C - NUOVI VENERABILI
Sono state anche approvate le virtù
eroiche dei seguenti Servi di
1- SERVO DI DIO AURELIO BACCIARINI
(1873-1935) Dio, che pertanto acquisiscono il titolo di
Venerabili:
Nasce ad Aquino, Lavertezzo l’8 novembre 1873. E’
ordinato sacerdote nella Chiesa di S. Maria degli Angeli
a Lugano il 12.6.1897. Parroco ad Arzo per i primi sei anni,
Direttore spirituale nel seminario di Pollegio dal 1903
al 1906, l’ 8 ottobre 1906 fa il suo ingresso a Como
nella casa Divina Provvidenza per diventare Servo della
Carità. Il 24 marzo del 1908 pronuncia con don Guanella,
don Alippi e altri 14 confratelli i voti religiosi nel Santuario
del Sacro Cuore. Diviene formatore dei primi chierici e
dei sacerdoti che pian piano approdano alla Casa di Como
e, poi, direttore spirituale di tutta la Casa. Nel 1911
"la fuga" di 15 giorni nella Trappa delle Tre
Fontane in Roma; è accolto, secondo la regola di
san Benedetto, solo dopo aver atteso fuori dal convento
per tre giorni. Gli viene dato il nome di Fratel Martino.
Ma don Guanella riesce a convincerlo a lasciare la Trappa
e ad accogliere l’obbedienza a parroco di San Giuseppe
al Trionfale, la “Basilichetta”. Insieme alla
febbrile e vasta opera catechetica, assistenziale non si
può dimenticare quanto Bacciarini insieme a don Guanella
e alla comunità del Trionfale ha messo in campo a
favore dei terremotati della Marsica nel rigido gennaio
del 1915.
Nominato Vicario Generale del fondatore nel Capitolo del
22 maggio 1912, è proprio lui ad amministrare a don
Guanella l’ultima Comunione il 22 ottobre 1915 e a
raccomandarne a Dio l’anima benedetta.
Il 1° gennaio 1917 Benedetto XV lo nomina Amministratore
Apostolico della Diocesi di Lugano, pur nella continuità
del suo ruolo di Superiore Generale della Congregazione,
sino al 1924. Un contemplativo che si trova catapultato
a organizzare la pastorale di una Diocesi. Suo programma
particolare: rinnovare la vita religiosa delle famiglie
della Diocesi, educare con speciale attenzione i giovani.
Gli anni dell’Episcopato sono ricchi dell’esperienza
più sofferta, sia fisica che morale, ma nel contempo
la Diocesi di Lugano conosce un salto di qualità
esaltante.
Mons.Eugenio Coreco, suo successore, afferma: “Penso
che Bacciarini sia stato il vescovo più determinante
per la nostra Diocesi. Ha creato le strutture fondamentali
che non hanno perso assolutamente di attualità: l’Organizzazione
sindacale cristiano-sociale, “Il Giornale del Popolo”,
l’Azione Cattolica e tante altre opere”.
Sono gli anni della malattia e delle prove più dolorose,
gli anni di fervore inarrestabile e coinvolgente di amore
verso il S.Cuore di Gesù e la Vergine Maria. La morte
lo chiama alla Vita il 27 giugno 1935.
Prima di morire firma la pergamena che annuncia la consacrazione
solenne della Diocesi e del Canton Ticino al Sacro Cuore
di Gesù. Riconosciuta l'eroicità delle virtù,
è stato dichiarato venerabile il 15 marzo 2008.
(Fonte: Paolo Paoli, www.santiebeati.it)
2- SERVO DI DIO MICHELE MCGIVNEY
(1852-1890)
Michele, primo di tredici figli, nasce
a Waterbury (USA) il 12 agosto 1852 da famiglia irlandese.
Dopo la guerra civile, a 13 anni, lascia la scuola per cominciare
a lavorare.
Nel 1868, seguendo la propria vocazione religiosa si reca
in Quebec ove continua gli studi. Alla richiesta del Vescovo
di Hartford egli entra nel Seminario di St.Mary in Baltimora
(Maryland) ed è ordinato sacerdote il 22 dicembre
1877 e nel giorno di Natale comincia la sua missione pastorale
come parroco della chiesa di St. Mary in New Haven. E’
la prima parrocchia della città. Una nuova chiesa
in pietra era stata costruita, al posto della vecchia che
era bruciata, in una delle più prestigiose strade
residenziali di New Haven, l’Hillhouse Avenue. Contro
questa edificazione vi è una reazione del quartiere,
riportata dallo stesso New York Times nel 1879 sotto il
titolo "Come una strada aristocratica può essere
macchiata da una Chiesa Romana". Il ministero pastorale
di Padre McGivney a New Haven inizia tra le tensioni e con
la difesa delle famiglie Irlandesi appartenenti alla classe
operaia da lui servite. Padre McGivney, uomo energico, e
ricco di fede, è vicino ai giovani della Parrocchia
di St.Mary, insegna catechismo, organizza una società
di totale astinenza per combattere l’alcolismo, piaga
del tempo.
Nel 1881 esplora con alcuni laici l’idea di una società
cattolica di “fratelli” alla ricerca di una
via per rafforzare la fede religiosa e allo stesso tempo
provvedere ai bisogni finanziari delle famiglie sopraffatte
dalle malattie o dalla morte.
Sorge l’Ordine dei Cavalieri di Colombo”, riconosciuto
dallo Stato del Connecticut come una corporazione legale.
I principi dell’Ordine sono, nel 1882, unità
e carità, mentre i concetti della fraternità
e del patriottismo vengono aggiunti successivamente.
Nel novembre 1884 padre McGivney è nominato parroco
della Chiesa di St. Thomas in Thomaston, nel Connecticut,
una parrocchia al servizio soprattutto della classe operaia
con poche risorse, ma ricca di fede. Nei sei anni successivi
riporta con la fiducia la serenità nella comunità
oberata da debiti.
Mentre l’Ordine da lui fondato è sempre più
rigoglioso, nel gennaio del 1890 Padre Michael viene improvvisamente
colpito da un serio caso di pneunoma e il 14 agosto successivo,
a soli 38 anni, raggiunge il Signore per il quale aveva
lavorato con entusiasmo sulla terra. Nei suoi 13 intensi
anni come prete, l’intenso pio fervore di Padre McGivney
ottiene l’amore di coloro che ha servìto come
parroco e pastore.
La sua ispirazione cristiana, la guida morale, l’attenta
amministrazione gli avevano portato la lealtà e l’affetto
di migliaia di persone che lo conoscevano come Fondatore
dei Cavalieri di Colombo,una organizzazione che da allora
fortifica i cattolici nella propria fede offrendo anche
una via per garantire sicurezza finanziaria in un mondo
ostile.
Egli ora riposa nella Chiesa di St. Mary, in New Haven dove
l’Ordine è stato fondato, (a sinistra: il sarcofago
di granito). La causa di canonizzazione, iniziata nel 1997
dall’Arcivescovo di Hartford, Daniel Cronin, lo vede
venerabile il 15 marzo 2008.
(Fonte: www.kofc.it
3 - SERVO DI DIO GIOACCHINO ALVES
BRAS (1899-1966)
Joaquim Alves Brás nasce a Casegas
(Portogallo) il 20 marzo 1899 e viene battezzato lo stesso
giorno.
Giovane pio e desideroso di donarsi al Signore entra in
seminario e viene ordinato sacerdote il 19 marzo 1925, nella
Diocesi della Guardia. Apostolo particolarmente sensibile
verso i più poveri e verso gli emarginati, fonda
l’ “Obra de Santa Zita” nel 1932 e il
giornale "Voz das criadas” (Voce delle domestiche)
oggi “Bem–Fazer” (la "Carità).
Fonda l'Istituto Secolare delle Cooperatrici della Famiglia”
nel 1933 e nel 1962 il “Movimento per un Focolare
Cristiano” oltre che il Giornale della Famiglia. Per
la sua vita di sacerdote esemplare e per l’Opera ecclesiale
a favore della famiglia cristiana, ben merita di essere
chiamato “l’apostolo della famiglia in Portogallo”.
Dotato di grande forza interiore, il suo desiderio costante
è identificarsi con Cristo, mediante la pratica delle
virtù e andando incontro ai fratelli bisognosi. L’Eucaristia
è il centro e la radice del suo zelo per la gloria
di Dio. Nutre una tenera e profonda devozione alla Santissima
Vergine Maria. Nella preghiera e nella penitenza trova la
gioia e la forza della sua straordinaria attività
apostolica.Sempre devoto e ubbidiente al Santo Padre ed
ai Vescovi, la sua vita è una continua testimonianza
di amore alla Chiesa. Il motto delle sue Opere suona come
invito a vivere secondo il Vangelo: “Mani al lavoro,cuore
a Dio”. Muore santamente a Lisbona il 13.3.’66.
4- SERVO DI DIO GIOCONDO PIO LORGNA
(1870-1928)
Giocondo Pio Lorgna, nasce a Popetto di
Tresana (Massa Carrara) il 27 settembre 1870, da genitori
piccoli agricoltori di specchiate virtù cristiane
e di grande fede.
A 11 anni si trasferì presso lo zio don Luigi Lorgna,
parroco di Torrile (Parma), dove frequenta le attuali scuole
medie; a 13 anni entra nel seminario di Parma dove incontra
belle figure di educatori e uomini di Chiesa santi ed illustri,
come il rettore don Andrea Ferrari poi cardinale arcivescovo
di Milano e il vicerettore don Guido Conforti poi vescovo
di Parma e fondatore dei missionari Saveriani, oggi ambedue
Beati.
A 19 anni entra fra i Domenicani nel convento di Bologna
ed è ordinato sacerdote nel 1893 a 23 anni.
Dopo aver completato gli studi filosofici e teologici, è
desti nato all’insegnamento della Sacra Scrittura,
della Propedeutica e della Storia Sacra, presso lo “Studio
Domenicano” di Bologna.
Dopo una parentesi di qualche anno nel Santuario della Madonna
di Fontanellato, è nominato parroco della popolosa
e difficile parrocchia dei SS. Giovanni e Paolo di Venezia,
dove rimane fino alla morte, avvenuta a 58 anni di età.
La sua spiritualità è incentrata nell’amore
al SS. Sacramento, perché “in questo amore
è riposta ogni perfezione”, cioè il
programma della sua vita sin da novizio e la formazione
teologica soprattutto tomistica, ricevuta a Bologna e l’ambiente
spirirituale della città, vivificato dalla devozione
alla beata Imelda Lambertini (1320- 1333), contribuiscono
a far aumentare sempre più il suo amore per l’Eucaristia.
A Venezia costituisce la Confraternita della Beata Imelda,
per favorire la Comunione frequente dei fanciulli, inoltre
l’istituzione degli “Adoratori del SS. Sacramento”;
consacra la parrocchia a Gesù Sacramentato.
Di indole contemplativa, ma con grandi capacità organizzative:
per la formazione dei giovani è cofondatore del Patronato
Divina Provvidenza; per i piccoli fonda l’Asilo degli
Angeli Custodi e quello del Rosario con annesso l’orfanotrofio
per gli orfani di guerra; la Charitas di S. Antonino per
i poveri e la Charitas del beato Giacomo Salomoni (1231-1314)
durante la Prima Guerra Mondiale. Promuove nella sua parrocchia
anche la Pia Unione Missionaria per l’aiuto alle missioni;
introduce i primi gruppi di uomini e giovani d’Azione
Cattolica. Per facilitare l’afflusso in parrocchia
dei bambini per il catechismo, forma un gruppo di 15 persone
(Opera Santa Dorotea) per il prelievo a domicilio nei caratteristici
rioni di Venezia e accompagnamento nelle
sedi di lezione. Promuove il Rosario vivente tra i piccoli
e il Rosario perpetuo.
I suoi fedeli corrispondono fattivamente alle sue iniziative,
collaborando alla loro realizzazione,specie i giovani radunati
in gruppi, si dedicano all’educazione dei bam bini
negli asili da lui fondati. Il suo grande fervore per l’Eucaristia,
lo porta a fondare la Congregazione delle Suore Domenicane
della Beata Imelda(bambina che visse e morì di desiderio
dell’Eucaristia nel XIV sec. a Bologna), con lo scopo
di annunciare dovunque, con la vita, con le parole e con
le opere, il mistero eucaristico.
Padre Giocondo Pio Lorgna, muore a Venezia l’8 luglio
1928 e le sue spoglie riposano a Venezia nella Basilica
dei SS. Giovanni e Paolo, dove è stato parroco attivo
e indimenticabile per tanti anni.
(Fonte: Antonio Borrelli – www.santiebeati.it)
5 - SERVO DI DIO MICHELANGELO LONGO
DA MARIGLIANO (1811-1886)
Michele nasce a Marigliano (NA) il 22 settembre
1811, da genitori nobili, il padre Fulvio dei marchesi di
Vinchiaturo e la madre Felicia Gaetani dei conti di Messina.
Ha educatori e professori privati per volere del padre.
L’esempio di vita austera dei frati francescani del
vicino convento di S.Vito lo spingono ad abbandonare l’agiatezza
e la nobiltà della sua famiglia per entrare a 18
anni, il 26 aprile 1829, nel noviziato del convento di S.
Angelo del Palco di Nola (NA).
Nel pronunciare i primi voti, cambia il nome in Michelangelo
e si propone di diventare un osservante frate minore, imitando
la povertà di san Francesco e il tipo di penitenza
di san Pietro d’Alcantara. Il 25 marzo 1834 viene
ordinato sacerdote.
Asceta e contemplativo, contribuisce alla ripresa del francescanesimo
a Napoli, dopo la decadenza causata dalla soppressione napoleonica.
Fu guardiano dei conventi di Miano, Lauro, della Palma a
Napoli, di s. Angelo di Nola e nel 1871 è eletto
Ministro Provinciale, compito che tiene fino al 1874; sotto
la sua guida la Provincia, allora denominata di S. Pietro
ad Aram, ha una mirabile ripresa.
E’ una ricercata guida spirituale ed instancabile
confessore. Ha da sempre una particolare attenzione soprattutto
per i poveri che assiste aiutandoli con le elemosine che
gli offrivano coloro che avevano maggiori disponibilità.
Il Signore lo arricchisce di carismi soprannaturali come
la scrutazione dei cuori, le profezie e le estasi.
Padre Michelangelo, chiude la sua giornata terrena il 10
luglio 1886, presso il convento della Palma in Napoli ed
è sepolto nel cimitero di Miano da dove poi viene
traslato, prima nella chiesa della Madonna dell’Arco
di Miano e poi nel la chiesa francescana di S. Vito in Marigliano
(NA).
Il 15 marzo u.s., riconosciuta l'eroicità delle virtù,
è stato dichiarato venerabile.
6 - SERVO DI DIO MARIANO ROSAENDA
DA TORINO (1906-1972)
Paolo Roasenda nasce a Torino il 22 maggio
1906. Fin da ragazzo fu iscritto all'Azione Cattolica e
il Cardinale Vicario lo nominò Presidente della Gioventù
Romana di Azione Cattolica.
Pubblicò libri ed articoli di cultura classica e
di istruzione religiosa. Dopo essersi laureato in lettere
all'Università di Torino nel 1927 ed aver insegnato,
negli anni trenta, latino e greco nel liceo di Pinerolo
e nel regio Liceo Ginnasio "Conti Gentili" di
Alatri, nel 1940 entra nell'ordine dei Frati Minori Cappuccini,
nel convento di Fiuggi, assumendo il nome di Padre Mariano,
e nel 1945 riceve l'ordinazione presbiterale.
E’ cappellano negli ospedali romani di Santa Maria
della Pietà, Santo Spirito in Sassia e nel carcere
di Regina Coeli. Si laurea in teologia e vive i suoi giorni
di fede operosa nel convento romano dell'Immacolata Concezione
in via Vittorio Veneto, 27, dove sono stati trasportati
i suoi resti mortali che sono diventi punto di riferimento
di fede per tanti.
Dopo le sue prime trasmissioni radiofoniche, Il quarto d'ora
della serenità, alla Radio vaticana e “Sorella
radio”, per la Radio italiana, diviene popolare in
televisione nel 1955, con “Sguardi sul mondo”,
rubrica religiosa che in seguito cambia nome, per diventare,
nel 1959, “La posta di Padre Mariano”, programma,
che fa del frate il religioso più amato d'Italia,
anche per il suo famoso saluto a inizio trasmissione:
"Pace e bene a tutti". Nello stesso periodo il
cappuccino conduce altri due programmi, In famiglia e Chi
è Gesù.
Muore nel 1972 ed è sepolto nella chiesa dei Padri
Cappuccini a Roma in Via Veneto. Il Card. Ugo Poletti nel
giorno dei funerali, 29 marzo 1972, nella basilica di S.
Lorenzo fuori le mura, lo ricorda come l'amico degli umili
i quali capiscono ciò che lui dice, l'amico degli
afflitti che nelle sue parole trova consolazione e incoraggiamento,
l'amico degli smarriti e degli incerti che ritrovano ancora
la ragione di vivere, di lottare e vincere.
7 - SERVO DI DIO FRANCESCO DELLA PASSIONEGONDRA
MURUAGA (1910-1974)
Vittoriano Gondra Muruaga,nasce a Líbano
de Arrieta (Spagna) il 25 marzo 1910.
Ancora giovane è attratto dall’ideale religioso
di San Paolo della Croce, per cui con entusiasmo entra nella
Congregazione della Passione di Gesù Cristo e nel
pronunciare i primi voti come Passionista, cambia il proprio
nome Vittoriano in Francesco della Passione.
Terminati gli studi teologici viene ordinato sacerdote.
Svolge il suo ministero pastorale attraverso gli ideali
della sua Congregazione. Francesco della Passione muore
il 6 agosto 1974 a Basurto (Spagna).
La sua causa di canonizzazione giunge ora alla prima tappa
importante con la dichiarazione a Venerabile, del 15 marzo
u.s.
8 - SERVO DI DIO CLEMENTE VISMARA
(1897-1988)
Clemente nasce nel 1897 ad Agrate Brianza
(Milano). Aveva fatto la prima guerra mondiale meritandosi
tre medaglie e il grado di sergente maggiore; ma ne era
uscito con il disgusto di ogni violenza e diventa sacerdote
missionario nel PIME il 26 maggio 1923.
Parte per la Birmania il 2 agosto dello stesso anno e muore
il 15 giugno 1988 a Mong Ping, l'ultima delle sei parrocchie
da lui fondate, con un solo ritorno in Italia alcuni mesi
nel 1957. Cordiale e ottimista, sempre sorridente, è
morto a 91 anni "senza invecchiare", dicevano
i suoi confratelli perché, come scriveva lui stesso,
"la vecchiaia incomincia quando ti accorgi che non
sei più utile a nessuno; e lui è stato utile
a tanti fino all'ultimo giorno, in un paese fra i più
poveri e fra popolazioni tribali tormentate da guerre, dittatura,
carestie, malattie, miseria.
Clemente viveva con 200-250 orfani e orfane. Li raccoglieva
nei villaggi distrutti o abbandonati, con l'aiuto delle
suore li educava e allevava fino al matrimonio, insegnando
loro a leggere ed a scrivere e un mestiere. Ma Clemente
era soprattutto un santo missionario, tutto dedicato al
prossimo più povero. Pregava molto e si fidava della
Provvidenza, spendeva bene le offerte che riceveva ma non
teneva conti.
In un cassetto chiuso a chiave teneva una borsa in cui metteva
il denaro che riceveva e ne prendeva quando era necessario.
Le suore italiane che erano lui hanno testimoniato che,
misteriosamente, di soldi ce n'erano sempre e nella misura
giusta alle necessità! Clemente manteneva ogni giorno
più di 300 persone fra orfani, vedove, handicappati,
ammalati e poveri.
Tutte le sere dopo cena andava ad augurare la buona notte
alle suore e chiedeva: "Oggi hanno mangiato tutti?
Diceva ai visitatori: "A casa mia nessuno ha mai sofferto
la fame". In quelle situazioni, era il massimo di cui
potesse vantarsi.
(Fonte: Asia News)
9- SERVA DI DIO GEMMA GIANNINI
(1884-1971)
Eufemia Giannini nasce a Lucca il 27 ottobre
1884, terza figlia del farmacista Matteo e di Giustina Bastiani.
Eufemia riceve tra le mura domestiche le basi della sua
educazione alla fede. Frequenta le scuole presso le Suo
re Dorotee come privatista e si presenta agli esami statali
ottenendo il diploma di maestra. A 15 anni, viene ospitata
in casa Gemma Galgani: è l'evento certamente più
importante della sua vita. Eufemia ha la fortuna di assistere
alle estasi di Gemma, spesso stenografando le parole che
la mistica pronuncia nel suo dialogo con Gesù.
Esiste certamente un rapporto di particolare confidenza
tra Eufemia e Gemma, che è riservatissima per tutto
quello che concerne i fenomeni straordinari da cui è
caratterizzata la sua vita spirituale, se Gemma arriva a
dire ad Eufemia: «Di te non mi vergogno più»,
e se, udendo un giorno il dialogo tra Eufemia e padre Germano,
dice: «Vieni qua che tanto le tue cose le so io più
di te». Gemma muore l'11 aprile del 1903, assistita
da tutta la famiglia Giannini e non vede realizzato il desiderio
di essere monaca passionista.
Dice però ad Eufemia che ella avrebbe preso il suo
posto sul Calvario, indicando con questo il monastero. Al
momento della morte di s. Gemma a Lucca non esisteva nessun
monastero passionista. Le prime monache passioniste, infatti,
arrivarono nella città del Volto Santo il 16 marzo
del 1905. Eufemia entra nel sacro recinto del monastero
l'8 gennaio 1906. Inizia così per Eufemia una nuova
vita della quale manifesta il programma il 25 marzo, in
occasione della vestizione religiosa, in cui assunse il
nome di Gemma Maddalena di Gesù. Gemma morendo le
aveva detto: «Impara Eufemia come si ama Gesù»,
e padre Germano, assumendo la sua direzione spirituale,
affermò: «Lei è l'erede di Gemma».
L'11 aprile 1907, anniversario della morte di Gemma Galgani,
Gemma Maddalena di Gesù fa la sua professione religiosa
fra le claustrali passioniste. La comunità le dà
presto l'occasione di far fruttificare i talenti ricevuti,
affidandole la formazione delle novizie. La salute precaria
però, la costrinse a uscire dal monastero per periodi
di cura.E’ un grosso problema la salute di madre Gemma
Eufemia. La Sacra Congregazione dei Religiosi, interpellata,
risponde consigliando alla Madre di tornare allo stato laicale
mediante la dispensa dagli obblighi della vita monastica
che aveva assunto con la professione.
M. Gemma Eufemia non ne vuole sapere, perché lo ritiene
un tradimento della chiamata ricevuta dal Padre dall'eternità.
Negli anni successivi, rendendosi necessarie continue uscite
per cambiamento d'aria prescritto dai medici in vista della
guarigione, accetta l’esclaustrazione, rimanendo legata
alle Passioniste con il vincolo dei voti. In questo momento
però la Serva di Dio riceve un’illuminazione
particolare nella preghiera, che le permette di comprendere
che il piano di Dio sulla sua vita era un altro. Ella appunta
infatti nei suoi ricordi che risalgono al 1937: “Stando
davanti a Gesù Sacramentato vidi, non con gli occhi
del corpo, ma con lo spirito, in un attimo, come in un quadro,
ciò che voleva il Signore: che i luoghi dove santa
Gemma era nata, vissuta e morta, fossero custoditi da anime
consacrate a Dio, sotto la diretta protezione di santa Gemma
e dedicate ad opere di carità, sotto la sua tutela.
Tutto ciò sarebbe avvenuto attraverso grandi difficoltà,
umiliazioni, disprezzi.
Nell'aprile del 1939 prende in affitto due stanze nella
villa Guerra a Camigliano, paese natale di s. Gemma, distante
otto chilometri da Lucca. Considera la data d'inizio della
nuova opera il 4 maggio 1939, quando arriva alla villa Guerra
Dorotea Prelovsék, che è la sua prima compagna.
Nel giugno dello stesso anno si aggiunge Elisa Piazzi e
così comincia a prendere forma la nuova comunità
la quale si dedica, oltre che alla preghiera, ad accogliere
i bambini per la scuola materna e il dopo scuola.
Il 2 maggio 1940 viene canonizzata Gemma Galgani. Madre
Gemma partecipa alla cerimonia ed è ricevuta in udienza
privata dal papa Pio XII. Alla sua domanda se doveva andare
avanti nell'opera iniziata della fondazione delle Sorelle
di s. Gemma o doveva rientrare in clausura, il Santo Padre
risponde: «Vada avanti; dalle circostanze conoscerà
la volontà di Dio».
Da quel momento, anche se sono molte le difficoltà
da affrontare, non si ferma mai nel suo cammino, credendolo
sinceramente voluto dal Signore per la sua gloria e l'onore
della Chiesa, soprattutto per il bene di quelli che nella
società sono i più poveri e bisognosi. Madre
Gemma Eufemia, per mandare avanti l'opera nata in estrema
povertà, si fa lei stessa mendicante e, ammalata
e carica di anni, varca parecchie volte l'oceano per giungere
fino in America a chiedere aiuto. Sono diverse le fondazioni
nelle quali le Sorelle di s.Gemma, approvate come Pia Associazione,
svolgono la loro opera a servizio dei poveri e dei bisognosi.
Nel 1960 è loro accordato dal Generale dei Passionisti
il permesso di portare il segno caratteristico della Congregazione
della Passione, con gioia intima della Madre, che uscendo
dalla clausura aveva affermato: «Se non potrò
essere passionista di nome e di abito lo sarò col
cuore come la Beata Gemma».
Nel 1964 Mons. Pietro Zuccarino, Vescovo di Bobbio, già
nominato assistente spirituale delle Sorelle di s. Gemma,
aggiunge alle precedenti approvazioni quella di Congregazione
di diritto diocesano. Nel 1966 la Congregazione allarga
i propri orizzonti: 4 sorelle sono inviate in Zaire dove,
collaborando con i padri Saveriani, iniziano la loro esperienza
della missione ad gentes.
Da questo velocissimo scorrere dei passaggi che seguirono
alla fondazione, emerge che l'attività di m. Gemma
Eufemia, una volta lasciata la clausura, è come un'esplosione.
Ma Colui che l'ha chiamata a uscire dalle quattro mura tra
le quali ella voleva restare chiusa, attratta dal carisma
passionista, la richiama paradossalmente a fermarsi e a
rinchiudersi una volta avviata la nuova fondazione.
Nel 1960 inizia una paralisi progressiva dovuta ad artrosi
deformante, di cui da tempo è affetta, che la costringe
dapprima in carrozzella, poi a letto. In quel letto rimase
inchiodata fino al 26 agosto 1971, quando, dopo essersi
comunicata, spira santamente circondata dalle sue figlie.
(Fonte: www.santagemma.org)
10 - SERVO DI DIO FRANCESCO DELLA
PASSIONE GONDRA MURIAGA (1866-1956)
Francisco Tomás nasce ad Alpandeire
(Málaga) il 24.6.1866, da Diego e Jerónima
Sánchez, umili e pii coltivatori della terra. Francesco
fin dall’infanzia aiuta suo papà nei lavori
dei campi e porta al pascolo le pecore e le capre di famiglia.
Vive in un sereno clima di preghiera. A 33 anni entra nel
convento di Siviglia ove prende l’abito dei cappuccini
e con il nome di Leopoldo pronuncia i Voti. Trascorre i
primi anni nei conventi di Siviglia, Granada e Antequera,
svolgendo i lavori più faticosi ed umili, lieto di
servire il Signore.
Nel 1914 viene destinato al convento di Granada come frate
cercatore e come sacrestano. Rimane qui per il resto della
sua vita. Con le bisacce sulle spalle, scalzo, sempre a
piedi, "coi piedi al suolo - ripete - ed il cuore nel
cielo", percorrerà la città di Granada
ed i paesi dei paraggi, chiedendo per cinquanta anni di
porta in porta, l'elemosina per i suoi fratelli e per i
poveri. Tuttavia, è più quello che dà
che quello che riceve.
Nel suo interminabile percorrere le strade insegna il catechismo
ai bambini, esorta i peccatori alla conversione, rimprovera
con energia i bestemmiatori.
E’ semplicemente un bellissimo esempio di umiltà.
Viene accolto nelle famiglie con venerazione e rispetto.
Frequentemente lo chiamano nelle case dei malati, dove recitando
le "tre Ave Maria", avvengono prodigi.
Un giorno, chiedendo l'elemosina per il centro di Granada,
cade ruzzoloni per le scale e si frattura un femore. Deve
rimanere immobile. Trascorre così tre anni fermo
nel convento, dedito a Dio nella vita contemplativa, che
è la vera passione della sua vita e sopporta con
grande pazienza altre malattie.
Il 9 febbraio di 1956, nel cuore della notte, la sua vita
si estingue a Granada.
Già alle prime luci dell'alba la notizia della morte
di fra Leopoldo è sulla bocca di tutti e comincia
un pellegrinaggio incessante per venerare i suoi resti.
La funzione funebre si trasforma in un plebiscito di affetto,
amore e venerazione. Obiettivamente parlando, è morto
un anziano di novantanni, malato, che non gode fama di avere
compiuto opere clamorose a beneficio della città,
che non appartiene a dinastie locali di fama, che non ha
mai parlato da una cattedra o dal pulpito, che non brilla
per scienza, non è un sacerdote, né ha lasciato
il suo convento per farsi missionario in terre lontane.
E allora? E’ stato semplicemente un umile frate cappuccino
che ha mendicato per 50 anni a Granada. Viveva la mistica
del nascondimento seguita da Gesù. È la mistica
delle persone che non si sopravvalutano umanamente, e proprio
di esse si serve Dio per realizzare le sue opere.
I suoi resti sono venerati nella cripta della chiesa del
convento cappuccino di Granada, magnificamente decorata
con graffiti che raccolgono scene della sua vita, artisticamente
realizzati dal cappuccino italiano padre Ugolino da Belluno.
La cripta, ancora oggi, è meta ininterrotta di pellegrinaggi.
Il 15 marzo u.s. Padre Leopoldo è dichiarato Venerabile.
(Fonte: http://www.frayleopoldo.org/biografia.htm)
11 - SERVA DI DIO TARSILLA DEL ROCIFISSO
OSTI (1895-1958)
Tarsilla nasce nella cittadina di Pola
in Croazia il 9 dicembre 1895. Fin da bambina sente un vivo
trasporto per la preghiera e le pratiche di pietà
e della Passione di Gesù. Entra ancor giovane nella
Congregazione delle Suore Missionarie dei Sacri Cuori di
Gesù e Maria.
In essa al termine dell’anno di noviziato pronuncia
i primi voti con il nome di Tarsilla del Crocifisso.Muore
a Roma il 26 dicembre 1958.
12 - SERVO DI DIO SERAFINO RIMINUCCI
DA PIETRARUBBIA (1875-1960)
Pietro Riminucci nasce a Pietrarubbia nel
1874 da Antonio e da Rosa Ubaldi, coniugi poveri ma onesti.
Suo padre gira ad aggiustare pentole e piatti chiedendo
l'elemosina. Di questa missione il figlio ne farà
un apostolato. Fin dalla sua prima fanciullezza, per sollevare
le ristrettezze della famiglia, va a servizio come garzone
ad un contadino, poi al convento dei cappuccini di Montefiore
Conca come domestico.
Quivi sboccia la sua vocazione religiosa. Veste l'abito
dei cappuccini il 9 maggio 1898. Emessi i voti religiosi,
è destinato al convento di Jesi, dove vive per ben
54 anni, occupato nei servizi più umili, primo fra
tutti quello di questuante, percorrendo sempre a piedi nudi
con la bisaccia sulle spalle la Valle dell'Esino. Sempre
paziente e gioviale, si trova tanto volentieri tra gli umili
e i poveri. Ripara cocci casalinghi e confeziona corone
per i benefattori.
Sofferente di asma bronchiale, che lo tormenta per 40 anni,
viene ricoverato nell'infermeria del convento di Macerata,
dove trascorre gli ultimi tre anni della vita, nella preghiera
e nella sopportazione del male, edificando tutti i visitatori.
Muore il 17 marzo 1960. La sua causa di beatificazione ha
inizio nel 1975: ottenuto poi il nulla osta della S. Congregazione
per le Cause dei Santi il 24 febbraio 1979, nella curia
di Jesi viene costruito negli anni 1980-82 il processo cognizionale
sulle virtú. La “Positio super virtutibus”
è consegnata il 29 maggio 1993.
Il 15 marzo ultimo scorso è dichiarato Venerabile.
(Fonte: http://www.fraticappuccini.it/personaggi/servi/serafino_pietrarubbia.shtml)
13 - SERVA DI DIO MARGHERITA AMENGUALCAMPANER
(1888-1919)
Margherita nasce e viene battezzata a Costitx,
nell’isola di Mallorca, il 2 settembre 1888. Vive
l’intera sua vita nel paese natio, ma la sua fama
di santità si diffonde per tutta Mallorca.
Una vita spesa nella preghiera diurna e notturna meditando
la Passione di Cristo, a cui partecipa per dono divino anche
fisicamente, facendo penitenza per i peccatori, e adorando
Gesù Eucarestia.
Ha una forte devozione per l’Angelo Custode e rifulge
per cieca obbedienza al suo direttore spirituale e ai suoi
superiori; infine possiamo ricordare la sue estasi e le
apparizioni della Vergine Maria.
Muore il 30 gennaio 1919. Il suo corpo è traslato
nella parrocchia di Costitx.
14 - SERVA DI DIO LUIGIA MAZZOTTA
(1900-1922)
Per una strana e fortuita coincidenza,
la terra di Puglia, annovera nel secolo appena trascorso,
alcune figure di donne che, colpite da misteriosi e lunghi
mali invalidanti, seppero trasformare il loro letto di dolore,
in un altare di espiazione, su cui si immolavano a Dio per
la salvezza propria e degli altri. Donne non uomini, perché
forse più adatte per loro natura, al dolore silenzioso
e al dono di sapersi offrire in ogni situazione.
Per citarne alcune: la Serva di Dio Luisa Piccarreta (1865-1947)
di Corato (Bari), che vissuta 81 anni, ne trascorse 65 con
un misterioso fenomeno, si svegliava ogni mattina rigida
come un cadavere e solo il segno della Croce impartito da
un sacerdote, poteva sbloccarla e per 59 anni, stette rannicchiata
seduta sul letto senza più alzarsi; la venerabile
Genoveffa De Troia (1887-1949) di Foggia, che visse 62 anni
quasi tutti a letto; la Serva di Dio Maria Marchetta (1939-1966)
di Grassano, di 27 anni dei quali 15 trascorsi a letto,
prona
appoggiata sui gomiti.
A loro si aggiunge la Serva di Dio Luigia Mazzotta, che
nacque a Lecce il 9 luglio 1900; rivelando sin da piccola
una spiccata devozione eucaristica.
Era di famiglia poverissima e fu ben presto colpita da una
serie di gravi e debilitanti malattie, che le impedirono
ogni attività, costringendola a letto, benché
lei volesse dedicarsi tutta all’apostolato.
Sopportò con eccezionale amore, queste malattie che
colpivano il suo corpo, ma soprattutto la sua esuberante
gioventù, unendosi costantemente alla Passione di
Cristo. Guidata nella vita della perfezione, da un valente
direttore spirituale, offrì la sua giovane vita,
con sofferenza riparatrice, purezza, pazienza; invitando
parenti ed amici con l’esempio e la parola, all’amore
salvifico di Gesù.
E come per i casi precedentemente elencati, anche Luigia
nel suo letto, diventò punto di riferimento per tante
persone in cerca di conforto e consiglio.
Morì in fama di santità a soli 22 anni, il
21 maggio 1922 a Lecce; ai suoi funerali parteciparono migliaia
di persone, indice del bene che riusciva a fare, nonostante
che stesse sprofondata nelle sue sofferenze.
Documenti agiografici raccontano che Luigia, quattro anni
prima della sua morte, dopo aver piantato un bulbo di giglio
bianco nel suo piccolo giardino avrebbe detto: "Questo
è il giglio della mia purezza quando esso fiorirà,
io morirò": in tutti quegli anni il bulbo non
avrebbe dato segni di vita fino al giorno della sua morte,
quando con la meraviglia della famiglia e di tutti i presenti
la predizione si sarebbe avverata.
Il processo diocesano per la sua beatificazione, iniziò
tre anni dopo la sua morte nel 1925, caso abbastanza eccezionale
e dopo l’approvazione della Santa Sede arrivata nel
1977, gli Atti si spostarono a Roma, dove proseguono le
necessarie istruttorie, presso la competente Congregazione.
Riconosciuta l'eroicità delle virtù, è
stata dichiarata venerabile il 15 marzo 2008.
(A.Borrelli –Fonte:www.santie
beati.it)
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CERIMONIE DI BEATIFICAZIONE
- 1 - Beatificazione a Roma il 1° Maggio
2008 - MARIA MADDALENA DELL'INCARNAZIONE SORDINI
Il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha concesso
che il rito di Beatificazione abbia luogo a Roma, sabato
3 maggio 2008, alle ore 16 nella Basilica Lateranense. Rappresentante
del Santo Padre sarà il Card. J. Saraiva Martins
CATERINA SORDINI, nacque a Porto S. Stefano (Grosseto) il
16 aprile 1770 e deceduta nel 1824.
- 2 - Beatificazione a Trier (Germania),
il 4 maggio 2008 della Venerabile - MARIA ROSA FLESCH (1826-1906)
La cerimonia di Beatificazione avverrà
domenica 4 maggio nella Cattedrale di Trier in Germania
e sarà presieduta dal Cardinal J. Saraiva Martins.
- 3 - Beatificazione a LVIV (Leopoli) in Ukraina, il 24
maggio 2008 - VENERABILE MARTA ANNA WIECKA (1874 - 1904)
La cerimonia di Beatificazione si terrà
sabato 24 maggio 2008 al Bogdan Chmielnecki Park e sarà
presieduta dal Cardinale Tarcisio Bertone.
Marta Anna Wiecka nacque il 12 gennaio 1874 a Nowy Wiec,
in territorio polacco, nella zona occupata allora dalla
Prussia. Morì a Sniatyn il 30 maggio 1904.
- 4 - Beatificazione a NAPOLI il 1° giugno 2008 - VENERABILE
MARIA GIUSEPPINA CATANEA (1896-1948)
La cerimonia di Beatificazione si terrà domenica
1° giugno 2008 nella Cattedrale di San Gennaro a Napoli
e sarà presieduta dal cardinal Josè Saraiva
Martins.
Giuseppina Catanea, nacque a Napoli il 18 febbraio 1896
e morì il 14 marzo 1948 con il cuore rivolto a Dio
ed alle anime; il suo corpo disfatto si conservò
pienamente incorrotto fino al 27 marzo, data della sepoltura,
per dare possibilità alle folle che in continuazione,
venivano a dare l’ultimo saluto alla “monaca
santa”.
- 5 - Beatificazione in LIBANO il 22 giugno 2008 - VENERABILE
YA'QUB HADDAD FROM GHAZIR (1875- 1954(
La cerimonia di Beatificazione si terrà
domenica 22 giugno 2008 nel Libano.
Nacque il 1 febbraio 1875 in Ghazir, Jabal Lubnan (Lebanon)
e morì il 26 giugno 1954 in Beirut (Lebanon). E’
stato dichiarato Venerabile il 21 dicembre 1992.
- 6 - Beatificazione in Limburg (Olanda) il 29 giugno 2008
- VENERABILE HENDRINA STENNMANS (1852 -1903)
La Cerimonia di beatificazione si terrà
il 29 giugno p.v. al Teatro Doolhof Open-air a Steyl-Tegelen,
in imburg (Olanda), e sarà presieduta dal Cardinal
José Saraiva Martins.
Cofondatrice della Congregazione Missionaria delle Serve
dello Spirito Santo. E’ nata il 28 maggio 1852 a Issum,
(Germania) ed è morta il 20 maggio 1903.
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CAUSE DI BEATIFICAZIONI IN CORSO
SUOR LUCIA, SUBITO IL VIA ALLA BEATIFICAZIONE
13 febbraio 2008 - Comunicato della Sala
Stampa della Santa Sede
Questa sera nella cattedrale di Coimbra,
in Portogallo, il Cardinal JOSE’ SARIWA MARTINS, Prefetto
della Congregazione dei Santi, al termine della Santa Messa,
celebrata nel terzo anniversario della morte di suor Lucia
dos Santos, ha dato l'annuncio che il Santo Padre Benedetto
XVI , accogliendo benevolmente l'istanza presentata dal
Vescovo di Coimbra, S. E, Rev.ma Albino Mamede Cleto, e
condivisa da numerosi Vescovi e fedeli di ogni parte del
mondo, ha concesso che, in deroga al quinquennio disposto
dalla norma canonica (cfr. art. 9 delle Normae Seervandae),
si possa avviare, a soli tre anni dalla morte, la fase diocesana
della Causa di beatificazione della menzionata Carmelitana,
nota nel mondo come una dei tre veggenti di Fatima.
Intervista al card.JOSE’ SARIWA MARTINS
Prefetto della Congregazione dei Santi
- D - Eminenza, perchè il Papa
ha concesso questa dispensa? Perchè ha fatto questa
eccezione?
- R - Fin dalla morte di suor Lucia è stato evidente
quanto fosse diffusa in Portogallo, ma anche nel resto del
mondo, la fama di santità di questa umile religiosa.
Il vescovo locale si è fatto subito interprete di
tale moto popolare e ha chiesto la dispensa al Papa. Benedetto
XVI l’ha benignamente concessa e, nell’udienza
che mi ha concesso lo scorso 17 dicembre, ha disposto che
fossi io, in quanto prefetto della Congregazione delle cause
dei santi, a dare l’annuncio. Non nascondo che come
capo-dicastero e come compatriota di suor Lucia sono stato
particolarmente lieto di essere stato prescelto per dare
questa bella notizia al popolo.
- D - La concessione della dispensa è
collegata al fatto chesono stati già beatificati
il fratellino e la sorellina di suor Lucia?
- R -Certamente, questo ha aumentato la fama di santità
di suor Lucia, anche se formalmente non c’è
legame tra i due fatti.
- D - La dispensa dai cinque anni è
stata già concessa anche altre volte in passato?
R- Negli ultimi dieci anni, da quando cioè sono
prefetto della Congregazione delle cause dei santi, questa
dispensa è stata concessa altre due volte. Nel caso
di Madre Teresa di Calcutta, ora beata, e in quello di papa
Giovanni Paolo II, per il quale è già iniziata
il lavoro della compilazione della cosiddetta positio super
virtutibus.
- D - Perchè concedere una dispensa di questo generedopo
la pubblicazione dell'istruzione Sanctorum mater in cui
invece traspare il desiderio che ci sia una maggiore accuratezza
nel seguire le norme stabilite.
- R- Le leggi sono fatte per gli uomini e non gli uomini
per le leggi. La Chiesa, la suprema autorità della
Chiesa, è abbastanza saggia per capire che ci sono
casi eccezionali – come quelli appena illustrati –
che non possono essere irretiti da norme che invece sono
opportune e necessarie nella prassi ordinaria.
- D - La figura di Suor Lucia è
legata anche al cosiddetto Terzo segreto di Fatima che pure
negli ultimi anni non ha mancato di suscitare dibattiti
e polemiche. Qual è il suo pensiero a riguardo?
- R - La causa di beatificazione non riguarda direttamente
né le apparizioni né il cosid detto segreto,
ma la persona di suor Lucia. Riguardo alle polemiche passate
e pre senti suscitate dalla pubblicazione del cosiddetto
terzo segreto di Fatima, non han no, a mio avviso, fondamento.
Il lavoro svolto al riguardo dalla Congregazione per la
dottrina delle fede, presieduta dall’allora cardinale
Ratzinger, su esplicito manda to del servo di Dio Giovanni
Paolo II, è stato molto chiaro. Punto.
- D - Suor Lucia ha lasciato in eredità
un Diario e altri scritti inediti. Verranno pubblicati?
Quando?
- R - Speriamo che vengano presto pubblicati in modo. Sono
un vero tesoro spirituale che, sono sicuro, farà
molto bene alle anime di coloro che si allieteranno con
la loro
lettura.
GIANNI CARDINALE
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SCELTO IL POSTULATORE PER LA BEATIFICAZIONE
DI SUOR LUCIA
Mons.Albino Cleto, Vescovo di Coimbra, ha scelto come postulatore
della causa di beatificazione di suor Lucia, padre Ildefonso
Moriones, postulatore generale dell'Ordine dei Carmelitani
Scalzi. Il Correio de Coimbra, organo informativo della
Diocesi, informa che la scelta del Vescovo è stata
presa in accordo con il
Carmelo di Coimbra ed è già stata confermata
ufficialmente presso il Vaticano.
Per completare il Tribunale Ecclesiastico che valuterà
tutte le questioni relative al processo di beatificazione
verrà nominato a breve il vicepostulatore. In questo
caso sarà un sacerdote di Coimbra, che dovrà
eseguire una raccolta e una prima analisi di tutto il materiale.
L'inizio del processo di beatificazione è stato possibile
perché Benedetto XVI ha accettato di anticipare la
scadenza di cinque anni stabilita dal Diritto Canonico per
iniziare la causa.
La dispensa dal periodo di cinque anni dopo la morte per
l'inizio del processo di beatificazione era stata concessa
solo per Madre Teresa di Calcutta e per Giovanni Paolo II.
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IL SERVO DI DIO ENZO BOSCHETTI (1929-1993)
"Se non ami la vita non la doni, se non la doni non
puoi servire il fratello, se non servi non ti liberi. Lìberati
per amore del Vangelo e dei fratelli in difficoltà".
Chiusa a Pavia la fase diocesana della causa di beatificazione
di don Enzo Boschetti. A quindici anni dalla sua scomparsa
(1993), si chiude la fase diocesana della causa di beatificazione
del Servo di Dio don Enzo Boschetti. “Ciò che
abbiamo iniziato con trepidazione e speranza lo compiamo
oggi con gioia”, ha commentato mons. Giovanni Giudici,
vescovo di Pavia, città natale del sacerdote, durante
la solenne liturgia tenutasi ieri nella chiesa cittadina
di Santa Maria del Carmine. “Dopo l’ascolto
dei testimoni e la raccolta degli scritti – ha aggiunto
- siamo persuasi che don Enzo ha percorso il tratto di vita
che gli era stato assegnato con una straordinaria fedeltà
al Vangelo”.
Enzo Boschetti nacque il 19.XI.1929 a Costa de’ Nobili
(PV). Nell’adolescenza frequentò l’Azione
Cattolica.Nel 1949 entrò nell’Ordine dei Carmelitani
Scalzi a Monza. Scelse la vocazione al sacerdozio ma fu
orientato dai superiori a quella di consacrazione.
Per sette anni Enzo,con il nome di fra’ Giuliano,
visse nel Carmelo come semplice frate. Nel ‘56 fu
inviato nella missione carmelitana del Kuwait. Qui riemerse
in lui la vocazione sacerdotale. Ma le regole dell’Ordine
non permettevano di passare dalla vocazione religiosa a
quella sacerdotale. Per rispondere a tale chiamata Enzo,
a malincuore, uscì dall’amato ordine Carmelitano
e iniziò la formazione al sacerdozio presso l’Opera
Cappelli, dedita al sostegno delle vocazioni sacerdotali
Adulte. Fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1962. Coadiutore
parrocchiale a Chignolo Po prima e dal 1965 a Pavia, emerse
subito una sensibilità per i problemi della gente
e dei poveri: si occupava anche della pastorale degli operai
e dei nomadi. Nel 1968 don Enzo avviò il cammino
di servizio e condivisione con i giovani che vivevano situazioni
di disagio e di emarginazione. Don Enzo accolse i problemi
e le speranze dei primi ragazzi – emigrati dal sud
- che bussavano alla sua porta. Dopo alcuni tentativi di
accoglienza residenziale in un appartamento, costituendo
tramite alcuni laici impegnati l’Associazione Piccola
Opera S. Giuseppe, nel 1971, venne acquistata Casa Madre,
la prima Comunità. Don Enzo vide crescere il numero
delle persone coinvolte nell’”avventura Servizio”.
La sua azione si inserì nel tessuto sociale di Pavia
e delle province di Lodi, Lecco e Biella con alcune comunità.
Dal 1978 divenne guida spirituale per alcuni giovani e ragazze
che, rispondendo alla chiamata di Dio, erano disposti a
donare tutta la vita ai poveri sulle orme di Cristo Povero
e Servo.Prese così vita la Fraternità di Vita
della Casa del Giovane, umilmente radicata nella Chiesa
locale e composta da persone con varie vocazioni: sacerdoti,
consacrati e consacrate e alcune famiglie. Tutti chiamati
a testimoniare e a diffondere l’amore di Cristo per
i piccoli e gli esclusi scegliendo la condivisione come
stile di vita e sostenuti da una preghiera che si fa contemplazione
nel servizio.
Negli anni ’80 la comunità si sviluppò
molto, parallelamente al diffondersi del problema della
tossicodipendenza e del disagio giovanile. Vennero creati
laboratori per favorire la crescita anche lavorativa dei
giovani accolti, oltre ai corsi scolastici.
La sua preoccupazione era far crescere la cultura della
solidarietà e dell’educazione,formando educatori
e volontari alle cause del disagio e dell’ingiustizia
sociale, con apertura ai problemi del mondo e agli orizzonti
missionari. Nel 1987 venne operato allo stomaco. Iniziò
così un periodo carico di sofferenze, con frequenti
ricoveri per il vecchio esaurimento nervoso che ancora lo
tormentava, assieme all’assillo per la crescita della
Comunità e dei giovani. Dedicò gli ultimi
anni al consolidamento dello stile educativo e delle vocazioni
con tempi di preghiera intensi, studio della teologia, delle
scienze educative, lavoro e condivisione di vita con i ragazzi
accolti, vita comune. Ciò per maturare umanamente
e spiritualmente nella sintesi da lui stesso vissuta: la
contemplazione che si fa servizio sulle strade della città.
L’11.2.1992 il vescovo di Pavia mons. Giovanni Volta
riconobbe ufficialmente l’opera di don Enzo nell’ambito
della Chiesa locale quale Associazione Privata di Fedeli.
Don Enzo morì il 15.2.1993 a causa di un tumore al
pancreas, lontano da Pavia, dalla sua comunità e
dai ragazzi per i quali aveva donato tutto se stesso.
(Fonte: www.cdg.it)
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SANTA SEDE - TRATTATIVE PER LA COSTRUZIONE
DI UNA CHIESA IN ARABIA SAUDITA
Il Vaticano sta discutendo con le autorita' dell'Arabia
Saudita l'autorizzazione a costruire chiese cattoliche in
quel paese musulmano, che vieta ai fedeli di altre religioni
di professarle nel Regno Saudita. Lo ha dichiarato il Nunzio
apostolico in Kuwait, Qatar, Yemen, Emirati Arabi Uniti
e Bahrein a margine dell’inaugurazione della prima
chiesa cattolica costruita in Qatar.
''Non possiamo anticipare i risultati della discussione''
tra Vaticano e Arabia Saudita circa la costruzione di Chiese,
ha spiegato il diplomatico pontificio, che ha anche ricordato
la visita del re Abdallah di Arabia al papa, lo scorso novembre,
la prima di un sovrano saudita in Vaticano. (Fonte: ANSA)
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CURIOSANDO TRA LIBRI E SANTINI
VIAGGIO NEI SANTUARI D'ABRUZZO E MOLISE
Segnalo ai soci interessati un bel testo
di storia, tradizioni e arte sacra sui Santuari abruzzesi
e molisani, che ho conosciuto visitando la casa editrice
TABULA di Lanciano, specializzata in “articoli al
servizio del sacro” .
Il volumetto contiene la trattazione di 60 santuari, suddivisi
secondo le Diocesi di appartenenza e segnalati in mappe
stradali e geografiche a colori di ciascun territorio diocesano,
che precedono la descrizione dettagliata dei singoli santuari.
A ognuno dei santuari sono dedicate due pagine.La prima
pagina presenta all’inizio una immagine a colori del
Santo o della Madonna emblematici del luogo sacro; in molti
casi con lo stesso soggetto è stato realizzato anche
un santino, peraltro pubblicato e stampato dalla stessa
casa editrice.
Contiene inoltre una scheda turistico-culturale (per un
“turismo dell’anima”, come definito nella
prefazione del libro), con indicazione di itinerari, feste
religiose, possibilità di studi in biblioteche o
di ritiri spirituali. Infine un testo storico riporta la
tradizione popolare legata alla nascita del Santuario e
le locali celebrazioni sacre e folcloristiche nel corso
dell’anno, descrivendo brevemente anche le più
salienti opere d’arte presenti.
La seconda pagina illustra con varie fotografie a colori
la chiesa e ne evidenzia i particolari più interessanti.
Come importante esemplificazione è riprodotta nelle
due figure la trattazione dell’antico Santuario dedicato
a Maria Santissima della Libera a Pratola Peligna (L’Aquila),
costruito in seguito alla miracolosa apparizione della Madonna
nel 1550, alla quale seguì la fine della epidemia
di peste che all’epoca imperversava in quei luoghi.
La chiesa è divenuta santuario nel secolo XIX. Per
noi notevole è anche l’immaginetta sacra, che
raffigura l’antico quadro della Madonna, rinvenuto
seminascosto nel terreno all’epoca del miracolo, oggi
conservato in una cappella all’interno del santuario.
La devozione richiama, nella prima domenica di maggio, pellegrini
da tutto l’Abruzzo; in particolare la compagnia proveniente
da Gioia dei Marsi giunge a piedi, dopo avere attraversato
i paesi vicini. I fedeli si uniscono poi tutti in processione,
percorrendo in ginocchio (lo “strascino”) la
strada fino all’altare del santuario. La statua della
Madonna della Libera, su di un piedistallo dorato, è
rappresentata nel santino della quarta figura.
Alla Madonna della Libera sono dedicati anche altri santuari
in Abruzzo e Molise, come quello di Filetto (CH) e quello
di Cercemaggiore (CB), tutti descritti nel libro.
L’iconografia delle statue della Madonna, pur con
lo stesso attributo distintivo “della Libera”,
è diversa nei differenti luoghi di culto. Notevole
è la statua di Cercemaggiore, con la sua colorazione
vivace e decorazioni in oro, in stile bizantino e risalente
ai sec. XII-XIII.
Quella di Filetto si presenta invece nei tradizionali colori
bianco e azzurro dell’abbigliamento e si differenzia
dalle altre per avere il Bambino in braccio.
La ricorrenza annuale è il 2 luglio, ma le feste
religiose locali sono anche legate alle datazioni degli
eventi miracolosi attribuiti alla Madonna.
Al momento il libro è disponibile presso la casa
editrice. I santini invece, dopo stampati, sono stati tutti
inviati nelle sedi dei santuari.
Viene poi presentata una selezione dei santini relativi
ai santuari di Abruzzo e Molise, editi negli ultimi anni.
Viaggio nei Santuari d’Abruzzo e
Molise,
CO.S.A.M., Coordinamento Santuari Abruzzo
e Molise,Tabula Edizioni,Lanciano (CH), 2007.
Prefazione di Mons. Andrea Gemma, Vescovo di Isernia-Venafro
e Presidente del CO.S.A.M. e di Padre Francesco di Paolo,
del Santuario di San Giovanni a Capestrano, Direttore del
CO.S.A.M.
Dimensioni cm 16.5 x cm 24, 160 pagine, 400 immagini a colori.
Edizioni Tabula – Lanciano (Chieti). Tel/fax:0872
45208
Maria Gabriella Alessandroni
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UN NUOVO BLOG IN INTERNET
http://collezionaresantini.blogspot.com
Il socio Avv. Biagio GAMBA ha aperto nel
decorso mese di aprile un nuovo blog esclusivamente sul
collezionismo di santini. L'indirizzo per accedervi è
il seguente:
http://collezionaresantini.blogspot.com
Al momento in cui andiamo in stampa il blog è alle
fasi iniziali, ma visitandolo sipuò già capire
qual è la sua struttura e la sua finalità.
Esso si rivolge particolarmente a tutti i cultori e collezionisti
di immaginette sacre in senso stretto, ovvero a tutti coloro
che amano collezionare anche in senso tecnico i santini.
Tutti gli associati sono invitati a partecipare anche con
contributi scritti.
Per un contatto diretto l’e-mail è: gbiagio69@gmail.com
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BLOG E SITI INTERNET DEGLI ASSOCIATI
I Soci che desiderano far conoscere tramite
il nostro Notiziario il proprio BLOG o SITO INTERNET, possono
darne comunicazione alla Segreteria A.I.C.I.S. tramite una
e-mail.
Provvederemo ad inserire nella Circolare Informativa di
luglio p.v. l'apposito Link con un eventuale vostro commento
od invito ad effettuare una visita o a partecipare, collaboare
od interagire con il vostro Blog o sito.
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SCRITTORI, SANTI E SANTINI
a cura di e. emme
1 - XVII SECOLO - I SANTINI DI FRA' CRISTOFORO
(Tratto da I PROMESSI SPOSI di A.Manzoni,
ediz.1840)
“…Agnese andò a una casa vicina a cercar
Menico, ch’era un ragazzetto di circa dodici anni,
sveglio la sua parte, e che, per via di cugini e di cognati,
veniva ad essere un po’ suo nipote.
Lo chiese ai parenti, come un prestito, per tutto quel giorno,
“per un certo servizio”, diceva. Avutolo […]
gli disse che andasse a Pescarenico, e si facesse vedere
al Padre Cristoforo, il quale lo rimanderebbe poi, con una
risposta. […]
“Il padre Cristoforo, quel bel vecchio, tu sai, con
la barba bianca, quello che chiamano il santo…”.
“Ho capito” disse Menico; “quello che
ci accarezza sempre noi altri ragazzi, e ci dà, ogni
tanto, qualche santino”. […]
2 -XXI SECOLO - I SANTINI DI BERNARDO PROVENZANO
“ […] Quando il vicequestore
Cortese e la sua squadra fanno irruzione nella masseria
di Montagna dei Cavalli, vi trovano […] novantuno
santini dei quali settantatré tutti uguali, raffiguranti
Gesù in croce con la scritta: “Gesù
confido in Te”.
Palazzolo e Prestipino ** suppongono che provengano li distribuisse
o li inviasse agli amici. Ipotesi più che verosimile.
Del resto anche Totò Riina, quando venne arrestato,
aveva in tasca un santino. E così molti altri: quasi
sempre l’immagine di Padre Pio […]”.
(*) Capomafia arrestato nel 2006, dopo quarantatre anni
di latitanza.
(**) S.Palazzolo e M.Prestipino, “Il codice Provenzano”,
Laterza, Bari, 2007.
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ELIA PASSA LE CONSEGNE AD ELISEO
Paolo MONCIOTTI DI Torino ci ha trasmesso
l’unito articolo inerente un momento di Storia Sacra
attraverso i santini.
Come dice la stessa Chiesa, "l'immagine rende molto
più reale l'insegnamento della catechesi, ha lo scopo
di cogliere l'attenzione, di rende re più concreto
e completo l'insegnamento." Il santino che presento,
una bella cromolitografia (senza data) edita dall'importante
stabilimento litografico DOYEN di Luigi Simondetti di Torino,
(operante nelle seconda metà del 1800 e nei primi
decenni del 1900) è molto eloquente.
In alto un carro infuocato guidato da un angelo trasporta
Elia; in basso inginocchiato Eliseo; su una riva del corso
d'acqua, figure vestite di bianco osservano; sull'altra
riva un monte con un santuario (Probabilmente il monte Carmelo),
in un angolo il logo dell'Ordine dei Carmelitani.
Riporta sul fronte due scritte; una in alto, "S. Elia
proteggete gli aviatori", è la richiesta di
protezione al santo titolare dell'immagine; l'altra in basso,
"S. Elia profeta rapito al cielo" getta a S. Eliseo
il suo manto in segno del dono del doppio suo spirito",
è la descrizione dell'immagine stessa. Se il significato
della prima scritta è facilmente intuibile lo è
meno (per me) quello della seconda. Difficilmente sentirò
la spiegazione in qualche omelia domenicale, quindi ricorro
al catechismo "fai da te" e cerco sulla Bibbia.
I due personaggi. - Elia di Tisbe, nel Gàlaad, profeta
non scrittore, la sua storia viene largamente narrata in
1 Re, muore in maniera misteriosa, è considerato
come precursore del Messia, è presente nella trasfigurazione
di Gesù.
Eliseo di Abel-Machola, discepolo di Elia, profeta non scrittore
come il maestro, la sua storia è narrata ampiamente
in 2 Re.
La loro attività si può collocare tra l' 876
e il 798 avanti Cristo.
Principale intento di Elia fu quello di eliminare ogni tipo
di culto idolatro e quello di Eliseo di tenere tali culti
lontani da Israele.
Le scritture con riferimento all'immagine:
"Elia....camminò per quaranta giorni e quaranta
notti fino al monte di Dio, l'Oreb... il Signore gli replicò:
"Va, riprendi il cammino verso il deserto di Damasco.
Andrai ad ungere Cazael...poi ungerai Ien; infine ungerai
Eliseo figlio di Safat...come profeta al tuo posto ..."
Vocazione di Eliseo. Elia partì
di là e trovò Eliseo, mentre arava con dodici
coppie di buoi...gli passò accanto e gli gettò
il suo mantello (il mantello rappresenta la persona e nascondeva
qualcosa della sua potenza; con questo gesto diventava discepolo
di Elia). Eliseo abbandonò i buoi e corse dietro
Elia dicendo: "Permettimi di abbracciare mio padre
e mia madre e poi ti seguirò." Gli rispose:
"Va e torna perché sai bene che cosa ti ho fatto."
.... Poi si levò seguì Elia e si pose al suo
servizio. ...
Rapimento di Elia. Quando il Signore stava
per sollevare Elia in cielo in un turbine, Elia ed Eliseo
partirono da Gàlgala. Elia disse ad Eliseo: "Resta
qui perché il Signore mi manda a Betel." Eliseo
rispose: "Quant'è vero che il Signore vive e
tu vivi non ti lascerò." Discesero a Betel…discesero
a Gerico...si spinsero fino al Giordano.
Elia prese il suo mantello, l'arrotolò e percosse
le acque, che si divisero in due parti e i due le attraversarono.
Dopo che furono passati Elia disse a Eliseo : "Chiedi
ciò che vuoi che faccia per te prima che sia sottratto
a te.
Eliseo rispose: "Passino a me i due terzi del tuo spirito."
(Era la parte di eredità spettante al primogenito.)
Elia replicò: "Domandi una cosa difficile, ma
l'otterrai se mi potrai vedere quando verrò tolto
da te; altrimenti no."
Or mentre essi camminavano e parlavano, ecco che un carro
di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra di essi ed
Elia salì al cielo in un turbine.
Eliseo succede ad Elia. Mentre stava guardando,
Eliseo gridava: "Padre mio, padre mio! Carro d'Israele
e sua pariglia!"
Quando non lo vide più afferrò i suoi vestiti
e li stracciò in due pezzi. Poi raccolse il mantello
di Elia, che gli era caduto di dosso, tornò indietro
e si fermò sulle sponde del Giordano. Percosse le
acque dicendo: "Dov'è mai il Signore, Dio di
Elia ?" Quando ebbe percosse le acque, esse si divisero
in due parti ed egli le attraversò. I discepoli dei
profeti che si trovavano in Gerico e stavano di fronte lo
videro ed esclamarono: "Lo spirito di Elia si è
posato su Eliseo."
Gli andarono incontro, si prostrarono a terra .......
Ammirabile la capacità dell'artista nel riassumere
con efficacia, su un piccolo rettangolo di carta (13.2 x
8.3 cm.), la complessa scena descritta nei libri dei Re.
Trovare santini con scene particolari come quella presentata
è sempre una scoperta piacevole; anche perché
non comuni; il fascino che sprigionano invoglia a continuare
le ricerche, catechesi a parte.
PAOLO MONCIOTTI
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IL LINGUAGGIO DELLE ROSE MARIANE
Iconografia Figure e segni di protezione
celeste
Continua la Rubrica “Iconografia.
Figure e segni di protezione celeste”, della
socia ELISABETTA GULLI GRIGIONI, già
apparsi sul settimanale diocesano ravennate “Il
Risveglio” e che qui pubblichiamo grazie
alla concessione del Direttore Don Giovanni Desio che vivamente
ringraziamo.
In altra rubrica si è accennato ai due importantissimi
centri della devozione mariana e delle tradizioni legate
alla corona del Rosario in Italia:
l’antico santuario di Loreto e il popolarissimo santuario
di Pompei.
Si è inoltre fatto riferimento alla forza dei simboli
rosariani, capaci di esercitare la propria influenza fin
nell’ambito di architetture complesse come la Basilica
della Madonna della Salute a Venezia. Su quest’ultimo
punto gli esempi potrebbero multiplicarsi: si pensi, per
esempio, all’architettura medievale tutta percorsa
da rose, rosette, rosoni, ornamentazione legata anche al
simbolismo della ruota, come bene esemplificano Gerd Heinz
Mohr e Volker Sommer nel libro “La rosa. Storia
di un simbolo”, pubblicato nel 1989 dall’Editore
Rusconi di Milano.
Si vorrebbe concludere ora con un rapido cenno al linguaggio
delle rose, che instaura nel cuore della religiosità
mariana un vero e proprio dialogo visualizzato tra la Vergine
Maria e i suoi devoti. Propongo per un breve esercizio iconografico
su questa tradizionale comunicazione devozionale tre immaginette.
La prima immaginetta , francese, siderografia con bordo
traforato a punzone prodotta a Parigi nella seconda metà
dell’Ottocento, intitolata (con titolo in francese,
tedesco, inglese: si noti sempre, in questi casi, la destinazione
a un comune mercato europeo delle piccole stampe) Imitazione
del Sacro Cuore di Maria, si serve per la propria comunicazione
di un linguaggio romantico e deduttivo: il Cuore di Maria,
dalle sette spade confitte sulla sommità è
replicato, per esprimere il concetto dell’imitazione,
nel cuore identico ma di più piccole dimensioni della
devota, avviluppata nei rami delle rose in un abbraccio
protettivo tanto poetico quanto mistico.
La seconda immaginetta, realizzata a stampa cromolitografica
dalla tipografia della Santa Lega Eucaristica di Milano
negli ultimi anni dell’Ottocento, rappresenta il Bambino
Gesù seduto al centro di una gigantesca rosa nascente
in mezzo a una pianta di gigli. Ricordando che nella precedente
rubrica ci si era soffermati sull’equivalenza Maria
Vergine-Rosa Mistica, si potrebbe anche leggere l’immaginetta
come una perfetta raffigurazione simbolica del Bambino Gesù
tra le braccia della Madonna.
La terza immaginetta, identica alla precedente per tecnica
di produzione, per epoca e per l’editore Bouasse-Lebel
di Parigi, intitolata (questa volta il titolo è fornito
solo in francese) Santissimo Cuore di Maria, è analoga
alla prima per la presenza del Cuore di Maria isolato, tema
iconografico riservato alla devozione privata, ma riconduce
alla devozione del rosario.
Dal Cuore soprannaturale cade, infatti, una protettiva pioggia
di rose sulle colombe, che simboleggiano le anime devote,
andando a riempire un elegante cestino dal quale sporge
la corona di un rosario.
Si noterà che nella prima immaginetta il rapporto
Madonna-anima devota, proprio perché deve condurre
all’imitazione di Maria, è intenso, esclusivo
ed intimo, mentre nella seconda immaginetta, assente la
finalità dell’imitazione mariana, il prevalente
rapporto di protezione sembra stemperarsi in quanto diretto
non più a un unico, bensì a diversi destinatari,
cioè alle cinque colombe.
La pioggia di rose proveniente dal mondo soprannaturale,
ricorda inoltre un tipo di messaggio comunicativo caratteristico
come segno, in raffigurazioni anche importanti, del tema
pittorico della cessazione miracolosa della peste, un tema,
cioè, in cui la protezione celeste è diretta
a un destinatario rappresentato da un’intera collettività.
La rosa dunque appare, anche da pochi esempi, elemento di
un lessico figurativo devozionale caratterizzato da una
straordinaria potenzialità espressiva e comunicativa.
ELISABETTA GULLI GRIGIONI
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MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE
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"GUARDA E' NATALE"
Piancastagnaio (Si) - 22 Dicembre 2007 - 6 Gennaio 2008
Il socio PIER ANTONIO FABBRINI
di Abbadia San Salvatore (SI) con la collaborazione
del Gruppo Amici del Presepio di Abbadia San Salvatore,
ha organizzato una mostra di immaginette nel periodo natalizio
che va dal 22 dic.07 al 6 gennaio ’08, allestendola
a Piancastagnaio nei locali messi gentilmente a disposizione
dal Comune, al quale il socio rinnova un sentito ringraziamento.
Tema dell’esposizione è stato: “Guarda,
è Natale. Il Natale nell’iconografia sacra
e popolare”.
Oltre la prevalente presenza di immaginette religiose, sono
stati presentati biglietti natalizi, letterine di Natale
d’epoca, e altro materiale sempre di sapore natalizio.
Il nostro socio è rimasto soddisfatto del discreto
successo di visitatori intervenuti.
Purtroppo ne diamo comunicazione solo ora, a causa di un
ritardo postale.
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AGATA SANTA - STORIA, ARTE E DEVOZIONE
- CATANIA 25 Gennaio - Mostra Internazionale
Il 25 gennaio scorso si è aperta a Catania, la Mostra
internazionale “Agata Santa: storia, arte, devozione”.
Oltre 250 opere d’arte tra dipinti, sculture, oggetti
preziosi, documenti d’archivio, provenienti da 110
prestatori italiani e stranieri.
Un’imponente mosaico a disposizione dei catanesi in
tre sedi espositive principali e quindici chiese.
Il percorso va da circa la metà del Duecento (quasi
mille anni dopo il martirio della Santa) sino alla seconda
metà dell’Ottocento, con reperti archeologici
di età paleocristiana, a testimonianza di quanto,
attraverso i secoli, sia sempre stato particolarmente vivo
l’interesse nei confronti di sant’Agata, fonte
di ispirazione per molti maestri.
Il socio Prof. ANTONINO BLANDINI ci ha
trasmesso un suo articolo pubblicato dal quotidiano LA
SICILIA:
“Memoria sanctae Agathae, virginis et martyris, quae
Catanae, adhuc puella, saeviente persecuzione, corpus incontaminatum
et fidem integram in martyrio servavit, testimonium praebens
pro Cristo Domino”.
Con tali sobrie parole latine, facilmente comprensibili
pur nella solennità <liturgica> del testo,
l’<editio typica> del “Martyrologium Romanum”
del 2001 riporta, al 5 febbraio, l’<elogio>
di Agata tradotto fedelmente
dall’edizione italiana in: “Memoria di sant’Agata,
vergine e martire, che a Catania, ancora fanciulla, nell’imperversare
della persecuzione, conservò nel martirio illibato
il corpo e integra la fede, offrendo la sua testimonianza
per Cristo Signore”.
La fama della protomartire catanese si diffuse rapidamente
nel mondo cristiano soprattutto grazie all’attenzione
che ebbe per lei la Chiesa indivisa dei primi secoli, dal
periodo delle persecuzioni fino all’articolazione
ecclesiale, romana e costantinopolitana, in Occidente ed
Oriente. L’agiografia agatina medievale raggiunse
il suo apogeo con la “Legenda aurea” del beato
Jacopo da Varagine, con cui i c.d. Atti del martirio, o
meglio la “Passio S. Agathae”, diventano "leggenda",
pur conservando tracce verosimili degli originali atti processuali
andati perduti ma analogicamente "ricostruibili"
anche attraverso i due frammenti genuini ed autentici ricavabili
dagli Atti dell’altro martire catanese Euplo, giustiziato
il 12 agosto del 304.
Così mille anni dopo il martirio di Agata, quando
il suo culto era già universalmente diffuso, l’arte
figurativa mostra un grande interesse per la vicenda martiriale
della santa considerata protettrice e liberatrice non solo
della patria d’origine ma anche delle altre non poche
"patrie" d’adozione, legate dallastoria
della propria identità civica al suo patrocinio e
alle memorie tangibili della sua venerazione, anche se non
bisogna trascurare le antiche splendide testimonianze tramandateci,
per esempio, dai mosaici di Ravenna del VI secolo o da quelli
siciliani d’epoca normanna.
Ad un secolo dalla memorabile Esposizione che ospitò
anche un settore contemporaneo di arti figurative di carattere
sacro, Catania è sede di un evento artistico e culturale
che certamente passerà negli annali più significativi
della sua storia ponendola all’attenzione degli esperti
e nel circuito “turistico” legato alla millenaria
devozione, non solo catanese, alla megalo e protomartire
della metà del III secolo.
La mostra “Agata santa: storia, arte e devozione”
è stata voluta dall’arcivescovo metropolita
di Catania mons.Salvatore Gristina, grazie alla preziosa
collaborazione del vicario episcopale per la Cultura mons.Gaetano
Zito, il noto docente di Storia della Chiesa che ci ha fornito
una chiave di lettura assai significativa ed esaustiva della
rassegna agatina, aperta al pubblico nell’imminenza
dei festeggiamenti patronali.
La mostra nasce all’interno di un percorso che da
qualche anno l’arcidiocesi ha avviato per qualificare
e purificare la devozione agatina e di riflesso la stessa
festa di s. Agata. Basti pensare ai momenti di preghiera
inseriti all’interno del programma ufficiale e costituenti
elementi che la valorizzano dal punto di vista pastorale
e della formazione cristiana e ne evidenziano la riappropriazione
ecclesiale della festa fortemente auspicata da tutte le
parti: l’inizio dei festeggiamenti con un’ora
di adorazione nella chiesa S. Placido, il percorso dei giovani
con “Agata in cammino”, la presenza orante degli
Amici del Rosario durante i giri del fercolo, la veglia
presso la chiesa monastica delle Benedettine dell’Adorazione
perpetua, la sosta della vara davanti al loro monastero
di via Crociferi che costituisce un momento di riflessione
spirituale e di preghiera liturgica e si conclude con il
canto dell’antifona tratta dagli Atti.
Chi segue gli interventi pastorali della
Chiesa di Catania sullo svolgimento della festa si sarà
accorto che negli ultimi anni sono state realizzate tavole
rotonde in materia, compresa l’ultima curata in collaborazione
con l’Università e lo Studio Teologico S. Paolo,
dal tema “Sant’Agata e la città”.
Proprio a conclusione di quell’incontro, tenutosi
nell’aula magna dell’Ateneo, fu annunciata l’idea
di varare una grande mostra internazionale su s. Agata con
una marcata valenza sia culturale che pastorale.
Tutto ciò spiega le peculiarità di essa perché
è stato messa insieme, per la prima volta a Catania
e probabilmente in Sicilia e nel mondo, una tipologia completa
di beni culturali, coniugata all’alta qualità
dei materiali, tutti originali (infatti non ci sono riproduzioni)
e per la prima volta esposti fuori del loro consueto sito,
concernenti il tema “S. Agata” fonte di ispirazione
per molti maestri: dipinti, sculture, coralli, argenti,
libri, documenti archivistici, parati sacri, reperti archeologici.
Altri primati bisogna evidenziare:
l’esposizione della pianta più antica della
città, del 1584, che si conserva nella Biblioteca
Angelica di Roma; la presenza dei Musei Vaticani che hanno
fornito un dipinto (inizi secolo XIV) opera di Puccio Capanna,il
migliore dei discepoli di Giotto, che raffigura la Vergine
Maria attorniata da santi, tra cui, in un angolo, s. Agata
che ha le mani poste in posizione di offerta, coperte da
un velo e su di esse i seni.
Sono presenti opere che provengono da larga parte d’Europa,
oltre che, ovviamente, dall’Italia: la stessa immagine
posta come logos è del Borgognone e proviene da Bergamo.
Tra tutte queste opere spicca il reperto archeologico trovato
a Catania nel 1730 e poi venduto ai francesi: si tratta
della lapide sepolcrale di Julia Florentina, così
chiamata dal nome della bambina “dolcissima ed innocentissima”
di 18 mesi e sepolta "davanti alle porte dei martiri
cristiani", databile ai primissimi del IV secolo che
testimonia un cimitero dei martiri, tra i quali certamente
Agata ed Euplo, oggi celato sotto alcuni palazzi e il manto
stradale di via Dottor Consoli.
Per la prima volta esce dai Musei Vaticani il sarcofago
della via Salaria che attesta il sorgere dell’arte
paleocristiana coeva al martirio di Agata.
E’ doveroso ricordare le oltre 30 chiese che rimarranno
prive per un lungo periodo delle proprie opere che riguardano
l’iconografia agatina. Senza dubbio tante di queste
opere presenti a Catania difficilmente usciranno ancora
dai propri siti: questo sottolinea l’eccezionalità
dell’evento. Nonostante lo sforzo organizzativo, grossi
ostacoli hanno impedito all’ultimo momento la presenza
di opere già annunciate e richieste quali il Caravaggio
di Siracusa (il seppellimento di s. Lucia) e il Van Dyck
di Palermo, che erano state già inserite nel catalogo
della mostra. Impossibile è stato pure ottenere il
“Martirio di s. Agata” del Tiepolo conservato
a Berlino. In mostra è presente, inoltre, un’autorevole
testimonianza dell’iconografia orientale rappresentata
dalla Tavola doppia processionale di Firenze.
E’ possibile che in futuro si possa organizzare una
mostra di icone anche per rispetto degli ortodossi che tanto
venerano s. Agata e che ormai da anni svolgono il loro ministero
a Catania.
Un cenno è dovuto al fior fiore delle arti decorative,
alle rarità bibliografiche ed archivistiche, ai tesori
delle argenterie e delle oreficerie isolane: dal paliotto
che veniva apposto alla base dell’altare voluto dal
cardinale Francica Nava al reliquario antropomorfo della
cattedrale di Palermo, di cui fu arcivescovo un nobile catanese,
Giovanni Paternò, fratello di don Alvaro, autore
del “liber cerimoniarum” e fondatore della cappella
di stile gotico-normanno, rivisitato con gusto rinascimentale,
presso S. Maria di Gesù, dove s’ammira la tavola
di Angelo d’Errico, del 1525, rappresentante l’Immacolata
con ai lati in basso le martiri Agata e Caterina.
Dalla mostra si ricavano una dimensione culturale di altissimo
spessore e un livello di carattere europeo, apprezzati dai
critici dell’arte e dagli studiosi le cui ricerche
sono rese facilmente possibili per la presenza contemporanea
di opere di diverso genere e sparse in tante località.
E’ un’operazione culturale che copre dal XIII
secolo all’Ottocento (tranne che per la sezione dei
libri e dei documenti dove sono presenti pezzi anche del
Novecento) la feconda produzione iconografica su s. Agata,
ne testimonia la venerazione diffusa ovunque.
C’è da augurarsi che Catania non perda quest’occasione
unica ed inedita, perché soprattutto noi catanesi
dobbiamo rivedere i tanti luoghi comuni della venerazione
verso la Patrona per individuare gli autentici valori della
devozione agatina: c’è, pertanto, un aspetto
di carattere pastorale che la mostra obbliga ad attenzionare.
In questo senso l’arcivescovo sta per costituire un
gruppo di lavoro per una lettura pastorale di tutto il materiale
in mostra: realizzare cioè un testo, una guida di
carattere pastorale e catechetico per la diocesi che resti
per il futuro come strumento di pastorale sul tema della
devozione a s. Agata, cioè dell’identità
cristiana di Catania.
Punto di partenza di tale "rilettura" è
il catalogo, acquistabile a costo ragionevolmente basso,
già disponibile dal giorno dell’inaugurazione,
dove sono pubblicati i testi ai quali attinge la tradizione
di s. Agata: gli Atti del martirio del Mombrizio e il testo
di Jacopo da Varagine, nonché gli studi istituzionali
che non sono eccessivamente lunghi e specialistici. I saggi
sono di carattere scientifico ma con linguaggio divulgativo
ed aiutano a ragionare in merito alla tradizione sia del
martirio sia della festa.
I visitatori potranno apprezzare non solo gli episodi salienti
del martirio di s. Agata rappresentati dai grandi artisti
ma anche la bellezza di queste raffigurazioni coinvolgendo
altri e favorendo un’agorà culturale a tutti
i livelli.
Catania presenta un bel biglietto d’invito a tutti
coloro che desiderano visitare la mostra ospitata anche
dal Museo diocesano, inizio dei tre percorsi del sacro sulle
orme dell’iconografia agatina. Tra costoro dobbiamo
annoverare il cardinale Sodano e il nuovo direttore dei
Musei Vaticani, il prof. Paolucci, studioso di fama mondiale,
alla sua prima uscita ufficiale fuori le mura leonine, e
il prof. Sgarbi. Alzando gli occhi verso la vicina Porta
Uzeda si può leggere, sopra lo stemma episcopale
di mons. Salvatore Ventimiglia, il motto profetico “D.O.M.
Sapientiae, et bonis artibus. 1780”, cioè l’augurio
dedicatorio: “alla sapienza e alle belle arti”!
A proposito del costo del biglietto individuale d’ingresso,
c’ è da precisare lo sconto concesso ai residenti
in città e la possibilità di poter visitare
i tre siti della mostra in giorni diversi, possibilmente
dopo aver consultato il catalogo, fiore all’occhiello
di raffinato gusto estetico, costituito da ben 431 pagine
con illustrazioni e tavole di grande effetto figurativo
e che rappresenta una testimonianza di civiltà per
quanti hanno collaborato alla sua attuazione e un raro esempio
di eleganza tipografica ed editoriale destinato, com’è
augurabile, a diventare un punto di riferimento.
I curatori della mostra e del catalogo che ne costituisce
un naturale prolungamento ed un’"integrazione"
illustrativa di vero godimento intellettuale provengono
dalla soprintendenza per i beni culturali di Catania, dal
mondo scientifico universitario degli storici, degli storici
dell’arte, dell’archeologia, ecc.
Da diverse parti la mostra è stata già definita
un gigantesco ed armonico "mosaico", una "summa"
agatina, un "museo" che oltre alle tre sedi espositive
principali include quindici chiese del capoluogo etneo inserite
nel circuito del barocco, un’accurata selezione delle
opere più belle in materia, un’eccezionale
mappa pluridisciplinare che sintetizza la sterminata messe
di affreschi, mosaici, dipinti, pale d’altare, pezzi
pregevolissimi delle "arti minori" a testimonianza
dell’enorme materiale esistente.
E’ indubbio che la martire si può annoverare
tra i santi della Chiesa universale che più hanno
ispirato gli artisti di tutti i tempi, compresa l’iconografia
bizantina che costituisce, nella storia delle raffigurazioni
sacre, un aspetto teologico-liturgico fedele ai modelli
originari.
Dopo una lunga peregrinatio delle reliquie del Velo e della
Mammella della martire per essere venerate in vari luoghi
di culto, di sofferenza e di reclusione, i catanesi, quasi
al termine delle celebrazioni patrona li, sono richiamati
ad onorare l’amata con cittadina nei siti della mostra
dove è esposto l’unicum dei tesori di storia
e di arte ivi raccolto e a "riscoprire" con occhi
nuovi il messaggio di fede e di devozione che aleggia nelle
chiese legate al culto della martire: tutta la città
è diventata un museo che non vuole più celare
i suoi tesori di memorie e di testimonianze, giunte fino
a noi.
ANTONINO BLANDINI
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PASQUA IN SANTINI
Trepuzzi (Lc) - 15/30 marzo 2008
Il socio RENNA ALFREDO di Trepuzzi ha trasmesso
il pieghevole informativo di una interessante mostra di
santini nel proprio Comune, giunto mentre il nostro Notiziario
era già in stampa.
La mostra, proposta da Michele Caldarola e stata curata
da Mario Rossi, un esperto in materia, con la collaborazione
del Coordinamento dei Servizi Bibliotecari dell’Università
del Salento, dei Lions Clubs e dei collezionisti che hanno
messo a disposizione i pezzi più pregiati della loro
raccolta.
L’esposizione, inaugurata sabato 15 marzo u.s. con
l’intervento di Vincenza Musardo Talo dell’Università
del Salento, è stata allestita nel Salone della Chiesa
Madre di Trepuzzi (Lecce), con orario al pubblico 10-12
e 17-20.
Nell’invito, padre Carmelo Turrisi suggeriva la visita
a questa esposizione come una preparazione a celebrare più
degnamente la Pasqua di risurrezione, perché “anche
una Mostra di Santini può servire ad evidenziare
interessanti aspetti socioculturali, ma specialmente religiosi.”
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DEVOZIONI POPOLARI - SANTI E SANTINI
Dumenza (Va) - 15 Marzo-30 Aprile 2008
-
Il 30 aprile si è chiusa a Dumenza, in provincia
di Varese, la bella esposizione di immaginette sacre presentate
da ANTONIO RIVA di Dumenza.
Ottocento santini della “collezione Riva”, a
partire dal 1700 fino ai giorni nostri, sono stati l’attrazione
per molti visitatori che in gran numero hanno affollato
i locali della Chiesa di San Nazaro in Via San Nazaro.
L’esposizione che era stata inaugurata sabato 15 marzo
u.s. si è chiusa con un bilancio di pubblico molto
positivo e incoraggiante per altre iniziative simili.
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SANTI DEL MIO PAESE
Tarquinia (Vt) - 22 Marzo - 7 aprile 2008
Il socio EDMONDO BARCAROLI di
Tarquinia ha allestito una mostra di immaginette Sacre della
propria collezione nel Museo Diocesano di Tarquinia dal
22 marzo al 6 aprile, su richiesta della Diocesi di Civitavecchia.
L’esposizione dal titolo "SANTI DEL MIO
PAESE" (come la poesia di Vincenzo Cardarelli)
ha presentato tutti i modelli di santità nati nel
territorio diocesano ed ha ottenuto un lusinghiero successo
di pubblico, che ha apprezzato le numerose immaginette riproducenti:
Santa Lucia Filippini; la Venerabile Maria Crocifissa di
Gesù (Costantini); le Serve di Dio Suor Maria Giuseppa
(Campita) e Suor Maria Alfonsa di Gesù Bambino (Bruno),
tutte nate a Tarquinia; San Vincenzo Maria Strambi, nato
a Civitavecchia; la Venerabile Cecilia Eusepi, nata a Monte
Romano.
Tanti modelli di santità che per la gloria di Dio
hanno speso la loro vita per il prossimo.
Il socio Barcaroli ha allegato alcune immagini fotografiche
della manifestazione che illustrano l’esposizione:
Targa marmorea all'ingresso del Museo - Manifesto della
mostra situato nell'atrio del palazzo - salone d'ingresso
- l'espositore con il Prof. Giovanni Insolera, Responsabile
dei Beni Culturali della Diocesi, ed alcuni visitatori -
vetrina con le prime pagine della collezione esposta.
EDMONDO BARCAROLI
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I PAPI DEL I, II E XX SECOLO
Alatri (Fr) - 29 Marzo/6 Aprile 1008 -
Il 6 aprile scorso ha chiuso i battenti la bella ed interessante
esposizione di immaginette sacre allestita nella
centralissima Chiesa degli Scolopi, situata di fronte al
maestoso Palazzo comunale, nella piazza principale dell’antica
cittadina (circa 30.000 abitanti) di Alatri (Frosinone),
organizzata dalla locale Venerabile Confraternita di San
Sisto e dall’AICIS con il patrocinio del Comune.
Già il 3 aprile il quotidiano “Ciociaria
Oggi” aveva confermato:“Una settimana
di successo per la mostra delle immaginette sacre. Soddisfatto
il Priore della Confraternita Aldo Fanfarillo che insieme
al Comune e all’Associazione Aicis ha curato la caratteristica
iniziativa.
In vista della chiusura, Fanfarillo dichiara: “Innanzitutto,
grazie a tutti colori che hanno sostenuto questa mostra
e un grazie ai visitatori. Approfitto per invitare la cittadinanza
alla cerimonia per la consegna degli attestati di partecipazione
alla Mostra”.
L’Aicis era presente con la “serie dei Papi”
(relativamente al I-II e XX secolo) ideata alla fine degli
anni Ottanta dall’allora segretario AICIS Renzo Manfè
che la propose al fondatore AICIS e primo Presidente Gennaro
Angiolino (venuto a mancare il 23 dicembre 2002) il quale
la concretizzò con successo.
Infatti, tale serie composta da 266 santini, che va da San
Pietro a Giovanni Paolo II, è ancora oggi molto ricercata
dagli appassionati del settore
Il materiale della nostra Associazione e dei soci Edmondo
Barcaroli, Roberto De Santis e Giancarlo Gualtieri era stato
portato e montato ad Alatri lo scorso 27 marzo dal Segretario
Giancarlo Gualtieri e dal Vice Presidente
La mostra, organizzata nell’ambito delle manifestazioni
della festa patronale di San Sisto, è stata inaugurata
con grande partecipazione di pubblico il 29 marzo.
Circa tremila pezzi (oltre i papi erano presenti alcuni
santini a tematica generica) sono stati un forte richiamo
per la popolazione del posto, ma anche per tanti turisti
e popolazioni dei paesi confinanti Alatri. Questa è
una
cittadina a 502 mt. sul livello del mare nell'alta valle
del fiume Cosa, sui pendii meridionali dei monti Ernici,
che costituiscono il confine naturale con l’Abruzzo.
Si ritiene sia stata fondata verso il sesto secolo avanti
Cristo dalla popolazione italica degli Ernici, che nel 380
prima e nel 362 a.c. poi, entrano in conflitto con Roma.
Successivamente risulta sottomessa a Roma di cui fu e rimase
sempre fedele alleata, ottenendone l'autonomia municipale,
anzi nel 90 a.C. ottiene la piena cittadinanza romana.
Nel 543 Alatri è saccheggiata da Totila e rimane
completamente distrutta; l'anno successivo viene inclusa
nel Ducato romano, soggetto all'autorità papale.
E’ sede vescovile dal 547. Divenuta libero comune
nel 1173, passò alla Santa Sede. Alatri vanta e giustamente
la presenza di monumenti archeologici, tra cui la suggestiva
ed imponente cinta di mura a perimetro trapezoidale dell’acropoli,
risalenti al secolo IV a.C., a cinque porte, di cui restano
la Porta Maggiore e la Minore coperte da architravi monolitici,
rimaste quasi intatte. Un’altra cinta poligonale circonda
la città bassa per circa 2 km, raggiungendo i tre
metri d’altezza. Le mura furono costruite dai Romani
con massicci blocchi poligonali di pietra non cementati.
Il centro storico si sviluppa all'interno della cinta muraria
e ricalca essenzialmente l'assetto urbanistico di epoca
romana, sviluppatosi attorno all'acropoli.
Tutto ciò è un importante richiamo turistico
e inoltre, come scrive Gabriele Ritarossi in “Lazio
Sette” del quotidiano cattolico “Avvenire”
del 30 marzo 2008: “Il mercoledì dopo Pasqua,
Alatri gode della possibilità di festeggiare San
Sisto. Un evento questo più unico che raro, ma concesso
dal codice di diritto canonico, (can. 5 libro 1) a fronte
dell’antica consuetudine che permette alla nostra
città di festeggiare il Santo Patrono nel pieno della
settimana di pasqua che generalmente è esente da
particolari venerazioni. Questa consuetudine fu istituita
dopo l’assedio di Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa
nel 1186, dopo che, grazie all’apparizione del Santo
fu tolto l’assedio durato ben 9 giorni. Vescovo di
Alatri era allora Leone III.
Le celebrazioni del Santo sono cominciate il Lunedì
dell’Angelo con la S.Messa e l’esposizione della
statua. Martedì è stato il giorno dei Vespri
Pontificali, presieduti dal Vescovo Mons.Lorenzo Loppa e
della suggestiva quanto antichissima processione penitenziale
“degli ignudi” che percorre le vie di Alatri,
così tradizionalmente chiamata per via del fatto
che tuttora molte persone vi partecipano scalze.
Mercoledì, finalmente è giunto il gran giorno,
ma la giornata di mercoledì, bagnata dalla pioggia
ha impedito il regolare svolgimento della processione con
la statua (di San Sisto,n.d.r.) che l’intera popolazione
da un anno attendeva con trepidazione.
Si è avverato, così, l’antico detto
popolare ‘Se non esce Cristo (con riferimento alla
processione del Venerdì Santo che non si è
svolta) non esce neanche San Sisto’. La processione
è rimandata a Domenica 6 aprile, giorno del ‘bacio
del piede’ (di San Sisto, n.d.r.)”.
L’esposizione, allestita nell’ampia Chiesa degli
Scolopi in Piazza Santa Maria Maggiore, ha avuto come tema:
“I Papi del I, II e XX secolo”.
Gli espositori, oltre all’Associazione AICIS
ed ai soci Giancarlo Gualtieri di Roma,
Roberto De Santis di Alessandria, Edmondo
Barcaroli di Tarquinia, Vittorio e Fabrizio
Pecci di Alatri, Rufini Anacleto
di Alatri, sono stati: la Confraternita di San Sisto, il
Centro Culturale “Paolo VI” – Sant’Ivo
alla Sa pienza di Roma, il Gruppo Infioratori San Paolo
di Alatri che ha esposto un meraviglioso quadro (cm.180
x 180 circa ) iconografico di San Sisto I Papa, realizzato
con fiori essiccati, installato al centro della mostra di
fronte alla porta di ingresso della Chiesa degli Scolopi.
Hanno inoltre esposto santini della propria collezione:
Mario D’Alatri, Rita Culicelli,
Arcangelo Lucchetti, Sistino Macciocca,
Giuliana Magnante, Giovanni Pantano,
Fernando Tagliaferri.
Sabato 5 aprile si è svolta la cerimonia di consegna
degli attestati ai partecipanti alla mostra di immaginette
sacre inserite in un centinaio di pannelli esposti nella
barocca Chiesa dei padri Scolopi.
Il quotidiano La Provincia, il 6 aprile, ne ha riportato
la cronaca. Alla cerimonia erano presenti per il Comune,
il sindaco Costantino Magliocca e l’assessore Giulio
Rossi, per la Confraternita di S.Sisto il Priore Aldo Fanfarillo,
per le Confraternite il Delegato Diocesano don Bruno Veglianti,
parroco della Fiura e per l’AICIS era presente a nome
del Presidente, conte Gian Lodovico Masetti Zannini, (che
non è potuto intervenire perché a Bologna
per improcrastinabili impegni di famiglia) il socio di Tarquinia
Edmondo Barcaroli, insieme al socio Gino
Arestivo.
Barcaroli, tra l’altro, era presente nella mostra
alatrense con 7 interessanti pannelli (cm.70 x 100) tematici
sui Papi.
Faceva da contorno alla premiazione degli espositori un
foltissimo pubblico di visitatori.
Il socio Barcaroli, ha riferito alla Segreteria AICIS che
prima di procedere alla consegna degli attestati agli espositori,
si sono stati tenuti brevi discorsi da parte del Priore
Fanfarillo, di Don Bruno Veglianti e del Sindaco Magliocca.
Anche Edmondo Barcaroli, quale rappresentante della nostra
Associazione, è stato invitato a dire due parole;
dopo aver ringraziato, ha parlato dell’Aicis, illustrandone
le finalità e messo in risalto la ricerca e lo studio
che gli associati dedicano ai "Santini" per approfondire
la conoscenza biografica ed iconografica del personaggio
raffigurato.
Al termine della cerimonia gli organizzatori hanno comunicato
la decisione della proroga della chiusura della mostra fino
a domenica 6 , per dar modo alla cittadinanza ed ai turisti
che verranno per la processione di San Sisto di poter ammirare
le pregevoli collezioni esposte.
RENZO MANFE’
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SAN GIUSEPPE ARTIGIANO ATTRAVERSO L'ARTE
Roma, Parrocchia di S. Giuseppe al Tiburtino - 19 aprile/5
Maggio 2008
Mostra di immaginette sacre sul tema:
"SAN GIUSEPPE ARTIGIANO ATTRAVERSO
L'ARTE: UN PERCORSO IN IMMAGINI, DALLE INCISIONI ALLE STAMPE
DEVOZIONALI"
Per commemorare il Cinquantenario dalla fondazione, la Parrocchia
di San Giuseppe Artigiano in Via Tiburtina ha promosso una
Giornata di studi, a cui si affianca una Mostra iconografica
sul santo titolare, ideata e realizzata dalla socia Prof.ssa
STEFANIA COLAFRANCESCHI in collaborazione
con l’A.I.C.I.S. e il Comune di Piombino. Sita a Largo
S.Giuseppe artigiano, in una traversa all’inizio della
popolosa arteria romana, poco lontano dalla Stazione Tiburtina,
la chiesa si presenta nella sua particolarità, dotata
com’è di opere d’arte contemporanea,
tra cui spicca una vetrata di notevoli dimensioni, e tele
di vari autori.
Il socio GIANCARLO GUALTIERI di Roma ha
messo a disposizione la propria collezione, così
da poter articolare, insieme ad altro materiale tematico,
un percorso espositivo storico-tipologico che si presenta
così strutturato:
- San Giuseppe: incisioni, xilografie, stampe
- San Giuseppe padre: santini merlettati, e cromolitografie
- santini del ciclo giuseppino: Sposalizio, Visitazione,
Sogno
- santini Natività, Adorazione del Bambino, dei pastori,
dei Magi
- santini della Fuga in Egitto - santini della Sacra Famiglia
- santini della Vita a Nazareth - santini: San Giuseppe
offerente
- santini: Il Transito - La Statuaria - I Patronati - Le
Confraternite
- Libretti devozionali: novene, orazioni, preghiere.
- Frontespizi di opere a stampa del XVI-XVII-XVIII sec.
- Incisioni “Sette dolori et allegrezze di s.Giosefo”,
XVII sec.
- Incisioni “Memorie della vita di S.Giuseppe…
figurata”, XVIII sec.
- Stampe popolari e popolareggianti- Riproduzioni di arte
popo
lare siciliana - Un ciclo pittorico: Pietro Ivaldi, il “Muto”
di Toleto
- Riproduzioni artistiche inerenti san Giuseppe artigiano,
padre,
patrono e intercessore.
La Mostra è stata inaugurata il 19 aprile alle ore
17,00, con un intervento di presentazione, e resterà
aperta ai visitatori fino al 5 maggio con il seguente orario:
9-12, 16-19. Un santino commemorativo celebra l’evento,
e sarà a disposizione dei visitatori.
L’interesse dell’iniziativa è legato
all’articolazione per tipologie iconografiche, oltre
alla particolarità del materiale, che spazia dal
XVII sec. fino alla pubblicistica devozionale d’uso
corrente, dato che alcune stampe e santini continuano a
circolare, dimostrando la continuità di temi e motivi
di antica derivazione, o anche la persistenza di modelli
illustri: da Botticelli al Beato Angelico, da Raffaello
a Guido Reni, al Barocci, a Murillo…l’arte colta
e l’arte devozionale hanno espresso, nei loro diversi
linguaggi, una narrazione dai tratti dolorosi e poetici,
emblematici e rappresentativi, e sanno riproporsi, oggi,
ai nostri occhi, col messaggio denso e significativo di
un Dio Bambino, nato per riportare nel cuore degli uomini
la luce del divino. La prima pagina del Notiziario riporta
la riproduzione del canivet con la raffigurazione dipinta
nell’ovale di San Giuseppe, proprietà del socioGiancarlo
Gualtieri.
Parrocchia di S.Giuseppe Artigiano
Lettera del Parroco Don Marco
Al tempo di Pio XII fu “inventata” per il 1°
maggio la festa di San Giuseppe Artigiano, a rimorchio di
una festa civile, sindacale... poi, per far piacere al Papa,
intitolarono la nostra nascente parrocchia al patrono dei
lavoratori. Da allora sono passati 50 anni e noi oggi ci
ritroviamo a festeggiare il giubileo parrocchiale.Mi sembra
doveroso prestare la nostra attenzione a san Giuseppe. Un
uomo che iniziò pacificamente la rivoluzione operaia
ed ebbe nella sua bottega, come apprendista, Gesù!
In quella bottega di Nazareth il giovane lavorante, l'erede
figlio del fabbro, quando ebbe imparato l'arte del legno,
ne chiuse l'esercizio con nostalgia per mettersi a ricostruire
l'uomo annunciando imminente la venuta del Regno di Dio!
San Giuseppe è grande perché ha accettato
di amare in maniera sempre più nuova; è grande
per ché ha alimentato in sé un atteggiamento
di ascolto obbediente, di attenzione ai segni di Dio.
I «sogni» narrati nel Vangelo sono espedienti
stilistici per alludere alla voce di Dio che si faceva sentire
ai tornanti cruciali della sua vita: e lui stava attento,
per adeguarsi il più possibile alla volontà
del Signore. II sogno evoca la notte: quante volte Giuseppe
si è trovato nella notte della non comprensione,
del la non visione, ma poi il Signore gli ha dato l'appiglio
per venirne fuori. Guardare a Giuseppe, per noi in questo
giubileo parrocchiale, vuol dire riscoprire i lineamenti
costitutivi dell'esperienza cristiana con quel discernimento
che permette di capire quali siano le scelte più
importanti da attuare.
Giuseppe, uomo della notte, del silenzio e dei sogni, è
maestro della vita interiore. Come lui bisogna conquistare
spazi di silenzio per conoscere più chiaramente quello
che Dio vuole da noi. Ciò che conta - potrebbe dirci
Giuseppe - è vivere in comunione con il Signore così
da offrirgli ogni giorno la propria vita per vedersela ridonata
da lui. «Bisogna che egli [Gesù] cresca e io
diminuisca », dirà il Battista. Queste parole
possono rappresentare anche il motto di Giuseppe. «Gesù
cresceva in sapienza, età e grazia» (Lc 2,52)
e lui diminuiva fino a scivolare nell'ombra. Non una parola
sua che sia stata conservata. Ma la sua grandezza è
data dal fatto che si è consegnato a Gesù
come Gesù si è consegnato ogni giorno al Padre
fino al momento della donazione finale: «Nelle tue
mani consegno la mia vita». Nel mistero dell’incarnazione
Dio discende verso di noi perché noi ci consegniamo
a lui.
Giuseppe è entrato con docilità in questo
movimento. Qui sta la sua grandezza e la sua esemplarità.
Auguro a tutti in questa festa per il 50° della nostra
comunità parrocchiale di vivere come san Giuseppe.
Infatti, hanno colmato la sua vita la bottega, il lavoro,
la sinagoga, l'affetto di Maria, i pellegrinaggi a Gerusalemme
ma soprattutto la parola di Dio di cui Gesù era per
lui un segno piccolo eppure straordinariamente luminoso,
come quel piccolo lume che, dall'angolo più umile
della casa di Nazaret, offriva il conforto della sua luce
agli occhi e al cuore di tutti. Buona festa a tutti
DON MARCO
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MARIA, MADRE, MADONNA, MAGGIO NELLA DEVOZIONE
POPOLARE
Dumenza (Va) - 3-25 Maggio - Santini... e non solo
Il socio ANTONIO RIVA di Dumenza (Varese)
inaugurerà sabato 3 maggio presso i locali della
Chiesa di San Nazaro, in Via San Nazaro, a Dumenza una mostra
sul tema “Maria, Madre, Madonna, Maggio, nella devozione
popolare”.
L’esposizione che verte sul tema mariano in questo
150° anniversario delle apparizioni della Vergine a
Lourdes, vedrà in bella mostra alcune centinaia di
santini dal 1700 ai giorni nostri, stampe ed altri oggetti
relativi al tema stesso.
L’esposizione si prolungherà fino a domenica
25 maggio, ma sarà aperta al pubblico solo il sabato
e la domenica dalle 15.00 alle 18.00.
E oltre vedere la bella esposizione del nostro socio, è
l’occasione per visitare anche questa cittadina che
ha dato i natali al celebre Bernardino Luini (1481-1532),
pittore il cui stile si rifà alla scuola lombarda,
ma fortemente influenzato dalla pittura di Leonardo da Vinci,
che reinterpretò in chiave più popolare e
sentimentale.
Le prime testimonianze della sua attività risalgono
al 1507, data dell'affresco della chiesa della Beata Vergine
del Soccorso, a Geranzano, e la pala "Madonna
con il Bambino e due santi" conservata a Parigi.
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APPARIZIONI DELLA MADONNA A LOURDES -
150° Anniversario
Borgo Faiti (Lt) - 10/11 Maggio 2008 -
Il socio MAURIZIO PROSPERI, con il Circolo
“Tres Tabernae” di Cisterna
di Latina (LT) e l’ULAC – Unione Laziale Associazioni
Collezionisti, nell’ambito delle Giornate del Collezionismo
Pontino presenterà, oltre a una Mostra di Filatelia
Religiosa, anche una Mostra di immaginette sacre, entrambe
sul tema della Vergine Maria in occasione de’ “Il
150° anniversario delle apparizioni della Madonna a
Lourdes”.
L’allestimento è previsto nel Museo “Piana
delle Orme” a Borgo Faiti (Latina) per i giorni 9-10-11
maggio p.v.
Con proprie collezioni saranno presenti alla manifestazione
i soci: Mario CESARANO di Mariglianella,
Stefano IORI di Grottaferrata, Giancarlo
GUALTIERI e Renzo MANFE’
di Roma,Vincenzino MONACO di Molfetta,
Fabrizio PECCI di Alatri.
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20 MAGGIO - SAN BERNARDINO DA SIENA -
Rodigo (Mn) - 18-25 Maggio 2008
Il socio FRANCO BISLENGHI di Canneto sull’Oglio,
nell’ambito delle manifestazioni per la festa di San
Bernardino da Siena, santo Patrono di Rodigo (Mantova),
presenterà in questo Comune una mostra di immaginette
sacre.
L’organizzazione della citata esposizione è
a cura del Sen. CARLO GRAZIOLI, sindaco
di Rodigo, e della signora FLORIANA ARRIGONI.
L'origine di Rodigo si situa nel secolo XI, tra il 1050
e il 1100. Il nome Rodigo deve probabilmente le sue origini
al nome del fondatore 'Roto', ovvero 'del popolo dei Roti'.
In latino questa formula veniva scritta 'Rodingum', cioè
'Roti vicus', che per elisione e scambio di lettere si sarebbe
mutato in Rodi igo, cioè 'Luogo di Roto'. (Fonte:
Wikipedia).
La prof.ssa FRANCESCA CAMPOGALLIANI CANTARELLI
parteciperà con la propria collezione a questa interessante
esposizione che vedrà oltre 600 santini che spazieranno
dal 1700 ai giorni nostri.
Il Martirologio Romano così ci presenta la figura
di San Bernardino da Siena:“Bernardino da Siena, sacerdote
dell’Ordine dei Minori, che per i paesi e le città
d’Italia evangelizzò le folle con la parola
e con l’esempio e diffuse la devozione al santissimo
nome di Gesù, esercitando instancabilmente il ministero
della predicazione con grande frutto per le anime fino alla
morte avvenuta all’Aquila in Abruzzo”.
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IL SACRO CUORE DI GESU'
Milano, 24-25 Maggio 2008 - 6° Mostra
di santini
Il socio GIUSEPPE GOTTI di Milano inaugurerà
sabato 24 maggio 2008 una mostra di santini della propria
collezione nel “Salone delle Rose” della Parrocchia
Madonna della Divina Provvidenza in Milano – Via Arpino
11. (Zona: Quinto Romano).
La visita alla mostra sarà possibile fino a domenica
sera 25 maggio. Il tema dell’esposizione è:
“Il Sacro Cuore di Gesù”.
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"SICILIA, GIARDINO DI MARIA - Itinerario
devozionale mariano attraverso le immaginette"
Misilmeri (Pa), 24-31 Maggio 2008 -
Il socio ANTONINO COTTONE diMisilmeri,
al fine di rendere omaggio alla Vergine Immacolata di Lourdes,
in questo 150° anniversario delle apparizioni della
Madonna a Bernadette Soubirous, inaugurerà sabato
24 Maggio, una mostra mariana sul tema: ”Sicilia,
giardino di Maria. Itinerario devozionale mariano attraverso
le immaginette sacre”.
L’allestimento della mostra è previsto nei
locali della Parrocchia “Cuore Immacolato di Maria”
della propria città e sarà visitabile fino
al 31 maggio.
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-181-182 -187-188 -190/196 -198/200 -202 -204/212 -215 -217
-218 -220 -222/225 - 227/232 - 234/238 -241/243-245//247-250-252-255-259-261-263
-266 -273 -276 -277 -281-286 -288 -292/296 -299 -300 -303
-308-309-311-314/316-318- 319-322-323-326-328-331-339-340-347-363-365-366-374
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NOTIZIE DAL MONDO
LA MORTE DI CHIARA LUBICH
Chiara Lubich nasce a Trento il 22 gennaio 1920, seconda
di quattro figli. La madre è fervente cattolica,
il padre socialista. Il fratello Gino è fra le fila
dei partigiani, poi giornalista dell'Unità. Poco
più che ventenne, insegna alle scuole elementari
ed inizia gli studi di filosofia all'Università di
Venezia, spinta da un'appassionata ricerca della Verità,
quando durante la seconda guerra mondiale, sul crollo di
ogni cosa, comprende che solo Dio resta: Dio che è
Amore.
La sua vita si trasforma. Risponde al suo Amore scegliendolo
come unico Tutto: è il 7 dicembre 1943, data che
segna convenzionalmente gli inizi del Movimento che nascerà.
Il 13 maggio 1944 Trento è colpita da uno dei più
violenti bombardamenti. Anche casa Lubich è gravemente
lesionata. Mentre i familiari sfollano in montagna, ella
decide di rimanere a Trento per non abbandonare la nuova
vita nascente. E’ tra i poveri di Trento che inizia
quella che Chiara definisce "una divina avventura".
"Qualunque cosa hai fatto al minimo l'hai fatta a Me".
Condividono con i poveri tutto ciò che hanno. In
piena guerra, viveri, vestiario e medicinali arrivano con
insolita abbondanza, per le molte necessità. Sperimentano
l’attuarsi delle promesse evangeliche: "date
e vi sarà dato", "chiedete e otterrete".
Di qui la convinzione che nel Vangelo vissuto è la
soluzione di ogni problema individuale e sociale.
Nelle parole di Gesù, calate una ad una nel quotidiano,
e in particolare nel comandamento che Gesù dice "nuovo"
e suo, "amatevi l'un l'altro come io ho amato voi"
intuiscono esservi la legge perché si ricomponga
l’umanità disgregata.
E nel testamento di Gesù "che tutti siano uno",
trovano il perché della loro vita: "eravamo
nate per l’unità, per concorrere a realizzarla
nel mondo".
Tra le macerie abbraccia una donna impazzita dal dolore,
che le grida la morte dei suoi 4 figli. Avverte la chiamata
ad abbracciare il dolore dell'umanità.
Dall’incontro, nel 1948, con Igino Giordani, deputato,
scrittore, ecumenista, padre di 4 figli, il Movimento nascente
ha una sua nuova apertura sul sociale, sulla famiglia e
poi sul mondo ecumenico, tanto che Giordani viene considerato
confondatore. Per l’impatto con la sofferenza della
Chiesa dell’oltre cortina, nell’incontro con
chi era riuscito a fuggire, la spiritualità dell'unità
si diffonderà in tutto l’Est europeo sin dagli
anni sessanta.
Da quel piccolo gruppo nasce e si diffonde un movimento
di rinnovamento spirituale e sociale chiamato Movimento
dei Focolari. Pur essendo una realtà unica, per la
varietà delle persone che lo compongono (famiglie,
giovani, sacerdoti, religiosi e religiose di vari istituti,
e vescovi), si snoda in 18 diramazioni, di cui 6 movimenti
ad ampio raggio: Famiglie Nuove, Umanità Nuova, Movimento
Parrocchiale, Movimento Diocesano, Giovani per un mondo
unito, Ragazzi per l'unità, e molteplici realizzazioni
tra cui il progetto per una Economia di comunione in cui
sono impegnate oltre 750 aziende. 26 le cittadelle di testimonianza,
case editrici, periodici in varie lingue, più di
1000 opere e attività sociali.
Con la diffusione mondiale del movimento, crollano nazionalismi
e razzismi - pur a dimensione di "laboratorio"
- anche nei punti caldi del mondo, come Medio Oriente, Balcani,
Congo e Burundi, Irlanda del nord. "Lo sviluppo del
Movimento dei Focolari getta ponti tra le persone, le generazioni,
le categorie sociali e i popoli, in un’epoca in cui
le differenze etniche e religiose conducono troppo spesso
a conflitti violenti": è la motivazione del
Premio Unesco ’96 per l’Educazione alla Pace.
Questo contributo è riconosciuto anche da altri premi
internazionali, come il Premio Diritti Umani ’98,
e da cittadinanze onorarie conferitele da città come
Buenos Ai res, Roma, Firenze.L'esperienza del "date
e vi sarà dato", vissuta agli inizi, si ripete
cogli anni nelle più diverse situazioni quotidiane,
per la comunione dei beni che diventa stile di vita nel
Movimento. Si sperimenta in modo particolare nelle oltre
1000 opere e attività sociali. Nei Paesi emergenti,
gli indigenti stessi trovano una via per riscattarsi da
situazioni subumane.
E’ per l'impatto con il dramma della miseria alle
periferie di una metropoli come San Paolo, durante un viaggio
in Brasile, nel 1991, che Chiara dà il via al progetto
dell’Economia di Comunione, che ispira ora la gestione
di centinaia di aziende nel mondo e fa intravedere una nuova
teoria economica.
Viene presentata in convegni promossi da numerosi atenei
e organizzazioni internazionali, come a Strasburgo, in occasione
del 50° anniversario del Consiglio d'Europa, dove Chiara
stessa è invitata ad intervenire.
Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari e una
delle donne più influenti nel cattolicesimo moderno,
è morta il 14 marzo 2008 a 88 anni.
Lo ha riferito il suo movimento, precisando che la donna
è morta nella notte (intorno alle 2) per insufficienza
respiratoria nella sua casa a Rocca di Papa, a sud di Roma,
dove ha chiesto di tornare dopo essere stata ricoverata
in ospedale all’inizio della settimana.
Il movimento dei Focolari - che conta più di 140.000
membri e 2,1 milioni di simpatizzanti in 182 Paesi nel mondo
- tenta di diffondere i valori cristiani rafforzando le
famiglie tradizionali e proponendo il dialogo ecumenico
e interreligioso.
(Fonte: www.giovani.org)
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SANTA MARIA GORETTI, IL SUO PELLEGRINAGGIO
IN ITALIA
Prosegue il pellegrinaggio del corpo di santa Maria Goretti
tra Sicilia, Calabria e Campania iniziato da Nettuno, dove
riposa nel Santuario della Madonna delle Grazie, l’8
febbraio. Da ieri la salma della santa si trova nella parrocchia
di s.Maria Goretti a Vittoria, nel Ragusano, dove vi resterà
sino a lunedì quando sarà trasferita nella
chiesa di s.Maria degli Angeli a Canicatti ni Bagni, nel
Siracusano. Il giorno seguente, martedì 19, le spoglie
della santa saranno portate nel carcere di Noto, sempre
in provincia di Siracusa.
Il 20 febbraio è previsto il trasferimento in Calabria,
nella parrocchia di Marina di Tortora, nel Cosentino. Il
giorno seguente, giovedì 21 febbraio, il corpo della
santa viaggerà alla volta della Campania dove sarà
ospitato nella chiesa dei Sacri Cuori a Messigno-Fontanelle
(NA), tra Pompei e Castellammare di Stabia.
Il 22 febbraio sarà la parrocchia di Santissima Maria
Assunta a Dugenta, nel Beneventano, ad ospitare il corpo
anche per il giorno seguente. Il 24 e il 25 febbraio le
spoglie di s.Maria Goretti saranno ad Aiola (BN). Martedì
26 febbraio, il corpo sarà trasferito nella parrocchia
di santa Barbara a Nettuno.
(Fonte: Avvenire, 14.2.2008)
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SANTA BERNADETTE - RELIQUIA IN PELLEGRINAGGIO
IN ITALIA
Nel febbraio scorso è giunto in Italia il reliquiario
di S.ta Bernadetta,al fine di essere presente alla solenne
cerimonia, che ogni anno si celebra in San Pietro, alla
presenza del Papa, in occasione della giornata mondiale
del malato, l’11 Febbraio, anniversario della prima
apparizione a Lourdes. Il dorato tempietto neogotico che
racchiude le reliquie, - una costola della Santa - si conserva
a Lourdes dal 1925, quando, alla vigilia della beatificazione,
fu effettuata la terza ricognizione del corpo. Le stesse,
erano custodite nella seconda cappella a destra della Cripta,
sulla verticale della sottostante “Grotta delle Apparizioni.
Da qualche anno, il reliquario è posto sotto l’altare
della cappella dedicata a S. Bernadetta, che si affaccia
sull’Esplanade: l’enorme piazza antistante la
basilica del Rosario.
Il reliquiario, che per la prima volta lascia la cittadina
pirenaica, è giunto a Torino, all’alba del
sei febbraio scortato dalla gendarmeria francese e preso
in consegna da Don Gianni Toni, assistente regionale dell’Unitalsi.
L’operazione è stata possibile grazie all’interessamento
di questa nota associazione, che conta oltre trecentomila
volontari e che, da oltre un secolo, porta a Lourdes, sani
e malati, organizzando “treni bianchi” e pellegrinaggi.
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CLAMOROSO - PIO XII: "HO VISTO IL
MIRACOLO DEL SOLE"
Su "il Giornale" del 28 febbraio scorso, Andrea
Tornielli ha pubblicato un appunto manoscritto inedito di
Pio XII, emerso dalle carte della famiglia Pacelli. È
vergato a matita, riutilizzando un foglio nel quale il papa
aveva iniziato a scrivere a macchina le parole "Maria
… Maria". Descrive con stile notarile e asciutto
le quattro volte in cui Pio XII vide il cosiddetto "miracolo
del sole" mentre passeggiava nei giardini vaticani.
Il globo solare roteava ed era possibile fissarlo con lo
sguardo. Lo stesso avvenimento era accaduto il 13 ottobre
1917 a Fatima, al termine delle apparizioni mariane ai tre
pastorelli.
Papa Pacelli assistette all’identico fenomeno l’antivigilia,
la vigilia e il giorno della proclamazione del dogma dell’assunzione
di Maria in cielo (celebrata il 1° novembre 1950) e
infine nell’ottava della stessa cerimonia, l’8
novembre.
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BEATO PIERGIORGIO FRASSATI - RIESUMAZIONE
DEL CORPO
Durante il mese di marzo in cui è
stata riaperta la tomba di San Pio da Pietralcina, è
avvenuta un’altra ricognizione importante, quella
del Beato Piergiorgio Frassati giovane torinese, un’altra
figura di esempio per i giovani. Infatti, Il corpo del beato
Pier Giorgio Frassati, è stato riesumato lunedì
3 marzo nella Cappella San Massimo del Duomo di Torino,
e sarà portato a Sydney, in Australia, per la Giornata
mondiale della gioventù di luglio, a cui parteciperà
anche Papa Benedetto XVI.
Le spoglie di Frassati arriveranno in Australia insieme
ad una mostra dedicata alla sua figura: un evento significativo,
anche perché il giovane, morto nel 1925 all'età
di 24 anni e beatificato da Giovanni Paolo II nel 1990,
è stato indicato proprio come uno dei patroni della
Giornata mondiale della gioventù. I giovani pellegrini
di tutto il mondo potranno così confrontarsi in modo
ravvicinato con il suo esempio e la sua testimonianza di
amore per i poveri e di impegno nella società, così
come nella Chiesa.
ANTONINO COTTONE
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SCELTI I DIECI PATRONI DELLA GMG DI SYDNEY
2008
Dal Comitato organizzatore per la Giornata Mondiale della
Gioventù del 2008, prevista a Sydney dal 15 al 20
luglio prossimi, sono stati scelti i dieci patroni. Tra
questi, ci sono la protettrice d’Australia, N.S.della
Croce del Sud, S.Teresa di Lisieux e S.Maria Goretti. Tra
le donne, ci sono anche Faustina Kowalska, la prima Santa
del terzo millennio e la beata madre Teresa di Calcutta,
che ha dedicato la propria vita ai poveri. Tra i patroni
della GMG - rende noto l'agenzia Sir - c’è
inoltre la prima australiana ad essere stata beatificata
in Australia, Mary McKillop.
A loro si aggiungono altre figure straordinarie, tra cui
il servo di Dio Giovanni Paolo II ed il missionario francese
martire nelle isole Wallis e Fortuna, San Pietro Chanel.
Inoltre ci sono i beati Pier Giorgio Frassati, studente
testimone con parole e opere della fede in Cristo e Pietro
To Rot, martirizzato in un campo di concentramento giapponese
alla fine della II Guerra Mondiale.
“Quando si è trattato di decidere chi dovessero
essere i protettori di questa GMG – spiega il vescovo
coordinatore di Sydney 2008, mons. Anthony Fisher –
abbiamo focalizzato la nostra attenzione su figure che avrebbero
potuto ispirare i giovani. Esortiamo tutti i giovani a conoscere
la storia di queste figure e a pregare perché intercedano
per la GMG”.
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RICORRENZE, ANNIVERSARI
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FESTA DI SANT'AGATA A ROMA
S. Agata è stata celebrata solennemente
anche a Roma, cuore della cattolicità, in diverse
chiese che ne zelano il culto da secoli.
L’arciconfraternita dei Siciliani in Urbe, nella propria
chiesa di via del Tritone intitolata a Santa Maria Odigitria
patrona del popolo siciliano, alle ore 18.30 di martedì
5, festa liturgica di s. Agata v.m., ha ospitato mons. Luigi
Bommarito, arcivescovo emerito di Catania, che ha presieduto
la concelebrazione dell’Eucaristìa con il rettore-primicerio
mons.Giuseppe Baldanza e i sacerdoti Siciliani e catanesi
in particolare residenti nella città eterna, con
la partecipazione dei confrati, molti dei quali con il sacco
votivo, e delle consorelle dell’antico sodalizio siculo
nazionale, ora regionale.
Grande festa patronale e titolare nelle chiese di S. Agata
dei Goti alla Suburra in Via Mazza rino 16,filiale di S.
Maria ai Monti, di S. Agata in Trastevere in largo S.Giovanni
de’ Matha 91, filiale di S. Crisogono. Testimonianza
della diffusione del culto agatino nell’orbe cattolico
è la contemporanea presenza di almeno 10 chiese dedicate
alla protomartire catanese nella Roma medievale, delle quali
sono superstiti quelle della Suburra e Trastevere.
La prima, fondata nel V secolo, rappresenta l’unica
testimonianza del culto ariano-cristiano praticato dalla
comunità gotica di Roma. Consacrata da Gregorio Magno
al culto cattolico nel 593, è rimasta strutturalmente
invariata. Nel catino s’ammira la Gloria di S. Agata
opera del Gismondi oppure di Giovan Domenico Cerrini detto
il Cavalier Perugino.
La seconda fu costruita verso la fine dell’8°
secolo su commissione di Gregorio II per essere riedificata
tra il 1671 e il 1711. All’interno si venera il celebre
simulacro della Madonna del Carmine, detta di Noantri, patrona
del rione. Nell’abside spicca dipinto il Martirio
di S. Agata di Biagio Puccini.
ANTONINO BLANDINI
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TREVICO FESTEGGIA SANT'AGATA, "SORELLA
MAGGIORE" DI SANT'EUPLIO
Anche Trevico, l’antica cittadina montana dell’Alta
Irpinia fiera di custodire gelosamente e di venerare dall’XI
secolo, nella propria cattedrale-fortezza, le reliquie autentiche
del nostro martire compatrono sant’Euplio, ha festeggiato
con gioia sant’Agata nel giorno liturgico natalizio
del martirio.
Alle 17, il parroco don Michele Cogliani ha celebrato l’Eucaristìa
in onore della patrona principale di Catania in unione spirituale
e fraterna con i catanesi e nel ricordo della comune devozione
al giovane Euplio che, 53 anni dopo il martirio di s. Agata,
affrontò coraggiosamente le torture e la morte violenta
dopo aver testimoniato luminosamente la sua fedeltà
al Vangelo di Gesù Cristo.
L’iscrizione tombale di Julia Florentina dell’inizio
del IV secolo attesterebbe che nel cimitero cristiano di
via Dottor Consoli sarebbero stati sepolti i martiri cristiani
di Catania, tra cui molto probabilmente Agata ed Euplio,
che per diverso tempo formarono la venerata “coppia
consepolcrale” onorata nelle basiliche paleocristiane
martiriali erette nella necropoli fuori le mura di settentrione
della città.
La comunità ecclesiale trevicana - erede della diocesi
e della baronia di cui era patrono principale s. Euplio
e che comprendeva territorialmente anche l’attuale
centro di S. Agata di Puglia, l’antica “Artemisium”,
in provincia di Foggia nella parte confinante con quella
di Avellino, segno del secolare culto agatino - fin d’ora
attende con trepidazione il pellegrinaggio diocesano di
Catania che l’agenda pastorale ha fissato in agosto
in coincidenza con la festa liturgica di sant’Euplio.
I trevicani sono particolarmente legati alla comunità
parrocchiale catanese “S.Euplio” martire, di
cui è pastore zelante mons.Giuseppe Bruno e che sabato
2 febbraio scorso ha ospitato la sacra rappresentazione
de “Il Martirio di Sant’Agata” a cura
della parrocchia “Madonna del Divino Amore in Zia
Lisa” e diretta dal parroco padre Piero Sapienza.
Nel duomo di Trevico, parrocchia “Maria SS. Assunta”
e santuario “Madonna della Libera”, si zela
oltre al culto dei santi martiri catanesi Agata ed Euplio
anche quello di s. Rosalia, della quale si venerano alcune
reliquie. Nella frazione di Molini, il parroco ha aperto
al culto la nuova chiesa filiale dedicata a s. Lucia, vergine
e martire siracusana, e a S. Euplio, completando in tal
modo la presenza dei più celebri santi siciliani,
le cui reliquie potrebbero essere giunte in terra irpina
probabilmente ad opera dei primi Normanni che contribuirono
a liberare la Sicilia
dal dominio arabo.
ANTONINO BLANDINI
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VELNAUS: LA DANZA DELLE SPADE PER L'OTTAVA
DI SANT'AGATA
Nella cittadina di Velnaus in Val Cenischia,
in provincia di Torino e diocesi di Susa, nel giorno dell’ottava
(che si fa coincidere con la domenica successiva alla solennità
liturgica) della festa patronale di sant’Agata, venerata
compatrona assieme a san Biagio, si è ripetuto con
grande concorso di popolo l’antichissimo rito della
Danza delle Spade, conosciuta come uno dei momenti più
singolari e popolari del folclore delle Alpi Cozie ed eseguita
dagli spadonari che indossano un bellissimo costume con
un vistoso copricapo fiorito e guarnito di nastri multicolori:
i danzatori si esibiscono brandendo lo spadone al suono
della banda musicale del paesetto che conta meno di mille
residenti e sorge a 600 metri sul livello del mare.
Sono intervenuti alla suggestiva cerimonia il clero locale,
la compagnia del SS.Sacramento, la confraternita del SS.
Rosario, le autorità civiche e i rappresentanti delle
varie aggregazioni laicali. La giornata degli spadonari
dell’ottava è iniziata alle 10 davanti al municipio,
circa tre quarti d’ora prima che i 4 danzatori si
radunassero in casa del collega che abita più vicino
alla cinquecentesca parrocchiale “S.Biagio e S. Agata”
per consumare una colazione a base di Vin Brulè e
focaccia.
All’incontro hanno partecipato anche gli ex spadonari
perché lo spirito del fraterno cenacolo è
quello di onorare e ricordare i danzatori del passato. All’ora
stabilita, gli spadonari hanno raggiunto le autorità
civili e la banda davanti alla casa comunale e in corteo
sono arrivati sul sagrato della chiesa con i danzatori in
testa a passo di marcia seguiti dai musicanti. Tutti sono
entrati in chiesa per formare la successiva processione
aperta da tre chierichetti con la croce astile, seguiti
dai bambini, dalle donne, dai vigili del Fuoco e da due
spadonari.
Nella processione il ruolo delle donne è determinante:
quattro giovani consorelle del SS. Rosario portano su una
varetta il simulacro di s. Agata precedute e seguite dalle
priore che indossano un lungo velo bianco che scende dalla
testa - anticamente vestivano il tradizionale costume savoiardo
- e reggono in mano dei grossi ceri votivi accesi.
Seguono la Filarmonica e la Compagnia del SS. Sacramento
aperta dalla crocifera affiancata da due lanterniere; quattro
ragazzi portano la statua di s. Biagio (che si festeggia
il 3 febbraio) scortati da quattro priore del SS. Sacramento
seguite dagli altri due spadonari.
Chiudono il sacro corteo i sacerdoti e la popolazione maschile
adulta.
Al rientro i maestri di spada si sono disposti in piedi
ai 4 lati dell’altare della martire catanese per partecipare
alla celebrazione della messa con l’arma puntata a
terra; alla consacrazione si sono inginocchiati sulla gamba
destra con la spada sempre puntata a terra e hanno salutato
militarmente l’Ostia consacrata.
Finita la celebrazione, sono ritornati sul sagrato e accompagnati
dalla musica della banda hanno dato spettacolo con le loro
danze delle spade secondo l’antica tradizione gestuale
tramandata come arte ereditaria della danza da padre in
figlio.
La spada è ricurva, lunga circa un metro e mezzo,
con impugnatura lavorata e l’elsa mobile. I tipi di
danza sono 4: Punta, Quadri, Salto e Cuori. L’inizio
dipende dal via del direttore musicale: il primo gruppo
di danze è quello della Punta e dei Quadri. La prima
è una danza in linea con gli spadonari che restano
sempre allineati, mentre nella seconda si dispongono a quadrato.
La Punta era la danza di saluto che al mattino apriva lo
spettacolo e al mattino lo chiudeva: per 4 volte gli spadonari
puntano l’arma in avanti contemporaneamente e questo
movimento è detto “Saluto alla Spada”.
Terminati i 2 balli, dopo un intermezzo musicale, inizia
il “Salto e Cuori”: al posto del saluto saltano
girando completamente su se stessi. Nella Cuori la disposizione
è a croce-rombo.
ANTONINO BLANDINI
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54° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL SERVO
DI DIO ANTONIO SALMERI
Riceviamo da ANTONINO COTTONE di Misilmeri
la seguente notizia sul Servo di Dio Antonio Salmeri (1921-1954).
Il Card.Salvatore De Giorgi ha presieduto lo scorso 5 febbraio
alla celebrazione Eucaristica nella Parrocchia di Sant’Agata
in Villabate (Pa), nel giorno della Solennità della
Santa Patrona della comunità Villabatese.
In quello stesso giorno si è ricordata la nascita
al cielo del Servo di Dio padre Vittorio Salmeri. Il Cardinale,
infatti,durate l’omelia ha ricordato la figura del
Servo di Dio, soffermandosi sulla spiritualità di
questo sacerdote e sull’esempio che ha dato nella
sua giovane vita, e l’affetto che nutre per la comunità
e per la diocesi che lo ha avuto come Pastore e Guida per
dieci anni.
Domenica 9 febbraio il sindaco del Comune di Villabate,Gaetano
Di Chiara, con una solenne cerimonia ha intitolato piazza
Madrice al Servo di Dio padre Vittorio Salmeri, a seguito
dell´impegno assunto con i fedeli in occasione della
traslazione della salma del Servo di Dio villabatese dal
civico cimitero all´interno della chiesa di Sant´Agata.
“Un riconoscimento che tutta Villabate attendeva –
ha affermato Di Chiara - e che questa amministrazione vuole
tributare ad un santo sacerdote, che è d´esempio
a tutta la comunità”.
Padre Vittorio Salmeri era nato la notte di Natale del 1921
ed è morto il 5 febbraio 1954 in seguito ad un incidente.
Il 14 ottobre del 1988 si è aperta ufficialmente,
alla presenza del card.Salvatore Pappalardo, la causa di
beatificazione. Il processo informativo è stato chiuso
nel 2004.
“La sua vita esemplare - ha detto l´attuale
parroco della chiesa di Sant´Agata, padre Salvatore
Milazzo, che ha scritto,col patrocinio del Comune, un libro
su Vittorio Salmeri - è l´eredità più
preziosa per Villabate”.
ANTONINO COTTONE
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1908 - 2008 - CENTENARIO DELLA PROCLAMAZIONE
DI NS. SIGNORA DI BONARIA PATRONA MASSIMA DELLA SARDEGNA
Il socio LIBERO PIRASTRU di Serbariu ci
ha segnalato le celebrazioni avvenute a Cagliari in vista
del Centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria
a Patrona Massima della Sardegna.
La prima festa in onore della Celeste Patrona della Sardegna,
si è svolta il 25 marzo ed è stata caratterizzata
da due avvenimenti unici: l’esposizione per tutta
la giornata in basilica della cassa che ha contenuto l’immagine
di Nostra Signora di Bonaria nel suo giungere ai lidi di
Cagliari il 25 Marzo 1370 e l’inaugurazio
ne dell’anteprima di una mostra che verrà allestita
nella sua globalità in occasione dell’arrivo
del Santo Padre Benedetto XVI a Bonaria, nel prossimo mese
di Settembre.
L’iniziativa è stata curata dalla Sovrintendenza
archivistica per la Sardegna in collaborazione con i Padri
Mercedari e con l’Assessorato alla Cultura del Comune
di Cagliari. In questa anteprima sono stati esposti nella
biblioteca del convento di Nostra Signora di Bonaria alcuni
documenti originali inediti o poco conosciuti dell’archivio
dei Padri Mercedari insieme a pannelli illustrativi delle
tematiche che verranno riprese e ampliate nella mostra di
settembre.
Il 25 febbraio u.s. con la celebrazione di una solenne Messa
e con una particolare funzione è stato dato inizio
al Pellegrinaggio della Vergine per le diocesi di tutta
la Regione. Prima della Pasqua sono state visitate le Diocesi
di Ozieri, Alghero-Bosa, Nuoro e Sassari. Le altre Diocesi
invece riceveranno la visita dopo il periodo Pasquale.
L’immagine sarà accompagnata da due Padri Mercedari
che da sempre custodiscono il Santuario situato sul colle
di Bonaria. Inoltre, “come la statua giunse a Cagliari
via mare nel 1370, così a maggio la Madonna di Bonaria
sosterà in diversi porti della Sardegna per abbracciare
idealmente tutti i fedeli dell’Isola”.
Così padre Efisio Schirru, segretario generale per
il centenario della proclamazione di Nostra Signora Bonaria
a “patrona massima” della Sardegna, ha spiegato,
in una conferenza stampa a Roma, il senso del pellegrinaggio
“marino-mariano”, proposto dai padri mercedari
del santuario della Madonna di Bonaria (Cagliari).
“Il pellegrinaggio – ha detto il religioso –
si svolgerà a bordo di una nave, messa a disposizione
gratuitamente dall’armatore Vincenzo Onorato, devoto
della Madonna di Bonaria”. Nell’iniziativa,
che si terrà dal 13 al 20 maggio, saranno coinvolti
circa 200 volontari e 600 ospiti, tra autorità civili,
religiose e militari, impegnati nelle attività di
bordo e nelle strutture allestite nei porti, come celebrazione
eucaristiche, fiaccolate, recita del rosario sotto le stelle,
processioni. “I festeggiamenti per il centenario –
ha ricordato padre Schirru – sono iniziati a settembre
scorso e avranno il loro culmine il 7 settembre 2008 con
la visita di Benedetto XVI”.
Con il pellegrinaggio “marino-mariano”, ha concluso
il religioso, “vogliamo accrescere la devozione alla
Madonna in modo genuino e non superstizioso”.
Papa Benedetto XVI sarà quindi a Cagliari il 7 settembre
2008 per una visita di alcune ore al fine di incoronare
– a distanza di cento anni dalla prima proclamazione
– la Madonna di Bonaria, patrona della Sardegna. La
visita avrà il suo momento centrale nell’Eucaristia
che il Pontefice presiederà sul sagrato della Basilica
di Bonaria.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a Fra Efisio Schirru,
tel. 070/345058 -070/301747. (Avvenire, 14,2,2008)
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CATANIA - FESTA DELLA BEATA MORANO
Il socio RENZO MANFE’
ha inserito nel fondo sociale di Maggio 2008 l’immaginetta
di Madre Maddalena Morano.
Sabato 29, alle 21,00 a cura dell’Ispettoria siciliana
“Madre Morano” delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
nel santuario diocesano Maria SS. dell’Aiuto si è
tenuta una veglia di preghiera in onore della beata suor
Maddalena Caterina Morano, prima Superiora regionale (Madre
Ispettrice) delle FMA nonché direttrice, insegnante
e maestra delle novizie delle FMA, nel centenario della
morte. Domenica 30, nell’Ottava di Pasqua e nella
festa della Divina Misericordia, si concluderanno solennemente
le celebrazioni e le manifestazioni giubilari secolari con
una grande festa della Famiglia Salesiana di Sicilia per
la presenza di Madre Antonia Colombo, superiora generale
mondiale delle FMA e di migliaia di persone, laici, consacrate,
sacerdoti, coadiutori, cooperatori, ex allievi provenienti
da tutta l’Isola e da altre parti d’Italia,
come avvenne 14 anni fa in occasione della beatificazione
di Madre Morano per opera del servo di Dio Giovanni Paolo
II in visita pastorale a Catania.
Alle 9.30, avrà termine la lunga peregrinatio nazionale,
regionale e cittadina della venerata reliquia della beata
Morano con il trasserimento dalla parrocchiale “Maria
SS. dell’Aiuto” alla basilica cattedrale, dove
alle 10.30, l’arcivescovo metropolita mons. Salvatore
Gristina presiederà la solenne concelebrazione della
messa stazionale della II domenica di Pasqua. La liturgia
eucaristica sarà animata dal Centro giovanile salesiano
regionale e trasmessa in diretta mondiale dalle emittenti
Oasi TV e Telepace. Alle 15, sarà posta una targa
commemorativa a ricordo della festa dell’anno centenario
nel cortile Madre Morano della Casa Ispettoriale presso
l’Istituto Maria Ausiliatrice di via Caronda, con
la partecipazione musicale del gruppo bandistico del centro
diurno “Laura Vicuna”.
Dalle 16 alle 18, presso il complesso fieristico “Le
Ciminiere”, si svolgerà la festa salesiana
“Insieme…Segno di speranza”; lo spettacolo
ricreativo sarà animato dal CGS Miharamandea.
ANTONINO BLANDINI
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COMO - SULLE ORME DI DON LUIGI GUANELLA
NEL CENTENARIO DI PROFESSIONE
" Un grazie per un passato carico di futuro; un grazie
che diventa responsabilità di tutti, perché
facendo memoria delle origini possiamo vivere il dono ricevuto
con animo e ardore rinnovati". Don Alfonso Crippa,
superiore generale dell’Opera don Guanella Congregazione
dei Servi della Carità, ha aperto così, lo
scorso 24 marzo, nel santuario del Sacro Cuore a Como, le
celebrazioni per il centenario della professione religiosa
del fondatore. Il 24 marzo 1908, nello stesso santuario,
don Luigi Guanella (1842-1915) emetteva, con 10 sacerdoti,
la professione religiosa, dando così origine alla
Congregazione dei Servi della Carità. Il Centenario,
che si è aperto con la celebrazione presieduta dal
Superiore generale alla presenza delle due congregazioni
fondate da don Guanella (i Servi della Carità e le
Figlie di S.ta Maria della Provvidenza), della Famiglia
dei cooperatori e del Movimento laicale, si concluderà
il 22 marzo 2009 a Roma, nella basilica di San Giuseppe
al Trionfale.
Tra gli eventi previsti, un pellegrinaggio in Terra Santa
(21 aprile-3 maggio) e un convegno storico (il 7 giugno
a Como) con l’inaugurazione del museo “don Luigi
Guanella"
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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"
SANTA CHIARA, DA 50 ANNI PATRONA DELLA
TELEVISIONE
Il socio Dr.CARLO VINCENZO GRECO di Lecce,
per il 50° ann.rio della Santa di Assisi quale patrona
della TV, ha inviato un' immaginetta in quantitativo limitato
per cui è stata inserita nel “Fondo sociale
di Maggio 2008”.
Pio XII, il 14 febbraio 1958, ha proclamato Santa Chiara,
prima discepola di San Francesco, Patrona della Televisione,
in quanto nella notte di Natale del 1252 ebbe la grazia
di poter vedere dalla sua cella la celebrazione che si svolgeva
in chiesa. “Un’esperienza di televisione mistica”,
l’ha definita il cardinale Tarcisio Bertone, durante
la Messa celebrata ad Assisi, che ha concluso la giornata
di ricordo del 50.mo anniversario dell’iniziativa
di Papa Pacelli.
“Santa Chiara – ha detto il segretario di Stato
vaticano, accolto al suo arrivo dal vescovo di Assisi, mons.Domenico
Sorrentino - non è solo la patrona della tv, ma può
insegnare anche come rapportarsi oggi con il mezzo televisivo”.
Citando il Papa, il card.Bertone ha messo in guardia dai
rischi della manipolazione della realtà, dell’asservimento
agli interessi dominanti, della ricerca dell’audience
a tutti i costi.
“La comunicazione di massa - ha aggiunto - tende ad
imporre un modello culturale uniforme, basato sulla logica
del consumismo e del relativismo”. Ed ha concluso:
“L’esempio di Santa Chiara, invece ci aiuti
a riscoprire la dignità della persona e valori come
la famiglia, la vita, l’educazione dei giovani”.
La Messa celebrata nella Basilica della Santa è stata
preceduta da un convegno cui hanno preso parte, tra gli
altri, il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni
Sociali, mons.Claudio Maria Celli, il ministro delle Telecomunicazioni,
Paolo Gentiloni, e il presidente della Rai, Clau dio Petruccioli,
tutti concordi nell’affermare che l’audience
va sempre coniugato con la qualità dei programmi.
Consegnato anche il Premio televisivo Santa Chiara, che
quest’anno è andato alla trasmissione di Raiuno
“A sua immagine”.
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Padre MICHELE GIULIANO di
Marigliano ha trasmesso le seguenti immaginette:
- Santa Filomena, Vergine e Martire
(serie “MG-6”) - per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio”.
Santa Filomena si venera nella Chiesa dei Santi Pietro e
Paolo a Campagnola in provincia di Caserta.
Sul retro la preghiera: “O Dio, che allieti la tua
Chiesa nel ricordo di Santa Filomena vergine e martire,
per la sua intercessione e il suo esempio concedi anche
a noi fortezza e purità di spirito per seguire Cristo
sulla via della croce. Amen”.
- Santa Cristina, Vergine e Martire (serie “MG-18”)
Santa Cristina, viene venerata nella Chiesa di Santa Maria
di Monteverginella in Napoli.
Sul retro è riportata la seguente preghiera: “O
Dio, che hai unito alla Passione del tuo Figlio la gloriosa
Martire Santa Cristina, per la sua intercessione fa risplendere
su di noi la tua potenza e sostieni la nostra fede –
Amen”.
- Santa Gennara, Vergine e Martire
(serie “MG-14”)
Santa Gennara si venera nella cattedrale di Capua (Caserta).
Preghiera sul retro del santino:”O Signore, donaci
la tua misericordia, per intercessione di s.Gennara che
risplende nella Chiesa per la gloria della verginità
e del martirio”.
Ha inoltre trasmesso l’immaginetta-ricordo
nel quinto anniversario del suo sacerdozio “insieme
a Maria, Madre della Chiesa, eleva il suo magnificat alla
Misericordia del padre, rendendo grazie per questo ineffabile
dono.
Padre Michele Giuliano, che ringraziamo per il Suo prezioso
apporto come socio, ha celebrato lo scorso 23 febbraio il
V anniversario di ordinazione sacerdotale.
Il Consiglio Direttivo invia un cordiale augurio a Padre
Michele e invita i soci ad unirsi nella preghiera perché
il Signore lo aiuti nel suo prezioso ministero
pastorale a Marigliano (NA). Grazie Padre Michele!
Unitamente a queklle sopra elencate, ha
trasmesso anche l’immaginetta a segnalibro con l’iconografia
dell’Estasi di San Francesco (1729) del pittore Giovan
Battista Piazzetta, a ricordo della Prima Messa presieduta
il 6 ottobre 2007 nel Convento di San Vito a Marigliano
(NA) di FRA LEONE.
Anche a Fra Leone giunga il nostro augurio e la nostra preghiera
per la sua nuova attività pastorale nella Vigna del
Signore.
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24 GIUGNO - SAN GIOVANNI BATTISTA
Il socio GIUSEPPE FURIO di Manfredonia
ha trasmesso l’immaginetta di san Giovanni Battista
con l’invocazione “protegge te i nostri marinai
e benedite i cari emigranti in terre lontane” per
l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Giovanni Battista è l'unico santo, oltre la Madre
del Signore, del quale si celebra con la nascita al cielo
anche la nascita secondo la carne.
Fu il più grande fra i profeti perché poté
additare l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo.
La sua vocazione profetica fin dal grembo materno è
circondata di eventi straordinari, pieni di gioia messianica,
che preparano la nascita di Gesù. Giovanni è
il Precursore del Cristo con la parole con la vita. Il battesimo
di penitenza che accompagna l'annunzio degli ultimi tempi
è figura del Battesimo secondo lo Spirito.
La data della festa, tre mesi dopo l'annunciazione e sei
prima del Natale, risponde alle indicazioni di Luca. (Messale
Romano).
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BEATA CELESTINA DONATI (1843-1925)
Il socio LUCIO BIGI di Firenze ha inviato
per gli associati la nuova immaginetta della Beata Celestina
Donati, beatificata a Firenze domenica 30 marzo scorso,
per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Di fronte all’ “emergenza educativa” in
cui ci troviamo e alla quale papa Benedetto XVI fa spesso
riferimento, l’esempio della Beata Celestina Donati
dimostra che “anche nel nostro tempo educare al bene
è possibile”. Lo ha detto il cardinale José
Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi, presiedendo a Firenze il rito di beatificazione
di madre Celestina Donati, fondatrice delle Figlie Povere
di San Giuseppe Calasanzio. Madre Celestina, ha ricordato
ancora Saraiva Martins, “seppe unire contemplazione
e azione: visse con profonda intensità la devozione
a Gesù Crocifisso e fu ardente apostola della adorazione
perpetua dell’Eucarestia.
Ancora oggi, qui a Firenze, nella chiesa di san Giuliano
di Via Faenza, c’è l’adorazione perpetua
dell’Eucarestia da lei iniziata. Voleva, infatti,
che le sue figlie fossero ‘attendate sotto il Tabernacolo’.
Dedicata totalmente al servizio delle bambine e delle giovani,
soprattutto per le più svantaggiate - come ad esempio
le figlie dei carcerati - divenne madre attenta ed esperta
educatrice. Era guidata da un amore squisitamente materno,
nella sua opera pedagogica, fatto di umiltà, delicatezza
e tenerezza”.
La Messa è stata concelebrata dall’arcivescovo
di Firenze, cardinale Ennio Antonelli, oltre che dal suo
predecessore, il card. Silvano Piovanelli, dal vescovo ausiliare
Claudio Maniago e da altri vescovi toscani.
Marianna Donati, poi suor Celestina, nacque a Marradi, in
provincia di Firenze, il 28 ottobre 1848 e morì nel
capoluogo toscano il 18 marzo 1925.
Nel 1889 fondò la Congregazione delle Figlie povere
di San Giuseppe Calasanzio, dette appunto Calasanziane,
con lo scopo di educare cristianamente le bambine povere
e assistere i figli dei carcerati.
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13 GIUGNO - SANT'ANTONIO DA PADOVA
Il socio FURIO GIUSEPPE di
Manfredonia ha inviato 600 immaginette di Sant'Antonio di
Padova venerato nel Convento di Santa Maddalena dei Frati
Minori a Castelnuovo della Daunia (FG) per la campagna “Un
santino per ogni socio”.
Fernando di Buglione nasce a Lisbona. A 15 anni è
novizio nel monastero di San Vincenzo, tra gli agostiniani.
Nel 1219, a 24 anni, viene ordinato prete. Nel 1220 giungono
a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati
in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine
di Francesco d'Assisi. Ottenuto il permesso dal provinciale
francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando
entra nel romitorio dei Minori mutando il nome in Antonio.
Invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri
francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare
Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Per circa
un anno e mezzo vive nell'eremo di Mon tepaolo. Su mandato
dello stesso Francesco, inizierà poi a predicare
in Romagna e poi nell'Italia settentrionale e in Francia.
Nel 1227 diventa provinciale dell'Italia settentrionale
proseguendo nell'opera di predicazione. Il 13 giugno 1231
si trova a Camposampiero e, sentondosi male, chiede di rientrare
a Padova, dove vuole morire: spirerà nel convento
dell'Arcella. (Avvenire)
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BEATA VERGINE DI SAIANO
La socia SERENA SAPIGNOLI anche quest’anno
ha voluto omaggiare tutti gli associati con una immaginetta
della Madonna di Saiano di Montebello, per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio”.
La Torre e la Chiesa di Saiano sorgono su uno scoglio gessoso
non lontano dal greto del fiume Marecchia che qui, prima
di raggiungere il mare, si allarga in un'ampia ansa.
Oggi il territorio è parte dell'oasi naturalistica
di Montebello. Anticamente il luogo era sede di un Castrum
appartenente ai prìncipi di Carpegna e di cui si
hanno notizie sin dal 962. Il 15 agosto del 1996 il Santuario
di Saiano, oggetto di un attento restauro che ha portato
alla ricostruzione della sua cupola, è stato nuovamente
riaperto al culto. Attualmente è custodito da alcuni
frati francescani dell'ordine del Cuore Immacolato di Maria
provenienti dalla Colombia. Si tratta di cinque confratelli,
tutti giovani, tra i 18 e i 35 anni, giunti in Italia per
svolgere la loro missione.
Il Santuario della Madonna è visitabile tranne il
lunedì
(tel 0338/3124415),
La Madonna di Saiano è una statua in gesso, ritenuta
miracolosa, risale al XV secolo ed era oggetto di un particolare
culto: ogni 15 agosto si recavano alla chiesetta le partorienti
dell'intera valle a pregare la Vergine per un esito felice.
Il portale in bronzo realizzato su disegno dello scultore
Arnaldo Pomodoro, chiude il Santuario. L'opera rappresenta
il Marecchia e i suoi affluenti, ma, nella simbologia che
le ha voluto conferire l'autore, il Marecchia è la
Madonna che raccoglie come affluenti i suoi numerosi fedeli
per condurli fino al mare, ossia fino a Dio.
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1957-2007 - 50° ANNIVERSARIO DI DON
G. MOSCOTTI
Don DAMIANO MARCO GRENCI di Sesto San Giovanni
(MI) ha trasmesso l’immaginetta del 50° anniversario
sacerdotale di Don Giuseppe Moscotti, Parroco di Lissone
(MI), per la campagna “Un santino per ogni socio”.
Preghiera:“Gesù buon pastore 50 anni fa mi
hai detto: vieni e seguimi. Io ti ho risposto eccomi. Ora
se qualcosa mi rimane da donare ai miei fratelli ancora
ti dico eccomi”. (Lissone, 27 maggio 2007).
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18 GIUGNO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI MADRE
MARGHERITA
I soci GIULIANA FARAGLIA
e RENZO MANFE’ di Roma, hanno procurato
600 immaginette di Madre Margherita Diomira Crispi per l’iniziativa
“Un santino per ogni socio”.
Diomira Lodovica Romana Crispi nasce il 19 novembre 1879
a Partinico (Palermo). Nel 1886, a 7 anni circa, rimane
orfana del papà Ferdinando.
La giovane Diomira rivela fin da allora la sua vocazione
religiosa che si traduce, crescendo, in opere di attiva
evangelizzazione nel mondo. Nella città di Roma entra
nell’antico “Conservatorio Divina Provvidenza”
a Ripetta, dove alimenta il suo slancio mistico in una lotta
interiore che inizia a farsi sentire cocente. La sua formazione
culturale e sociale, adeguata all’estrazione aristocratica
da parte della mamma Rachela Rubeis Mattei, le consente
di studiare e giungere a parlare correttamente anche il
francese, l’inglese e lo spagnolo.
Nel luglio del 1905 ottiene il diploma della Scuola Normale
“Margherita di Savoia” di Roma, dopo che, nel
1901 entra tra le “Figlie della Croce” e, nel
1903, nel “Collegio Santa Cecilia”, è
sotto la guida paterna di Mons.Ettore Savazzini che la influenza
veramente molto spiritualmente da infonderle tutta la forza
necessaria per affrontare a viso aperto e con la serenità
dei giusti le insidie del mondo.
Ella pensa alla fondazione di una nuova Congregazione religiosa.
In un primo momento, con la signorina Rosa Maio cerca di
aprire una Casa Religiosa a Sferracavallo (Palermo).
Ma i disegni di Dio sono imperscrutabili! Dopo breve tempo
si dividono: Rosa Maio sarà la Fondatrice delle
“Suore Francescane Missionarie dell’Eucaristia”
e Diomira Crispi delle “Oblate al Divino Amore”,
Congregazione questa che trova a Monreale (PA) sostegno
e protezione nella persona del Santo Arcivescovo Monsignor
Augusto Intrecciatagli. Siamo nel 1922. La comunità
monrealese si incrementa rapidamente.
Il fine è raggiunto: consacrazione a Dio, Trino e
Uno; imitazione di Gesù; offrirsi vittime per il
Vicario di Cristo, il Papa e per il sacerdozio cattolico;
attendere all’educazione dei fanciulli e della gioventù;
attuare il Regno
di Dio nell’umiltà e nell’amore.
Così per le “Oblate” viene anche il tempo
delle missioni che largamente prosperano nelle Americhe.
Il 18 giugno 1974 la Rev.ma Madre Crispi è accolta
nella gloria del Risorto. Le lacrime e le preghiere profuse
per lei richiamano i suoi insegnamenti, la sua fortezza,
la sua amabilità.
Le sue spoglie riposano in Roma (Via Marruvio 4), nella
Cappella della Casa Generalizia e continua a spargere grazie
dal Cielo sulle sue dilette Figlie e sopra tutti i suoi
devoti.
E’ in corso la causa di beatificazione.
Quanti riceveranno grazie per intercessione di Madre Crispi,
sono pregati di darne notizia scrivendo alla Madre Generale
della Congregazione delle Suore Oblate al Divino Amore –
Via Marruvio 4 – 00183 Roma RM. R.M.
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