le autorità
francesi lo decorarono con medaglia d'oro al Merito malgascio.
Per la sua notevole attività letteraria fu nominato
membro dell'Accademia malgascia.
Morì a Fianarantsoa il 19 maggio 1919.
Il 18 ottobre 1979 i Fratelli della grande isola chiesero
al Papa Giovanni Paolo II l'introduzione della Causa del
Servo di Dio e nello scorso 17 dicembre, Benedetto XVI ha
autorizzato il decreto di Venerabilità.
4 - Il Servo di Dio STEFANO NEHME’
(1889-1938) (al secolo: Giuseppe), Fratello professo dell'Ordine
Libanese dei Maroniti, è nato a Lehfed nella regione
di Jbeil (Libano) nei primi giorni di marzo 1889 ed è
morto a Kfifane (Libano) il 30 agosto 1938.
5 - La Serva di Dio ANNA MARIA
MAREVICH (1815-1887), dell'Istituto delle Suore
della Riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù e
di Maria Immacolata, è nata a Venezia (Italia) il
7 febbraio 1815 ed ivi è morta il 3 ottobre 1887.
6 - La Serva di Dio MARIA PIERA de MICHELI
(1890-1945) (al secolo: Giuseppa Maria), Suora professa
della Congregazione dell'Immacolata Concezione di Buenos
Aires, è nata a Milano l'11 settembre 1890 ed è
morta a Centonara di Artò (Novara, Italia) il 26
luglio 1945.
Il 16 maggio 1914 indossa l'abito religioso delle Figlie
dell'Immacolata Concezione, prendendo il nome di Sr. M.Pierina.
Anima ardente d'amore per Gesù e per le anime, si
dona incondizionatamente allo Sposo ed Egli ne fa oggetto
delle sue compiacenze. Nutre fin da bambina il sentimento
della riparazione che cresce in lei, col passare degli anni,
fino a raggiungere l'immolazione completa di se stessa.
Non è perciò da stupire se all'età
di 12 anni, trovandosi in Chiesa Parrocchiale (S.Pietro
in Sala, Milano) il Venerdì Santo, sente una voce
ben distinta, dirle: « Nessuno mi dà un bacio
d'amore in volto, per riparare il bacio di Giuda? ».
Nella sua semplicità di bimba, crede che la voce
sia udita da tutti, e prova pena vedendo che si continua
a baciare le Piaghe, e non il Volto di Gesù. In cuor
suo esclama: « Te lo dò io il bacio d'amore,
o Gesù abbi pazienza! » e giunto il suo turno
Gli stampa, con tutto l'ardore del suo cuore, un bacio in
Volto.
Novizia le è concesso di fare adorazione notturna
e nella notte dal Giovedì al Venerdì Santo,
mentre prega davanti al Crocifisso, sente dirsi: «
Baciami » Sr. M. Pierina ubbidisce e le sue labbra,
invece di posarsi sopra un volto di gesso, sentono il contatto
vero di Gesú. Quando la Superiora la chiama è
mattina: ha il cuore pieno dei patimenti di Gesù
e sente il desiderio di riparare gli oltraggi che ricevette
nel suo Volto, e che riceve ogni giorno nel SS.Sacramento.
Sr. M.Pierina nel 1919 è mandata a Casa Madre a Buenos
Ayres ed il 12 aprile 1920, mentre lamenta a Gesù
una sua pena, le si presenta insanguinato e con espressione
di tenerezza e di dolore, (« che mai dimenticherò
», ella scrive) le dice: « E io che cosa ho
fatto? ». Suor M. Pierina comprende, ed il S.Volto
di Gesù diviene il suo libro di meditazione, la porta
d'entrata nel suo Cuore. Ritorna a Milano nel 1921 e Gesù
le continua le sue finezze di amore. Eletta più tardi
Superiora della Casa di Milano, poi Regionale d'Italia,
oltre ad essere Madre, diviene Apostola del S. Volto fra
le sue figlie, e fra coloro che l'avvicinano. Madre M.Pierina
sa nascondere tutto e la Comunità è solo testimone
di qualche fatto. Aveva chiesto a Gesù il nascondimento
e le fu concesso. Col passare degli anni, Gesù le
si mostra di tanto in tanto or triste, or insanguinato chiedendole
riparazione, e così cresceva in lei il desiderio
di soffrire e d'immolarsi per la salvezza delle anime. Muore
a Centonara di Artò (NO) il 26 luglio 1945.
(http://www.mariadinazareth.it/apparizione%20milano.htm)
7- Il Servo di Dio EMANUELE LOZANO
GARRIDO (1920-1971), Laico, è nato a Linares
(Jaén, Spagna) il 9 agosto 1920 ed ivi è morto
il 3 novembre 1971.
Il processo di canonizzazione di "Lolo" (“il
giornalista sulla sedia a rotelle”) era stato avviato
a Jaén da monsignor Santiago García Aracil,
allora Vescovo diocesano, il 5 novembre 1994. Nel maggio
1997, a conclusione della fase diocesana, fonti del Vescovado
affermavano: "Questo nuovo passo nel processo è
motivo di gioia per la Diocesi di Jaén, e deve servire
per incoraggiare tutti nella vocazione alla santità
di tutti i battezzati e in modo concreto dei secolari".
L'Associazione Amici di Lolo, che ha avuto un ruolo nel
processo di canonizzazione, offre una pagina web (www.amigosdelolo.com)
sulla quale si possono ottenere maggiori informazioni.
Manuel Lozano Garrido, detto "Lolo", a 22 anni,
appartiene già all'Azione Cattolica (AC) quando ha
una paralisi progressiva che lo costringe su una sedia a
rotelle. Negli ultimi nove anni della sua vita, all'immobilità
totale si unisce la cecità.
Amante dello sport e della natura (foto a destra, con la
nipote), nell'AC accrebbe il suo amore per la Madonna e
l'Eucaristia. Apostolicamente impegnato in un'"epoca
di ostilità e anche di persecuzione religiosa, percorre
i villaggi come propagandista di AC".
Durante la Guerra Civile spagnola porta clandestinamente
l'Eucaristia; il suo amore per la presenza eucaristica di
Cristo si manifesta anche nell'adorazione notturna in prigione,
in un Giovedì Santo, "adorando il Signore Sacramentato
che gli avevano passato nascosto in un mazzo di fiori",
come descrive monsignor Rafael Higueras, postulatore della
sua causa di canonizzazione.
Monsignor Higueras afferma che "questo apostolo dell'AC"
ricevette da Dio "la vocazione del malato", ma
anche quella di "scrittore e giornalista instancabile
dalla sua sedia a rotelle".
Fonda inoltre un'opera pia, "Sinai, gruppi di preghiera
per la stampa": ogni 12 malati insieme a un monastero
di clausura prendono su di sé la "cura spirituale"
di un mezzo di comunicazione sociale concreto. In questo
modo Lolo unisce fino a 300 malati incurabili, incoraggiandoli
attraverso la rivista mensile che scrive per loro.
"Così - come Mosè mentre prega con le
braccia alzate sul Sinai per aiutare Israele -, tutti quei
malati che 'non possono né alzare le braccia né
camminare con le proprie gambe' diventano sostegno cristiano
e apostolico per i giornalisti", afferma monsignor
Higueras.
Il postulatore aggiunge che "Lolo sviluppa giorno per
giorno il suo amore per la Chiesa nel momento in cui la
Chiesa 'era in Concilio'. Con quale avidità 'leggeva',
già cieco, ascoltando le cronache e le riflessioni
dei Padri e dei teologi del Vaticano II e con quale profondità
penetrò nello spirito conciliare!".
8 - La Serva di Dio ANTONIA MEO
(1930-1937) (detta Nennolina), Fanciulla, è
nata a Roma il 15 dicembre 1930 ed ivi è morta il
3 luglio 1937. Potrebbe essere la più giovane santa,
non martire, della storia della Chiesa: Antonietta Meo,
detta familiarmente “Nennolina”, nasce in una
famiglia di solidi principi morali e religiosi.
È una bambina vivace ed allegra, i capelli neri tagliati
a caschetto, con una gran voglia di giocare e saltare.
Un giorno si fa male sbattendo il ginocchio su un sasso,
nel giardino dell’asilo. Il dolore non passa. I medici
sentenziano: “osteosarcoma”. Le viene amputata
la gamba. Tutti sono sconvolti, tranne lei. È la
primavera del 1936. Nennolina, che ha poco più di
cinque anni, dopo l’intervento, mette una pesante
protesi ortopedica e continua la sua solita vita di bimba.
Ma con una particolarità: in questo periodo difficile
e doloroso scrive più di cento letterine rivolte
a Gesù, Maria, a Dio Padre e allo Spirito Santo,
che rivelano una vita di unione mistica davvero straordinaria.
Nennolina, nonostante i pochi anni, capisce che sul Calvario
Maria ha sofferto con Gesù e per Gesù e scrive:
“Caro Gesù Tu che hai sofferto tanto sulla
croce, io voglio fare tanti fioretti e voglio restare sempre
sul Calvario vicino vicino a Te e alla Tua Mammina”
(28 gennaio 1937).
“Caro Gesù – scrive in un'altra occasione
–, io ti amo tanto, io mi voglio abbandonare nelle
tue mani […] io mi voglio abbandonare nelle tue braccia
e fa’ di me di quello che tu vuoi”; “tu
aiutami con la tua grazia, aiutami tu, che senza la tua
grazia nulla posso fare”.
Le letterine alla Madonna sono piene di affetto: “Cara
Madonnina, tu sei tanto buona, prendi il mio cuore e portalo
a Gesù. Oh Madonnina Tu sei la stessa del nostro
cuore” (18 settembre 1936). A Lei si rivolge con il
proposito di essere sempre obbediente come Gesù:
“Voglio ricevere Gesù dalla tue mani per essere
più degna”.
Durante i frequenti ricoveri in ospedale si fa condurre
in carrozzella tutti i giorni davanti all'edicola della
Madonna per recitare delle preghiere e deporre ai suoi piedi
dei fiori campestri raccolti dalla madre.
Nel giorno dell'Immacolata del 1936, mentre si avvicina
il suo ultimo Natale, Nennolina scrive: “Io sono contenta
che oggi è la festa Tua, cara Madonnina! [...] Io
quest'altra volta che verrà la Tua festa e quella
di Gesù farò dei piccoli sacrifici, e di'
a Gesù che mi faccia morire prima di commettere un
peccato mortale!”.
Consumata dal tumore, dopo lunghe sofferenze, Nennolina
si spegne il 3 luglio 1937, a sette anni non ancora compiuti,
di sabato, in una clinica romana a due passi dal Celio.
Alla morte di Nennolina seguono conversioni e grazie e la
sua fama di santità si diffonde ovunque. Dopo due
anni le sue biografie cominciano già a circolare
anche fuori dall'Italia. A cinque anni esatti dalla sua
scomparsa il Centro nazionale della Gioventù femminile
di Azione cattolica, presieduto allora da Armida Barelli,
si costituisce promotore della causa di beatificazione e
canonizzazione. Il 22 aprile 1968 si apre quindi la fase
diocesana del processo che si chiuderà il 23 marzo
1972. Ma il motivo della tenera età crea non pochi
ritardi e difficoltà nello svolgimento della causa
fin quando verrà spianata la strada al riconoscimento
canonico della santità da parte della Chiesa anche
nei bambini.
Fino a qualche decennio fa la Chiesa era stata piuttosto
cauta nel proclamare santi i bambini e, martiri a parte,
non era scesa sotto i 14 anni (undici mesi e sette giorni)
di Domenico Savio, canonizzato nel 1954. Successivamente,
accogliendo le acquisizioni della moderna psicologia, gli
esperti vaticani si sono orientati a ritenere possibile
una maturità umana e di fede proporzionata allo stadio
evolutivo di ogni persona. Come spiegò nell'81 l'allora
prefetto della Congregazione per le cause dei santi Pietro
Palazzini, è «possibile parlare di una precocità
del senso del bene e del male nell'essere umano» e
di una «corrispondenza alla grazia di Dio fatta da
un fanciullo anche in grado eroico, in proporzione alla
sua età».
Nel 1981 la Sacra Congregazione delle Cause dei Santi abolisce
la restrizione secondo cui l'esercizio eroico delle virtù
cristiane dovesse avvenire per un “periodo duraturo”.
Il provvedimento porterà poi, in occasione del grande
Giubileo del Duemila, alla beatificazione dei due pastorelli
di Fatima, Giacinta e Francesco Marto.
La causa di Antonietta Meo viene ripresa nel maggio del
1999, quando si costituisce a Roma l’“Associazione
Nennolina”, che oltre a sostenere materialmente il
processo canonico di beatificazione promuove gli studi e
le ricerche sulla vita e sul pensiero di Nennolina.Il corpo
di Antonia riposa ora in una piccola cappella adiacente
a quella che conserva le reliquie della passione di Gesù,
all’interno della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme.
La Basilica dove era stata battezzata e che si trova nel
quartiere di Roma dove ha vissuto la sua breve vita.
(Fonte:http://comunitanext.org/
modules.php? op=modload&name= PagEd&file=index&printerfriendly
=1&page_id=7862)
Ogni stagione della nostra esistenza «può essere
buona per decidersi ad amare sul serio Gesù e per
seguirlo fedelmente». Perché «la santità
è per tutte le età: per i bambini e per i
gi ovani, per gli adulti e per gli anziani». Insomma,
si può essere autentici testimoni della fede in ogni
condizione di vita. Proprio come dimostra l’esempio
di Antonia Meo, conosciuta come Nennolina, la bimba romana
di sei anni e mezzo di cui lunedì sono state riconosciute
le «virtù eroiche».
Il 20 dicembre u.s. lo stesso Benedetto XVI ha ricordato
la storia di nennolina durante l’udienza alla delegazione
di 24 ragazzi e 12 educatori Acr, provenienti da 12 diocesi
italiane. L’incontro, che si è svolto in Vaticano,
nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, è
stato l’occasione per il tradizionale scambio di auguri
in vista del Natale.
Proprio mentre la Chiesa invita il mondo a volgersi verso
la mangiatoia del neonato la cui vita ha manifestato l’amore
di Dio per l’umanità, la figura di Nennolina
è stata indicata dal Papa come esempio di un’esistenza
pienamente realizzata: «Pur essendo una fragile fanciulla
– ha detto Ratzinger –, è riuscita a
dare una testimonianza forte e robusta al Vangelo e ha lasciato
un segno profondo nella Comunità diocesana di Roma.
Nennolina ha dimostrato una fede, una speranza, una carità
speciali, e così anche le altre virtù cristiane.
Apparteneva all’Azione Cattolica: oggi sicuramente
sarebbe iscritta all’Acr! Perciò potete considerarla
come una vostra amica, un modello a cui ispirarvi»,
ha detto il Papa ai ragazzi dell’Azione cattolica.
Il vice presidente RENZO MANFE’ invia
a tutti gli associati, per l’iniziativa “Un
santino per ogni socio” l’immaginetta
della neo-venerabile Antonietta Meo. Alcuni santini riportano
sul retro la preghiera in lingue diverse dall’italiano.
******
CAGLIARI, 3 FEBBRAIO 2008
BEATIFICAZIONE DI GIUSEPPINA NICOLI
La cerimonia sarà presieduta dal Card. José
Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi, a ciò delegato dal Santo Padre.
Giuseppina Nicoli, Figlia della Carità,
nacque a Casatisma (Pavia) il 18 Novembre 1863, quinta di
dieci figli. Il suo ambiente familiare fu un humus di grazia
e di fede. Il 24.9.1883 Giuseppina Nicoli entrò nella
Casa di San Salvario in Torino, Casa Centrale della Provincia
di Torino delle Figlie della Carità. Rimase a Cagliari
per 15 anni: nel Giugno 1899 passò, in qualità
di Suor Servente (cioè Superiora) all’Orfanotrofio
di Sassari. Nonostante le difficoltà in cui si trovò
ad operare, si fece molto stimare anche in ambienti ostili,
che le riconobbero doti di dedizione, coraggio e buona volontà.
Anche a Sassari Sr. Nicoli favorì peraltro le scuole
di catechismo per tutte le categorie: fanciulli, domestiche,
ignoranti. Contribuì inoltre alla istituzione di
una scuola superiore di religione per le signorine studentesse
e di classi signorili, in tempi in cui l’insegnamento
religioso non esisteva affatto nelle scuole. Ebbe un ruolo
importante nella promozione in città dell’opera
dei tabernacoli e dell’Associazione maschile dei Figli
di Maria e soprattutto fu Direttrice dell’Associazione
delle Figlie di Maria e zelatrice attivissima dell’opera
delle Dame di Carità, che a Sassari fu molto operosa
e benefica. Né si può dimenticare il grande
amore per i poveri, che si espresse soprattutto verso le
orfane, i malati bisognosi, le carcerate: molto si adoperò
per introdurre le Suore in quest’ultima opera di assistenza.
Nel 1910 (con “penosa meraviglia” perfino dell’Amministrazione
laica dell’Orfanotrofio) Sr. Nicoli fu chiamata dai
Superiori a Torino, prima come Economa provinciale e poi
come Direttrice del Seminario: Sr. Nicoli visse questi incarichi
direttivi in uno spirito di assoluta dedizione e di servizio.
Nel gennaio 1913 fu nuovamente inviata come Superiora a
Sassari, anche perché il clima della Sardegna appariva
più adatto alla sua cagionevole salute..
Col ritorno a Sassari si aprì per Sr. Giuseppina
un periodo penoso e difficile. Sr.Giuseppina trovò
un clima completamente cambiato, sia nella Comunità
che nell’Amministrazione civile dovuto ad un diffuso
anticlericalismo e mire ed interessi politico-amministrativi.
Il Consiglio Provinciale comunque preferì, confermando
la stima per Sr. Nicoli, trasferirla da Sassari, destinandola
come Superiora all’Asilo della Marina a Cagliari,
dove la Venerabile giunse il 7 Agosto 1914 e dove sarebbe
rimasta fino alla morte.
A Dicembre 1924, vinta da una broncopolmonite, dovette mettersi
a letto. Chiese l’Estrema Unzione che le fu amministrata
il 27 dicembre. Alle 9 del mattino del 31 Dicembre 1924,
a 61 anni, come racconta una consorella “…quando
il Rev Superiore le diede l’assoluzione, aperse gli
occhi, guardò amorosamente tutti, si fece un bel
segno di croce, e senza agonia, senza rantolo… volò
all’amplesso con lo Sposo Celeste….La sua morte
fu la corona di una vita specchiata e la prova di una virtù
praticata in modo eroico”.
I funerali si rivelarono la manifestazione commovente di
devozione e affetto di un’intera città, che
confermavano la fama di santità che già circondava
Sr. Giuseppina.
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BENEDETTO XVI PRESENTA LE FIGURE DEI SANTI
SAN CIRILLO DI ALESSANDRIA
Benedetto XVI (foto di Alessia Giuliani/cpp), in occasione
dell'Udienza generale svoltasi in piazza San Pietro il 3
ottobre u .s. incontrando i pellegrini e i fedeli giunti
dall’Italia e da ogni parte del mondo, continuando
il ciclo di catechesi sui Padri Apostolici, ha pronunciato
il seguente discorso sulla bella figura. di S. Cirillo di
Alessandria:
“Cari fratelli e sorelle!
Anche oggi, continuando il nostro itinerario che sta seguendo
le tracce dei Padri della Chiesa, incontriamo una grande
figura: san Cirillo di Alessandria. Legato alla controversia
cristologica che portò al Concilio di Efeso del 431
e ultimo rappresentante di rilievo della tradizione alessandrina,
nell’Oriente greco Cirillo fu più tardi definito
"custode dell’esattezza" – da intendersi
come custode della vera fede – e addirittura "sigillo
dei Padri". Queste antiche espressioni esprimono bene
un dato di fatto che è caratteristico di Cirillo,
e cioè il costante riferimento del Vescovo di Alessandria
agli autori ecclesiastici precedenti (tra questi, soprattutto
Atanasio) con lo scopo di mostrare la continuità
della propria teologia con la tradizione. Egli si inserisce
volutamente, esplicitamente nella tradizione della Chiesa,
nella quale riconosce la garanzia della continuità
con gli Apostoli e con Cristo stesso. Venerato come santo
sia in Oriente che in Occidente, nel 1882 san Cirillo fu
proclamato dottore della Chiesa dal Papa Leone XIII, il
quale contemporaneamente attribuì lo stesso titolo
anche ad un altro importante esponente della patristica
greca, san Cirillo di Gerusalemme. Si rivelavano così
l’attenzione e l’amore per le tradizioni cristiane
orientali di quel Papa, che in seguito volle proclamare
dottore della Chiesa anche san Giovanni Damasceno, mostrando
così che tanto la tradizione orientale quanto quella
occidentale esprimono la dottrina dell’unica Chiesa
di Cristo.
Le notizie sulla vita di Cirillo prima della sua elezione
all’importante sede di Alessandria sono pochissime.
Nipote di Teofilo, che dal 385 come Vescovo resse con mano
ferma e prestigio la diocesi alessandrina, Cirillo nacque
probabilmente nella stessa metropoli egiziana tra il 370
e il 380, venne presto avviato alla vita ecclesiastica e
ricevette una buona educazione, sia culturale che teologica.
Nel 403 era a Costantinopoli al seguito del potente zio
e qui partecipò al Sinodo detto della Quercia, che
depose il Vescovo della città, Giovanni (detto più
tardi Crisostomo), segnando così il trionfo della
sede alessandrina su quella, tradizionalmente rivale, di
Costantinopoli, dove risiedeva l’imperatore. Alla
morte dello zio Teofilo, l’ancora giovane Cirillo
nel 412 fu eletto Vescovo dell’influente Chiesa di
Alessandria, che governò con grande energia per trentadue
anni, mirando sempre ad affermarne il primato in tutto l’Oriente,
forte anche dei tradizionali legami con Roma.
Due o tre anni dopo, nel 417 […]
(Benedetto XVI)
******
IL PAPA: “IL MONDO HA BISOGNO DI FIGURE DI SANTI
“I Santi generano santi e la santità semina
gioia e speranza in un mondo che ne è assetato”.
Con parole di grande profondità, Benedetto XVI ha
riflettuto sul lavoro svolto dai postulatori delle Cause
di beatificazione e canonizzazione, ricevuti il 17 dicembre
mattina per un’udienza definita “speciale”
dal cardinale José Saraiva Martins, il prefetto della
Congregazione che si occupa di vagliare le posizioni dei
candidati agli onori degli altari.
Venticinque anni fa, Giovanni Paolo II riformava con la
Costituzione apostolica Divinus perfectionis Magister le
procedure che oggi portano al riconoscimento delle virtù
e quindi alla beatificazione o alla canonizzazione di un
testimone del Vangelo. Procedure che riguardano la ricerca
dei documenti e delle testimonianze in grado di avvalorare
o meno quel fumus di santità che accompagna la vita
e la morte - e talvolta il martirio - di alcune eccezionali
figure che hanno consacrato la vita a Dio e al servizio
della Chiesa. Benedetto XVI ha celebrato questi 25 anni
davanti ad una folta platea “tecnica”, formata
dal Collegio dei postulatori, cioè di quelle persone
incaricate di verificare con “obiettività e
completezza” le prove che dimostrino l’eccellenza
dei candidati ai vari gradi della santità. Ma l’udienza
è stata anzitutto l’occasione per riflettere
sulla santità in sé e sul fatto che “negli
ultimi decenni - ha osservato il Papa - è aumentato
l’interesse religioso e culturale per i campioni della
santità cristiana” che di volta in volta vengono
proposti ai fedeli dalla Chiesa:
“Attraverso le beatificazioni e le canonizzazioni,
infatti, essa rende grazie a Dio per il dono di suoi figli
che hanno saputo rispondere generosamente alla grazia divina,
li onora e li invoca come intercessori (…) I santi
e i beati, confessando con la loro esistenza Cristo, la
sua persona, la sua dottrina e rimanendo a Lui strettamente
uniti, sono quasi un’illustrazione […]
BENEDETTO XVI
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CURIOSANDO TRA SANTI E SANTINI
ICONOGRAFIA. FIGURE E SEGNI DI PROTEZIONE
CELESTE - 4
Un sentito ‘Grazie’ a Don GIOVANNI DESIO,
Direttore del Settimanale diocesano di Ravenna,
“IL RISVEGLIO” che ci ha autorizzato a riportare
sul nostro Notiziario una serie di articoli colà
pubblicati dalla nostra socia Prof.sa ELISABETTA
GULLI GRIGIONI.
LE CUORIFORMI BOTTIGLIE DELLA “MANNA DI SAN NICOLA”
La precedente rubrica si era conclusa con la descrizione
di una croce dorata sulla quale fiorivano le virtù
cristiane rappresentate da rose, gigli e viole, raffigurata
su un’immaginetta devozionale francese dell’Ottocento.
Si trattava, quindi, nell’ottica della protezione
celeste, del del segno più importante e più
efficace di ogni altro sul quale ci si soffermerà
in seguito a lungo.
L’affidamento della protezione individuale a un santino
facilmente collocabile nell’area corporea della persona
(inserito in una custodia da portare al collo, appuntato
su un indumento, sistemato nel portafoglio) è una
delle soluzioni più pratiche e un tempo, anche su
questo punto si ritornerà, più frequenti.
Forme di protezione individuale affidate a oggetti tridimensionali
di una certa grandezza richiedono invece interventi di collocazione,
generalmente in ambito domestico, più complessi e
ai quali può corrispondere una maggiore articolazione
devozionale. Una tipologia di oggetti protettivi belli e
singolari è rappresentata dalle bottiglie o vetri
o ampolle della ‘Manna di San Nicola di Bari’.
Ho pensato di parlarne in questo quarto numero della rubrica,
anticipando un po’ il mio programma, perché
si è aperta a Bari, presso il Castello Svevo (e rimarrà
aperto fino al 6 maggio 2007) una importante mostra dedicata
al Santo dal titolo “San Nicola. Splendori d’arte
d’Oriente e d’Occidente”, recensita con
abbondanza di immagini da “Famiglia Cristiana”
e da molte altre riviste illustrate o specializzate.
Vissuto in Licia (Asia Minore), vescovo di Mira nel IV secolo
e santo universale detto poi “di Bari” poiché
lì sono conservate le sue spoglie dopo il devoto
trafugamento dalla patria ad opera di marinai baresi, gli
si attribuiscono molti ed eterogenei patronati legati a
miracolicompiuti.
E’ specialmente noto per il patronato sui bambini,
meritato per aver riportato in vita tre fanciulloni barbaramente
assassinati, assieme ai quali viene spesso rappresentato
in una delle più tradizionali iconografie. E probabilmente
proprio da questo patronato sono derivati il suo compito
di portatore di doni ai fanciulli e l’ipotizzata trasformazione
nel popolare e commercializzato personaggio di Santa Claus-Babbo
Natale.
Suggestiva, nell’insieme delle manifestazioni di culto
nicolaiano, è la tradizione della manna, liquido
un tempo trasudante dalle sue ossa che, una volta prelevato
con particolari rituali e preghiere, veniva introdotto in
piccoli contenitori per essere offerto ai moltissimi pellegrini.
Il ruolo protettivo di tali contenitori-reliquiari, al pari
della loro decorazione frutto in genere di manifatture locali,
era molteplice: essi venivano utilizzati, tra l’altro,
nella posa delle fondamenta di una nuova casa, nell’assunzione
orale in funzione medicamentosa, in mare durante le tempeste
con il gettare il liquido tra le onde per placarle.
Procedo alla descrizione di un esemplare molto interessante
di questi recipienti ornati, appartenente alla tipologia
cuoriforme, realizzato tra la fine del Settecento e gli
inizi o primi decenni dell’Ottocento.
L’oggetto è composto da una bottiglia in vetro
di colore paglierino, soffiato a forma di cuore, di tipologia
settecentesca, sulla quale è dipinta a freddo, con
tempera grassa, l’immagine del Santo a mezzo busto,
con l’aureola e il pallio a ‘Y’ secondo
l’iconografia tradizionale.
Una larga, bassa e approssimativamente delineata corona
rossa sovrasta l’immagine. L’immagine del Santo,
quando non dipinta, poteva essere ottenuta ritagliandola
da santini, o da piccole stampe devozionali, oppure, nella
seconda metà dell’Ottocento, tramite una piccola
riproduzione fotografica color seppia di immagini note.
La bottiglia, priva del tappo e del liquido taumaturgico,
è stata poi inserita in una custodia, ugualmente
cuoriforme, manufatta, composta due valve cuoriformi cucite
assieme con sopraggitto rado in grosso filo chiaro; quella
posteriore è stata ritagliata da un pesante foglio
di carta xilografata a grandi motivi vegetali e floreali
rossi; quella anteriore, in cartoncino ricoperto di leggera
seta chiara, presenta al centro una finestrella cuoriforme.
(continua)
ELISABETTA GULLI GRIGIONI
*******
FLOS SANCTORUM
Il socio prof. ANTONINO BLANDINI ci ha
trasmesso l’unita recensione del volume “Flos
Sanctorum”.
E’ dedicato a “Sua Santità / Giovanni
Paolo II / alle mie sorelle e ai miei fratelli / alle mie
figlie e ai miei figli / mia gioia e corona” il volume
“FLOS SANCTORUM - Peregrinatio per annum” dell’eremita
carmelitana Cristina di Lagopesole, di Piero Lacaita editore,
Manduria-Bari-Roma, 2005, 947 pp., 50 euro, pubblicato il
giovedì santo dell’anno dell’Eucaristìa,
con il patrocinio della Conferenza episcopale e il Consiglio
regionale di Basilicata e l’imprimatur dell’arcivescovo
metropolita di Potenza, mons. Agostino Superbo.
Il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della
Congregazione delle cause dei Santi, nella <presentazione>
afferma che l’opera di Cristina di Lagopesole va inquadrata
nella luce giubilare scaturita dall’Anno Santo celebrato
nel XX centenario dell’Incarnazione del Figlio di
Dio.
“Degne di nota”, precisa il porporato, “ne
sono le sue elevate e pregevoli caratteristiche. Si tratta
di un Martirologio ritmico (gl’Inni Sacri sono aritmicamente
divisi in distici, terzine, quartine, ecc…fino a stanze
di dieci versi) per tutto l’arco dell’anno liturgico.(…)Essere
ogni giorno accompagnati dalla <presenza> di questi
<fratelli>, maestri di santità, vuol dire cogliere
un <messaggio> e una <consegna> che si devono
tradurre in testimonianza di vita. Cristina di Lagopesole
ci invita con questa sua opera monumentale a percorrere
insieme con lei questa strada.(…)Quelli su cui si
eleva la meditazione dell’eremita sono Inni Sacri,
Canti di gioia, Cantici, Laudi, Dossologie, Kontàkia,
Akathìstoi, Epiclesi, Salmi, Preghiere offertoriali,
Antifone, Vite in versi, Anafore, Panegirici, Sequenze,
Eulogie…Una vita quotidiana liturgica scandita dall’esempio
e dal messaggio dei nostri santi, nella prosa della loro
esistenza trasformata in versi dalla grazia divina. I santi
hanno portato a compimento le promesse. Hanno preso sul
serio il mistero del loro inserimento nella vita di Cristo
e nella dinamica della Chiesa. Essi sono l’espressione
più vera della tenerezza di Dio verso l’uomo,
perché di Dio hanno reso visibile il nome che più
gli si addice: <Santo, Altissimo e Santo, sempre Santo,
infinitamente Santo>. Certo, chi si incammina in questo
sentiero di santità, riesce anche a cogliere un altro
fascino, che è quello della mistica e dell’ascesi
che si traducono in versi, in poesia. Santità e poesia
camminano insieme. Esse sono l’espressione più
alta dello spirito”. […]
ANTONINO BLANDINI
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RELIGIONE E CULTURE IN DIALOGO A SANNICANDRO DI BARI
Nell’ambito delle manifestazioni dedicate a San Nicandro,
primo Vescovo di Mira, e fondatore di Sannicandro, la città
intende riappropriarsi di una delle pagine più significative
della sua storia religiosa e civile, segnata indelebilmente
nelle sue radici, dall’incontro del Vescovo Nicandro,
che, al pari di Nicola, suo successore in quella sede episcopale,
addita alla Chiesa che è in Bari il cammino del dialogo
e della mutua comprensione con le Chiese dell’Oriente,
in vista della piena unità.
Tra gli appuntamenti importanti di quest’anno presso
la Parrocchia di S. Maria Assunta è stata celebrata
una solenne Divina Liturgia in rito bizantino-greco presieduta
da Padre Emiliano Fabbricatore, Archimandrita esarca dell’Abbazia
di Santa Maria di Grottaferrata ed animata dalla Schola
Melurgica della stessa Abbazia e dalla Corale Polifonica
di Grottaferrata. Hanno concelebrato Don Nicola Gramegna,
Don Nicola Rotundo, parroco della Chiesa di S. Maria Assunta
e mons. Giacomo Giampetruzzi presidente del Comitato per
le Celebrazioni in onore del Santo.
Il Monastero Esarchico della SS. Madre di Dio di Grottaferrata
(Roma), immediatamente dipendente dalla Santa Sede, è
stato fondato nell’anno 1004 dall’anziano monaco
San Nilo, 50 anni prima della divisione tra la Chiesa Cattolica
e la Chiesa Ortodossa (1054). San Nilo, che proveniva dalla
Calabria Bizantina, giunse a Grottaferrata con il suo discepolo
San Bartolomeo e un gruppo di Monaci Bizantini, diede inizio
alla comunità dei Monaci di Grottaferrata.
Il culto a San Nicandro, primo Vescovo di Myra, in Asia
minore, sarebbe approdato in Puglia nella seconda metà
dell’VIII secolo, ad opera di monaci in fuga dall’Oriente,
in coincidenza con la persecuzione iconoclasta in quelle
regioni.
In assenza di […]
(Articolo inviato da Vittorio Polito)
******
A PORTA PORTESE…UN INSOLITO RITROVAMENTO
Il Segretario AICIS, GIANCARLO GUALTIERI,
ci ha trasmesso l’unito articolo sul canivet raffigurato
nella copertina di questo numero del nostro Notiziario.
Porta Portese, lo storico mercato romano della domenica,
è un posto magico: entri, giri senza mèta
e il cervello spazia per ore e ore. Ti guardi intorno e
senti che il tempo non esiste. O almeno a me ha sempre dato
questa sensazione bellissima. Ho iniziato a frequentarlo
oltre due decenni fa. Da allora, è diventata una
piacevole abitudine alzarmi all’alba di ogni domenica
con qualsiasi tempo, e iniziare più che una passeggiata,
una sorta di pellegrinaggio lungo i marciapiedi e le strade
del mercatino, tra le bancarelle, talvolta improvvisate,
stracolme di ogni genere di oggettistica. Mi intriga sbirciare
e rovistare tra le cose che i robivecchi e rigattieri riversano
il più delle volte alla rinfusa su un lenzuolo o
un telo color canapa appoggiati a terra. Cerco tutto ciò
che mi suscita un certo interesse, dal piccolo oggettino
di antiquariato da usare come soprammobile o anche per un
presente agli amici, a una “prima” edizione
di un libro di narrativa, o a un libro antico con bellissime
incisioni. Insomma a casa non torno mai a mani vuote. In
tutti questi anni, inoltre, ho qui conosciuto tanti personaggi:
alcuni un pò “particolari” che collezionano
le cose più disparate e impensate, altri che vanno
in cerca del pezzo unico, altri che sono “a caccia”
dell’affare.
E proprio durante una di queste escursioni domenicali ho
incontrato il Conte Gian Lodovico Masetti Zannini (foto
a sinistra), nostro Presidente AICIS che mi ha trasmesso
la passione e la cultura dei “santini”. All’inizio
la mia collezione era ristretta solo alle immagini di San
Francesco di Paola, il Santo protettore della Calabria,
la mia terra d’origine, e al quale sono particolarmente
devoto sin da quando giovinetto facevo il chierichetto presso
la sua chiesa di Cosenza, vicino la mia casa natale. Con
il tempo, la mia conoscenza è aumentata. Seguendo
i consigli del compianto Gennaro Angiolino (fondatore e
primo presidente AICIS, […]
GIANCARLO GUALTIERI
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ILLUSTRARE CON I SANTINI
IL DUOMO DI PIETRASANTA E I PITTORI RICCARDO E GIOVANNI
TOMMASI FERRONI
Il socio Dr.Giuseppe TAMBURINI di Pisa
ha inviato il seguente articolo:
Pietrasanta è posta tra le Alpi Apuane e le spiagge
della Versilia. Il primo agglomerato di case sorse intorno
alla rocca Sala nel secolo XII. Il centro presenta in Piazza
del Duomo una fontana del Cinquecento, il Battistero e il
Duomo, intitolato a S. Martino, risalente come nucleo originario
al Due/Trecento con il bellissimo rosone del Riccomanni
e i tre portali decorati. Il Duomo è affiancato dalla
nuda torre campanaria, isolata e rimasta incompiuta, che
risale al XIV-XV secolo. All'interno, tra le varie opere
di Lorenzo e Stagio Tagi si trova il bellissimo pulpito,
opera cinquecentesca dello stesso Stagio Stagi e Donato
Benti. La scala ricavata da un monolito è opera di
Andrea Baratti. All'interno del Duomo c'è il quadro
che raffigura la Madonna del Sole. La Sacra Immagine di
autore anonimo datata 1424 è un dipinto a tempera
e si trova al centro del bronzeo pannello che sovrasta l’altare.
La Vergine porta in braccio il Signore, ai lati S.Giovanni
Battista e San Giovanni Apostolo che segnano il passaggio
dall’Antico al Nuovo Testamento.
Il titolo proviene da lontano, dai tempi in cui era invocata
contro i flagelli delle acque e delle pestilenze (XVII-XVIII
secolo). Il 1° dicembre 1855 il Consiglio Comunale la
proclamò Patrona della Città e del Comune
di Pietrasanta. Viene scoperta: il 12 aprile 1631, il “sabato
del voto”, sabato precedente la domenica delle Palme,
solo al mattino; la città fece questo voto poiché
venne preservata dalla peste. Il 31 maggio per la recita
serale del Rosario a conclusione del mese della madonna.
Questa tradizione è iniziata con il Giubileo del
2000. L’8 settembre, giorno della natività
di Maria, per tutto il giorno. E infine, viene scoperta
l’ultima domenica di novembre tutto il giorno, il
21 novembre 1944 la Vergine salvò la città
dai bombardamenti. La Madonna venne incoronata (1) il 24
maggio 1868 dal delegato del Capitolo di S. Pietro cardinale
Cosimo Corsi arcivescovo di Pisa. Il titolo di Madonna del
Sole sembra essere stato attribuito, per divina ispirazione,
da dei fanciulli dopo che per sua clemenza molte volte invocata
era cessata la pioggia e tornato il sole (2).
Altra insigne opera è la tela di San Martino nell'atto
di dividere il proprio mantello con un povero, donata al
Duomo (1998) dal valente pittore Riccardo Tommasi Ferroni.
Questo pittore, nativo di Pietrasanta, discende da una famiglia
di artisti: il padre Leone Tommasi che lo avvia rigorosamente
al disegno, il fratello Marcello pittore e scultore di notevole
valore. Dopo gli studi classici nel 1959, si trasferisce
a Roma. Nel 1982 gli viene dedicata una mostra personale
all' XL Biennale di Venezia presso la Scuola Grande di San
Giovanni. Numerose mostre ed attestati dei più valenti
critici d'arte hanno accompagnato l'artista per lunghi anni
fino alla morte avvenuta nel 2000. Il Ferroni ha offerto
altri contributi alla Romana Chiesa, come il quadro “La
cena in Emmaus” e il progetto della "Forma Urbis
Romae" Altri quadri a soggetto sacro sono: La Fuga
in Egitto, la Natività e l'Adorazione dei Magi. La
Cena di Emmaus si trova nella Basilica di Santa Maria in
Montesanto, detta anche la Chiesa degli Artisti (3)- P.zza
del Popolo Via del Babuino, 198, e precisamente nella cappella
delle Anime del Purgatorio. Il progetto della "Forma
Urbis Romae", Pianta Monumentale di Roma per il Grande
Giubileo dell'Anno Duemila, è nato dal proposito
di mantenere viva la secolare tradizione di pubblicare una
immagine cartografica a stampa della città in occasione
della ricorrenza dell'anno giubilare (4).
Della Pala di altare del Ferroni l'Osservatore Romano, 6
giugno 1981, così si espresse " ... inoltre,
proprio in questi giorni, nella chiesa della "Messa
degli Artisti", Santa Maria in Montesanto, a piazza
del Popolo, è stata collocata (nella seconda cappella
a destra) una pala d'altare la Cena di Emmaus, dipinta da
Riccardo Tommasi Ferroni con uno sviscerato, confessatissimo
amore per il Seicento, nondimeno percorso da umori narrativi,
inquietudini, senso critico (manifesti […]
GIUSEPPE TAMBURINI
(1)T. Verdon, L'incoronazione di Maria
nell'arte, in La Madonna delle Grazie espressione teologico-artistica
per un culto mariano, Atti del Convegno mariologico, San
Giovanni Valdarno, 11 settembre 2004, Servizio Editoriale
Fiesolano, San Giovanni Valdarno 2004,p.10
(2)Danilo Orlandi (a cura), Centenario dell'incoronazione
della Madonna del Sole 1868-1968, Arti Grafiche Pardini,
Camaiore 1968.
(3)Santa Maria in Montesanto, su Piazza del Popolo, deve
il suo nome ad una precedente piccola chiesa dedicata alla
Vergine e retta dai frati Carmelitani. Infatti il monte
santo per eccellenza è il Monte Carmelo di Gerusalemme
La Chiesa rimase affidata ai Carmelitani fino al 1825 quando
papa Leone XII ne ordinò i restauri e le conferì
il titolo di Basilica Minore. Nel 1953, affidata a Mons.
Ennio Francia (1904-1995), divenne sede della Messa degli
Artisti.
La Messa degli Artisti fu istituita ufficialmente il 7 aprile
1951, sotto papa Pio XII. In realtà già da
dieci anni un gruppo di artisti si riuniva attorno a Mons.
Ennio Francia, storico e sensibile cultore delle cose d’arte,
per discutere e per assistere ad una messa proprio per loro.
La prima messa fu celebrata, con tale spirito, nel marzo
del 1941 nella Chiesa di Santa Maria in Via Lata al Corso.
Fu Pio XII ad assegnare agli artisti la Basilica di Santa
Maria in Montesanto dove si “insediarono” nel
1953. Attualmente Rettore della Basilica è Mons.
Marco Frisina, insigne musicista e direttore dell’orchestra
e del coro della Diocesi di Roma.
Dall’ultima domenica di ottobre al 29 giugno, a mezzogiorno,
si celebra la Messa degli Artisti animata dalla musica.
Il lettore è solitamente un attore. Al termine della
Messa viene letta la “Preghiera degli artisti”.
(4)Tratto dal volume Forma Vrbis Romae. (Pubblicazione della
Biblioteca Apostolica Vaticana). "La realizzazione
artistica delle parti di "contorno" è stata
affidata al Maestro Riccardo Tommasi Ferroni che ha a lungo
lavorato in città ed ha spesso inserito nei suoi
dipinti vedute fantastiche o reali dell'Urbe. La sua ricca
e complessa elaborazione inventiva, caratterizzata anche
da frequenti riferimenti alla grande pittura 'classica',
ha condotto a risultati di estrema originalità ma,
tuttavia, anche in linea con la tradizione. Nella parte
inferiore della pianta egli ha concepito una veduta fantastica
nella quale alcune tra le principali realizzazioni architettoniche
contemporanee trovano spazio accanto a quelle del passato".
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IL CULTO DELLE RELIQUIE
È difficile oggi, se non impossibile, trovare una
trattazione esauriente ed approfondita che aiuti a dare
una risposta ai vari interrogativi che si pongono sul tema
delle reliquie e della loro devozione; basti pensare all’assenza
di tale voce dal Dictionnaire de spiritualité, che
è un chiaro indice di quanto sia difficile e controverso
questo argomento che, essendo rimasto per secoli legato
esclusivamente alla pietà popolare, oggi presenta
una certa resistenza di fronte ai tentativi di
riflessione teologica o anche semplicemente spirituale.
Gli antichi cristiani affermavano che la devozione dei santi
martiri e delle loro reliquie sono la manifestazione di
venerazione verso Gesù stesso. Il culto delle reliquie
risale ai tempi dei primi cristiani e la croce di Gesù
è proprio una delle prime reliquie. Per intercessione
dei nostri santi ci rivolgiamo al nostro Dio e per essere
più vicini a loro visitiamo i luoghi dove hanno vissuto,
cerchiamo i loro ricordi e loro impronte.
Mentre il processo di Beatificazione e Canonizzazione di
Giovanni Paolo II prosegue, desideriamo avere almeno un
suo ricordo per sentirci ancora più vicino a Lui.
Ogni ricordo possiamo venerarlo per ora in modo privato,
nel silenzio dei nostri cuori, fino al giorno in cui la
Chiesa lo proclamerà Santo. Mons. Marco Frisina,
responsabile dell’Ufficio Liturgico del Vicariato
di Roma, ci spiega alcune cose necessarie per poter comprendere
meglio il mistero delle reliquie.
Che cos’è la reliquia e cosa rappresenta nella
Chiesa Cattolica?
La parola reliquia ha origine dal latino reliquiae, resti.
È una memoria fisica, la testimonianza viva di un
santo o di un beato. Nella Chiesa ha sempre avuto un valore
grande, perché ci riporta alla concretezza storica
come un resto, una presenza del passaggio storico di questo
santo. Un altro valore la reliquia ce l’ha per il
rapporto fisico che il santo ha avuto con l’Eucaristia,
con il Signore Dio, un rapporto anche sacrale. Il valore
del corpo di un battezzato, per unione di grazia, è
un corpo-tempio dello Spirito Santo. Ma quello di un santo
lo è ancora di più, perché ha vissuto
nelle sua carne questa santità, comunione di grazia
con Dio, e il suo corpo è stato abitato dalla stessa
grazia in maniera solenne. La reliquia permette di mantenerci
quasi in contatto con questo corpo. Nella storia le reliquie
hanno avuto un ruolo importante anche nel combattimento
contro lo spirito del male, perché la reliquia non
è amata dal diavolo, essendo una realtà fisica
che ha un rapporto speciale con la grazia.
Ci sono due classi di reliquie…
La prima classe è costituita dal corpo; la seconda
invece dagli indumenti o dagli oggetti che sono stati in
contatto con il corpo di un santo, vivo o morto. Gli oggetti
[….]
Aleksandra Zapotoczny
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COLLEZIONISMO MINORE - MINI-SEGNI DI FEDE
NEI MINI-ASSEGNI
Il Prof. FRANCO POSITANO di Grottaferrata
per la rubrica “Collezionismo minore” ci ha
trasmesso l’unito articolo sui mini-assegni.
La storica vicenda dei miniassegni è nota a tutti.
A metà degli anni settanta (1975-1976-1977) si verificò
una carenza di spiccioli metallici e per non intralciare
gli scambi commerciali alcuni commercianti si rivolsero
alle Banche chiedendo l’emissione di assegni circolari
di piccolo taglio anche di importi inferiori alle 500 lire.
Avendo la Magistratura ravvisato nella loro emissione un
illecito penale e amministrativo ne dispose il loro sequestro,
ma dopo lunghe e accurate indagini si accertò l’inesistenza
del reato di truffa ed essi tornarono a circolare quale
“surrogato” di moneta spicciola.
Oltre che evitare rallentamenti nella circolazione monetaria,
i mini-assegni costituirono un grosso business per le Banche
che lucrarono notevoli benefici derivanti sia dall’utilizzo
delle somme depositate a fronte degli assegni emessi (reinvestendole
nel credito alla clientela al 5%), sia dalla distruzione
o dalla mancata richiesta di incasso dei mini-assegni (nessuno
ne chiedeva il rimborso altrimenti sarebbe venuto meno lo
scopo di sostituire lo spicciolo mancante).
All’atto del suddetto sequestro si manifestò
immediatamente l’interesse del collezionismo che continuò
anche dopo il dissequestro, ma che si è affievolito
in questi ultimi anni, salvo che per alcuni appassionati
collezionisti numismatici che vedono nei predetti mini-assegni
una “moneta di necessità”.
Ma riferendomi al titolo del presente articolo, si può
costatare come anche per tali mezzi di pagamento riemerge
il carattere del popolo italiano pregno di religiosità
e di devozionismo, evidenziato dalla presenza su di essi
di immagini di Santi e di Chiese, quasi a voler rassicurare
la liceità della loro circolazione, mèmori
del brocardo medievale: “il denaro è lo sterco
del diavolo”, con buona pace degli utilizzatori e,
soprattutto, degli Istituti Bancari!. Eccone alcuni esempi:
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NOTIZIE DAL MONDO
CUBA: NEL MESSAGGIO DI NATALE I VESCOVI CUBANI ANTICIPANO
GLI AVVENIMENTI DEL 2008
La Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba (COCC) nel suo
messaggio di Natale preannuncia gli avvenimenti cruciali
del 2008: si parte dalla commemorazione per il decennale
della visita pastorale di Giovanni Paolo II, seguita dalle
commemorazioni per i 400 anni dell’arrivo della Vergine
della Carità del Rame fino alla celebrazione della
beatificazione a Camagüey del Padre Olallo, religioso
di San Giovanni di Dio.
“Per rafforzare la nostra speranza in questo decimo
anniversario della indimenticabile visita di Papa Giovanni
Paolo II a Cuba – rileva la Conferenza episcopale
– il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto farsi presente
tra noi nella persona del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario
di Stato di Sua Santità, che ha preannunciato la
sua visita per il prossimo mese di febbraio. Questo sarà
il primo degli eventi ecclesiali che marcherà l’anno
pastorale della Chiesa in Cuba”.
E ancora “nell’anno 2008 cominceranno anche
le celebrazioni per i 400 anni dell’arrivo nella Baia
di Nipe della immagine della Vergine della Carità
del Rame, Patrona di Cuba. Le celebrazioni consisteranno
in un triennio preparatorio il cui culmine si avrà
nel 2012 con l’Anno Giubilare”. (C.C.) /Radio
Vaticana 17 dic.07)
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TORINO: 35.000 SANTINI NEL CENTRO “SALESIANI DON
BOSCO” A VALDOCCO
Il Centro “Salesiani Don Bosco” a Valdocco in
Torino dispone di una interessante Raccolta di Immaginette
devozionali: superano le 35.000 unità e ricoprono
un arco di tempo che va dal 1600 al 1900.
Ve ne sono di lavorate ad ago e forbice, in pergamena o
su carta dipinta, in pizzo, di produzione francese, tedesca
ed italiana.
Consistenti e svariati i tipi di immagini per Defunti, per
Prime Comunioni e Cresime, per Comunioni pasquali, divise
geograficamente e cronologicamente.
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20 NOVEMBRE 2007: DECEDUTO Mons.GERMANO ZACCHEO, VESCOVO
DI CASALE MONFERRATO (AL)
Il 20 novembre u.s. mentre era in pellegrinaggio a Fatima,
ci ha lasciato il vescovo di Alessandria Mons.Germano Zaccheo.
Il nostro Presidente, Gian Lodovico Masetti Zannini, per
l’occasione ha trasmesso in Curia la seguente lettera:
Roma, 22 novembre 2007
Spett.le Diocesi di Casale Monferrato
C.a. Vicario Gen. Don Antonio Gennaro
Via Liutprando 1
15033 CASALE MONFERRATO AL
L’A.I.C.I.S. – Associazione Italiana Cultori
Immaginette Sacre, fondata a Roma da Gennaro Angiolino nel
1983, si stringe ai familiari e alla Diocesi di Casale Monferrato
in questo momento di profondo dolore per la scomparsa di
Mons.Germano Zaccheo a Fatima.
Eleviamo lodi e suppliche per la Sua anima, perché
goda prestissimo della visione beatifica della Trinità
e si unisca ai santi del Cielo che sulla terra Lo hanno
preceduto e ora Lo attendono.
«Io sto in mezzo a voi come colui che serve»
(Luca 22, 27).
Mons. G.Zaccheo ha concretizzato con la sua vita di servizio
il Suo Sì, al Signore Gesù servendo la Chiesa
e i fratelli nel ministero.
La vita di un ministro della Chiesa, trova la sua più
profonda verità, realizza in pienezza la sua vocazione
e testimonia in modo splendido la sua autenticità
nella misura in cui viene spesa a servizio della causa del
Vangelo. E Mons. Germano ha concretizzato ciò!
Egli è mancato proprio a Fatima, città di
Maria, luogo eminentemente mariano.
Mentre ringraziamo il Signore per il bene che questo caro
Vescovo ha svolto, chiediamo alla Vergine di Fatima, Madre
della speranza e della pace, di accompagnarlo in Paradiso.
E’ là il destino di noi tutti, è là
che il caro mons.Zaccheo potrà contemplare in eterno
il volto trasfigurato di Cristo, quel volto che egli ha
saputo riconoscere ed onorare in tanti fratelli incontrati
durante il suo pellegrinaggio terreno.
Tramutiamo il nostro sentito “grazie” a mons.Germano
con ferventi preghiere.
Illustre Vicario Generale presento a Lei le condoglianze
mie personali, del Consiglio Direttivo e di tutta l’Associazione.
Firmato: Gian Lodovico Masetti Zannini
Presidente
Il personale ricordo di Mons.Zaccheo* tracciato dal nostro
socio ROBERTO DE SANTIS di Alessandria.
Con molto dispiacere in diocesi, ad Alessandria, il 20 novembre
u.s. è giunta la notizia della scomparsa, improvvisa,
del vescovo della vicina diocesi di Casale Monferrato. Incredulità
e sgomento presso la sede OFTAL – Opera federativa
trasporto ammalati a Lourdes che nel Vescovo Germano vedeva
una colonna portante. E’ proprio attraverso l’OFTAL,
di cui sono barelliere, che ho avuto la fortuna di conoscere
meglio il Pastore buono e padre premuroso della diocesi
di Sant’Evasio, vicina alla mia di Alessandria.
In più occasioni ho avuto la fortuna di incontrarlo
e in più occasioni egli ha potuto esprimermi il Suo
apprezzamento per piccole iniziative volte alla valorizzazione
della piccola iconografia devozionale, i nostri "santini".
Ho avuto la fortuna di averlo avuto più volte fra
i visitatori delle piccole esposizioni che ho avuto il piacere
di realizzare nell’Alessandrino e nel Monferrato negli
ultimi anni, volte alla diffusione del Vangelo attraverso
quelli che, come ben sappiamo noi cultori, Sant'Ignazio
definiva "la Bibbia dei poveri".
L'ho incontrato ad Oropa, l’ultima volta, il 15 settembre
u.s., mentre accompagnavo verso il saccello un ragazzo diversamente
abile: la Sua affabilità con gli ammalati mi ha sempre
stupito... le Sue carezze non erano benedizioni di rito
o dovute dall'autorità ma sempre sinceri e premurosi
segni d'affetto.
Ci ha lasciato alla vigilia di un anno speciale, un anno
mariano da lui indetto, proprio per ricordare il 150°
anniversario delle apparizioni di Lourdes. E nella Sua ultima
lettera alla diocesi, ben si riassume la Sua devozione e
il Suo zelo pastorale: il ritornare con forza all’immagine
materna di Maria, il richiamo all’impegno di fede
nelle famiglie e l’incoraggiamento alla partecipazione
dei laici, l’appello - con l’amore di sempre
- ai giovani chiamandoli al pellegrinaggio a Lourdes nel
prossimo giugno, il paterno rivolgersi ai sacerdoti ed alle
religiose nella memoria del suo anniversario di ordinazione
presbiterale. Il tutto pervaso da una intensità di
fede e di totale dedizione alla sua Chiesa, al suo popolo
casalese e monferrino, che trovano poi un’altissima
esplicazione nella Lettera Pastorale “Maria ci precede”:
l’atto culminante del suo ministero episcopale ed
insieme un accorato segno d’amore per la Madre Santissima
che ci precede nel Regno “ lungo il sentiero che sale,
oltre le tappe, verso la meta che ci addita”. Ebbene,
mons. Germano è giunto alla meta; è giunto
a Maria attraverso Fatima, recitando con fede e amore per
la Sua Diocesi e non solo, quel Rosario che fino all’ultimo
suo respiro egli ha tenuto tra le mani, indicandocelo come
“buon messaggero” di Maria, “e farà
poi Lei il resto di cui noi non siamo capaci”.
ROBERTO DE SANTIS
* Mons.Germano Zaccheo
(Cannobio, 16 agosto 1934 – Fatima, 20 novembre 2007)
viene ordinato sacerdote il 29.6.1958, Rettore del Seminario
diocesano di Novara nel 1969, Vicario episcopale per i Laici
nel 1974 e Vicario Generale della Diocesi di Novara dal
1987. E' poi nominato vescovo della Diocesi di Casale Monferrato
il 3 giugno 1995. Incarichi ricoperti: membro della Commissione
Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia
e la pace; presidente del Comitato per la promozione del
sostegno economico alla Chiesa Cattolica. Fino al 2005 ha
fatto parte della Commissione Episcopale per la Cultura
e le comunicazioni sociali della CEI.
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CIRCOLARI PRECEDENTI
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