Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Circolare mensile, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

 

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo da versare sul conto corrente postale nr. 39389069 dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per la sola iscrizione all’Associazione, mentre la quota annuale 2008 è di euro 25,00 per le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni e gli Enti.

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.

Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it

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NOTIZIARIO MARZO- APRILE 2008

 

 


 


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VITA ASSOCIATIVA

 

IL COMPIACIMENTO DEGLI ASSOCIATI PER IL PRIMO NOTIZIARIO AICIS IN OFFSET



Il Consiglio Direttivo ringrazia i soci che hanno telefonato in redazione per esprimere il loro compiacimento e la loro gioia per il dono di un Notiziario associativo che da gennaio 2008 (25° anniversario di fondazione dell’AICIS) giunge nelle loro case sotto forma di una piccola rivista stampata in offset e con copertina a colori.

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DISTINTIVO AICIS - ALLEGATO AL PRESENTE NOTIZIARIO


In confezione speciale alleghiamo al presente Notiziario il distintivo dell’Associazione. E’ una iniziativa presa nell’ambito delle celebrazioni del 25° anniversario di fondazione dell’AICIS. Il distintivo è in ottone dorato lucido e con il retro a ‘bottone americano’ che fornisce ampia sicurezza in caso di strappo.
Siamo certi di venire incontro al desiderio più volte espresso da molti soci che si sentono orgogliosi di far parte di questa associazione.


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DON VITO PAGLIALONGA

Alla notizia della morte di Padre Vito Paglialonga il Presidente AICIS, Dr.Gian Lodovico Masetti Zannini ha diramato subito l’unita lettera ai soci in possesso di indirizzo telematico e la stessa lettera è stata allegata al Notiziario nr.287 ormai già stampato.

Roma 16 gennaio 2008
Caro Associato,
il nostro Padre Lucio Migliaccio, OMD, ci ha comunicato che ieri sera è volato al cielo l’anima bella di Padre VITO PAGLIALONGA, OMD, Assistente Spirituale dell’A.I.C.I.S. dal gennaio 2006.
“Farai ciò che è giusto ai miei occhi” (Dt 6, 18), ha detto un giorno il Signore a Mosè. Anche Padre Vito, con l’aiuto dello Spirito, ha costruito e ci lascia in eredità una vita fondata su ciò che è giusto agli occhi di Dio. Ha creduto nella parola e ne ha esperimentato il potere crocifiggente e pasquale nelle vicende ministeriali per il suo sacerdozio, lavorative, sociali, morali e, in ultimo, nel suo consumarsi fisicamente.
Egli è stato veramente un uomo giusto che oggi riceve il premio.
Ci ricorda la sapienza di Dio che “La strada sulla quale i giusti hanno camminato sulla terra è già la luce dell’alba di un nuovo giorno” (Pr 4,18).
E noi oggi, al cospetto di Padre Vito, vediamo questo nuovo sole sorgere ed è già profumo di Paradiso, odore di vita eterna.
Il tuo ricordo, carissimo Padre e amico nostro che hai completato la corsa ed oggi consegui il premio sperato, sarà in mezzo a noi come “l’albero della vita” piantato dal giusto. “le cui foglie sempre verdeggiano e le cui radici mai saranno smosse”. (Pr 11,28 e 12,3).
Riposa in pace, amico carissimo di Dio e nostro, e per la comunione dei Santi che da oggi ci legherà ottieni ai tuoi cari e a tutti noi la “nostalgia del cielo”, dove presto ci ricongiungeremo per cantare senza fine le lodi all’Altissimo e il canto nuovo dei redenti.
Cari associati rimaniamo uniti nella preghiera per l’anima di Padre Vito che, a sua volta, dal cielo pregherà per ciascuno di noi e per la nostra Associazione.

GIAN LODOVICO MASETTI ZANNINI


Lettera del Padre Generale, Padre Francesco Petrillo, omd

"Pasqua di Padre Vito Paglialonga"
17 gennaio 2008
Carissimi confratelli, parenti ed amici del Padre Vito,
dall’India dove mi trovo attualmente per la visita alle nostre missioni e l’incontro internazionale dei formatori OMD, mi unisco alla vostra preghiera e al suffragio per il nostro carissimo fratello P. Vito Paglialonga che il Signore ha chiamato a se nella serata del 15 gennaio.
Il Rettore della comunità del Sacro Cuore di Gallipoli mi ha raccontato delle ultime ore trascorse nella preghiera e nella compagnia dei confratelli e parenti.
Il suo transito e’ stato pieno di consapevole speranza e di cristiana certezza, così, come del resto, era trascorsa la sua intera esistenza terrena.
Padre Vito amava la vita, gustava delle gioie dell’amicizia, del contatto semplice e rispettoso delle persone, della battuta franca e del sorriso sempre donato.
Aveva l’animo di un bambino che sapeva ancora stupirsi e meravigliarsi per il dono sempre nuovo di una giornata, di un incontro, di un avvenimento, di un quadro da dipingere, di una parola.
“Se non diventerete come bambini, ci dice Gesù, non entrerete nel regno dei cieli”...
Sia che preparasse il presepe o che dovesse affrontare il dolore fisico, sia che narrasse gli aneddoti della sua vita di giovane religioso, del periodo della guerra, di prete inquieto per aprire strade anche inedite di apostolato, di generoso missionario in Francia, sia che giocasse con le parole i cui equivoci significati lo facevano ridere come un fanciullo, ti contagiava con il suo ottimismo, con la sua carica di fede concreta e la forza che lo caratterizzava.
Il suo dono naturale era sostenuto da una fede solida e virile, ma sempre tenera come l’abbraccio di Dio e abbandonata, come quella di un bambino tra le braccia della madre.
Una fede profonda che gli faceva accettare tutto, bastandogli, come diceva spesso, che il buon Dio gliele “mandasse a rate”. E così era. Ad un problema fisico ne seguiva un altro. E lui era lì ad offrire e consacrare tutto.
Quante volte mi diceva anche per chi o per quale intenzione pagava quella “rata”.
Anche l’ultima fase della sua malattia aveva un destinatario, a me noto, per cui la stava offrendo.
La preghiera comunitaria e personale lo alimentavano quotidianamente.
L’Eucarestia sempre degnamente celebrata, con le sue omelie profonde e intrise di respiro biblico; la Via crucis praticata ogni giorno, il rosario, il digiuno il venerdì erano la trama di un affetto vero a Cristo e di una memoria di fede coerentemente espressa che diventava poi carità gioiosa nel contatto con chi lo avvicinava.
Accogliente e trasparente creava subito il clima per un’intesa vivace, ma sempre in sintonia con il Vangelo. Per questo erano soprattutto i giovani ad amarlo, a cercarne la compagnia, la parola incoraggiante, il consiglio illuminato, la disponibilità generosa. Ora padre Vito ci sorride dalla casa del Padre dove senz’altro vi e’ entrato per rallegrare e compiacere il cuore di Dio di cui era piena la sua vita e di cui a piene mani ne ha diffuso la gioiosa certezza che esser suoi figli e’ quanto di più bello ed esaltante ci possa accadere.
La grande speranza appunto che da coraggio al debole e forza ai piccoli del regno, di cui Padre Vito e’ stato uno splendido esempio.
Lo accompagnino in questo ingresso nella gioia piena la Madonna e San Giovanni Leonardi che venerava con filiale affetto e da li, ne siamo sicuri, continuerà a offrire le sue “rate” per il bene dell’Ordine e di quanti lo hanno amato su questa terra.
Arrivederci Padre Vito e prega per noi.
P. Francesco Petrillo
Rettore Generale OMD

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ASSISTENTE ECCLESIASTICO: PADRE LUCIO MIGLIACCIO, OMD


Il Consiglio Direttivo, a seguito della morte del compianto Padre Vito Paglialonga, omd, ha chiesto a Padre Lucio Migliaccio, omd, già 1° Assistente ecclesiastico fondatore AICIS (1983) e socio onorario, la disponibilità, impegni permettendo, di ricoprire di nuovo l’incarico di Assistente ecclesiastico. Avendo Padre Lucio accettato, e di questo lo ringraziamo, e il Consiglio Direttivo confermato la carica nel Consiglio del 5 febbraio scorso, ne diamo comunicazione ufficiale agli associati.


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BOLLETTINO POSTALE PER INVIO QUOTA SOCIALE 2008: 25.00 EURO


Invitiamo i soci che non avessero ancora versato la quota 2008 (euro 25,00) a provvedere entro marzo. Sul bollettino postale allegato al Notiziario nr.287, era stato volutamente omesso l’importo per favorire quei tanti soci che in questa circostanza arrotondano il versamento con un’offerta personale, utile all’attività associativa.
Nota - Ai pochi soci, soprattutto dall’estero, che utilizzano, il bonifico bancario per il pagamento della quota AICIS, comunichiamo che dal 1° gennaio 2008 il Codice IBAN, già utilizzato per i bonifici esteri, è ora obbligatorio anche per i bonifici nazionali...

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TESSERA 2008: DISTRIBUZIONE AI SOCI CON NOTIZIARIO DI MARZO


Iniziamo con questo numero di Circolare la distribuzione della Tessera 2008 tenendo conto dei versamenti partecipati alla Segreteria AICIS dall’Ente Poste.
I soci, pertanto, che hanno versato la quota dopo il 15 febbraio riceveranno la Tessera con il Notiziario nr.289 di Maggio-Giugno.

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UN SANTO PROTETTORE PER IL 2008, NELLA TRADIZIONE DI S.GIOVANNI LEONARDI


Anche quest’anno, il 1 gennaio, festa della Madre di Dio, solennità del titolo dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, fondato da San Giovanni Leonardi nel 1574, in tutte le comunità OMD si è rinnovata la tradizionale consegna di un santino quale affidamento al Santo protettore in esso rappresentato, di tutto il nuovo anno.
Una tradizione questa che il Leonardi ha mutuato dal vissuto dei Padri Domenicani.
Padre TOMMASO GRASSO, OMD, Parroco di S. Maria in Campitelli, ci ha fatto visita il 9 gennaio u.s. durante la riunione Aicis, ed ha portato l’augurio suo personale, dell’Ordine e della Parrocchia. Grazie di cuore Padre Tommaso!
In tale circostanza, visti i tanti santini sul tavolo, ci ha invitato a ripetere la bellissima tradizione voluta il 1 gennaio da San Giovanni Leonardi. E così, ciascun socio presente ha scelto, ad occhi chiusi, una immaginetta dal tavolo, con l’impegno di approfondire e imitare il santo casualmente scelto, e raccomandarsi a lui per una sana crescita fisica,economica, soprattutto spirituale.


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13 MARZO 2008:SANTA MESSA PER I SOCI PADRE VITO, DON ROBERTO E SERGIO DELMIRANI


Si comunica che il 13 marzo, alle ore 18,30 verrà celebrata in Roma, nella Basilica di S.Antonio in Via Merulana 124, una s. Messa di suffragio per le anime di tre nostri soci: Padre Vito Paglialonga, Sergio Delmirani e Don Roberto D’Angelo.

1- PADRE VITO PAGLIALONGA, O.M.D. (15.1.2008)
Padre Lucio Migliaccio, socio onorario AICIS, il mattino del 16 gennaio u.s. ha comunicato al Consiglio Direttivo la triste notizia che la sera prima alle 22,30, dopo una lunga e sofferta malattia, si era spento nella propria Comunità OMD di Gallipoli (Lecce), P. Vito Paglialonga, nostro Assistente Ecclesiastico dal gennaio 2006.
L’Eucaristia di suffragio è stata presieduta il 17 gennaio da S. E.Mons. Domenico Caliandro Vescovo di Nardò-Gallipoli, nella Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù.
Padre Vito ha svolto il suo ministero pastorale come parroco per diversi anni in questa chiesa locale. A lungo ha servito la Mission Catolique di Toulon in Francia per gli emigrati italiani. Ha partecipato al cordoglio il Rev.mo P. Generale, Padre Francesco Petrillo OMD dall’India, dove era in visita pastorale, e tutti i confratelli delle comunità dell’Ordine.
Il nostro Presidente Gian Lodovico Masetti Zannini ha trasmesso la notizia per e-mail il 16 gennaio, a tutti i soci in possesso di indirizzo telematico.

"Caro ed indimenticabile Padre Vito, mentre continuiamo a pregare per te, con la liturgia della Chiesa vogliamo dirti in coro: "In Paradisum deducant te Angeli...", "In Paradiso ti accompagnino gli Angeli, al tuo arrivo ti accolgano i Martiri e ti conducano nella santa Gerusalemme”.

2- Diacono SERGIO DELMIRANI (17.9.2007)
Il 17.9.2007 è deceduto a Luserna San Giovanni il socio Sergio Delmirani. Nato a Torino nel 1942, insegnante, Vigile urbano e impiegato presso l’Ufficio d’Igiene di Torino, sposa Maria Rita nel 1964. Dal matrimonio nascono due figli. Partecipa a Corsi biblici prima, quindi con la moglie si occupa dei Corsi di preparazione al Matrimonio nella parrocchia del Buon Pastore di Torino. Il 21.9.1980 viene ordinato diacono permanente dal Cardinale Ballestrero nel Duomo di Torino.
Trasferitosi con la famiglia a Luserna San Giovanni nella parrocchia S.Cuore, svolge qui il suo ministero soprattutto nel settore famiglia, dando tutto se stesso, senza mai mettersi in luce. Sergio, uomo di Dio, con le parole e l’esempio trasmette la vicinanza di Dio e il suo amore.
La Comunità scrive di lui che “è stato un lavoratore, un marito, un papà, un diacono, un nonno, un pensionato: tutti questi impegni e condizioni di vita, in cui si è via via precisata la sua vocazione cristiana, si sostenevano e si arricchivano reciprocamente; creavano uno stile di comportamento animato dalla scelta di testimoniare Cristo; e per testimoniare Cristo si avvicinava con un cuore di fratello a tutte le persone che incontrava. Sergio ha proclamato il Vangelo dall’ambone, come il diacono ha il compito di fare; lo ha commentato nelle Liturgie della Parola (quando l’assenza di Don Aldo lo richiedeva) con omelie ben preparate e appassionate; e contemporaneamente ha annunciato il Vangelo nella quotidianità, camminando per le strade e per le piazze di Lucerna, conversando con affabilità, scambiando un saluto e dando una parola di incoraggiamento”.
Il 19 settembre presiede i funerali il vescovo di Pinerolo S.Ecc.Mons.Pier Giorgio Debernardi che tra l’altro dice: “Dobbiamo essere molto grati al diacono Sergio Delmirani per il generoso servizio in diverse attività pastorali diocesane e, in particolare, nella sua parrocchia “Sacro Cuore” in Lucerna.
Tutti siamo testimoni del suo grande amore alla Chiesa e della sua spiccata sensibilità che lo portava a mettersi vicino alle persone per ascoltare e offrire loro aiuto e incoraggiamento; era un uomo di fede che, pur in mezzo a difficoltà, sapeva vedere i lati positivi degli avvenimenti. Con questo spirito costruttivo ha lavorato per preparare i giovani al matrimonio e si è impegnato in campo ecumenico per rendere più fraterne le relazioni tra persone appartenenti a Confessioni diverse. Anche nel momento della sofferenza ha saputo leggere il dolore alla luce della Pasqua e vivere il suo “Esodo” in atteggiamento di abbandono e di speranza. In particolare il libro dell’Apocalisse è stato il nutrimento che l’ha sostenuto nel capire ogni giorno la volontà del Signore, indagando nei segni e nei simboli di questo il libro difficile, il cammino della vita che, attraverso la grande tribolazione, porta alla festa di nozze senza fine. La sua fraternità e amicizia, ci siano di sostegno per vivere il nostro ministero con la certezza che il Signore ama “chi dona con gioia”.
Vogliamo esprimere alla moglie ed ai figli la nostra affettuosa vicinanza, certi che egli, vivente in Gesù Risorto, ci è vicino e ci incoraggia”.
Cari associati AICIS preghiamo per Sergio per celebrare il suo “dies natalis”, la sua nascita al Cielo. Ora lì ci assiste un nuovo grande nuovo protettore.

3- DON ROBERTO D’ANGELO (ottobre 2007)
Abbiamo avuto notizia che ai primi di ottobre 2007 è venuto a mancare il socio Don Roberto D’Angelo di Serramonacesca (Pescara)
Alcuni soci con cui Don Roberto è stato in contatto lo ricordano con molto affetto e avvertono quel vuoto che stringe il cuore alla notizia della scomparsa di una persona cara. Al momento, non abbiamo ricevuto alcuna foto né una commemorazione di questa bella figura di sacerdote, vissuto con il Signore e per il Signore attraverso le anime a lui affidate dalla cura pastorale.
Ecco un breve ricordo del Vice Presidente R. Manfè:

“Dal 2003 non ho avuto molti contatti con Don Roberto. Ma quando da Villa Scorciosa di Fossacesia (Chieti) è passato alla parrocchia di Serramonacesca in provincia di Pescara, mi ha chiamato telefonicamente in Segreteria per comunicarmi la variazione di indirizzo e poter ricevere la nostra Circolare Informativa al nuovo recapito.
In tale circostanza, abbiamo parlato a lungo e di molti argomenti. E’ stata proprio questa circostanza che mi ha fatto scoprire e apprezzare la sua grande personalità, la sua visione della vita e la sua preparazione di Pastore e Ministro di Dio.
Mi ha colpito un concetto in particolare: “Noi tutti ci mettiamo ai piedi di Cristo, per essere servi di Cristo, per servire il Vangelo: L’essenza del cristianesimo è Cristo – non una dottrina, ma una persona, ed evangelizzare è guidare all’amicizia con Cristo – alla comunione d’amore con il Signore, che è la vera luce della nostra vita”.
Mi è sembrato il suo programma di sacerdote e servitore della Chiesa, del vero parroco buono, umile e vicino alla gente”.

Associati affidiamo il nostro fratello don Angelo all’infinita misericordia del Padre.
Il suo ministero non è passato invano. Esso, come il ministero di ogni sacerdote, si inserisce dentro all’evento misterioso e mirabile della "Traditio Ecclesiae", della Tradizione della Chiesa, questo fiume di verità e di grazia che ha la sua sorgente in Cri sto, e porta la vita ad ogni generazione.
Caro Don Angelo tutti noi preghiamo ora per te e ti ricordiamo presso il trono dell’Altissimo perché tu possa godere presto della Sua visione beatifica.


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IL 30 APRILE SARA' COLLOCATA LA STATUA DI SAN GIOVANNI LEONARDI NELL'ABSIDE DELLA BASILICA VATICANA


Nello scorso dicembre, il P. Generale dell’Ordine dei Chierici regolari della Madre di Dio, Padre Francesco Petrillo, ha incontrato il Cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica vaticana, ricevendo la notizia che il Santo Padre benedirà la statua di San Giovanni Leonardi posta nell’abside della basilica Vaticana durante l’udienza generale di mercoledì 30 aprile 2008.
L’evento sarà preludio alle celebrazioni giubilari del IV centenario della morte del Santo di Luca (ottobre 1609-2009) e cadrà nel 70° anniversario della canonizzazione avvenuta il 17 aprile del 1938...

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NUOVO NUMERO TELEFONICO DELL’A.I.C.I.S.


Dal 1° gennaio il nuovo numero telefonico dell’A.I.C.I.S. è il 388-6938.777.

 

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FONDO SOCIALE: ATTENERSI ALLA NORMATIVA STABILITA PER LE RICHIESTE


Si invitano i soci che desiderano accedere con apposita richiesta al fondo sociale, (che è e rimane gratuito), di attenersi alle disposizioni stabilite.
Alcuni soci trasmettono la richiesta in Segreteria anziché al Consigliere Zucco, altri non allegano la busta preindirizzata e soprattutto non l’affrancano con 1,50 per la restituzione, altri non si attengono per le fasce A, B e C al quantitativo di immaginette massimo stabilito (i limiti sono specificati anche sul relativo modulo).
Trattandosi di alcune centinaia di richieste che pervengono…attenersi a quanto stabilito aiuta chi si presta a svolgere tale servizio, a servirvi meglio e con maggiore celerità. L’affrancatura della busta di restituzione dei santini non è compresa nella quota sociale annuale, ma è a carico dei singoli soci che richiedono le immaginette.

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OBBLIGO DI COMUNICARE IN SEGRETERIA LE VARIAZIONI DI RECAPITO


I soci al momento dell’iscrizione comunicano in Segreteria i propri dati compresi quelli di recapito postale, telefonico e telematico (e-mail). Capita spesso che a fronte di variazioni di tale recapito non si provvede da parte di alcuni associati di fornire all’AICIS le dovute comunicazioni per la rettifica dei dati di Segreteria.
Invitiamo quanto hanno variato qualche loro dato a scrivere tempestivamente a:
Renzo Manfè – Segreteria AICIS – Via Merulana 137/a -00185 Roma RM.

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MOSTRE

 

ORTONA (CH), SETTEMBRE 2007 – MOSTRA: I TESORI STORICI E ARTISTICI DELLA CATTEDRALE DI SAN TOMMASO


Nell’atrio della Biblioteca Diocesana in largo Riccardi a Ortona, l’Associazione ortonese di storia patria ha organizzato una mostra fotografica e documentaria dal titolo “I tesori storici e artistici della Cattedrale di San Tommaso”.
L’evento espositivo ricorda il 750° anniversario dell’arrivo in Ortona da Chio, nel mare Egeo, delle Ossa e del la lapide tombale dell’Apostolo Tommaso, avvenuto il 6 settembre 1258: le reliquie furono trafugate da marinai ortonesi che, sotto la guida del capitano Leone degli Acciaiuoli, partecipavano a una spedizione navale di Manfredi, principe di Taranto, nel mare Mediterraneo.
La mostra persegue l’obiettivo di diffondere la conoscenza dei reperti storici ed artistici ancora presenti nella Cattedrale, la cui origine risale all’epoca paleocristiana, dopo le trasformazioni, i danni e le distruzioni provocate da terremoti, incendi e guerre (anche nel 1943 la chiesa riportò ingenti danni), con una storia della durata di oltre 1500 anni.
In un pannello della mostra ho avuto la sorpresa di trovare una quantità di immaginette, tutte di San Tommaso, raccolte dal Reverendo Dino Pacaccio.
Sono quasi tutte vere fotografie del busto d’argento del Santo conservato nella Cattedrale (vedi figura a sinistra), in differenti versioni, colore in scala di grigi e nero oppure blu o marrone; alcune hanno didascalie riferite al comitato festeggiamenti della ricorrenza del 6 settembre 1258 nel 700° anniversario (1958); altre sono stampate nell’anno santo 1974.
Il pannello è arricchito anche da fogli completi di francobolli del 1958 con S.Tommaso e del 1964, anno del XXXVIII Congresso Eucaristico Internazionale che si svolse in India.
Una delle immaginette, in bianco e nero, è una stampa molto nitida e contrastata e produce un effetto ottico, come illustrato nella didascalia: se, dopo averla osservata a lungo con gli occhi fermi, si volge lo sguardo sulla parete bianca, si ha l’impressione di vedere apparire San Tommaso, per la persistenza dell’immagine sulla retina.

MARIA GABRIELLA ALESSANDRONI

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BASSANO DEL GRAPPA (VI), 15 settembre 2007-20 gennaio 2008


Mostra
“I SANTI DEI REMONDINI.
Immagini devozionali della famiglia di stampatori attiva a Bassano del Grappa
dalla metà del ‘600 all’800”.

Il prof. Carluccio FRISON di Massa Finalese (MO) dopo la visita alla mostra dei Remondini ci ha trasmesso alcune riflessioni a margine del la mostra bassanese.
Nello scorso mese di gennaio, si è conclusa a Bassano del Grappa la mostra I Santi dei Remondini che si è ivi tenuta a partire dal 15 settembre 2007, presso il Museo Remondini, a Palazzo Sturm.
In un percorso affascinante, che meritava di essere attentamente visitato in tutta la sua complessità, è stata presentata una ricca campionatura dell’iconografia di Santi e raffigurazioni religiose stampate e commercializzate in tutto il mondo da questa straordinaria famiglia di stampatori bassanesi, i Remondini appunto, che furono attivi dalla seconda metà del seicento, per circa due secoli, fino al 1861, tanto da giungere a caratterizzarsi come la maggiore casa editrice operante in Italia ed una delle più importanti in Europa.
Dalla loro bottega bassanese iniziò la meravigliosa vicenda di un’innumerevole serie di stampe popolari: figure di animali, giochi, vedute di città… Tra queste è indubbio che primeggiavano le immaginette devozionali: queste e quelle venivano diffuse tramite una capillare rete di commercio ambulante.
Erano veri e propri venditori girovaghi, dall’aspetto singolarmente caratteristico, come la mostra ha ben messo in evidenza, sovente organizzati in piccole compagnie di tre o quattro persone che si impegnarono a viaggiare ovunque “in Europa, in Asia e nelle Americhe, via, via, lungo le strade della pianura, per i sentieri dei monti, per tutto il mondo, quant’era vasto allora, ed al di là dei monti, al di là del mare, al di là degli oceani”.
E soprattutto le stampe popolari, ma non solo, contrassegnarono la secolare produzione grafica dei Remondini. Si trattava per lo più di stampe sacre: Cristi, Madonne, Santi riprodotti in ogni formato, dal foglio di grandi dimensioni al più classico santino abbellito da vivaci colori, composto nei cosiddetti “fogli da ritaglio” da 4, 8, 16, 36, o più soggetti ancora
E che quello sacro rappresentasse il campo di produzione più fortunato tra i tanti praticati dai Remondini ci è chiaramente indicato dalla decisione di scegliere proprio quello dei Santi - I Santi dei Remondini, da cui il titolo della mostra - come tema per far esordire il nuovo Museo, dove saranno proposte altre puntate sulla vasta produzione della stamperia bassanese.
D’altronde, negli stessi cataloghi dell’editore ci viene offerto un vasto assortimento di formati, 810 rami rappresentanti “Crocifissi, Beate Vergini, sante e santi più celebri che si venerano in America, Spagna, Portogallo, Germania, Italia, Ungheria, Polonia, Transilvania, Bosnia, Carintia, Moscovia, Grecia ecc. a cui bisogna aggiungere tutti gli altri formati delle stampe in rame… fino ai formati più piccoli dei santi, quelli da officio e quelli da breviario (diverse centinaia)”.
Il repertorio che veniva presentato in mostra comprendeva diverse raffigurazioni di Santi, e Sante ovviamente, con particolare riferimenti ai taumaturghi, per esempio i patroni invocati contro le calamità naturali, i protettori di determinate categorie di lavoratori o di particolari località: San Antonio Abate, San Giuseppe, Sant’Antonio da Padova, San Cristoforo, San Martino, San Rocco, Santa Barbara, Santa Caterina, Santa Tecla...
Oppure Santi, per l’epoca, di più recente canonizzazione come San Carlo Borromeo, San Luigi Gonzaga, Sant’Ignazio da Loyola, San Gaetano da Thiene…
L’elenco completo delle opere esposte è riportato in calce al piccolo catalogo di pagine 47, a cura di Giuliana Ericani” edito dal Comune di Bassano del Grappa, che propone anche tre interessanti contributi: della stessa Ericani (I Santi dei Remondini. Genesi e modelli), di Alberto Milano (“L’assortimento vastissimo” di stampe sacre) e di Elisabetta Gulli Grigioni (Stampe remondiniane a soggetto religioso. Approfondimenti e confronti), la cui lettura sarà indubbiamente ricca di informazioni e di stimoli preziosi.
Unico neo, almeno per un collezionista-cultore di immaginette sacre, quale potrei essere io, è il non aver accompagnato l’elenco da una puntuale riproduzione iconografica, che poteva porsi come un primo inizio a un tentativo di confronto per chi volesse tentare una ricerca-raccolta collezionistica dell’ampia, vastissima produzione dei Remondini.

CARLUCCIO FRISON

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La prof.ssa Elisabetta Gulli Grigioni risponde ad alcune domande del vicepresidente Renzo Manfè.
D.- Le stampe remondiniane come si collocano nel XXI secolo?
R.-Si collocano come una fonte insostituibile per chiunque voglia operare nel campo della cultura figurativa.
Per chi colleziona stampe o, come nel nostro caso santini, è imprescindibile un contatto con il Museo Remondini di Bassano del Grappa recentemente inaugurato: visita personale nella caratteristica e accogliente cittadina e consuetudine di consultazione delle pubblicazioni le cui immagini possono fornire un confronto utilissimo alla catalogazione e all'interpretazione dei propri esemplari, soprattutto per quei collezionisti selettivi che si orientano a produzioni europee settecentesche.
La produzione remondiniana può essere considerata un'enciclopedia settecentesca dell'immagine, un "assortimento vastissimo" come è detto nel saggio di Alberto Milano che da molti anni è impegnato nella collezione e nello studio di molteplici tipi di produzioni a stampa .
D.-Le collezioni remondiniane costituiscono una base di cultura antropologica per il settore delle immaginette sacre di produzione europea?
R.-Il saggio di Giuliana Ericani, direttore del museo, offre indicazioni importanti per eventuali approcci antropologici ai materiali remondiniani: genesi, modelli, strutture aziendali e commerciali.
La sostanza antropologica dei materiali figurativi remondiniani è infatti duplice. Per quanto riguarda i modi dell'operare (artisti, soggetti, temi decorativi, tecniche, stamperie, eventuali operazioni sulle stampe) si apre un vasto spazio di indagine in cui l'esperto culturale può essere affiancato dal sociologo e dall'antropologo.
Altrettanto dicasi per le attività di diffusione dei prodotti stampati in territori europei ed extraeuropei per mezzo dei venditori ambulanti, i famosi Tesini, in un'organiz zazione complessa e capillare interessantissima dal punto di vista degli studi antropologici e sociologici.
Di questo tessuto culturale può avvantaggiarsi notevolmente il collezionista di immaginette devozionali.
D.-Il simbolo del cuore, tema da sempre a Lei molto caro, Le ha suggerito confronti o sviluppi di ricerche accostandosi alla produzione dei Remondini e alla loro dimensione europea?
R.-Il repertorio remondiniano a carattere religioso fa spesso riferimento all'iconografia cordiologica fornendo un assortimento esemplare di un soggetto figurativo, il cuore, che, sia che si tratti del cuore di Gesù, della Vergine o dei santi, sia che si tratti dei cuori dei devoti o di temi figurativi allegorici o simbolici, presenta sempre caratteristiche estetiche e archetipiche squisitamente euro pee. Quindi lo studio assiduo del repertorio mi ha consentito preziosi confronti.

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MILANO, 18 NOVEMBRE 007 - MOSTRA DI IMMAGINETTE SACRE DELLA DEVOZIONE POPOLARE


In Milano, presso la Cascina LINTERNO, Via Fratelli Zoia, 194, il 18 novembre u.s. è stata presentata una Mostra di Immaginette Sacre sul tema “La religiosità del mondo contadino“.
La Cascina, attuale sede dell’Associazione culturale “Amici della Cascina Linterno”– prototipo di un’antica “corte chiusa” lombarda con i suoi terreni agricoli originari che ancora conserva - bene si è ambientata a questa esposizione. Questa mostra si era posta un obiettivo tanto ambizioso quanto semplice ed insito in ognuno di noi: ricordare all’uomo moderno, attraverso l’iconografia di immaginette sacre, come la religiosità del mondo agricolo antico sia stata veicolo di trasmissione orale di segni concreti delle tradizioni cristiane legate ad una fede naturale nelle sue espressioni individuali e collettive. Per questo motivo, nel mese di Novembre, la Chiesa celebra la “Giornata di Ringraziamento del mondo agricolo”.
Questa religiosità è purtroppo, un patrimonio che sta ormai sempre più affievolendosi in una società fortemente condizionata dal benessere, dall’edonismo, dalla rapidità di cambiamenti e da una diffusa menta lità scientista. Caratteristiche, queste, che hanno portato a quel processo di secolarizzazione che riduce tutta la realtà alla dimensione puramente orizzontale, annullando così qualsiasi spazio per la fede e la religione. In questi anni stanno, infatti, scomparendo gradualmente quegli atteggiamenti di carità e di preghiera che scandivano la giornata del popolo contadino. L’augurio è stato che il visitatore si potesse immergere nei ricordi antichi suscitati dalle immaginette e potesse recuperare una piccola, anche se significativa, parte di un patrimonio che è fonte della storia della fede cristiana del popolo italiano e di tutta la civiltà europea.
A titolo informativo, la Cascina Linterno è anche un reperto storico perché risulta che sia stata la casa di campagna del grande poeta Francesco PETRARCA dove, nei suoi soggiorni milanesi, si rifugiava alla ricerca della quiete nella sua “ diletta solitudine”.

LORENZO PERRONE

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MONTECICCARDO (PS), 1 DICEMBRE 2007-6 GENNAIO 2008 . MOSTRA SU "SANTI, SANTINI, SANTONI"


Con la promozione del Comune, a Monteciccardo (PU) in Via del Conventino, 3, Giandomenico Semeraro ha curato in loco l’allestimento di una mostra di santini sul tema: “Santi, Santini, Santoni”.
Autori dell’esposizione, che è stata aperta al pubblico dal 1° dicembre 2007 al 6 gennaio u.s., sono stati Joseph Beuys, Claudio Costa, Carlo De Meo, Gabriele Giorgi, Piero Manzoni, Lorenzo Pezzattini, Giovanni Ragusa.

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LUCCA, 15 DICEMBRE 2007 - 6 GENNAIO 2008 - MOSTRA "IMAGO SANCTITATIS. MOSTRA ANTOLOGICA DI IMMAGINI DEVOZIONALI"


Si è svolta il 15 dicembre a Lucca, in Palazzo Ducale, sede dell’Amministrazione Provinciale, l’inaugurazione della mostra “Imago Sanctitatis. Mostra antologica di immagini devozionali” allestita all’interno della Chiesa dei Servi,e visitabile dal 15 dicembre al 6 gennaio 2008.
Voluta e realizzata dall’Associazione Culturale “Ponte”, che da anni si distingue per la sua attività di recupero e valorizzazione delle tradizioni della Piana lucchese, l’iniziativa offre una varietà di esemplari di immaginette sacre, che si differenziano sotto l’aspetto tipologico, cronologico, tematico.
L’attenzione dell’Associazione si è sempre rivolta ai vari aspetti del patrimonio culturale del territorio, di cui ha puntigliosamente raccolto testimonianze, manufatti, documenti, nell’intento di diffonderne i valori più alti, quale eredità per l’uomo di oggi; attraverso la conoscenza del passato, ci si arricchisce di cognizioni e consapevolezze, che alimentano un legame organico e sostanziale con la tradizione e i suoi valori.
Nella linea di questo interesse, si è voluto riproporre con un abbondante corredo documentario, i segni tangibili di una religiosità legata al vissuto, che si connota come memoria, conforto e patrocinio, specie nei momenti ciclici dell’esistenza.
Dopo i saluti del Presidente Baccelli, presentati dall’Assessore al Volontariato Cesaretti, il Sindaco Favilla ha evidenziato l’importanza di questa arte minore, espressione di autentico sentimento di religiosità popolare; il Vicario arcivescovile, Mons.Brugioni, ha auspicato che l’azione di recupero delle immaginette non sia solo collezionismo, ma avvenga nello spirito di un’adesione ai valori profondi del messaggio che l’ha ispirate.
L’Assessore di Piombino Fanetti, a testimonianza della collaborazione tra Piombino e Lucca per l’allestimento della mostra, rileva come l’evento sia frutto di una partecipazione e un’intesa importanti per la conoscenza di questa significativa documentazione, che suscita particolare interesse per via di alcuni punti di forza: la larga diffusione, la comunicabilità del messaggio religioso, e il tema del lavoro – affrontato nella mostra allestita a luglio di quest’anno, e qui in parte rappresentato -, evocativo della Sacra Famiglia, ma anche di un valore etico che si richiama alla Costituzione italiana (art. 4).
Dopo i saluti dell’avv. Del Carlo (Fondazione BML Lucca) e dell’ing.Giurlani (Fondazione CRL Lucca), ha preso la parola Sebastiano Micheli, rappresentante dell’Associazione Culturale Ponte, che ha esplicitato l’intento dell’iniziativa, nell’ambito di un progetto che ha per scopo lo studio e la valorizzazione del patrimonio culturale del territorio; a lui si sono aggiunte le voci di Manrico Testi (Centro Tradizioni Popolari), e Sergio Mura (CESVOT Lucca), per attestare il comune intento di recupero di questo significativo aspetto del vissuto, di cui tutti si è stati in qualche modo partecipi e testimoni.
La prof.ssa Borello ha, quindi, presentato una panoramica storico-tipologica della produzione tipografica delle immaginette sacre, accompagnando l’intervento con la presentazione in sala di pregevoli manufatti della sua collezione, che i partecipanti hanno potuto esaminare.
Poi la prof.ssa Colafranceschi ha introdotto un percorso visivo per mostrare alcune tipologie e simbologie delle immaginette devozionali, attraverso una sequenza di quadri tematici di soggetto sacro: immagini mariane, santorali, di Natività, Sacra Famiglia, Crocefisso, Bambino Gesù, Bambini della Passione.
Infine è intervenuto Claudio Fornai, referente della Biennale d’Arte Sacra piombinese, di cui la mostra ospita un settore tematico; Piombino e Lucca hanno oggi inaugurato un percorso in continuità collaborativa,sulla tematica - “Gesù e il mondo del lavoro”– della recente Biennale, tenutasi nel periodo luglio-agosto 07.
Ripercorrendo l’esperienza accumulata nelle nove edizioni pregresse, ha evidenziato il fatto che, grazie alla fiducia e disponibilità dei collezionisti, si è realizzato, volta per volta, un evento di richiamo e un’occasione di approfondimento culturale: a partire infatti da un nucleo tematico prestabilito, si sono esaminate direttamente le varie collezioni, per costituire una sequenza espositiva organica.
Si pensava che a lungo andare l’argomento stancasse, ma nel tempo si è consolidato un interesse ben preciso, dovuto all’occasione di approfondimento, e valorizzazione delle immaginette stesse, che trovavano così un inquadramento storico-tipologico; inoltre l’interesse è legato alla realizzazione del catalogo, strumento rappresentativo sia sul piano documentario che tecnico-iconografico.
Ed è auspicabile che tutto questo, fiducia, interesse, disponibilità, esperienza, collaborazione, partecipazione, continui a generare frutti, nella prospettiva di nuove qualificate realizzazioni.
Al termine degli interventi, Don Piero Ciardella, del Centro Diocesano per la Cultura, ha espresso le considerazioni conclusive; si è fatto portavoce innanzitutto di una impressione, ricavabile dai vari interlocutori, di condivisione nella volontà di recupero e valorizzazione di questa arte sacra, e in secondo luogo ha richiamato a una lettura più teologica e aderente agli aspetti dottrinali, così da inquadrare le immagini nel loro autentico contesto di fede.
Inoltre si ritiene che il materiale devozionale sia foriero di particolari cognizioni anche per gli aspetti antropologici, in quanto rivelatore di usi, costumi, domande e bisogni degli uomini del tempo.
A seguire, si è svolta la visita guidata alla Mostra, allestita nella sontuosa cornice della Chiesa dei Servi, recentemente restaurata.
Qui, 45 pannelli espositivi permettono di ammirare una selezione di cinquecento immaginette, che spaziano dal Seicento al Novecento; il percorso è suddiviso in 4 settori tematici: tecniche di stampa, il Natale, il Ciclo dell’Incarnazione, il lavoro, e temi di interesse locale (per futuri allestimenti). Nel periodo natalizio la mostra ha registrato un lusinghiero interesse, e una presenza costante di visitatori.
L’Associazione Ponte, che ne ha curato la progettazione, l’allestimento, e quindi l’accoglienza dei visitatori, ha saputo esprimere anche in questa occasione, la propria volontà di far conoscere e valorizzare le tradizioni culturali.
Ed ora, a compimento dell’iniziativa, sente il desiderio di ringraziare quanti hanno contribuito alla buona riuscita del progetto, a partire dal Centro Tradizioni Popolari della Provincia di Lucca, con cui la manifestazione è stata organizzata, e quindi alla Parrocchia di Capannori, ANSPI Capannori, Fraternità di Misericordia (Capannori), Confraternita dei Legnaioli (Lucca), Associazione Terzo Millennio, AICIS (Roma), Arcidiocesi di Lucca, Provincia di Lucca, Comune di Lucca, Comune di Piombino, CESVOT, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca; infine, i collezionisti che hanno messo a disposizione il loro materiale, e i volontari dell’Associazione che hanno assicurato l’apertura della Mostra.


STEFANIA COLAFRANCESCHI

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ROMA, 19 GENNAIO - 31 MARZO 2008 – MOSTRA DI IMMAGINETTE DEVOZIONALI "LE MADONNE DELLE CHIESE DI ROMA"


L’AFNIR “io collezionista” di Roma ha organizzato una mostra di santini all’interno della Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, in Via Giulia 262, (presso l’Arco Farnese) con il materiale di proprietà del socio UGO AMICI di Roma sul tema “Le Madonne delle Chiese di Roma” ed alcune Madonne Coronate della collezione di PATRIZIA FONTANA di Roma.
L’orario delle visite coincide con l’orario di aper tura della Chiesa: la domenica alle ore 18.
La chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte è uno dei più eccezionali complessi settecenteschi della città, anche per le particolari caratteristiche che presenta, oltre alla sua collocazione oltremodo suggestiva, all'estremità di via Giulia, accanto all'arco Farnese che costituisce da tempo immemorabile uno dei quadri più tipici di Roma.
La chiesa sorse su iniziativa della compagnia, poi arciconfraternita, dallo stesso nome, che aveva come scopo dare sepoltura ai "poveri"morti", trovati in campagna o annegati nel Tevere, senza identità o comunque che non potevano ricevere delle degne esequie da parte dei familiari.
La chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, costruita nel 1575 fu rielaborata completamente nel 1733 da Ferdinando Fuga che la disegnò su pianta ellittica. La facciata, a doppio timpano [con due teschi alati che costituiscono le mensole] è a due ordini di colonne scandite da pilastri e lesene. L'interno, con due cappelle per lato, è coperta da cupola ellittica. Alle pareti affreschi di Giovanni Lanfranco con 'S.Antonio Abate' e 'San Paolo di Tebe'.
Nella prima cappella a destra 'Sposalizio mistico di Santa Caterina' del XVI secolo.
Nella cappella maggiore 'Crocifissione' di Ciro Ferri. [1680] Nella seconda cappella a sinistra 'Santa Giuliana Falconieri riceve l'abito da San Filippo Benizi' di Pier Leone Ghezzi. [1740] Nella prima cappella a sinistra 'Riposo in Egitto' di Lorenzo Masucci.

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CATANIA, 25 GENNAIO - 4 MAGGIO 2008 – MOSTRA INTERNAZIONALE SU SANT'AGATA


Il 25 gennaio scorso si è aperta a Catania, la Mostra internazionale “Agata Santa: storia, arte, devozione”.
Oltre 250 opere d’arte tra dipinti, sculture, oggetti preziosi, documenti d’archivio, provenienti da 110 prestatori italiani e stranieri. Un’imponente mosaico a disposizione dei catanesi in tre sedi espositive principali e quindici chiese.
Il percorso va da circa la metà del Duecento (quasi mille anni dopo il martirio della Santa) sino alla seconda metà dell’Ottocento, con reperti archeologici di età paleocristiana, a testimonianza di quanto, attraverso i secoli, sia sempre stato particolarmente vivo l’interesse nei confronti di sant’Agata, fonte di ispirazione per molti maestri.
In mostra la Catania romana dove si svolsero i fatti, con le sue statue e i suoi resti archeologici, capolavori del III secolo; inoltre, opere di Borgognone, Sano di Pietro e Bernardino Luini, Jacopo Ligozzi, Caravaggio, Van Dyck, Tiepolo fino a Gustave Moreau, accompagnati dallo splendore degli ori e degli argenti che nei secoli grandi maestri crearono per onorare la Santa e costruirne il mito.
A completamento della mostra verranno esposte alcune sculture provenienti da chiese italiane. Un’opportunità unica per conoscere gli episodi della vita di Agata, il contesto storico e culturale in cui ha vissuto e la devozione che ha sempre accompagnato la sua figura di martire e santa e che documenta, inoltre, come la sua venerazione non sia esclusivamente catanese. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle ore 9 alle ore 20,00. Le principali sedi espositive sono il Museo Diocesano, (Via Etnea 8), la Chiesa di San Francesco Borgia, (Via dei Crociferi 17/A) e la Chiesa di San Placido (Piazza San Placido).

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CANNETO SULL’OGLIO (MN), 2 - 17 FEBBRAIO 2008 – MOSTRA DI SANTINI SULLA MADONNA DI LOURDES


Il socio FRANCO BISLENGHI di Canneto sull’Oglio (MN) ha allestito dal 2 al 17 febbra io p.v. una mostra di immaginette religiose sul tema: “Il 150° Anniversario delle apparizioni della Madonna di Lourdes” per celebrare questo grande avvenimento mariano e mondiale della Chiesa.
Hanno partecipato all’esposizione con proprio materiale Franco BISLENGHI e Francesca CAMPOGALLIANI CANTARELLI di Mantova
Interessante la partecipazione a livello locale e dei dintorni.


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ROMA, 22 - 26 FEBBRAIO 2008 – Mostra


Il socio GIUSEPPE FLORIS di Sinnai (CA) ha organizzato una interessante mostra nel salone parrocchiale “Santa Barbara” di Sinnai con l’esposizione della ricercatissima ‘serie 1-340’ delle immaginette sacre de “La Santa Lega Eucaristica” di Milano.
La Santa Lega Eucaristica era sorta inizialmente come tipografia nel 1896.
L’esposizione è stata inaugurata il 22 febbraio u.s. alla presenza dell’assessore alla cultura Barbara Pusceddu e del parroco Don Giovanni Abis ed è rimasta aperta al pubblico fino al 26 febbraio.

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ROMA, 18-19 MARZO 2008 – MOSTRA SAN GIUSEPPE NELLE IMMAGINETTE SACRE


GIANCARLO BIANCASTELLI con la collaborazione di CLAUDIO DE IACOBIS, socio AICIS di Roma, organizzano una mostra di immaginette sacre presso la Parrocchia di San Giuseppe al Trionfale (Via B.Telesio, 4/B - Roma), nel quartiere Prati.
La mostra che presenterà materiale collezionistico di proprietà del Biancastelli e del De Iacobis sarà disponibile ai visitatori il 18 e 19 marzo 2008. Per eventuali informazioni rivolgersi al nostro associato Claudio (cell.320-4865.969).
La chiesa di San Giuseppe al Trionfale è stata voluta dal Beato Luigi Guanella, proprio per elevare un Tempio a San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, nella città eterna.
La chiesa, iniziata nel 1909 è stata aperta al culto il 19 marzo 1912; nel 1967 è divenuta "diaconia cardinalizia" ed è stata insignita del titolo di Basilica Minore da Papa Paolo VI nel 1970.
Qui è sorta, sempre per volere del beato Guanella, la “Pia Unione del Transito di San Giuseppe” che ha il fine primario l’apostolato a favore dei morenti e come fine secondario “diffondere nel mondo intero il culto, l’amore e l’imitazione del patriarca San Giuseppe”.
La Pia Unione è stata approvata da S.Pio X nel 1914.

http://www.sangiuseppealtrionfale.it)


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ALATRI (FR), 29 MARZO - 5 APRILE 2008: MOSTRA DI SANTINI SUI PAPI DEL I, II E XX SECOLO

 


Il Consiglio Direttivo della Confraternita di San Sisto I, Papa e martire (115-125), ha indetto nel periodo 29 marzo - 5 aprile la mostra di immaginette sacre sul tema:“I Papi del I, II e XX secolo”. A tale scopo ha chiesto ed ottenuto la collaborazione dell’AICIS.
L’esposizione, che verrà allestita nell’ampia Chiesa degli Scolopi in P.za Santa Maria Maggiore, verrà inaugurata sabato 29 marzo 2008. Per ulteriori informazioni rivolgersi presso la sede della Confraternita.


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ROMA, 19-20 APRILE 2008 – MOSTRA SAN GIUSEPPE NELL'ICONOGRAFIA


Nell’ambito delle celebrazioni del 50° anniversario di fondazione (la Chiesa di San Giuseppe Artigiano a Via Tiburtina è stata inaugurata il 18 maggio 1958) nelle sale della Parrocchia di San Giuseppe al Tiburtino verrà organizzata una mostra di immaginette sacre sul tema “San Giuseppe nell’iconografia”. Curatori della mostra sono la Prof.ssa STEFANIA COLAFRANCESCHI e l’AICIS con la collaborazione della PARROCCHIA.
Al momento di andare in stampa risultano presenti con proprio materiale: GIANCARLO GUALTIERI (con moltissimo materiale) e RENZO MANFE’, entrambi del Consiglio Direttivo.
La tematica avrà un suo percorso al fine di esaminare i vari aspetti di San Giuseppe, “vir iustus”, uomo giusto, Patrono della Chiesa Universale: s. Giuseppe interlocutorio - s. Giuseppe col bastone, quale ultimo patriarca - s. Giuseppe accogliente - s. Giuseppe e la luce - s. Giuseppe operoso - s. Giuseppe falegname - s. Giuseppe padre - Sacra Famiglia operosa - s. Giuseppe e il Bambino - s. Giuseppe col Libro - s. Giuseppe sulla nuvola (intercessore) - s. Giuseppe in gloria
Le varie tipologie fanno riferimento all’iconografia nel suo complesso, quale conosciamo sia attraverso i cicli cristologici, mariani e dell’Infanzia, sia attraverso i cicli a lui dedicati, oltre alle numerosissime opere a sé stanti.
Queste raffigurazioni si ricollegano talvolta a momenti ben precisi della vita di s.Giuseppe, in altri casi rappresentano episodi di vita familiare, privi di riferimenti testuali: in ogni caso, ne ripercorrono le tappe a partire dal Sogno, lo Sposalizio, il Viaggio, la Nascita, l’Adorazione dei pastori, dei Magi, la Presentazione al Tempio, la Circoncisione, la Fuga in Egitto, il Ritorno dall’Egitto, la Vita a Nazareth, il Ritrovamento nel Tempio… fino al Transito.
Il percorso visivo è frutto di una selezione mirata ad attestare la persistenza delle tipologie, e la loro continuità temporale. Inoltre, si è voluto proporre opere esemplari e nello stesso tempo poco note o inedite, raccolte grazie alla ricerca interdisciplinare sulla Natività, che permette da un lato di ampliare il bagaglio cognitivo, e d’altra parte consente di riconnettere temi e motivi arcaici.
La figura di s.Giuseppe, alla luce delle molteplici letture di cui la tradizione ha serbato memoria, ci viene restituita sotto una luce più vivida, con uno spessore umano e sacrale sorprendente; è un protagonista della storia biblica, dai tratti fortemente simbologici, espressivi del disegno divino.


STEFANIA COLAFRANCESCHI

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BORGO FAITI (LT), 9 - 11 MAGGIO 2008 - MOSTRA DI IMMAGINETTE SULLA MADONNA DI LOURDES


Il socio MAURIZIO PROSPERI di Cisterna di Latina (LT) sta organizzando una mostra di immaginette sacre sul tema “Il 150° Anniversario delle apparizioni della Madonna di Lourdes” da allestire nel Museo “Piana delle Orme” a Borgo Faiti (LT) per i giorni 9-10-11 maggio p.v.
I soci che desiderano partecipare anche con solo 20 immaginette possono trasmetterle alla Segreteria AICIS entro il 20 marzo, indirizzando a “Renzo Manfé – AICIS – C/o Bernasconi – Via Merulana 136 – 00185 Ro ma RM”. Grazie a quanti vorranno aderire.

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CAMPOFRANCO (CL), MAGGIO 2008 - MOSTRA SULLE CONFRATERNITE A CAMPOFRANCO, SUTERA E DIOCESI DI CALTANISSETTA


Il Centro Sudi della “Madonna della Catena”, istituito in seno all’Archeoclub d’Italia, sez. di Campofranco, presieduto dallo storico Giuseppe TESTA, nostro socio, organizza nel prossimo mese di maggio una mostra di santini, cartoline illustrate e fotografie sul tema in titolo. Un convegno sulle locali Confraternite è previsto in data che sarà comunicata dalla stampa. La mostra coinciderà con il convegno.
Una sezione sarà riservata ai Medaglioni d’argento, di rame o altro metallo che con nastri colorati o cordoncini di seta, si vedono al collo dei Confrati. Costituiscono la tessera personale, l’appartenenza a una Confraternita. Queste sono intitolate specificamente a Gesù, Maria o Santi. Per l’occasione sarà pubblicato un opuscolo sulla storia delle Confraternite e con relativi Capitoli.
Il Prof.Testa invierà il volumetto a quanti faranno pervenire medaglioni di Confraternite locali (acquistati, prestati, regalati…) per la Mostra.

 

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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"

Renzo MANFE’, per l’iniziativa “Un santino per ogni socio” ha procurato un pieghevole sul Servo di Dio Don Terenzi.
Venerdì 18 gennaio 2008 si è conclusa nell’aula della Conciliazione del Palazzo del Vicariato di Roma la fase diocesana della causa di beatificazione di don Umberto Terenzi.
Il sacerdote nato a Guarcino, nel Frusinate, nel 1900, fu il primo rettore e parroco del Santuario della Madonna del Divino Amore, situato nelle campagne a sud della capitale. A parlare del carisma del Servo di Dio, don Umberto Terenzi, restano le sue opere. E in particolare il Santuario del Divino Amore che, sottratto alla povertà e al degrado, grazie a quell’«infaticabile apostolo della carità» (come lo chiama il cardinale Ruini) è diventato negli anni il «centro propulsore» di tutte le iniziative mariane nell’agro romano. E non solo. «Per incrementare lo sviluppo della pietà mariana — ricorda il porporato — egli avviò il Collegamento Mariano nazionale tra i Santuari d’Italia».
Ed è proprio nello spirito di don Umberto che procede, ancora oggi, il lavoro dei sacerdoti oblati del Divino Amore. A dirlo è monsignor Pasquale Silla, rettore parroco del Santuario.
«La cosa più cara che don Umberto ci ha lasciato in eredità è il suo amore per la Madonna», racconta il sacerdote che sottolinea come le «intuizioni pratiche» del primo rettore scaturissero proprio dalla sua comunione con la Vergine.
Non è a caso, dunque, che la piccola finestra della stanza dove don Umberto trascorreva la notte affacciasse proprio sull’immagine della Madonna del Divino Amore, posta al di sopra del tabernacolo dell’antico Santuario.
«Ciò che colpisce — racconta don Altieri — è stata però la gioia risvegliata nella memoria di quanti hanno conosciuto don Terenzi. E soprattutto quella di chi, in seguito all’incontro con Umberto, ha cambiato vita».
I documenti e le testimonianze raccolte dalla commissione dell’inchiesta diocesana, avviata il 23 gennaio 2004, passano ora alla Congregazione delle Cause dei Santi che curerà la seconda fase del processo di beatificazione.
Alla cerimonia, presieduta dal cardinale vicario della diocesi di Roma, Camillo Ruini, hanno partecipato i sacerdoti e le suore appartenenti agli ordini fondati da don Terenzi, figli oblati e figlie della Madonna del Divino Amore, presenti oggi in Italia, Francia Colombia, Nicaragua, Brasile, Perù, Filippine e India.

Renzo Manfè

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Padre MICHELE GIULIANO, ofm, di Marigliano ha inviato un'immaginetta per la campagna “Un santino per ogni socio”.
Padre Michele ha fatto pervenire un altro santino, fatto da lui appositamente stampare anche per i nostri associati, che riporta il numero di serie “M17”.
Esso rappresenta San Massimo, martire, che è venerato nella Chiesa del Santissimo Salvatore in Faicchio (Benevento)

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Padre MICHELE GIULIANO, ofm, di Marigliano ha trasmesso l’immaginetta di San Claudio martire da lui stessi fatta stampare anche per l’AICIS, per l’iniziativa “Un santino per o-gni socio”.
Continua la serie “MG” di Padre Michele che questa volta invia ai soci il santino del glo rioso martire San Claudio (MG 15) le cui spoglie si venerano nella Cattedrale di Capua (Caserta), fondata nell’856 da Landulfo I, già vescovo capuano dall’843.

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SANTO NIGRELLI di Roma ha trasmesso unimmaginetta per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
“Che santo magnifico, il glorioso san Giuseppe! Non soltanto è patriarca, ma il corifeo di tutti i patriarchi; non fa semplicemente parte dei confessori della fede, ma ha qualcosa di più, giacché la sua santità abbraccia la dignità dei vescovi, la generosità dei martiri e quella di tutti gli altri santi. Giustamente san Giuseppe è paragonato alla palma, la regina degli alberi, che simboleggia la verginità, l'umiltà, la tenacia coraggiosa: tre virtù in cui san Giuseppe si è distinto particolarmente. A voler rischiare dei confronti, non pochi sosterrebbero che Giuseppe eccelle fra tutti i santi nelle tre virtù menzionate”.

San Francesco di Sales

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Il socio Dr. ARMANDO PANZICA di Resuttano ha inviato un’immaginetta di Maria SS.ma Addolorata venerata nella propria città, e fatta stampare a proprie spese, per l’invio anche a tutti i soci nell’ambito della campagna “Un santino per ogni socio”.
Nel 1878 Teofilo Albo, soprannominato " Talofaro", fece dono alla chiesa di San Paolo di una statua dell’Addolorata. Uomo profondamente religioso, durante la processione del Venerdì Santo si accorse che dietro al Cristo morto mancava la Madre Addolorata.
Quando si rese conto che la causa erano i problemi economici, egli si recò a Castelbuono, suo paese natìo, e ordinò la statua a uno scultore suo amico. Così anche Resuttano ebbe la sua processione con l’Addolorata.
Nel 1880 con la collaborazione di Giovanni Macaluso e del figlio Domenico, Talofaro costituì la congregazione di Maria SS. Addolorata che ebbe l'approvazione ecclesiastica del sacerdote don Giulio Guanieri. Talofaro fu il primo superiore della confraternita e procuratore di diritto fino alla morte.
Nel 1977 a causa di un furto sacrilego alla Madonna fu rubata la corona, il pugnale, il mantello, tutte cose che furono prontamente sostituite con la generosità dei fedeli. Il 15 settembre 1978 per ricordare il centenario dell'arrivo della statua a Resuttano è stata posta, all'interno della chiesa San Paolo, una lapide commemorativa.
La festa è preceduto da un solenne settenario durante il quale si recita il rosario dell'Addolorata in siciliano con l'enunciazione dei 7 dolori che patì la Vergine e la conseguente meditazione. Suggestiva è la processione che sfila per le vie del paese, dopo la celebrazione della messa che viene celebrata all'aperto per la grande quantità di gente presente che la chiesa non potrebbe contenere. L'immagine della Vergine è l'emblema del dolore; indossa un mantello nero, un pugnale le ferisce il cuore, e, come lei anche i confrati indossano delle mantelline nere coi bordi dorati.
Numerosi sono i fedeli che fanno il " viaggio scalzi" per grazia ricevuta. Tutti ci sentiamo figli particolarmente amati e compresi dall'Addolorata, sappiamo bene che solo chi ha sofferto, come lei, è capace di capire ogni dolore e, certamente, saprà intercedere presso il suo Figlio per ogni cuore smarrito.
La figura della Madre Addolorata e la meditazione dei sette dolori costituiscono sicuramente motivo di profonda riflessione per riscoprire quella fede che ci condurrà al Cristo, tenuti per mano dalla sua mamma.
Una preghiera molto semplice e molto antica è particolarmente cara ai resuttanesi:

"Vergine aiutami Tu, Tu lo vedi che non ne posso più;
la mia fede e la mia speranza stan rivolte tutte in Te.
Tu lo vedi e tu lo sai, Tu conosci i nostri guai,
per la tua verginità, Madonna santa aiutaci per carità.


Maria Panzica

(Fonte: http://www.diocesicaltanissetta.it/ )


Il Dr. ANTONIO PANZICA ha inviato inoltre l’immaginetta di San Giuseppe venerato a Resuttano (CL), con alcune note:

"La statua lignea, dall’aspetto imponente, risale al ‘700. Il drappeggio dell’abito, di colore azzurro, orlato ai bordi, è molto ricco; un mantello rosso avvolge le spalle e cade lungo la figura.
Il bimbo Gesù siede sul braccio sinistro del padre putativo che tiene con il braccio destro il simbolico bastone fiorito. Padre e figlio recano sul capo una maestosa corona regale.
Resuttano celebra fastosamente la festa di san Giuseppe il 19 marzo, preceduta da un novenario di preghiere.
La solenne processione, alla quale partecipa unanimemente la popolazione, è arricchita dalla presenza delle confraternite con i loro particolari abiti, dalla banda musicale, dai mortaretti ed a conclusione della festa dai fuochi artificiali.
La devozione a Resuttano per san Giuseppe, patrono della Chiesa Universale è ancora sempre molto viva e sentita"


ANTONIO PANZICA

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I soci EDMONDO BARCAROLI e GINO ARESTIVO di Tarquinia hanno trasmesso un'mmaginetta per la campagna “Un santino per ogni socio”.
Il santino è edito dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede e pertanto è già oggetto di raccolta da parte di alcuni appassionati cultori.
Altri cultori sono interessati al tema della Croce. L’immaginetta reca sul retro la bellissima preghiera di Madre Teresa di Calcutta: “Signore Gesù che hai creato con amore, sei nato con amore, hai servito con amore, hai operato con amore, sei stato inorato con amore, hai sofferto con amore, sei morto con amore, sei risorto con amore, io ti ringrazio per il tuo amore, per me e per tutto il mondo”.

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Il socio DARIO BOTTO ha trasmesso l’ immaginetta della Madonna del Pilone per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Le origini del Santuario Regina Montis Regalis sono congiunte a-l'accorrere di migliaia di pellegrini attorno al pilone della Vergine, a partire dal XV secolo. Il pilone, opera di un artista locale del XV secolo, fu oggetto tra il 1590 e il 1595 di un involontario episodio di sfregio, da parte di un cacciatore che intendeva raggiungere la selvaggina intravista. Turbato e addolorato per quel gesto involontario l'uomo appese l'archibugio accanto alla Vergine (l'arma è tuttora conservata in Santuario) e si fece promotore della sistemazione del Pilone. Nacque una profonda devozione popolare, tanto intensa ed immediata che nell'arco di quattro anni si pose mano alla costruzione del Santuario.
Fu anche il fascino che il Pilone esercitò su Carlo Emanuele I di Savoia a dare una svolta alle tante iniziative che iniziarono a svilupparsi intorno all'immagine sacra: il duca sabaudo incaricò l'architetto Ascanio Vitozzi di realizzare un’opera in grado di lasciare il segno, un segno grandioso, "di romana grandezza", sul territorio.
Il progetto maestoso - che celebrasse e legasse la grandezza sabauda e la devozione popolare - iniziò il 7.7.1596. Né Vitozzi (morto nel 1615) né Carlo Emanuele I (spentosi nel 1630) riuscirono, però, a vedere il Santuario completato.
Solo nel Settecento ci fu una vera e propria rinascita del Santuario. Un altro architetto, Francesco Gallo, proseguì i lavori. Così, nel 1731, si perfezionò il progetto della maestosa cupola ellittica. Numeri colossali: alta 74 metri, con un diametro maggiore di oltre 36 metri ed uno minore di 25.
Conclusi i lavori di costruzione - che, in realtà, si completarono solo nel XIX secolo con le tre facciate ed i campanili - iniziò l' "avventura" della decorazione.
Molti rinunciarono, altri non furono considerati all'altezza.
Quello che viene definito un "poema pittorico", una serie di affreschi che copre una superficie di più di 6000 metri quadrati, venne portato a termine nel 1752 da Mattia Bortoloni e Felice Biella.Il Santuario si arricchì di un convento cistercense e di una Palazzata, posta proprio di fronte alla facciata della basilica.
I progetti di Carlo Emanuele I sono stati rispettati: il duca sabaudo - sepolto in una tomba all'interno del Santuario - voleva lasciare un segno grandioso ed il complesso del Santuario non disattende le sue intenzioni.
La figura del Santuario spicca, infatti, imponente nella cornice delle Alpi da una parte e delle colline della Langa Monregalese dall'altra.

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Il socio BRUNO BERTACCINI di Firenzuola ha trasmesso un'immaginetta (a pieghevole) per la campagna “Un santino per ogni socio”.
Cuore a Dio, mani al lavoro », era l'esortazione che Maria Giuseppa Rossello ripeteva sovente alle Figlie di Nostra Signora della Misericordia. Quel motto fu anche il suo programma di vita, che attuò con generosa dedizione a Dio e al prossimo, fin dai primi anni della sua giovinezza.
Nata ad Albissola Marina (Savona) il 27 maggio 1811, quartogenita di un modesto fabbricante di stoviglie, imparò presto a modellare la creta nella bottega paterna, lasciandosi al tempo stesso plasmare dalla grazia.
Si iscrisse al Terz'ordine francescano, poi entrò a 19 anni nella casa patrizia dei Monleone per assistere il capofamiglia infermo, alla cui morte la vedova offrì a Benedetta (questo era il nome di battesimo della santa) di restare in sua compagnia, non più come domestica ma come figlia adottiva, con la prospettiva di ereditare l'intero patrimonio, essendo i Monleone senza figli. Benedetta aveva trascorso sette anni in quella ricca dimora col «cuore a Dio», sognando di consacrarsi totalmente al suo servizio. Rifiutò l'allettante offerta e andò a bussare alla porta di un istituto di carità, ma ne ebbe un doloroso rifiuto: non disponeva della dote sufficiente per essere ammessa al noviziato.
Due lutti familiari, la diciassettenne sorella Giuseppina e il padre, le imposero il dovere di badare alla famiglia. E tuttavia Benedetta rispose con generosità all'appello del vescovo Agostino De Mari, che cercava collaboratrici cui affìdare l'educazione delle giovani povere.
Il 10 agosto 1837 Benedetta e due compagne davano il via alla fondazione del nuovo istituto in una modesta casa d'affìtto. Il 22 ottobre dello stesso anno indossavano l'abito religioso e Benedetta assumeva il nome di sr Maria Giuseppa. Nel 1840 la piccola congregazione contava sette suore professe e quattro novizie.
Maria Giuseppa, eletta superiora, dovette guidare la barca da sé, perché lo stesso anno il vescovo De Mari moriva. Suor Maria Giuseppa seppe condurre in porto varie iniziative, tra cui la coraggiosa opera di riscatto degli schiavi africani, dando asilo a numerose fanciulle negre, affrancate da uno stato di avvilente schiavitù.
Con la sua illuminata fiducia nella Provvidenza, eresse varie case (tutte dedicate alla Provvidenza) per accogliervi le ragazze povere. Nel 1869 aprì il Piccolo Seminario per i ragazzi della classe operaia, avviandoli gratuitamente alla carriera ecclesiastica. Morì a sessantanove anni, il 7 dicembre 1880, nella casa madre, a Savona.
Il 12 giugno 1949 Pio XII includeva il suo nome nell'albo dei santi.

(Fonte: http://www.novena.it)

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Padre MICHELE GIULIANO, ofm, di Marigliano ha inviato un'immaginetta per “Un santino per ogni socio” .
Frà Domenico De Filippis nasce ad Acquafondata (FR) nel 1570 (foto a destra).
Trascorre la giovinezza lavorando nei campi e accudendo i buoi. Devotissimo del Sacramento dell’Eucaristia e della Vergine Maria, viene colto spesso immerso nella preghiera per lunghe ore nella vicina cappella di “Santa Maria”, mentre i buoi, lasciati incustoditi, arano da soli.
Esortato da due frati, testimoni del singolare prodigio, a abbracciare la Regola Francescana, deciso abbandona ogni cosa e li segue ai Lattani.
Si consacra a Dio con i voti di povertà, castità e obbedien za, e continuando a edificare le città di Roccamonfina, Gae-ta, Capua e Napoli: tutti luoghi che costellano la sua vita di obbedienza alla Regola di San Francesco.
In Napoli, nel Convento di S.Maria La Nova, l’afflusso dei devoti che ricorrono a lui per preghiere e consigli, è tale che i superiori, per la sua tranquillità, lo rimandano ai Lattani, dove dimora per circa tre anni, “menando sempre buona e santa vita, digiunando in pane e acqua, facendo orazione in detto convento, che fuora nelli luochi secreti”.
Il 17 marzo 1640, seguito dalla fama dei miracoli “passa a miglior vita con sommo grido di Santità”, mentre poggiava il capo su un sasso, che ancora oggi si conserva nel luogo della sua sepoltura, nella parete laterale del Santuario.

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VENERABILE CARLO STERPI


Primo collaboratore e successore di San Luigi Orione
Il socio Prof. MARCELLO VENDEMMIATI di Cassano Spinola ha inviato, per l'iniziativa “Un santino per ogni socio”, l'immaginetta del Venerabile Carlo Sterpi, primo collaboratore e successore di San Luigi Orione.
Nato il 13.X.1874 da Giovanni Battista Sterpi e Carolina Raviolo a Gavazzana (AL), piccolo villaggio situato su di un colle che domina la pianura novese e alessandrina fino alle Alpi. Crebbe in una famiglia distinta e agiata, dove le pratiche cristiane erano al primo posto. La recita del santo Rosario era praticata tutti i giorni dai “Santi all'ottava di Pasqua” in una grande cucina dove con i familiari si radunavano lavoranti ed amici. Giovanissimo manifestò l'idea di “farsi prete” e, a dodici anni, entrò nel Seminario vescovile di Tortona dove incontrò e strinse amicizia con il chierico Luigi Orione; un'amicizia proficua, volta a produrre quel mirabile sodalizio durato una vita intera.
Fu, nel 1895, il primo coadiutore della fondazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza e da Don Orione ebbe la direzione dei primi Istituti aperti a San Remo,Tortona e Venezia e poi, nel 1927, la cari ca di Vicario Generale dell'Opera. Don Sterpi fu interprete capace ed entusiasta di Don Orione.
Così scriveva San Luigi Orione il 4 aprire 1934: ”Dopo che a Dio, alla Santa Madonna e alla Santa Chiesa, Vi affido a Don Sterpi e so di mettervi in buone mani. Abbiate ogni fiducia in Lui, che ben se la merita. Se Iddio mi dicesse: ”Ti voglio dare un continuatore che sia secondo il tuo cuore”, gli isponderei: ”Lasciate, o Signore, perchè già me lo avete dato in Don Sterpi”
Per la Piccola Opera della Divina Provvidenza (il termine “Piccola” non tragga in inganno perchè furono e sono moltissimi gli istituti disseminati in tutti i continenti) il Padre e il legislatore fu certamente San Luigi Orione, ma accanto a lui ci fu sempre il fedele don Carlo che, a comune giudizio, può dirsi “cofondatore” se non in senso giuridico, certo in senso morale.
Alla morte di Don Orione (marzo 1940) Don Sterpi fu eletto suo successore.
La Congregazione orionina contava allora 820 religiosi. Il 21 gennaio 1944, don Sterpi ottenne l’approvazione pontificia della Congregazione e suggellò 50 anni di lavoro, di sacrifici e di preghiere condivise in pieno con San Luigi Orione.
Don Sterpi morì a Tortona in odore di santità il 22 novembre 1951.
Una folla imponente sfilò commossa davanti alla sua salma esposta sull'altare maggiore del Santuario della Madonna della Guardia di Tortona.
Quale riconoscimento dell'opera prestata al servizio di Dio e degli uomini ,la città di Tortona gli ha dedicato una via e Gavazzana la piazza antistante il municipio.
Un apprezzamento definitivo delle superiori attitudini morali e spirituali del Piccolo Servo della Divina Provvidenza volle darlo la stessa autorità ecclesiastica, aprendo la procedura della sua canonizzazione il 26 novembre 1958.
Il 7 settembre 1989, alla presenza del Papa Giovanni Paolo II, è stato dichiarato ”Venerabile” in quanto ha vissuto in grado eroico le virtù cristiane.

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CURIOSANDO TRA SANTI E SANTINI

 

UN SANTO SUL CELLULARE

Recentemente la stampa, attraverso quotidiani e magazine, ha dato risalto alla notizia “AVERE UN SANTO SUL CELLULARE”.
Sono in vendita al prezzo di 3 euro immagini digitali di santi, abbinate a preghiere e notizie sulla loro vita: si inoltra una richiesta con un sms e si riceve l’immaginetta sul cellulare… un santino virtuale di dimensioni ridotte! E noi dell’AICIS non possiamo ignorare questo nuovo moderno servizio offerto nel variegato mondo dei cellulari.
Si può scegliere tra 15 soggetti, tra i più emblematici e particolarmente amati dai devoti,come la Santa Vergine Maria, Padre Pio, San Gennaro, Santa Lucia, Papa Carol Woityla.
Per interrompere il servizio è però necessario inviare un secondo sms, altrimenti l’invio di immaginette si ripete settimanalmente, con un canone di abbonamento pari a 3 euro settimanali.
Come prevedibile, non tutti si sono dimostrati favorevoli all’iniziativa. Riporto i commenti, letti su un quotidiano, di due esponenti del mondo ecclesiastico:
Don Antonio Mazzi – “A me questa idea piace parecchio. Mi sembra un modo moderno per far arrivare la religione ai giovani.”
Vescovo Lucio Soravito de Franceschi – “E’ una pessima trovata. Pur di incassare denaro via sms non ci si fa scrupolo di usare i santi.”
Sembra comunque che la società che gestisce la vendita abbia già ricevuto migliaia di richieste. Chi è interessato potrà trovare ulteriori informazioni anche sul Web.


MARIA GABRIELLA ALESSANDRONI

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L'IMMAGINE SACRA NEL COLLEZIONISMO MINORE

QUADERNI DI SCUOLA


Le date più importanti e significative che hanno reso “alfebatizzata” l’Italia, anzi gli italiani, sono:
-1859: una legge prevede l’obbligo per i comuni di istituire scuole elementari inferiori e stabilisce l’obbligo di frequenza per i bambini.
-1877: la legge “Coppino” riordina l’insegnamento elementare, stabilisce cinque classi e rende obbligatoria la frequenza ai corsi per i bambini dai sei ai nove anni.
-1904: la legge “Orlando” estende l’obbligo scolastico fino a dodici anni.
-1923: la “Riforma Gentile” allunga l’obbligo scolastico ai ragazzi fino a quattordici anni, istituisce gli esami al termine di ogni ciclo di studi, vara i corsi di avviamento professionale e gli istituti tecnici.
Queste riforme innovatrici hanno introdotto l’uso di massa dei sussidiari, dei libri e di tutto il materiale scolastico in primo luogo appunto i quaderni. I primi quaderni sono con copertine un po' anonime di colore grigio o nere sulle quali l’alunno incollava un'etichetta con il suo nome e cognome, l’istituto, la classe frequentata e la materia d'insegnamento.
In seguito man mano le copertine dei quaderni si adeguano ai tempi rappresentando varie tematiche che vanno dalla geografia, alla storia, allo sport, al cinema fino al le moderne copertine con gli eroi dei cartoni animati.
Per quanto riguarda quaderni con immagini religiose, che erano usati appunto soprattutto per la materia “Religione”, una volta obbligatoria, ne ho trovato diversi tipi che ho raggruppato secondo la casa edItrice...

di Giancarlo Gualtieri

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ICONOGRAFIA - NEL SEGNO DI SAN NICOLA DI BARI



Continua la Rubrica “Iconografia. Figure e segni di protezione celeste”, della socia ELISABETTA GULLI GRIGIONI, già apparsi sul settimanale diocesano ravennate “Il Risveglio” e che pubblichiamo qui grazie all’autorizzazione del Direttore Don Giovanni Desio che vivamente ringraziamo.

Oltre al patronato sui fanciulli, cui si era accennato nella precedente rubrica, si attribuisce a San Nicola di Bari il patronato sulle fanciulle da marito legato a un suo atto di carità, solitamente sintetizzato con la raffigurazione di tre palle d’oro appoggiate sul libro chiuso, tenuto in mano ora in posizione orizzontale, ora in posizione verticale.
Si narra, a questo proposito, di un padre, nobile impoverito, che per l’estrema miseria aveva destinato le tre proprie figlie alla prostituzione. Nicola, durante notti successive, gettò, attraverso una piccola finestra, tre borse piene di monete d’oro nella stanza delle fanciulle che, grazie a quella “dote”, poterono conservare verginità e dignità.
L’episodio, sorprendentemente attuale per problematica, reso noto in antiche rappresentazioni come soggetto drammatico dal titolo di “Tre figlie”, ha dato origine a diverse tradizioni tra le quali, in Germania, quella di donare un corredo a una ragazza da marito il giorno della festa del Santo.
La vicenda agiografica nicolaiana, varia e suggestiva, è ricca di realizzazioni in affreschi e quadri importanti. Essendo poi il culto del Santo diffuso nell’Oriente ortodosso, molte sono anche le icone che lo raffigurano.
Oltre che nell’importante catalogo della mostra attualmente in corso [l’articolo su ‘Il Risveglio’ era stato pubblicato il 10 marzo 2007, ndr] a Bari ricordata la volta scorsa, l’iconografia di San Nicola è ampiamente illustrata in un’opera pubblicata nel 1987 dalla casa editrice Electa a cura di Giorgio Otranto, con il titolo ‘San Nicola di Bari e la sua Basilica. Culto, arte, tradizione’.
Molte immaginette devozionali mantengono pur nel piccolo formato, una traccia della capacità di suggestione delle opere importanti e si prestano a confronti che fanno comprendere l’uso dei simboli e i diversi linguaggi della comunicazione virtuale.
I due santini qui proposti, di produzione italiana, stampati nei primi decenni del Novecento con tecnica cromolitografia, presentano la simbologia nicolaiana fondamentale ricorrendo a soluzioni figurative tra loro molto differenti, pur mantenendo una rappresentazione della figura centrale del Santo, identificato dalle tre palle d’oro appoggiate sul libro, molto simile per quanto riguarda la gestualità, ma con apprezzabili differenza nei tratti somatici e nei particolari dell’abbigliamento.
Il primo santino, a impostazione naturalistica, colloca il Santo tra cielo azzurro e prato verde, mentre i personaggi soprannaturali, Cristo e la Vergine, sovrastano, sporgendosi partecipi da due nuvole. Accanto al Santo, da un lato i fanciulli miracolosamente risuscitati, escono dalla botte nella quale, barbaramente uccisi, erano stati posti in salamoia, con gesti realistici e spontanei.
Dall’altro lato il giovinetto Adeodato, rapito dai Saraceni e restituito ai genitori per miracolo di San Nicola, regge una caraffa e una coppa per ricordare il suo servizio presso il sultano durante la prigionia.
L’invocazione sottoscritta, in inglese, testimonia, assieme alla dicitura “Pd. In Italy”, la diffusione europea del culto nicolaiano.
La sigla di produzione, composta dalle lettere A B C distribuite attorno a un’àncora, non è stata da me identificata.
Il secondo santino colloca il Santo in una struttura architettonica, ispirata alla Porta dei Leoni collocata sulla facciata del lato Nord del monumento basilicale barese.
Grazie anche all’uso dell’oro e all’introduzione di scritture in latino a caratteri aulici, sembra ricordare in qualche modo le icone bizantine.
I personaggi soprannaturali presenti anche nel primo santino sono qui rinchiusi in due tondi dorati, in posizione frontale distaccata, simmetricamente ai personaggi miracolati: a sinistra i fanciulli uscenti dalla botte, a destra le fanciulle sottratte alla prostituzione, in una coreografia ieratica e staticamente innaturale che mette in evidenza la triplicità simmetrica delle figure con identica gestualità. (continua)


ELISABETTA GULLI GRIGIONI

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I SANTINI... PER COMUNICARE CON IL TRASCENDENTE


Riportiamo un discorso di Mons. LUCIO SORAVITO DE FRANCESCHI, vescovo di Adria-Rovigo, alla cui cattedra è stato eletto il 29 maggio 1004.


La raccolta delle immagini sacre e degli oggetti cari alla religiosità popolare del secolo scorso, non sono solo l’espressione della cultura religiosa del passato, ma sono una testimonianza di fede dei nostri padri.
La prima tentazione che possiamo provare è quella di guardare queste immagini e questi oggetti di culto con la mentalità della nostra epoca post-moderna e di spogliarli del significato che essi avevano per coloro che li hanno elaborati.
Noi viviamo nella civiltà dell’immagine.
Possediamo nuovi mezzi per produrre immagini, per elaborarle, per archiviarle, per diffonderle: stampa ad altissima velocità, fotocopiatrici a colori, macchine fotografiche digitali, videoregistratori analogici e digitali, computers, banchedati.
In questa cultura siamo portati a pensare che l’immagine sia una specie di “ostensione della realtà”, una presentazione oggettiva del reale.
In realtà l’immagine, più della parola, è uno strumento indispensabile per comunicare alcuni aspetti dell’esperienza umana e alcuni sentimenti interiori, che non si possono dire solo con le parole e neppure con la semplice fotografia, come la gioia, la paura, l’attesa, la fiducia, l’invocazione, ecc.
Rispondono a questa “funzione” comunicativa del profondo anche le immagini religiose.
Queste immagini per natura loro rimandano a qualcosa che trascende la pura materialità dell’oggetto rappresentato. Sono un mezzo per comunicare con il Trascendente, l’Indicibile, e per esprimere i propri sentimenti religiosi.

1. Le immagini sacre nel Cristianesimo

Sappiamo che nell’Antico Testamento erano proibite le rappresentazioni di Dio: “Poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l'immagine scolpita di qualche idolo…” (Dt 4,15-16). Questa proibizione era stata data al popolo d’Israele, perché il popolo non cadesse nell’adorazione delle immagini sacre e quindi nell’idolatria.
Tuttavia, già nell'Antico Testamento Dio permette di fare delle immagini che richiamano la presenza salvifica di Dio: come il serpente di bronzo [cf. Nm 21,4-9; Sap 16,5-14; Gv 3,14-15], l'arca dell'Alleanza, i cherubini [Cf. Es 25,10-22; 2130 1Re 6,23-28; 1Re 7,23-26].
E’ stata l'Incarnazione del Figlio di Dio ad inaugurare una nuova “economia” delle Immagini: “Un tempo Dio, non avendo né corpo, né figura, non poteva in alcun modo essere rappresentato da una immagine. Ma ora che si è fatto vedere nella carne e che ha vissuto con gli uomini, posso fare una immagine di ciò che ho visto di Dio…” [San Giovanni Damasceno].
Fondandosi sul mistero del Verbo incarnato, il secondo Concilio ecumenico di Nicea (787), ha giustificato il culto delle icone: quelle di Cristo, ma anche quelle della Madre di Dio, degli angeli e di tutti i santi, difendendo le immagini dalla furia distruttrice degli iconoclasti.
Ecco come il II Concilio di Nicea si esprime: «Seguendo la dottrina divinamente ispirata dei nostri santi Padri e la tradizione della Chiesa cattolica, noi definiamo con ogni rigore e cura che le venerande e sante immagini, sia dipinte che in mosaico o in qualsiasi altro materiale adatto - a so miglianza della raffigurazione della croce preziosa e vivificante - debbono essere esposte nelle sante chiese di Dio, sulle sacre suppellettili, sui sacri paramenti, sulle pareti e sulle tavole, nelle case e nelle vie; siano esse l'immagine del Signore Dio e salvatore nostro Gesù Cristo, o quella dell'Immacolata Signora nostra, la santa Madre di Dio, dei santi angeli, di tutti i santi e giusti» [Concilio di Nicea II].
Dio è mistero invisibile. Direttamente in se stesso non è rappresentabile. Ma Dio si è reso visibile nel suo Figlio fatto uomo. Il Cristo a sua volta riflette la sua perfezione su Maria, gli angeli e i santi, su ogni uomo e sull’intero mondo creato. Così dall’unica perfetta immagine derivano altre immagini viventi.
A partire dal II Concilio di Nicea si moltiplicano le raffigurazioni religiose, fino al punto che nel medioevo si arriva ad affrescare le intere pareti delle chiese con le immagini dell’antico e del nuovo Testamento. Nasce così quella che viene chiamata la “Bibbia dei poveri”, in un tempo in cui non esiste ancora la stampa (e quindi è difficile moltiplicare le raffigurazioni religiose ed i codici scritti) e il popolo non è ancora in grado di leggere né di scrivere.

2. Le immagini sacre e la religiosità popolare

Con l’avvento della stampa cominciano a diffondersi, assieme ai testi scritti e soprattutto alle edizioni della Bibbia, le immagini religiose stampate, quali espressioni della fede del popolo, più comunemente conosciuta come “religiosità popolare”.
La religiosità popolare è un modo di vivere e di esprimere la fede, da parte della gente, in stretta relazione con la sua cultura e le sue condizioni di vita. E’ una visione religioso-culturale in cui si saldano insieme esigenze religiose e consuetudini sociali. Essa è incentrata sull’adorazione di Dio Creatore e Giudice, sull’adorazione di Cristo Crocifisso e dei misteri legati alla sua umanità (Gesù Bambino,il Sacro Cuore, ecc.), sulla venerazione della Beata Vergine Maria e dei santi, sul culto dei defunti.
La religiosità popolare si caratterizza per la visione religiosa della realtà, per la gestione privata dell’esperienza religiosa, per la centralità della dimensione rituale (preghiera e sacramenti), per l’importanza attribuita ad alcune pratiche religiose care alla tradizione popolare (benedizione delle case, culto dei morti, rosari, pellegrinaggi), per gli atti devozionali.
Questa religiosità, più che sull’approfondimento dei contenuti della fede o sulla appartenenza ecclesiale, fa leva sugli atti di culto che trovano un loro supporto in una visibilizzazione del divino, negli oggetti e nelle immagini religiose.
La devozione popolare in ogni tempo ha prodotto le sue immagini religiose. La loro raccolta non è solo espressione dei modi diversi di concepire Dio, la Madonna, i Santi e il nostro rapporto col Trascendente, ma è anche testimonianza della fede e della religiosità dei cristiani che ci hanno preceduti nella vita cristiana.
Non si pensi tuttavia che le immagini religiose che rimandano a Cristo, alla Madonna e ai Santi e quindi al mistero di Dio siano legate solo alla religiosità popolare. La loro contemplazione è di aiuto per tutti.
Esse ravvivano la comunione vitale con Dio, realizzano l’incontro con Lui, irradiano una presenza. La loro mediazione non è solo didattica, ma anche cultuale.
Le immagini religiose si rivelano particolarmente valide nella attuale civiltà dell’immagine, qual è la nostra. Ci donano un aiuto prezioso per pregare e ci invitano a scoprire il volto di Dio negli uomini, nostri compagni di viaggio.
Gli atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio incarnato. Il moto che si volge all'immagine non si ferma su di essa, ma tende alla realtà che essa rappresenta [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 81, 3, ad 3].
San Giovanni Damasceno scriveva: “La bellezza e il colore delle immagini sono uno stimolo per la mia preghiera. E' una festa per i miei occhi, così come lo spettacolo della campagna sprona il mio cuore a rendere gloria a Dio”.
La contemplazione delle immagini sacre, unita alla meditazione della parola di Dio e al canto degli inni liturgici, entra nell'armonia dei segni della celebrazione, in modo che il mistero celebrato si imprima nella memoria del cuore e si esprima poi nella novità di vita dei fedeli. Fratta Polesine, 10 marzo 2005


+ Lucio Soravito, vescovo

(Fonte: http://www.diocesi.rovigo.it/omelie/interventi/immagini-sacre.pdf)

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LA MADONNA DEGLI SCOUTS

Questa rubrica non può dimenticare che il 2007 è stato per gli scouts l’anno del centenario, in quanto nel 1907 il fondatore Robert Baden-Powell organizzò a Brownsea (GB) il primo campo dove venne applicato quel metodo edu cativo che avrebbe avuto uno strepitoso successo in tutto il mondo.

La ricorrenza ci impegna nell’illustrare i santini che gli scouts cattolici hanno dedicato alla B. V. Maria.
“Madonna degli scouts, ascolta t’invochiamo, concedi un forte cuore a noi che ora partiam” è l’incipit di un tradizionale canto scout, eseguito alla partenza di un campo mobile o di un’impegnativa attività.
Questa “Madre di tutti gli esploratori” ha una effigie e la sua immagine rimane stampata nel cuore di chi ha avuto occasione nella sua giovinezza di aver fatto parte della grande famiglia degli scout....

Il 9 luglio 1961, in preparazione al “6° Campo nazionale esploratori” (svoltosi nel luglio ‘62), gli Scouts di Grosseto innalzarono sulla vetta più alta della loro provincia: il monte Amiata (m 1734), una statua marmorea intitolata Madonna degli scouts. Collaborarono gli esploratori dell’ASCI (Associazione degli scout cattolici italiani) e le guide dell’AGI (Associazione della Guide Italiane) che insieme posero sul Sasso di Maremma la statua consacrata a tutti i giovani che nel mondo vivono l’avventurosa esperienza di questo metodo educativo.
Dopo un pellegrinaggio di dieci giorni lungo i paesi grossetani, alla presenza di cinquemila fedeli, insieme alle autorità religiose, civili e militari e naturalmente agli scout toscani, prese dimora l’opera alta m 2,20, dal peso di 12 quintali, che poggia su un enorme e slanciato traliccio in ferro a simboleggiare i tre punti della promessa Scout.
Dalla vetta del Monte Amiata, la Madonna degli Scouts continua a vegliare sugli scouts di tutto il mondo ed è sollecita nell’accogliere le loro promesse e le loro preghiere.
Periodicamente viene effettuata la tradizionale “Marcia per la Madonna degli Scout”, una buona occasione offerta ai Clan, ai Noviziati e alle Alte Squadriglie per vivere quattro giorni estivi di fraternità scout, lungo 67 Km di strade e sentieri che conducono da Grosseto fino alla Vetta del Monte Amiata. Qui, in conclusione, il vescovo di Grosseto presiede la S. Messa al Campo officiata insieme agli Assistenti ecclesiastici scout.

ATTILIO GARDINI

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IL SANTO BAMBINO DI PRAGA - LA DEVOZIONE IN ITALIA
Un articolo con il contributo degli associati

A conclusione dell’articolo “Il Santo Bambino di Praga” pubblicato nella Circolare informativa nr. 286 abbiamo ricordato il primo e forse unico Santuario in Italia esclusivamente a Lui dedicato, quello di Arenzano in Liguria, con la riproduzione del santino relativo.
Nella stessa sede ho già dato notizia della immaginetta, inviata dalla socia di Scafati (SA) Lucrezia Donnarumma, nella quale é raffigurato il Miracoloso S.Bambino di Praga, che si venera nella:
1) Parrocchia di S.Maria della Stella, in Chianciano Terme: l’immaginetta con la statua è riportata in figura.
Con piacere diffondo le ulteriori notizie apprese attraverso il graditissimo contributo da parte dei soci, da me auspicato, con l’obiettivo di approfondire la conoscenza sulla tradizione italiana del culto del Bambino di Praga.
La socia di Scafati Donnarumma ha di nuovo prontamente risposto; la ringrazio per la sua disponibilità e gentilezza nell’inviare le immaginette e la documentazione, cartoline e libretti di preghiere, provenienti da altre due chiese che ospitano statua del Bambino di Praga:
2 ) - Santuario del Bambino di Praga in S.Maria della Purità a PAGANI (SA)
3) - Chiesa di S.Filippo Neri a Benevento
Un altro apprezzabile e notevole contributo è pervenuto da parte del socio Lorenzo Cimenti di Tricesimo (Udine), che, con la competenza, precisione e ricchezza di documentazione in molte occasioni manifestate, ha inviato copie di immaginette di cinque simulacri del Bambino venerati in altrettanti Santuari.
Tutti i santini sono riportati nell’ordine, nelle figure alla pagina successiva.

1) Santuario di Concesa – Trezzo sull’Adda (MI);
2) Parrocchia Gentilizia di San Gerolamo – Istituto Gaslini – (GE);
3) Santuario di Monte Carmelo – Loano (SV);
4) Santa Maria della Purità a Pagani (SA) (già esaminata nella seconda figura, ma l’immaginetta è diversa);
5) Basilica della Immacolata a Catanzaro.
Se altri collezionisti vorranno partecipare seguiranno altre informazioni per tutti.

Maria Gabriella Alessandroni

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CERCO E SCAMBIO

 

CARLUCCIO FRISON di Massa Finalese (Modena)
"Cambio miei doppi (anche su mancoliste) di SANTA LEGA (tutte le serie), AR, Eb seppia... Ricerco, inoltre, immaginette di San CARLO, Sant’ANGELA, Sant’ANTONIO ABATE, Santi Martiri, Madonna del Rosario di Fontanellato.

BRUNO PRAMPOLINI
- Scambio santini moderni. Cerco Patroni, Madonne, (Sardegna). Effettuo scambi con cartoline o con altre immaginette religiose.

ANTONINO COTTONE
– Cerco santini di corpi santi, santini con reliquia, santi/e, beati/e, Venerabili, statuaria e quadri mariani. Non accetto pieghevoli, calendarietti, serie Egim, Isonzo. Grazie.

 

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NOTIZIE DAL MONDO

 

SAN PAOLO DEL BRASILE 1883 - EMIGRATI ITALIANI... DIEDI LORO LE MEDAGLIE E LE IMMAGINETTE CHE AVEVO CON ME..."


Mentre Mons.Lasagna si aggirava nei dintorni di San Paolo del Brasile in compagnia dì alcuni del luogo, per scegliere un luogo adatto all'ideata fondazione Salesiana, gli fu additato «un vecchio e rustico edificio che sorgeva là sul declivo della collina, fiancheggiato da una Cappella, sormontata da un piccolo campanile.
“Intorno, scrive Don Lasagna, incominciammo a discernere delle capanne, e più in là sparse su per la collina delle casettine bianche e pulite, che brillavano al sole fra quei macchioni di bambù e di banani, come un branco di candide colombe sparse tra i cespugli dei nostri verdi campi del Piemonte.
- Che case sono quelle? chiesi meravigliato ai miei compagni: - Sono, mi risposero, le prime case di una Colonia Italiana, che da sette anni fu condotta a queste terre da speculatori ingordi, e che lottando contro mille difficoltà comincia appena adesso a prosperare. La compongono alcune centinaia di famiglie tirolesi molto stimate: sono la miglior gente che noi conosciamo.
Quando la vettura si avvicinò saltai in terra e mi avviai difilato verso la casa più vicina. I bambini che si trastullavano sull'aia fuggirono impauriti, le donne fecero capolino alle finestre della loro casa, e mi guardavano con stupore senza. Vestito come ero alla brasiliana, e accompagnato da altri Sacerdoti americani, neppure immaginavano ch'io potessi essere loro compatriota; ma quando mi udirono parlare il loro dialetto ch'io mi sforzavo d'imitare, quelle poverine si gettarono fuori della loro casa e ad alta voce e coi segni delle mani e dei fazzoletti chiamarono a tutta gola i loro mariti sparsi pei campi. Mi vidi in breve circondato da una folla che esclamava fra loro mentre si asciugavano le lagrime: Un prete del nostro paese! Oh si fermi un poco con noi!... Un uomo corse ad aprir la Cappella di S. Anna e vi entrammo tutti.
Dopo aver rinnovato i saluti chiesi se avevano conservata la loro fede, la preghiera, se insegnavano la dottrina ai bimbi. Incominciai a interrogarli e mi rispondevano con una devozione e prontezza consolante. Una povera donna corse a pigliar la sua vecchia dottrina in italiano, della Diocesi di Vicenza, ed alle mie domande fatte alla lettera rispondevano tutti con una esattezza che m'incantava.
Da sette anni vivono senza preti. Alcuni più fortunati, che posseggono il carretto o la mula, possono recarsi qualche volta alla città per la santa Messa, ma non conoscendo la lingua portoghese non possono o non osano accostarsi al confessionale. Povera gente! Li confortai tutti come meglio potei a perseverare.
Poi, diedi loro le medaglie e le immaginette che avevo con me; ripetei loro mille raccomandazioni. Promisi che sarei ritornato un dì a dar loro una missione, e mi ritirai intenerito, perché tutti piangevano intorno a me, come figliuoli, che vedono lacrimando il padre che s'allontana forse per sempre»
(Fonte: Bollettino Salesiano del maggio 1905, “Soccorriamo i nostri emigrati”)


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IL CARD. RUINI APRE L'ANNO GIUBILARE DI SAN LORENZO

Celebrazioni del 1750° Anniversario del martirio del martire spagnolo


ROMA, lunedì, 7 gennaio 2008 (ZENIT.org).- Il 1° gennaio scorso, una celebrazione eucaristica vespertina nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, presieduta dal Cardinale vicario di Roma, Camillo Ruini, ha aperto l'anno giubilare per i 1750 anni del martirio di San Lorenzo.
Lorenzo è stato uno dei sette diaconi di Roma, condannato a morte sulla graticola nel 258 d.C. per ordine dell'imperatore Valeriano I. La tradizione afferma che era originario di Osca (oggi Huesca), nell'attuale Spagna.
L'anno giubilare si estende per tutto il 2008 e prevede un nutrito programma. Il parroco della Basilica, don Bruno Mustacchio, ha anticipato alcuni degli atti previsti al settimanale diocesano “RomaSette”:
“Il giorno di San Lorenzo, il 10 agosto, organizzeremo una processione lungo le strade del quartiere che sarà preceduta da un triduo di preparazione speciale”.
Varie parrocchie italiane si recheranno in pellegrinaggio al luogo in cui, secondo la tradizione, è avvenuto il martirio di San Lorenzo. Le celebrazioni avranno anche una dimensione culturale: “Sicuramente – anticipa il parroco – organizzeremo un ciclo di convegni su San Lorenzo martire e sulla storia e sull'architettura di questa chiesa”.
Lorenzo viveva a Roma quando Sisto II fu eletto Papa nel 257 d.C., e come diacono aveva il compito di amministrare i beni della Chiesa e farsi carico dell'assistenza dei poveri.
Durante la persecuzione dell'imperatore Valeriano I, nel 258 d.C., molti sacerdoti e Vescovi furono condannati a morte, mentre i cristiani che appartenevano alla nobiltà o al Senato vennero privati dei loro beni e mandati in esilio.
Sisto II, una delle prime vittime di questa persecuzione, fu crocifisso il 6 agosto di quell'anno.
La stessa sorte, poco tempo dopo, toccò anche a Lorenzo e ad altri cristiani.
La tradizione racconta che le autorità ambivano molto ai beni ecclesiastici destinati al culto e ai poveri e che, conoscendo l'incarico amministrativo ricoperto da Lorenzo, gli ordinarono di consegnare tutte le “ricchezze” della Chiesa.
Il diacono promise di farlo e diede loro appuntamento in un luogo; nel frattempo, riunì i poveri di Roma. Quando giunsero le persone incaricate di raccogliere il presunto “tesoro”, Lorenzo in dicò la folla di indigenti e disse: “Queste sono le ricchezze della Chiesa”. Il messaggio, ovviamente, non venne compreso, e il fedele diacono finì sulla graticola.
La Basilica sorge nella zona in cui venne sepolto dopo il suo martirio. L'imperatore CostantIno ordinò di forgiare grate d'argento per la chiusura della tomba e di scavare nella terra un abside intorno al tumulo.
I successivi Pontefici abbellirono l'antica struttura finché non fu necessaria una nuova BasilIca all'epoca di Papa Onorio III (1216-1227). I lavori di restauro più recenti risalgono alla Seconda Guerra Mondiale, tra il 1946 e il 1949, a causa dei danni provocati dai bombardamenti su Roma, che colpirono con particolare forza il quartiere in cui è situata la Basilica.
San Lorenzo è patrono della città di Huesca, dove si venera la memoria dei suoi genitori, i santi Orencio e Paciencia. (Fonte: Zenit)

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PADRE ADOLFO NICOLAS, NUOVO SUPERIORE DEI GESUITI


“La nostra missione è servire i poveri”
"Aperto, ma equilibrato; profetico, ma obbediente; audace, ma con discernimento": questo il ritratto che del neoeletto Padre Generale dei gesuiti, p. Adolfo Nicolás, traccia un altro gesuita, e suo amico: Juan Masiá Clavel, professore di Etica all’Università Sophia di Tokyo e consigliere dell’Associazione di Bioetica del Giappone.
Padre Nicolas, nato a Palencia nel 1936 (Spagna), è dal 19 gennaio u.s. il nuovo Preposito Generale della Compagnia di Gesù e 29° successore di Sant’Ignazio.
Dall'ottobre 2004 è presidente della Conferenza dei Gesuiti dell'Asia Orientale e dell'Oceania ed è stato 43 anni missionario in Giappone, dove ha insegnato alla Sophia University di Tokyo. Superiore della Provincia giapponese della Compagnia, ha vissuto per alcuni anni in Corea del Sud. Negli ultimi anni si è occupato particolarmente delle condizioni degli immigrati nella periferia di Tokyo. E' stato anche segretario dell'ultima Congregazione generale dei Gesuiti.
Il dimissionario Padre Kolvenbach, dopo l’elezione, ha letto il decreto che poi è stato comunicato via telefono a Benedetto XVI che ha subito approvato la nomina.
La Compagnia di Gesù, fondata nel 1540, ha 19.564 membri, sparsi in 127 Paesi.
“La missione dei Gesuiti è servire i poveri, gli emarginati e gli esclusi”, ha affermato domenica 20 gennaio nella chiesa del Gesù di Roma il 71enne nuovo Padre Generale. Nell'omelia della Messa di ringraziamento ha ricordato le parole di uno dei confratelli che si congratulava con lui: “Non ti dimenticare dei poveri”.
“Forse questo saluto è il più importante. I poveri, gli emarginati, gli esclusi; in questo mondo della globalizzazione aumentano coloro che sono esclusi da tutto”, ha constatato. “Tutti coloro che vengono diminuiti, perché la società ha posto per i grandi ma non per i piccoli; tutti coloro che si trovano in situazioni di svantaggio, sono manipolati; tutti questi sono forse per noi le nuove nazioni, le nazioni che hanno bisogno del Profeta, del messaggio di Dio che è per tutti”.
“A questo momento della storia, dove deve rivolgersi la nostra attenzione, il nostro servizio, la nostra energia? O in altre parole, qual è il colore, il tono,la figura della salvezza oggi, per tanti e tanti che hanno bisogno, per tante nazioni umane, non geografiche, che ancora chiedono salvezza?”.
E' proprio qui che si inserisce il messaggio della missione e del servizio.
“L’Agnello di Dio ha presentato se stesso come servitore”, ha commentato padre Nicolás, e allo stesso modo “questo essere servitori sarà il segno caratteristico, il marchio” della missione dei Gesuiti, “della chiamata alle quale cerchiamo di rispondere in questi giorni”.
Pedro Miguel Lamet, gesuita e biografo di padre Pedro Arrupe ha recentemente dichiarato a ”El Correo” che con Padre Nicolàs potrebbe aver finalmente termine "questa lunga ibernazione che ha sofferto la Compagnia": "La nostra lotta per la giustizia sociale tornerà a farsi notare; il silenzio è finito".

RENZO MANFE'

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ANNO PAOLINO - MOBILITAZIONE A TUTTI I LIVELLI


Ti basta la mia grazia” è il titolo della lettera che don Silvio Sassi, Superiore generale dei Paolini, ha inviato in occasione dell’Anno Paolino che si svolgerà dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009 per celebrare il bimillenario della nascita di San Paolo.
Don Sassi parla di questo evento ecclesiale internazionale come “di una vera e propria mobilitazione a tutti i livelli, in piena sintonia con l’opera e l’insegnamento del suo Fondatore”.
La Società San Paolo, fondata nel 1914 ad Alba (CN) da don Giacomo Alberione, è presente oggi in 32 nazioni, impegnata nella diffusione del messaggio cristiano.
Un seminario internazionale su s. Paolo aperto alla Famiglia Paolina, in programma dal 19 al 29 aprile 2009, ed un “forum” sulla lettera citata, aperto alla “creatività” letteraria di ogni Paolino, sono due degli eventi dell’anno presentati da don Sassi.

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DIOCESI DI LEEDS: CALENDARIO 2008 CON 12 STORIE DI PRETI


Un calendario con le storie di 12 preti per far conoscere ai fedeli la vita di chi ha scelto la via del sacerdozio.
È l’iniziativa della diocesi di Leeds, che ha lanciato il calendario 2008 con lo slogan “Un sacerdote è per la vita, non solo per Natale e Pasqua”.
Accanto alle fotografie dei preti, c'è una breve spiegazione del motivo per cui hanno seguito la loro vocazione e qualche nota su che cosa conta davvero nelle loro vite.
La diocesi spera che il calendario, che viene venduto in questi giorni in case, uffici e scuole, aiuti chi intende diventare prete. Il vescovo di Leeds, mons. Arthur Roche, auspica che il calendario aiuti a vedere il lato umano dei sacerdoti.
"I preti non provengono dal nulla", afferma, "nascono in famiglie comuni e hanno sogni e aspirazioni come chicchessia. Hanno anche preoccupazioni e ansie".
"Ma nonostante questo - aggiunge il presule - si offrono con generosità al servizio della Chiesa". L'idea di preparare il calendario è venuta a don Simon Lodge, un membro dell'ufficio diocesano per le vocazioni. Tra i sacerdoti in calendario vi è don Neil Byrne di Harrogate, cappellano nella prigione di Wealstun a Wetherby, nel Nord di Inghilterra. Quando gli viene chiesto che cosa avrebbe fatto se non fosse diventato sacerdote, risponde: “Forse sarei finito in prigione. ”.


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MUORE PADRE MARCIAL MACIEL ( 1920-2008)


E’ il fondatore dei Legionari di Cristo e del movimento di apostolato Regnum Christi
I Legionari di Cristo e il Movimento Regnum Christi hanno comunicato che il 30 gennaio è morto negli Stati Uniti all'età di 87 anni il loro fondatore, padre Marcial Maciel. Secondo quanto spiega il comunicato, “Padre Maciel ha manifestato al padre Álvaro Corcuera, direttore generale della Congregazione dei Legionari di Cristo e del Movimento Regnum Christi, il desiderio che i suoi funerali fossero tenuti in un clima di preghiera e in forma semplice e privata”.
“I Legionari di Cristo e i membri del Movimento Regnum Christi comunicano con dolore la perdita del loro amato fondatore, che fu strumento di Dio nel dare inizio a quest’opera al servizio della Chiesa e della società”, afferma la nota.
Padre Maciel è morto per una serie di complicazioni del suo stato di salute, aggravate dalla sua età avanzata.
“Nei suoi 87 anni di vita p. Maciel ha dedicato le sue energie al compimento dell’opera che Dio gli ha affidato per collaborare alla missione evangelizzatrice della Chiesa, in modo che uomini e donne di tutte le condizioni sociali potessero conoscere, vivere e diffondere l’amore di Cristo e la buona novella del suo Vangelo”, prosegue il comunicato.
Marcial Maciel era nato a Cotija de la Paz (Michoacán, Messico) il 10.III.1920.
A quindici anni entrò nel seminario a Città del Messico. Il 3.I.1941, quando ancora non era sacerdote, fondò la Congregazione dei Legionari di Cristo, stabilendo una comunità come seminario minore, costituita da tredici adolescenti.
Il 26.XI.1944 venne ordinato sacerdote da mons.Francisco González Arias, Vescovo di Cuernavaca. Il 13.VI.1948 la Congregazione dei Legionari di Cristo venne eretta canonicamente, sotto l'autorità del Vescovo di Cuernavaca. Il 6.II.1965 Paolo VI concesse il “Decretum laudis”, atto con cui la Congregazione passò a dipendere dalla Santa Sede. Negli anni Sessanta, padre Maciel fondò il Regnum Christi, movimento di apostolato ed evangelizzazione formato da famiglie e laici (consacrati e non consacrati), così come da sacerdoti diocesani. Il 23.V.1970 Papa Paolo VI creò la prelatura territoriale di Chetumal, nel sud del Messico, e affidò questo territorio di missione, la cui popolazione è per la maggior parte costituita da indigeni Maya, ai Legionari di Cristo. Il 29.VI.1983 la Santa Sede ha approvato le Costituzioni dei Legionari di Cristo e il 26.XI.2004 gli Statuti del movimento Regnum Christi.
Il 20.I.2005 padre Maciel, dopo essere stato rieletto Superiore Generale dal Capitolo Generale della Congregazione, ha rinunciato per motivi di età. Il Capitolo ha eletto come suo successore Álvaro Corcuera Martínez del Río.
Il 19.V.2006, dopo le accuse di alcune persone contro padre Maciel, dalle quali egli si è dichiarato innocente fino al momento della morte, e di fronte all'impossibilità di intraprendere un processo canonico a causa della sua età avanzata e del suo delicato stato di salute, la Santa Sede ha pubblicato un comunicato in cui lo si invitava a “una vita riservata”. La nota vaticana riconosceva “con gratitudine il benemerito apostolato dei Legionari di Cristo e dell’Associazione Regnum Christi”.


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SRI LANKA: A 300 ANNI DALLA MORTE DEL BEATO JOSEPH VAZ


Il 16 gennaio u.s. sono partiti i tre anni di preparazione al terzo centenario della morte del Beato Joseph Vaz, (morto il 16 gennaio 2011), l'apostolo dello Sri Lanka , che nell’allora Ceylon ha reso possibile la “rinascita del cristianesimo dalle sue stesse ceneri”.
Vaz nasce nello Stato indiano di Goa nel 1651, quando la zona era sotto il dominio portoghese. Diventa sacerdote nel 1676 all’interno della Congregazione di San Filippo Neri.
Si reca poi come missionario in Sri Lanka (allora Ceylon), da dove gli olandesi della Compagnia delle Indie avevano espulso i missionari e minacciato di morte qualsiasi prete fosse sta to sorpreso sull'isola. In modo clandestino, il padre Vaz porta il suo aiuto ai cattolici del luogo e arriva fino alla capitale Colombo.
Uno dei suoi più importanti impegni è la traduzione del Vangelo nelle lingue tamil e singalese. Muore a Kandy il 16 gennaio 1711.
E’ stato beatificato a Colombo da Giovanni Paolo II il 21 gennaio 1995.
Mons. Vianney Fernando, ha diffuso un messaggio in cui spiega l’importanza dei prossimi tre anni per la Chiesa dello Sri Lanka. “Questo periodo – si legge – servirà a rinnovare e approfondire la nostra fede cristiana; seguire l’esempio di questo eroico missionario servirà a risvegliare in tutti il necessario impegno nella missione. Il sogno della Chiesa in Sri Lanka di essere evangelizzatrice riceverà un ulteriore impeto da questi anni di preparazione alla ricorrenza”.

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LOURDES 11 FEBBRAIO 1858 - 2008


L’11 febbraio la Chiesa ha celebrato la memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, nel 150.mo anniversario della prima apparizione della Madonna a Bernadette
E quest’anno si celebra il 150.mo anniversario delle apparizioni a Lourdes della Madonna a Santa Bernadette Soubirous. La prima delle 18 apparizioni è avvenuta l’11 febbraio del 1858 nella Grotta di Massabielle.
All’abbé Réné Laurentin, teologo, uno dei maggior esperti in mariologia e il più profondo conoscitore vivente della realtà di Lourdes, Giovanni Peduto ha chiesto qual è il significato di queste apparizioni:
R. – Innanzitutto, la scelta di Maria di porre Bernadette, la sola veggente riconosciuta, al centro di Lourdes, lei la più povera del luogo: abitava con la famiglia nel noto “cachot”, che era stato il carcere della città, poi abbandonato per la sua insalubrità. Qui i carabinieri si erano recati a cercare François Soubirous: siccome era il più povero al tempo della carestia che imperversò a Lourdes, pensavano che fosse stato lui a rubare la farina ad un fornaio. Come i carabinieri erano andati a cercarlo un paio di anni prima, la Vergine l’11 febbraio 1858 andò a cercare la figlia che dimorava con la famiglia nel peggiore domicilio di Lourdes: per accogliere, simbolicamente in lei, tutti i poveri, per porre lei, la povera Bernadette, all’attenzione di tutta Lourdes.
E per dare origine, assieme a Bernadette, a qualcosa di nuovo a Lourdes.
D. – Père Laurentin, sono passati 150 anni dalla prima apparizione della Madonna a Lourdes: quali sono stati i frutti di queste apparizioni?
R. – Moltissimi: molte conversioni e anche tanti miracoli, molti dei quali difficili da controllare.
Ce ne sono infatti molti che non sono riconosciuti perché mancano tutti i certificati; bisognerebbe saperne di più. Io faccio il possibile perché sempre di più siano riconosciute anche le guarigioni che non hanno prove scientifiche e che sono tanto fruttuose nel popolo.
E poi ci sono le testimonianze di tanti ammalati che pregano a Lourdes e trovano la pace: loro sono il centro della preghiera.
D. – Il Santuario di Lourdes è particolarmente legato al mistero della sofferenza e della malattia …
R. – Perché la Vergine, come Madre, viene in soccorso dei più poveri e degli ammalati che sono poveri nel loro corpo, e qualche volta anche nella loro psiche. Per questo, sono i preferiti della Vergine che viene in loro soccorso, per manifestare che essi sono il valore supremo della Chiesa: continuano nel loro corpo e nella loro anima la sofferenza di Cristo nel suo corpo, che è la Chiesa.
D. – Père Laurentin, perché la Madonna appare?
R. – Perché è una Madre ed ha tenerezza per coloro che soffrono e per tutti in generale. Ecco perché, al centro di Lourdes, ci sono gli ammalati. E poi ci sono le folle bisognose che la Vergine attira in questo luogo. Dal principio, fin dai primi giorni delle apparizioni, la Vergine ha richiamato prima qualche persona, alla fine delle apparizioni erano 20 mila; oggi sono 6-7 milioni ogni anno.
D. – La sua esperienza personale di Lourdes?
R. – Ho lavorato come storico, prima come teologo ... Ho meditato molto, ho scrutato meticolosamente tutte le cose, ma non sono un buon pellegrino perché rifletto troppo: sono l’ultimo dei pellegrini, dopo i malati e dopo la gente che va a Lourdes perché si è convertita ... Io vado per meglio comprendere e per meglio esprimere: è la deformazione del teologo! Non sono un buon esempio ...

(Radio Vaticana)


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1933 - 2008 - 75° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI A BANNEUX

Il 15 gennaio scorso si sono aperte le celebrazioni del 75.mo anniversario delle apparizioni della Vergine a Banneux, villaggio a 25 chilometri da Liegi, in Belgio. Qui la Madonna per la prima volta apparve proprio il 15 gennaio del 1933 nel giardino di una modesta famiglia di operai, i Beco, e la prima persona che ebbe l’apparizione della “Vergine dei Poveri” fu la piccola Mariette, di 11 anni. La Madonna successivamente apparve altre sette volte nella casa della famiglia Beco e in una di esse si fece dedicare una sorgente d’acqua, “la Fange”.
Le apparizioni furono riconosciute ufficialmente nel 1949 dall'allora vescovo di Liegi, mons. Louis-Joseph Kerkhofs, e da quel giorno il piccolo villaggio di Banneux, fino allora sconosciuto, divenne meta di pellegrinaggi di centinaia di fedeli che desideravano vedere il luogo dell’apparizione della Vergine.
Per il 75.mo anniversario il vescovo di Liegi, mons. Aloys Jousten, ha inviato una lettera alla diocesi che è stata letta nelle celebrazioni domenicali del 12 e 13 gennaio.
"A Banneux - scrive il vescovo - la Vergine dei Poveri fa scoprire che c'è una beatitudine dei poveri e invita i cristiani della diocesi di Liegi ad essere una Chiesa fraterna dove ciascuno è riconosciuto e valorizzato e può godere della gioia di Dio, lavorando per il benessere dei poveri". (C.C.) (Fonte: Radio Vaticana del 18.1.08)

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CAGLIARI, 3 FEBBRAIO - BEATIFICAZIONE DI SUOR GIUSEPPINA NICOLI


Lo scorso 3 febbraio a Cagliari è stata beatificata nel piazzale antistante la Basilica di Nostra Signora di Bonaria di Cagliari sr.Giuseppina Nicoli (1863-1924), da molti definita “mistica della carità”.
La cerimonia è stata concelebrata dal Card. José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, e dal Cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, insieme ad altri 30 Vescovi e 400 sacerdoti.
Suor Giuseppina, della Congregazione delle Figlie della Carità, “ha dimostrato che vivere per Dio e in Dio significa essere veramente liberi: un messaggio di cui forse abbiamo particolarmente bisogno in un mondo che troppo spesso identifica la libertà come autoaffermazione individuale e come chiusura all'altro e al bisognoso”, ha affermato nella sua omelia il porporato portoghese, come riporta “L'Osservatore Romano”. “Fare spazio a Dio dentro di sé e considerarsi quindi strumento e manifestazione dell'amore di Dio” è stata “la chiave della sua vita spirituale e della sua santità”, ha aggiunto.
Suor Giuseppina “si consacrò tutta al Signore” “convinta che 'l'amore del prossimo è la misura dell'amore di Dio', come amava ripetere, dando testimonianza dell'amore di Cristo per i poveri, gli analfabeti, gli indigenti, le cui sofferenze sollevava conducendoli sulle vie del Signore”. Caratteristiche della religiosa, ricorda “L'Osservatore Romano”, furono “la prontezza della carità”, con cui seppe cogliere e rispondere alle nuove sfide sociali del tempo, “la speranza evangelica”, “la profondità della comunio ne con il Cristo eucaristico”, “la tensione evangelizzatrice”.
“La carità è stata la regola di tutti i suoi pensieri, di tutte le sue parole, di tutte le sue azioni”; “percorse un cammino di umiltà con cui cercava di nascondersi alle lusinghe e alle glorie del mondo, per 'scomparire' nell'amore di Cristo, e sperimentò il mistero della carità verso i poveri come atto di amore verso il Signore”.
La vita di suor Giuseppina è stata improntata a “una sempre crescente disponibilità alla grazia e una fedeltà convinta alla specifica vocazione di Figlia della Carità”.
Il suo esempio può essere quindi di stimolo per la crescita di quella “fantasia della carità” di cui parla Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte ritenendola fondamentale perché l'annuncio del Vangelo non rischi “di essere incompreso o di affogare in quel mare di parole a cui l'odierna società della comunicazione quotidianamente ci espone. La carità delle opere assicura una forza inequivocabile alla carità delle parole” (n. 50).
In un'epoca in cui i giovani spesso non trovano prospettive, l'esempio della religiosa è un faro che può guidare le scelte di tanti ragazzi verso una vita vera e piena.
Suor Giuseppina morì il 31 dicembre 1924 a 61 anni. Come ha raccontato una sua consorella, “la sua morte fu la corona di una vita specchiata e la prova di una virtù praticata in modo eroico. (Fonte: Zenit)

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RUBATO IL CUORE INCORROTTO DEL SERVO DI DIOMAMERTO ESQUIU'

Il cuore incorrotto del frate argentino, Mamerto Esquiú, del quale è in corso il processo di beatificazione, è stato rubato, agli inizi di gennaio scorso, dalla chiesa di San Francisco nella località di Catamarca (Argentina), da uno sconosciuto che con una pietra o un corpo contundente ha rotto l’urna nella quale si trovava la reliquia. Il cuore di Frà Mamerto era già stato rubato nel 1990. Fu poi trovato la settimana successiva sul tetto della chiesa, dove era stato lanciato da un alunno della scuola interna "per vendetta, perché si era arrabbiato con il Padre direttore del la scuola” ha ricordato un frate.
La polizia del luogo ha informato che due testimoni hanno dichiarato di avere visto il possibile responsabile del furto, un giovane che vestiva jeans e felpa nera, e aveva una notevole barba. Questi è stato visto entrare nel pomeriggio di martedì nella chiesa San Francisco e poi uscire rapidamente prima che si scoprisse il furto.
Frà Mamerto dell'Ascensione Esquiú nasce l’11 maggio 1826. Entra giovane nel convento francescano di Catamarca. Celebra la prima Messa il 15 maggio 1849.
Predica nel 1853 il famoso sermone della Costituzione, dove chiede concordia ed unione per gli argentini, raggiungendo fama nazionale. Diviene vescovo di Cordoba in Argentina nel 1881 e muore il 10 gennaio 1883 nella località catamarqueña di Il Suncho. I suoi resti mortali riposano nella cattedrale di Cordova, ma il suo cuore in corrotto rimane nel convento francescano di Catamarca.
La Congregazione per le Cause dei Santi ha approvato nell’ottobre 2006 l’ "eroicità" delle virtù di Esquiú.


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NEWSWEEK DENUNCIA ASTA IN INTERNET DI "RESTI UMANI" DI SANTI

La rivista statunitense Newsweek ha pubblicato una relazione sul lavoro di un laico identificato come Tom Serafín, per ritirare in internet dal sito web di aste e vendite “eBay.com” supposte reliquie di santi che includono capelli di Santa Teresa di Lisieux o resti ossei di Santa Filomena.
Recentemente, quelli che sarebbero alcuni capelli di Santa Teresa furono posti in asta nel menzionato sito web con un prezzo base di 40 dollari. Nel contempo, è stato offerto il pezzo di un osso di Santa Filomena, a un prezzo base di 49,99 dollari. Si può trovare anche un reliquario "splendido, raro, antico" nel quale ci sono reliquie di sei santi ad un prezzo base di 625 dollari.
Gli oggetti violerebbero le regole di eBay che vietano la vendita di resti umani.
Una portavoce del sito web ha dichiarato al settimanale USA “Newsweek” che "abbiamo una squadra di duemila persone che lavorano tutto il tempo per identificare e ritirare oggetti proibiti dal nostro sito. Con quasi 7 milioni di oggetti che ogni giorno vengono messi all’asta… non è possibile identificare immediatamente coloro che violano i regolamenti, ma se individui preoccupati ce lo fanno notare prenderemo subito i provvedimenti del caso."
(Fonte: ACI)


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NOTIZIE DAL VATICANO

BENEDETTO XVI PRESENTA LE FIGURE DEI SANTI

SANT'AGOSTINO, VESCOVO DI IPPONA

Papa Benedetto XVI all’udienza generale di mercoledì 30 gennaio 2008 parlando del Vescovo Agostino, dottore della Chiesa, ha detto:
“Tutto l'itinerario intellettuale e spirituale di sant'Agostino costituisce un modello valido anche oggi nel rapporto tra fede e ragione, tema non solo per uomini credenti ma per ogni uomo che cerca la verità”.

Al tema fede e ragione, “che è un tema determinante, o meglio, il tema determinante per la biografia di sant'Agostino”, il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato il suo discorso durante l’udienza generale del 30 gennaio. Educato nella fede cattolica dalla madre Monica, una volta entrato nell’adolescenza Agostino abbandonò la fede “perché non poteva più vederne la ragionevolezza e non voleva una religione che non fosse anche per lui espressione della ragione, cioè della verità”.
La sua sete di verità era radicale e quindi non poteva accontentarsi di filosofie che non arrivassero alla verità stessa, che non arrivassero fino a Dio, un Dio “che fosse il vero Dio, il Dio che dà la vita e che entra nella nostra stessa vita”. Il Papa ha quindi sottolineato che “tutto l'itinerario intellettuale e spirituale di sant'Agostino costituisce un modello valido anche oggi nel rapporto tra fede e ragione, tema non solo per uomini credenti ma per ogni uomo che cerca la verità, tema centrale per l'equilibrio e il destino di ogni essere umano. Queste due dimensioni, fede e ragione, non sono da separare né da contrapporre, ma piuttosto devono sempre andare insieme”.
Benedetto XVI ha citato a questo punto le due celebri formule agostiniane “che esprimono questa coerente sintesi tra fede e ragione: crede ut intelligas (“credi per comprendere”) — il credere apre la strada per varcare la porta della verità — ma anche, e inseparabilmente, intellige ut credas (“comprendi per credere”), scruta la veri tà per poter trovare Dio e credere”.
Dopo aver ricordato che questo rapporto tra fede e ragione ha segnato tutta la storia della Chiesa, prima ancora della venuta di Cristo, il Papa ha spiegato che “l'armonia tra fede e ragione significa soprattutto che Dio non è lontano: non è lontano dalla nostra ragione e dalla nostra vita; è vicino ad ogni essere umano, vicino al nostro cuore e vicino alla nostra ragione, se realmente ci mettiamo in cammino. Proprio questa vicinanza di Dio all’uomo fu avvertita con straordinaria intensità da Agostino.
La presenza di Dio nell’uomo è profonda e nello stesso tempo misteriosa, ma può essere riconosciuta e scoperta nel proprio intimo”. Allo stesso tempo la lontananza di Dio equivale alla lontananza da se stessi: “un uomo che è lontano da Dio è anche lontano da sé, alienato da se stesso, e può ritrovare se stesso solo incontrandosi con Dio”. L’essere umano è stato salvato da Cristo, unico mediatore tra Dio e l’umanità, per questo “Cristo è capo della Chiesa e a essa è misticamente unito al punto che Agostino può affermare: ‘Siamo diventati Cristo. Infatti se egli è il capo, noi le sue membra, l’uomo totale è lui e noi’. Popolo di Dio e casa di Dio, la Chiesa nella visione agostiniana è dunque legata strettamente al concetto di Corpo di Cristo, fondata sulla rilettura cristologica dell’Antico Testamento e sulla vita sacramentale centrata sull’Eucaristia, nella quale il Signore ci dà il suo Corpo e ci trasforma in suo Corpo. È allora fondamentale che la Chiesa, popolo di Dio in senso cristologico e non in senso sociologico, sia davvero inserita in Cristo”.
Al termine della catechesi, citando la Lettera apostolica “Augustinum Hipponenem” di Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI ha indicato l’attualità di Sant’Agostino con queste parole: “Agostino ha incontrato Dio e durante tutta la sua vita ne ha fatto esperienza al punto che questa realtà - che è innanzi tutto incontro con una Persona, Gesù - ha cambiato la sua vita, come cambia quella di quanti, donne e uomini, in ogni tempo hanno la grazia di incontrarlo. Preghiamo che il Signore ci dia questa grazia e ci faccia trovare così la sua pace.” (S.L.)
(Fonte: Fides 31/1/2008)

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CERIMONIE DI BEATIFICAZIONE

VENERABILE CELESTINA DONATI (1843-1925)
FIRENZE, Domenica 30 MARZO 2008

La cerimonia nella cattedrale sarà presieduta dal Card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a ciò delegato dal Santo Padre.
Maria Anna Donati nacque a Marradi (Firenze) il 28 ottobre 1848. Ben presto si sentì attratta dalla vita religiosa: trascorse così un periodo di riflessione presso le Suore Vallombrosane, ma l’esperienza non ebbe buon esito.
Ritornata in famiglia si affidò alla guida spirituale del Padre scolopio Celestino Zini, che intuì le possibilità nascoste della giovane e con esperto tatto spirituale, la condusse all’ascolto del la voce dello Spirito Santo.
Con il suo consiglio, arrivata ai 41 anni giunse così a fondare nel 1889 la nuova Congregazione delle “Figlie Povere di S. Giuseppe Calasanzio” dette “Calasanzia ne” con il fine di educare cristianamente le bambine povere e qualche tempo dopo anche dell’educazione delle figlie e dei figli dei carcerati.
Il messaggio del Calasanzio, fatto proprio da madre Celestina Donati, che prenden do i voti aveva cambiato il nome di Maria Anna, è sempre vivo e presente; chi opera nel sociale usa la professionalità, ma anche un “di più” di umano e civile e soprattut to quel “supplemento d’anima” che viene dalla fede.
Nel 1892 morì il suo direttore spirituale e sua guida padre Zini, che era divenuto nel frattempo arcivescovo di Siena; tutta la responsabilità dell’Istituzione restò sua, che la governò saggiamente, diffondendola in tutte le regioni d’Italia.
Seppe infondere nelle sue figlie lo spirito di povertà, che l’accompagnò per tutta la vita, creandole tantissime difficoltà nella gestione dell’Istituto.
Di natura umilissima, poneva ogni problema ai suoi superiori ecclesiastici, attenen dosi docilmente alle loro direttive; si adoperò per stabilire il suo Istituto a Roma, contraendo anche debiti notevoli e ci riuscì con l’aiuto di molte persone.
Madre Celestina morì a Firenze il 18 marzo 1925; una decina d’anni dopo si co- minciò ad istruire la causa per la sua beatificazione, il 12 luglio 1982 uscì il decreto d’introduzione; il 6 aprile 1998 si ebbe quello sull’eroicità delle virtù e il titolo di venerabile. Fra le tante Case che le sue suore “Calasanziane” gestiscono, c’è l’oasi calasanziana “Mamma Bella” a Campi Salentina, vicino Lecce, nella cui chiesa riposano le reliquie del santo calasanziano Pompilio Maria Pirrotti, che visse in questi luoghi e che così chiamava la Madonna. L’opera delle suore prosegue oltre che con i salentini ora anche con gli immigrati albanesi.


ANTONIO BORRELLI

(Fonte: www.santiebeati.it)

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VENERABILE CANDELARIA PAZ-CASTILLO RAMIREZ

CARACAS (Venezuela), 27 APRILE 2008


La cerimonia di beatificazione si svolgerà nell’University Stadium di Caracas e sarà presieduta dal Card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a ciò delegato dal Santo Padre Benedetto XVI.
Susanna Pace Castello Ramírez, in religione Madre Candelaria di San José, nacque in Altagracia da Orituco, stato Guárico, l’11 agosto di 1863 da Francisco di Paula Pace Castello e da María del Rosario Ramírez. Sotto il profilo cristiano la piccola Susanna ricevette fin da bambina un’ottima educazione religiosa già in famiglia.
Imparò poi a leggere, a scrivere, a confezionare abiti ed a ricamare.
Ebbe l’occasione di mettere in opera quanto appreso in famiglia, praticando la car tà con i malati e i feriti che raccoglieva e curava in una casa semiabbandonata, unita alla Chiesa Parrocchiale. Nel 1903, con l'arrivo del Padre Sixto Sosa e il consiglio di alcuni medici del luogo, fu decisa la creazione di un ospedale e l’affidamento della direzione dello stesso a Susanna come direttrice dello stesso.
Nell'Ospedale "San Antonio" giunsero varie persone per accudire ai malati, e tra queste ci furono delle pie giovani che ammirate dallo zelo di Susanna spontaneamente si unirono a lei, tutte con il desiderio di abbracciare la vita religiosa.
Il 13 settembre 1906, con l’autorizzazione del Vescovo diocesano, vestì l’abito delle Sorelline dei Poveri e Susanna cambiò il suo nome con quello di Candelaria di San José. Il 31.XII.1910 nacque ufficialmente la Congregazione con la professione delle prime sei Suore, nelle mani di Mons. Felipe Neri Sendrea, che confermò Madre Candelaria come Superiora Generale della Congregazione. Nel dicembre 1916 emise i vote perpetui nelle mani del Padre Fondatore. Madre Candelaria era una religiosa dal carattere affabile e di rara modestia. La sua umiltà e la sua costante carità erano le qualità che davano risalto alla sua personalità. Non sopportava vedere la sofferenza negli altri e per questo era sempre pronta ad aiutare con viso sereno e gioioso trasmettendo il suo amore e la sua fiducia in Dio misericordioso.
Due devozioni distinsero la sua pietà: Gesù crocifisso e la Vergine Santissima.
Diresse la Congregazione per 35 anni, pur tra le sofferenza causategli da una terribile artrite.
A 77 anni, il 31 gennaio di 1940, pronunciando per tre volte il nome di Gesù, si addormentò per nascere alla vera vita, quella eterna e godere il premio promesso, quello del ‘giusto’.
Attualmente la Congregazione è formata per alcune ottanta religiose e tredici case in Venezuela ed una casa in Porto Ricco.
Il 27 aprile p.v. tutto il Venezuela e il mondo è in festa con la Chiesa, a Caracas, per la cerimonia di beatificazione di Madre Candelaria di San José.

 

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PROCESSI DI CANONIZZAZIONE - CAUSE DI BEATIFICAZIONI IN CORSO

IL SERVO DI DIO GIORGIO LA PIRA (1904-1977)

La causa di beatificazione del politico italiano "avanza" speditamente, afferma il card. J. Saraiva.
A 30 anni della sua morte
emerge come modello di politico e laico cattolico

Giorgio La Pira è nato a Pozzallo il 9 gennaio 1904 ed è morto a Firenze il 5 novembre 1977. Nel 1986 sotto Papa Giovanni Paolo II è stata avviata la sua causa di beatificazione.
A Firenze alcuni lo indicano come il Sindaco Santo, come lo chiamavano i poveri della Messa di San Procolo. Il 4 aprile 2005 si è chiusa la fase diocesana della causa di beatificazione. Al termine i documenti sono stati inviati in Vaticano. A fine ottobre 2007, in previsione del trentennale della scomparsa, le sue spoglie sono state traslate nella chiesa fiorentina di san Marco.
Il Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, ha affermato nello scorso novembre che la causa di canonizzazione di Giorgio La Pira "avanza" speditamente, a 30 anni della morte del sindacalista, ex Sindaco di Firenze e Deputato dell'Assemblea Costituente.
Da parte sua, l'Arcivescovo di Firenze, Cardinale Ennio Antonelli, ha commentato che "nella liturgia delle funzioni funebri di La Pira, il Cardinale Benelli disse che niente può capirsi di Giorgio La Pira se non lo si colloca sul ‘piano della fede'. Allora dico che tutto è eredità spirituale di Giorgio La Pira: la sua professione di docente universitario, l'attività politica come membro dell'Assemblea Costituente, come deputato, come sindacalista, l'attività caritatevole, culturale. Tutto è eredità spirituale non appena tutto è ispirato a un grande amore per Gesù."
Il Porporato ha ricordato anche che La Pira ha scritto: "il Signore mi ha dato una grande grazia: il desiderio di amarlo e di farlo amare infinitamente".
Per La Pira, ha spiegato l'Arcivescovo, "la preghiera era la più grande forza storica. Vedeva come in tutte le tradizioni culturali la religione sta al centro, era l'ispiratrice di tutto. Le sue lettere ai contemplativi testimoniavano come sentiva come decisiva la presenza della preghiera per la sua azione come sindacalista, per la sua multeplice attività nel piano politico, nazionale ed internazionale, soprattutto per il suo sforzo per la pace nel mondo." Si può dire – ha proseguito il Cardinale - che è stato profeta nel senso più autentico della parola, nel senso che i santi sono profeti; perché cercava anticipare nella storia il Regno di Dio”.

 

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IL SERVO DI DIO GIOVANNI IACONO (1873-1957)


Nel novembre 2007, a conclusione del ritiro mensile del clero, S.E. Mons. Mario Russotto, Vescovo della Diocesi , con profonda gioia e visibile emozione, ha comunicato ai presbiteri di aver ricevuto, da parte della Congregazione delle Cause dei Santi, il parere positivo per l'inizio della fase diocesana del Processo di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giovanni Iacono, Vescovo di Caltanissetta.
La notizia, salutata con un sentito applauso, è stata accolta con grande soddisfazione da parte dei sacerdoti presenti, in maniera particolare da coloro che hanno conosciuto in vita il Servo di Dio o che, per l'imposizione delle sue mani, hanno ricevuto l'Ordinazione presbiterale.
Il nihil obstat all'inizio della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Mons. Gio vanni Iacono (1873-1957), è arrivato a conclusione del Congresso Ordinario della Congregazione delle Cause dei Santi, celebrato il 24 ottobre 2007, ed è stato comunicato al Vescovo di Caltanissetta, Mons. Mario Russoto, con Lettera riservata a firma del Cardinale Saraiva Martin Josè e dell'Arcivescovo Michele di Roberto, rispettivamente Prefetto e Segretario della stessa Congregazione.
Nel frattempo la Chiesa nissena ha ricordato la figura di Mons. Giovanni Iacono che, per ben 35 anni e in tempi difficilissimi, l'ha guidata con cuore di padre e spirito di fanciullo. Il 23 giugno, un gruppo rappresentativo del presbiterio e del seminario di Caltanissetta, insieme al Vescovo, si è recato in Pellegrinaggio a Ragusa dove, nella splendida cattedrale, riposano le spoglie mortali del Servo di Dio.
Nel mese di settembre 2007 si è svolto a Caltanissetta un Convegno di studio sulla figura di Mons.Iacono, i cui atti sono in fase di pubblicazione.
La Diocesi nissena esprime viva gratitudine e profonda riconoscenza a Mons.Russotto che, fermamente convinto della santità di Mons. Iacono, ha profuso tanto impegno ed energie per avviare il complesso iter burocratico; e, come Lui stesso scrive, «sarà una grande gioia potersi ancora impegnare perché la Chiesa ufficialmente riconosca la santità di questo Vescovo, sempre vivo nella memoria dei nisseni, e che vive nelle fibre, nelle vene, nel sacerdozio di tanti amatissimi e santi nostri sacerdoti nisseni, oltre che nell'insegnamento che ci ha lasciato».

Sac. Giuseppe La Placa

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IL SERVO DI DIO ANTONIO BELLO (1935-1993)


La Congregazione delle Cause dei Santi ha da to il suo «nulla osta» al «cammino» verso gli altari di «Don» Tonino Bello, morto il 20.4.1993.
Il 21 dicembre u.s.il vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, Luigi Martella, ha annunciato l’avvio da parte della diocesi pugliese dell’«iter per la causa di beatificazione di mons.Antonio Bello».
Un’ovazione ha accolto le parole di Martella; visibile l’emozione all’annuncio, di tutti i presenti. Un segno ulteriore della stima, dell’ammirazione e della venerazione verso la memoria di Tonino Bello.
«A distanza di quasi quindici anni dalla sua morte avvenuta il 20 aprile 1993, la fama della sua santità si è diffusa e continua a diffondersi – ha detto Martella –. Il suo ministero episcopale ha inciso profondamente con il dono della parola illuminante e affascinante,con la profezia dei gesti, con l’impegno per la pace, con l’attenzione privilegiata verso i poveri e gli emarginati. Il suo stile di vita semplice e coinvolgente, rispettoso e amabile continua ad esercitare un benefico influsso su molti: giovani, adulti, persone consacrate, sacerdoti e perfino su persone che non condividono la stessa fede cristiana».
La fama di santità di Bello – che fu vescovo di Molfetta dal 1982 fino alla morte – ha scavalcato presto i confini della diocesi, come testimonia in questi anni la pressante richiesta da parte dei fedeli, di sacerdoti e di vescovi da varie parti d’Italia, perché fosse introdotta la causa di beatificazione.
Anche le nuove generazioni, che non hanno conosciuto personalmente Bello, trovano nella sua testimonianza profetica e nel suo magistero episcopale nutrimento per un’autentica testimonianza cristiana.
Soprattutto in estate molti gruppi parrocchiali da diverse parti d’Italia giungono a Molfetta con i propri sacerdoti, per mettersi sulle orme di «don Tonino», meditano e pregano sui luoghi del suo ministero episcopale e poi proseguono verso Alessano (Lecce), dove Bello vide la luce nel 1935.
Là, sulla tomba del vescovo, concludono l’itinerario di formazione e di fede.
In questi anni Martella ha sollecitato la raccolta e la pubblicazione di tutti gli scritti di Bello, pubblicati in sei poderosi volumi. Scritti che durante la visita ad limina l’attuale vescovo di Molfetta ha consegnato a Benedetto XVI.
Successivamente, Martella ha inoltrato domanda alla Congregazione delle cause dei santi. Il nulla osta, datato 27 novembre 2007, è stato ricevuto dal vescovo in data 13 dicembre 2007. Ed è significativo che questo avvenga quasi in concomitanza di due ricorrenze importanti, riguardanti la vita dell’indimenticabile e amato Pastore: il cinquantesimo di sacerdozio e il venticinquesimo di episcopato.
Mons.Martella ha infine invitato «a ringraziare il Signore, affinché, per intercessione del servo di Dio don Tonino Bello, così come lo possiamo invocare fin da ora, la nostra fede sia alimentata, la nostra speranza rinsaldata, la nostra carità dilatata».


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CARDINAL SARAIVA: "PRESTO QUATTRO NUOVI SANTI"

Nella prima settimana del gennaio scorso, il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, Card. José Saraiva Martins, ha annunciato che le prime cause di canonizzazione ad essere conclamate questo anno saranno quelle di quattro beati.
In un’intervista concessa a L'Osservatore Romano, il Porporato ha spiegato che le cause in attesa nella Congregazione che dirige "sono più di 2100. Le prime che giungeranno alla loro conclusione, devono essere quelle che hanno a che vedere con la canonizzazione di quattro beati."
Il Cardinale Saraiva ha precisato che questi sono: "Gaetano Errico, napoletano, fondatore di una congregazione; Berandra Bütler, una religiosa svizzera fondatrice di un'ordine religioso, missionaria molto tempo in Ecuador e dopo in Colombia nella località di Cartagena; Alfonsa dell'Immacolata, una religiosa india di Kerala; e inoltre Narcisa di Jesús Martillo, laica ecuadoriana. Per il momento manca solamente la convocazione del Concistoro".La Beata Narcisa di Gesù, laica morta in 1869, una volta stabilito dal Concistoro sarebbe la terza santa dell'Ecuador.

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CARDINAL SARAIVA: "PRESTO BEATI I GENITORI DI SANTA TERESINA DEL BAMBIN GESU'

Il Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, ha annunciato in un'intervista con L'Osservatore Romano che sarebbe prossima la beatificazione dei genitori di Santa Teresita di Lisieux.
L'eroicità delle virtù di Louis Martín ed Azelia Guérin, genitori di Santa Teresa dal Bambino Gesù, venne conclamata il 26 marzo del 1944 e da allora si era in attesa di un miracolo che permettesse il passo verso la beatificazione.
Secondo il Cardinale Saraiva, esistono già argomenti - cioè, un miracolo - per procedere alla beatificazione di Martin e Guérin.

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PROSSIMA LA BEATIFICAZIONE DI JOHN HENRY NEWMAN (1801 - 1890)


Il Cardinale José Saraiva Martins ha annunciato nello scorso gennaio la possibile prossima beatificazione del Cardinale John Henry Newman, il gran convertito dell'anglicanesimo al cattolicesimo del secolo XIX.
Il venerabile è nato il 21.2.1890 ed è morto l’11.8.1890.
"Personalmente – ha detto il Cardinale - auspico che tale beatificazione possa avere luogo davvero in breve tempo, perché sarebbe molto importante in questo momento per l'ecumenismo."

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PAPA GIOVANNI PAOLO II, RICORDATO CARD. ANGELO SODANO

dii Luca Marcolivio
ROMA, mercoledì, 30.1.2008
(ZENIT.org)

A poco meno di tre anni dalla scomparsa, il Card.Angelo Sodano ha ricordato la figura di Giovanni Paolo II.
In una conferenza tenuta presso l’Università Europea di Roma (UER), il porporato, già Segretario di Stato Vaticano dal 1991 al 2006, ha rievocato i tratti umani più significativi di Papa Wojtyla, senza trascurare gli aspetti più propriamente pastorali del suo pontificato.
Nell’introdurre l’ospite, il Rettore della UER, padre Paolo Scarafoni, LC, ha espresso nei confronti del porporato, la propria gratitudine, a nome della congregazione dei Legionari di Cristo. Il Cardinal Sodano, infatti, insieme allo stesso Giovanni Paolo II, diede un contributo rilevante alla nascita e alla crescita dei due atenei dei Legionari: la “Regina Apostolorum” e l’Università Europea di Roma.
Il Cardinale ha esordito ricordando la scomparsa del Pontefice: “Il 2 aprile 2005 l’angelo del Signore entrava nel Palazzo Apostolico per condurre l’anima del Santo Padre al cospetto del Signore. Ritengo che quella morte sia stata la enciclica più bella che egli abbia mai lasciato alla Chiesa”.
“Degli ultimi istanti della vita di Giovanni Paolo II – ha proseguito Sodano – ricordo in particolare di quando gli chiesi la benedizione. Il Santo Padre era ormai impossibilitato a parlare ma mi rivolse uno sguardo e un sorriso che valeva più di mille parole. Fu un commiato che non potrò mai dimenticare”.
Con riferimento alla collaborazione pastorale con il Santo Padre, Sodano ha affermato: “Quando mi nominò Segretario di Stato, la mia prima sensazione fu di sorpresa: come mai aveva scelto proprio me, avendo lui tanti validi collaboratori?
In realtà era stato impressionato favorevolmente dal lavoro da me svolto quando nel 1979, in qualità di Nunzio apostolico in Cile, mi impegnai nella risoluzione della crisi diplomatica con l’Argentina”.
Secondo Sodano, Papa Wojtyla ha lasciato quattro grandi messaggi: uno di santità, uno di verità, uno di solidarietà e uno di pace. “Il messaggio di santità – ha continuato – Karol Wojtyla lo ha espresso con la sua stessa vita: prima come laico, poi come sacerdote, Vescovo, Cardinale e infine Pontefice. La grande serenità che esprimeva era frutto della certezza interiore della presenza di Cristo e del fuoco interiore del Suo amore”.
Il porporato ha poi descritto la vita contemplativa del Pontefice polacco. “Quando pregava nella sua cappella, era solito munirsi di un foglio con una lunga lista dei nomi delle persone che gli chiedevano di affidarsi alle sue preghiere”.
“Era poi particolarmente legato alla preghiera nelle sue forme più tradizionali e popolari. Non mancava mai, ad esempio, di fare la via crucis ogni venerdì, né trascurava i fioretti o le preghiere a San Giuseppe. Durante i lunghi viaggi in aereo approfittava per il breviario e il rosario”. “Il messaggio di verità – ha proseguito Sodano – è espresso in particolare nelle encicliche Fides et Ratio e Veritatis Splendor. Negare la verità è come negare la luce del sole in una splendida giornata d’estate”.
“In particolare con la Veritatis Splendor volle indicare la necessità di un ritorno a queste verità fondamentali, contrapposte al vento del relativismo che spirava e continua a spirare”.
Mentre, “è in altre encicliche come la Laborem Exercens, la Sollecitudo Rei Socialis e la Centesimus Annus, che risiede il nucleo del messaggio di solidarietà di Giovanni Paolo II”, ha aggiunto. “In particolare nella Centesimus Annus – ha sottolineato, – ribadì la visione cristiana del lavoro, nel nuovo contesto internazionale di globalizzazione.
Suo scopo era dare orientamento al libero mercato nell’ambito di un solido contesto etico e religioso”.
“La stessa Centesimus Annus – ha proseguito il Cardinale – fu pubblicata per ricalibrare i principi espressi da Papa Leone XIII nella Rerum Novarum di cent’anni prima, a fronte di un concetto di proprietà privata radicalmente cambiato”.
“Quell’enciclica – ha detto – ribadì la sostanziale neutralità della Chiesa rispetto ai modelli economici e lavorativi e il concetto di azienda come impresa non solo di capitali ma anche di persone”.
Sul messaggio di pace lasciato in eredità da Papa Wojtyla, Sodano ha individuato una “prosecuzione dell’azione pacificatrice di tutti i successori di Pietro: contribuì a scalfire la Cortina di Ferro e a far crollare il Muro di Berlino, battendosi per i diritti umani e facendosi ‘buon samaritano’ di un’umanità ferita e dolorante”.
“C’è una relazione inscindibile tra giustizia e pace – ha aggiunto il Cardinale – dove quest’ultima è fondata proprio dal rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo. Cercò sem pre la pace cogliendo le opportunità che la provvidenza gli poneva di fronte”.
“Sempre riguardo alla crisi diplomatica Cile-Argentina – ha rammentato l’ex Segretario di Stato – dopo aver ascoltato le colpe che uno dei due interlocutori rinfacciava all’altro, chiese con semplicità: ‘Questi sono i peccati della vostra controparte. Perché ora non mi elencate i vostri?”.


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BENEDETTO XVI AUTORIZZA L'AVVIO DELLA FASE DIOCESANA DELLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI SUOR LUCIA DE JESUS

Mentre andiamo in stampa giunge la positiva notizia di Radio Vaticana che aggiungiamo qui appresso:
A tre anni dalla morte di suor Lucia, il Papa dispone una deroga ai 5 anni per l'avvio della Causa di Beati-ficazione della veggente di Fatima. Ai nostri microfoni, la gioia del vescovo di Leiria-Fatima
Un annuncio accolto con gioia da tantissimi fedeli in tutto il mondo: Benedetto XVI ha concesso, in deroga al quinquennio disposto dalla norma canonica, che si possa avviare la fase diocesana della Causa di Beatificazione di suor Lucia dos Santos, a soli tre anni dalla sua morte....
(Fonte: Radio Vaticana)

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CURIOSANDO TRA I LIBRI



SUCCESSO INTERNAZIONALE DEL LIBRO "GESU' DI NAZARETH"


Il libro scritto da Benedetto XVI “Gesù di Nazaret”, ha già superato 2 milioni di copie a soli otto mesi dalla sua pubblicazione. Nel corso di quest’anno saliranno a 50 i Paesi in cui è diffuso il volume: dall’Albania al Brasile, dal Giappone alla Nuova Zelanda, dall'Egitto all'Indonesia.
"Questo libro non è in alcun modo un atto magisteriale - aveva precisato a suo tempo il Papa - perciò ognuno è libero di contraddirmi". Il libro porta nella copertina la doppia firma, Joseph Ratzinger e Benedetto XVI ed è inteso come la prima parte di un'opera in due volumi. In 447 pagine, il Papa analizza la vita di Gesù dal battesimo alla trasfigurazione.


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LA RELIGIONE NEGLI ERINNOFILI - QUASI SANTINI, QUASI FRANCOBOLLI

Il Libro "La Religione negli Erinnofili" di Paolo Roca è edito dalla Barbieri Editore Srl - Genere: Iconografia sacra di piccolo formato. Formato: 24x22; pp.282 con quasi 700 illustrazioni a colori. Rilegatura a filo refe.
Con il termine “Erinnofilia” si indica la collezione dei “francobolli senza valore postale” che comunemente sono conosciuti in Italia con il nome di “chiudilettera”, mentre nei paesi anglofoni sono detti “cinderella” ed in altri ancora “vignette”.
Fin dagli albori della storia postale le missive erano chiuse con vari sistemi, il più usuale dei quali era la “ceralacca” su cui veniva impresso il simbolo del mittente (il più delle volte lo stemma del casato o le iniziali dell’utente).
Con il passare del tempo, il diffondersi della cultura e della alfabetizzazione delle masse e il miglioramento del servizio postale, che rese via via più sicura la corrispondenza privata, il chiudilettera perse la sua funzione di sigillo a garanzia dell’integrità delle missive, e assunse sempre più quella di distinzione e di personalizzazione degli invii postali. In seguito, al semplice riconoscimento del mittente, si combinò un fine pubblicitario, per la raccolta di fondi a favore di Enti o di Opere cittadine, regionali o nazionali.
L’emissione dei chiudilettera raggiunse il suo apice tra il 1900 e il 1950.
Oggi, e da circa un ventennio, la loro diffusione è ristretta quasi esclusivamente al “mercato” del collezionismo che in questi ultimi anni vive il rifiorire della ricerca di tutto ciò che “profuma” di passato. Tra le tante tipologie di erinnofili, nel presente lavoro sono presi in esame unicamente quelli a tematica religiosa, i quali hanno, a nostro avviso, un fascino particolare per quel loro essere un po’ francobolli e un po’ santini! Ognuno di essi evoca il ricordo di sapori antichi ma sempre nuovi, di un tempo, ormai lontano, in cui i fanciulli passavano i pomeriggi all’Oratorio e le mamme preparavano l’altarino alla Vergine per il mese di maggio.
Le giornate allora erano scandite dallo “stare insieme” e non dalla frenesia, tutta moderna, di “fare” per non “rimanere indietro” perdendo così di vista le cose belle della vita, quelle che sembrano, ma solo a prima vista, “futili”. Gli erinnofili religiosi sono suddivisi secondo il tema rappresentato con la descrizione della storia e/o dell’evento che li ha ispirati.


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“DUE FRATELLI MARTIRI”


Il 27 gennaio presso l'Abbazia di Grottaferrata (Roma) è stato presentato il libro "Due fratelli martiri", la storia del martirio dei fratelli albanesi Don Aleksander Sirdani, sacerdote diocesano, e del fratello, Padre Marin, dell'Ordine dei Frati Minori Francescani.
La presentazione del libro, che testimonia l'esempio di questi due sacerdoti martiri, sacrificatisi per l'Amore di Cristo e per la libertà del loro popolo, è stato a cura di Mons. Giuseppe Colavero, responsabile della Fraternità sacerdotale Jesus Caritas, nata dalla ricerca di un gruppo di preti diocesani al seguito delle intuizioni di Charles de Foucauld, e Presidente dell'Associazione internazionale “Agimi-L'Alba”, impegnata nel campo della promozione umana tra l'Italia e l'Albania.


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SCRITTORI, SANTI E SANTINI
a cura di e.emme

I SANTINI... ATTRAVERSANO LA CORTINA DI FERRO

(Tratto da “IL COMPAGNO DON CAMILLO” – “Mondo Piccolo” di G.Guareschi Pubblicato a puntate su Candido” nell’anno 1959 - Rizzoli Editore, BUR narrativa 2004)

L’aereo andava lentamente perdendo quota e, presto, le sue ruote toccarono la terra russa.
“Signore, com’è lontana la mia chiesetta” pensò con sgomento don Camillo mentre scendeva la scaletta. “Ma il Cielo è vicino” lo rassicurò la voce di Cristo.

***

“Verifica doganale” spiegò Peppone incuneandosi nel gruppo. “Preparate le valigie.”
Avvicinatosi a don Camillo gli sussurrò cautamente:
“Spero che non abbiate roba che ci metta nei guai!”
“Compagno,” lo rassicurò don Camillo “so stare al mondo.”
Si trattò di una faccenda spiccia perché Peppone aveva organizzato le cose con intelligenza e, prima di partire da Roma, i dieci “eletti” avevano dovuto comprarsi ciascuno una valigia leggera e di misura regolamentare uguale a quella di fibra che egli, con pochi soldi, s’era procurato in un grande magazzino. E poi ogni valigia, una volta riempita, era stata pesata.

***

Un torpedone li aspettava. Salirono e, mentre Peppone metteva la sua valigetta sulla rete portabagagli, don Camillo gli toccò la spalla: “Capo.” Disse “deve essere successo un po’ di confusione. La tua valigia è questa”.
Peppone controllò la targhetta e si trattava proprio della sua valigia. L’altra, che egli tolse dalla rete portabagagli, portava la targhetta col nome del compagno Tarocci Camillo. “Poco male” esclamò don Camillo. “Un semplice scambio di valigie.”
Peppone si sedette e don Camillo prese posto davanti a lui. “Così” sussurrò Peppone quando la macchina si fu messa in moto “io ho portato alla dogana la vostra valigia.”
“Esatto. Un puro caso.”
“E, alle volte, sempre per puro caso, nella vostra valigia c’era qualcosa di particolare?”
“Niente. Un blocchetto di santini, un po’ di fotografie del Papa, un pizzico d’Ostie e altre quisquilie del genere.”
Peppone rabbrividì.
E.M.

 

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