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CHE COSA E’
L’A.I.C.I.S.?
L’AICIS è l’Associazione,
apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati
cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano
di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico,
culturale, artistico, religioso
PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?
Perché l’unione fa la
forza. Per essere informati, attraverso la Circolare
mensile, di quanto interessa il settore e poter effettuare
lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare
alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre
di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per
avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per
avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi
Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli
su santi e santuari. |
COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.
Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619)
e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo
da versare sul conto corrente postale nr. 39389069
dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per
la sola iscrizione all’Associazione, mentre
la quota annuale 2008 è di euro 25,00 per
le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni
e gli Enti.
L’anno sociale decorre dal 1° gennaio
al 31 dicembre
DIRITTI DEI SOCI:
- ricevere le Circolari Informative, con immaginette
omaggio;
- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;
- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;
- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;
- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta
di immaginette nelle Circolari Informative.
Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne,
in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile
adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì
del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che
di volta in volta verranno rese note.
Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice
Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it
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NOTIZIARIO MARZO- APRILE 2008
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VITA ASSOCIATIVA
IL COMPIACIMENTO DEGLI ASSOCIATI PER IL PRIMO NOTIZIARIO
AICIS IN OFFSET
Il Consiglio Direttivo ringrazia i soci che hanno telefonato
in redazione per esprimere il loro compiacimento e la loro
gioia per il dono di un Notiziario associativo che da gennaio
2008 (25° anniversario di fondazione dell’AICIS)
giunge nelle loro case sotto forma di una piccola rivista
stampata in offset e con copertina a colori.
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DISTINTIVO AICIS - ALLEGATO AL PRESENTE NOTIZIARIO
In confezione speciale alleghiamo al presente Notiziario
il distintivo dell’Associazione. E’ una iniziativa
presa nell’ambito delle celebrazioni del 25° anniversario
di fondazione dell’AICIS. Il distintivo è in
ottone dorato lucido e con il retro a ‘bottone americano’
che fornisce ampia sicurezza in caso di strappo.
Siamo certi di venire incontro al desiderio più volte
espresso da molti soci che si sentono orgogliosi di far
parte di questa associazione.
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DON VITO PAGLIALONGA
Alla notizia della morte di Padre Vito
Paglialonga il Presidente AICIS, Dr.Gian Lodovico Masetti
Zannini ha diramato subito l’unita lettera ai soci
in possesso di indirizzo telematico e la stessa lettera
è stata allegata al Notiziario nr.287 ormai già
stampato.
Roma 16 gennaio 2008
Caro Associato,
il nostro Padre Lucio Migliaccio, OMD, ci ha comunicato
che ieri sera è volato al cielo l’anima bella
di Padre VITO PAGLIALONGA, OMD, Assistente
Spirituale dell’A.I.C.I.S. dal gennaio 2006.
“Farai ciò che è giusto ai miei occhi”
(Dt 6, 18), ha detto un giorno il Signore a Mosè.
Anche Padre Vito, con l’aiuto dello Spirito, ha costruito
e ci lascia in eredità una vita fondata su ciò
che è giusto agli occhi di Dio. Ha creduto nella
parola e ne ha esperimentato il potere crocifiggente e pasquale
nelle vicende ministeriali per il suo sacerdozio, lavorative,
sociali, morali e, in ultimo, nel suo consumarsi fisicamente.
Egli è stato veramente un uomo giusto che oggi riceve
il premio.
Ci ricorda la sapienza di Dio che “La strada sulla
quale i giusti hanno camminato sulla terra è già
la luce dell’alba di un nuovo giorno” (Pr 4,18).
E noi oggi, al cospetto di Padre Vito, vediamo questo nuovo
sole sorgere ed è già profumo di Paradiso,
odore di vita eterna.
Il tuo ricordo, carissimo Padre e amico nostro che hai completato
la corsa ed oggi consegui il premio sperato, sarà
in mezzo a noi come “l’albero della vita”
piantato dal giusto. “le cui foglie sempre verdeggiano
e le cui radici mai saranno smosse”. (Pr 11,28 e 12,3).
Riposa in pace, amico carissimo di Dio e nostro, e per la
comunione dei Santi che da oggi ci legherà ottieni
ai tuoi cari e a tutti noi la “nostalgia del cielo”,
dove presto ci ricongiungeremo per cantare senza fine le
lodi all’Altissimo e il canto nuovo dei redenti.
Cari associati rimaniamo uniti nella preghiera per l’anima
di Padre Vito che, a sua volta, dal cielo pregherà
per ciascuno di noi e per la nostra Associazione.
GIAN LODOVICO MASETTI ZANNINI
Lettera del Padre Generale, Padre Francesco Petrillo, omd
"Pasqua di Padre Vito Paglialonga"
17 gennaio 2008
Carissimi confratelli, parenti ed amici del Padre Vito,
dall’India dove mi trovo attualmente per la visita
alle nostre missioni e l’incontro internazionale dei
formatori OMD, mi unisco alla vostra preghiera e al suffragio
per il nostro carissimo fratello P. Vito Paglialonga che
il Signore ha chiamato a se nella serata del 15 gennaio.
Il Rettore della comunità del Sacro Cuore di Gallipoli
mi ha raccontato delle ultime ore trascorse nella preghiera
e nella compagnia dei confratelli e parenti.
Il suo transito e’ stato pieno di consapevole speranza
e di cristiana certezza, così, come del resto, era
trascorsa la sua intera esistenza terrena.
Padre Vito amava la vita, gustava delle gioie dell’amicizia,
del contatto semplice e rispettoso delle persone, della
battuta franca e del sorriso sempre donato.
Aveva l’animo di un bambino che sapeva ancora stupirsi
e meravigliarsi per il dono sempre nuovo di una giornata,
di un incontro, di un avvenimento, di un quadro da dipingere,
di una parola.
“Se non diventerete come bambini, ci dice Gesù,
non entrerete nel regno dei cieli”...
Sia che preparasse il presepe o che dovesse affrontare il
dolore fisico, sia che narrasse gli aneddoti della sua vita
di giovane religioso, del periodo della guerra, di prete
inquieto per aprire strade anche inedite di apostolato,
di generoso missionario in Francia, sia che giocasse con
le parole i cui equivoci significati lo facevano ridere
come un fanciullo, ti contagiava con il suo ottimismo, con
la sua carica di fede concreta e la forza che lo caratterizzava.
Il suo dono naturale era sostenuto da una fede solida e
virile, ma sempre tenera come l’abbraccio di Dio e
abbandonata, come quella di un bambino tra le braccia della
madre.
Una fede profonda che gli faceva accettare tutto, bastandogli,
come diceva spesso, che il buon Dio gliele “mandasse
a rate”. E così era. Ad un problema fisico
ne seguiva un altro. E lui era lì ad offrire e consacrare
tutto.
Quante volte mi diceva anche per chi o per quale intenzione
pagava quella “rata”.
Anche l’ultima fase della sua malattia aveva un destinatario,
a me noto, per cui la stava offrendo.
La preghiera comunitaria e personale lo alimentavano quotidianamente.
L’Eucarestia sempre degnamente celebrata, con le sue
omelie profonde e intrise di respiro biblico; la Via crucis
praticata ogni giorno, il rosario, il digiuno il venerdì
erano la trama di un affetto vero a Cristo e di una memoria
di fede coerentemente espressa che diventava poi carità
gioiosa nel contatto con chi lo avvicinava.
Accogliente e trasparente creava subito il clima per un’intesa
vivace, ma sempre in sintonia con il Vangelo. Per questo
erano soprattutto i giovani ad amarlo, a cercarne la compagnia,
la parola incoraggiante, il consiglio illuminato, la disponibilità
generosa. Ora padre Vito ci sorride dalla casa del Padre
dove senz’altro vi e’ entrato per rallegrare
e compiacere il cuore di Dio di cui era piena la sua vita
e di cui a piene mani ne ha diffuso la gioiosa certezza
che esser suoi figli e’ quanto di più bello
ed esaltante ci possa accadere.
La grande speranza appunto che da coraggio al debole e forza
ai piccoli del regno, di cui Padre Vito e’ stato uno
splendido esempio.
Lo accompagnino in questo ingresso nella gioia piena la
Madonna e San Giovanni Leonardi che venerava con filiale
affetto e da li, ne siamo sicuri, continuerà a offrire
le sue “rate” per il bene dell’Ordine
e di quanti lo hanno amato su questa terra.
Arrivederci Padre Vito e prega per noi.
P. Francesco Petrillo
Rettore Generale OMD
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ASSISTENTE ECCLESIASTICO: PADRE LUCIO MIGLIACCIO, OMD
Il Consiglio Direttivo, a seguito della morte del compianto
Padre Vito Paglialonga, omd, ha chiesto a Padre Lucio Migliaccio,
omd, già 1° Assistente ecclesiastico fondatore
AICIS (1983) e socio onorario, la disponibilità,
impegni permettendo, di ricoprire di nuovo l’incarico
di Assistente ecclesiastico. Avendo Padre Lucio accettato,
e di questo lo ringraziamo, e il Consiglio Direttivo confermato
la carica nel Consiglio del 5 febbraio scorso, ne diamo
comunicazione ufficiale agli associati.
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BOLLETTINO POSTALE PER INVIO QUOTA SOCIALE 2008: 25.00
EURO
Invitiamo i soci che non avessero ancora versato la quota
2008 (euro 25,00) a provvedere entro marzo. Sul bollettino
postale allegato al Notiziario nr.287, era stato volutamente
omesso l’importo per favorire quei tanti soci che
in questa circostanza arrotondano il versamento con un’offerta
personale, utile all’attività associativa.
Nota - Ai pochi soci, soprattutto dall’estero,
che utilizzano, il bonifico bancario per il pagamento della
quota AICIS, comunichiamo che dal 1° gennaio 2008 il
Codice IBAN, già utilizzato per i bonifici esteri,
è ora obbligatorio anche per i bonifici nazionali...
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TESSERA 2008: DISTRIBUZIONE AI SOCI CON NOTIZIARIO DI MARZO
Iniziamo con questo numero di Circolare la distribuzione
della Tessera 2008 tenendo conto dei versamenti partecipati
alla Segreteria AICIS dall’Ente Poste.
I soci, pertanto, che hanno versato la quota dopo il 15
febbraio riceveranno la Tessera con il Notiziario nr.289
di Maggio-Giugno.
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UN SANTO PROTETTORE PER IL 2008, NELLA TRADIZIONE DI S.GIOVANNI
LEONARDI
Anche quest’anno, il 1 gennaio, festa della Madre
di Dio, solennità del titolo dell’Ordine dei
Chierici Regolari della Madre di Dio, fondato da San Giovanni
Leonardi nel 1574, in tutte le comunità OMD si è
rinnovata la tradizionale consegna di un santino quale affidamento
al Santo protettore in esso rappresentato, di tutto il nuovo
anno.
Una tradizione questa che il Leonardi ha mutuato dal vissuto
dei Padri Domenicani.
Padre TOMMASO GRASSO, OMD, Parroco di S.
Maria in Campitelli, ci ha fatto visita il 9 gennaio u.s.
durante la riunione Aicis, ed ha portato l’augurio
suo personale, dell’Ordine e della Parrocchia. Grazie
di cuore Padre Tommaso!
In tale circostanza, visti i tanti santini sul tavolo, ci
ha invitato a ripetere la bellissima tradizione voluta il
1 gennaio da San Giovanni Leonardi. E così, ciascun
socio presente ha scelto, ad occhi chiusi, una immaginetta
dal tavolo, con l’impegno di approfondire e imitare
il santo casualmente scelto, e raccomandarsi a lui per una
sana crescita fisica,economica, soprattutto spirituale.
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13 MARZO 2008:SANTA MESSA PER I SOCI PADRE VITO, DON ROBERTO
E SERGIO DELMIRANI
Si comunica che il 13 marzo, alle ore 18,30 verrà
celebrata in Roma, nella Basilica di S.Antonio in Via Merulana
124, una s. Messa di suffragio per le anime di tre nostri
soci: Padre Vito Paglialonga, Sergio Delmirani e Don Roberto
D’Angelo.
1- PADRE VITO PAGLIALONGA, O.M.D. (15.1.2008)
Padre Lucio Migliaccio, socio onorario AICIS, il mattino
del 16 gennaio u.s. ha comunicato al Consiglio Direttivo
la triste notizia che la sera prima alle 22,30, dopo una
lunga e sofferta malattia, si era spento nella propria Comunità
OMD di Gallipoli (Lecce), P. Vito Paglialonga, nostro Assistente
Ecclesiastico dal gennaio 2006.
L’Eucaristia di suffragio è stata presieduta
il 17 gennaio da S. E.Mons. Domenico Caliandro Vescovo di
Nardò-Gallipoli, nella Chiesa parrocchiale del Sacro
Cuore di Gesù.
Padre Vito ha svolto il suo ministero pastorale come parroco
per diversi anni in questa chiesa locale. A lungo ha servito
la Mission Catolique di Toulon in Francia per gli emigrati
italiani. Ha partecipato al cordoglio il Rev.mo P. Generale,
Padre Francesco Petrillo OMD dall’India, dove era
in visita pastorale, e tutti i confratelli delle comunità
dell’Ordine.
Il nostro Presidente Gian Lodovico Masetti Zannini ha trasmesso
la notizia per e-mail il 16 gennaio, a tutti i soci in possesso
di indirizzo telematico.
"Caro ed indimenticabile Padre Vito,
mentre continuiamo a pregare per te, con la liturgia della
Chiesa vogliamo dirti in coro: "In Paradisum deducant
te Angeli...", "In Paradiso ti accompagnino gli
Angeli, al tuo arrivo ti accolgano i Martiri e ti conducano
nella santa Gerusalemme”.
2- Diacono SERGIO DELMIRANI (17.9.2007)
Il 17.9.2007 è deceduto a Luserna San Giovanni il
socio Sergio Delmirani. Nato a Torino nel 1942, insegnante,
Vigile urbano e impiegato presso l’Ufficio d’Igiene
di Torino, sposa Maria Rita nel 1964. Dal matrimonio nascono
due figli. Partecipa a Corsi biblici prima, quindi con la
moglie si occupa dei Corsi di preparazione al Matrimonio
nella parrocchia del Buon Pastore di Torino. Il 21.9.1980
viene ordinato diacono permanente dal Cardinale Ballestrero
nel Duomo di Torino.
Trasferitosi con la famiglia a Luserna San Giovanni nella
parrocchia S.Cuore, svolge qui il suo ministero soprattutto
nel settore famiglia, dando tutto se stesso, senza mai mettersi
in luce. Sergio, uomo di Dio, con le parole e l’esempio
trasmette la vicinanza di Dio e il suo amore.
La Comunità scrive di lui che “è stato
un lavoratore, un marito, un papà, un diacono, un
nonno, un pensionato: tutti questi impegni e condizioni
di vita, in cui si è via via precisata la sua vocazione
cristiana, si sostenevano e si arricchivano reciprocamente;
creavano uno stile di comportamento animato dalla scelta
di testimoniare Cristo; e per testimoniare Cristo si avvicinava
con un cuore di fratello a tutte le persone che incontrava.
Sergio ha proclamato il Vangelo dall’ambone, come
il diacono ha il compito di fare; lo ha commentato nelle
Liturgie della Parola (quando l’assenza di Don Aldo
lo richiedeva) con omelie ben preparate e appassionate;
e contemporaneamente ha annunciato il Vangelo nella quotidianità,
camminando per le strade e per le piazze di Lucerna, conversando
con affabilità, scambiando un saluto e dando una
parola di incoraggiamento”.
Il 19 settembre presiede i funerali il vescovo di Pinerolo
S.Ecc.Mons.Pier Giorgio Debernardi che tra l’altro
dice: “Dobbiamo essere molto grati al diacono Sergio
Delmirani per il generoso servizio in diverse attività
pastorali diocesane e, in particolare, nella sua parrocchia
“Sacro Cuore” in Lucerna.
Tutti siamo testimoni del suo grande amore alla Chiesa e
della sua spiccata sensibilità che lo portava a mettersi
vicino alle persone per ascoltare e offrire loro aiuto e
incoraggiamento; era un uomo di fede che, pur in mezzo a
difficoltà, sapeva vedere i lati positivi degli avvenimenti.
Con questo spirito costruttivo ha lavorato per preparare
i giovani al matrimonio e si è impegnato in campo
ecumenico per rendere più fraterne le relazioni tra
persone appartenenti a Confessioni diverse. Anche nel momento
della sofferenza ha saputo leggere il dolore alla luce della
Pasqua e vivere il suo “Esodo” in atteggiamento
di abbandono e di speranza. In particolare il libro dell’Apocalisse
è stato il nutrimento che l’ha sostenuto nel
capire ogni giorno la volontà del Signore, indagando
nei segni e nei simboli di questo il libro difficile, il
cammino della vita che, attraverso la grande tribolazione,
porta alla festa di nozze senza fine. La sua fraternità
e amicizia, ci siano di sostegno per vivere il nostro ministero
con la certezza che il Signore ama “chi dona con gioia”.
Vogliamo esprimere alla moglie ed ai figli la nostra affettuosa
vicinanza, certi che egli, vivente in Gesù Risorto,
ci è vicino e ci incoraggia”.
Cari associati AICIS preghiamo per Sergio per celebrare
il suo “dies natalis”, la sua nascita al Cielo.
Ora lì ci assiste un nuovo grande nuovo protettore.
3- DON ROBERTO D’ANGELO (ottobre
2007)
Abbiamo avuto notizia che ai primi di ottobre 2007 è
venuto a mancare il socio Don Roberto D’Angelo di
Serramonacesca (Pescara)
Alcuni soci con cui Don Roberto è stato in contatto
lo ricordano con molto affetto e avvertono quel vuoto che
stringe il cuore alla notizia della scomparsa di una persona
cara. Al momento, non abbiamo ricevuto alcuna foto né
una commemorazione di questa bella figura di sacerdote,
vissuto con il Signore e per il Signore attraverso le anime
a lui affidate dalla cura pastorale.
Ecco un breve ricordo del Vice Presidente R. Manfè:
“Dal 2003 non ho avuto molti contatti
con Don Roberto. Ma quando da Villa Scorciosa di Fossacesia
(Chieti) è passato alla parrocchia di Serramonacesca
in provincia di Pescara, mi ha chiamato telefonicamente
in Segreteria per comunicarmi la variazione di indirizzo
e poter ricevere la nostra Circolare Informativa al nuovo
recapito.
In tale circostanza, abbiamo parlato a lungo e di molti
argomenti. E’ stata proprio questa circostanza che
mi ha fatto scoprire e apprezzare la sua grande personalità,
la sua visione della vita e la sua preparazione di Pastore
e Ministro di Dio.
Mi ha colpito un concetto in particolare: “Noi tutti
ci mettiamo ai piedi di Cristo, per essere servi di Cristo,
per servire il Vangelo: L’essenza del cristianesimo
è Cristo – non una dottrina, ma una persona,
ed evangelizzare è guidare all’amicizia con
Cristo – alla comunione d’amore con il Signore,
che è la vera luce della nostra vita”.
Mi è sembrato il suo programma di sacerdote e servitore
della Chiesa, del vero parroco buono, umile e vicino alla
gente”.
Associati affidiamo il nostro fratello don Angelo all’infinita
misericordia del Padre.
Il suo ministero non è passato invano. Esso, come
il ministero di ogni sacerdote, si inserisce dentro all’evento
misterioso e mirabile della "Traditio Ecclesiae",
della Tradizione della Chiesa, questo fiume di verità
e di grazia che ha la sua sorgente in Cri sto, e porta la
vita ad ogni generazione.
Caro Don Angelo tutti noi preghiamo ora per te e ti ricordiamo
presso il trono dell’Altissimo perché tu possa
godere presto della Sua visione beatifica.
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IL 30 APRILE SARA' COLLOCATA LA STATUA DI SAN GIOVANNI
LEONARDI NELL'ABSIDE DELLA BASILICA VATICANA
Nello scorso dicembre, il P. Generale dell’Ordine
dei Chierici regolari della Madre di Dio, Padre Francesco
Petrillo, ha incontrato il Cardinale Angelo Comastri, arciprete
della basilica vaticana, ricevendo la notizia che il Santo
Padre benedirà la statua di San Giovanni Leonardi
posta nell’abside della basilica Vaticana durante
l’udienza generale di mercoledì 30 aprile 2008.
L’evento sarà preludio alle celebrazioni giubilari
del IV centenario della morte del Santo di Luca (ottobre
1609-2009) e cadrà nel 70° anniversario della
canonizzazione avvenuta il 17 aprile del 1938...
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NUOVO NUMERO TELEFONICO DELL’A.I.C.I.S.
Dal 1° gennaio il nuovo numero telefonico dell’A.I.C.I.S.
è il 388-6938.777.
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FONDO SOCIALE: ATTENERSI ALLA NORMATIVA STABILITA PER
LE RICHIESTE
Si invitano i soci che desiderano accedere con apposita
richiesta al fondo sociale, (che è e rimane gratuito),
di attenersi alle disposizioni stabilite.
Alcuni soci trasmettono la richiesta in Segreteria anziché
al Consigliere Zucco, altri non allegano la busta preindirizzata
e soprattutto non l’affrancano con 1,50 per la restituzione,
altri non si attengono per le fasce A, B e C al quantitativo
di immaginette massimo stabilito (i limiti sono specificati
anche sul relativo modulo).
Trattandosi di alcune centinaia di richieste che pervengono…attenersi
a quanto stabilito aiuta chi si presta a svolgere tale servizio,
a servirvi meglio e con maggiore celerità. L’affrancatura
della busta di restituzione dei santini non è compresa
nella quota sociale annuale, ma è a carico dei singoli
soci che richiedono le immaginette.
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OBBLIGO DI COMUNICARE IN SEGRETERIA LE VARIAZIONI DI
RECAPITO
I soci al momento dell’iscrizione comunicano in Segreteria
i propri dati compresi quelli di recapito postale, telefonico
e telematico (e-mail). Capita spesso che a fronte di variazioni
di tale recapito non si provvede da parte di alcuni associati
di fornire all’AICIS le dovute comunicazioni per la
rettifica dei dati di Segreteria.
Invitiamo quanto hanno variato qualche loro dato a scrivere
tempestivamente a:
Renzo Manfè – Segreteria AICIS – Via
Merulana 137/a -00185 Roma RM.
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MOSTRE
ORTONA (CH), SETTEMBRE 2007 – MOSTRA:
I TESORI STORICI E ARTISTICI DELLA CATTEDRALE DI SAN TOMMASO
Nell’atrio della Biblioteca Diocesana in largo Riccardi
a Ortona, l’Associazione ortonese di storia patria
ha organizzato una mostra fotografica e documentaria dal
titolo “I tesori storici e artistici della
Cattedrale di San Tommaso”.
L’evento espositivo ricorda il 750° anniversario
dell’arrivo in Ortona da Chio, nel mare Egeo, delle
Ossa e del la lapide tombale dell’Apostolo Tommaso,
avvenuto il 6 settembre 1258: le reliquie furono trafugate
da marinai ortonesi che, sotto la guida del capitano Leone
degli Acciaiuoli, partecipavano a una spedizione navale
di Manfredi, principe di Taranto, nel mare Mediterraneo.
La mostra persegue l’obiettivo di diffondere la conoscenza
dei reperti storici ed artistici ancora presenti nella Cattedrale,
la cui origine risale all’epoca paleocristiana, dopo
le trasformazioni, i danni e le distruzioni provocate da
terremoti, incendi e guerre (anche nel 1943 la chiesa riportò
ingenti danni), con una storia della durata di oltre 1500
anni.
In un pannello della mostra ho avuto la sorpresa di trovare
una quantità di immaginette, tutte di San Tommaso,
raccolte dal Reverendo Dino Pacaccio.
Sono quasi tutte vere fotografie del busto d’argento
del Santo conservato nella Cattedrale (vedi figura a sinistra),
in differenti versioni, colore in scala di grigi e nero
oppure blu o marrone; alcune hanno didascalie riferite al
comitato festeggiamenti della ricorrenza del 6 settembre
1258 nel 700° anniversario (1958); altre sono stampate
nell’anno santo 1974.
Il pannello è arricchito anche da fogli completi
di francobolli del 1958 con S.Tommaso e del 1964, anno del
XXXVIII Congresso Eucaristico Internazionale che si svolse
in India.
Una delle immaginette, in bianco e nero, è una stampa
molto nitida e contrastata e produce un effetto ottico,
come illustrato nella didascalia: se, dopo averla osservata
a lungo con gli occhi fermi, si volge lo sguardo sulla parete
bianca, si ha l’impressione di vedere apparire San
Tommaso, per la persistenza dell’immagine sulla retina.
MARIA GABRIELLA ALESSANDRONI
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BASSANO DEL GRAPPA (VI), 15 settembre 2007-20 gennaio
2008
Mostra
“I SANTI DEI REMONDINI.
Immagini devozionali della famiglia di stampatori attiva
a Bassano del Grappa
dalla metà del ‘600 all’800”.
Il prof. Carluccio FRISON
di Massa Finalese (MO) dopo la visita alla mostra dei Remondini
ci ha trasmesso alcune riflessioni a margine del la mostra
bassanese.
Nello scorso mese di gennaio, si è conclusa a Bassano
del Grappa la mostra I Santi dei Remondini che si è
ivi tenuta a partire dal 15 settembre 2007, presso il Museo
Remondini, a Palazzo Sturm.
In un percorso affascinante, che meritava di essere attentamente
visitato in tutta la sua complessità, è stata
presentata una ricca campionatura dell’iconografia
di Santi e raffigurazioni religiose stampate e commercializzate
in tutto il mondo da questa straordinaria famiglia di stampatori
bassanesi, i Remondini appunto, che furono attivi dalla
seconda metà del seicento, per circa due secoli,
fino al 1861, tanto da giungere a caratterizzarsi come la
maggiore casa editrice operante in Italia ed una delle più
importanti in Europa.
Dalla loro bottega bassanese iniziò la meravigliosa
vicenda di un’innumerevole serie di stampe popolari:
figure di animali, giochi, vedute di città…
Tra queste è indubbio che primeggiavano le immaginette
devozionali: queste e quelle venivano diffuse tramite una
capillare rete di commercio ambulante.
Erano veri e propri venditori girovaghi, dall’aspetto
singolarmente caratteristico, come la mostra ha ben messo
in evidenza, sovente organizzati in piccole compagnie di
tre o quattro persone che si impegnarono a viaggiare ovunque
“in Europa, in Asia e nelle Americhe, via, via, lungo
le strade della pianura, per i sentieri dei monti, per tutto
il mondo, quant’era vasto allora, ed al di là
dei monti, al di là del mare, al di là degli
oceani”.
E soprattutto le stampe popolari, ma non solo, contrassegnarono
la secolare produzione grafica dei Remondini. Si trattava
per lo più di stampe sacre: Cristi, Madonne, Santi
riprodotti in ogni formato, dal foglio di grandi dimensioni
al più classico santino abbellito da vivaci colori,
composto nei cosiddetti “fogli da ritaglio”
da 4, 8, 16, 36, o più soggetti ancora
E che quello sacro rappresentasse il campo di produzione
più fortunato tra i tanti praticati dai Remondini
ci è chiaramente indicato dalla decisione di scegliere
proprio quello dei Santi - I Santi dei Remondini, da cui
il titolo della mostra - come tema per far esordire il nuovo
Museo, dove saranno proposte altre puntate sulla vasta produzione
della stamperia bassanese.
D’altronde, negli stessi cataloghi dell’editore
ci viene offerto un vasto assortimento di formati, 810 rami
rappresentanti “Crocifissi, Beate Vergini, sante e
santi più celebri che si venerano in America, Spagna,
Portogallo, Germania, Italia, Ungheria, Polonia, Transilvania,
Bosnia, Carintia, Moscovia, Grecia ecc. a cui bisogna aggiungere
tutti gli altri formati delle stampe in rame… fino
ai formati più piccoli dei santi, quelli da officio
e quelli da breviario (diverse centinaia)”.
Il repertorio che veniva presentato in mostra comprendeva
diverse raffigurazioni di Santi, e Sante ovviamente, con
particolare riferimenti ai taumaturghi, per esempio i patroni
invocati contro le calamità naturali, i protettori
di determinate categorie di lavoratori o di particolari
località: San Antonio Abate, San Giuseppe, Sant’Antonio
da Padova, San Cristoforo, San Martino, San Rocco, Santa
Barbara, Santa Caterina, Santa Tecla...
Oppure Santi, per l’epoca, di più recente canonizzazione
come San Carlo Borromeo, San Luigi Gonzaga, Sant’Ignazio
da Loyola, San Gaetano da Thiene…
L’elenco completo delle opere esposte è riportato
in calce al piccolo catalogo di pagine 47, a cura di Giuliana
Ericani” edito dal Comune di Bassano del Grappa, che
propone anche tre interessanti contributi: della stessa
Ericani (I Santi dei Remondini. Genesi e modelli), di Alberto
Milano (“L’assortimento vastissimo” di
stampe sacre) e di Elisabetta Gulli Grigioni (Stampe remondiniane
a soggetto religioso. Approfondimenti e confronti), la cui
lettura sarà indubbiamente ricca di informazioni
e di stimoli preziosi.
Unico neo, almeno per un collezionista-cultore di immaginette
sacre, quale potrei essere io, è il non aver accompagnato
l’elenco da una puntuale riproduzione iconografica,
che poteva porsi come un primo inizio a un tentativo di
confronto per chi volesse tentare una ricerca-raccolta collezionistica
dell’ampia, vastissima produzione dei Remondini.
CARLUCCIO FRISON
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La prof.ssa Elisabetta Gulli Grigioni risponde
ad alcune domande del vicepresidente Renzo Manfè.
D.- Le stampe remondiniane come si collocano nel XXI secolo?
R.-Si collocano come una fonte insostituibile per chiunque
voglia operare nel campo della cultura figurativa.
Per chi colleziona stampe o, come nel nostro caso santini,
è imprescindibile un contatto con il Museo Remondini
di Bassano del Grappa recentemente inaugurato: visita personale
nella caratteristica e accogliente cittadina e consuetudine
di consultazione delle pubblicazioni le cui immagini possono
fornire un confronto utilissimo alla catalogazione e all'interpretazione
dei propri esemplari, soprattutto per quei collezionisti
selettivi che si orientano a produzioni europee settecentesche.
La produzione remondiniana può essere considerata
un'enciclopedia settecentesca dell'immagine, un "assortimento
vastissimo" come è detto nel saggio di Alberto
Milano che da molti anni è impegnato nella collezione
e nello studio di molteplici tipi di produzioni a stampa
.
D.-Le collezioni remondiniane costituiscono una base di
cultura antropologica per il settore delle immaginette sacre
di produzione europea?
R.-Il saggio di Giuliana Ericani, direttore del museo, offre
indicazioni importanti per eventuali approcci antropologici
ai materiali remondiniani: genesi, modelli, strutture aziendali
e commerciali.
La sostanza antropologica dei materiali figurativi remondiniani
è infatti duplice. Per quanto riguarda i modi dell'operare
(artisti, soggetti, temi decorativi, tecniche, stamperie,
eventuali operazioni sulle stampe) si apre un vasto spazio
di indagine in cui l'esperto culturale può essere
affiancato dal sociologo e dall'antropologo.
Altrettanto dicasi per le attività di diffusione
dei prodotti stampati in territori europei ed extraeuropei
per mezzo dei venditori ambulanti, i famosi Tesini, in un'organiz
zazione complessa e capillare interessantissima dal punto
di vista degli studi antropologici e sociologici.
Di questo tessuto culturale può avvantaggiarsi notevolmente
il collezionista di immaginette devozionali.
D.-Il simbolo del cuore, tema da sempre a Lei molto caro,
Le ha suggerito confronti o sviluppi di ricerche accostandosi
alla produzione dei Remondini e alla loro dimensione europea?
R.-Il repertorio remondiniano a carattere religioso fa spesso
riferimento all'iconografia cordiologica fornendo un assortimento
esemplare di un soggetto figurativo, il cuore, che, sia
che si tratti del cuore di Gesù, della Vergine o
dei santi, sia che si tratti dei cuori dei devoti o di temi
figurativi allegorici o simbolici, presenta sempre caratteristiche
estetiche e archetipiche squisitamente euro pee. Quindi
lo studio assiduo del repertorio mi ha consentito preziosi
confronti.
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MILANO, 18 NOVEMBRE 007 - MOSTRA DI IMMAGINETTE
SACRE DELLA DEVOZIONE POPOLARE
In Milano, presso la Cascina LINTERNO,
Via Fratelli Zoia, 194, il 18 novembre u.s. è stata
presentata una Mostra di Immaginette Sacre sul tema “La
religiosità del mondo contadino“.
La Cascina, attuale sede dell’Associazione culturale
“Amici della Cascina Linterno”– prototipo
di un’antica “corte chiusa” lombarda con
i suoi terreni agricoli originari che ancora conserva -
bene si è ambientata a questa esposizione. Questa
mostra si era posta un obiettivo tanto ambizioso quanto
semplice ed insito in ognuno di noi: ricordare all’uomo
moderno, attraverso l’iconografia di immaginette sacre,
come la religiosità del mondo agricolo antico sia
stata veicolo di trasmissione orale di segni concreti delle
tradizioni cristiane legate ad una fede naturale nelle sue
espressioni individuali e collettive. Per questo motivo,
nel mese di Novembre, la Chiesa celebra la “Giornata
di Ringraziamento del mondo agricolo”.
Questa religiosità è purtroppo, un patrimonio
che sta ormai sempre più affievolendosi in una società
fortemente condizionata dal benessere, dall’edonismo,
dalla rapidità di cambiamenti e da una diffusa menta
lità scientista. Caratteristiche, queste, che hanno
portato a quel processo di secolarizzazione che riduce tutta
la realtà alla dimensione puramente orizzontale,
annullando così qualsiasi spazio per la fede e la
religione. In questi anni stanno, infatti, scomparendo gradualmente
quegli atteggiamenti di carità e di preghiera che
scandivano la giornata del popolo contadino. L’augurio
è stato che il visitatore si potesse immergere nei
ricordi antichi suscitati dalle immaginette e potesse recuperare
una piccola, anche se significativa, parte di un patrimonio
che è fonte della storia della fede cristiana del
popolo italiano e di tutta la civiltà europea.
A titolo informativo, la Cascina Linterno è anche
un reperto storico perché risulta che sia stata la
casa di campagna del grande poeta Francesco PETRARCA dove,
nei suoi soggiorni milanesi, si rifugiava alla ricerca della
quiete nella sua “ diletta solitudine”.
LORENZO PERRONE
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MONTECICCARDO (PS), 1 DICEMBRE 2007-6 GENNAIO
2008 . MOSTRA SU "SANTI, SANTINI, SANTONI"
Con la promozione del Comune, a Monteciccardo (PU) in Via
del Conventino, 3, Giandomenico Semeraro
ha curato in loco l’allestimento di una mostra di
santini sul tema: “Santi, Santini, Santoni”.
Autori dell’esposizione, che è stata aperta
al pubblico dal 1° dicembre 2007 al 6 gennaio u.s.,
sono stati Joseph Beuys, Claudio Costa, Carlo De
Meo, Gabriele Giorgi, Piero Manzoni, Lorenzo Pezzattini,
Giovanni Ragusa.
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LUCCA, 15 DICEMBRE 2007 - 6 GENNAIO 2008
- MOSTRA "IMAGO SANCTITATIS. MOSTRA ANTOLOGICA DI IMMAGINI
DEVOZIONALI"
Si è svolta il 15 dicembre a Lucca, in Palazzo Ducale,
sede dell’Amministrazione Provinciale, l’inaugurazione
della mostra “Imago Sanctitatis. Mostra antologica
di immagini devozionali” allestita all’interno
della Chiesa dei Servi,e visitabile dal 15 dicembre al 6
gennaio 2008.
Voluta e realizzata dall’Associazione Culturale
“Ponte”, che da anni si distingue per
la sua attività di recupero e valorizzazione delle
tradizioni della Piana lucchese, l’iniziativa offre
una varietà di esemplari di immaginette sacre, che
si differenziano sotto l’aspetto tipologico, cronologico,
tematico.
L’attenzione dell’Associazione si è sempre
rivolta ai vari aspetti del patrimonio culturale del territorio,
di cui ha puntigliosamente raccolto testimonianze, manufatti,
documenti, nell’intento di diffonderne i valori più
alti, quale eredità per l’uomo di oggi; attraverso
la conoscenza del passato, ci si arricchisce di cognizioni
e consapevolezze, che alimentano un legame organico e sostanziale
con la tradizione e i suoi valori.
Nella linea di questo interesse, si è voluto riproporre
con un abbondante corredo documentario, i segni tangibili
di una religiosità legata al vissuto, che si connota
come memoria, conforto e patrocinio, specie nei momenti
ciclici dell’esistenza.
Dopo i saluti del Presidente Baccelli, presentati dall’Assessore
al Volontariato Cesaretti, il Sindaco Favilla ha evidenziato
l’importanza di questa arte minore, espressione di
autentico sentimento di religiosità popolare; il
Vicario arcivescovile, Mons.Brugioni, ha auspicato che l’azione
di recupero delle immaginette non sia solo collezionismo,
ma avvenga nello spirito di un’adesione ai valori
profondi del messaggio che l’ha ispirate.
L’Assessore di Piombino Fanetti, a testimonianza della
collaborazione tra Piombino e Lucca per l’allestimento
della mostra, rileva come l’evento sia frutto di una
partecipazione e un’intesa importanti per la conoscenza
di questa significativa documentazione, che suscita particolare
interesse per via di alcuni punti di forza: la larga diffusione,
la comunicabilità del messaggio religioso, e il tema
del lavoro – affrontato nella mostra allestita a luglio
di quest’anno, e qui in parte rappresentato -, evocativo
della Sacra Famiglia, ma anche di un valore etico che si
richiama alla Costituzione italiana (art. 4).
Dopo i saluti dell’avv. Del Carlo (Fondazione BML
Lucca) e dell’ing.Giurlani (Fondazione CRL Lucca),
ha preso la parola Sebastiano Micheli, rappresentante dell’Associazione
Culturale Ponte, che ha esplicitato l’intento dell’iniziativa,
nell’ambito di un progetto che ha per scopo lo studio
e la valorizzazione del patrimonio culturale del territorio;
a lui si sono aggiunte le voci di Manrico Testi (Centro
Tradizioni Popolari), e Sergio Mura (CESVOT Lucca), per
attestare il comune intento di recupero di questo significativo
aspetto del vissuto, di cui tutti si è stati in qualche
modo partecipi e testimoni.
La prof.ssa Borello ha, quindi, presentato una panoramica
storico-tipologica della produzione tipografica delle immaginette
sacre, accompagnando l’intervento con la presentazione
in sala di pregevoli manufatti della sua collezione, che
i partecipanti hanno potuto esaminare.
Poi la prof.ssa Colafranceschi ha introdotto un percorso
visivo per mostrare alcune tipologie e simbologie delle
immaginette devozionali, attraverso una sequenza di quadri
tematici di soggetto sacro: immagini mariane, santorali,
di Natività, Sacra Famiglia, Crocefisso, Bambino
Gesù, Bambini della Passione.
Infine è intervenuto Claudio Fornai, referente della
Biennale d’Arte Sacra piombinese, di cui la mostra
ospita un settore tematico; Piombino e Lucca hanno oggi
inaugurato un percorso in continuità collaborativa,sulla
tematica - “Gesù e il mondo del lavoro”–
della recente Biennale, tenutasi nel periodo luglio-agosto
07.
Ripercorrendo l’esperienza accumulata nelle nove edizioni
pregresse, ha evidenziato il fatto che, grazie alla fiducia
e disponibilità dei collezionisti, si è realizzato,
volta per volta, un evento di richiamo e un’occasione
di approfondimento culturale: a partire infatti da un nucleo
tematico prestabilito, si sono esaminate direttamente le
varie collezioni, per costituire una sequenza espositiva
organica.
Si pensava che a lungo andare l’argomento stancasse,
ma nel tempo si è consolidato un interesse ben preciso,
dovuto all’occasione di approfondimento, e valorizzazione
delle immaginette stesse, che trovavano così un inquadramento
storico-tipologico; inoltre l’interesse è legato
alla realizzazione del catalogo, strumento rappresentativo
sia sul piano documentario che tecnico-iconografico.
Ed è auspicabile che tutto questo, fiducia, interesse,
disponibilità, esperienza, collaborazione, partecipazione,
continui a generare frutti, nella prospettiva di nuove qualificate
realizzazioni.
Al termine degli interventi, Don Piero Ciardella, del Centro
Diocesano per la Cultura, ha espresso le considerazioni
conclusive; si è fatto portavoce innanzitutto di
una impressione, ricavabile dai vari interlocutori, di condivisione
nella volontà di recupero e valorizzazione di questa
arte sacra, e in secondo luogo ha richiamato a una lettura
più teologica e aderente agli aspetti dottrinali,
così da inquadrare le immagini nel loro autentico
contesto di fede.
Inoltre si ritiene che il materiale devozionale sia foriero
di particolari cognizioni anche per gli aspetti antropologici,
in quanto rivelatore di usi, costumi, domande e bisogni
degli uomini del tempo.
A seguire, si è svolta la visita guidata alla Mostra,
allestita nella sontuosa cornice della Chiesa dei Servi,
recentemente restaurata.
Qui, 45 pannelli espositivi permettono di ammirare una selezione
di cinquecento immaginette, che spaziano dal Seicento al
Novecento; il percorso è suddiviso in 4 settori tematici:
tecniche di stampa, il Natale, il Ciclo dell’Incarnazione,
il lavoro, e temi di interesse locale (per futuri allestimenti).
Nel periodo natalizio la mostra ha registrato un lusinghiero
interesse, e una presenza costante di visitatori.
L’Associazione Ponte, che ne ha curato la progettazione,
l’allestimento, e quindi l’accoglienza dei visitatori,
ha saputo esprimere anche in questa occasione, la propria
volontà di far conoscere e valorizzare le tradizioni
culturali.
Ed ora, a compimento dell’iniziativa, sente il desiderio
di ringraziare quanti hanno contribuito alla buona riuscita
del progetto, a partire dal Centro Tradizioni Popolari della
Provincia di Lucca, con cui la manifestazione è stata
organizzata, e quindi alla Parrocchia di Capannori, ANSPI
Capannori, Fraternità di Misericordia (Capannori),
Confraternita dei Legnaioli (Lucca), Associazione Terzo
Millennio, AICIS (Roma), Arcidiocesi di Lucca, Provincia
di Lucca, Comune di Lucca, Comune di Piombino, CESVOT, Fondazione
Cassa di Risparmio di Lucca; infine, i collezionisti che
hanno messo a disposizione il loro materiale, e i volontari
dell’Associazione che hanno assicurato l’apertura
della Mostra.
STEFANIA COLAFRANCESCHI
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ROMA, 19 GENNAIO - 31 MARZO 2008 –
MOSTRA DI IMMAGINETTE DEVOZIONALI "LE MADONNE DELLE
CHIESE DI ROMA"
L’AFNIR “io collezionista”
di Roma ha organizzato una mostra di santini all’interno
della Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte,
in Via Giulia 262, (presso l’Arco Farnese) con il
materiale di proprietà del socio UGO AMICI
di Roma sul tema “Le Madonne delle Chiese di Roma”
ed alcune Madonne Coronate della collezione di PATRIZIA
FONTANA di Roma.
L’orario delle visite coincide con l’orario
di aper tura della Chiesa: la domenica alle ore 18.
La chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte è
uno dei più eccezionali complessi settecenteschi
della città, anche per le particolari caratteristiche
che presenta, oltre alla sua collocazione oltremodo suggestiva,
all'estremità di via Giulia, accanto all'arco Farnese
che costituisce da tempo immemorabile uno dei quadri più
tipici di Roma.
La chiesa sorse su iniziativa della compagnia, poi arciconfraternita,
dallo stesso nome, che aveva come scopo dare sepoltura ai
"poveri"morti", trovati in campagna o annegati
nel Tevere, senza identità o comunque che non potevano
ricevere delle degne esequie da parte dei familiari.
La chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, costruita
nel 1575 fu rielaborata completamente nel 1733 da Ferdinando
Fuga che la disegnò su pianta ellittica. La facciata,
a doppio timpano [con due teschi alati che costituiscono
le mensole] è a due ordini di colonne scandite da
pilastri e lesene. L'interno, con due cappelle per lato,
è coperta da cupola ellittica. Alle pareti affreschi
di Giovanni Lanfranco con 'S.Antonio Abate' e 'San Paolo
di Tebe'.
Nella prima cappella a destra 'Sposalizio mistico di Santa
Caterina' del XVI secolo.
Nella cappella maggiore 'Crocifissione' di Ciro Ferri. [1680]
Nella seconda cappella a sinistra 'Santa Giuliana Falconieri
riceve l'abito da San Filippo Benizi' di Pier Leone Ghezzi.
[1740] Nella prima cappella a sinistra 'Riposo in Egitto'
di Lorenzo Masucci.
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CATANIA, 25 GENNAIO - 4 MAGGIO 2008 –
MOSTRA INTERNAZIONALE SU SANT'AGATA
Il 25 gennaio scorso si è aperta a Catania, la Mostra
internazionale “Agata Santa: storia, arte,
devozione”.
Oltre 250 opere d’arte tra dipinti, sculture, oggetti
preziosi, documenti d’archivio, provenienti da 110
prestatori italiani e stranieri. Un’imponente mosaico
a disposizione dei catanesi in tre sedi espositive principali
e quindici chiese.
Il percorso va da circa la metà del Duecento (quasi
mille anni dopo il martirio della Santa) sino alla seconda
metà dell’Ottocento, con reperti archeologici
di età paleocristiana, a testimonianza di quanto,
attraverso i secoli, sia sempre stato particolarmente vivo
l’interesse nei confronti di sant’Agata, fonte
di ispirazione per molti maestri.
In mostra la Catania romana dove si svolsero i fatti, con
le sue statue e i suoi resti archeologici, capolavori del
III secolo; inoltre, opere di Borgognone, Sano di Pietro
e Bernardino Luini, Jacopo Ligozzi, Caravaggio, Van Dyck,
Tiepolo fino a Gustave Moreau, accompagnati dallo splendore
degli ori e degli argenti che nei secoli grandi maestri
crearono per onorare la Santa e costruirne il mito.
A completamento della mostra verranno esposte alcune sculture
provenienti da chiese italiane. Un’opportunità
unica per conoscere gli episodi della vita di Agata, il
contesto storico e culturale in cui ha vissuto e la devozione
che ha sempre accompagnato la sua figura di martire e santa
e che documenta, inoltre, come la sua venerazione non sia
esclusivamente catanese. La mostra è aperta dal martedì
alla domenica dalle ore 9 alle ore 20,00. Le principali
sedi espositive sono il Museo Diocesano, (Via Etnea 8),
la Chiesa di San Francesco Borgia, (Via dei Crociferi 17/A)
e la Chiesa di San Placido (Piazza San Placido).
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CANNETO SULL’OGLIO (MN), 2 - 17 FEBBRAIO
2008 – MOSTRA DI SANTINI SULLA MADONNA DI LOURDES
Il socio FRANCO BISLENGHI di Canneto sull’Oglio
(MN) ha allestito dal 2 al 17 febbra io p.v. una mostra
di immaginette religiose sul tema: “Il 150°
Anniversario delle apparizioni della Madonna di Lourdes”
per celebrare questo grande avvenimento mariano e mondiale
della Chiesa.
Hanno partecipato all’esposizione con proprio materiale
Franco BISLENGHI e Francesca CAMPOGALLIANI
CANTARELLI di Mantova
Interessante la partecipazione a livello locale e dei dintorni.
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ROMA, 22 - 26 FEBBRAIO 2008 – Mostra
Il socio GIUSEPPE FLORIS di Sinnai (CA)
ha organizzato una interessante mostra nel salone parrocchiale
“Santa Barbara” di Sinnai con l’esposizione
della ricercatissima ‘serie 1-340’ delle immaginette
sacre de “La Santa Lega Eucaristica”
di Milano.
La Santa Lega Eucaristica era sorta inizialmente come tipografia
nel 1896.
L’esposizione è stata inaugurata il 22 febbraio
u.s. alla presenza dell’assessore alla cultura Barbara
Pusceddu e del parroco Don Giovanni Abis ed è rimasta
aperta al pubblico fino al 26 febbraio.
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ROMA, 18-19 MARZO 2008 – MOSTRA SAN
GIUSEPPE NELLE IMMAGINETTE SACRE
GIANCARLO BIANCASTELLI con la collaborazione
di CLAUDIO DE IACOBIS, socio AICIS di Roma,
organizzano una mostra di immaginette sacre presso la Parrocchia
di San Giuseppe al Trionfale (Via B.Telesio, 4/B - Roma),
nel quartiere Prati.
La mostra che presenterà materiale collezionistico
di proprietà del Biancastelli e del De Iacobis sarà
disponibile ai visitatori il 18 e 19 marzo 2008. Per eventuali
informazioni rivolgersi al nostro associato Claudio (cell.320-4865.969).
La chiesa di San Giuseppe al Trionfale è stata voluta
dal Beato Luigi Guanella, proprio per elevare un Tempio
a San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, nella città
eterna.
La chiesa, iniziata nel 1909 è stata aperta al culto
il 19 marzo 1912; nel 1967 è divenuta "diaconia
cardinalizia" ed è stata insignita del titolo
di Basilica Minore da Papa Paolo VI nel 1970.
Qui è sorta, sempre per volere del beato Guanella,
la “Pia Unione del Transito di San Giuseppe”
che ha il fine primario l’apostolato a favore dei
morenti e come fine secondario “diffondere nel mondo
intero il culto, l’amore e l’imitazione del
patriarca San Giuseppe”.
La Pia Unione è stata approvata da S.Pio X nel 1914.
http://www.sangiuseppealtrionfale.it)
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ALATRI (FR), 29 MARZO - 5 APRILE 2008:
MOSTRA DI SANTINI SUI PAPI DEL I, II E XX SECOLO
Il Consiglio Direttivo della Confraternita di San Sisto
I, Papa e martire (115-125), ha indetto nel periodo 29 marzo
- 5 aprile la mostra di immaginette sacre sul tema:“I
Papi del I, II e XX secolo”. A tale scopo
ha chiesto ed ottenuto la collaborazione dell’AICIS.
L’esposizione, che verrà allestita nell’ampia
Chiesa degli Scolopi in P.za Santa Maria Maggiore, verrà
inaugurata sabato 29 marzo 2008. Per ulteriori informazioni
rivolgersi presso la sede della Confraternita.
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ROMA, 19-20 APRILE 2008 – MOSTRA
SAN GIUSEPPE NELL'ICONOGRAFIA
Nell’ambito delle celebrazioni del 50° anniversario
di fondazione (la Chiesa di San Giuseppe Artigiano a Via
Tiburtina è stata inaugurata il 18 maggio 1958) nelle
sale della Parrocchia di San Giuseppe al Tiburtino verrà
organizzata una mostra di immaginette sacre sul tema “San
Giuseppe nell’iconografia”. Curatori
della mostra sono la Prof.ssa STEFANIA COLAFRANCESCHI
e l’AICIS con la collaborazione
della PARROCCHIA.
Al momento di andare in stampa risultano presenti con proprio
materiale: GIANCARLO GUALTIERI (con moltissimo
materiale) e RENZO MANFE’, entrambi
del Consiglio Direttivo.
La tematica avrà un suo percorso al fine di esaminare
i vari aspetti di San Giuseppe, “vir iustus”,
uomo giusto, Patrono della Chiesa Universale: s. Giuseppe
interlocutorio - s. Giuseppe col bastone, quale ultimo patriarca
- s. Giuseppe accogliente - s. Giuseppe e la luce - s. Giuseppe
operoso - s. Giuseppe falegname - s. Giuseppe padre - Sacra
Famiglia operosa - s. Giuseppe e il Bambino - s. Giuseppe
col Libro - s. Giuseppe sulla nuvola (intercessore) - s.
Giuseppe in gloria
Le varie tipologie fanno riferimento all’iconografia
nel suo complesso, quale conosciamo sia attraverso i cicli
cristologici, mariani e dell’Infanzia, sia attraverso
i cicli a lui dedicati, oltre alle numerosissime opere a
sé stanti.
Queste raffigurazioni si ricollegano talvolta a momenti
ben precisi della vita di s.Giuseppe, in altri casi rappresentano
episodi di vita familiare, privi di riferimenti testuali:
in ogni caso, ne ripercorrono le tappe a partire dal Sogno,
lo Sposalizio, il Viaggio, la Nascita, l’Adorazione
dei pastori, dei Magi, la Presentazione al Tempio, la Circoncisione,
la Fuga in Egitto, il Ritorno dall’Egitto, la Vita
a Nazareth, il Ritrovamento nel Tempio… fino al Transito.
Il percorso visivo è frutto di una selezione mirata
ad attestare la persistenza delle tipologie, e la loro continuità
temporale. Inoltre, si è voluto proporre opere esemplari
e nello stesso tempo poco note o inedite, raccolte grazie
alla ricerca interdisciplinare sulla Natività, che
permette da un lato di ampliare il bagaglio cognitivo, e
d’altra parte consente di riconnettere temi e motivi
arcaici.
La figura di s.Giuseppe, alla luce delle molteplici letture
di cui la tradizione ha serbato memoria, ci viene restituita
sotto una luce più vivida, con uno spessore umano
e sacrale sorprendente; è un protagonista della storia
biblica, dai tratti fortemente simbologici, espressivi del
disegno divino.
STEFANIA COLAFRANCESCHI
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BORGO FAITI (LT), 9 - 11 MAGGIO 2008 -
MOSTRA DI IMMAGINETTE SULLA MADONNA DI LOURDES
Il socio MAURIZIO PROSPERI di Cisterna
di Latina (LT) sta organizzando una mostra di immaginette
sacre sul tema “Il 150° Anniversario delle
apparizioni della Madonna di Lourdes” da
allestire nel Museo “Piana delle Orme” a Borgo
Faiti (LT) per i giorni 9-10-11 maggio p.v.
I soci che desiderano partecipare anche con solo 20 immaginette
possono trasmetterle alla Segreteria AICIS entro il 20 marzo,
indirizzando a “Renzo Manfé – AICIS –
C/o Bernasconi – Via Merulana 136 – 00185 Ro
ma RM”. Grazie a quanti vorranno aderire.
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CAMPOFRANCO (CL), MAGGIO 2008 - MOSTRA SULLE CONFRATERNITE
A CAMPOFRANCO, SUTERA E DIOCESI DI CALTANISSETTA
Il Centro Sudi della “Madonna della Catena”,
istituito in seno all’Archeoclub d’Italia, sez.
di Campofranco, presieduto dallo storico Giuseppe
TESTA, nostro socio, organizza nel prossimo mese
di maggio una mostra di santini, cartoline illustrate e
fotografie sul tema in titolo. Un convegno sulle locali
Confraternite è previsto in data che sarà
comunicata dalla stampa. La mostra coinciderà con
il convegno.
Una sezione sarà riservata ai Medaglioni d’argento,
di rame o altro metallo che con nastri colorati o cordoncini
di seta, si vedono al collo dei Confrati. Costituiscono
la tessera personale, l’appartenenza a una Confraternita.
Queste sono intitolate specificamente a Gesù, Maria
o Santi. Per l’occasione sarà pubblicato un
opuscolo sulla storia delle Confraternite e con relativi
Capitoli.
Il Prof.Testa invierà il volumetto a quanti faranno
pervenire medaglioni di Confraternite locali (acquistati,
prestati, regalati…) per la Mostra.
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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"
Renzo MANFE’, per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio” ha procurato un
pieghevole sul Servo di Dio Don Terenzi.
Venerdì 18 gennaio 2008 si è conclusa nell’aula
della Conciliazione del Palazzo del Vicariato di Roma la
fase diocesana della causa di beatificazione di don Umberto
Terenzi.
Il sacerdote nato a Guarcino, nel Frusinate, nel 1900, fu
il primo rettore e parroco del Santuario della Madonna del
Divino Amore, situato nelle campagne a sud della capitale.
A parlare del carisma del Servo di Dio, don Umberto Terenzi,
restano le sue opere. E in particolare il Santuario del
Divino Amore che, sottratto alla povertà e al degrado,
grazie a quell’«infaticabile apostolo della
carità» (come lo chiama il cardinale Ruini)
è diventato negli anni il «centro propulsore»
di tutte le iniziative mariane nell’agro romano. E
non solo. «Per incrementare lo sviluppo della pietà
mariana — ricorda il porporato — egli avviò
il Collegamento Mariano nazionale tra i Santuari d’Italia».
Ed è proprio nello spirito di don Umberto che procede,
ancora oggi, il lavoro dei sacerdoti oblati del Divino Amore.
A dirlo è monsignor Pasquale Silla, rettore parroco
del Santuario.
«La cosa più cara che don Umberto ci ha lasciato
in eredità è il suo amore per la Madonna»,
racconta il sacerdote che sottolinea come le «intuizioni
pratiche» del primo rettore scaturissero proprio dalla
sua comunione con la Vergine.
Non è a caso, dunque, che la piccola finestra della
stanza dove don Umberto trascorreva la notte affacciasse
proprio sull’immagine della Madonna del Divino Amore,
posta al di sopra del tabernacolo dell’antico Santuario.
«Ciò che colpisce — racconta don Altieri
— è stata però la gioia risvegliata
nella memoria di quanti hanno conosciuto don Terenzi. E
soprattutto quella di chi, in seguito all’incontro
con Umberto, ha cambiato vita».
I documenti e le testimonianze raccolte dalla commissione
dell’inchiesta diocesana, avviata il 23 gennaio 2004,
passano ora alla Congregazione delle Cause dei Santi che
curerà la seconda fase del processo di beatificazione.
Alla cerimonia, presieduta dal cardinale vicario della diocesi
di Roma, Camillo Ruini, hanno partecipato i sacerdoti e
le suore appartenenti agli ordini fondati da don Terenzi,
figli oblati e figlie della Madonna del Divino Amore, presenti
oggi in Italia, Francia Colombia, Nicaragua, Brasile, Perù,
Filippine e India.
Renzo Manfè
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Padre MICHELE GIULIANO,
ofm, di Marigliano ha inviato un'immaginetta per la campagna
“Un santino per ogni socio”.
Padre Michele ha fatto pervenire un altro santino, fatto
da lui appositamente stampare anche per i nostri associati,
che riporta il numero di serie “M17”.
Esso rappresenta San Massimo, martire, che è venerato
nella Chiesa del Santissimo Salvatore in Faicchio (Benevento)
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Padre MICHELE GIULIANO, ofm, di Marigliano
ha trasmesso l’immaginetta di San Claudio martire
da lui stessi fatta stampare anche per l’AICIS, per
l’iniziativa “Un santino per o-gni socio”.
Continua la serie “MG” di Padre Michele che
questa volta invia ai soci il santino del glo rioso martire
San Claudio (MG 15) le cui spoglie si venerano nella Cattedrale
di Capua (Caserta), fondata nell’856 da Landulfo I,
già vescovo capuano dall’843.
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SANTO NIGRELLI di Roma
ha trasmesso unimmaginetta per l’iniziativa “Un
santino per ogni socio”.
“Che santo magnifico, il glorioso san Giuseppe! Non
soltanto è patriarca, ma il corifeo di tutti i patriarchi;
non fa semplicemente parte dei confessori della fede, ma
ha qualcosa di più, giacché la sua santità
abbraccia la dignità dei vescovi, la generosità
dei martiri e quella di tutti gli altri santi. Giustamente
san Giuseppe è paragonato alla palma, la regina degli
alberi, che simboleggia la verginità, l'umiltà,
la tenacia coraggiosa: tre virtù in cui san Giuseppe
si è distinto particolarmente. A voler rischiare
dei confronti, non pochi sosterrebbero che Giuseppe eccelle
fra tutti i santi nelle tre virtù menzionate”.
San Francesco di Sales
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Il socio Dr. ARMANDO PANZICA di
Resuttano ha inviato un’immaginetta di Maria SS.ma
Addolorata venerata nella propria città, e fatta
stampare a proprie spese, per l’invio anche a tutti
i soci nell’ambito della campagna “Un santino
per ogni socio”.
Nel 1878 Teofilo Albo, soprannominato " Talofaro",
fece dono alla chiesa di San Paolo di una statua dell’Addolorata.
Uomo profondamente religioso, durante la processione del
Venerdì Santo si accorse che dietro al Cristo morto
mancava la Madre Addolorata.
Quando si rese conto che la causa erano i problemi economici,
egli si recò a Castelbuono, suo paese natìo,
e ordinò la statua a uno scultore suo amico. Così
anche Resuttano ebbe la sua processione con l’Addolorata.
Nel 1880 con la collaborazione di Giovanni Macaluso e del
figlio Domenico, Talofaro costituì la congregazione
di Maria SS. Addolorata che ebbe l'approvazione ecclesiastica
del sacerdote don Giulio Guanieri. Talofaro fu il primo
superiore della confraternita e procuratore di diritto fino
alla morte.
Nel 1977 a causa di un furto sacrilego alla Madonna fu rubata
la corona, il pugnale, il mantello, tutte cose che furono
prontamente sostituite con la generosità dei fedeli.
Il 15 settembre 1978 per ricordare il centenario dell'arrivo
della statua a Resuttano è stata posta, all'interno
della chiesa San Paolo, una lapide commemorativa.
La festa è preceduto da un solenne settenario durante
il quale si recita il rosario dell'Addolorata in siciliano
con l'enunciazione dei 7 dolori che patì la Vergine
e la conseguente meditazione. Suggestiva è la processione
che sfila per le vie del paese, dopo la celebrazione della
messa che viene celebrata all'aperto per la grande quantità
di gente presente che la chiesa non potrebbe contenere.
L'immagine della Vergine è l'emblema del dolore;
indossa un mantello nero, un pugnale le ferisce il cuore,
e, come lei anche i confrati indossano delle mantelline
nere coi bordi dorati.
Numerosi sono i fedeli che fanno il " viaggio scalzi"
per grazia ricevuta. Tutti ci sentiamo figli particolarmente
amati e compresi dall'Addolorata, sappiamo bene che solo
chi ha sofferto, come lei, è capace di capire ogni
dolore e, certamente, saprà intercedere presso il
suo Figlio per ogni cuore smarrito.
La figura della Madre Addolorata e la meditazione dei sette
dolori costituiscono sicuramente motivo di profonda riflessione
per riscoprire quella fede che ci condurrà al Cristo,
tenuti per mano dalla sua mamma.
Una preghiera molto semplice e molto antica è particolarmente
cara ai resuttanesi:
"Vergine aiutami Tu, Tu lo vedi che
non ne posso più;
la mia fede e la mia speranza stan rivolte tutte in Te.
Tu lo vedi e tu lo sai, Tu conosci i nostri guai,
per la tua verginità, Madonna santa aiutaci per carità.
Maria Panzica
(Fonte: http://www.diocesicaltanissetta.it/
)
Il Dr. ANTONIO PANZICA ha inviato inoltre
l’immaginetta di San Giuseppe venerato a Resuttano
(CL), con alcune note:
"La statua lignea, dall’aspetto
imponente, risale al ‘700. Il drappeggio dell’abito,
di colore azzurro, orlato ai bordi, è molto ricco;
un mantello rosso avvolge le spalle e cade lungo la figura.
Il bimbo Gesù siede sul braccio sinistro del padre
putativo che tiene con il braccio destro il simbolico bastone
fiorito. Padre e figlio recano sul capo una maestosa corona
regale.
Resuttano celebra fastosamente la festa di san Giuseppe
il 19 marzo, preceduta da un novenario di preghiere.
La solenne processione, alla quale partecipa unanimemente
la popolazione, è arricchita dalla presenza delle
confraternite con i loro particolari abiti, dalla banda
musicale, dai mortaretti ed a conclusione della festa dai
fuochi artificiali.
La devozione a Resuttano per san Giuseppe, patrono della
Chiesa Universale è ancora sempre molto viva e sentita"
ANTONIO PANZICA
******
I soci EDMONDO BARCAROLI e GINO
ARESTIVO di Tarquinia hanno trasmesso un'mmaginetta
per la campagna “Un santino per ogni socio”.
Il santino è edito dalla Pontificia Opera della Propagazione
della Fede e pertanto è già oggetto di raccolta
da parte di alcuni appassionati cultori.
Altri cultori sono interessati al tema della Croce. L’immaginetta
reca sul retro la bellissima preghiera di Madre Teresa di
Calcutta: “Signore Gesù che hai creato con
amore, sei nato con amore, hai servito con amore, hai operato
con amore, sei stato inorato con amore, hai sofferto con
amore, sei morto con amore, sei risorto con amore, io ti
ringrazio per il tuo amore, per me e per tutto il mondo”.
******
Il socio DARIO BOTTO
ha trasmesso l’ immaginetta della Madonna del Pilone
per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Le origini del Santuario Regina Montis Regalis sono congiunte
a-l'accorrere di migliaia di pellegrini attorno al pilone
della Vergine, a partire dal XV secolo. Il pilone, opera
di un artista locale del XV secolo, fu oggetto tra il 1590
e il 1595 di un involontario episodio di sfregio, da parte
di un cacciatore che intendeva raggiungere la selvaggina
intravista. Turbato e addolorato per quel gesto involontario
l'uomo appese l'archibugio accanto alla Vergine (l'arma
è tuttora conservata in Santuario) e si fece promotore
della sistemazione del Pilone. Nacque una profonda devozione
popolare, tanto intensa ed immediata che nell'arco di quattro
anni si pose mano alla costruzione del Santuario.
Fu anche il fascino che il Pilone esercitò su Carlo
Emanuele I di Savoia a dare una svolta alle tante iniziative
che iniziarono a svilupparsi intorno all'immagine sacra:
il duca sabaudo incaricò l'architetto Ascanio Vitozzi
di realizzare un’opera in grado di lasciare il segno,
un segno grandioso, "di romana grandezza", sul
territorio.
Il progetto maestoso - che celebrasse e legasse la grandezza
sabauda e la devozione popolare - iniziò il 7.7.1596.
Né Vitozzi (morto nel 1615) né Carlo Emanuele
I (spentosi nel 1630) riuscirono, però, a vedere
il Santuario completato.
Solo nel Settecento ci fu una vera e propria rinascita del
Santuario. Un altro architetto, Francesco Gallo, proseguì
i lavori. Così, nel 1731, si perfezionò il
progetto della maestosa cupola ellittica. Numeri colossali:
alta 74 metri, con un diametro maggiore di oltre 36 metri
ed uno minore di 25.
Conclusi i lavori di costruzione - che, in realtà,
si completarono solo nel XIX secolo con le tre facciate
ed i campanili - iniziò l' "avventura"
della decorazione.
Molti rinunciarono, altri non furono considerati all'altezza.
Quello che viene definito un "poema pittorico",
una serie di affreschi che copre una superficie di più
di 6000 metri quadrati, venne portato a termine nel 1752
da Mattia Bortoloni e Felice Biella.Il Santuario si arricchì
di un convento cistercense e di una Palazzata, posta proprio
di fronte alla facciata della basilica.
I progetti di Carlo Emanuele I sono stati rispettati: il
duca sabaudo - sepolto in una tomba all'interno del Santuario
- voleva lasciare un segno grandioso ed il complesso del
Santuario non disattende le sue intenzioni.
La figura del Santuario spicca, infatti, imponente nella
cornice delle Alpi da una parte e delle colline della Langa
Monregalese dall'altra.
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Il socio BRUNO BERTACCINI
di Firenzuola ha trasmesso un'immaginetta (a pieghevole)
per la campagna “Un santino per ogni socio”.
Cuore a Dio, mani al lavoro », era l'esortazione che
Maria Giuseppa Rossello ripeteva sovente alle Figlie di
Nostra Signora della Misericordia. Quel motto fu anche il
suo programma di vita, che attuò con generosa dedizione
a Dio e al prossimo, fin dai primi anni della sua giovinezza.
Nata ad Albissola Marina (Savona) il 27 maggio 1811, quartogenita
di un modesto fabbricante di stoviglie, imparò presto
a modellare la creta nella bottega paterna, lasciandosi
al tempo stesso plasmare dalla grazia.
Si iscrisse al Terz'ordine francescano, poi entrò
a 19 anni nella casa patrizia dei Monleone per assistere
il capofamiglia infermo, alla cui morte la vedova offrì
a Benedetta (questo era il nome di battesimo della santa)
di restare in sua compagnia, non più come domestica
ma come figlia adottiva, con la prospettiva di ereditare
l'intero patrimonio, essendo i Monleone senza figli. Benedetta
aveva trascorso sette anni in quella ricca dimora col «cuore
a Dio», sognando di consacrarsi totalmente al suo
servizio. Rifiutò l'allettante offerta e andò
a bussare alla porta di un istituto di carità, ma
ne ebbe un doloroso rifiuto: non disponeva della dote sufficiente
per essere ammessa al noviziato.
Due lutti familiari, la diciassettenne sorella Giuseppina
e il padre, le imposero il dovere di badare alla famiglia.
E tuttavia Benedetta rispose con generosità all'appello
del vescovo Agostino De Mari, che cercava collaboratrici
cui affìdare l'educazione delle giovani povere.
Il 10 agosto 1837 Benedetta e due compagne davano il via
alla fondazione del nuovo istituto in una modesta casa d'affìtto.
Il 22 ottobre dello stesso anno indossavano l'abito religioso
e Benedetta assumeva il nome di sr Maria Giuseppa. Nel 1840
la piccola congregazione contava sette suore professe e
quattro novizie.
Maria Giuseppa, eletta superiora, dovette guidare la barca
da sé, perché lo stesso anno il vescovo De
Mari moriva. Suor Maria Giuseppa seppe condurre in porto
varie iniziative, tra cui la coraggiosa opera di riscatto
degli schiavi africani, dando asilo a numerose fanciulle
negre, affrancate da uno stato di avvilente schiavitù.
Con la sua illuminata fiducia nella Provvidenza, eresse
varie case (tutte dedicate alla Provvidenza) per accogliervi
le ragazze povere. Nel 1869 aprì il Piccolo Seminario
per i ragazzi della classe operaia, avviandoli gratuitamente
alla carriera ecclesiastica. Morì a sessantanove
anni, il 7 dicembre 1880, nella casa madre, a Savona.
Il 12 giugno 1949 Pio XII includeva il suo nome nell'albo
dei santi.
(Fonte: http://www.novena.it)
******
Padre MICHELE GIULIANO, ofm, di Marigliano
ha inviato un'immaginetta per “Un santino per ogni
socio” .
Frà Domenico De Filippis nasce ad
Acquafondata (FR) nel 1570 (foto a destra).
Trascorre la giovinezza lavorando nei campi e accudendo
i buoi. Devotissimo del Sacramento dell’Eucaristia
e della Vergine Maria, viene colto spesso immerso nella
preghiera per lunghe ore nella vicina cappella di “Santa
Maria”, mentre i buoi, lasciati incustoditi, arano
da soli.
Esortato da due frati, testimoni del singolare prodigio,
a abbracciare la Regola Francescana, deciso abbandona ogni
cosa e li segue ai Lattani.
Si consacra a Dio con i voti di povertà, castità
e obbedien za, e continuando a edificare le città
di Roccamonfina, Gae-ta, Capua e Napoli: tutti luoghi che
costellano la sua vita di obbedienza alla Regola di San
Francesco.
In Napoli, nel Convento di S.Maria La Nova, l’afflusso
dei devoti che ricorrono a lui per preghiere e consigli,
è tale che i superiori, per la sua tranquillità,
lo rimandano ai Lattani, dove dimora per circa tre anni,
“menando sempre buona e santa vita, digiunando in
pane e acqua, facendo orazione in detto convento, che fuora
nelli luochi secreti”.
Il 17 marzo 1640, seguito dalla fama dei miracoli “passa
a miglior vita con sommo grido di Santità”,
mentre poggiava il capo su un sasso, che ancora oggi si
conserva nel luogo della sua sepoltura, nella parete laterale
del Santuario.
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VENERABILE CARLO STERPI
Primo collaboratore e successore di San Luigi Orione
Il socio Prof. MARCELLO VENDEMMIATI di
Cassano Spinola ha inviato, per l'iniziativa “Un santino
per ogni socio”, l'immaginetta del Venerabile Carlo
Sterpi, primo collaboratore e successore di San Luigi Orione.
Nato il 13.X.1874 da Giovanni Battista Sterpi e Carolina
Raviolo a Gavazzana (AL), piccolo villaggio situato su di
un colle che domina la pianura novese e alessandrina fino
alle Alpi. Crebbe in una famiglia distinta e agiata, dove
le pratiche cristiane erano al primo posto. La recita del
santo Rosario era praticata tutti i giorni dai “Santi
all'ottava di Pasqua” in una grande cucina dove con
i familiari si radunavano lavoranti ed amici. Giovanissimo
manifestò l'idea di “farsi prete” e,
a dodici anni, entrò nel Seminario vescovile di Tortona
dove incontrò e strinse amicizia con il chierico
Luigi Orione; un'amicizia proficua, volta a produrre quel
mirabile sodalizio durato una vita intera.
Fu, nel 1895, il primo coadiutore della fondazione della
Piccola Opera della Divina Provvidenza e da Don Orione ebbe
la direzione dei primi Istituti aperti a San Remo,Tortona
e Venezia e poi, nel 1927, la cari ca di Vicario Generale
dell'Opera. Don Sterpi fu interprete capace ed entusiasta
di Don Orione.
Così scriveva San Luigi Orione il 4 aprire 1934:
”Dopo che a Dio, alla Santa Madonna e alla Santa Chiesa,
Vi affido a Don Sterpi e so di mettervi in buone mani. Abbiate
ogni fiducia in Lui, che ben se la merita. Se Iddio mi dicesse:
”Ti voglio dare un continuatore che sia secondo il
tuo cuore”, gli isponderei: ”Lasciate, o Signore,
perchè già me lo avete dato in Don Sterpi”
Per la Piccola Opera della Divina Provvidenza (il termine
“Piccola” non tragga in inganno perchè
furono e sono moltissimi gli istituti disseminati in tutti
i continenti) il Padre e il legislatore fu certamente San
Luigi Orione, ma accanto a lui ci fu sempre il fedele don
Carlo che, a comune giudizio, può dirsi “cofondatore”
se non in senso giuridico, certo in senso morale.
Alla morte di Don Orione (marzo 1940) Don Sterpi fu eletto
suo successore.
La Congregazione orionina contava allora 820 religiosi.
Il 21 gennaio 1944, don Sterpi ottenne l’approvazione
pontificia della Congregazione e suggellò 50 anni
di lavoro, di sacrifici e di preghiere condivise in pieno
con San Luigi Orione.
Don Sterpi morì a Tortona in odore di santità
il 22 novembre 1951.
Una folla imponente sfilò commossa davanti alla sua
salma esposta sull'altare maggiore del Santuario della Madonna
della Guardia di Tortona.
Quale riconoscimento dell'opera prestata al servizio di
Dio e degli uomini ,la città di Tortona gli ha dedicato
una via e Gavazzana la piazza antistante il municipio.
Un apprezzamento definitivo delle superiori attitudini morali
e spirituali del Piccolo Servo della Divina Provvidenza
volle darlo la stessa autorità ecclesiastica, aprendo
la procedura della sua canonizzazione il 26 novembre 1958.
Il 7 settembre 1989, alla presenza del Papa Giovanni Paolo
II, è stato dichiarato ”Venerabile” in
quanto ha vissuto in grado eroico le virtù cristiane.
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CURIOSANDO TRA SANTI E SANTINI
UN SANTO SUL CELLULARE
Recentemente la stampa, attraverso quotidiani
e magazine, ha dato risalto alla notizia “AVERE
UN SANTO SUL CELLULARE”.
Sono in vendita al prezzo di 3 euro immagini digitali di
santi, abbinate a preghiere e notizie sulla loro vita: si
inoltra una richiesta con un sms e si riceve l’immaginetta
sul cellulare… un santino virtuale di dimensioni ridotte!
E noi dell’AICIS non possiamo ignorare questo nuovo
moderno servizio offerto nel variegato mondo dei cellulari.
Si può scegliere tra 15 soggetti, tra i più
emblematici e particolarmente amati dai devoti,come la Santa
Vergine Maria, Padre Pio, San Gennaro, Santa Lucia, Papa
Carol Woityla.
Per interrompere il servizio è però necessario
inviare un secondo sms, altrimenti l’invio di immaginette
si ripete settimanalmente, con un canone di abbonamento
pari a 3 euro settimanali.
Come prevedibile, non tutti si sono dimostrati favorevoli
all’iniziativa. Riporto i commenti, letti su un quotidiano,
di due esponenti del mondo ecclesiastico:
Don Antonio Mazzi – “A me questa
idea piace parecchio. Mi sembra un modo moderno per far
arrivare la religione ai giovani.”
Vescovo Lucio Soravito de Franceschi –
“E’ una pessima trovata. Pur di incassare denaro
via sms non ci si fa scrupolo di usare i santi.”
Sembra comunque che la società che gestisce la vendita
abbia già ricevuto migliaia di richieste. Chi è
interessato potrà trovare ulteriori informazioni
anche sul Web.
MARIA GABRIELLA ALESSANDRONI
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L'IMMAGINE SACRA NEL COLLEZIONISMO MINORE
QUADERNI DI SCUOLA
Le date più importanti e significative che hanno
reso “alfebatizzata” l’Italia, anzi gli
italiani, sono:
-1859: una legge prevede l’obbligo per i comuni di
istituire scuole elementari inferiori e stabilisce l’obbligo
di frequenza per i bambini.
-1877: la legge “Coppino” riordina l’insegnamento
elementare, stabilisce cinque classi e rende obbligatoria
la frequenza ai corsi per i bambini dai sei ai nove anni.
-1904: la legge “Orlando” estende l’obbligo
scolastico fino a dodici anni.
-1923: la “Riforma Gentile” allunga l’obbligo
scolastico ai ragazzi fino a quattordici anni, istituisce
gli esami al termine di ogni ciclo di studi, vara i corsi
di avviamento professionale e gli istituti tecnici.
Queste riforme innovatrici hanno introdotto l’uso
di massa dei sussidiari, dei libri e di tutto il materiale
scolastico in primo luogo appunto i quaderni. I primi quaderni
sono con copertine un po' anonime di colore grigio o nere
sulle quali l’alunno incollava un'etichetta con il
suo nome e cognome, l’istituto, la classe frequentata
e la materia d'insegnamento.
In seguito man mano le copertine dei quaderni si adeguano
ai tempi rappresentando varie tematiche che vanno dalla
geografia, alla storia, allo sport, al cinema fino al le
moderne copertine con gli eroi dei cartoni animati.
Per quanto riguarda quaderni con immagini religiose, che
erano usati appunto soprattutto per la materia “Religione”,
una volta obbligatoria, ne ho trovato diversi tipi che ho
raggruppato secondo la casa edItrice...
di Giancarlo Gualtieri
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ICONOGRAFIA - NEL SEGNO DI SAN NICOLA DI
BARI
Continua la Rubrica “Iconografia. Figure e segni di
protezione celeste”, della socia ELISABETTA
GULLI GRIGIONI, già apparsi sul settimanale
diocesano ravennate “Il Risveglio”
e che pubblichiamo qui grazie all’autorizzazione del
Direttore Don Giovanni Desio che vivamente ringraziamo.
Oltre al patronato sui fanciulli, cui
si era accennato nella precedente rubrica, si attribuisce
a San Nicola di Bari il patronato sulle fanciulle da marito
legato a un suo atto di carità, solitamente sintetizzato
con la raffigurazione di tre palle d’oro appoggiate
sul libro chiuso, tenuto in mano ora in posizione orizzontale,
ora in posizione verticale.
Si narra, a questo proposito, di un padre, nobile impoverito,
che per l’estrema miseria aveva destinato le tre proprie
figlie alla prostituzione. Nicola, durante notti successive,
gettò, attraverso una piccola finestra, tre borse
piene di monete d’oro nella stanza delle fanciulle
che, grazie a quella “dote”, poterono conservare
verginità e dignità.
L’episodio, sorprendentemente attuale per problematica,
reso noto in antiche rappresentazioni come soggetto drammatico
dal titolo di “Tre figlie”, ha dato origine
a diverse tradizioni tra le quali, in Germania, quella di
donare un corredo a una ragazza da marito il giorno della
festa del Santo.
La vicenda agiografica nicolaiana, varia e suggestiva, è
ricca di realizzazioni in affreschi e quadri importanti.
Essendo poi il culto del Santo diffuso nell’Oriente
ortodosso, molte sono anche le icone che lo raffigurano.
Oltre che nell’importante catalogo della mostra attualmente
in corso [l’articolo su ‘Il Risveglio’
era stato pubblicato il 10 marzo 2007, ndr] a Bari ricordata
la volta scorsa, l’iconografia di San Nicola è
ampiamente illustrata in un’opera pubblicata nel 1987
dalla casa editrice Electa a cura di Giorgio Otranto, con
il titolo ‘San Nicola di Bari e la sua Basilica. Culto,
arte, tradizione’.
Molte immaginette devozionali mantengono pur nel piccolo
formato, una traccia della capacità di suggestione
delle opere importanti e si prestano a confronti che fanno
comprendere l’uso dei simboli e i diversi linguaggi
della comunicazione virtuale.
I due santini qui proposti, di produzione italiana, stampati
nei primi decenni del Novecento con tecnica cromolitografia,
presentano la simbologia nicolaiana fondamentale ricorrendo
a soluzioni figurative tra loro molto differenti, pur mantenendo
una rappresentazione della figura centrale del Santo, identificato
dalle tre palle d’oro appoggiate sul libro, molto
simile per quanto riguarda la gestualità, ma con
apprezzabili differenza nei tratti somatici e nei particolari
dell’abbigliamento.
Il primo santino, a impostazione naturalistica, colloca
il Santo tra cielo azzurro e prato verde, mentre i personaggi
soprannaturali, Cristo e la Vergine, sovrastano, sporgendosi
partecipi da due nuvole. Accanto al Santo, da un lato i
fanciulli miracolosamente risuscitati, escono dalla botte
nella quale, barbaramente uccisi, erano stati posti in salamoia,
con gesti realistici e spontanei.
Dall’altro lato il giovinetto Adeodato, rapito dai
Saraceni e restituito ai genitori per miracolo di San Nicola,
regge una caraffa e una coppa per ricordare il suo servizio
presso il sultano durante la prigionia.
L’invocazione sottoscritta, in inglese, testimonia,
assieme alla dicitura “Pd. In Italy”, la diffusione
europea del culto nicolaiano.
La sigla di produzione, composta dalle lettere A B C distribuite
attorno a un’àncora, non è stata da
me identificata.
Il secondo santino colloca il Santo in una struttura architettonica,
ispirata alla Porta dei Leoni collocata sulla facciata del
lato Nord del monumento basilicale barese.
Grazie anche all’uso dell’oro e all’introduzione
di scritture in latino a caratteri aulici, sembra ricordare
in qualche modo le icone bizantine.
I personaggi soprannaturali presenti anche nel primo santino
sono qui rinchiusi in due tondi dorati, in posizione frontale
distaccata, simmetricamente ai personaggi miracolati: a
sinistra i fanciulli uscenti dalla botte, a destra le fanciulle
sottratte alla prostituzione, in una coreografia ieratica
e staticamente innaturale che mette in evidenza la triplicità
simmetrica delle figure con identica gestualità.
(continua)
ELISABETTA GULLI GRIGIONI
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I SANTINI... PER COMUNICARE CON IL TRASCENDENTE
Riportiamo un discorso di Mons. LUCIO SORAVITO DE FRANCESCHI,
vescovo di Adria-Rovigo, alla cui cattedra è stato
eletto il 29 maggio 1004.
La raccolta delle immagini sacre e degli oggetti cari alla
religiosità popolare del secolo scorso, non sono
solo l’espressione della cultura religiosa del passato,
ma sono una testimonianza di fede dei nostri padri.
La prima tentazione che possiamo provare è quella
di guardare queste immagini e questi oggetti di culto con
la mentalità della nostra epoca post-moderna e di
spogliarli del significato che essi avevano per coloro che
li hanno elaborati.
Noi viviamo nella civiltà dell’immagine.
Possediamo nuovi mezzi per produrre immagini, per elaborarle,
per archiviarle, per diffonderle: stampa ad altissima velocità,
fotocopiatrici a colori, macchine fotografiche digitali,
videoregistratori analogici e digitali, computers, banchedati.
In questa cultura siamo portati a pensare che l’immagine
sia una specie di “ostensione della realtà”,
una presentazione oggettiva del reale.
In realtà l’immagine, più della parola,
è uno strumento indispensabile per comunicare alcuni
aspetti dell’esperienza umana e alcuni sentimenti
interiori, che non si possono dire solo con le parole e
neppure con la semplice fotografia, come la gioia, la paura,
l’attesa, la fiducia, l’invocazione, ecc.
Rispondono a questa “funzione” comunicativa
del profondo anche le immagini religiose.
Queste immagini per natura loro rimandano a qualcosa che
trascende la pura materialità dell’oggetto
rappresentato. Sono un mezzo per comunicare con il Trascendente,
l’Indicibile, e per esprimere i propri sentimenti
religiosi.
1. Le immagini sacre nel Cristianesimo
Sappiamo che nell’Antico Testamento erano proibite
le rappresentazioni di Dio: “Poiché non vedeste
alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb
dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché
non vi corrompiate e non vi facciate l'immagine scolpita
di qualche idolo…” (Dt 4,15-16). Questa proibizione
era stata data al popolo d’Israele, perché
il popolo non cadesse nell’adorazione delle immagini
sacre e quindi nell’idolatria.
Tuttavia, già nell'Antico Testamento Dio permette
di fare delle immagini che richiamano la presenza salvifica
di Dio: come il serpente di bronzo [cf. Nm 21,4-9; Sap 16,5-14;
Gv 3,14-15], l'arca dell'Alleanza, i cherubini [Cf. Es 25,10-22;
2130 1Re 6,23-28; 1Re 7,23-26].
E’ stata l'Incarnazione del Figlio di Dio ad inaugurare
una nuova “economia” delle Immagini: “Un
tempo Dio, non avendo né corpo, né figura,
non poteva in alcun modo essere rappresentato da una immagine.
Ma ora che si è fatto vedere nella carne e che ha
vissuto con gli uomini, posso fare una immagine di ciò
che ho visto di Dio…” [San Giovanni Damasceno].
Fondandosi sul mistero del Verbo incarnato, il secondo Concilio
ecumenico di Nicea (787), ha giustificato il culto delle
icone: quelle di Cristo, ma anche quelle della Madre di
Dio, degli angeli e di tutti i santi, difendendo le immagini
dalla furia distruttrice degli iconoclasti.
Ecco come il II Concilio di Nicea si esprime: «Seguendo
la dottrina divinamente ispirata dei nostri santi Padri
e la tradizione della Chiesa cattolica, noi definiamo con
ogni rigore e cura che le venerande e sante immagini, sia
dipinte che in mosaico o in qualsiasi altro materiale adatto
- a so miglianza della raffigurazione della croce preziosa
e vivificante - debbono essere esposte nelle sante chiese
di Dio, sulle sacre suppellettili, sui sacri paramenti,
sulle pareti e sulle tavole, nelle case e nelle vie; siano
esse l'immagine del Signore Dio e salvatore nostro Gesù
Cristo, o quella dell'Immacolata Signora nostra, la santa
Madre di Dio, dei santi angeli, di tutti i santi e giusti»
[Concilio di Nicea II].
Dio è mistero invisibile. Direttamente in se stesso
non è rappresentabile. Ma Dio si è reso visibile
nel suo Figlio fatto uomo. Il Cristo a sua volta riflette
la sua perfezione su Maria, gli angeli e i santi, su ogni
uomo e sull’intero mondo creato. Così dall’unica
perfetta immagine derivano altre immagini viventi.
A partire dal II Concilio di Nicea si moltiplicano le raffigurazioni
religiose, fino al punto che nel medioevo si arriva ad affrescare
le intere pareti delle chiese con le immagini dell’antico
e del nuovo Testamento. Nasce così quella che viene
chiamata la “Bibbia dei poveri”, in un tempo
in cui non esiste ancora la stampa (e quindi è difficile
moltiplicare le raffigurazioni religiose ed i codici scritti)
e il popolo non è ancora in grado di leggere né
di scrivere.
2. Le immagini sacre e la religiosità
popolare
Con l’avvento della stampa cominciano a diffondersi,
assieme ai testi scritti e soprattutto alle edizioni della
Bibbia, le immagini religiose stampate, quali espressioni
della fede del popolo, più comunemente conosciuta
come “religiosità popolare”.
La religiosità popolare è un modo di vivere
e di esprimere la fede, da parte della gente, in stretta
relazione con la sua cultura e le sue condizioni di vita.
E’ una visione religioso-culturale in cui si saldano
insieme esigenze religiose e consuetudini sociali. Essa
è incentrata sull’adorazione di Dio Creatore
e Giudice, sull’adorazione di Cristo Crocifisso e
dei misteri legati alla sua umanità (Gesù
Bambino,il Sacro Cuore, ecc.), sulla venerazione della Beata
Vergine Maria e dei santi, sul culto dei defunti.
La religiosità popolare si caratterizza per la visione
religiosa della realtà, per la gestione privata dell’esperienza
religiosa, per la centralità della dimensione rituale
(preghiera e sacramenti), per l’importanza attribuita
ad alcune pratiche religiose care alla tradizione popolare
(benedizione delle case, culto dei morti, rosari, pellegrinaggi),
per gli atti devozionali.
Questa religiosità, più che sull’approfondimento
dei contenuti della fede o sulla appartenenza ecclesiale,
fa leva sugli atti di culto che trovano un loro supporto
in una visibilizzazione del divino, negli oggetti e nelle
immagini religiose.
La devozione popolare in ogni tempo ha prodotto le sue immagini
religiose. La loro raccolta non è solo espressione
dei modi diversi di concepire Dio, la Madonna, i Santi e
il nostro rapporto col Trascendente, ma è anche testimonianza
della fede e della religiosità dei cristiani che
ci hanno preceduti nella vita cristiana.
Non si pensi tuttavia che le immagini religiose che rimandano
a Cristo, alla Madonna e ai Santi e quindi al mistero di
Dio siano legate solo alla religiosità popolare.
La loro contemplazione è di aiuto per tutti.
Esse ravvivano la comunione vitale con Dio, realizzano l’incontro
con Lui, irradiano una presenza. La loro mediazione non
è solo didattica, ma anche cultuale.
Le immagini religiose si rivelano particolarmente valide
nella attuale civiltà dell’immagine, qual è
la nostra. Ci donano un aiuto prezioso per pregare e ci
invitano a scoprire il volto di Dio negli uomini, nostri
compagni di viaggio.
Gli atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate
in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio
incarnato. Il moto che si volge all'immagine non si ferma
su di essa, ma tende alla realtà che essa rappresenta
[San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 81, 3, ad
3].
San Giovanni Damasceno scriveva: “La bellezza e il
colore delle immagini sono uno stimolo per la mia preghiera.
E' una festa per i miei occhi, così come lo spettacolo
della campagna sprona il mio cuore a rendere gloria a Dio”.
La contemplazione delle immagini sacre, unita alla meditazione
della parola di Dio e al canto degli inni liturgici, entra
nell'armonia dei segni della celebrazione, in modo che il
mistero celebrato si imprima nella memoria del cuore e si
esprima poi nella novità di vita dei fedeli. Fratta
Polesine, 10 marzo 2005
+ Lucio Soravito, vescovo
(Fonte: http://www.diocesi.rovigo.it/omelie/interventi/immagini-sacre.pdf)
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LA MADONNA DEGLI SCOUTS
Questa rubrica non può dimenticare
che il 2007 è stato per gli scouts l’anno del
centenario, in quanto nel 1907 il fondatore Robert Baden-Powell
organizzò a Brownsea (GB) il primo campo dove venne
applicato quel metodo edu cativo che avrebbe avuto uno strepitoso
successo in tutto il mondo.
La ricorrenza ci impegna nell’illustrare
i santini che gli scouts cattolici hanno dedicato alla B.
V. Maria.
“Madonna degli scouts, ascolta t’invochiamo,
concedi un forte cuore a noi che ora partiam” è
l’incipit di un tradizionale canto scout, eseguito
alla partenza di un campo mobile o di un’impegnativa
attività.
Questa “Madre di tutti gli esploratori” ha una
effigie e la sua immagine rimane stampata nel cuore di chi
ha avuto occasione nella sua giovinezza di aver fatto parte
della grande famiglia degli scout....
Il 9 luglio 1961, in preparazione al “6°
Campo nazionale esploratori” (svoltosi nel luglio
‘62), gli Scouts di Grosseto innalzarono sulla vetta
più alta della loro provincia: il monte Amiata (m
1734), una statua marmorea intitolata Madonna degli scouts.
Collaborarono gli esploratori dell’ASCI (Associazione
degli scout cattolici italiani) e le guide dell’AGI
(Associazione della Guide Italiane) che insieme posero sul
Sasso di Maremma la statua consacrata a tutti i giovani
che nel mondo vivono l’avventurosa esperienza di questo
metodo educativo.
Dopo un pellegrinaggio di dieci giorni lungo i paesi grossetani,
alla presenza di cinquemila fedeli, insieme alle autorità
religiose, civili e militari e naturalmente agli scout toscani,
prese dimora l’opera alta m 2,20, dal peso di 12 quintali,
che poggia su un enorme e slanciato traliccio in ferro a
simboleggiare i tre punti della promessa Scout.
Dalla vetta del Monte Amiata, la Madonna degli Scouts continua
a vegliare sugli scouts di tutto il mondo ed è sollecita
nell’accogliere le loro promesse e le loro preghiere.
Periodicamente viene effettuata la tradizionale “Marcia
per la Madonna degli Scout”, una buona occasione offerta
ai Clan, ai Noviziati e alle Alte Squadriglie per vivere
quattro giorni estivi di fraternità scout, lungo
67 Km di strade e sentieri che conducono da Grosseto fino
alla Vetta del Monte Amiata. Qui, in conclusione, il vescovo
di Grosseto presiede la S. Messa al Campo officiata insieme
agli Assistenti ecclesiastici scout.
ATTILIO GARDINI
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IL SANTO BAMBINO DI PRAGA - LA DEVOZIONE IN ITALIA
Un articolo con il contributo degli associati
A conclusione dell’articolo “Il
Santo Bambino di Praga” pubblicato nella Circolare
informativa nr. 286 abbiamo ricordato il primo e forse unico
Santuario in Italia esclusivamente a Lui dedicato, quello
di Arenzano in Liguria, con la riproduzione del santino
relativo.
Nella stessa sede ho già dato notizia della immaginetta,
inviata dalla socia di Scafati (SA) Lucrezia Donnarumma,
nella quale é raffigurato il Miracoloso S.Bambino
di Praga, che si venera nella:
1) Parrocchia di S.Maria della Stella, in Chianciano Terme:
l’immaginetta con la statua è riportata in
figura.
Con piacere diffondo le ulteriori notizie apprese attraverso
il graditissimo contributo da parte dei soci, da me auspicato,
con l’obiettivo di approfondire la conoscenza sulla
tradizione italiana del culto del Bambino di Praga.
La socia di Scafati Donnarumma ha di nuovo prontamente risposto;
la ringrazio per la sua disponibilità e gentilezza
nell’inviare le immaginette e la documentazione, cartoline
e libretti di preghiere, provenienti da altre due chiese
che ospitano statua del Bambino di Praga:
2 ) - Santuario del Bambino di Praga in S.Maria della Purità
a PAGANI (SA)
3) - Chiesa di S.Filippo Neri a Benevento
Un altro apprezzabile e notevole contributo è pervenuto
da parte del socio Lorenzo Cimenti di Tricesimo (Udine),
che, con la competenza, precisione e ricchezza di documentazione
in molte occasioni manifestate, ha inviato copie di immaginette
di cinque simulacri del Bambino venerati in altrettanti
Santuari.
Tutti i santini sono riportati nell’ordine, nelle
figure alla pagina successiva.
1) Santuario di Concesa – Trezzo sull’Adda
(MI);
2) Parrocchia Gentilizia di San Gerolamo – Istituto
Gaslini – (GE);
3) Santuario di Monte Carmelo – Loano (SV);
4) Santa Maria della Purità a Pagani (SA) (già
esaminata nella seconda figura, ma l’immaginetta è
diversa);
5) Basilica della Immacolata a Catanzaro.
Se altri collezionisti vorranno partecipare seguiranno altre
informazioni per tutti.
Maria Gabriella Alessandroni
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CERCO E SCAMBIO
CARLUCCIO FRISON di Massa
Finalese (Modena)
"Cambio miei doppi (anche su mancoliste) di SANTA LEGA
(tutte le serie), AR, Eb seppia... Ricerco, inoltre, immaginette
di San CARLO, Sant’ANGELA, Sant’ANTONIO ABATE,
Santi Martiri, Madonna del Rosario di Fontanellato.
BRUNO PRAMPOLINI –
- Scambio santini moderni. Cerco Patroni, Madonne, (Sardegna).
Effettuo scambi con cartoline o con altre immaginette religiose.
ANTONINO COTTONE –
– Cerco santini di corpi santi, santini con reliquia,
santi/e, beati/e, Venerabili, statuaria e quadri mariani.
Non accetto pieghevoli, calendarietti, serie Egim, Isonzo.
Grazie.
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NOTIZIE DAL MONDO
SAN PAOLO DEL BRASILE 1883 - EMIGRATI ITALIANI... DIEDI
LORO LE MEDAGLIE E LE IMMAGINETTE CHE AVEVO CON ME..."
Mentre Mons.Lasagna si aggirava nei dintorni di San Paolo
del Brasile in compagnia dì alcuni del luogo, per
scegliere un luogo adatto all'ideata fondazione Salesiana,
gli fu additato «un vecchio e rustico edificio che
sorgeva là sul declivo della collina, fiancheggiato
da una Cappella, sormontata da un piccolo campanile.
“Intorno, scrive Don Lasagna, incominciammo a discernere
delle capanne, e più in là sparse su per la
collina delle casettine bianche e pulite, che brillavano
al sole fra quei macchioni di bambù e di banani,
come un branco di candide colombe sparse tra i cespugli
dei nostri verdi campi del Piemonte.
- Che case sono quelle? chiesi meravigliato ai miei compagni:
- Sono, mi risposero, le prime case di una Colonia Italiana,
che da sette anni fu condotta a queste terre da speculatori
ingordi, e che lottando contro mille difficoltà comincia
appena adesso a prosperare. La compongono alcune centinaia
di famiglie tirolesi molto stimate: sono la miglior gente
che noi conosciamo.
Quando la vettura si avvicinò saltai in terra e mi
avviai difilato verso la casa più vicina. I bambini
che si trastullavano sull'aia fuggirono impauriti, le donne
fecero capolino alle finestre della loro casa, e mi guardavano
con stupore senza. Vestito come ero alla brasiliana, e accompagnato
da altri Sacerdoti americani, neppure immaginavano ch'io
potessi essere loro compatriota; ma quando mi udirono parlare
il loro dialetto ch'io mi sforzavo d'imitare, quelle poverine
si gettarono fuori della loro casa e ad alta voce e coi
segni delle mani e dei fazzoletti chiamarono a tutta gola
i loro mariti sparsi pei campi. Mi vidi in breve circondato
da una folla che esclamava fra loro mentre si asciugavano
le lagrime: Un prete del nostro paese! Oh si fermi un poco
con noi!... Un uomo corse ad aprir la Cappella di S. Anna
e vi entrammo tutti.
Dopo aver rinnovato i saluti chiesi se avevano conservata
la loro fede, la preghiera, se insegnavano la dottrina ai
bimbi. Incominciai a interrogarli e mi rispondevano con
una devozione e prontezza consolante. Una povera donna corse
a pigliar la sua vecchia dottrina in italiano, della Diocesi
di Vicenza, ed alle mie domande fatte alla lettera rispondevano
tutti con una esattezza che m'incantava.
Da sette anni vivono senza preti. Alcuni più fortunati,
che posseggono il carretto o la mula, possono recarsi qualche
volta alla città per la santa Messa, ma non conoscendo
la lingua portoghese non possono o non osano accostarsi
al confessionale. Povera gente! Li confortai tutti come
meglio potei a perseverare.
Poi, diedi loro le medaglie e le immaginette che avevo con
me; ripetei loro mille raccomandazioni. Promisi che sarei
ritornato un dì a dar loro una missione, e mi ritirai
intenerito, perché tutti piangevano intorno a me,
come figliuoli, che vedono lacrimando il padre che s'allontana
forse per sempre»
(Fonte: Bollettino Salesiano del maggio 1905, “Soccorriamo
i nostri emigrati”)
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IL CARD. RUINI APRE L'ANNO GIUBILARE DI SAN LORENZO
Celebrazioni del 1750° Anniversario del martirio del
martire spagnolo
ROMA, lunedì, 7 gennaio 2008 (ZENIT.org).- Il 1°
gennaio scorso, una celebrazione eucaristica vespertina
nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, presieduta
dal Cardinale vicario di Roma, Camillo Ruini, ha aperto
l'anno giubilare per i 1750 anni del martirio di San Lorenzo.
Lorenzo è stato uno dei sette diaconi di Roma, condannato
a morte sulla graticola nel 258 d.C. per ordine dell'imperatore
Valeriano I. La tradizione afferma che era originario di
Osca (oggi Huesca), nell'attuale Spagna.
L'anno giubilare si estende per tutto il 2008 e prevede
un nutrito programma. Il parroco della Basilica, don Bruno
Mustacchio, ha anticipato alcuni degli atti previsti al
settimanale diocesano “RomaSette”:
“Il giorno di San Lorenzo, il 10 agosto, organizzeremo
una processione lungo le strade del quartiere che sarà
preceduta da un triduo di preparazione speciale”.
Varie parrocchie italiane si recheranno in pellegrinaggio
al luogo in cui, secondo la tradizione, è avvenuto
il martirio di San Lorenzo. Le celebrazioni avranno anche
una dimensione culturale: “Sicuramente – anticipa
il parroco – organizzeremo un ciclo di convegni su
San Lorenzo martire e sulla storia e sull'architettura di
questa chiesa”.
Lorenzo viveva a Roma quando Sisto II fu eletto Papa nel
257 d.C., e come diacono aveva il compito di amministrare
i beni della Chiesa e farsi carico dell'assistenza dei poveri.
Durante la persecuzione dell'imperatore Valeriano I, nel
258 d.C., molti sacerdoti e Vescovi furono condannati a
morte, mentre i cristiani che appartenevano alla nobiltà
o al Senato vennero privati dei loro beni e mandati in esilio.
Sisto II, una delle prime vittime di questa persecuzione,
fu crocifisso il 6 agosto di quell'anno.
La stessa sorte, poco tempo dopo, toccò anche a Lorenzo
e ad altri cristiani.
La tradizione racconta che le autorità ambivano molto
ai beni ecclesiastici destinati al culto e ai poveri e che,
conoscendo l'incarico amministrativo ricoperto da Lorenzo,
gli ordinarono di consegnare tutte le “ricchezze”
della Chiesa.
Il diacono promise di farlo e diede loro appuntamento in
un luogo; nel frattempo, riunì i poveri di Roma.
Quando giunsero le persone incaricate di raccogliere il
presunto “tesoro”, Lorenzo in dicò la
folla di indigenti e disse: “Queste sono le ricchezze
della Chiesa”. Il messaggio, ovviamente, non venne
compreso, e il fedele diacono finì sulla graticola.
La Basilica sorge nella zona in cui venne sepolto dopo il
suo martirio. L'imperatore CostantIno ordinò di forgiare
grate d'argento per la chiusura della tomba e di scavare
nella terra un abside intorno al tumulo.
I successivi Pontefici abbellirono l'antica struttura finché
non fu necessaria una nuova BasilIca all'epoca di Papa Onorio
III (1216-1227). I lavori di restauro più recenti
risalgono alla Seconda Guerra Mondiale, tra il 1946 e il
1949, a causa dei danni provocati dai bombardamenti su Roma,
che colpirono con particolare forza il quartiere in cui
è situata la Basilica.
San Lorenzo è patrono della città di Huesca,
dove si venera la memoria dei suoi genitori, i santi Orencio
e Paciencia. (Fonte: Zenit)
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PADRE ADOLFO NICOLAS, NUOVO SUPERIORE DEI GESUITI
“La nostra missione è servire i poveri”
"Aperto, ma equilibrato; profetico, ma obbediente;
audace, ma con discernimento": questo il ritratto che
del neoeletto Padre Generale dei gesuiti, p. Adolfo Nicolás,
traccia un altro gesuita, e suo amico: Juan Masiá
Clavel, professore di Etica all’Università
Sophia di Tokyo e consigliere dell’Associazione di
Bioetica del Giappone.
Padre Nicolas, nato a Palencia nel 1936 (Spagna), è
dal 19 gennaio u.s. il nuovo Preposito Generale della Compagnia
di Gesù e 29° successore di Sant’Ignazio.
Dall'ottobre 2004 è presidente della Conferenza dei
Gesuiti dell'Asia Orientale e dell'Oceania ed è stato
43 anni missionario in Giappone, dove ha insegnato alla
Sophia University di Tokyo. Superiore della Provincia giapponese
della Compagnia, ha vissuto per alcuni anni in Corea del
Sud. Negli ultimi anni si è occupato particolarmente
delle condizioni degli immigrati nella periferia di Tokyo.
E' stato anche segretario dell'ultima Congregazione generale
dei Gesuiti.
Il dimissionario Padre Kolvenbach, dopo l’elezione,
ha letto il decreto che poi è stato comunicato via
telefono a Benedetto XVI che ha subito approvato la nomina.
La Compagnia di Gesù, fondata nel 1540, ha 19.564
membri, sparsi in 127 Paesi.
“La missione dei Gesuiti è servire i poveri,
gli emarginati e gli esclusi”, ha affermato domenica
20 gennaio nella chiesa del Gesù di Roma il 71enne
nuovo Padre Generale. Nell'omelia della Messa di ringraziamento
ha ricordato le parole di uno dei confratelli che si congratulava
con lui: “Non ti dimenticare dei poveri”.
“Forse questo saluto è il più importante.
I poveri, gli emarginati, gli esclusi; in questo mondo della
globalizzazione aumentano coloro che sono esclusi da tutto”,
ha constatato. “Tutti coloro che vengono diminuiti,
perché la società ha posto per i grandi ma
non per i piccoli; tutti coloro che si trovano in situazioni
di svantaggio, sono manipolati; tutti questi sono forse
per noi le nuove nazioni, le nazioni che hanno bisogno del
Profeta, del messaggio di Dio che è per tutti”.
“A questo momento della storia, dove deve rivolgersi
la nostra attenzione, il nostro servizio, la nostra energia?
O in altre parole, qual è il colore, il tono,la figura
della salvezza oggi, per tanti e tanti che hanno bisogno,
per tante nazioni umane, non geografiche, che ancora chiedono
salvezza?”.
E' proprio qui che si inserisce il messaggio della missione
e del servizio.
“L’Agnello di Dio ha presentato se stesso come
servitore”, ha commentato padre Nicolás, e
allo stesso modo “questo essere servitori sarà
il segno caratteristico, il marchio” della missione
dei Gesuiti, “della chiamata alle quale cerchiamo
di rispondere in questi giorni”.
Pedro Miguel Lamet, gesuita e biografo di padre Pedro Arrupe
ha recentemente dichiarato a ”El Correo” che
con Padre Nicolàs potrebbe aver finalmente termine
"questa lunga ibernazione che ha sofferto la Compagnia":
"La nostra lotta per la giustizia sociale tornerà
a farsi notare; il silenzio è finito".
RENZO MANFE'
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ANNO PAOLINO - MOBILITAZIONE A TUTTI I LIVELLI
“Ti basta la mia grazia” è
il titolo della lettera che don Silvio Sassi,
Superiore generale dei Paolini, ha inviato in occasione
dell’Anno Paolino che si svolgerà dal 28 giugno
2008 al 29 giugno 2009 per celebrare il bimillenario della
nascita di San Paolo.
Don Sassi parla di questo evento ecclesiale internazionale
come “di una vera e propria mobilitazione a tutti
i livelli, in piena sintonia con l’opera e l’insegnamento
del suo Fondatore”.
La Società San Paolo, fondata nel 1914 ad Alba (CN)
da don Giacomo Alberione, è presente oggi in 32 nazioni,
impegnata nella diffusione del messaggio cristiano.
Un seminario internazionale su s. Paolo aperto alla Famiglia
Paolina, in programma dal 19 al 29 aprile 2009, ed un “forum”
sulla lettera citata, aperto alla “creatività”
letteraria di ogni Paolino, sono due degli eventi dell’anno
presentati da don Sassi.
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DIOCESI DI LEEDS: CALENDARIO 2008 CON 12 STORIE DI PRETI
Un calendario con le storie di 12 preti per far conoscere
ai fedeli la vita di chi ha scelto la via del sacerdozio.
È l’iniziativa della diocesi di Leeds, che
ha lanciato il calendario 2008 con lo slogan “Un sacerdote
è per la vita, non solo per Natale e Pasqua”.
Accanto alle fotografie dei preti, c'è una breve
spiegazione del motivo per cui hanno seguito la loro vocazione
e qualche nota su che cosa conta davvero nelle loro vite.
La diocesi spera che il calendario, che viene venduto in
questi giorni in case, uffici e scuole, aiuti chi intende
diventare prete. Il vescovo di Leeds, mons. Arthur Roche,
auspica che il calendario aiuti a vedere il lato umano dei
sacerdoti.
"I preti non provengono dal nulla", afferma, "nascono
in famiglie comuni e hanno sogni e aspirazioni come chicchessia.
Hanno anche preoccupazioni e ansie".
"Ma nonostante questo - aggiunge il presule - si offrono
con generosità al servizio della Chiesa". L'idea
di preparare il calendario è venuta a don Simon Lodge,
un membro dell'ufficio diocesano per le vocazioni. Tra i
sacerdoti in calendario vi è don Neil Byrne di Harrogate,
cappellano nella prigione di Wealstun a Wetherby, nel Nord
di Inghilterra. Quando gli viene chiesto che cosa avrebbe
fatto se non fosse diventato sacerdote, risponde: “Forse
sarei finito in prigione. ”.
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MUORE PADRE MARCIAL MACIEL ( 1920-2008)
E’ il fondatore dei Legionari di Cristo
e del movimento di apostolato Regnum Christi
I Legionari di Cristo e il Movimento Regnum Christi hanno
comunicato che il 30 gennaio è morto negli Stati
Uniti all'età di 87 anni il loro fondatore, padre
Marcial Maciel. Secondo quanto spiega il comunicato,
“Padre Maciel ha manifestato al padre Álvaro
Corcuera, direttore generale della Congregazione dei Legionari
di Cristo e del Movimento Regnum Christi, il desiderio che
i suoi funerali fossero tenuti in un clima di preghiera
e in forma semplice e privata”.
“I Legionari di Cristo e i membri del Movimento Regnum
Christi comunicano con dolore la perdita del loro amato
fondatore, che fu strumento di Dio nel dare inizio a quest’opera
al servizio della Chiesa e della società”,
afferma la nota.
Padre Maciel è morto per una serie di complicazioni
del suo stato di salute, aggravate dalla sua età
avanzata.
“Nei suoi 87 anni di vita p. Maciel ha dedicato le
sue energie al compimento dell’opera che Dio gli ha
affidato per collaborare alla missione evangelizzatrice
della Chiesa, in modo che uomini e donne di tutte le condizioni
sociali potessero conoscere, vivere e diffondere l’amore
di Cristo e la buona novella del suo Vangelo”, prosegue
il comunicato.
Marcial Maciel era nato a Cotija de la Paz (Michoacán,
Messico) il 10.III.1920.
A quindici anni entrò nel seminario a Città
del Messico. Il 3.I.1941, quando ancora non era sacerdote,
fondò la Congregazione dei Legionari di Cristo, stabilendo
una comunità come seminario minore, costituita da
tredici adolescenti.
Il 26.XI.1944 venne ordinato sacerdote da mons.Francisco
González Arias, Vescovo di Cuernavaca. Il 13.VI.1948
la Congregazione dei Legionari di Cristo venne eretta canonicamente,
sotto l'autorità del Vescovo di Cuernavaca. Il 6.II.1965
Paolo VI concesse il “Decretum laudis”, atto
con cui la Congregazione passò a dipendere dalla
Santa Sede. Negli anni Sessanta, padre Maciel fondò
il Regnum Christi, movimento di apostolato ed evangelizzazione
formato da famiglie e laici (consacrati e non consacrati),
così come da sacerdoti diocesani. Il 23.V.1970 Papa
Paolo VI creò la prelatura territoriale di Chetumal,
nel sud del Messico, e affidò questo territorio di
missione, la cui popolazione è per la maggior parte
costituita da indigeni Maya, ai Legionari di Cristo. Il
29.VI.1983 la Santa Sede ha approvato le Costituzioni dei
Legionari di Cristo e il 26.XI.2004 gli Statuti del movimento
Regnum Christi.
Il 20.I.2005 padre Maciel, dopo essere stato rieletto Superiore
Generale dal Capitolo Generale della Congregazione, ha rinunciato
per motivi di età. Il Capitolo ha eletto come suo
successore Álvaro Corcuera Martínez del Río.
Il 19.V.2006, dopo le accuse di alcune persone contro padre
Maciel, dalle quali egli si è dichiarato innocente
fino al momento della morte, e di fronte all'impossibilità
di intraprendere un processo canonico a causa della sua
età avanzata e del suo delicato stato di salute,
la Santa Sede ha pubblicato un comunicato in cui lo si invitava
a “una vita riservata”. La nota vaticana riconosceva
“con gratitudine il benemerito apostolato dei Legionari
di Cristo e dell’Associazione Regnum Christi”.
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SRI LANKA: A 300 ANNI DALLA MORTE DEL BEATO JOSEPH VAZ
Il 16 gennaio u.s. sono partiti i tre anni di preparazione
al terzo centenario della morte del Beato Joseph
Vaz, (morto il 16 gennaio 2011), l'apostolo dello
Sri Lanka , che nell’allora Ceylon ha reso possibile
la “rinascita del cristianesimo dalle sue stesse ceneri”.
Vaz nasce nello Stato indiano di Goa nel 1651, quando la
zona era sotto il dominio portoghese. Diventa sacerdote
nel 1676 all’interno della Congregazione di San Filippo
Neri.
Si reca poi come missionario in Sri Lanka (allora Ceylon),
da dove gli olandesi della Compagnia delle Indie avevano
espulso i missionari e minacciato di morte qualsiasi prete
fosse sta to sorpreso sull'isola. In modo clandestino, il
padre Vaz porta il suo aiuto ai cattolici del luogo e arriva
fino alla capitale Colombo.
Uno dei suoi più importanti impegni è la traduzione
del Vangelo nelle lingue tamil e singalese. Muore a Kandy
il 16 gennaio 1711.
E’ stato beatificato a Colombo da Giovanni Paolo II
il 21 gennaio 1995.
Mons. Vianney Fernando, ha diffuso un messaggio in cui spiega
l’importanza dei prossimi tre anni per la Chiesa dello
Sri Lanka. “Questo periodo – si legge –
servirà a rinnovare e approfondire la nostra fede
cristiana; seguire l’esempio di questo eroico missionario
servirà a risvegliare in tutti il necessario impegno
nella missione. Il sogno della Chiesa in Sri Lanka di essere
evangelizzatrice riceverà un ulteriore impeto da
questi anni di preparazione alla ricorrenza”.
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LOURDES 11 FEBBRAIO 1858 - 2008
L’11 febbraio la Chiesa ha celebrato la memoria liturgica
della Beata Vergine Maria di Lourdes, nel 150.mo anniversario
della prima apparizione della Madonna a Bernadette
E quest’anno si celebra il 150.mo anniversario delle
apparizioni a Lourdes della Madonna a Santa Bernadette Soubirous.
La prima delle 18 apparizioni è avvenuta l’11
febbraio del 1858 nella Grotta di Massabielle.
All’abbé Réné Laurentin, teologo,
uno dei maggior esperti in mariologia e il più profondo
conoscitore vivente della realtà di Lourdes, Giovanni
Peduto ha chiesto qual è il significato di queste
apparizioni:
R. – Innanzitutto, la scelta di Maria di porre Bernadette,
la sola veggente riconosciuta, al centro di Lourdes, lei
la più povera del luogo: abitava con la famiglia
nel noto “cachot”, che era stato il carcere
della città, poi abbandonato per la sua insalubrità.
Qui i carabinieri si erano recati a cercare François
Soubirous: siccome era il più povero al tempo della
carestia che imperversò a Lourdes, pensavano che
fosse stato lui a rubare la farina ad un fornaio. Come i
carabinieri erano andati a cercarlo un paio di anni prima,
la Vergine l’11 febbraio 1858 andò a cercare
la figlia che dimorava con la famiglia nel peggiore domicilio
di Lourdes: per accogliere, simbolicamente in lei, tutti
i poveri, per porre lei, la povera Bernadette, all’attenzione
di tutta Lourdes.
E per dare origine, assieme a Bernadette, a qualcosa di
nuovo a Lourdes.
D. – Père Laurentin, sono passati 150 anni
dalla prima apparizione della Madonna a Lourdes: quali sono
stati i frutti di queste apparizioni?
R. – Moltissimi: molte conversioni e anche tanti miracoli,
molti dei quali difficili da controllare.
Ce ne sono infatti molti che non sono riconosciuti perché
mancano tutti i certificati; bisognerebbe saperne di più.
Io faccio il possibile perché sempre di più
siano riconosciute anche le guarigioni che non hanno prove
scientifiche e che sono tanto fruttuose nel popolo.
E poi ci sono le testimonianze di tanti ammalati che pregano
a Lourdes e trovano la pace: loro sono il centro della preghiera.
D. – Il Santuario di Lourdes è particolarmente
legato al mistero della sofferenza e della malattia …
R. – Perché la Vergine, come Madre, viene in
soccorso dei più poveri e degli ammalati che sono
poveri nel loro corpo, e qualche volta anche nella loro
psiche. Per questo, sono i preferiti della Vergine che viene
in loro soccorso, per manifestare che essi sono il valore
supremo della Chiesa: continuano nel loro corpo e nella
loro anima la sofferenza di Cristo nel suo corpo, che è
la Chiesa.
D. – Père Laurentin, perché la Madonna
appare?
R. – Perché è una Madre ed ha tenerezza
per coloro che soffrono e per tutti in generale. Ecco perché,
al centro di Lourdes, ci sono gli ammalati. E poi ci sono
le folle bisognose che la Vergine attira in questo luogo.
Dal principio, fin dai primi giorni delle apparizioni, la
Vergine ha richiamato prima qualche persona, alla fine delle
apparizioni erano 20 mila; oggi sono 6-7 milioni ogni anno.
D. – La sua esperienza personale di Lourdes?
R. – Ho lavorato come storico, prima come teologo
... Ho meditato molto, ho scrutato meticolosamente tutte
le cose, ma non sono un buon pellegrino perché rifletto
troppo: sono l’ultimo dei pellegrini, dopo i malati
e dopo la gente che va a Lourdes perché si è
convertita ... Io vado per meglio comprendere e per meglio
esprimere: è la deformazione del teologo! Non sono
un buon esempio ...
(Radio Vaticana)
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1933 - 2008 - 75° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI A
BANNEUX
Il 15 gennaio scorso si sono aperte le
celebrazioni del 75.mo anniversario delle apparizioni
della Vergine a Banneux, villaggio a 25 chilometri
da Liegi, in Belgio. Qui la Madonna per la prima volta apparve
proprio il 15 gennaio del 1933 nel giardino di una modesta
famiglia di operai, i Beco, e la prima persona che ebbe
l’apparizione della “Vergine dei Poveri”
fu la piccola Mariette, di 11 anni. La Madonna successivamente
apparve altre sette volte nella casa della famiglia Beco
e in una di esse si fece dedicare una sorgente d’acqua,
“la Fange”.
Le apparizioni furono riconosciute ufficialmente nel 1949
dall'allora vescovo di Liegi, mons. Louis-Joseph Kerkhofs,
e da quel giorno il piccolo villaggio di Banneux, fino allora
sconosciuto, divenne meta di pellegrinaggi di centinaia
di fedeli che desideravano vedere il luogo dell’apparizione
della Vergine.
Per il 75.mo anniversario il vescovo di Liegi, mons. Aloys
Jousten, ha inviato una lettera alla diocesi che è
stata letta nelle celebrazioni domenicali del 12 e 13 gennaio.
"A Banneux - scrive il vescovo - la Vergine dei Poveri
fa scoprire che c'è una beatitudine dei poveri e
invita i cristiani della diocesi di Liegi ad essere una
Chiesa fraterna dove ciascuno è riconosciuto e valorizzato
e può godere della gioia di Dio, lavorando per il
benessere dei poveri". (C.C.) (Fonte: Radio Vaticana
del 18.1.08)
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CAGLIARI, 3 FEBBRAIO - BEATIFICAZIONE DI
SUOR GIUSEPPINA NICOLI
Lo scorso 3 febbraio a Cagliari è stata beatificata
nel piazzale antistante la Basilica di Nostra Signora di
Bonaria di Cagliari sr.Giuseppina Nicoli
(1863-1924), da molti definita “mistica della carità”.
La cerimonia è stata concelebrata dal Card. José
Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause
dei Santi, e dal Cardinale Franc Rodé, prefetto della
Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società
di Vita Apostolica, insieme ad altri 30 Vescovi e 400 sacerdoti.
Suor Giuseppina, della Congregazione delle Figlie della
Carità, “ha dimostrato che vivere per Dio e
in Dio significa essere veramente liberi: un messaggio di
cui forse abbiamo particolarmente bisogno in un mondo che
troppo spesso identifica la libertà come autoaffermazione
individuale e come chiusura all'altro e al bisognoso”,
ha affermato nella sua omelia il porporato portoghese, come
riporta “L'Osservatore Romano”. “Fare
spazio a Dio dentro di sé e considerarsi quindi strumento
e manifestazione dell'amore di Dio” è stata
“la chiave della sua vita spirituale e della sua santità”,
ha aggiunto.
Suor Giuseppina “si consacrò tutta al Signore”
“convinta che 'l'amore del prossimo è la misura
dell'amore di Dio', come amava ripetere, dando testimonianza
dell'amore di Cristo per i poveri, gli analfabeti, gli indigenti,
le cui sofferenze sollevava conducendoli sulle vie del Signore”.
Caratteristiche della religiosa, ricorda “L'Osservatore
Romano”, furono “la prontezza della carità”,
con cui seppe cogliere e rispondere alle nuove sfide sociali
del tempo, “la speranza evangelica”, “la
profondità della comunio ne con il Cristo eucaristico”,
“la tensione evangelizzatrice”.
“La carità è stata la regola di tutti
i suoi pensieri, di tutte le sue parole, di tutte le sue
azioni”; “percorse un cammino di umiltà
con cui cercava di nascondersi alle lusinghe e alle glorie
del mondo, per 'scomparire' nell'amore di Cristo, e sperimentò
il mistero della carità verso i poveri come atto
di amore verso il Signore”.
La vita di suor Giuseppina è stata improntata a “una
sempre crescente disponibilità alla grazia e una
fedeltà convinta alla specifica vocazione di Figlia
della Carità”.
Il suo esempio può essere quindi di stimolo per la
crescita di quella “fantasia della carità”
di cui parla Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte
ritenendola fondamentale perché l'annuncio del Vangelo
non rischi “di essere incompreso o di affogare in
quel mare di parole a cui l'odierna società della
comunicazione quotidianamente ci espone. La carità
delle opere assicura una forza inequivocabile alla carità
delle parole” (n. 50).
In un'epoca in cui i giovani spesso non trovano prospettive,
l'esempio della religiosa è un faro che può
guidare le scelte di tanti ragazzi verso una vita vera e
piena.
Suor Giuseppina morì il 31 dicembre 1924 a 61 anni.
Come ha raccontato una sua consorella, “la sua morte
fu la corona di una vita specchiata e la prova di una virtù
praticata in modo eroico. (Fonte: Zenit)
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RUBATO IL CUORE INCORROTTO DEL SERVO DI DIOMAMERTO ESQUIU'
Il cuore incorrotto del frate argentino,
Mamerto Esquiú, del quale è in corso
il processo di beatificazione, è stato rubato, agli
inizi di gennaio scorso, dalla chiesa di San Francisco nella
località di Catamarca (Argentina), da uno sconosciuto
che con una pietra o un corpo contundente ha rotto l’urna
nella quale si trovava la reliquia. Il cuore di Frà
Mamerto era già stato rubato nel 1990. Fu poi trovato
la settimana successiva sul tetto della chiesa, dove era
stato lanciato da un alunno della scuola interna "per
vendetta, perché si era arrabbiato con il Padre direttore
del la scuola” ha ricordato un frate.
La polizia del luogo ha informato che due testimoni hanno
dichiarato di avere visto il possibile responsabile del
furto, un giovane che vestiva jeans e felpa nera, e aveva
una notevole barba. Questi è stato visto entrare
nel pomeriggio di martedì nella chiesa San Francisco
e poi uscire rapidamente prima che si scoprisse il furto.
Frà Mamerto dell'Ascensione Esquiú nasce l’11
maggio 1826. Entra giovane nel convento francescano di Catamarca.
Celebra la prima Messa il 15 maggio 1849.
Predica nel 1853 il famoso sermone della Costituzione, dove
chiede concordia ed unione per gli argentini, raggiungendo
fama nazionale. Diviene vescovo di Cordoba in Argentina
nel 1881 e muore il 10 gennaio 1883 nella località
catamarqueña di Il Suncho. I suoi resti mortali riposano
nella cattedrale di Cordova, ma il suo cuore in corrotto
rimane nel convento francescano di Catamarca.
La Congregazione per le Cause dei Santi ha approvato nell’ottobre
2006 l’ "eroicità" delle virtù
di Esquiú.
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NEWSWEEK DENUNCIA ASTA IN INTERNET DI "RESTI UMANI"
DI SANTI
La rivista statunitense Newsweek
ha pubblicato una relazione sul lavoro di un laico identificato
come Tom Serafín, per ritirare in internet dal sito
web di aste e vendite “eBay.com” supposte reliquie
di santi che includono capelli di Santa Teresa di Lisieux
o resti ossei di Santa Filomena.
Recentemente, quelli che sarebbero alcuni capelli di Santa
Teresa furono posti in asta nel menzionato sito web con
un prezzo base di 40 dollari. Nel contempo, è stato
offerto il pezzo di un osso di Santa Filomena, a un prezzo
base di 49,99 dollari. Si può trovare anche un reliquario
"splendido, raro, antico" nel quale ci sono reliquie
di sei santi ad un prezzo base di 625 dollari.
Gli oggetti violerebbero le regole di eBay che vietano la
vendita di resti umani.
Una portavoce del sito web ha dichiarato al settimanale
USA “Newsweek” che "abbiamo una squadra
di duemila persone che lavorano tutto il tempo per identificare
e ritirare oggetti proibiti dal nostro sito. Con quasi 7
milioni di oggetti che ogni giorno vengono messi all’asta…
non è possibile identificare immediatamente coloro
che violano i regolamenti, ma se individui preoccupati ce
lo fanno notare prenderemo subito i provvedimenti del caso."
(Fonte: ACI)
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NOTIZIE DAL VATICANO
BENEDETTO XVI PRESENTA LE FIGURE DEI SANTI
SANT'AGOSTINO, VESCOVO DI IPPONA
Papa Benedetto XVI all’udienza generale
di mercoledì 30 gennaio 2008 parlando del Vescovo
Agostino, dottore della Chiesa, ha detto:
“Tutto l'itinerario intellettuale e spirituale di
sant'Agostino costituisce un modello valido anche oggi nel
rapporto tra fede e ragione, tema non solo per uomini credenti
ma per ogni uomo che cerca la verità”.
Al tema fede e ragione, “che è
un tema determinante, o meglio, il tema determinante per
la biografia di sant'Agostino”, il Santo Padre Benedetto
XVI ha dedicato il suo discorso durante l’udienza
generale del 30 gennaio. Educato nella fede cattolica dalla
madre Monica, una volta entrato nell’adolescenza Agostino
abbandonò la fede “perché non poteva
più vederne la ragionevolezza e non voleva una religione
che non fosse anche per lui espressione della ragione, cioè
della verità”.
La sua sete di verità era radicale e quindi non poteva
accontentarsi di filosofie che non arrivassero alla verità
stessa, che non arrivassero fino a Dio, un Dio “che
fosse il vero Dio, il Dio che dà la vita e che entra
nella nostra stessa vita”. Il Papa ha quindi sottolineato
che “tutto l'itinerario intellettuale e spirituale
di sant'Agostino costituisce un modello valido anche oggi
nel rapporto tra fede e ragione, tema non solo per uomini
credenti ma per ogni uomo che cerca la verità, tema
centrale per l'equilibrio e il destino di ogni essere umano.
Queste due dimensioni, fede e ragione, non sono da separare
né da contrapporre, ma piuttosto devono sempre andare
insieme”.
Benedetto XVI ha citato a questo punto le due celebri formule
agostiniane “che esprimono questa coerente sintesi
tra fede e ragione: crede ut intelligas (“credi per
comprendere”) — il credere apre la strada per
varcare la porta della verità — ma anche, e
inseparabilmente, intellige ut credas (“comprendi
per credere”), scruta la veri tà per poter
trovare Dio e credere”.
Dopo aver ricordato che questo rapporto tra fede e ragione
ha segnato tutta la storia della Chiesa, prima ancora della
venuta di Cristo, il Papa ha spiegato che “l'armonia
tra fede e ragione significa soprattutto che Dio non è
lontano: non è lontano dalla nostra ragione e dalla
nostra vita; è vicino ad ogni essere umano, vicino
al nostro cuore e vicino alla nostra ragione, se realmente
ci mettiamo in cammino. Proprio questa vicinanza di Dio
all’uomo fu avvertita con straordinaria intensità
da Agostino.
La presenza di Dio nell’uomo è profonda e nello
stesso tempo misteriosa, ma può essere riconosciuta
e scoperta nel proprio intimo”. Allo stesso tempo
la lontananza di Dio equivale alla lontananza da se stessi:
“un uomo che è lontano da Dio è anche
lontano da sé, alienato da se stesso, e può
ritrovare se stesso solo incontrandosi con Dio”. L’essere
umano è stato salvato da Cristo, unico mediatore
tra Dio e l’umanità, per questo “Cristo
è capo della Chiesa e a essa è misticamente
unito al punto che Agostino può affermare: ‘Siamo
diventati Cristo. Infatti se egli è il capo, noi
le sue membra, l’uomo totale è lui e noi’.
Popolo di Dio e casa di Dio, la Chiesa nella visione agostiniana
è dunque legata strettamente al concetto di Corpo
di Cristo, fondata sulla rilettura cristologica dell’Antico
Testamento e sulla vita sacramentale centrata sull’Eucaristia,
nella quale il Signore ci dà il suo Corpo e ci trasforma
in suo Corpo. È allora fondamentale che la Chiesa,
popolo di Dio in senso cristologico e non in senso sociologico,
sia davvero inserita in Cristo”.
Al termine della catechesi, citando la Lettera apostolica
“Augustinum Hipponenem” di Giovanni Paolo II,
Papa Benedetto XVI ha indicato l’attualità
di Sant’Agostino con queste parole: “Agostino
ha incontrato Dio e durante tutta la sua vita ne ha fatto
esperienza al punto che questa realtà - che è
innanzi tutto incontro con una Persona, Gesù - ha
cambiato la sua vita, come cambia quella di quanti, donne
e uomini, in ogni tempo hanno la grazia di incontrarlo.
Preghiamo che il Signore ci dia questa grazia e ci faccia
trovare così la sua pace.” (S.L.)
(Fonte: Fides 31/1/2008)
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CERIMONIE DI BEATIFICAZIONE
VENERABILE CELESTINA DONATI (1843-1925)
FIRENZE, Domenica 30 MARZO 2008
La cerimonia nella cattedrale sarà
presieduta dal Card. José Saraiva Martins, Prefetto
della Congregazione delle Cause dei Santi, a ciò
delegato dal Santo Padre.
Maria Anna Donati nacque a Marradi (Firenze) il 28 ottobre
1848. Ben presto si sentì attratta dalla vita religiosa:
trascorse così un periodo di riflessione presso le
Suore Vallombrosane, ma l’esperienza non ebbe buon
esito.
Ritornata in famiglia si affidò alla guida spirituale
del Padre scolopio Celestino Zini, che intuì le possibilità
nascoste della giovane e con esperto tatto spirituale, la
condusse all’ascolto del la voce dello Spirito Santo.
Con il suo consiglio, arrivata ai 41 anni giunse così
a fondare nel 1889 la nuova Congregazione delle “Figlie
Povere di S. Giuseppe Calasanzio” dette “Calasanzia
ne” con il fine di educare cristianamente le bambine
povere e qualche tempo dopo anche dell’educazione
delle figlie e dei figli dei carcerati.
Il messaggio del Calasanzio, fatto proprio da madre Celestina
Donati, che prenden do i voti aveva cambiato il nome di
Maria Anna, è sempre vivo e presente; chi opera nel
sociale usa la professionalità, ma anche un “di
più” di umano e civile e soprattut to quel
“supplemento d’anima” che viene dalla
fede.
Nel 1892 morì il suo direttore spirituale e sua guida
padre Zini, che era divenuto nel frattempo arcivescovo di
Siena; tutta la responsabilità dell’Istituzione
restò sua, che la governò saggiamente, diffondendola
in tutte le regioni d’Italia.
Seppe infondere nelle sue figlie lo spirito di povertà,
che l’accompagnò per tutta la vita, creandole
tantissime difficoltà nella gestione dell’Istituto.
Di natura umilissima, poneva ogni problema ai suoi superiori
ecclesiastici, attenen dosi docilmente alle loro direttive;
si adoperò per stabilire il suo Istituto a Roma,
contraendo anche debiti notevoli e ci riuscì con
l’aiuto di molte persone.
Madre Celestina morì a Firenze il 18 marzo 1925;
una decina d’anni dopo si co- minciò ad istruire
la causa per la sua beatificazione, il 12 luglio 1982 uscì
il decreto d’introduzione; il 6 aprile 1998 si ebbe
quello sull’eroicità delle virtù e il
titolo di venerabile. Fra le tante Case che le sue suore
“Calasanziane” gestiscono, c’è
l’oasi calasanziana “Mamma Bella” a Campi
Salentina, vicino Lecce, nella cui chiesa riposano le reliquie
del santo calasanziano Pompilio Maria Pirrotti, che visse
in questi luoghi e che così chiamava la Madonna.
L’opera delle suore prosegue oltre che con i salentini
ora anche con gli immigrati albanesi.
ANTONIO BORRELLI
(Fonte:
www.santiebeati.it)
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VENERABILE CANDELARIA PAZ-CASTILLO RAMIREZ
CARACAS (Venezuela), 27 APRILE 2008
La cerimonia di beatificazione si svolgerà nell’University
Stadium di Caracas e sarà presieduta dal Card. José
Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi, a ciò delegato dal Santo Padre Benedetto
XVI.
Susanna Pace Castello Ramírez, in religione Madre
Candelaria di San José, nacque in Altagracia da Orituco,
stato Guárico, l’11 agosto di 1863 da Francisco
di Paula Pace Castello e da María del Rosario Ramírez.
Sotto il profilo cristiano la piccola Susanna ricevette
fin da bambina un’ottima educazione religiosa già
in famiglia.
Imparò poi a leggere, a scrivere, a confezionare
abiti ed a ricamare.
Ebbe l’occasione di mettere in opera quanto appreso
in famiglia, praticando la car tà con i malati e
i feriti che raccoglieva e curava in una casa semiabbandonata,
unita alla Chiesa Parrocchiale. Nel 1903, con l'arrivo del
Padre Sixto Sosa e il consiglio di alcuni medici del luogo,
fu decisa la creazione di un ospedale e l’affidamento
della direzione dello stesso a Susanna come direttrice dello
stesso.
Nell'Ospedale "San Antonio" giunsero varie persone
per accudire ai malati, e tra queste ci furono delle pie
giovani che ammirate dallo zelo di Susanna spontaneamente
si unirono a lei, tutte con il desiderio di abbracciare
la vita religiosa.
Il 13 settembre 1906, con l’autorizzazione del Vescovo
diocesano, vestì l’abito delle Sorelline dei
Poveri e Susanna cambiò il suo nome con quello di
Candelaria di San José. Il 31.XII.1910 nacque ufficialmente
la Congregazione con la professione delle prime sei Suore,
nelle mani di Mons. Felipe Neri Sendrea, che confermò
Madre Candelaria come Superiora Generale della Congregazione.
Nel dicembre 1916 emise i vote perpetui nelle mani del Padre
Fondatore. Madre Candelaria era una religiosa dal carattere
affabile e di rara modestia. La sua umiltà e la sua
costante carità erano le qualità che davano
risalto alla sua personalità. Non sopportava vedere
la sofferenza negli altri e per questo era sempre pronta
ad aiutare con viso sereno e gioioso trasmettendo il suo
amore e la sua fiducia in Dio misericordioso.
Due devozioni distinsero la sua pietà: Gesù
crocifisso e la Vergine Santissima.
Diresse la Congregazione per 35 anni, pur tra le sofferenza
causategli da una terribile artrite.
A 77 anni, il 31 gennaio di 1940, pronunciando per tre volte
il nome di Gesù, si addormentò per nascere
alla vera vita, quella eterna e godere il premio promesso,
quello del ‘giusto’.
Attualmente la Congregazione è formata per alcune
ottanta religiose e tredici case in Venezuela ed una casa
in Porto Ricco.
Il 27 aprile p.v. tutto il Venezuela e il mondo è
in festa con la Chiesa, a Caracas, per la cerimonia di beatificazione
di Madre Candelaria di San José.
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PROCESSI DI CANONIZZAZIONE - CAUSE DI BEATIFICAZIONI IN
CORSO
IL SERVO DI DIO GIORGIO LA PIRA (1904-1977)
La causa di beatificazione del politico
italiano "avanza" speditamente, afferma il card.
J. Saraiva.
A 30 anni della sua morte
emerge come modello di politico e laico cattolico
Giorgio La Pira è nato a Pozzallo il 9 gennaio 1904
ed è morto a Firenze il 5 novembre 1977. Nel 1986
sotto Papa Giovanni Paolo II è stata avviata la sua
causa di beatificazione.
A Firenze alcuni lo indicano come il Sindaco Santo, come
lo chiamavano i poveri della Messa di San Procolo. Il 4
aprile 2005 si è chiusa la fase diocesana della causa
di beatificazione. Al termine i documenti sono stati inviati
in Vaticano. A fine ottobre 2007, in previsione del trentennale
della scomparsa, le sue spoglie sono state traslate nella
chiesa fiorentina di san Marco.
Il Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della
Congregazione per la Causa dei Santi, ha affermato nello
scorso novembre che la causa di canonizzazione di Giorgio
La Pira "avanza" speditamente, a 30 anni della
morte del sindacalista, ex Sindaco di Firenze e Deputato
dell'Assemblea Costituente.
Da parte sua, l'Arcivescovo di Firenze, Cardinale Ennio
Antonelli, ha commentato che "nella liturgia delle
funzioni funebri di La Pira, il Cardinale Benelli disse
che niente può capirsi di Giorgio La Pira se non
lo si colloca sul ‘piano della fede'. Allora dico
che tutto è eredità spirituale di Giorgio
La Pira: la sua professione di docente universitario, l'attività
politica come membro dell'Assemblea Costituente, come deputato,
come sindacalista, l'attività caritatevole, culturale.
Tutto è eredità spirituale non appena tutto
è ispirato a un grande amore per Gesù."
Il Porporato ha ricordato anche che La Pira ha scritto:
"il Signore mi ha dato una grande grazia: il desiderio
di amarlo e di farlo amare infinitamente".
Per La Pira, ha spiegato l'Arcivescovo, "la preghiera
era la più grande forza storica. Vedeva come in tutte
le tradizioni culturali la religione sta al centro, era
l'ispiratrice di tutto. Le sue lettere ai contemplativi
testimoniavano come sentiva come decisiva la presenza della
preghiera per la sua azione come sindacalista, per la sua
multeplice attività nel piano politico, nazionale
ed internazionale, soprattutto per il suo sforzo per la
pace nel mondo." Si può dire – ha proseguito
il Cardinale - che è stato profeta nel senso più
autentico della parola, nel senso che i santi sono profeti;
perché cercava anticipare nella storia il Regno di
Dio”.
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IL SERVO DI DIO GIOVANNI IACONO (1873-1957)
Nel novembre 2007, a conclusione del ritiro mensile del
clero, S.E. Mons. Mario Russotto, Vescovo della Diocesi
, con profonda gioia e visibile emozione, ha comunicato
ai presbiteri di aver ricevuto, da parte della Congregazione
delle Cause dei Santi, il parere positivo per l'inizio della
fase diocesana del Processo di Beatificazione e Canonizzazione
del Servo di Dio Mons. Giovanni Iacono, Vescovo di Caltanissetta.
La notizia, salutata con un sentito applauso, è stata
accolta con grande soddisfazione da parte dei sacerdoti
presenti, in maniera particolare da coloro che hanno conosciuto
in vita il Servo di Dio o che, per l'imposizione delle sue
mani, hanno ricevuto l'Ordinazione presbiterale.
Il nihil obstat all'inizio della Causa di Beatificazione
e Canonizzazione di Mons. Gio vanni Iacono (1873-1957),
è arrivato a conclusione del Congresso Ordinario
della Congregazione delle Cause dei Santi, celebrato il
24 ottobre 2007, ed è stato comunicato al Vescovo
di Caltanissetta, Mons. Mario Russoto, con Lettera riservata
a firma del Cardinale Saraiva Martin Josè e dell'Arcivescovo
Michele di Roberto, rispettivamente Prefetto e Segretario
della stessa Congregazione.
Nel frattempo la Chiesa nissena ha ricordato la figura di
Mons. Giovanni Iacono che, per ben 35 anni e in tempi difficilissimi,
l'ha guidata con cuore di padre e spirito di fanciullo.
Il 23 giugno, un gruppo rappresentativo del presbiterio
e del seminario di Caltanissetta, insieme al Vescovo, si
è recato in Pellegrinaggio a Ragusa dove, nella splendida
cattedrale, riposano le spoglie mortali del Servo di Dio.
Nel mese di settembre 2007 si è svolto a Caltanissetta
un Convegno di studio sulla figura di Mons.Iacono, i cui
atti sono in fase di pubblicazione.
La Diocesi nissena esprime viva gratitudine e profonda riconoscenza
a Mons.Russotto che, fermamente convinto della santità
di Mons. Iacono, ha profuso tanto impegno ed energie per
avviare il complesso iter burocratico; e, come Lui stesso
scrive, «sarà una grande gioia potersi ancora
impegnare perché la Chiesa ufficialmente riconosca
la santità di questo Vescovo, sempre vivo nella memoria
dei nisseni, e che vive nelle fibre, nelle vene, nel sacerdozio
di tanti amatissimi e santi nostri sacerdoti nisseni, oltre
che nell'insegnamento che ci ha lasciato».
Sac. Giuseppe La Placa
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IL SERVO DI DIO ANTONIO BELLO (1935-1993)
La Congregazione delle Cause dei Santi ha da to il suo «nulla
osta» al «cammino» verso gli altari di
«Don» Tonino Bello, morto il 20.4.1993.
Il 21 dicembre u.s.il vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi,
Luigi Martella, ha annunciato l’avvio da parte della
diocesi pugliese dell’«iter per la causa di
beatificazione di mons.Antonio Bello».
Un’ovazione ha accolto le parole di Martella; visibile
l’emozione all’annuncio, di tutti i presenti.
Un segno ulteriore della stima, dell’ammirazione e
della venerazione verso la memoria di Tonino Bello.
«A distanza di quasi quindici anni dalla sua morte
avvenuta il 20 aprile 1993, la fama della sua santità
si è diffusa e continua a diffondersi – ha
detto Martella –. Il suo ministero episcopale ha inciso
profondamente con il dono della parola illuminante e affascinante,con
la profezia dei gesti, con l’impegno per la pace,
con l’attenzione privilegiata verso i poveri e gli
emarginati. Il suo stile di vita semplice e coinvolgente,
rispettoso e amabile continua ad esercitare un benefico
influsso su molti: giovani, adulti, persone consacrate,
sacerdoti e perfino su persone che non condividono la stessa
fede cristiana».
La fama di santità di Bello – che fu vescovo
di Molfetta dal 1982 fino alla morte – ha scavalcato
presto i confini della diocesi, come testimonia in questi
anni la pressante richiesta da parte dei fedeli, di sacerdoti
e di vescovi da varie parti d’Italia, perché
fosse introdotta la causa di beatificazione.
Anche le nuove generazioni, che non hanno conosciuto personalmente
Bello, trovano nella sua testimonianza profetica e nel suo
magistero episcopale nutrimento per un’autentica testimonianza
cristiana.
Soprattutto in estate molti gruppi parrocchiali da diverse
parti d’Italia giungono a Molfetta con i propri sacerdoti,
per mettersi sulle orme di «don Tonino», meditano
e pregano sui luoghi del suo ministero episcopale e poi
proseguono verso Alessano (Lecce), dove Bello vide la luce
nel 1935.
Là, sulla tomba del vescovo, concludono l’itinerario
di formazione e di fede.
In questi anni Martella ha sollecitato la raccolta e la
pubblicazione di tutti gli scritti di Bello, pubblicati
in sei poderosi volumi. Scritti che durante la visita ad
limina l’attuale vescovo di Molfetta ha consegnato
a Benedetto XVI.
Successivamente, Martella ha inoltrato domanda alla Congregazione
delle cause dei santi. Il nulla osta, datato 27 novembre
2007, è stato ricevuto dal vescovo in data 13 dicembre
2007. Ed è significativo che questo avvenga quasi
in concomitanza di due ricorrenze importanti, riguardanti
la vita dell’indimenticabile e amato Pastore: il cinquantesimo
di sacerdozio e il venticinquesimo di episcopato.
Mons.Martella ha infine invitato «a ringraziare il
Signore, affinché, per intercessione del servo di
Dio don Tonino Bello, così come lo possiamo invocare
fin da ora, la nostra fede sia alimentata, la nostra speranza
rinsaldata, la nostra carità dilatata».
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CARDINAL SARAIVA: "PRESTO QUATTRO
NUOVI SANTI"
Nella prima settimana del gennaio scorso,
il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi,
Card. José Saraiva Martins, ha annunciato che le
prime cause di canonizzazione ad essere conclamate questo
anno saranno quelle di quattro beati.
In un’intervista concessa a L'Osservatore Romano,
il Porporato ha spiegato che le cause in attesa nella Congregazione
che dirige "sono più di 2100. Le prime che giungeranno
alla loro conclusione, devono essere quelle che hanno a
che vedere con la canonizzazione di quattro beati."
Il Cardinale Saraiva ha precisato che questi sono: "Gaetano
Errico, napoletano, fondatore di una congregazione; Berandra
Bütler, una religiosa svizzera fondatrice di un'ordine
religioso, missionaria molto tempo in Ecuador e dopo in
Colombia nella località di Cartagena; Alfonsa dell'Immacolata,
una religiosa india di Kerala; e inoltre Narcisa di Jesús
Martillo, laica ecuadoriana. Per il momento manca solamente
la convocazione del Concistoro".La Beata Narcisa di
Gesù, laica morta in 1869, una volta stabilito dal
Concistoro sarebbe la terza santa dell'Ecuador.
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CARDINAL SARAIVA: "PRESTO BEATI I GENITORI DI SANTA
TERESINA DEL BAMBIN GESU'
Il Cardinale José Saraiva Martins,
Prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, ha
annunciato in un'intervista con L'Osservatore Romano che
sarebbe prossima la beatificazione dei genitori di Santa
Teresita di Lisieux.
L'eroicità delle virtù di Louis Martín
ed Azelia Guérin, genitori di Santa Teresa dal Bambino
Gesù, venne conclamata il 26 marzo del 1944 e da
allora si era in attesa di un miracolo che permettesse il
passo verso la beatificazione.
Secondo il Cardinale Saraiva, esistono già argomenti
- cioè, un miracolo - per procedere alla beatificazione
di Martin e Guérin.
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PROSSIMA LA BEATIFICAZIONE DI JOHN HENRY NEWMAN (1801
- 1890)
Il Cardinale José Saraiva Martins ha annunciato nello
scorso gennaio la possibile prossima beatificazione del
Cardinale John Henry Newman, il gran convertito dell'anglicanesimo
al cattolicesimo del secolo XIX.
Il venerabile è nato il 21.2.1890 ed è morto
l’11.8.1890.
"Personalmente – ha detto il Cardinale - auspico
che tale beatificazione possa avere luogo davvero in breve
tempo, perché sarebbe molto importante in questo
momento per l'ecumenismo."
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PAPA GIOVANNI PAOLO II, RICORDATO CARD. ANGELO SODANO
dii Luca Marcolivio
ROMA, mercoledì, 30.1.2008
(ZENIT.org)
A poco meno di tre anni dalla scomparsa,
il Card.Angelo Sodano ha ricordato la figura di Giovanni
Paolo II.
In una conferenza tenuta presso l’Università
Europea di Roma (UER), il porporato, già Segretario
di Stato Vaticano dal 1991 al 2006, ha rievocato i tratti
umani più significativi di Papa Wojtyla, senza trascurare
gli aspetti più propriamente pastorali del suo pontificato.
Nell’introdurre l’ospite, il Rettore della UER,
padre Paolo Scarafoni, LC, ha espresso nei confronti del
porporato, la propria gratitudine, a nome della congregazione
dei Legionari di Cristo. Il Cardinal Sodano, infatti, insieme
allo stesso Giovanni Paolo II, diede un contributo rilevante
alla nascita e alla crescita dei due atenei dei Legionari:
la “Regina Apostolorum” e l’Università
Europea di Roma.
Il Cardinale ha esordito ricordando la scomparsa del Pontefice:
“Il 2 aprile 2005 l’angelo del Signore entrava
nel Palazzo Apostolico per condurre l’anima del Santo
Padre al cospetto del Signore. Ritengo che quella morte
sia stata la enciclica più bella che egli abbia mai
lasciato alla Chiesa”.
“Degli ultimi istanti della vita di Giovanni Paolo
II – ha proseguito Sodano – ricordo in particolare
di quando gli chiesi la benedizione. Il Santo Padre era
ormai impossibilitato a parlare ma mi rivolse uno sguardo
e un sorriso che valeva più di mille parole. Fu un
commiato che non potrò mai dimenticare”.
Con riferimento alla collaborazione pastorale con il Santo
Padre, Sodano ha affermato: “Quando mi nominò
Segretario di Stato, la mia prima sensazione fu di sorpresa:
come mai aveva scelto proprio me, avendo lui tanti validi
collaboratori?
In realtà era stato impressionato favorevolmente
dal lavoro da me svolto quando nel 1979, in qualità
di Nunzio apostolico in Cile, mi impegnai nella risoluzione
della crisi diplomatica con l’Argentina”.
Secondo Sodano, Papa Wojtyla ha lasciato quattro grandi
messaggi: uno di santità, uno di verità, uno
di solidarietà e uno di pace. “Il messaggio
di santità – ha continuato – Karol Wojtyla
lo ha espresso con la sua stessa vita: prima come laico,
poi come sacerdote, Vescovo, Cardinale e infine Pontefice.
La grande serenità che esprimeva era frutto della
certezza interiore della presenza di Cristo e del fuoco
interiore del Suo amore”.
Il porporato ha poi descritto la vita contemplativa del
Pontefice polacco. “Quando pregava nella sua cappella,
era solito munirsi di un foglio con una lunga lista dei
nomi delle persone che gli chiedevano di affidarsi alle
sue preghiere”.
“Era poi particolarmente legato alla preghiera nelle
sue forme più tradizionali e popolari. Non mancava
mai, ad esempio, di fare la via crucis ogni venerdì,
né trascurava i fioretti o le preghiere a San Giuseppe.
Durante i lunghi viaggi in aereo approfittava per il breviario
e il rosario”. “Il messaggio di verità
– ha proseguito Sodano – è espresso in
particolare nelle encicliche Fides et Ratio e Veritatis
Splendor. Negare la verità è come negare la
luce del sole in una splendida giornata d’estate”.
“In particolare con la Veritatis Splendor volle indicare
la necessità di un ritorno a queste verità
fondamentali, contrapposte al vento del relativismo che
spirava e continua a spirare”.
Mentre, “è in altre encicliche come la Laborem
Exercens, la Sollecitudo Rei Socialis e la Centesimus Annus,
che risiede il nucleo del messaggio di solidarietà
di Giovanni Paolo II”, ha aggiunto. “In particolare
nella Centesimus Annus – ha sottolineato, –
ribadì la visione cristiana del lavoro, nel nuovo
contesto internazionale di globalizzazione.
Suo scopo era dare orientamento al libero mercato nell’ambito
di un solido contesto etico e religioso”.
“La stessa Centesimus Annus – ha proseguito
il Cardinale – fu pubblicata per ricalibrare i principi
espressi da Papa Leone XIII nella Rerum Novarum di cent’anni
prima, a fronte di un concetto di proprietà privata
radicalmente cambiato”.
“Quell’enciclica – ha detto – ribadì
la sostanziale neutralità della Chiesa rispetto ai
modelli economici e lavorativi e il concetto di azienda
come impresa non solo di capitali ma anche di persone”.
Sul messaggio di pace lasciato in eredità da Papa
Wojtyla, Sodano ha individuato una “prosecuzione dell’azione
pacificatrice di tutti i successori di Pietro: contribuì
a scalfire la Cortina di Ferro e a far crollare il Muro
di Berlino, battendosi per i diritti umani e facendosi ‘buon
samaritano’ di un’umanità ferita e dolorante”.
“C’è una relazione inscindibile tra giustizia
e pace – ha aggiunto il Cardinale – dove quest’ultima
è fondata proprio dal rispetto dei diritti inviolabili
dell’uomo. Cercò sem pre la pace cogliendo
le opportunità che la provvidenza gli poneva di fronte”.
“Sempre riguardo alla crisi diplomatica Cile-Argentina
– ha rammentato l’ex Segretario di Stato –
dopo aver ascoltato le colpe che uno dei due interlocutori
rinfacciava all’altro, chiese con semplicità:
‘Questi sono i peccati della vostra controparte. Perché
ora non mi elencate i vostri?”.
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BENEDETTO XVI AUTORIZZA L'AVVIO DELLA FASE DIOCESANA DELLA
CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI SUOR LUCIA DE JESUS
Mentre andiamo in stampa giunge la positiva
notizia di Radio Vaticana che aggiungiamo qui appresso:
A tre anni dalla morte di suor Lucia, il Papa dispone una
deroga ai 5 anni per l'avvio della Causa di Beati-ficazione
della veggente di Fatima. Ai nostri microfoni, la gioia
del vescovo di Leiria-Fatima
Un annuncio accolto con gioia da tantissimi fedeli in tutto
il mondo: Benedetto XVI ha concesso, in deroga al quinquennio
disposto dalla norma canonica, che si possa avviare la fase
diocesana della Causa di Beatificazione di suor Lucia dos
Santos, a soli tre anni dalla sua morte....
(Fonte: Radio Vaticana)
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CURIOSANDO TRA I LIBRI
SUCCESSO INTERNAZIONALE DEL LIBRO "GESU' DI NAZARETH"
Il libro scritto da Benedetto XVI “Gesù
di Nazaret”, ha già superato 2 milioni
di copie a soli otto mesi dalla sua pubblicazione. Nel corso
di quest’anno saliranno a 50 i Paesi in cui è
diffuso il volume: dall’Albania al Brasile, dal Giappone
alla Nuova Zelanda, dall'Egitto all'Indonesia.
"Questo libro non è in alcun modo un atto magisteriale
- aveva precisato a suo tempo il Papa - perciò ognuno
è libero di contraddirmi". Il libro porta nella
copertina la doppia firma, Joseph Ratzinger e Benedetto
XVI ed è inteso come la prima parte di un'opera in
due volumi. In 447 pagine, il Papa analizza la vita di Gesù
dal battesimo alla trasfigurazione.
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LA RELIGIONE NEGLI ERINNOFILI - QUASI SANTINI, QUASI FRANCOBOLLI
Il Libro "La Religione negli Erinnofili"
di Paolo Roca è edito dalla Barbieri Editore Srl
- Genere: Iconografia sacra di piccolo formato. Formato:
24x22; pp.282 con quasi 700 illustrazioni a colori. Rilegatura
a filo refe.
Con il termine “Erinnofilia”
si indica la collezione dei “francobolli senza
valore postale” che comunemente sono conosciuti
in Italia con il nome di “chiudilettera”,
mentre nei paesi anglofoni sono detti “cinderella”
ed in altri ancora “vignette”.
Fin dagli albori della storia postale le missive erano chiuse
con vari sistemi, il più usuale dei quali era la
“ceralacca” su cui veniva impresso il simbolo
del mittente (il più delle volte lo stemma del casato
o le iniziali dell’utente).
Con il passare del tempo, il diffondersi della cultura e
della alfabetizzazione delle masse e il miglioramento del
servizio postale, che rese via via più sicura la
corrispondenza privata, il chiudilettera perse la sua funzione
di sigillo a garanzia dell’integrità delle
missive, e assunse sempre più quella di distinzione
e di personalizzazione degli invii postali. In seguito,
al semplice riconoscimento del mittente, si combinò
un fine pubblicitario, per la raccolta di fondi a favore
di Enti o di Opere cittadine, regionali o nazionali.
L’emissione dei chiudilettera raggiunse il suo apice
tra il 1900 e il 1950.
Oggi, e da circa un ventennio, la loro diffusione è
ristretta quasi esclusivamente al “mercato”
del collezionismo che in questi ultimi anni vive il rifiorire
della ricerca di tutto ciò che “profuma”
di passato. Tra le tante tipologie di erinnofili, nel presente
lavoro sono presi in esame unicamente quelli a tematica
religiosa, i quali hanno, a nostro avviso, un fascino particolare
per quel loro essere un po’ francobolli e un po’
santini! Ognuno di essi evoca il ricordo di sapori antichi
ma sempre nuovi, di un tempo, ormai lontano, in cui i fanciulli
passavano i pomeriggi all’Oratorio e le mamme preparavano
l’altarino alla Vergine per il mese di maggio.
Le giornate allora erano scandite dallo “stare insieme”
e non dalla frenesia, tutta moderna, di “fare”
per non “rimanere indietro” perdendo così
di vista le cose belle della vita, quelle che sembrano,
ma solo a prima vista, “futili”. Gli erinnofili
religiosi sono suddivisi secondo il tema rappresentato con
la descrizione della storia e/o dell’evento che li
ha ispirati.
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“DUE FRATELLI MARTIRI”
Il 27 gennaio presso l'Abbazia di Grottaferrata (Roma) è
stato presentato il libro "Due fratelli martiri",
la storia del martirio dei fratelli albanesi Don Aleksander
Sirdani, sacerdote diocesano, e del fratello, Padre Marin,
dell'Ordine dei Frati Minori Francescani.
La presentazione del libro, che testimonia l'esempio di
questi due sacerdoti martiri, sacrificatisi per l'Amore
di Cristo e per la libertà del loro popolo, è
stato a cura di Mons. Giuseppe Colavero, responsabile della
Fraternità sacerdotale Jesus Caritas, nata dalla
ricerca di un gruppo di preti diocesani al seguito delle
intuizioni di Charles de Foucauld, e Presidente dell'Associazione
internazionale “Agimi-L'Alba”, impegnata nel
campo della promozione umana tra l'Italia e l'Albania.
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SCRITTORI, SANTI E SANTINI
a cura di e.emme
I SANTINI... ATTRAVERSANO LA CORTINA DI FERRO
(Tratto da “IL COMPAGNO DON CAMILLO” –
“Mondo Piccolo” di G.Guareschi Pubblicato a
puntate su Candido” nell’anno 1959 - Rizzoli
Editore, BUR narrativa 2004)
L’aereo andava lentamente perdendo
quota e, presto, le sue ruote toccarono la terra russa.
“Signore, com’è lontana la mia chiesetta”
pensò con sgomento don Camillo mentre scendeva la
scaletta. “Ma il Cielo è vicino” lo rassicurò
la voce di Cristo.
***
“Verifica doganale” spiegò
Peppone incuneandosi nel gruppo. “Preparate le valigie.”
Avvicinatosi a don Camillo gli sussurrò cautamente:
“Spero che non abbiate roba che ci metta nei guai!”
“Compagno,” lo rassicurò don Camillo
“so stare al mondo.”
Si trattò di una faccenda spiccia perché Peppone
aveva organizzato le cose con intelligenza e, prima di partire
da Roma, i dieci “eletti” avevano dovuto comprarsi
ciascuno una valigia leggera e di misura regolamentare uguale
a quella di fibra che egli, con pochi soldi, s’era
procurato in un grande magazzino. E poi ogni valigia, una
volta riempita, era stata pesata.
***
Un torpedone li aspettava. Salirono e,
mentre Peppone metteva la sua valigetta sulla rete portabagagli,
don Camillo gli toccò la spalla: “Capo.”
Disse “deve essere successo un po’ di confusione.
La tua valigia è questa”.
Peppone controllò la targhetta e si trattava proprio
della sua valigia. L’altra, che egli tolse dalla rete
portabagagli, portava la targhetta col nome del compagno
Tarocci Camillo. “Poco male” esclamò
don Camillo. “Un semplice scambio di valigie.”
Peppone si sedette e don Camillo prese posto davanti a lui.
“Così” sussurrò Peppone quando
la macchina si fu messa in moto “io ho portato alla
dogana la vostra valigia.”
“Esatto. Un puro caso.”
“E, alle volte, sempre per puro caso, nella vostra
valigia c’era qualcosa di particolare?”
“Niente. Un blocchetto di santini, un po’ di
fotografie del Papa, un pizzico d’Ostie e altre quisquilie
del genere.”
Peppone rabbrividì.
E.M.
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