Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Circolare mensile, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

 

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo da versare sul conto corrente postale nr. 39389069 dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per la sola iscrizione all’Associazione, mentre la quota annuale 2005 è di euro 25,00 per le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni e gli Enti.

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.

Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it

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NOTIZIARIO GENNAIO-FEBBRAIO 2008

 

 


 

 

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VITA ASSOCIATIVA

 


1983-2008: 25° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELL’AICIS.


Il 2008 costituisce per la nostra associazione una tappa importante: 25 anni di fondazione. Infatti il 6 luglio 2003, a Roma, nella Sala Baldini della Parrocchia di S. Maria in Portico, presso cui ancora oggi svolgiamo le nostre riunioni mensili del primo martedì del mese, si è tenuta la prima riunione dei soci fondatori dell’AICIS.


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CIRCOLARE INFORMATIVA AICIS IN OFFSET


Con il presente numero la Circolare Informativa assume la forma di una piccola rivista stampata in offset. La decisione presa dal Nuovo Consiglio Direttivo è una delle iniziative volte a celebrare il 25° di fondazione dell’Associazione.

 

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TESSERA 2008: DISTRIBUZIONE AI SOCI CON NOTIZIARIO DI MARZO


La Tessera del corrente anno verrà trasmessa agli associati, che avranno soddisfatto il pagamento della quota, con il Notiziario del mese di marzo prossimo.


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388-6938.777: E’ IL NUOVO NUMERO TELEFONICO DELL’A.I.C.I.S.
Dal 1° gennaio il nuovo numero dell’A.I.C.I.S. è il 388-6938.777.


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MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE

 


BASSANO DEL GRAPPA (VI), 15 Settembre 2007- 20 Gennaio2008 – Mostra “I SANTI DEI REMONDINI. Immagini devozionali della famiglia di stampatori attiva a Bassano del Grappa dalla metà del ‘600 all’800”.



Continua fino al 20 gennaio 2008 la bella esposizione inaugurata il 15 settembre u.s. a Palazzo Sturm di Bassano del Grappa sul tema “I SANTI DEI REMONDINI” che ha richiamato moltissimo visitatori italiani ed esteri.
Sono immagini devozionali della famosa famiglia di stampatori molto attiva a Bassano del Grappa dalla metà del ‘600 all’’800.
Palazzo Sturm è il nuovo MUSEO REMONDINI, un devoto omaggio della città per questa famiglia che ha fatto conoscere Bassano del Grappa in tutto il mondo attraverso le incisioni.


COMUNICATO STAMPA DEL MUSEO REMONDINI


E’ naturale che la prima mostra temporanea del nuovo Museo Remondini sia dedicata ai “Santi”. Le immagini devozionali furono una costante del catalogo remondiniano, dal Seicento e sino al 1861 quando l’impresa si spense.
Un “prodotto”, i Santi appunto, richiestissimo su tutti i mercati e non solo in quelli di tradizione e iconografia cattolica. Elementi di devozione, certo, ma anche parti di una precisa strategia educativa e comunicativa era alla base di questo fondamentale “ramo” dell’azienda bassanese. Sullo sfondo le ferree regole della Controriforma e la strategia dei Gesuiti, potentissimi assistenti-alleati-clienti dei Remondini in questo specifico settore.
Anche quando la Compagnia di Gesù venne cacciata dalla Spagna, i Remondini decisero di continuare a seguirne dettami, strategie, canali, certi di un suo ritorno in campo.
Ovviamente i Remondini non ebbero il monopolio delle riproduzione dei Santi, pratica già vivace nel ‘400 e che ebbe il suo boom con l’affermarsi dell’arte della stampa. Rispetto ad altre Case, però, potevano contare su una produzione di differente formato, dai 12x8 al 60x80 cm e di conseguenza di differente valore, destinata a tutte le tasche e soprattutto sulla più estesa, fedele rete commerciale del mondo, venditori capaci di offrire immagini religiose a chiunque ne avesse necessità reale o suggerita. Immagini popolari, dai modelli aulici resi in tratti sommari ed abbelliti dai colori, ma che avevano il valore immenso della Fede. I fogli dei Santi, per molti, avevano effetto taumaturgico e infatti vengono, con puntualità, registrate guarigioni miracolose dovute o favorite dall’imposizione di questo o quel Santo di remondiniana fattura. Episodi che riportati porta a porta da Tesini e Shiavoni avevano il loro effetto visto che i Santi trovarono acquirenti ovunque, compresi i territori di religione ortodossa.
Accanto alle diverse rappresentazioni della Vergine (diverse in relazione all’iconografia dei singoli Santuari di riferimento), i Santi più richiesti erano quelli tradizionalmente assunti a protettori: San Giuseppe, patrono dei falegnami nonché preclaro esempio di perfetto padre di famiglia, San Bovo e Sant’Antonio Abate, che non potevano mancare in ogni stalla o porticato di fattoria, San Giovanni Nepomuceno, che l’imagerie barocca associava ai ponti ed ai pericoli del fiume, che Bassano, in balia delle famose “brentane”, conosceva fin troppo bene. Ma soprattutto il “Grande Taumaturgo”, ovvero Sant’Antonio di Padova, patrono delle cose (e delle cause) perse, ovvero delle più difficili, comprese le malattie incurabili o più prosaicamente quella di garantire marito a fanciulle che inutilmente lo inseguivano da troppo tempo. Popolari erano poi San Rocco, la cui devozione era associata al pericolo della peste e San Bartolomeo, più popolarmente San Bortolo, l’apostolo martirizzato attraverso l’atroce strappo di ogni lembo di pelle.
Ogni Santo veniva raffigurato con i suoi attributi di riferimento, elementi indispensabili di riconoscibilità: il gigli, il Bambino o i Libro per Sant’Antonio, il lungo bastone co n il campanellino e il porcello per l’altro Sant’Antonio, l’Abate, e così via. Elementi che rendevano queste figure riconoscibili ovunque, al di là della raffigurazione del volto e al di là anche del nome e dell’invocazione che, benché scritta sull’incisione, nessuno o quasi sapeva comunque leggere.
Come ricorda Luigi Meneghello nel suo “Libera nos a Malo”, “la devozione prende naturalmente le forme della personalità. I santini colorati con i fregi in oro, i libretti di preghiere, l’obolo per l’acquisto dell’anima di un negretto, la coroncina nell’astuccio d’argento, il velo nero ricamato: di queste cose era fatta la religione della zia Nina.La mostra espone il vastissimo patrimonio di proprietà del Museo e alcune lastre in rame con i fogli realizzati. 46 di questi, di grande formato, sono esposti sui tavoli, altri(137)saranno all’interno di cassetti estraibili che il pubblico potrà azionare manualmente e da solo scegliendo
i soggetti che più lo interessano. Il sistema consente al visitatore di evitare la sequenzialità noiosa di numerosissime immagini e di apprendere indirettamente le ragioni per le quali il patrimonio su carta non è esposto continuamente nei musei.

Ufficio stampa del Comune e di Bassano del Grappa
Tel 0424 519373 ufficiostampa@comune.bassano.vi.it

 

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FOLLINA (TV),1-2 Dicembre 2007 – Mostra di immaginette sacre


In occasione della IV edizione del Mercatino di Natale a Follina "Colori d'Inverno" il socio MARIO TASCA, il 1° e il 2 dicembre, ha presentato una sintesi delle tre precedenti esposizioni di immaginette sacre da lui organizzate sul tema: "Santini, Patrimonio di Fede, Storia e Cultura" del dicembre 2004, "Santini Ricordo della prima Comunione" del dicembre 2005 e "Preghiere e Dediche Manoscritte sulle Immaginette Sacre" del dicembre 2006.

 

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LUCCA, 15 Dicembre. 2007-6 Gennaio 2008 – Mostra “IMAGO SANCTITATIS”


Con il Patrocinio dell’AICIS, si è inaugurata sabato 15 dicembre, “Imago Sanctitatis”, mostra antologica di immagini devozionali. L’appuntamento è stato promosso dall’Associazione Culturale Ponte di Capannori (socia AICIS), dalla Provincia e dal Centro Tradizioni Popolari.
La rassegna sarà aperta dal 15 dicembre 2007 al prossimo 6 gennaio 2008 nella Chiesa dei Servi, da poco riaperta al pubblico dopo un accurato restauro.
“Nell’ambito della nostra attività non potevamo tralasciare l’aspetto della devozione popolare - afferma Sebastiano Micheli, presidente dell’associazione Ponte (e socio dell’AICIS) – e la mostra si inserisce nel più ampio progetto di documentazione del passato nella Piana di Lucca. Ci è sembrato quindi doveroso indirizzare la nostra attenzione anche verso questo specifico argomento secondo il progetto “Imago Sanctitatis” che ha per scopo la raccolta, lo studio, la catalogazione nonché la valorizzazione di queste piccole opere di arte sacra. Riprendendo un’iniziativa già sperimentata durante il Giubileo, abbiamo riportato in città una mostra sulle immagini devozionali, avvalendoci anche dell’aiuto e dell’esperienza di Piombino che da diversi anni organizza una rassegna biennale sul tema”.
“Si tratta di un’occasione a cui il Centro Tradizioni popolari – dice il presidente Manrico Testi - organo strumentale della Provincia di Lucca con il compito istituzionale di provvedere alla conservazione, valorizzazione, studio e ricerca della cultura demo-etnoantropologica in area lucchese, non poteva non dare il suo supporto. Imago Sanctitatis è una presentazione dei documenti che illustrano le varie tipologie produttive nell’arco di secoli, a cominciare dalla Natività. L’evento s’inserisce perfettamente nel ricco patrimonio di manifestazioni tradizionali del periodo natalizio in provincia di Lucca. Non dimentichiamo che la rassegna permetterà di visitare la Chiesa dei Servi, da poco restituita alla cittadinanza dopo l’opera di restauro”.
Alla giornata inaugurale hanno partecipato il presidente della Provincia di Lucca Stefano Baccelli, il sindaco di Lucca Mauro Favilla, il vicario dell’Arcidiocesi di Lucca Alberto Brugioni, l’assessore del Comune di Piombino Andrea Fanetti, i presidenti delle Fondazioni Banca del Monte di Lucca, Alberto Del Carlo, e Cassa di Risparmio di Lucca Giancarlo Giurlani. Alle ore 16.00 è seguita una breve presentazione della mostra a cura di Sebastiano Micheli (Associazione Culturale Ponte), di Manrico Testi, (CTP), di Sergio Mura (Delegazione CESVOT Lucca). Alle 16.15 hanno parlato Laura Borello (Università di Firenze) su “Le immaginette devozionali in Italia”; Stefania Colafranceschi (esperta di iconografia) su “Alcune simbologie attraverso l’analisi iconografica” e Claudio Fornai (Comune di Piombino) su “Vissuto e prospettive di un’esperienza ventennale: la Mostra biennale di Arte Sacra a Piombino”.
La moderazione e le conclusioni sono state di Piero Ciardella del Centro Diocesano per la cultura. L’esposizione è aperta al pubblico con il seguente orario: lunedì-venerdì 16.30-19.30; sabato e domenica 10.30-12.30/16.30-19.30.
Alla realizzazione di Imago Sanctitatis hanno collaborato, oltre l’Associazione Culturale Ponte, il Centro tradizioni Popolari e la Provincia di Lucca, i Comuni di Lucca e Piombino, il Centro Diocesano per il dialogo, il Cesvot, le Fondazioni BDM di Lucca e CRL, la parrocchia di Capannori, l’Anspi Capannori, Fraternità di Misericordia di Capannori, la Confraternita dei Legnaioli d Lucca, Associazione Terzo Millennio di Lucca, l’Associazione Italiana Cultori di Immaginette Sacre di Roma e, infine, l’Arcidiocesi di Lucca.
Allestimento a cura di: M. Paola Bertolucci, Roberto Cerri, Stefania Colafranceschi, Gabriella Della Bimba, Luciano Fanucchi, Claudio Fornai, Mauro Galeotti, Daniele Lencioni, Giorgio Lombardi, Sebastiano Micheli, Vincenzo Moneta, Sergio Mura, Piera Nardi, Apua Pucci.
Servizio di apertura e di guida: Paola Bertolli, Roberto Cerri, Serafino Cerri, Vittoria Cerri, Morena D’Antraccoli, Gabriella Della Bimba, Licia Fenili, Lotte Fenili, Rosanna Fenili, Sandra Ferretti, Mauro Galeotti, Alba Lencioni, Daniele Lencioni, Giuseppe Mandracchia, Rosanna Martini, Eugenio Matteoni, Sebastiano Micheli, Antonina Mirabile, Sergio Mura, Piera Nardi, Giuseppe Picchi, Virgilio Pistelli, Apua Pucci, Massimo Rossi.

(Fonte: http://www.loschermo.it/articolo.php?idart=3731)


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SALERNO, 1-2 Dicembre - 22-23; 27-28 e 30 Dicembre 2007
- Mostra itinerante nella città di Salerno: “LE IMMAGINETTE DEVOZIONALI”


La Mostra dei Santini e delle Immaginette sacre che si è tenuta l'1 e il 2 dicembre a Palazzo Genovese a Salerno ha riscosso grandi successi per la sua originalità. La mostra è stata organizzata dall'Associazione Culturale il Faro in collaborazione con l'Archivio Storico del Comune di Salerno e con in patrocino del Comune e della Provincia di Salerno.
L’esposizione è un collage di immaginette antiche, vecchie e moderne. Si divide in quattro sezioni curate da bambini, anziani, soci di Il Faro e dall'Archivio Storico del Comune. Tutti hanno scelto di partecipare dedicando tempo e fantasia al progetto per festeggiare in modo diverso il Santo Natale.
Queste piccole immagini cartacee di volti, Gesù Cristo, Madonne e angeli, di Natività e Passione riportano indietro del tempo il visitatore all'ingenuità dell'infanzia.
Uno di loro ha scritto sul libro della mostra: "Quest'esposizione non deve parlare alla mente, ma è un momento in cui il cuore trova la sua centralità e incomincia a pulsare come scintilla divina". Visitando la mostra possiamo renderci conto come gli sguardi ardenti e profondi dei santi giungono all'anima parlandoci di fede, speranza e carità. Questa mostra itinerante girerà per diverse location di Salerno: centro storico, Pastena, zona Irno e Mercatello.
Il 22 dicembre dalle 18 alle 20 e il 23 dicembre dalla 10 alle 13 e dalla 18 alla 20 sarà presentata presso il salone della parrocchia di San Giuseppe Lavoratore in via Bottiglieri. Il 27 e il 28 sarà in esposizione presso Villa Carrara (Pastena); Il 30 ospiterà la mostra il salone della parrocchia Santa Maria a mare (Mercatello).
(Fonte: www.comune.salerno.it/client/scheda_news.aspx?news=1115&stile=7&prov=4410)


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BOLOGNA, 20 Dicembre 2007- 6 Gennaio 2008 – 10^ edizione della
Mostra di immaginette: “Il Santo Bambino e i Santi”


L’Opera Pia “il Pane di Sant’Antonio”, con la collaborazione del C.E.I.S. (Collezionisti Emiliani di Immagini Sacre) e il Patrocinio dell’IBC Istituto per i Beni Librari, ha organizzato ed inaugurato il 20 dicembre scorso la X Mostra di Santini antichi presso la Basilica del S.Salvatore, Via Cesare Battisti, angolo V. Volto Santo sul
tema: “Il Santo Bambino e i Santi”.
L’orario di apertura della Mostra è dalle 15.00 alle 19.00.

 

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TREVISO, 15 Dicembre 2007 - 20 Gennaio 2008 - Mostra:
“Presepi e santini – immaginette sacre nell’iconografia del Natale”



La Sezione di Treviso dell’Associazione Nazionale Alpini lo scorso 15 dicembre ha inaugurato in Via Tasso,1 della città di Treviso la mostra “Presepi e santini - immaginette sacre nell'iconografia del Natale”, allestita nello spazio culturale "Al Portello Sile".
La mostra che resterà aperta fino al 20 gennaio è a ingresso libero secondo questi orari di apertura: dalle ore 10 alle 12 e dalle ore 16 alle 19. Chiuso il lunedì, il giorno di Natale, Santo Stefano, il 31 dicembre e il 1° gennaio 2008. (Fonte: http://www.ana.it/index.php?name=News&file=article&sid=5065)


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IMPERIA, 22 Dicembre 2007-6 Gennaio 2008 – Mostra di santini: “L’iconografia religiosa nell’arte sacra”.


Il presidente dell’UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani), professor Giovanni Sardo, e il presidente della Provincia di Imperia, Giovanni Giuliano, hanno invitato artisti e non, all’inaugurazione della mostra di immaginette sacre intitolata ‘Iconografia religiosa nell’arte popolare’ che si è tenuta sabato 22 dicembre alle 17.30 nell’affascinante cornice di Villa Grock (foto a sinistra).
E’ seguita, alle 18, la solenne celebrazione della Messa dell’artista, celebrata da Monsignor Giovanni Battista Gandolfo, Consulente Ecclesiastico dell’UCAI. Un momento di raccoglimento spirituale divenuto negli anni appuntamento immancabile per gli artisti che partecipano alle festività natalizie con concerti ed esibizioni nella provincia. Per giungere a Villa Grock un bus navetta sarà disponibile dalle 16.30 da Spianata Borgo Peri. A.Gu.
(Fonte: http://www.rivieranews.it/it/internal.php?news_code=53170)

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ALATRI (FR), (non più 5-13 gennaio, ma in) Aprile 2008 – Mostra di immaginette devozionali: “I PAPI DEL I-II E XX SECOLO”


Il Comitato dei festeggiamenti 2008 per il patrono di Alatri San Sisto I Papa, ha comunicato che per motivi tecnico-organizzativi la mostra di immaginette sacre sul tema:“I Papi del I, II e XX secolo”, la cui inaugurazione era prevista il 5 gennaio 2008 nell’ampia Chiesa degli Scolopi in P.za Santa Maria Maggiore e rimanere aperta al pubblico fino al 13 dello stesso mese, è stata rinviata alla prima quindicina di aprile. Si invitano i soci che desiderassero ancora partecipare con delle immaginette a trasmetterle in Segreteria (Renzo Manfè – AICIS- C/o Bernasconi – Via Merulana 136 – 00185 Roma RM).

 

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ROMA, 19 gen.-31 marzo 2008 – Mostra di immaginette devozionali:
“LE MADONNE DELLE CHIESE DI ROMA”


L’AFNIR “io collezionista” di Roma organizza una mostra di santini all’interno della Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte in Via Giulia 262 (sotto l’Arco Farnese) con il materiale di proprietà del socio UGO AMICI di Roma sul tema “Le Madonne delle Chiese di Roma” e alcune Madonne incoronate della collezione di PATRIZIA FONTANA di Roma.
L’orario delle visite coincide con l’orario di apertura della Chiesa.


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CANNETO SULL’OGLIO (MN), 2-17 Febbraio 2008 – Mostra di santini:
“Il 150° Anniversario delle apparizioni della Madonna di Lourdes”


Il socio FRANCO BISLENGHI di Canneto sull’Oglio (MN)) allestirà dal 2 al 17 febbraio p.v. una mostra di immaginette religiose sul tema: “Il 150° anniversario delle apparizioni della Madonna di Lourdes” per celebrare questo grande avvenimento mariano e mondiale della Chiesa.
Partecipano alla mostra oltre FRANCO BISLENGHI, RENZO MANFE’ di Roma.
Al momento di andare in stampa non è ancora stato definito il luogo per l’esposizione. I soci interessati sono invitati a contattare F.Bislenghi al nr.0376-723061.


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BORGO FAITI (LT), 9-11 Maggio 2008 –
Mostra di immaginette: Il 150° Anniversario delle apparizioni della Madonna di Lourdes”


Il socio MAURIZIO PROSPERI di Cisterna di Latina (LT) sta organizzando una mostra di immaginette sacre sul tema “Il 150° ann.rio delle apparizioni della Madonna di Lourdes” da allestire nel Museo “Piana delle Orme” a Borgo Faiti (LT) per i giorni 9-10-11 maggio p.v. I soci che desiderano partecipare anche con solo 20 immaginette possono trasmetterle alla Segreteria AICIS indirizzando a “Renzo Manfé – AICIS – C/o Bernasconi – Via Merulana 136 – 00185 Roma RM”. Grazie a quanti aderiranno.


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CATANIA, 25 GENN.-4 MAGGIO 2008 – Mostra internazionale:
“AGATA SANTA: STORIA, ARTE E DEVOZIONE”


Il prof. ANTONINO BLANDINI di Catania ha trasmesso l’unito suo articolo già pubblicato da L’Osservatore Romano lo scorso 26 ottobre.


SI TERRA’ A CATANIA DAL 25 GENNAIO AL 4 MAGGIO 2008 L’ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DEDICATA ALLA VENERATA PATRONA - UN ITINERARIO PER RISCOPRIRE L’AUTENTICO SIGNIFICATO DELLA FESTA E DEL CULTO DELLA MARTIRE SANT’AGATA


Si terrà a Catania, dal 25 gennaio al 4 maggio 2008, la Mostra internazionale “Agata Santa: storia, arte, devozione”, presentata in questi giorni alle Autorità e alla Stampa dall’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina (foto a destra) e dal Vicario episcopale per la Cultura Mons. Gaetano Zito, in preparazione alla prossima festa in onore della venerata Patrona principale della Città e dell’Arcidiocesi, la protomartire e vergine catanese S. Agata.
L’idea della mostra è nata per volontà dell’Arcivescovo all’interno di un percorso inteso a ritrovare l’autentico significato della festa e del culto di S. Agata a Catania, attraverso l’individuazione, il recupero e la fedeltà ai suoi valori più profondi. Il percorso è stato avviato dall’Arcidiocesi su iniziativa del Vicariato episcopale per la Cultura, in sinergia con i presidi dello Studio Teologico interdiocesano S. Paolo e delle Facoltà di Lettere e Filosofia, Scienze Politiche e Scienze della Formazione dell’Università di Catania.
L’impegno è quello di intraprendere un cammino di riflessione sui festeggiamenti agatini che consenta a Catania di rafforzare in modo genuino il rapporto con la propria Patrona. Nel quadro più ampio di tale progetto s’inserisce l’esposizione dedicata a S. Agata, che assume il duplice valore di storia della vicenda martiriale e della tradizione giunta fino a noi. L’alto livello scientifico garantirà non solo un elevato risultato storico ed artistico, che sarà certificato da un esauriente Catalogo, ma soprattutto pastorale.
Dipinti, sculture, reperti archeologici […]

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NOTIZIE DAL VATICANO


CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI
17 DICEMBRE 2007: PROMULGAZIONE DEI NUOVI DECRETI DI VENERABILITA’ E BEATIFICAZIONE

Il 17 dicembre 2007, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza privata Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Nel corso dell'Udienza il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione a promulgare alcuni Decreti.

A - Prossimamente “BEATI”

Sono stati promulgati i decreti riguardanti un miracolo attribuito all’intercessione dei seguenti Venerabili Servi di Dio, per i quali, verrà fissata quanto prima data e luogo della Cerimonia di Beatificazione.

1 - Venerabile Servo di Dio MICHELE SOPOCKO (1888-1975)
Sacerdote Diocesano, è nato a Juszewszczyna nella regione di Vilnius (allora Polonia, attualmente Lituania) il 1° novembre 1888 ed è morto a Bialystok (Polonia) il 15 febbraio 1975.
Don Michele SOPOCKO, è stato il direttore spirituale di Suor Faustina e il servo fedele di Gesù Misericordioso.
“O Gesù dacci dei sacerdoti esperti!” pregava Santa Faustina Kowalska.
Sr.Faustina fece parecchie novene, penitenze, prima che Dio le inviasse un sacerdote in grado di capire la sua anima. “Il direttore spirituale non solo deve essere santo, ma anche sperimentato e prudente; ci sarebbero molte più anime
sante se ci fosse un maggior numero di direttori spirituali con santità ed esperienza” scriveva suor Faustina.
Il reverendo prof. Michele Sopocko studiò nel seminario di Wilno. Ordinato sacerdote il 15.6.1914, terminò in seguito gli studi all'Università di Varsavia.
Nel 1928 diventò titolare della cattedra di teologia pastorale presso l'universita "Stefano Batory" di Wilno.
Nel 1934 fu nominato rettore della chiesa di S. Michele a Wilno. Per molti anni fu confessore in molte congregazioni religiose.
Dal 1933 al 1942 fu confessore ordinario della Congregazione SBVMM a Wilno e padre spirituale di Suor Faustina. Suor Faustina di lui scrisse: "E' strano che ce ne siano così pochi di questi sacerdoti, capaci di infondere nell'anima la forza, il coraggio e l'energia, per cui l'anima senza affaticarsi avanza sempre. Sotto una direzione di questo genere l'anima, anche se debole di forze, può fare molto per la gloria di Dio. Affinché un direttore possa guidare bene un'anima lungo le vie della volontà di Dio verso la santità, l'anima deve pregare fervorosamente per molto tempo per avere un direttore e chiedere al Signore di scegliere Lui stesso il direttore spirituale. Ciò che si è iniziato con Dio sarà di Dio; e ciò che ha avuto inizi con mezzi puramente umani, sarà umano."
Il Santo Uffizio nel 1958 e con una Notificazione nel 1959 vietò di diffondere la devozione della Divina Misericordia nelle forme proposte da Sr. Faustina. Lo stesso don Sopocko ricevette un severo ammonimento dalla Santa Sede ed ebbe molti altri dispiaceri; solo il 30.6.1978 la precedente notificazione veniva dichiarata non più vincolante e addirittura abrogata dalla Santa Sede nel 1979, soprattutto ad opera dell'attuale Papa).
Durante la seconda guerra mondiale don Sopocko fu professore nel seminario di Bialistok. (Nella foto a destra: Durante la guerra, ricercato dalla Gestapo, si nascose a Czarny Bór, dalle Suore Orsoline, dove lavorava come falegname).
Già nel 1936 don Michele inviò un esposto sulla divina misericordia al Sinodo dei Vescovi Polacchi (26-26/8/1936) presieduto dal legato pontificio mons. Marmaggi.
Dopo la morte della santa, si impegnò per la costituzione del nuovo ordine femminile voluto da Gesù e richiesto con insistenza a S. Faustina, ordine il cui scopo sarebbe stato quello di impetrare la divina misericordia per il mondo.
Il 15.10.1941 la prima aspirante fece voto di castità di fronte a don Sopocko.
Negli anni successivi si unirono altre aspiranti. Il 2 agosto 1955 l'ordinario di Gorzov approvò la Congregazione di Gesù Cristo Redentore Misericordioso (oggi congregazione delle Suore di Gesù Misericordioso).
Don Michele morì il 15.2.1975 ottantasettenne.
Don Michele Sopocko subì molte incomprensioni proprio legate alla devozione di Gesù Misericordioso (tutti le opere di Dio incontrano resistenze, però la volontà del Signore trionfa sempre).
"E' un sacerdote secondo il mio cuore, .....con quest'opera lavorerà fino alla fine del mondo" confidò Gesù alla nostra santa.
Suor Faustina scriveva di lui: "E' un'anima crocifissa, simile al Salvatore".
Le sofferenze di don Michele (2 Q,66), scrive suor Faustina, riguardavano anche la mente ed in forma molto acuta, ma tutto sarebbe servito per assomigliare sempre più a Gesù e per ereditare nel regno dei Cieli la triplice corona nella gloria beatifica.

2 - Venerabile Servo di Dio GIACOMO DA GHAZIR HADDAD (1875-1954) (al secolo: Khalil), Sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini e Fondatore della Congregazione delle Suore Francescane della Croce in Libano, è nato a Ghazir (Libano) il 1° febbraio 1875 ed è morto a Beirut (Libano) il 26 giugno 1954.
Terzo di 14 figli, fu educato dalla piissima madre, che si augurava che il figlio diventasse sacerdote. Dopo aver compiuti gli studi con ottimi risultati, per guadagnarsi la vita insegnò a 17 anni l'arabo in Alessandria d'Egitto. Vestí l'abito dei frati Cappuccini il 26 marzo 1894 e fu consacrato sacerdote a Beirut il 10 novembre 1901. Nominato quindi economo, gli fu affidata la fondazione e la direzione di una rete di scuole della missione nell'intero territorio del Libano. Durante la Prima Guerra mondiale (1914-18) svolse un'attività straordinaria, che lo rese degno di ammirazione e simpatia non solo dei cristiani, ma anche dei musulmani e dei drusi, sollevando moltissime miserie, distribuendo ben 18.000 pasti giornalieri, contribuendo ad aprire 24 orfanotrofi, ove vennero ospitati e avviati a mestieri artigianali oltre 10.000 ragazzi e ragazze.
Uno degli scopi che egli proseguí con maggiore efficacia fu la propagazione delle fede cattolica e la conversione dei musulmani. A tale scopo aprí nei villaggi montagnosi del Libano 163 scuole capaci di accogliere oltre 7.500 alunni.
Camminando sempre a piedi, anche per 30 km. al giorno, con la bisaccia sulle spalle sempre piena di libri del catechismo, visitava continuamente questi centri di studio. Oltre a queste attività giornaliere, il servo di Dio divenne celebre per altre numerose opere sociali. Costruí ricoveri per anziani, per mendicanti, per orfani, dispensari per l'infanzia abbandonata, ospedali e case di cura. Tra questi è ammirato l'ospedale psichiatrico, costruito sulla collina di Oall-ed-Dib, chiamato il Piccolo Cottolengo, con circa 1.000 posti letto. Celebre anche l'ospizio di "Cristo Re" per il clero malato o anziano di qualunque rito, costruito sulla collina di Nahr-el-Kalb, che sovrasta la famosa vallata dei Re. Il card. Tappouni diceva che ogni pietra del Libano parla di p. Giacomo. Non aveva mezzi materiali, ma solo il merito dell'obbedienza e la preghiera. In ginocchio davanti al suo superiore, diceva: "Non chiedo soldi, ma solo il merito dell'obbedienza". Diceva ancora: "Niente preghiera, niente grazie" e: "La preghiera senza fiducia, è come una lettera in tasca, mai giunta a destinazione".
Nel 1930 fondò la Congregazione delle Suore Francescane della Croce del Libano, che svolgevano una utilissima missione sociale, dedicandosi ad opere di carità a beneficio delle classi più povere e bisognose, specie nei numerosi ospedali fondati dal servo di Dio. Per le sue alte benemerenze, gli furono assegnate dal governo due medaglie d'oro e tre d'argento e il grado di ufficiale dell'Ordine del Cedro.
Agli inevitabili acciacchi, derivati da una vita tanto laboriosa e movimentata, si aggiunse, negli ultimi anni, una fatale leucemia linfatica. Il 26 giugno 1954, quasi ottantenne, dopo l'ultimo bacio alla croce, spirava santamente.
(Fonte: http://www.fraticappuccini.it/personaggi/venerabili/giacomo.shtml)

3 - Venerabile Serva di Dio MARIA MADDALENA DELL’INCARNAZIONE SORDINI (1770-1824) (al secolo: Caterina), Fondatrice dell'Istituto delle Suore dell'Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento, è nata a Porto Santo Stefano (Grosseto, Italia) ed è morta a Roma il 29 novembre 1824.
Caterina a 16 anni sembra che fosse stata promessa in sposa ad un marittimo di Sorrento, Alfonso Capece, ma lei declinò la scelta e dando seguito al suo desiderio, entrò fra le Terziarie Francescane di Ischia di Castro (Viterbo), ricevendo l’abito religioso il 26 ottobre 1799. Ebbe come guida e padre spirituale don Giovanni Baldeschi e come spesso accade, da questo profondo legame spirituale, Caterina ricavò l’ideale di fondare un nuovo Istituto religioso dedito all’adorazione perpetua dell’Eucaristia, centro e culmine di ogni vita cristiana. Nel frattempo nel Capitolo del 20.4.1802 delle Terziarie Francescane, fu eletta badessa a soli 32 anni; aveva cambiato il nome in Maria Maddalena dell’Incarnazione, si dedicò ad un deciso riordinamento economico della casa e ad una restaurazione della vita regolare delle Terziarie.
Il periodo del suo governo fu accompagnato da una serie di fenomeni straordinari e da un crescente fervore di vita spirituale, per cui in tutta la zona si diffuse la fama della giovane badessa, la quale comunque non aveva mai abbandonato l’ideale delle suore adoratici.
Con l’accordo del padre Baldeschi e del vescovo di Acquapendente, mons. Pierleone, iniziò la stesura delle regole del nuovo Istituto. L’8 luglio 1807, lasciò Isola di Castro e le Terziarie Francescane e con l’incoraggiamento di Pio VII, inaugurò a Roma la prima casa delle “Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento” in un ex convento carmelitano alle Quattro Fontane.
Durante l’occupazione francese di Roma, la Congregazione fu sciolta forzatamente in base alle leggi napoleoniche e Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, fu mandata in esilio, prima a Porto Santo Stefano e poi a Firenze. In Toscana conobbe alcune giovani, che costituirono il gruppo iniziale delle nuove Adoratrici, quando queste poterono ritornare a Roma in S. Anna al Quirinale, il 19 marzo 1814.
Quattro anno dopo, il 13 febbraio 1818, il papa Pio VII approvò definitivamente l’Istituto, che ormai era dedito alla solenne e pubblica esposizione del SS. Sacramento, con la continua adorazione.
La Madre Fondatrice, morì a Roma il 29 aprile 1824, lasciando una fama di santità e di fenomeni straordinari. Sepolta in S. Anna al Quirinale, nel 1839 le sue spoglie furono traslate nella chiesa di S. Maria Maddalena a Monte Cavallo, nuova sede di Roma delle Adoratrici Perpetue.
La presenza delle suore è attualmente in Europa, America, Africa; solo in Italia dopo Napoli e Roma che furono le prime, sono presenti in dodici case (anno 2001). (Fonte: www.santiebeati.it)

4 - Venerabile Serva di Dio GIOVANNA MARIA de VIKKENEUVE (1811-1854), Fondatrice della Congregazione delle Suore dell'Immacolata Concezione, è nata a Toulouse (Francia) il 9 marzo 1811 ed è morta a Castres (Francia) il 2 ottobre 1854.
Emilia di Villeneuve è la terza figlia del Marchese Louis di Villeneuve e di Rosalie di Avessens. Cresce al castello di Hauterive (Tarn) dove suo padre, grande proprietario terriero, adopera un gran numero di persone nella sua nuova industria del trattamento del cuoio. Dai suoi genitori, Emilia riceve valori forti.
Ma la prova segna prematuramente e profondamente la sua vita: la malattia e la morte di sua madre quando ha solamente 14 anni. Tre anni più tardi, sua sorella secondogenita Octavie muore a sua volta.
Suo padre, vecchio marinaio, manifesta un forte senso sociale. Crea un corso di apprendistato per i giovani, una società di soccorso reciproco…Emilia diventa la padrona di casa del castello di Hauterive. La sua amica Coraly di Gaïx, sua confidente, la descrive come una persona solitaria e generosa verso le persone nel bisogno.
Adolescente, Emilia prende l'abitudine di confidare alla Vergine, le sue gioie, le sue pene, le scelte da fare… ecc. la Madonna diviene la sua amica e la sua confidente.
La passione di Emilia è l’amore di Dio e dei più poveri. Emilia vuole essere con i poveri, i malati, i prigionieri, le prostitute e dimostrar loro che Dio le ama. Per lei la carità non basta. Vuole essere da pari a pari nel relazionarsi con loro, vuole render loro la dignità di esseri umani sull'esempio di Gesù Salvatore.
Lascia suo padre nel 1836 per fondare una congregazione: "È per Dio che vi lascio, voglio servire i poveri!."
Fonda con due altre ragazze la Congregazione delle Suore di Nostra Signora dell'immacolata Concezione l’8 dicembre 1836, detta "sœurs blu" a causa del loro abito blu. Perché Nostra-Signora dell'Immacolata Concezione? Emilia, dalla morte di sua madre, ha preso l'abitudine di confidare le sue gioie, le sue pene, le scelte da fare a Maria che è diventata la sua compagna di cammino nella vita.
La prima comunità si installa in una casetta senza comodità a Castri. Attente ai più poveri, accolgono delle ragazze fragili per la miseria legata all'inizio dell'era industriale e si occupano dei prigionieri. Velocemente, aprono una comunità dove le Suore sono incaricate dell'educazione dei bambini, del catechismo e delle cure ai malati. Tutte le comunità, inizialmente, avranno questa triplice missione.
Nel 1853, Emilia fa la scelta di non essere più Superiora Generale.
Muore l’anno successivo di colera dopo avere offerto la sua vita affinché l'epidemia che imperversava a Castri si fermasse. (Fonte: http://www.cic-castres.org/emilie_fr.htm)

5 - Venerabile Serva di Dio VINCENZA MARIA POLONI (1802-1855) (al secolo: Luigia), Fondatrice dell'Istituto delle Suore della Misericordia di Verona, è nata a Verona (Italia) il 26 gennaio 1802 ed ivi è morta l'11 novembre 1855.
Madre Vincenza M., al secolo Luigia Poloni, nasce a Verona il 26 gennaio 1802. La sua casa è in Piazza delle Erbe, cuore della città, dove i genitori gestiscono una drogheria-farmacia.
La famiglia, ispirata a profondi principi cristiani e provata da parecchi eventi dolorosi, è per Luigia l'ambiente più stimolante e formativo. E' la madre la sua prima formatrice. Il padre, droghiere e farmacista, assieme alla moglie, dà esempio di virtù cristiane e sociali, prestandosi come membro stimato e influente del gruppo di coloro che sostengono la Pia Casa di Ricovero.
L'intelligenza pratica, concreta e perspicace di Luigia, la riservatezza e la cortesia che le sono proprie, favoriscono in lei l'attitudine al servizio attento, serio e gratuito.
Negli anni più belli della sua giovinezza essa lo offre ai fratelli in seria necessità e ai numerosi nipoti che la considerano come "mamma". Dopo la morte del padre, gravi problemi economici scuotono l'equilibrio della famiglia, per cui Luigia mette in atto anche le sue capacità amministrative e direttive senza tralasciare la frequenza, come volontaria, della Pia Casa di Ricovero, dove assiste le malate croniche nelle infermerie.
Nel 1836, presta il suo servizio volontario anche alle colerose accolte nell'ambiente di isolamento a loro destinato. E' guidata spiritualmente da don Carlo Steeb, suo confessore, al quale confida il suo desiderio di consacrarsi totalmente al Signore. Lui la fa attendere a lungo e, alla fine, le rivela: "Figlia mia, il Signore vi vuole fondatrice di un Istituto di Sorelle della Misericordia, nessuna difficoltà vi atterrisca o arresti; a Dio nulla è impossibile".
Luigia accoglie con timore la proposta e, con semplicità e confidenza filiale nel Padre misericordioso, risponde: "Io sono la più inetta delle creature, ma il Signore si serve, alle volte di strumenti debolissimi per le opere sue: sia fatta dunque la sua volontà".
Il 2 novembre 1840, sostenuta e accompagnata da don Carlo Steeb, Luigia con alcune altre compagne dà inizio all'Istituto Sorelle della Misericordia.
Il 10 settembre 1848 esse emettono la professione religiosa: ricevono l'abito religioso, il crocefisso, la corona del rosario e la Regola. A ciascuna è dato un nome nuovo, simbolo della nuova vita consacrata a Dio.
Il suo servizio, umile e prezioso, presso le persone anziane e le ragazzine abbandonate, trova la sua più alta espressione in quello di madre e maestra di numerose giovani che, alla sua scuola, imparano a consacrare, in umiltà, semplicità e carità la loro vita a Dio come sorelle della misericordia.
Madre Vincenza M. Poloni muore l'11 novembre 1855 lasciando come ultimo testamento del suo affetto per le sorelle una sola cosa: la carità

6 - Venerabile Serva di Dio MARIA GIUSEPPINA DI GESU’ CROCIFISSO CATANEA (1896-1948) (al secolo: Giuseppina); Monaca professa dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, è nata a Napoli (Italia) il 18 febbraio 1896 ed ivi è morta il 14 marzo 1948.
Giuseppina, dopo aver compiuto gli studi commerciali, il 10 marzo 1918 entrò nella Comunità carmelitana di S. Maria ai Ponti Rossi, sorta per volontà della sorella Antonietta, divenuta suor Maria Teresa, con l’appoggio del padre Romualdo di S. Antonio, carmelitano scalzo.
Piuttosto fragile e malaticcia, nel 1912 fu colpita da attacchi d’angina, poi da tubercolosi alla spina dorsale con lesioni alle vertebre, paresi completa e da meningismo spinale. Dieci anni dopo, a 28 anni, il 26 giugno 1922 ne fu miracolosamente guarita in modo istantaneo, dopo il contatto col braccio di s. Francesco Saverio, che era stato portato a Napoli. Fu l’inizio di un apostolato, che la “monaca santa”, com’era chiamata, portò avanti per tutta la vita, accogliendo al monastero ogni tipo di ammalati e bisognosi di grazie, sia materiali che spirituali, cui dava il suo conforto e consiglio, per trovare l’amore di Dio, spesso operando prodigi.
La sua abnegazione continuò, anche quando altre malattie la colpiranno inchiodandola alla sedia a rotelle, divenendo l’immagine di una crocifissa con Gesù, per la Chiesa ed i fratelli. Nel 1932 la Santa Sede riconobbe come monastero del Secondo Ordine dei Carmelitani Scalzi, la Casa dei Ponti Rossi di Napoli e Giuseppina ricevette l’abito di s. Teresa in forma ufficiale, con il nuovo nome di Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso e il 6 agosto 1932 pronunciò i voti solenni secondo la Regola, che già seguiva dal 1918.
Dal 1934 il card.Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, la nominò sottopriora, poi nel 1945 vicaria e il 29 settembre 1945 nel Primo Capitolo Elettivo, venne eletta Priora della Comunità, incarico che tenne fino alla morte. La sua spiritualità, la docilità amorosa, l’umiltà e semplicità, ebbero grande applicazione durante gli anni della II Guerra Mondiale. Pregava in continuazione; ciò alimentava quella confidenza in Dio, di cui contagiava quanti si recavano in pellegrinaggio fino ai Ponti Rossi. Il giorno della sua vestizione aveva detto: “Mi sono offerta a Gesù Crocifisso per essere crocifissa con Lui”, il Signore l’aveva presa in parola. La sua esistenza, fu ripiena di carismi mistici straordinari, sopportò per lunghi anni dure prove e persecuzioni in spirito di abbandono alla volontà di Dio. Per ubbidienza e per consiglio del padre Romualdo di s. Antonio, scrisse l’”Autobiografia” (1894-1932) e il “Diario” (1925-45), inoltre lettere ed esortazioni per le religiose.
Dal 1943 cominciò a soffrire di labirintite auricolare, parestesie varie, dolorosa sclerosi a placche, perdita progressiva della vista e altri disturbi; convinta che la sua era la ‘malattia della volontà di Dio’, la riteneva ‘un dono magnifico’ che la univa maggiormente a Gesù sulla croce; e sorridendo offriva il suo corpo, quale altare del suo sacrificio per le anime. Madre Maria Giuseppina morì il 14 marzo 1948 con il cuore rivolto a Dio ed alle anime.


B - Nuovi “VENERABILI”


Infine, sono stati promulgati i decreti riguardanti l’eroicità delle virtù dei seguenti Servi di Dio che, pertanto, acquisiscono il titolo di “Venerabile”.

1- Il Servo di Dio FRANCESCO MOTTOLA (1901-1969), Sacerdote Diocesano e Fondatore dell'Istituto Secolare delle Oblate del Sacro Cuore, nacque a Tropea (Catanzaro, Italia) il 3 gennaio 1901 ed ivi è morto il 29 giugno 1969.I suoi genitori Antonio e Concetta Braghò, lo fecero frequentare fin da piccolo la scuola elementare, media e ginnasiale nel Seminario vescovile di Tropea, di cui fu il primo seminarista nel 1911. Da lì passò al Seminario regionale di Catanzaro per proseguire con gli studi filosofici e teologici, venendo ordinato sacerdote nel 1924; da subito ebbe diversi incarichi nelle organizzazioni diocesane dell’Azione Cattolica, nel contempo insegnò teologia per diversi anni.
Dal 1929 e fino al 1942 fu rettore del seminario di Tropea e insegnante di materie letterarie e dal 1931 fu nominato anche canonico della cattedrale. Fu promotore di varie iniziative culturali, come il circolo “Francesco Acri” e direttore della rivista “Parva favilla”; conferenziere, scrittore, predicatore, confessore, direttore spirituale, svolse la sua attività pastorale polivalente molto ricercato da tante anime, che indirizzò sulla via della perfezione, sia a voce che con intenso epistolario.
Dal 1935 cominciò ad organizzare in piccoli gruppi, sacerdoti e laici, secondo un’ideale di azione caritatevole e preghiera contemplativa, come “certosini della strada”. Fondò varie ‘Case della Carità’ per l’accoglienza e l’assistenza dei disabili a Tropea, Vibo Valentia, Parghelia, Roma; per la loro cura fondò la “Famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore” un Istituto secolare, eretto poi a livello diocesano, dal vescovo mons. Vincenzo De Chiara il 25 dicembre 1968.
Aveva 41 anni quando nel 1942 rimase colpito da una paralisi, che gli tolse persino l’uso della parola e che sembrò stroncare la sua attività sacerdotale, ma padre Francesco Mottola seppe dimostrare la grandezza autentica della sua personalità, accettando con amore e speranza il sacrificio e la croce, che gli era stata caricata addosso. E il suo misticismo si accentuò con il dolore quotidiano e con l’impossibilità di comunicare agevolmente e nelle sue opere profuse il carisma del contemplativo e dell’uomo di azione, stimolando nello stesso spirito i suoi figli Oblati, diceva: “La Casa della Carità l’ho sognata grande almeno quanto la nostra terra, accogliente tutto il dolore, non per eliminarlo, perché sarebbe un sacrilegio, ma per divinizzarlo e divinizzato adorarlo”.
Morì nella sua Tropea il 29 giugno 1969; fu un cantore lirico di Gesù, della Trinità, del Corpo Mistico, della Madonna, dell’Eucaristia, del sacerdozio, del suo “lavoro” cioè del suo ministero pastorale sfociato anche in Opere reali ed assistenziali, come le sue “Case di Carità”. Don Francesco Mottola è stato definito “una perla del clero calabrese”. (Fonte: Antonio Borrelli www.santiebeati.it)

2 - Il Servo di Dio SERAFINO MORAZZONE (1747-1822), Sacerdote Diocesano, è nato a Milano (Italia) il 1° febbraio 1747 ed ivi è morto il 13 aprile 1822.
"Il Curato santo", come lo definì Alessandro Manzoni, che ben conosceva le molteplici virtù di quest'umile e nascosto parroco del minuscolo paese di Chiuso. La sua biografia è stata stilata dal suo medico Gaspare Ghislanzoni, a otto giorni dalla morte (13 aprile 1822); un’altra biografia, più ampia e articolata, è stata redatta qualche anno dopo da Paolo Laini, un chierico di Chiuso testimone oculare della santità di don Serafino.
Accanto alle due biografie si aggiungono: la preziosa testimonianza del Manzoni che nel Fermo e Lucia in breve righe delineò il profilo più incisivo e suggestivo del "Prete Serafino"; gli interventi del cardinale Schuster; e il testamento del Morazzone, indice della decorosa povertà del parroco, della sua cura per le minuscole proprietà, e del suo affetto riconoscente per i membri della sua famiglia. Si tratta dei documenti più importanti sul "novello curato d'Ars" - come Schuster lo chiamava -, che, pur con strana lentezza, si sta avvicinando all'onore degli altari, sui quali, comunque, i "semplici", tramandandone l'ammirazione e la memoria, già lo hanno da quasi due secoli collocato.

3 - Il Servo di Dio RAFFAELE LUIGI RAFIRINGA (1856-1919), Religioso professo dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, è nato ad Antananarivo (Madagascar) il 3 novembre 1856 ed è morto a Fianarantsoa (Madagascar) il 19 maggio 1919;
La sua instancabile attività missionaria in patria fu funestata da due guerre, nel 1883 e nel 1895. Espulsi in quegli anni dall'isola tutti i missionari, Fr. Raffaele seppe affrontare con sovrumano coraggio e con successo la difficile situazione. In segno di riconoscimento le autorità francesi lo decorarono con medaglia d'oro al Merito malgascio. Per la sua notevole attività letteraria fu nominato membro dell'Accademia malgascia.
Morì a Fianarantsoa il 19 maggio 1919.
Il 18 ottobre 1979 i Fratelli della grande isola chiesero al Papa Giovanni Paolo II l'introduzione della Causa del Servo di Dio e nello scorso 17 dicembre, Benedetto XVI ha autorizzato il decreto di Venerabilità.

4 - Il Servo di Dio STEFANO NEHME’ (1889-1938) (al secolo: Giuseppe), Fratello professo dell'Ordine Libanese dei Maroniti, è nato a Lehfed nella regione di Jbeil (Libano) nei primi giorni di marzo 1889 ed è morto a Kfifane (Libano) il 30 agosto 1938.

5 - La Serva di Dio ANNA MARIA MAREVICH (1815-1887), dell'Istituto delle Suore della Riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù e di Maria Immacolata, è nata a Venezia (Italia) il 7 febbraio 1815 ed ivi è morta il 3 ottobre 1887.


6 - La Serva di Dio MARIA PIERA de MICHELI (1890-1945) (al secolo: Giuseppa Maria), Suora professa della Congregazione dell'Immacolata Concezione di Buenos Aires, è nata a Milano l'11 settembre 1890 ed è morta a Centonara di Artò (Novara, Italia) il 26 luglio 1945.
Il 16 maggio 1914 indossa l'abito religioso delle Figlie dell'Immacolata Concezione, prendendo il nome di Sr. M.Pierina. Anima ardente d'amore per Gesù e per le anime, si dona incondizionatamente allo Sposo ed Egli ne fa oggetto delle sue compiacenze. Nutre fin da bambina il sentimento della riparazione che cresce in lei, col passare degli anni, fino a raggiungere l'immolazione completa di se stessa. Non è perciò da stupire se all'età di 12 anni, trovandosi in Chiesa Parrocchiale (S.Pietro in Sala, Milano) il Venerdì Santo, sente una voce ben distinta, dirle: « Nessuno mi dà un bacio d'amore in volto, per riparare il bacio di Giuda? ». Nella sua semplicità di bimba, crede che la voce sia udita da tutti, e prova pena vedendo che si continua a baciare le Piaghe, e non il Volto di Gesù. In cuor suo esclama: « Te lo dò io il bacio d'amore, o Gesù abbi pazienza! » e giunto il suo turno Gli stampa, con tutto l'ardore del suo cuore, un bacio in Volto.
Novizia le è concesso di fare adorazione notturna e nella notte dal Giovedì al Venerdì Santo, mentre prega davanti al Crocifisso, sente dirsi: « Baciami » Sr. M. Pierina ubbidisce e le sue labbra, invece di posarsi sopra un volto di gesso, sentono il contatto vero di Gesú. Quando la Superiora la chiama è mattina: ha il cuore pieno dei patimenti di Gesù e sente il desiderio di riparare gli oltraggi che ricevette nel suo Volto, e che riceve ogni giorno nel SS.Sacramento. Sr. M.Pierina nel 1919 è mandata a Casa Madre a Buenos Ayres ed il 12 aprile 1920, mentre lamenta a Gesù una sua pena, le si presenta insanguinato e con espressione di tenerezza e di dolore, (« che mai dimenticherò », ella scrive) le dice: « E io che cosa ho fatto? ». Suor M. Pierina comprende, ed il S.Volto di Gesù diviene il suo libro di meditazione, la porta d'entrata nel suo Cuore. Ritorna a Milano nel 1921 e Gesù le continua le sue finezze di amore. Eletta più tardi Superiora della Casa di Milano, poi Regionale d'Italia, oltre ad essere Madre, diviene Apostola del S. Volto fra le sue figlie, e fra coloro che l'avvicinano. Madre M.Pierina sa nascondere tutto e la Comunità è solo testimone di qualche fatto. Aveva chiesto a Gesù il nascondimento e le fu concesso. Col passare degli anni, Gesù le si mostra di tanto in tanto or triste, or insanguinato chiedendole riparazione, e così cresceva in lei il desiderio di soffrire e d'immolarsi per la salvezza delle anime. Muore a Centonara di Artò (NO) il 26 luglio 1945.
(http://www.mariadinazareth.it/apparizione%20milano.htm)

7- Il Servo di Dio EMANUELE LOZANO GARRIDO (1920-1971), Laico, è nato a Linares (Jaén, Spagna) il 9 agosto 1920 ed ivi è morto il 3 novembre 1971.
Il processo di canonizzazione di "Lolo" (“il giornalista sulla sedia a rotelle”) era stato avviato a Jaén da monsignor Santiago García Aracil, allora Vescovo diocesano, il 5 novembre 1994. Nel maggio 1997, a conclusione della fase diocesana, fonti del Vescovado affermavano: "Questo nuovo passo nel processo è motivo di gioia per la Diocesi di Jaén, e deve servire per incoraggiare tutti nella vocazione alla santità di tutti i battezzati e in modo concreto dei secolari".
L'Associazione Amici di Lolo, che ha avuto un ruolo nel processo di canonizzazione, offre una pagina web (www.amigosdelolo.com) sulla quale si possono ottenere maggiori informazioni.
Manuel Lozano Garrido, detto "Lolo", a 22 anni, appartiene già all'Azione Cattolica (AC) quando ha una paralisi progressiva che lo costringe su una sedia a rotelle. Negli ultimi nove anni della sua vita, all'immobilità totale si unisce la cecità.
Amante dello sport e della natura (foto a destra, con la nipote), nell'AC accrebbe il suo amore per la Madonna e l'Eucaristia. Apostolicamente impegnato in un'"epoca di ostilità e anche di persecuzione religiosa, percorre i villaggi come propagandista di AC".
Durante la Guerra Civile spagnola porta clandestinamente l'Eucaristia; il suo amore per la presenza eucaristica di Cristo si manifesta anche nell'adorazione notturna in prigione, in un Giovedì Santo, "adorando il Signore Sacramentato che gli avevano passato nascosto in un mazzo di fiori", come descrive monsignor Rafael Higueras, postulatore della sua causa di canonizzazione.
Monsignor Higueras afferma che "questo apostolo dell'AC" ricevette da Dio "la vocazione del malato", ma anche quella di "scrittore e giornalista instancabile dalla sua sedia a rotelle".
Fonda inoltre un'opera pia, "Sinai, gruppi di preghiera per la stampa": ogni 12 malati insieme a un monastero di clausura prendono su di sé la "cura spirituale" di un mezzo di comunicazione sociale concreto. In questo modo Lolo unisce fino a 300 malati incurabili, incoraggiandoli attraverso la rivista mensile che scrive per loro.
"Così - come Mosè mentre prega con le braccia alzate sul Sinai per aiutare Israele -, tutti quei malati che 'non possono né alzare le braccia né camminare con le proprie gambe' diventano sostegno cristiano e apostolico per i giornalisti", afferma monsignor Higueras.
Il postulatore aggiunge che "Lolo sviluppa giorno per giorno il suo amore per la Chiesa nel momento in cui la Chiesa 'era in Concilio'. Con quale avidità 'leggeva', già cieco, ascoltando le cronache e le riflessioni dei Padri e dei teologi del Vaticano II e con quale profondità penetrò nello spirito conciliare!".

8 - La Serva di Dio ANTONIA MEO (1930-1937) (detta Nennolina), Fanciulla, è nata a Roma il 15 dicembre 1930 ed ivi è morta il 3 luglio 1937. Potrebbe essere la più giovane santa, non martire, della storia della Chiesa: Antonietta Meo, detta familiarmente “Nennolina”, nasce in una famiglia di solidi principi morali e religiosi.
È una bambina vivace ed allegra, i capelli neri tagliati a caschetto, con una gran voglia di giocare e saltare.
Un giorno si fa male sbattendo il ginocchio su un sasso, nel giardino dell’asilo. Il dolore non passa. I medici sentenziano: “osteosarcoma”. Le viene amputata la gamba. Tutti sono sconvolti, tranne lei. È la primavera del 1936. Nennolina, che ha poco più di cinque anni, dopo l’intervento, mette una pesante protesi ortopedica e continua la sua solita vita di bimba. Ma con una particolarità: in questo periodo difficile e doloroso scrive più di cento letterine rivolte a Gesù, Maria, a Dio Padre e allo Spirito Santo, che rivelano una vita di unione mistica davvero straordinaria.
Nennolina, nonostante i pochi anni, capisce che sul Calvario Maria ha sofferto con Gesù e per Gesù e scrive: “Caro Gesù Tu che hai sofferto tanto sulla croce, io voglio fare tanti fioretti e voglio restare sempre sul Calvario vicino vicino a Te e alla Tua Mammina” (28 gennaio 1937).
“Caro Gesù – scrive in un'altra occasione –, io ti amo tanto, io mi voglio abbandonare nelle tue mani […] io mi voglio abbandonare nelle tue braccia e fa’ di me di quello che tu vuoi”; “tu aiutami con la tua grazia, aiutami tu, che senza la tua grazia nulla posso fare”.
Le letterine alla Madonna sono piene di affetto: “Cara Madonnina, tu sei tanto buona, prendi il mio cuore e portalo a Gesù. Oh Madonnina Tu sei la stessa del nostro cuore” (18 settembre 1936). A Lei si rivolge con il proposito di essere sempre obbediente come Gesù: “Voglio ricevere Gesù dalla tue mani per essere più degna”.
Durante i frequenti ricoveri in ospedale si fa condurre in carrozzella tutti i giorni davanti all'edicola della Madonna per recitare delle preghiere e deporre ai suoi piedi dei fiori campestri raccolti dalla madre.
Nel giorno dell'Immacolata del 1936, mentre si avvicina il suo ultimo Natale, Nennolina scrive: “Io sono contenta che oggi è la festa Tua, cara Madonnina! [...] Io quest'altra volta che verrà la Tua festa e quella di Gesù farò dei piccoli sacrifici, e di' a Gesù che mi faccia morire prima di commettere un peccato mortale!”.
Consumata dal tumore, dopo lunghe sofferenze, Nennolina si spegne il 3 luglio 1937, a sette anni non ancora compiuti, di sabato, in una clinica romana a due passi dal Celio. Alla morte di Nennolina seguono conversioni e grazie e la sua fama di santità si diffonde ovunque. Dopo due anni le sue biografie cominciano già a circolare anche fuori dall'Italia. A cinque anni esatti dalla sua scomparsa il Centro nazionale della Gioventù femminile di Azione cattolica, presieduto allora da Armida Barelli, si costituisce promotore della causa di beatificazione e canonizzazione. Il 22 aprile 1968 si apre quindi la fase diocesana del processo che si chiuderà il 23 marzo 1972. Ma il motivo della tenera età crea non pochi ritardi e difficoltà nello svolgimento della causa fin quando verrà spianata la strada al riconoscimento canonico della santità da parte della Chiesa anche nei bambini.
Fino a qualche decennio fa la Chiesa era stata piuttosto cauta nel proclamare santi i bambini e, martiri a parte, non era scesa sotto i 14 anni (undici mesi e sette giorni) di Domenico Savio, canonizzato nel 1954. Successivamente, accogliendo le acquisizioni della moderna psicologia, gli esperti vaticani si sono orientati a ritenere possibile una maturità umana e di fede proporzionata allo stadio evolutivo di ogni persona. Come spiegò nell'81 l'allora prefetto della Congregazione per le cause dei santi Pietro Palazzini, è «possibile parlare di una precocità del senso del bene e del male nell'essere umano» e di una «corrispondenza alla grazia di Dio fatta da un fanciullo anche in grado eroico, in proporzione alla sua età».
Nel 1981 la Sacra Congregazione delle Cause dei Santi abolisce la restrizione secondo cui l'esercizio eroico delle virtù cristiane dovesse avvenire per un “periodo duraturo”. Il provvedimento porterà poi, in occasione del grande Giubileo del Duemila, alla beatificazione dei due pastorelli di Fatima, Giacinta e Francesco Marto.
La causa di Antonietta Meo viene ripresa nel maggio del 1999, quando si costituisce a Roma l’“Associazione Nennolina”, che oltre a sostenere materialmente il processo canonico di beatificazione promuove gli studi e le ricerche sulla vita e sul pensiero di Nennolina.Il corpo di Antonia riposa ora in una piccola cappella adiacente a quella che conserva le reliquie della passione di Gesù, all’interno della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. La Basilica dove era stata battezzata e che si trova nel quartiere di Roma dove ha vissuto la sua breve vita.
(Fonte:http://comunitanext.org/ modules.php? op=modload&name= PagEd&file=index&printerfriendly =1&page_id=7862)
Ogni stagione della nostra esistenza «può essere buona per decidersi ad amare sul serio Gesù e per seguirlo fedelmente». Perché «la santità è per tutte le età: per i bambini e per i gi ovani, per gli adulti e per gli anziani». Insomma, si può essere autentici testimoni della fede in ogni condizione di vita. Proprio come dimostra l’esempio di Antonia Meo, conosciuta come Nennolina, la bimba romana di sei anni e mezzo di cui lunedì sono state riconosciute le «virtù eroiche».
Il 20 dicembre u.s. lo stesso Benedetto XVI ha ricordato la storia di nennolina durante l’udienza alla delegazione di 24 ragazzi e 12 educatori Acr, provenienti da 12 diocesi italiane. L’incontro, che si è svolto in Vaticano, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, è stato l’occasione per il tradizionale scambio di auguri in vista del Natale.
Proprio mentre la Chiesa invita il mondo a volgersi verso la mangiatoia del neonato la cui vita ha manifestato l’amore di Dio per l’umanità, la figura di Nennolina è stata indicata dal Papa come esempio di un’esistenza pienamente realizzata: «Pur essendo una fragile fanciulla – ha detto Ratzinger –, è riuscita a dare una testimonianza forte e robusta al Vangelo e ha lasciato un segno profondo nella Comunità diocesana di Roma. Nennolina ha dimostrato una fede, una speranza, una carità speciali, e così anche le altre virtù cristiane. Apparteneva all’Azione Cattolica: oggi sicuramente sarebbe iscritta all’Acr! Perciò potete considerarla come una vostra amica, un modello a cui ispirarvi», ha detto il Papa ai ragazzi dell’Azione cattolica.
Il vice presidente RENZO MANFE’ invia a tutti gli associati, per l’iniziativa “Un santino per ogni socio” l’immaginetta della neo-venerabile Antonietta Meo. Alcuni santini riportano sul retro la preghiera in lingue diverse dall’italiano.

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CAGLIARI, 3 FEBBRAIO 2008

BEATIFICAZIONE DI GIUSEPPINA NICOLI


La cerimonia sarà presieduta dal Card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a ciò delegato dal Santo Padre.

Giuseppina Nicoli, Figlia della Carità, nacque a Casatisma (Pavia) il 18 Novembre 1863, quinta di dieci figli. Il suo ambiente familiare fu un humus di grazia e di fede. Il 24.9.1883 Giuseppina Nicoli entrò nella Casa di San Salvario in Torino, Casa Centrale della Provincia di Torino delle Figlie della Carità. Rimase a Cagliari per 15 anni: nel Giugno 1899 passò, in qualità di Suor Servente (cioè Superiora) all’Orfanotrofio di Sassari. Nonostante le difficoltà in cui si trovò ad operare, si fece molto stimare anche in ambienti ostili, che le riconobbero doti di dedizione, coraggio e buona volontà. Anche a Sassari Sr. Nicoli favorì peraltro le scuole di catechismo per tutte le categorie: fanciulli, domestiche, ignoranti. Contribuì inoltre alla istituzione di una scuola superiore di religione per le signorine studentesse e di classi signorili, in tempi in cui l’insegnamento religioso non esisteva affatto nelle scuole. Ebbe un ruolo importante nella promozione in città dell’opera dei tabernacoli e dell’Associazione maschile dei Figli di Maria e soprattutto fu Direttrice dell’Associazione delle Figlie di Maria e zelatrice attivissima dell’opera delle Dame di Carità, che a Sassari fu molto operosa e benefica. Né si può dimenticare il grande amore per i poveri, che si espresse soprattutto verso le orfane, i malati bisognosi, le carcerate: molto si adoperò per introdurre le Suore in quest’ultima opera di assistenza.
Nel 1910 (con “penosa meraviglia” perfino dell’Amministrazione laica dell’Orfanotrofio) Sr. Nicoli fu chiamata dai Superiori a Torino, prima come Economa provinciale e poi come Direttrice del Seminario: Sr. Nicoli visse questi incarichi direttivi in uno spirito di assoluta dedizione e di servizio. Nel gennaio 1913 fu nuovamente inviata come Superiora a Sassari, anche perché il clima della Sardegna appariva più adatto alla sua cagionevole salute..
Col ritorno a Sassari si aprì per Sr. Giuseppina un periodo penoso e difficile. Sr.Giuseppina trovò un clima completamente cambiato, sia nella Comunità che nell’Amministrazione civile dovuto ad un diffuso anticlericalismo e mire ed interessi politico-amministrativi. Il Consiglio Provinciale comunque preferì, confermando la stima per Sr. Nicoli, trasferirla da Sassari, destinandola come Superiora all’Asilo della Marina a Cagliari, dove la Venerabile giunse il 7 Agosto 1914 e dove sarebbe rimasta fino alla morte.
A Dicembre 1924, vinta da una broncopolmonite, dovette mettersi a letto. Chiese l’Estrema Unzione che le fu amministrata il 27 dicembre. Alle 9 del mattino del 31 Dicembre 1924, a 61 anni, come racconta una consorella “…quando il Rev Superiore le diede l’assoluzione, aperse gli occhi, guardò amorosamente tutti, si fece un bel segno di croce, e senza agonia, senza rantolo… volò all’amplesso con lo Sposo Celeste….La sua morte fu la corona di una vita specchiata e la prova di una virtù praticata in modo eroico”.
I funerali si rivelarono la manifestazione commovente di devozione e affetto di un’intera città, che confermavano la fama di santità che già circondava Sr. Giuseppina.

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BENEDETTO XVI PRESENTA LE FIGURE DEI SANTI



SAN CIRILLO DI ALESSANDRIA


Benedetto XVI (foto di Alessia Giuliani/cpp), in occasione dell'Udienza generale svoltasi in piazza San Pietro il 3 ottobre u .s. incontrando i pellegrini e i fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo, continuando il ciclo di catechesi sui Padri Apostolici, ha pronunciato il seguente discorso sulla bella figura. di S. Cirillo di Alessandria:

“Cari fratelli e sorelle!
Anche oggi, continuando il nostro itinerario che sta seguendo le tracce dei Padri della Chiesa, incontriamo una grande figura: san Cirillo di Alessandria. Legato alla controversia cristologica che portò al Concilio di Efeso del 431 e ultimo rappresentante di rilievo della tradizione alessandrina, nell’Oriente greco Cirillo fu più tardi definito "custode dell’esattezza" – da intendersi come custode della vera fede – e addirittura "sigillo dei Padri". Queste antiche espressioni esprimono bene un dato di fatto che è caratteristico di Cirillo, e cioè il costante riferimento del Vescovo di Alessandria agli autori ecclesiastici precedenti (tra questi, soprattutto Atanasio) con lo scopo di mostrare la continuità della propria teologia con la tradizione. Egli si inserisce volutamente, esplicitamente nella tradizione della Chiesa, nella quale riconosce la garanzia della continuità con gli Apostoli e con Cristo stesso. Venerato come santo sia in Oriente che in Occidente, nel 1882 san Cirillo fu proclamato dottore della Chiesa dal Papa Leone XIII, il quale contemporaneamente attribuì lo stesso titolo anche ad un altro importante esponente della patristica greca, san Cirillo di Gerusalemme. Si rivelavano così l’attenzione e l’amore per le tradizioni cristiane orientali di quel Papa, che in seguito volle proclamare dottore della Chiesa anche san Giovanni Damasceno, mostrando così che tanto la tradizione orientale quanto quella occidentale esprimono la dottrina dell’unica Chiesa di Cristo.
Le notizie sulla vita di Cirillo prima della sua elezione all’importante sede di Alessandria sono pochissime. Nipote di Teofilo, che dal 385 come Vescovo resse con mano ferma e prestigio la diocesi alessandrina, Cirillo nacque probabilmente nella stessa metropoli egiziana tra il 370 e il 380, venne presto avviato alla vita ecclesiastica e ricevette una buona educazione, sia culturale che teologica. Nel 403 era a Costantinopoli al seguito del potente zio e qui partecipò al Sinodo detto della Quercia, che depose il Vescovo della città, Giovanni (detto più tardi Crisostomo), segnando così il trionfo della sede alessandrina su quella, tradizionalmente rivale, di Costantinopoli, dove risiedeva l’imperatore. Alla morte dello zio Teofilo, l’ancora giovane Cirillo nel 412 fu eletto Vescovo dell’influente Chiesa di Alessandria, che governò con grande energia per trentadue anni, mirando sempre ad affermarne il primato in tutto l’Oriente, forte anche dei tradizionali legami con Roma.
Due o tre anni dopo, nel 417 […]

(Benedetto XVI)

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IL PAPA: “IL MONDO HA BISOGNO DI FIGURE DI SANTI


“I Santi generano santi e la santità semina gioia e speranza in un mondo che ne è assetato”. Con parole di grande profondità, Benedetto XVI ha riflettuto sul lavoro svolto dai postulatori delle Cause di beatificazione e canonizzazione, ricevuti il 17 dicembre mattina per un’udienza definita “speciale” dal cardinale José Saraiva Martins, il prefetto della Congregazione che si occupa di vagliare le posizioni dei candidati agli onori degli altari.
Venticinque anni fa, Giovanni Paolo II riformava con la Costituzione apostolica Divinus perfectionis Magister le procedure che oggi portano al riconoscimento delle virtù e quindi alla beatificazione o alla canonizzazione di un testimone del Vangelo. Procedure che riguardano la ricerca dei documenti e delle testimonianze in grado di avvalorare o meno quel fumus di santità che accompagna la vita e la morte - e talvolta il martirio - di alcune eccezionali figure che hanno consacrato la vita a Dio e al servizio della Chiesa. Benedetto XVI ha celebrato questi 25 anni davanti ad una folta platea “tecnica”, formata dal Collegio dei postulatori, cioè di quelle persone incaricate di verificare con “obiettività e completezza” le prove che dimostrino l’eccellenza dei candidati ai vari gradi della santità. Ma l’udienza è stata anzitutto l’occasione per riflettere sulla santità in sé e sul fatto che “negli ultimi decenni - ha osservato il Papa - è aumentato l’interesse religioso e culturale per i campioni della santità cristiana” che di volta in volta vengono proposti ai fedeli dalla Chiesa:
“Attraverso le beatificazioni e le canonizzazioni, infatti, essa rende grazie a Dio per il dono di suoi figli che hanno saputo rispondere generosamente alla grazia divina, li onora e li invoca come intercessori (…) I santi e i beati, confessando con la loro esistenza Cristo, la sua persona, la sua dottrina e rimanendo a Lui strettamente uniti, sono quasi un’illustrazione […]

BENEDETTO XVI

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CURIOSANDO TRA SANTI E SANTINI

 

ICONOGRAFIA. FIGURE E SEGNI DI PROTEZIONE CELESTE - 4


Un sentito ‘Grazie’ a Don GIOVANNI DESIO, Direttore del Settimanale diocesano di Ravenna, “IL RISVEGLIO” che ci ha autorizzato a riportare sul nostro Notiziario una serie di articoli colà pubblicati dalla nostra socia Prof.sa ELISABETTA GULLI GRIGIONI.


LE CUORIFORMI BOTTIGLIE DELLA “MANNA DI SAN NICOLA”


La precedente rubrica si era conclusa con la descrizione di una croce dorata sulla quale fiorivano le virtù cristiane rappresentate da rose, gigli e viole, raffigurata su un’immaginetta devozionale francese dell’Ottocento. Si trattava, quindi, nell’ottica della protezione celeste, del del segno più importante e più efficace di ogni altro sul quale ci si soffermerà in seguito a lungo.
L’affidamento della protezione individuale a un santino facilmente collocabile nell’area corporea della persona (inserito in una custodia da portare al collo, appuntato su un indumento, sistemato nel portafoglio) è una delle soluzioni più pratiche e un tempo, anche su questo punto si ritornerà, più frequenti. Forme di protezione individuale affidate a oggetti tridimensionali di una certa grandezza richiedono invece interventi di collocazione, generalmente in ambito domestico, più complessi e ai quali può corrispondere una maggiore articolazione devozionale. Una tipologia di oggetti protettivi belli e singolari è rappresentata dalle bottiglie o vetri o ampolle della ‘Manna di San Nicola di Bari’.
Ho pensato di parlarne in questo quarto numero della rubrica, anticipando un po’ il mio programma, perché si è aperta a Bari, presso il Castello Svevo (e rimarrà aperto fino al 6 maggio 2007) una importante mostra dedicata al Santo dal titolo “San Nicola. Splendori d’arte d’Oriente e d’Occidente”, recensita con abbondanza di immagini da “Famiglia Cristiana” e da molte altre riviste illustrate o specializzate.
Vissuto in Licia (Asia Minore), vescovo di Mira nel IV secolo e santo universale detto poi “di Bari” poiché lì sono conservate le sue spoglie dopo il devoto trafugamento dalla patria ad opera di marinai baresi, gli si attribuiscono molti ed eterogenei patronati legati a miracolicompiuti.
E’ specialmente noto per il patronato sui bambini, meritato per aver riportato in vita tre fanciulloni barbaramente assassinati, assieme ai quali viene spesso rappresentato in una delle più tradizionali iconografie. E probabilmente proprio da questo patronato sono derivati il suo compito di portatore di doni ai fanciulli e l’ipotizzata trasformazione nel popolare e commercializzato personaggio di Santa Claus-Babbo Natale.
Suggestiva, nell’insieme delle manifestazioni di culto nicolaiano, è la tradizione della manna, liquido un tempo trasudante dalle sue ossa che, una volta prelevato con particolari rituali e preghiere, veniva introdotto in piccoli contenitori per essere offerto ai moltissimi pellegrini. Il ruolo protettivo di tali contenitori-reliquiari, al pari della loro decorazione frutto in genere di manifatture locali, era molteplice: essi venivano utilizzati, tra l’altro, nella posa delle fondamenta di una nuova casa, nell’assunzione orale in funzione medicamentosa, in mare durante le tempeste con il gettare il liquido tra le onde per placarle.
Procedo alla descrizione di un esemplare molto interessante di questi recipienti ornati, appartenente alla tipologia cuoriforme, realizzato tra la fine del Settecento e gli inizi o primi decenni dell’Ottocento.
L’oggetto è composto da una bottiglia in vetro di colore paglierino, soffiato a forma di cuore, di tipologia settecentesca, sulla quale è dipinta a freddo, con tempera grassa, l’immagine del Santo a mezzo busto, con l’aureola e il pallio a ‘Y’ secondo l’iconografia tradizionale.
Una larga, bassa e approssimativamente delineata corona rossa sovrasta l’immagine. L’immagine del Santo, quando non dipinta, poteva essere ottenuta ritagliandola da santini, o da piccole stampe devozionali, oppure, nella seconda metà dell’Ottocento, tramite una piccola riproduzione fotografica color seppia di immagini note.
La bottiglia, priva del tappo e del liquido taumaturgico, è stata poi inserita in una custodia, ugualmente cuoriforme, manufatta, composta due valve cuoriformi cucite assieme con sopraggitto rado in grosso filo chiaro; quella posteriore è stata ritagliata da un pesante foglio di carta xilografata a grandi motivi vegetali e floreali rossi; quella anteriore, in cartoncino ricoperto di leggera seta chiara, presenta al centro una finestrella cuoriforme. (continua)

ELISABETTA GULLI GRIGIONI

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FLOS SANCTORUM


Il socio prof. ANTONINO BLANDINI ci ha trasmesso l’unita recensione del volume “Flos Sanctorum”.
E’ dedicato a “Sua Santità / Giovanni Paolo II / alle mie sorelle e ai miei fratelli / alle mie figlie e ai miei figli / mia gioia e corona” il volume “FLOS SANCTORUM - Peregrinatio per annum” dell’eremita carmelitana Cristina di Lagopesole, di Piero Lacaita editore, Manduria-Bari-Roma, 2005, 947 pp., 50 euro, pubblicato il giovedì santo dell’anno dell’Eucaristìa, con il patrocinio della Conferenza episcopale e il Consiglio regionale di Basilicata e l’imprimatur dell’arcivescovo metropolita di Potenza, mons. Agostino Superbo.
Il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, nella <presentazione> afferma che l’opera di Cristina di Lagopesole va inquadrata nella luce giubilare scaturita dall’Anno Santo celebrato nel XX centenario dell’Incarnazione del Figlio di Dio.
“Degne di nota”, precisa il porporato, “ne sono le sue elevate e pregevoli caratteristiche. Si tratta di un Martirologio ritmico (gl’Inni Sacri sono aritmicamente divisi in distici, terzine, quartine, ecc…fino a stanze di dieci versi) per tutto l’arco dell’anno liturgico.(…)Essere ogni giorno accompagnati dalla <presenza> di questi <fratelli>, maestri di santità, vuol dire cogliere un <messaggio> e una <consegna> che si devono tradurre in testimonianza di vita. Cristina di Lagopesole ci invita con questa sua opera monumentale a percorrere insieme con lei questa strada.(…)Quelli su cui si eleva la meditazione dell’eremita sono Inni Sacri, Canti di gioia, Cantici, Laudi, Dossologie, Kontàkia, Akathìstoi, Epiclesi, Salmi, Preghiere offertoriali, Antifone, Vite in versi, Anafore, Panegirici, Sequenze, Eulogie…Una vita quotidiana liturgica scandita dall’esempio e dal messaggio dei nostri santi, nella prosa della loro esistenza trasformata in versi dalla grazia divina. I santi hanno portato a compimento le promesse. Hanno preso sul serio il mistero del loro inserimento nella vita di Cristo e nella dinamica della Chiesa. Essi sono l’espressione più vera della tenerezza di Dio verso l’uomo, perché di Dio hanno reso visibile il nome che più gli si addice: <Santo, Altissimo e Santo, sempre Santo, infinitamente Santo>. Certo, chi si incammina in questo sentiero di santità, riesce anche a cogliere un altro fascino, che è quello della mistica e dell’ascesi che si traducono in versi, in poesia. Santità e poesia camminano insieme. Esse sono l’espressione più alta dello spirito”. […]

ANTONINO BLANDINI

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RELIGIONE E CULTURE IN DIALOGO A SANNICANDRO DI BARI


Nell’ambito delle manifestazioni dedicate a San Nicandro, primo Vescovo di Mira, e fondatore di Sannicandro, la città intende riappropriarsi di una delle pagine più significative della sua storia religiosa e civile, segnata indelebilmente nelle sue radici, dall’incontro del Vescovo Nicandro, che, al pari di Nicola, suo successore in quella sede episcopale, addita alla Chiesa che è in Bari il cammino del dialogo e della mutua comprensione con le Chiese dell’Oriente, in vista della piena unità.
Tra gli appuntamenti importanti di quest’anno presso la Parrocchia di S. Maria Assunta è stata celebrata una solenne Divina Liturgia in rito bizantino-greco presieduta da Padre Emiliano Fabbricatore, Archimandrita esarca dell’Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata ed animata dalla Schola Melurgica della stessa Abbazia e dalla Corale Polifonica di Grottaferrata. Hanno concelebrato Don Nicola Gramegna, Don Nicola Rotundo, parroco della Chiesa di S. Maria Assunta e mons. Giacomo Giampetruzzi presidente del Comitato per le Celebrazioni in onore del Santo.
Il Monastero Esarchico della SS. Madre di Dio di Grottaferrata (Roma), immediatamente dipendente dalla Santa Sede, è stato fondato nell’anno 1004 dall’anziano monaco San Nilo, 50 anni prima della divisione tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa (1054). San Nilo, che proveniva dalla Calabria Bizantina, giunse a Grottaferrata con il suo discepolo San Bartolomeo e un gruppo di Monaci Bizantini, diede inizio alla comunità dei Monaci di Grottaferrata.
Il culto a San Nicandro, primo Vescovo di Myra, in Asia minore, sarebbe approdato in Puglia nella seconda metà dell’VIII secolo, ad opera di monaci in fuga dall’Oriente, in coincidenza con la persecuzione iconoclasta in quelle regioni.
In assenza di […]

(Articolo inviato da Vittorio Polito)

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A PORTA PORTESE…UN INSOLITO RITROVAMENTO


Il Segretario AICIS, GIANCARLO GUALTIERI, ci ha trasmesso l’unito articolo sul canivet raffigurato nella copertina di questo numero del nostro Notiziario.
Porta Portese, lo storico mercato romano della domenica, è un posto magico: entri, giri senza mèta e il cervello spazia per ore e ore. Ti guardi intorno e senti che il tempo non esiste. O almeno a me ha sempre dato questa sensazione bellissima. Ho iniziato a frequentarlo oltre due decenni fa. Da allora, è diventata una piacevole abitudine alzarmi all’alba di ogni domenica con qualsiasi tempo, e iniziare più che una passeggiata, una sorta di pellegrinaggio lungo i marciapiedi e le strade del mercatino, tra le bancarelle, talvolta improvvisate, stracolme di ogni genere di oggettistica. Mi intriga sbirciare e rovistare tra le cose che i robivecchi e rigattieri riversano il più delle volte alla rinfusa su un lenzuolo o un telo color canapa appoggiati a terra. Cerco tutto ciò che mi suscita un certo interesse, dal piccolo oggettino di antiquariato da usare come soprammobile o anche per un presente agli amici, a una “prima” edizione di un libro di narrativa, o a un libro antico con bellissime incisioni. Insomma a casa non torno mai a mani vuote. In tutti questi anni, inoltre, ho qui conosciuto tanti personaggi: alcuni un pò “particolari” che collezionano le cose più disparate e impensate, altri che vanno in cerca del pezzo unico, altri che sono “a caccia” dell’affare.
E proprio durante una di queste escursioni domenicali ho incontrato il Conte Gian Lodovico Masetti Zannini (foto a sinistra), nostro Presidente AICIS che mi ha trasmesso la passione e la cultura dei “santini”. All’inizio la mia collezione era ristretta solo alle immagini di San Francesco di Paola, il Santo protettore della Calabria, la mia terra d’origine, e al quale sono particolarmente devoto sin da quando giovinetto facevo il chierichetto presso la sua chiesa di Cosenza, vicino la mia casa natale. Con il tempo, la mia conoscenza è aumentata. Seguendo i consigli del compianto Gennaro Angiolino (fondatore e primo presidente AICIS, […]

GIANCARLO GUALTIERI

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ILLUSTRARE CON I SANTINI
IL DUOMO DI PIETRASANTA E I PITTORI RICCARDO E GIOVANNI TOMMASI FERRONI


Il socio Dr.Giuseppe TAMBURINI di Pisa ha inviato il seguente articolo:
Pietrasanta è posta tra le Alpi Apuane e le spiagge della Versilia. Il primo agglomerato di case sorse intorno alla rocca Sala nel secolo XII. Il centro presenta in Piazza del Duomo una fontana del Cinquecento, il Battistero e il Duomo, intitolato a S. Martino, risalente come nucleo originario al Due/Trecento con il bellissimo rosone del Riccomanni e i tre portali decorati. Il Duomo è affiancato dalla nuda torre campanaria, isolata e rimasta incompiuta, che risale al XIV-XV secolo. All'interno, tra le varie opere di Lorenzo e Stagio Tagi si trova il bellissimo pulpito, opera cinquecentesca dello stesso Stagio Stagi e Donato Benti. La scala ricavata da un monolito è opera di Andrea Baratti. All'interno del Duomo c'è il quadro che raffigura la Madonna del Sole. La Sacra Immagine di autore anonimo datata 1424 è un dipinto a tempera e si trova al centro del bronzeo pannello che sovrasta l’altare. La Vergine porta in braccio il Signore, ai lati S.Giovanni Battista e San Giovanni Apostolo che segnano il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento.
Il titolo proviene da lontano, dai tempi in cui era invocata contro i flagelli delle acque e delle pestilenze (XVII-XVIII secolo). Il 1° dicembre 1855 il Consiglio Comunale la proclamò Patrona della Città e del Comune di Pietrasanta. Viene scoperta: il 12 aprile 1631, il “sabato del voto”, sabato precedente la domenica delle Palme, solo al mattino; la città fece questo voto poiché venne preservata dalla peste. Il 31 maggio per la recita serale del Rosario a conclusione del mese della madonna. Questa tradizione è iniziata con il Giubileo del 2000. L’8 settembre, giorno della natività di Maria, per tutto il giorno. E infine, viene scoperta l’ultima domenica di novembre tutto il giorno, il 21 novembre 1944 la Vergine salvò la città dai bombardamenti. La Madonna venne incoronata (1) il 24 maggio 1868 dal delegato del Capitolo di S. Pietro cardinale Cosimo Corsi arcivescovo di Pisa. Il titolo di Madonna del Sole sembra essere stato attribuito, per divina ispirazione, da dei fanciulli dopo che per sua clemenza molte volte invocata era cessata la pioggia e tornato il sole (2).
Altra insigne opera è la tela di San Martino nell'atto di dividere il proprio mantello con un povero, donata al Duomo (1998) dal valente pittore Riccardo Tommasi Ferroni. Questo pittore, nativo di Pietrasanta, discende da una famiglia di artisti: il padre Leone Tommasi che lo avvia rigorosamente al disegno, il fratello Marcello pittore e scultore di notevole valore. Dopo gli studi classici nel 1959, si trasferisce a Roma. Nel 1982 gli viene dedicata una mostra personale all' XL Biennale di Venezia presso la Scuola Grande di San Giovanni. Numerose mostre ed attestati dei più valenti critici d'arte hanno accompagnato l'artista per lunghi anni fino alla morte avvenuta nel 2000. Il Ferroni ha offerto altri contributi alla Romana Chiesa, come il quadro “La cena in Emmaus” e il progetto della "Forma Urbis Romae" Altri quadri a soggetto sacro sono: La Fuga in Egitto, la Natività e l'Adorazione dei Magi. La Cena di Emmaus si trova nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, detta anche la Chiesa degli Artisti (3)- P.zza del Popolo Via del Babuino, 198, e precisamente nella cappella delle Anime del Purgatorio. Il progetto della "Forma Urbis Romae", Pianta Monumentale di Roma per il Grande Giubileo dell'Anno Duemila, è nato dal proposito di mantenere viva la secolare tradizione di pubblicare una immagine cartografica a stampa della città in occasione della ricorrenza dell'anno giubilare (4).
Della Pala di altare del Ferroni l'Osservatore Romano, 6 giugno 1981, così si espresse " ... inoltre, proprio in questi giorni, nella chiesa della "Messa degli Artisti", Santa Maria in Montesanto, a piazza del Popolo, è stata collocata (nella seconda cappella a destra) una pala d'altare la Cena di Emmaus, dipinta da Riccardo Tommasi Ferroni con uno sviscerato, confessatissimo amore per il Seicento, nondimeno percorso da umori narrativi, inquietudini, senso critico (manifesti […]

GIUSEPPE TAMBURINI

(1)T. Verdon, L'incoronazione di Maria nell'arte, in La Madonna delle Grazie espressione teologico-artistica per un culto mariano, Atti del Convegno mariologico, San Giovanni Valdarno, 11 settembre 2004, Servizio Editoriale Fiesolano, San Giovanni Valdarno 2004,p.10
(2)Danilo Orlandi (a cura), Centenario dell'incoronazione della Madonna del Sole 1868-1968, Arti Grafiche Pardini, Camaiore 1968.
(3)Santa Maria in Montesanto, su Piazza del Popolo, deve il suo nome ad una precedente piccola chiesa dedicata alla Vergine e retta dai frati Carmelitani. Infatti il monte santo per eccellenza è il Monte Carmelo di Gerusalemme
La Chiesa rimase affidata ai Carmelitani fino al 1825 quando papa Leone XII ne ordinò i restauri e le conferì il titolo di Basilica Minore. Nel 1953, affidata a Mons. Ennio Francia (1904-1995), divenne sede della Messa degli Artisti.
La Messa degli Artisti fu istituita ufficialmente il 7 aprile 1951, sotto papa Pio XII. In realtà già da dieci anni un gruppo di artisti si riuniva attorno a Mons. Ennio Francia, storico e sensibile cultore delle cose d’arte, per discutere e per assistere ad una messa proprio per loro. La prima messa fu celebrata, con tale spirito, nel marzo del 1941 nella Chiesa di Santa Maria in Via Lata al Corso. Fu Pio XII ad assegnare agli artisti la Basilica di Santa Maria in Montesanto dove si “insediarono” nel 1953. Attualmente Rettore della Basilica è Mons. Marco Frisina, insigne musicista e direttore dell’orchestra e del coro della Diocesi di Roma.
Dall’ultima domenica di ottobre al 29 giugno, a mezzogiorno, si celebra la Messa degli Artisti animata dalla musica. Il lettore è solitamente un attore. Al termine della Messa viene letta la “Preghiera degli artisti”.
(4)Tratto dal volume Forma Vrbis Romae. (Pubblicazione della Biblioteca Apostolica Vaticana). "La realizzazione artistica delle parti di "contorno" è stata affidata al Maestro Riccardo Tommasi Ferroni che ha a lungo lavorato in città ed ha spesso inserito nei suoi dipinti vedute fantastiche o reali dell'Urbe. La sua ricca e complessa elaborazione inventiva, caratterizzata anche da frequenti riferimenti alla grande pittura 'classica', ha condotto a risultati di estrema originalità ma, tuttavia, anche in linea con la tradizione. Nella parte inferiore della pianta egli ha concepito una veduta fantastica nella quale alcune tra le principali realizzazioni architettoniche contemporanee trovano spazio accanto a quelle del passato".

 

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IL CULTO DELLE RELIQUIE


È difficile oggi, se non impossibile, trovare una trattazione esauriente ed approfondita che aiuti a dare una risposta ai vari interrogativi che si pongono sul tema delle reliquie e della loro devozione; basti pensare all’assenza di tale voce dal Dictionnaire de spiritualité, che è un chiaro indice di quanto sia difficile e controverso questo argomento che, essendo rimasto per secoli legato esclusivamente alla pietà popolare, oggi presenta una certa resistenza di fronte ai tentativi di
riflessione teologica o anche semplicemente spirituale.
Gli antichi cristiani affermavano che la devozione dei santi martiri e delle loro reliquie sono la manifestazione di venerazione verso Gesù stesso. Il culto delle reliquie risale ai tempi dei primi cristiani e la croce di Gesù è proprio una delle prime reliquie. Per intercessione dei nostri santi ci rivolgiamo al nostro Dio e per essere più vicini a loro visitiamo i luoghi dove hanno vissuto, cerchiamo i loro ricordi e loro impronte.
Mentre il processo di Beatificazione e Canonizzazione di Giovanni Paolo II prosegue, desideriamo avere almeno un suo ricordo per sentirci ancora più vicino a Lui. Ogni ricordo possiamo venerarlo per ora in modo privato, nel silenzio dei nostri cuori, fino al giorno in cui la Chiesa lo proclamerà Santo. Mons. Marco Frisina, responsabile dell’Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma, ci spiega alcune cose necessarie per poter comprendere meglio il mistero delle reliquie.

Che cos’è la reliquia e cosa rappresenta nella Chiesa Cattolica?
La parola reliquia ha origine dal latino reliquiae, resti. È una memoria fisica, la testimonianza viva di un santo o di un beato. Nella Chiesa ha sempre avuto un valore grande, perché ci riporta alla concretezza storica come un resto, una presenza del passaggio storico di questo santo. Un altro valore la reliquia ce l’ha per il rapporto fisico che il santo ha avuto con l’Eucaristia, con il Signore Dio, un rapporto anche sacrale. Il valore del corpo di un battezzato, per unione di grazia, è un corpo-tempio dello Spirito Santo. Ma quello di un santo lo è ancora di più, perché ha vissuto nelle sua carne questa santità, comunione di grazia con Dio, e il suo corpo è stato abitato dalla stessa grazia in maniera solenne. La reliquia permette di mantenerci quasi in contatto con questo corpo. Nella storia le reliquie hanno avuto un ruolo importante anche nel combattimento contro lo spirito del male, perché la reliquia non è amata dal diavolo, essendo una realtà fisica che ha un rapporto speciale con la grazia.

Ci sono due classi di reliquie…
La prima classe è costituita dal corpo; la seconda invece dagli indumenti o dagli oggetti che sono stati in contatto con il corpo di un santo, vivo o morto. Gli oggetti [….]

Aleksandra Zapotoczny

 

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COLLEZIONISMO MINORE - MINI-SEGNI DI FEDE NEI MINI-ASSEGNI



Il Prof. FRANCO POSITANO di Grottaferrata per la rubrica “Collezionismo minore” ci ha trasmesso l’unito articolo sui mini-assegni.
La storica vicenda dei miniassegni è nota a tutti.
A metà degli anni settanta (1975-1976-1977) si verificò una carenza di spiccioli metallici e per non intralciare gli scambi commerciali alcuni commercianti si rivolsero alle Banche chiedendo l’emissione di assegni circolari di piccolo taglio anche di importi inferiori alle 500 lire.
Avendo la Magistratura ravvisato nella loro emissione un illecito penale e amministrativo ne dispose il loro sequestro, ma dopo lunghe e accurate indagini si accertò l’inesistenza del reato di truffa ed essi tornarono a circolare quale “surrogato” di moneta spicciola.
Oltre che evitare rallentamenti nella circolazione monetaria, i mini-assegni costituirono un grosso business per le Banche che lucrarono notevoli benefici derivanti sia dall’utilizzo delle somme depositate a fronte degli assegni emessi (reinvestendole nel credito alla clientela al 5%), sia dalla distruzione o dalla mancata richiesta di incasso dei mini-assegni (nessuno ne chiedeva il rimborso altrimenti sarebbe venuto meno lo scopo di sostituire lo spicciolo mancante).
All’atto del suddetto sequestro si manifestò immediatamente l’interesse del collezionismo che continuò anche dopo il dissequestro, ma che si è affievolito in questi ultimi anni, salvo che per alcuni appassionati collezionisti numismatici che vedono nei predetti mini-assegni una “moneta di necessità”.
Ma riferendomi al titolo del presente articolo, si può costatare come anche per tali mezzi di pagamento riemerge il carattere del popolo italiano pregno di religiosità e di devozionismo, evidenziato dalla presenza su di essi di immagini di Santi e di Chiese, quasi a voler rassicurare la liceità della loro circolazione, mèmori del brocardo medievale: “il denaro è lo sterco del diavolo”, con buona pace degli utilizzatori e, soprattutto, degli Istituti Bancari!. Eccone alcuni esempi:

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NOTIZIE DAL MONDO


CUBA: NEL MESSAGGIO DI NATALE I VESCOVI CUBANI ANTICIPANO GLI AVVENIMENTI DEL 2008



La Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba (COCC) nel suo messaggio di Natale preannuncia gli avvenimenti cruciali del 2008: si parte dalla commemorazione per il decennale della visita pastorale di Giovanni Paolo II, seguita dalle commemorazioni per i 400 anni dell’arrivo della Vergine della Carità del Rame fino alla celebrazione della beatificazione a Camagüey del Padre Olallo, religioso di San Giovanni di Dio.
“Per rafforzare la nostra speranza in questo decimo anniversario della indimenticabile visita di Papa Giovanni Paolo II a Cuba – rileva la Conferenza episcopale – il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto farsi presente tra noi nella persona del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità, che ha preannunciato la sua visita per il prossimo mese di febbraio. Questo sarà il primo degli eventi ecclesiali che marcherà l’anno pastorale della Chiesa in Cuba”.
E ancora “nell’anno 2008 cominceranno anche le celebrazioni per i 400 anni dell’arrivo nella Baia di Nipe della immagine della Vergine della Carità del Rame, Patrona di Cuba. Le celebrazioni consisteranno in un triennio preparatorio il cui culmine si avrà nel 2012 con l’Anno Giubilare”. (C.C.) /Radio Vaticana 17 dic.07)


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TORINO: 35.000 SANTINI NEL CENTRO “SALESIANI DON BOSCO” A VALDOCCO


Il Centro “Salesiani Don Bosco” a Valdocco in Torino dispone di una interessante Raccolta di Immaginette devozionali: superano le 35.000 unità e ricoprono un arco di tempo che va dal 1600 al 1900.
Ve ne sono di lavorate ad ago e forbice, in pergamena o su carta dipinta, in pizzo, di produzione francese, tedesca ed italiana.
Consistenti e svariati i tipi di immagini per Defunti, per Prime Comunioni e Cresime, per Comunioni pasquali, divise geograficamente e cronologicamente.


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20 NOVEMBRE 2007: DECEDUTO Mons.GERMANO ZACCHEO, VESCOVO DI CASALE MONFERRATO (AL)


Il 20 novembre u.s. mentre era in pellegrinaggio a Fatima, ci ha lasciato il vescovo di Alessandria Mons.Germano Zaccheo.
Il nostro Presidente, Gian Lodovico Masetti Zannini, per l’occasione ha trasmesso in Curia la seguente lettera:

Roma, 22 novembre 2007
Spett.le Diocesi di Casale Monferrato
C.a. Vicario Gen. Don Antonio Gennaro
Via Liutprando 1
15033 CASALE MONFERRATO AL


L’A.I.C.I.S. – Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre, fondata a Roma da Gennaro Angiolino nel 1983, si stringe ai familiari e alla Diocesi di Casale Monferrato in questo momento di profondo dolore per la scomparsa di Mons.Germano Zaccheo a Fatima.
Eleviamo lodi e suppliche per la Sua anima, perché goda prestissimo della visione beatifica della Trinità e si unisca ai santi del Cielo che sulla terra Lo hanno preceduto e ora Lo attendono.
«Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Luca 22, 27).
Mons. G.Zaccheo ha concretizzato con la sua vita di servizio il Suo Sì, al Signore Gesù servendo la Chiesa e i fratelli nel ministero.
La vita di un ministro della Chiesa, trova la sua più profonda verità, realizza in pienezza la sua vocazione e testimonia in modo splendido la sua autenticità nella misura in cui viene spesa a servizio della causa del Vangelo. E Mons. Germano ha concretizzato ciò!
Egli è mancato proprio a Fatima, città di Maria, luogo eminentemente mariano.
Mentre ringraziamo il Signore per il bene che questo caro Vescovo ha svolto, chiediamo alla Vergine di Fatima, Madre della speranza e della pace, di accompagnarlo in Paradiso.
E’ là il destino di noi tutti, è là che il caro mons.Zaccheo potrà contemplare in eterno il volto trasfigurato di Cristo, quel volto che egli ha saputo riconoscere ed onorare in tanti fratelli incontrati durante il suo pellegrinaggio terreno.
Tramutiamo il nostro sentito “grazie” a mons.Germano con ferventi preghiere.
Illustre Vicario Generale presento a Lei le condoglianze mie personali, del Consiglio Direttivo e di tutta l’Associazione.


Firmato: Gian Lodovico Masetti Zannini
Presidente


Il personale ricordo di Mons.Zaccheo* tracciato dal nostro socio ROBERTO DE SANTIS di Alessandria.


Con molto dispiacere in diocesi, ad Alessandria, il 20 novembre u.s. è giunta la notizia della scomparsa, improvvisa, del vescovo della vicina diocesi di Casale Monferrato. Incredulità e sgomento presso la sede OFTAL – Opera federativa trasporto ammalati a Lourdes che nel Vescovo Germano vedeva una colonna portante. E’ proprio attraverso l’OFTAL, di cui sono barelliere, che ho avuto la fortuna di conoscere meglio il Pastore buono e padre premuroso della diocesi di Sant’Evasio, vicina alla mia di Alessandria.
In più occasioni ho avuto la fortuna di incontrarlo e in più occasioni egli ha potuto esprimermi il Suo apprezzamento per piccole iniziative volte alla valorizzazione della piccola iconografia devozionale, i nostri "santini". Ho avuto la fortuna di averlo avuto più volte fra i visitatori delle piccole esposizioni che ho avuto il piacere di realizzare nell’Alessandrino e nel Monferrato negli ultimi anni, volte alla diffusione del Vangelo attraverso quelli che, come ben sappiamo noi cultori, Sant'Ignazio definiva "la Bibbia dei poveri".
L'ho incontrato ad Oropa, l’ultima volta, il 15 settembre u.s., mentre accompagnavo verso il saccello un ragazzo diversamente abile: la Sua affabilità con gli ammalati mi ha sempre stupito... le Sue carezze non erano benedizioni di rito o dovute dall'autorità ma sempre sinceri e premurosi segni d'affetto.
Ci ha lasciato alla vigilia di un anno speciale, un anno mariano da lui indetto, proprio per ricordare il 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes. E nella Sua ultima lettera alla diocesi, ben si riassume la Sua devozione e il Suo zelo pastorale: il ritornare con forza all’immagine materna di Maria, il richiamo all’impegno di fede nelle famiglie e l’incoraggiamento alla partecipazione dei laici, l’appello - con l’amore di sempre - ai giovani chiamandoli al pellegrinaggio a Lourdes nel prossimo giugno, il paterno rivolgersi ai sacerdoti ed alle religiose nella memoria del suo anniversario di ordinazione presbiterale. Il tutto pervaso da una intensità di fede e di totale dedizione alla sua Chiesa, al suo popolo casalese e monferrino, che trovano poi un’altissima esplicazione nella Lettera Pastorale “Maria ci precede”: l’atto culminante del suo ministero episcopale ed insieme un accorato segno d’amore per la Madre Santissima che ci precede nel Regno “ lungo il sentiero che sale, oltre le tappe, verso la meta che ci addita”. Ebbene, mons. Germano è giunto alla meta; è giunto a Maria attraverso Fatima, recitando con fede e amore per la Sua Diocesi e non solo, quel Rosario che fino all’ultimo suo respiro egli ha tenuto tra le mani, indicandocelo come “buon messaggero” di Maria, “e farà poi Lei il resto di cui noi non siamo capaci”.

ROBERTO DE SANTIS

* Mons.Germano Zaccheo (Cannobio, 16 agosto 1934 – Fatima, 20 novembre 2007) viene ordinato sacerdote il 29.6.1958, Rettore del Seminario diocesano di Novara nel 1969, Vicario episcopale per i Laici nel 1974 e Vicario Generale della Diocesi di Novara dal 1987. E' poi nominato vescovo della Diocesi di Casale Monferrato il 3 giugno 1995. Incarichi ricoperti: membro della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace; presidente del Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica. Fino al 2005 ha fatto parte della Commissione Episcopale per la Cultura e le comunicazioni sociali della CEI.


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