Venne subito stabilito anche il nome: “A.I.C.I.S. – Associazione Italiana Collezionisti
Immaginette Sacre”. Ma pur perdurando l’entusiasmo, dopo la ovvia stasi
estiva per il periodo di ferie, la realizzazione effettiva di questa Associazione cozzò
contro la difficoltà di reperire una sede idonea, sulla mancanza iniziale di fondi, su discussioni continue circa lo statuto e il regolamento.
L’idea della Mostra fu, intanto, recepita anche a Campofilone, un paesino delizioso
delle Marche, dove la cooperativa locale culturale “Confronto e Rinnovamento”
organizzò anch’essa una mostra di immaginette, riscuotendo altrettanto successo.
Ripetè, pertanto, la mostra anche nell’estate del 1982, con la consulenza e l’appoggio
del comm.Angiolino, animatore della costituenda A.I.C.I.S.
L’inizio del 1983 vide il gruppo promotore dell’AICIS assai avanti nella compilazione
delle norme statutarie ed ebbe l’offerta del padre Lucio Migliaccio OMD di una
sede al centro di Roma, in Piazza Campitelli.
Il 7 aprile 1983, perciò, in un incontro conviviale, i principali promotori poterono
così stabilire lo schema anche di elezioni sociali, con candidature alle cariche, e di
dare ogni appoggio alla mostra di Campofilone, che avesse in fase di preparazione
la propria terza edizione espositiva.
Ci vollero comunque altri 4 mesi per poter arrivare alla effettiva assemblea costitutiva
dell’A.I.C.I.S. e prime elezioni.
Diramati gli inviti a quanti avevano per ciò dimostrato interesse, il 6 luglio 1983 si
ebbe così finalmente – nella sede di Piazza Campitelli 9 – il primo incontro ufficiale.
I presenti – non numerosi invero (alcuni avevano inviato comunque la propria delega),
nominato Segretario dell’incontro Anselmo Terminelli, hanno svolto i lavori, ai
quali tutti hanno dato il proprio valido contributo.
Il Padre Lucio Migliaccio, che ha ospitato l’associazione costituenda, ha innanzi
tutto sottolineato l’aspetto anche religioso del collezionismo di Immaginette Sacre,
attraverso il quale si può svolgere anche dell’Apostolato in ambienti perfino non
cattolici. Il comm.Angiolino ha poi riassunto la storia della costituenda associazione,
ed il lavoro fatto in questi tre anni, per arrivare a questa giornata conclusiva.
Si è passati, quindi, alla lettura, articolo per articolo, dello statuto e del regolamento e – o dopo gli emendamenti ultimi, dovuti ad ulteriori proposte e discussioni –
alla relativa approvazione.
L’assemblea ha quindi fissato le quote sociali in lire 5.000 d’iscrizione per tutti; e
di L.10.000 per i soci ordinari, 20.000 per gli enti ed associazioni, e di L.5.000 per i
giovani sotto i 18 anni.
Dopo aver regolarizzato i presenti la
propria quota, e quella dei rappresentati
per delega, onde essere effettivamente
e regolarmente associati, si è
provveduto ad eleggere il seggio elettorale
a presiedere il quale è stato
votato alla unanimità il padre Lucio
Migliaccio, mentre scrutatori sono
stati eletti Monsignor Piero Amato e il
rag.Francesco Ruggiero.
L’assemblea ha anche stabilito la pubblicazione – nei limiti delle possibilità finanziarie
dell’A.I.C.I.S. – di una circolare mensile di collegamento, ed il comm. Angiolino
ha offerto la testata del “BOLLETTINO FAC” di sua proprietà, per tale uso.
La testata è stata appositamente ridisegnata dal dr. Adriano Perone, illustratore
delle riviste scout dell’A.S.C.I. “Jau!” e “L’Esploratore”, vincitore del concorso indetto
nel 1970 dalla Federazione Nazionale Commercianti Filatelici Italiani per un
bozzetto per francobollo, ed autore dei bozzetti dei francobolli italiani per i “Giochi
della gioventù” del 1971. A lui si deve anche il simbolo dell’A.I.C.I.S.
(Bollettino FAC – mensile d’informazione – Aut.Trib. di Roma n.14183 del
12.XI.1971 – Stampa: Tip.Liberti – RM – Direttore Resp.Gennario Angiolino).
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MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE
I SANTINI DEVOZIONALI DAL 1700 AD OGGI
Rodigo (MN) 18.25 Maggio 2008 - Mostra di Immaginette Sacre
Il socio Franco BISLENGHI di Canneto sull'Oglio (Mn) ha allestito, nel Centro culturale di villa Balestra nel Comune di Rodigo, a 15 km. dal capoluogo, una mostra di santini nell'ambito di varie esposizioni dirette dalla Presidente Floriana ARRIGONI, tra le quali, molto interessante una esposizione di documenti antichi della famiglia Gonzaga.
La mostra, organizzata dal Senatore Carlo GRAZIOLI, sindaco di Rodigo, in questa villa del XVI secolo, che costituisce il principale riferimento per le iniziative
socio-culturali che il Comune stesso promuove, è risultata di estremo interesse e di forte richiamo non solo per la cittadinama anche
per le popolazioni dei paesi confinanti, tenuto
anche conto del periodo purtroppo molto piovoso. L’occasione è stata la festa patronale di
San Bernardino da Siena, Patrono di Rodigo che è stata celebrata il 20
maggio e che ha visto molte manifestazioni affollarsi contemporaneamente
nel citato comune, sorto tra il 1050 ed il 1100.
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IL 150° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI DELLA MADONNA A LOURDES
Borgo Faiti (Lt) . 9.11 Maggio 2008
Mostra di Filatelia Religiosa e di immaginette
Il socio Maurizio PROSPERI si cisterna di Latina, (LT) ha allestito, nell'ambito di una esposizione di filatelia religiosa, una Mostra di immaginette sul tema: " Il 150° anniversario della apparizioni della Madonna di Lourdes", nel museo Piana delle Orme a Borgo Faiti nei
giorni 9-10-11 maggio. Moltissimo il pubblico presente alla manifestazione.
Hanno partecipato i soci Mario CESARANO di Mariglianella, Giancarlo GUALTIERI e
Renzo MANFE’ di roma, Fabrizio PECCI di Alatri. A tutti l'Organizzazione invia un "Attestato".
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"SAN GIUSEPPE NELL'ICONOGRAFIA"
Roma, Parrocchia di S. Giuseppe Artigiano, 19 aprile-25 Maggio 2008 Mosdtra A.I.C.I.S. di Immaginette sacre dal '700 ad oggi
San Giuseppe artigiano attraverso l'arte: un percorso in immagini dale incisioni alle stampe devozionali
La Parrocchia di San Giuseppe Artigiano, in occasione del Cinquantenario dallafondazione, ha promosso una Giornata di Studi ed una Mostra iconografica sul santo titolare, in collaborazione con il Centro Studi San Giuseppe,l’A.I.C.I.S.* e il Comune di Piombino.
Giancarlo GUALTIERI ha messo a disposizione la
propria collezione, così da poter articolare, insinme ad altro materiale tematico, un percorso espositivo storico-tipologico così strutturato:
- San Giuseppe: incisioni, xilografie, stampe
- San Giuseppe padre: santini merlettati, e cromolitografie
- santini del ciclo giuseppino: Sposalizio, Visitazione, Sogno
- santini Natività, Adorazione del Bambino, dei pastori, dei Magi
- santini della Fuga in Egitto
- santini della Sacra Famiglia -santini della Vita a Nazareth
- santini: San Giuseppe offerente
- santini: Il Transito - La Statuaria - I Patronati
- Le Confraternite - Libretti devozionali: novene,
orazioni, preghiere.
- Frontespizi di opere a stampa del XVI-XVII, XVIII secolo
- Incisioni “Sette dolori et allegrezze di S. Giosefo" - XVII sec.
- Incisioni “Memorie della vitadi S. Giuseppe... figurata”, XVIII sec.
- Stampe popolari e popolareggianti
- Riproduzioni di arte popolare siciliana
- Un ciclo pittorico: Pietro Ivaldi, il “Muto” di Toleto
- Riproduzioni artistiche inerenti san Giuseppe artigiano, padre, patrono e intercessore.
Il 19 aprile si è aperta, nella chiesa parrocchiale che ospita la Mostra, la giornata
di studio su San Giuseppe. A rappresentare l’AICIS erano presenti il Vice Presidente Renzo MANFE' ed il Segretario Giancarlo GUALTIERI.
Ha apertto i lavori S.E. Rev.ma Mons. LUIGI MORETTI, Vicegerente della Diocesi di Roma che ha dato l’avvio alla giornata di studio in onore e di san Giuseppe ed il prof. Padre TARCISIO STRAMARE, dei padri Oblati di San Giuseppe, docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Urbaniana e la Facoltà Teologica Marianum di Roma, ha tenuto una dotta conferenza sul tema “San Giuseppe nel mistero dell’Incarnazione”. P. FRANCESSCO VERRI ha quindi parlato su “Giuseppe e
famiglia nella pittura di un artista torinese del XX secolo”.
Dopo il pranzo offerto dalla parrocchia si sono ripresi i lavori con n una conferenza del parroco Don MARCO VALENTII “Un esempio significativo di iconografiia di San Giuseppe artigiano nella parrocchia”.
Ha preso quindi la parola la nostra socia prof.sa STEFANIA COLAFRANCESCHI che ha illustrato immagini in diapositive sul tema “Iconogrrafia di San Giuseppe artigiano tra quotidianità e simbologia”.
Ha avuto poi la parola GIANCARLO GUALTIERI) che si è soffermato sulle immaginette della mostra iconografica, oggetto di una sua ricerca.
L’esposizione ha come tematica un suo percorso volto ad esaminare i vari aspetti di San Giuseppe, “vir iustus”, uomo giusto, Patrono della Chiesa Universale: san Giuseppe interlocutorio; san Giuseppe con il bastone, quale ultimo patriarca; san Giuseppe accogliente e, operoso, falegname, padre, Sacra Famiglia Operosa, San giuseppe e il bambino; san Giuseppe con il Libro; san Giuseppe sulla nuvola (intercessore) e san Giuseppe in gloria.
In merito la Prof. Stefania COLAFRANCESCHI che, a completamento del disorso tematico dei santini di Gualtieri, (un quadro di immaginette era della socia Orietta PALMUCCI), ha esposto circa 220 immagini e stampe relative a San Giuseppe en scrive: “Le varie tipologie fanno riferimento all’iconografia nel suo
complesso, quale conosciamo
sia attraverso i cicli cristologici,
mariani e dell'infanzia, sia attraverso i cicli a lui dedicati, oltre alle numerosissime opere a sè stanti.
Queste raffigurazioni talvolta si ricollegano a momeni ben precisi della vita di S. Giuseppe, in alòtri casi rappresentano episodi di vita famialire, privi di riferimenti testuali: in ogni caso, ne ripercorrono le tappe a partire dal Sogno, lo Sposalizio, il Viaggio, la Nascita, l'Adorazione dei Pastori, dei Magi, la Presentazione al Tempio, la Circoncisione, la Fuga in Egitto, il Ritorno dall'Egitto, la vita a Nazareth, il Ritrovamento nel Tempio… fino al Transito.
Il percorso visiivo è frutto di una selezione mirata ad attestare la persistenza delle tipologie e la loro continuità temporale. Inoltre, si è voluto proporre opere esemplari e nello stesso tempo poco note o inedite, raccolte grazie alla ricerca interdisciplinare sulla Natività, che permette da un lato di ampliare il bagaglio cognitivo, e d’altra parte consente di riconnettere temi e motivi arcaici.
La figura di San Giuseppe, alla luce e delle molteplici letture di cui la tradizione ha serbato memoria, ci viene restituita sotto una luce più vivida, con uno spessore umano e sacrale sorprendente; è un protagonista della storia biblica, dai tratti fortemente simbolici, espressivi del disegno divino".
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SAN GIUSEPPE ARTIGIANO ATTRAVERSO L'ARTE - UN PERCORSO DALLE INCISIONI ALLE IMMAGINI DEVOZIONALI
ROMA, 13-15 GIUGNO 2008
La Ven. Arciconfraternita di Maria
Santissima dell’Orto, in collaborazione
con il Centro Studi San Giuseppe, il Centro “Luigi Huetter” per
lo Studio e la Documentazione sulle
Confraternite e le Università di
Arti e Mestieri e l’A.I.C..I.S., ha esposto nella propria sede di Via
Anicia 100 in Roma, nella famosa Trastevere, la Mostra iconografica su S.Giuseppe artigiano, che era stata allestita in occasione del Cinquantenario della parrocchia romana di S. Giuseppe Artigiano nella zona Tiburtina.
Un grazie sentito ai soci Bruno FORASTIERI, Giancarlo GUALTIERI, Enrica CARIONI, Stefania COLAFRANCESCHI e Renzo MANFE’ che hanno collaborato
al concreto allestimento dei 37 quadri e cavalletti della bella esposizione.
Il materiale, come noto comprendeva le immaginette di GIANCARLO GUALTIERI e le incisioni, stampe e riproduzioni tematiche della socia Prof.ssa STEFANIA
COLAFRANCESCHI, in modo da permettere di articolare un percorso espositivo storico-tipologico così strutturato: San Giuseppe: incisioni, xilografie, stampe; San Giuseppe padre: santini merlettati, e cromolitografie; santini del ciclo giuseppino
o: Sposalizio, Visiitazione, Sogno; santini Natività, A dorazione del Bambino, dei
pastori, dei Magi; santini della Fuga in Egitto; santini della Sacra Famiiglia; santini
della Vita a Nazareth; santini: San Giuseppe offerente; santini: il Transito.
E inoltre: la Statuaria, i Patronati, lle Confraternite, i Libretti devozionali: novene,
orazioni, preghiere; Frontespizi di opere a
stampa del XVI XVII-XVIII sec.
- Incisioni “Sette
dolori et allegrezze
di s.
Giosefo”, XVII sec.; le Incisioni “Memorie della vita di San Giuseppe… … figurata”, XVIII sec.; le Stampe popolari e popolareggianti; delle Riproduzioni di arte popolare siciliana; un ciclo pittorico: Pietro Ivaldi, il “Muto” di Toleto; e, infine, le Riproduzioni
artistiche inerenti san Giuseppe artigiano, padre, patrono e intercessore.
L’esposizione inaugurata il giorno della festività di sant’Antonio da Padova (13 giugno), ha visto una otttima frequenza di visite nei giorni 13, 14 e 15 giugno.
La mostra veniva ripetutamente illustrata sia da Giancarlo Gualtieri, seguendo i visitatori nella parte espositiva relativa alle immaginettete con dettagliate spiegazioni sulla storia del santino, sia dalla prof.sa Stefania Colafranceschi che completava la visita degli ospiti con ampie informazioni sui 220 pezzi da lei esposti
a corollario della sto ria di S. Giuseppe e.
Al termine della visita, il socio BRUNO FORASTIERI, segretario della Ven. Arciconfraternita di Maria SS.ma dell’Orto, e la prof.ssa Colafranceschi accoglievano i visitatori nella Chiesa (1495-1585) di s.Maria dell’Orto che è uno
straordinario insieme di splendide testimonianze culturali ed antiche, anche su San Giuseppe. In abbinamento poi avveniva la visita dell’ Oratorio, terminato nel 1563 e della Sacrestia iniziata nel 1561.
La zona della mostra e della chiesa era denominata “campi di Muzio Scevola”
(Prata Mutia) ed è tradizionalmente ritenuto il luogo che aveva ospitato l’accampamento di Porsenna. Ricordiamo qui la vicenda che è ambientata nel periodo della lotta tra Roma ed il popolo etrusco. Il protagonista è Caio o Muzio, un giovane romano, che travestito da soldato etrusco riesce ad entare nel campo nemico per uccidere il re Porsenna. La fatalità vuole che il Romano sbagli tenda ed uccida un ufficiale. Viene catturato e condotto alla presenza del re etrusco. Caio o Muzio proclama la volontà degli altri soldati di uccidere Porsenna, ma intanto lui pone la mano destra sul braciere per autopunirsi dello sbaglio commesso. Porsenna, colpito da un gesto così coraggioso, stipula la pace con Roma. Da questo episodio derivò il nome dato al giovane "Scevola" ossia "mancino".
I visitatori rimanevano entusiasti di questo felice connubio: la mostra su san Giuseppe e la visita alla Chiesa. L’interesse dell’edificio, d’altronde, non è costituito soltanto dall’intrinseco significato religioso-artistico, ma anche da ciò che esso ha rappresentato socialmente e culturalmente nella vita di Trastevere e di tutta la città.
Tutto era nato da una guarigione miracolosa (c. 1488) che un povero ortolano aveva ricevuto da un’immagine della Vergine con il Bambino dipinta sul muro di un orto; questi fece voto di accendere in
perpetuo una lampada dinanzi all’immagine miracolosa.. Altri fedeli avevano seguito l’esempio del povero contadino contribuendo all’intensificarsi del culto di fede, Papa Alessandro VI creò nel 1492 la Confraternita della Madonna dell’Orto, elevata poi al rango di Arciconfraternita nel 1588 da Papa Sisto V.
Grande la soddisfazione degli organizzatori per questa interessante esposizione
sullo Sposo di Maria Vergine che ha richiamato, oltre ai soci AICIS, visitatori di
passaggio a Trastevere, appassionati di stampe devozionali, cultori di immaginette
sacre e studiosi di iconografia in generale e su San Giuseppe e in particolare.
(Un “grazie” all’efficiente Claudio FORNAI)
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GESU' DA BETLEMME AL CALVARIO
Cislago (Va) 22 giugno 2008 - Mostra di immaginette
Il Gruppo Artistico Culturale “IL GRAPPOLO"
a Cislago (Varese), la scorsa domenica 22 giugno, ha organizzato nel
Sottopalestra delle Scuole Elementari in Piazza Enrico Toti la Mostra "Gesù da Betlemme al Calvario"
Animatore dell’iniziativa il nostro efficiente associato
LUCIANO GALBUSERA di Cislago.
La bella ed interessante esposizione di
circa 1600 immaginette
che riguardavano un periodo
dal 1700 ad oggi, ha richiamato molti visitatori, curiosi ed appassionati del settore.
Hanno partecipato come espositori, oltre il citato
Sergio AGLIETTI, Enrica ALBERTI, Olga e Carlo MANZELLA, Vito LIBONI,il Prof. Marcello VENDEMMIATI, Roberto DESANTIS e per l'Archivio Storico di saronno Sergio BEATO.
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SICILIA, GIARDINO DI MARIA
Misilmeri (Pa) 24 Maggio - 1 Giugno - Mostra di immaginette
Il Socio Antonino COTTONE ha allestito dal 24 Maggio al 1° giugno u.s. una bella esposizione di immaginette devozionali intitolata "Sicilia, il giardino di Maria"
L’esposizione è
stata ospitata
in Misilmeri in due
ambienti presso i
locali adiacenti alla Parrocchia Cuore immacolato di Maria, in coincidenza dei locali festeggiamenti in onore del Cuore Immacolato.
Nel 150° ann.rio di Lourdes,“Sicilia, giardino di Maria”, il titolo che ho voluto dare alla mostra proprio per ricordare questo grande legame della Vergine Maria alla Sicilia della quale è compatrona.
Nella mostra
erano presenti immaginette mariane provenienti da moltissimi paesi
siciliani, montate su dei pannelli e poi suddivise per provincia. I
giornali ne hanno parlato molto e ho
avuto grandi soddisfazioni.
I visitatori sono stati per lo più persone del paese, passanti, vecchiette che uscivano dalla chiesa.
Una delle cose che mi ha maggiormente colpito è stata l’attenzione dei visitatori sugli svariati titoli mariani, infatti qui in Sicilia, un detto
popolarissimo è “ MA QUANTO TITULI AVITI” (MARIA UNA
SIETE E TANTI TITOLI AVETE) ed
erano proprio le vecchiette che mi
ricordavano questo proverbio.
Mi fa piacere rendere partecipi gli amici collezionisti attraverso le foto dell’evento e un piccolo video che ho
realizzato
su: http://it.youtube.com/watch?v=4oOWcWI46aU
Un sentito grazie alla Famiglia AGNELLO pe la gentile concessione dei locali e al sig. Parroco don Vincenzo CATALANO per la sua sempre pronta amichevole disponibilita.
ANTONINO COTTONE
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SANTINI, BIBBIA DEL POVERO
Roma, 1 giugno 2008 - Mostra di immaginette sacre
Il primo giugno scorso sono stati celebrati i festeggiamenti in onore di San Bonaventura, Patrono della Parrocchia situata a est di Roma, in zona Torre Spaccata.
Per l’occasione il socio MASSIMO MARCUCCI di Roma, grazie anche al prezioso supporto offertogli dal parroco DON ANDREA BUZUR ed alla fattiva collaborazione del Comitato organizzativo sig. GIANCARLO TODISCO ha allestito una Mostra di immaginette sacre. I santini abbracciavano un largo periodo storico della storiadel santino, dal 1700 fino agli inizi del 1900 ed erano di tipologie er caratteristiche le più varie: a collage, a libretto, sorpresa, a teatrino, merlettati, trinati, con tessuto, con porporina, ec.
Come è sua abitudine in queste circostanze, Marcucci presenta tali immaginette accompagnando
il visitatore con spiegazioni e immergendolo nel dovuto periodo storico
della storia del santino dall’invenzione della stampa ad oggi. Moltissime le
domande da parte di visitatori, dai semplici curiosi agli appassionati di santini e anche di studiosi del settore. Egli ha gentilmente e con pazienza fornito a tutti delucidazioni ed esaurienti risposte. La stessa comunità parrocchiale gli ha riservato accoglienza festosa e familiare.
Questa esposizione di inizio giugno
ha confermato ancora una volta l'apprezzamento sia da parte dei giovani che dei meno giovani. E' stata anche una nuova testimonianza di alto valore spirituale ed artistico. Nel contempo costituisce una evangelizzazione poiché le immaginette attraverso il loro linguaggio figurato parlano, affermano e confermano.
In merito, lo stesso fondatore della compagnia di Gesù, sant'Ignazio di Loyola,
affermava: "Le immaginette sacre sono la Bibbia del povero, insegnando il Vangelo attraverso le figure, a chi non sa leggere".
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Il 150° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI DELLA VERGINE A LOURDES
Roseto degli Abruzzi (Te) 3-15 Luglio 2008
XVIII Mostra di Immaginette Sacre
Il 3 luglio
l’AICIS, aprira a Riseto degli Abruzzi l'esposizione organizata dall'AICIS in collaborazione con il Circolo Filatelico Numismatico Rosetano
che cura l’allestimento dei quadri e con l'Amministrazione Comunale di Roseto - Assessorato alla cultura - che mette a disposizione i locali.
La mostra sarà allestita nella Villa Comunale detta anche "Lido delle rose" e presenterà la tematica di maggiore attualità in questo 2008: "Il 150? Anniversario delle Apparizioni a Lourdes della Vegine".
La manifestazione rosetana 2008
taglierà il traguardo della XVIII Edizione.. E’ doveroso ringraziare il nostro defunto fondatore GENNARO ANGIOLINO e le colonne di queste 18 edizioni: il Dr. Mario GIUNCO nostro socio, che cura la manifestazione per l’Assessorato alla Cultra del Comune, Emidio D'ILARIO Presidente del Circolo
Filatelico Numismatico Rosetano, che al termine della manifestazione filatelica nazionale “ABRUZZOPHIL"mette a disposizione i supporti per la nostra esposizione sociale annuale, e il Vice Presidente Renzo MANFE' che cura l'allestimento del materiale espositivo dal luglio 2003.
Parteciperanno come espositori i soci Mario CESARANO di Marignanella, Vincenzino MONACO di Molfetta, Renzo MANFE', Emanuele MACCHIAVERNA e Giancarlo GUALTIERI di Roma, Stefano IORI di Grottaferrata e Fabrizio PECCI di Alatri.
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L'EUCARISTIA
Forni di Spora (Ud) -
15 Luglio - fine Agosto 2008
Dal 15 luglio alla fine di agosto a Forni di Sopra (Ud), il
socio AUGUSTINO BUSATO di Maerne con la signora AURELIA CAPPELLARI, che svolge l’attività di sagrestana nella
Parrocchia di Forni di Sopra
presenteranno una mostra di
immaginette sacre sul tema "L'Eucaristia".
Il nostro socio ha qui proseguito, con l'occasione un congruo quantitativo di immaginette pubblicitarie della Mostra per la Campagna "Un Santino per ogni Socio".
Forni di Sopra, dominata dalle Dolomiti Friulane, sorge a 907 m. di altezza in alta Val Tagliamento, nella regione alpina della Carnia, sulla riva sinistra del
fiume.
Di origini celtiche, il primo documento che attesta
l'esistenza di Forni di Sopra è del 778 d.
È stata per lungo tempo considerata distinta dal resto della Carnia, soprattutto a motivo della sua dipendenza dalla famiglia Savorgnan, che la
ricevette, così come la vicinaForni di Sotto dai Patriarchi di Aquileia.
Sede della mostra sarà la chiesa di San Floriano;
un edificio del XV secolo, con il presbiterio totalmente affrescato da Gianfrancesco da Tolmezzo nel 1500 e racchiude l’altare maggiore con il polittico di San Floriano, dipinto dal Bellunello nel 1480.
La mostra a Forni di Sopra costituisce
succulento invito per tutti i nostriassociati e non;
permette, infatti, di partecipare ad un importante avvenimento culturale immesso in un ambiente stupendo, ricco di numerosi itinerari escursionistici.
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CARI VECCHI SANTINI
Albarè (Vr) - 7-11 Agosto 2008 - Mostra di immaginette
Il socio STEFANO FASOLI di Sommacampagna, curatore di Museo
del Santino, allestirà una mostra di immaginette della propria
collezione ad Albarè, in provincia di Verona.
I santini in esposizione copriranno un largo periodo
I santini in esposizione copriranno un largo periodo che andrà dal
XVII al XX secolo. Interessante
questo, poiché il visitatore potrà
apprezzare i vari passaggi di tecnica ed incisione lungo i secoli.
Inoltre, logistica permettendo, verranno esposti anche alcuni libri antichi sulle vite dei santi, contenenti le rispettive immagini.
Fasoli darà la preferenza ai santini raffiguranti i santi della zona:
S.Lorenzo, SS.Fermo e Rustico, S. Giovanni Bosco, S. Carlo
Borromeo e altri selezionati dalla collezione.
La Mostra verrà allestita in collaborazione con il Museo del Santino e il comitato della Sagra di San Lorenzo di Albarè, paese molto vicino al lago di Garda, presso le sale parrocchiali a fianco della chiesa. Orario di apertura: dalle 20,00 alle 23,00.
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I SANTINI MARIANI
RE (Vb) - 12-31 Agosto 2008 - Mostra di immaginette sacre
La grandiosa basilica dedicata alla Madonna del
Sangue, di stile bizantino-rinascimentale, iniziata nel
1922 è stata consacrata il 5 agosto 1958 dal Vescovo
di Novara ed è stata insignita da Pio XII del titolo di
Basilica Minore.
Il prossimo 5 agosto verrà festeggiato il 50° ann.rio di
consacrazione del nuovo Tempio.
Per tale solenne
circostanza il nostro socio PIER
LUIGI PATRITTI con STEFANIA
BONZANI, grazie alla preziosa
collaborazione del Comune e
della Pro Loco, allestiranno una
grandiosa mostra di immaginette
devozionali a tema mariano.
L’esposizione avverrà dal 12 al
31 agosto nella Cripta della Basilica. Le mille e più immaginette,
che i visitatori potranno ammirare, copriranno un arco di tempo che andrà dal
1700 fino agli inizi del 1900. E’ una visita che consigliamo a tutti gli associati poiché
potranno venerare la Vergine in questo bellissimo santuario, ammirare bellissimi
pezzi da collezione e godere di un luogo che sotto l’aspetto paesaggistico è unico in
Italia. (Una curiosità: il comune di Re detiene, insieme ad altri quattro comuni, il
record del nome di comune italiano più corto (2 lettere). Gli altri comuni sono: Ne
(GE), Lu (AL), Ro (FE) e Vò (PD).
L'immagine che vi è venerata ricorda al pellegrino un prodigioso intervento di Maria
del lontano 1494, quando improvvisamente l'effige iniziò a sudare sangue alla
presenza del popolo e di autorità eligiose e anche civili, che ne hanno lasciato
testimonianza notarile. La tradizione, ben documentata, narra che un uomo ubriaco lanciò una pietra
contro l'immagine della Madonna, dipinta in affresco
presso la porta della piccola Chiesa del villaggio,
colpendola alla fronte. Fu come se si fosse aperta
una ferita su un volto vivo. Per vari giorni ne scaturì
un rivolo di sangue di cui rimangono tracce nel
dipinto e in vari pannolini conservati.
Davanti all'immagine della Madonna del Sangue,
fu subito costruito un altare. In seguito, dal 1606 al
1628 fu edificata una Chiesa più grande che conglobava
l'immagine, la quale, pur rimanendo al suo
posto, risultava collocata sull'altare
(Fonte:Comunità SODC)
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NOTIZIE DAL VATICANO
17 APRILE - SAN GIOVANNI LEONARDI NEL 70° ANNIVERSARIO DELLA CANONIZZAZIONE
70 anni della canonizzazione di San
Giovanni Leonardi presieduta il
giorno di Pasqua 1938 dal Sommo
Pontefice Pio XI.
L’evento è stato commemorato con
una solenne concelebrazione eucaristica
nella Chiesa di Santa Maria in
Portico in Campitelli, dove riposano
le spoglie mortali del Santo.
Il padre Generale Padre Francesco
Petrillo ha ricordato la circostanza
nella Comunità di Santa Maria del
Rosario a San Ferdinando di Puglia.
E’ opportuno ricordare quanto le
cronache del tempo raccontavano:
«Tre fulgidi assertori della dottrina di
Cristo iscritti nell’albo dei Santi». Così titolava il Corriere del Tirreno di
lunedì 18 aprile 1938.«Roma ha vissuto ieri un’altra di
quelle memorabili giornate di gioia
spirituale.
Pio XI nella Basilica Vaticana, ha
proclamato santi, con tutta la grandiosità del rito richiesto dalla Chiesa, Giovanni
Leonardi, Andrea Bobola Gesuita e Salvatore da Horta laico dei frati minori.
I tre nuovi santi: l’apostolo italiano, il martire polacco ed il taumaturgo spagnolo,
stanno a dimostrare l’universalità della Chiesa».
Le cronache del tempo ci danno notizia della sontuosità del rito, forse oggi un po’
lontano dalla nostra sobrietà, tuttavia quello splendore vuole indicare la bellezza
della santità i cui riflessi appaiono nella Chiesa pellegrina sulla terra.
Oltre cinquantamila pellegrini si riversarono fin dalle prime ore del mattino del 17
aprile in piazza S. Pietro, accolti dall’abbraccio materno del colonnato berniniano.
Gli occhi fissi sul grande drappo posto sulla loggia centrale.
Lo scoprimento sarebbe stato il segnale dell’avvenuta canonizzazione.
Ai fortunati che poterono entrare, la Basilica vaticana si presentò in tutto il suo
splendore: migliaia di luci scintillavano sui damaschi di porpora con i quali era
rivestita. In fondo all’abside era situato il trono papale circondato da cardinali,
vescovi, prelati, dall’intera corte pontificia e dai rappresentanti della postulazione.
Dalle logge della Veronica e di sant’Elena pendevano gli arazzi dei miracoli
approvati per la canonizzazione; mentre nella gloria del Bernini risplendeva la
raffigurazione della Trinità.
Tra i pellegrini provenienti da Lucca, Roma e Napoli era presente il piccolo Vittorio
Lamberti miracolato per intercessione del Leonardi. Una solenne processione di
sacerdoti secolari e regolari con i ceri accesi intanto andava snodandosi per la
Scala Regia. Aprivano la processione: i penitenzieri, il clero delle basiliche
patriarcali, gli officiali del
Vicariato di Roma e i consultori
della Sacra Congregazione dei
Riti.
Lo stendardo del Leonardi
era preceduto dal P. Forcellati e
da altri cinque sacerdoti dell’Ordine.
Al canto del Tu es Petrus, Pio
XI entrava in Basilica e sedeva
sulla Cattedra.
Dopo aver ricevuto l’obbedienza
del Collegio cardinalizio e dei
vescovi presenti, il pontefice
iniziava il rito di canonizzazione.
Il Prefetto della Congregazione
dei Riti, card. Laurenti, in qualità
di Procuratore con accanto
l’avvocato concistoriale, rivolge
va al papa la triplice richiesta di
voler procedere alla
canonizzazione. Pio XI, per mezzo
di Mons. Bacci Segretario dei Brevi, rispondeva che era necessario prima di procedere invocare lo Spirito Santo. La Schola, intonato il Veni creator e le litanie dei santi preparava l’assemblea al solenne atto. A questo punto il Segretario
dei Brevi invitava tutti ad alzarsi e ad ascoltare la voce infallibile del Vicario di Cristo che pronunziava la formula
di canonizzazione: «In nome della Santa e individua
Trinità ad esaltazione della cattolica fede e ad
incremento della cristiana religione, con l'auutorità di
nostro Signore Gesù Cristo, dei beati Apostoli Pietro e
Paolo e nostra, dopo aver premesso matura
deliberazione e dopo aver più volte implorato il divino
aiuto, richiesto il consiglio dei Venerabili fratelli Cardinali
di Santa Romana Chiesa, dei Patriarchi Arcivescovi e
Vescovi presenti in Roma, decretiamo e designamo chei beati Giovanni Leonardi, Salvatore da Horta e Andrea
Bobola sono Santi e nell’albo dei Santi li ascriviamo. Nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".
Mentre tutte le campane di Roma annunziavano l’avvenuta canonizzazione, il
drappo sulla loggia in piazza San Pietro veniva scoperto tra gli applausi dei fedeli
ed i cantori della Sistina che intonavano l’inno Te Deum. Dopo l’omelia pronuncziata da Mons. Bacci a nome del Papa, seguiva il solenne pontificale celebrato dal Cardinal Decano Granito Pignatelli di Belmonte
accompagnato dal Maestro Perosi che eseguiva la
Messa della Redenzione a otto voci, mentre per
l’occasione aveva armonizzato le parti mobili della
celebrazione: Introito, Graduale, Victimae Pascali,
Offertorio e Communio.
Padre Forcellati seguito da due confratelli, al canto dell'
Oremus pro Pontifice, offrica al Santo
Padre i doni simbolici: pane, vino, tortore, colombi e
dei ceri votivi.
Al termine del Rito il Papa accompagnato dal Sacro Collegio impartiva la benedizione Urbi et Orbi
dalla Loggia centrale della Basilica davanti ad una folla esultante. Una rappresentanza della città di Lucca, per onorare il nuovo Santo, donava a Pio XI un artistico reliquiario riproducente il tempietto lucchese del Volto Santo di Matteo civitali. Migliaia
di piccole fiaccole romane illuminavano la cupola di San Pietro e l'intera facciata
della Basilica vaticana nel vespro di Pasqua del 1938, mentre la Chiesa intera salutava il Risorto, Signore del tempo e della storia, «mirabile nei suoi Santi».
L’evento del 70° Anniversario della canonizzazione del Fondatore dei Chierici Regolari della Madre di Dio è stato commemorato con una solenmne concelebrazione
eucaristica nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, dove riposano le
spoglie mortali del Santo. Il padre GeneralePadre Francesco Petrillo lo ha
ricordato nella Comunità di Santa Maria del Rosario a San Ferdinando di Puglia
Fonte: Sito dell’Ordine dei Chierici regolari della Madre di Dio
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- 30 APRILE BENEDETTO XVI INAUGURA E BENEDICE LA STATUA DI SAN GIOVANNI LEONARDI
Giornata memorabile
che ha visto radunati i
torno al Santo P
Benedetto XVI un migliaio di pellegrini provenienti dalle comunità dell’Ordine della Madre di Dio e dalla città di
Diecimo.
Le maestranze della Reveverenda Fabbrica S.Pietro avevano collocato 21 aprile la monumentale statua di San Giovanni Leonardi nell’abside della Basilica papale di San Pietro.
L’opera del Maestro Paolo Cavallo rappresenta il santo avvolto da tre angeli allegoria delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.
Durante l’attesa del Pontefice gli inni di
ringraziamento si sono alternati con le
parole di ringraziamento del Cardinale
Comastri e del P. Generale.
L’artista Paolo Cavallo presentando il
nuovo monumento che ornerà l’abside
della Basilica Vaticana, ha ricordato "che è
più facile scolpire una statua, mentre è più
difficile dare forma ad un cristiano", questo
fanno i santi nella storia.
Il Santo Padre,
giunto davanti al monumento che ricorda il Leonardi ha salutato i
convenuti, tra gli altri: il Card.Angelo Sodano Decano del Sacro Collegio ed il Card.
Ivan Dias Prefetto della Congregazione
per l’evangelizzazione dei popoli.
Mentre scendeva il drappo con il quale era
coperta l’effigie del Leonardi, il Santo Padre
pronunziava le parole della preghiera liturgica: "O Dio fonte di ogni bene che hai ispirato a San
Giovanni Leonardi sacerdote il vivo desiderio di
portare a tutti gli uomini il tuo Vangelo fa che si
diffonda in ogni luogo la vera fede di Cristo".
Aspersa la statua con l’acqua benedetta il Papa
ha salutato il P. Generale ed alcuni confratelli
che hanno offerto un obolo per la sua carità ed
una reliquia del Santo.
Nella Basilica Vaticana presso l’altare della Cattedra la solenne Eucaristia presieduta dal Card.
Angelo Comastri, il quale ha ricordato che i Santi
sono la prova più eloquente e convincente che Cristo è risorto: "se ci sono i
Santi, vuol dire che Cristo è vivo e interviene nella storia degli uomini…".
Infine ricordando la passione generosa
del Leonardi per la Chiesa
e la missionarietà ha affermato: "Dio voglia per la Sua infinita misericordia,
che la fede che ci ha
spinto a collocare una statua di S.
Giovanni Leonardi nel perimetro
della Basilica Vaticana, ci impegni
anche a collocare nel nostro
cuore il suo ardente amore per
Cristo e per la Chiesa".
I numerosi pellegrini dopo una visita presso il Collegio Urbano di Propaganda
Fide sul Gianicolo, si sono ritrovati presso la Chiesa di S.Maria in Portico in Campitelli dove riposano le spoglie mortali del Leonardi per cantare i
salmi di Vespro presieduti da S. E. il Card.Giovanni Battista Re, il quale ha
ricordato le nobili e appassionate gesta
del Fondatore dei Chierici Regolari della
Madre di Dio ed intonato l’inno Te Deum
quale ringraziamento per il dono della sua
santità alla Chiesa. (Fonte: Sito ufficiale
dei Chierici Regolari della Madre di Dio).
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PROCESSI DI CANONIZZAZIONE - CAUSE DI BEATIFICAZIONI IN CORSO
250 MARTIRI DI VALENCIA: APPROVATO IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE
VALENCIA, giovedì, 12 giugno 2008 (ZENIT.org).- La Santa Sede ha approvato il
processo di beatificazione di un nuovo gruppi di martiri della persecuzione religiosa
spagnola, secondo quanto ha reso noto questo giovedì Avan, l'agenzia diocesana
dell'Arcivescovado di Valencia.
Si tratta di 250 persone (183 sacerdoti, 6 religiosi, 4 religiose e 57 laici)
assassinate “per odio alla fede” tra il 1934 e il 1939 nel territorio dell'Arcidiocesi.
Questo è il secondo processo così numeroso a Valencia, dopo la beatificazione,
l'11 marzo 2001 da parte di Giovanni Paolo II, di altri 226 martiri.
Guida il gruppo dei nuovi beati l'allora vicario generale della Diocesi valenciana,
Miguel Payá Alonso de Medina. Tra gli altri, come ha spiegato ad Avan il delegato
diocesano per le Cause dei Santi, Ramón Fita, ci sono un chierichetto di 15 anni e
una donna al nono mese di gravidanza, alla quale venne negato il permesso di
partorire prima di morire.
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CHIUSO IL PROCESSO DIOCESANO DI GIUSEPPE ENGLING
Martedì 17 giugno 2008 alle 18 nel salone gotico del chiostro della cattedrale di
Tréveris il vescovo ausiliare Mons. Robert Brahm ha presieduto alla riunione di
chiusura della causa di Giuseppe Engling , nato nel 1898 e morto a 20 anni nel
1918. Erano presenti i membri della Famiglia di Schoenstatt, invitati a partecipare
a quest’avvenimento, che è iniziato con una Santa Messa nella parrocchia
Sant’Antonio, di Tréveris.
Solamente poche persone hanno partecipato alla riunione ufficiale. Dopo
l’Eucaristia, tutti gli altri si sono recati al Centro di Schoenstatt di Tréveris e hanno
pregato nel Santuario. "A110 anni dalla nascita e 90 dalla morte di Giuseppe
Engling, il 3 e 4 ottobre sarà una gran gioia per tutti noi, quando celebreremo a
Merville e a Cambrai – oltre il ricordo della morte del suo Padre spirituale, P.
Giuseppe Kentenich – la chiusura della causa diocesana di Giuseppe", ha detto P.
Schmiedl. "Ringraziamo la Santissima Trinità e la nostra Madre Tre Volte
Ammirabile per questo svolgimento, finora ottimo, e preghiamo perché Roma
avanzi rapidamente. Soprattutto preghiamo, affinché Giuseppe Engling voglia
manifestarsi come un poderoso intercessore, poiché un miracolo concesso per la
sua intercessione è una condizione necessaria, affinché possa essere beatificato."
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CHIUSO IL PROCESSO DIOCESANO DI MONS. EMILIO LISSON
Il Cardinale García-Gasco chiude fase diocesana di
processo di Arcivescovo peruviano
Valencia, 31 May. 08 / 11:21 am (ACI).
L'Arcivescovo di Valencia, Cardinale Agustín García-Gasco, la mattina del 31 maggio scorso ha
chiuso la fase diocesana del processo di beatificazione
dell'Arcivescovo peruviano confinato alla
Spagna tra 1948 e 1961, Mons. Emilio Lissón; in
un atto realizzato nella Vicaria di Evangelizzazione
di questa città.
Come informa l'agenzia AVAN, con la documenta
zione di questo processo, gli esperti hanno creato
il "Fondo Lissón" nell'archivio della Congregazione
della Missione. Dopo aver classificati oltre cinquemila documenti esistenti, si è passati all'investigazione e si è fatto la selezione sia
degli scritti che dei documenti per la causa."
Nella documentazione sono catalogati scritti spirituali di Mons. Lissón, la sua corrispondenza,
i discorsi e gli appunti per la predicazione, le nomine ricevute e gli incarichi
svolti durante la sua missione pastorale. Inoltre risultano gli episodi distaccati
della sua vita, biografie come
articoli di stampa e commenti "sulla
sua vita e fama di santità."
Dietro la clausura della fase diocesana, la documentazione sarà consegnata
alla Congregazione per le Cause
dei Santi in vaticano.
Le motivazioni per iniziare questo
processo? "L'apertura del processo
si è effettuata per rispondere alla richiesta
di numerosi vescovi peruviani
e spagnoli e di fedeli che lo conobbero
in vita."
La sua vita - Mons. Emilio Lissón nacque in Arequipa, sud del Perù, in 1872, entrò nella Congregazione della Missione, fondata da San Vicenzo de Paoli, e fu ordinato
sacerdote in 1895 a Parigi. Papa San Pio X lo nominò Vescovo di Chachapoy
as-in pieno Amazonía-in 1909, dove sviluppò un gran lavoro evangelizzatore.
A 37 anni di età percorse il suo territorio diocesano in canoa ed a piedi aiutato da
quelli del posto. Nel 1918, a 46 anni di età, Benedetto XV lo nominò Arcivescovo di
Lima, dove aprì quattro seminari minori, fondò un giornale cristiano, e visitò parrocchie
che non avevano mai visto un vescovo da più di 400 anni.
Per conoscere meglio la vita di Mons. Emilio Lissón, consigliano di entrare nel sito:
http://www.aciprensa.com/noticia.php?n=21330
RENZO MANFE'
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L'ATTUALITA' DEI MARTIRI
Intervista all'Arcivescovo di Tarragona, Jaume Pujol Balcells
di Miriam Díez i Bosch.
L'Arcivescovo di Tarragona invita i fedeli di tutto il mondo a recarsi in pellegrinaggio
nella sua diocesi, dove 1750 anni fa tre martiri vennero arsi vivi.
Mons.Jaume Pujol Balcells, Arcivescovo di Tarragona, spiega il senso dell'Anno
Giubilare che Papa Benedetto X V I ha concesso a Tarragona dal 21 gennaio 2008
al 21 gennaio 2009, in occasione della commemorazione del 1750° anniversario del
martirio del Vescovo Fruttuoso e dei suoi diaconi Augurio ed Eulogio, arsi vivi proprio
il 21 gennaio durante la persecuzione degli imperatori Valeriano e Galieno.
Parlare di martiri in Spagna crea sempre un po' di polemiche, anche se si
ricordano martiri di molto tempo fa. Siamo in un'epoca di recupero del
martirio come segno?
Monsignor Pujol: La Chiesa ha sempre creduto che il sangue dei martiri sia seme di
nuovi cristiani. I martiri uniscono il loro sangue a quello di Cristo e in questo modo
partecipano in un modo particolare all'opera di Cristo stesso: la Redenzione, che
porta un futuro divino, davvero migliore, per ogni persona e per tutta l'umanità.
In ogni tempo e luogo, i martiri sono stati uomini e donne cristiani come noi, e ci hanno dato un meraviglioso esempio di carità cristiana, perché il martirio è un atto perfetto
di carità, essendo allo stesso tempo un dono che ha bisogno di una particolare
grazia di Dio. Sono un esempio di come bisogna agire con carità fino alla fine.
I martiri sono morti arsi vivi nell'anfiteatro di Tarragona 1750 anni fa. Come
vengono ricordati?
Monsignor Pujol: La Chiesa di Tarragona ha sempre mantenuto viva la loro memoria. Rimangono gli Atti del Martirio, un documento contemporaneo ai fatti che narra,
i più antichi atti di martirio che si conservano nella Penisola Iberica. E' un documento molto bello, che rappresenta un riferimento agiografico fondamentale per lo studio
del cristianesimo primitivo ispanico. Come i martiri di tutti i tempi, sono morti per
Gesù Cristo, per non voler rinnegare la propria fede cristiana. Per questo, il Giubileo è un momento di grazia e di riflessione, che ci porta a considerare da dove veniamo
e dove dobbiamo andare. Auspico di cuore che con questo Giubileo tutti i fedeli conoscano
e familiarizzino con questi santi martiri di Tarragona, e che non ci sia nessuno
nell'Arcidiocesi al quale non giungano l'esempio e il messaggio di Fruttuoso e
dei suoi diaconi. Spero anche che questi esempi così belli siano conosciuti nelle altre
diocesi spagnole e della Chiesa universale.
L'Anno Giubilare ha come obiettivo la conversione pastorale. Come viene
ispirata dai martiri?
Monsignor Pujol: La figura di questi martiri e gli atti del loro martirio ci avvicinano a
Gesù e alla sua buona novella, che per i cristiani deve essere la fonte alla quale attingere costantemente. Per questo, il loro esempio e le loro parole, raccolti negli atti, possono aiutare le persone della nostra epoca a compiere una profondaconversione del cuore e ad annunciare Gesù con nuovo ardore.
La loro memoria, inoltre, ci rende presente la profondità delle nostre radici cristiane,
ci aiuta a valorizzare di più il ministero dei pastori, ad approfondirlo maggiormente e
a chiedere nuove vocazioni, e infine a rinnovare il desiderio di testimoniare Cristo
nel nostro mondo con gioia e vigore. D'altra parte, solo un cuore convertito è capace
di donarsi davvero agli altri; a tutti, e naturalmente in primo luogo ai più bisognosi:
ai bambini, ai malati, ai più poveri, agli emarginati...
Alle celebrazioni giubilari parteciperanno migliaia di persone. Come fare
perché si avvicinino alla vita sacramentale?
Monsignor Pujol: L'Anno Giubilare deve servirci per renderci conto di ciò che significa
essere cristiani, e per poi far conoscere la nostra fede, con l'esempio e la parola.
Dobbiamo dare vita oggi agli Atti del Martirio di Fruttuoso. Ora siamo noi ad avere
in mano quella grande tradizione ecclesiale, che è viva ed è oggi una realtà impegnata.
Il Giubileo deve essere quindi un nuovo incontro personale con Gesù, che ci chiede
sempre una nuova conversione: un cambiamento di atteggiamento, criteri, mentalità;
un cambiamento di vita. Davanti a noi abbiamo l'opportunità di vivere questo
tempo di grazia – perché è questo il senso più profondo di un anno giubilare – per
rivitalizzare la nostra fede personale, quella delle nostre comunità e quella di molte
altre persone che, speriamo, verranno in pellegrinaggio a Tarragona.
E tutto questo non si può raggiungere senza ricorrere al sacramento della riconciliazione o penitenza, e all'Eucaristia.
Cosa la colpisce come Arcivescovo di questi martiri e diaconi morti per la
fede?
Monsignor Pujol: Negli atti, l'agiografo scrive che, quando Fruttuoso ascoltò la sentenza,
questo santo pastore “rivolse il suo sguardo al Signore e iniziò a pregare
dentro di sé”.Questo è ciò che chiedo durante quest'anno di grazia: rivolgere il
nostro sguardo al Signore e pregare nel nostro cuore.
Un altro aspetto che mi emoziona è la menzione che si fa, così presto nella storia,
dell'universalità e della cattolicità che la Chiesa diocesana è chiamata a vivere.
San Fruttuoso, prima di essere arso vivo, disse che doveva pregare “per la Chiesa
cattolica, estesa dall'Oriente fino all'Occidente”. E poi aggiunse profeticamente:“Non vi mancherà mai un pastore, e non potranno venir meno l'amore e la promessa
del Signore né in questo mondo né nell'altro”.
In questo modo, le sue ultime parole sono state una promessa che percorre tutta la
nostra storia ecclesiale e che ora si compie anche in me, come suo successore.
Se me lo permette, mi piacerebbe terminare questa intervista invitando tutti a far
fruttare la grazia che ci viene concessa in questo Anno Giubilare.
Siete invitati a venire a Tarragona e a peregrinare sui luoghi in cui i santi martiri
hanno confessato la loro fede e hanno subito il martirio. Sarete tutti benvenuti.
L'appello lanciato dall'Arcivescovo Jaume Pujol Balcells può essere visto su
www.h2onews.org
[Traduzione del testo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]
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CURIOSANDO TRA SANTI E SANTINI
I SANTINI ARTE PER LA DEVOZIONE
Riportiamo l’interessante articolo di S.E. Mons. MAURO PIACENZA, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e
Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, pubblicato
per il catalogo
Gloriae. I Santini
della Pasqua
( La serie “Gloriae”
pubblicata, a suo
tempo dall'editore “Collezionare Cultura”
di Lugo di
Romagna, consistente
nella ristampa
di Santini artistici
da collezione, è
rimasta in sospeso
dopo l’uscita del nr.
24, per motivi non
noti, ma con grande dispiacere di molti nostri soci che con entusiasmo si
recavano settimanalmente in edicola a richiederla).
In una conferenza pronunciata nel 1981 l'allora card. J. Ratzinger così presentava
la devozione come via per avvicinarsi al Signore: "Per accostarsi al mistero di Dio
l'uomo ha bisogno di vedere, di fermarsi a vedere, e di fare sì che tale vedere
divenga un toccare. Egli deve salire la 'scala' del corpo, per trovare su di essa la
strada alla quale la fede lo invita"[1]. Tale coinvolgimento dei sensi e del "cuore"
nella vita di fede è profondamente radicata nella storia della pietà cristiana ed è
complementare alla spiritualità "oggettiva", che trae la sua linfa dalla partecipazione
alla celebrazione della liturgia e dalla lectio divina della Sacra Scrittura.
Santa Teresa di Gesù raccomandava di farsi aiutare nell’orazione da un’immagine
del Signore[2]. Ancor più nota è la pratica suggerita da sant’Ignazio di Loyola di far
precedere ogni meditazione spirituale da una "composizione visiva di luogo", con
cui immaginare nei minimi dettagli la scena evangelica oggetto della
contemplazione[3].
Si può facilmente constatare che la pietà popolare ama le immagini, perché
appunto esse consentono il coinvolgimento anche dei sensi nell'esperienza di fede.
Certamente c'è una doverosa distinzione da operare, da una parte, fra le immagini
liturgiche, i cicli pittorici didattici e le immagini devozionali delle chiese, che fanno
parte dei "santi segni" e accompagnano le azioni liturgiche e cultuali in genere e,
dall'altra, i "Santini", i quali però partecipano alcuni significati delle prime.
Anche i Santini, infatti, sebbene in tono minore, traggono la loro ragion d'essere
nell'economia dell'incarnazione, che è alla base del culto delle immagini, poiché lo
stesso Cristo Verbo incarnato, "immagine del Dio invisibile" (Col 1, 15), è venuto
incontro alla nostra debolezza prendendo un aspetto simile al nostro[4].
Pure essi sono una trascrizione iconografica del messaggio evangelico, in cui
immagine e parola si illuminano a vicenda[5] e costituiscono quindi una forma di
catechesi, attraverso cui il popolo è istruito e confermato nella fede. Sono altresì
una memoria dei fratelli Santi, coi quali siamo in comunione e che intercedono per
noi. Sono quindi un aiuto a pregare, ricordando i misteri della salvezza e le
meraviglie di grazia operate da Dio nei suoi santi e costituiscono, infine, uno stimolo
all'imitazione di Cristo, sulla strada dei santi, a loro volta imitatori di Cristo.
Inoltre è evidente la capacità che tali immagini hanno di aiutare il fedele ad "entrare"
nelle scene evangeliche che rappresentano. E così nei Santini del Natale,
partecipando alla tenerezza e alla trepidazione della Madre di Dio, che stringe a sé
o contempla il suo bambino, attraverso l'emozione si sarà attratti con la mente alla
considerazione del Mistero della spoliazione di Dio nel farsi uomo e, vedendo nei
pastori o nei magi che adorano il bambino sé stesso, ci si deciderà di farsi come
loro discepoli del Signore. Analogamente, contemplando nei Santini della Passione
il disfacimento dell'"uomo dei dolori" (Is 53, 3), si sarà ammoniti a ricordare a qual
prezzo siamo stati salvati, mentre, rallegrati dalla luce che promana dai Santini della
Pasqua, si sarà esortati a risorgere con Cristo in una vita nuova (cfr 2 Cor 5, 17),
per poter godere della sua stessa vita immortale.
Pertanto, "il necessario rigore richiesto per il programma iconografico delle chiese -
rispetto alle verità della fede e della loro gerarchia, bellezza e qualità - deve potersi
incontrare anche in immagini e oggetti destinati alla devozione privata e personale",
in modo che "tali immagini sacre, variamente riprodotte ad uso dei fedeli, per
essere esposte nelle case o portate al collo o custodite presso di sé, non scadano
mai nella banalità, né inducano in errore"[6].
Non a caso le immagini più amate sono le rappresentazioni realistiche dei fatti sacri,
con i personaggi facilmente individuabili, nelle cui scene sacre si possono
riconoscere i momenti più significativi della vita che l'uomo intende porre sotto la
protezione di Dio, della Madre di Dio e dei santi: la nascita, la prima comunione, le
nozze, l'ordinazione o la professione religiosa, il lavoro, la sofferenza, la morte. I
Santini sono sovente oggetti "biografici", nel senso che appartengono ai momenti
dell'esistenza fondamentali di una persona e possono essere considerati fra le cose
più intime.
Sovente si usa portare i Santini con sé e ciò infonde la fiducia di sentirsi protetti;
infatti essi spesso riproducono immagini particolarmente venerate di Crito, della
Vergine e dei Santi, conservate in santuari famosi, a motivo della fama di miracoli e
di grazie ad esse legati. Ma, come ci ricorda il Concilio tridentino, alle immagini "si
deve attribuire il dovuto onore e la venerazione, non certo perché si crede che vi sia
in esse qualche divinità o potere che giustifichi questo culto o perché si debba
chiedere qualche cosa a queste immagini o riporre fiducia in loro, come un tempo
facevano i pagani, che riponevano la loro speranza negli idoli, ma perché l'onore
loro attribuito si riferisce ai prototipi che esse rappresentano"[7].
Secondo quanto afferma san Tommaso d'Aquino, il più bell'oggetto di pietà è il
Nome divino, il nome di Gesù, che quasi come una gemma sonora fiorisce dallelabbra di coloro che lo invocano nella preghiera. Che straordinaria utilità spirituale
possono avere i Santini se con le loro immagini o le preghiere stampate sul retro
invitano a lodare e a benedire sovente il Signore!
I primi Santini di cui si abbia notizia sembrano risalire al XIV secolo, come immagini
autonome staccate dai libri di preghiera (i Libri d'ore) e il primo Santino
documentato è un san Cristoforo risalente al 1423. L'arte della stampa promosse
non poco la diffusione dei Santini, dapprima come piccole xilografie rudimentali, in
seguito come acqueforti sempre più raffinate nella tecnica. L'epoca d'oro si può
ritenere il periodo fra il '600 e l'800 con la produzione di Santini intagliati a mano
con temperini (canivet), "vestiti" a collage, merlettati, traforati, a rilievo, realizzati
con varie tecniche di stampa meccanica (litografia, cromolitografia, oleografia,
fotolitografia), su carta o sulla più pregiata pergamena. A una diminuzione d'uso
nell'ambito della devozione, ha corrisposto il fiorire del collezionismo, specie a
partire dagli anni '70 del secolo scorso, in Europa e oltreoceano, come documento
della religiosità popolare.
Forse - e questo sarebbe un fatto davvero positivo, come pure dimostrativo della
preziosità dell'umile messaggio dei Santini - assistiamo ora al fenomeno inverso:
dalla devozione al collezionismo e dal collezionismo alla devozione. È un auspicio!
Per tutti questi motivi, sono molto lieto di presentare il presente catalogo Gloriae. I
Santini della Pasqua. Si tratta di un'iniziativa molto apprezzabile dell'editore
Collezionare Cultura di Lugo di Romagna, consistente nella ristampa di Santini
artistici da collezione e in una loro ampia diffusione in album nelle edicole italiane. E
si auspica la traduzione delle didascalie per arrivare a tanti altri Paesi.
Ci auguriamo che la serenità che questi piccoli oggetti sacri sanno comunicare con
le loro figure un po' naïf e i loro colori sgargianti, si traduca in sentimenti di pace
interiore, nella quale il Signore possa fare risuonare la sua voce.
Arbusta iuvant humilesque myricae, cantava Virgilio[8]: anche gli umili Santini
possono giovano alla fede, potremmo parafrasare noi!
MAURO PIACENZA
Note
[1] J. Ratzinger, Il Mistero pasquale. Contenuto e fondamento profondo della
devozione al Sacro Cuore di Gesù, in Id., Guardare al Crocifisso. Fondazione
teologica di una cristologia spirituale, Milano 1992, pp. 43-61, part. p. 49
(Conferenza al Congresso sul Sacro Cuore di Gesù, Toulouse, 24-28 luglio 1981).
[2] Cammino di perfezione 34, 11.
[3] Esercizi spirituali 47 e passim.
[4] Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano 1992, n. 1161.
[5] Cfr Concilio di Nicea II, Definitio de sacris imaginibus, in Conciliorum
Oecumenicorum Decreta, a cura di G. Alberigo e altri, Bologna 1991, p. 135.
[6] Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio sulla
pietà popolare e liturgia [17 dic. 2001], Città del Vaticano 2002, n. 18 (cfr
Sacrosanctum concilium 124-125).
[7] Concilio di Trento, Decretum de invocatione, veneratione et reliquiis Sanctorum,
et sacris imaginibus, in H. Denzinger, Enchiridion simbolorum […], a cura di P.
Hünemann, Bologna 2001, n.1823.
[8] Ecloga IV, 2.
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TESORI NELLE MOSTRE VIRTUALI
1) LA COLLEZIONE DI ENNIO BELOTTI SU DVD
E’ sempre una emozione ammirare le immaginette
sacre che i cultori dell’AICIS propongono nelle rmai
numerose esibizioni fiorenti in Italia, sempre risultato di
apprezzabile lavoro e di passione e ad un tempo
manifestazione di cordialità, nel desiderio di
comunicare, rendendola visibile, la ricchezza nascosta
nelle proprie collezioni.
A volte venendo a conoscenza
attraverso il Notiziario di mostre di particolare
interesse si avverte il rammarico, se non si riesce ad
avere la possibilità di raggiungerne le sedi nei tempi
programmati dagli espositori. Si vorrebbe… vederle
tutte!
Anche la scrivente, nella redazione del lavoro “Notizie
storiche sui santini”, ha avuto l’opportunità e la gioia di
attingere alla enciclopedica disponibilità di materiale di
soci, pubblicando così un testo corredato di numerose
interessanti esemplificazioni delle varie tecniche di
stampa e dei vari stili figurativi nella storia dell’arte.
Con piacere a suo tempo ho trasmesso il mio
volumetto ai molti cultori interessati, che hanno
potuto apprezzare e studiare le immagini in una
colorata mostra cartacea. Similmente i libri
illustrati sull’iconografia sacra assumono anche il
ruolo di mostre, facilmente fruibili, delle immagini
in essi riprodotte.
Alcuni soci e collezionisti espongono le proprie
immaginette in siti web (primo tra tutti il nostro
riferimento www.cartantica.it), che appaiono
spesso molto curati, arricchiti da elementi
decorativi e da singolarità nelle speciali modalità
di apparizione dei santini, realizzabili solo sullo
schermo del computer. Invito chi ne ha la
possibilità a ricercarli, considerandoli esposizioni
virtuali, perché offrono gradevolissime sorprese e
interessanti stimoli culturali anche nei testi.
Vorrei presentare infine una ulteriore metodologia
di esposizione virtuale, che può essere diffusa
materialmente con facilità per le sue piccole dimensioni e così proposta
all’ammirazione di persone appassionate.
Ho ricevuto volentieri dal socio Ennio Belotti di Lovere (BG) un DVD che egli ha
fatto allestire, conferendovi una speciale sua
mostra “personale” di santini, ma anche di
preziosi esemplari di arte sacra.
La vastità e preziosità della sua collezione di
stampe antiche e recenti, opere d’arte di autori
anche importanti e famosi, costituisce un
piacere e un arricchimento per chi possa
accedervi ed è una testimonianza di particolare
passione e dedizione nel reperimento e
nell’acquisizione di un materiale di straordinario
spessore e di rilevanza storica e artistica.
Il DVD è suddiviso in tante cartelle, che
costituiscono le immaginarie sale della mostra,
una per ognuno dei secoli passati a cui
appartengono le stampe originali. Per visionarlo è ovviamente necessario disporre
di un lettore di DVD, peraltro ormai diffusissimo.
Si tratta di incisioni del 1500, 1600, 1700, 1800 di autori quali Jacques Callot
(Nancy 1592-1635), Luca di Leida (il pittore e incisore olandese Lucas Van Leyden,
Leida 1494-1533), Antonio Tempesta (Firenze 1555 - Roma 1630), Giovan Battista
Piranesi (Mogliano di Mestre 1720 - Roma 1778), Gustave Dorè (Strasburgo 1832 –
Parigi 1883)
In apertura dell’articolo riporto il frontespizio inserito nella custodia trasparente del
DVD, con la copia di una splendida, nella sua drammaticità, incisione di Luca di
Leida del 1521, in bianco e nero, di dimensioni 11.7x7.5 cm, incorniciata da una
bordura bianca e filettata in oro. Getsemani, orto degli Ulivi: l’angelo consolatore si
sporge con il busto e le ali attraverso le nuvole e porge il calice con l’Ostia a Gesù,
inginocchiato in preghiera, che invoca il Padre.
La scenografia tetra, presagio degli imminenti
tragici eventi, fa da ambientazione, con due
tronchi di ulivi, rocce brulle e terreno nudo; sullo
sfondo a destra un accenno di paesaggio,
staccionata e tetto. Sulla sinistra dormono seduti
in terra l’apostolo Pietro, che tiene con la sinistra
la spada, che userà tra poco, sostenendosi
mestamente il capo con in braccio destro, e
accanto affranti i due figli di Zebedeo, Giacomo e
Giovanni. (cfr.Matteo, 26,36-46; Marco 14,32-42).
Si avverte l’influsso stilistico di Albrecht Durer ,
che l’artista conobbe proprio in quel periodo,
nella efficace complessità figurativa e
articolazione prospettica della scena.
Nella seconda figura è riportata una delle
pregevoli incisioni all’acquaforte del Callot del
XVII secolo, che rappresenta la Visitazione della
Beata Maria Vergine, descritta con nitidi, eleganti
e armoniosi tratti e, come usava l’autore, inserita nell’ovale (dimensioni cm 11x7) .
Ricordo brevemente, per proseguire efficacemente nella circostanziata descrizione
dei capolavori inseriti nel DVD, che San
Girolamo nel V secolo tradusse in latino la
versione greca della Bibbia del IV secolo,
detta Settanta; la sua traduzione fu
contraddistinta con l’attributo “Volgata”.
Dopo molti secoli, in seguito anche ai
dettami stabiliti sull’argomento nel
Concilio di Trento (1545-1563), il Papa
Sisto V (papato 1585-1590) ritenne
opportuno farne curare la revisione
(Recognitio), conseguendo la versione
Sistina da lui accettata e corretta nel
1586-88; il suo successore, il papa
Clemente VIII (papato 1592-1605), trovò
altre imperfezioni da modificare,
pubblicando nel 1592 la versione indicata
con il nome di Bibbia Vulgata Sisto-
Clementina.
Eccezionali sono dunque le figure delle
pagine, riportate in apposita cartella del
DVD, di un esemplare prezioso della Bibbia di Sisto V del 1669, edita a Venezia
da Nicola Pezzana; in altra cartella numerose figure della edizione della Bibbia
Vulgata Sisto-Clementina del 1748, anche questa edita a Venezia presso N.
Pezzana.
Ancora troviamo, a colori, illustrazioni del Vangelo edito da Arti Grafiche
nel 1936, riproduzioni a stampa di opere dei più importanti pittori della storia
dell’arte.
Finalmente una “sala” virtuale molto ricca è
dedicata esclusivamente a una miscellanea di
immaginette sacre.
Nelle figure possiamo apprezzarne alcuni
esemplari degni di nota, che solo minimamente
rendono ragione della eccezionalità e numerosità
dei pezzi, peraltro non tutti presenti nel DVD.
Ammiriamo un supporto in cartoncino da mezzo
punto, traforato a motivi geometrici e cornice,
realizzata a più strati sovrapposti così da creare
un rilievo, con applicazioni in velluto rosa antico
ai due angoli, che contiene una piccola
fotolitografia rettangolare con la Madonna
bordata in fine merletto dorato.
Un delicatissimo Gesù Bambino in bianco e
nero, che porta tra le braccia fiori avvolti in un
bianco panno, è inserito su una base di fine
ottocento decorata in rilievo a pressa e traforata a
punzone così da simulare l’aureola e una croce
greca, mentre nei bordi centinati spiccano piccoli fiori in rilievo. Al di sotto
dell’immagine appare l’attributo Salvator mundi con la indicazione della casa
editrice svizzera Benziger di Einsiedeln, e con il numero progressivo 507
(dimensioni cm10.8x6.4).
Seicentesca è la notevolissima Madonna con Bambino, che abbraccia con il manto,
inginocchiati, un bambino e una bambina in abiti monastici (cm 9.5x7.7). E’
circondata da una cornice a volute in forma di stemma araldico, sormontata da una
corona, sotto la quale il monogramma di Maria (le lettere M e A intrecciate a
significare MariA, oppure, come si interpretava talvolta nel XVII secolo, Ave Maria),
come sole, irradia luminosità. L’ipotesi che probabilmente a suo tempo sia stata
ritagliata da un foglio più grande, non toglie fascino e pregio alla realizzazione della
stampa d’epoca, con tratteggi semplici
ma espressivi.
La sesta figura è una incisione
calcografica di Klauber, di Asburgo, che
rappresenta S. Agostino Vescovo, con
didascalie (è riportata la data dell’evento
raffigurato, anno 396) e un brano di
Sermone in latino, in una complessa
rappresentazione tra elementi architettonici
e personaggi (i chierici regolari).
Nella prima pagina di copertina del presente
Notiziario è riportata una luminosa
e vivace immaginetta sacra ottocentesca
di Praga, selezionata dalla collezione. Su
una base in cartoncino (cm 11x7.2) è
sovrapposta una cornice rettangolare in
foglia d’oro, decorata in rilievo a pressa,
nella quale sono inserite, in quattro ovali,
incisioni di Sigmund Rudl (1802-1864),
acquerellate a mano, con le immagini a colori di S. Margherita con la testa del
drago (d’Antiochia, III-IV sec., una dei quattordici santi ausiliatori), S. Ignazio con il
monogramma JHS (di Loyola, 1491 - Roma 1556) , S. Ferdinando (III di Castiglia?
1198-1252) e S. Maddalena (S. Maria Maddalena di Magdala, miracolata da Gesù).
La preghiera in lingua ceca auspica l’intercessione dei santi per chiedere a Dio
protezione dalle sventure e dal bisogno.
In chiusura riporto una dettagliatissima splendida incisione di Dorè, che illustra
l’episodio del Vangelo dell’incontro di Gesù con la Samaritana, con didascalia in
francese, che, pur non essendo un santino (dimensioni della figurazione cm 25x20),è meritevole di attenzione, in particolare per la sapiente concentrazione e
distribuzione della luce.
Il DVD è privo di didascalia o di testo esplicativo, a mio parere potrebbe essere un
interessante perfezionamento completarlo in tal senso.
Se altri soci vorranno esporre la propria collezione su DVD, sarò lieta, studiandone
le caratteristiche più salienti, di curare la diffusione sul Notiziario di altri “Tesori
nelle mostre virtuali”.
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CONFERENZA I SANTUARI MARIANI
Il socio PIERLUIGI BENASSI di Monteacuto Vallese giunto a Roma accompagnato dal socio Dr. EDOARDO BELLANCA di Bologna , il 4 giugno u.s. nella
saletta delle riunioni mensili AICIS, a Piazza
Campitelli 9, ha tenuto una conferenza sui Santuari
Mariani in Italia. Benassi ha in preparazione
un opuscolo dal titolo “Madonne sotto titoli vari”.
La presentazione di questo ‘studio’ è della
socia Dr.ssa MARIA GRAZIA REAMI OTTOLINI di Verbania, la
quale dirige un settore del Museo del Paesaggio, che comprende
circa 100.000 santini: una collezione ad uso pubblico per essere
fruita da studiosi, collezionisti, fedeli e amanti delle curiosità.
Benassi ha esordito motivando il suo interesse per le immaginette dei Santuari
mariani: “Sistemando i santini dei santuari mi sono accorto ben presto che i titoli di
Maria Santissima sono innumerevoli e molti di essi sono decisamente strani.
Richiamano i lavori, gli oggetti, le citazioni più impensabili come la “Beata Vergine di
Noli Me Tollere” (Non mi spostate) di Sorso (SS), o la Madonna (delle botte) a
Scarsano (GR), la Madonna col Manganello di Napoli, la Madonna della Confusione
di Niscemi (CL), la Madonna delle arpie, nella Galleria degli Uffizi a Firenze, la
Madonna dello Schiavo, patrona di Carloforte (CI), Maria SS.ma Cacciapensieri a
Cammarata (AG) o la Madonna della Terza Età a Genova, ecc.”.
La ricerca delle immagini sacre delle Madonne dei Santuari è stata la parte centrale e più corposa della conferenza. Benassi si è soffermato su alcuni episodi che ha
tenuto sempre alta l’attenzione dei presenti.
“Inizialmente ho girato per mercatini, sono entrato in molte chiese sempre della
mia zona, ma non trovavo molto materiale. Poi ho pensato a scrivere ai santuari
iniziando dall’Emilia Romagna: su 105 lettere spedite ho ricevuto 30 santini. Ho giustificato
questa carenza con motivazioni le più varie: santini inesistenti, mancanza di
tempo per rispondermi, dimenticanza. Passando ad altre regioni, mi sono accorto
che la cosa si ripeteva. Ho deciso quindi di andare direttamente nei santuari.
Nell’estate 2003 per visite a
parenti mi reco con mia moglie in
Abbruzzo in auto. Raggiungiamo
nei pressi di Giulianova un santuario:
chiedo al parroco dei santini.
Questi, convinto di darmi una
lezione di catechismo mi risponde
con la battuta:”I Santi non si
chiedono, ma si venerano”.
Uscito, incontro un signore del
posto al quale chiedo il santino della Vergine e questi gentilmente me lo offre.
Lo stesso giorno faccio tappa a
un altro santuario sperduto nella
campagna abruzzese.
Chiamo, busso, nessuno risponde;
finché tra un abbaiare di
cane avanza, piuttosto scuro in
volto, verso me e mia moglie un ‘signore’.
Con calma chiediamo un’immaginetta
della Vergine venerata in
quella chiesetta. Ma questi minaccia
che se non ce ne andiamo ci
denuncia per ingresso abusivo in
domicilio privato. Sia io che mia moglie restiamo di sasso e ci allontaniamo. Non
capiamo i veri motivi, Mah! Ripartiamo piuttosto perplessi.
Nel tardo pomeriggio visitiamo presso Chieti un piccolo santuario. Vedendo una
signora, ci avviciniamo per chiedere informazioni sul santuario e poter avere
un’immaginetta. La donna raccoglie un bastone e ci minaccia di farlo sentire
addosso a noi se non ce ne andiamo subito. Noi ci allontaniamo…ma i tre episodi di
quel primo giorno ci turbano e lasciano un mare di interrogativi su tutto”.
Grazie a Dio, questi sono rimasti episodi isolati. Benassi ha avuto modo di girare
molti santuari cogliendo occasione dei fine settimana, delle vacanze, ecc. ed avere
le immaginette della Vergine in essi venerata. Ovviamente Benassi ha avuto a che
fare con sacerdoti, che sono anche uomini, e che non sempre hanno interpretato le
buone intenzioni del nostro socio. Ha ricevuto quindi anche risposte spiacevoli o netti rifiuti. Ma la Madonna dice Pierluigi, Lei si sa come farsi trovare.
Ad esempio dopo inutili lettere, telefonate il nostro conferenziere è andato di persona al Santuario della Madonna di Monte Santo di Nova Gorica (che la rivista dei
Paolini Jesus riporta a Gorizia, mentre è in territorio sloveno), ma trova chiuso.
Niente visita del Santuario e niente santino. Tre anni dopo riceve quel santino…da
un corrispondente sardo durante uno scambio senza neppure averlo chiesto.
Stessa situazione di lettere e telefonate con il Santuario della Madonna di Macereto presso Visso (MC) con la differenza che al telefono si sente dire di non importunare
più. Bene, il santino della Madonna di Macereto Pierluigi lo troverà a terra nei
pressi di La Spezia poco tempo dopo. Egli afferma: “Quando l’ho visto un brivido ha
percorso la mia persona ed un sudore freddo ha ricoperto il mio corpo”.
Un ultimo episodio. “Per due anni ho rincorso il sogno di avere il santino della Madonna
di Tutti i Poveri (N.D.de Toutes les Pauvres) con lettere e telefonate. Non ci
contavo più. Un mattino ricevo da un sacerdote del Piemonte un opuscolo sui Corpi
Santi, patroni del luogo. Dentro l’opuscolo, a mò di segnalibro, c’è il santino oggetto
di tante ricerche”. Effettivamente la Madonna sa farsi trovare.
Nell’ultima parte della conferenza Benassi ha parlato della propria raccolta, del metodo utilizzato per la sistemazione, il metodo a schede, che permette in qualsiasi
momento di allestire mostre tematiche per titoli delle Madonne, o per regioni.
Un grazie sentito al nostro socio e soprattutto buon lavoro per quello che sta già
facendo con amore e passione.
RENZO MANFE’
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SCRITTORI SANTI E SANTINI
A CURA DI e. emme
SBARCARE IL LUNARIO DISEGNANDO SANTINI
tratto da “TUTTI QUI CON ME
DI LUISA ADORNO
Sellerio Palermo 2008
“La disposizione al disegno, rivelata fin da bambina, le era costata un duro
dressage da parte della madre.
< Mi dava i temi, tipo: ‘morte di Bellini con dodici personaggi’. E quando l’avevo
finito li contava! Ma una volta raggiunta l’età per frequentare l’Accademia
Agata (*) aveva in mente Brera (**). < Figuriamoci se mi avrebbero lasciata andare
a Milano! Già nemmeno a Palermo…>.
< E allora? >.
< Scappai >
< Scappasti d casa?! Scappasti dalla Sicilia! > esclamai sentendomi una pecora
< E come campavi a Milano? >
< Stavo dalle Suore e mi mantenevo disegnando santini >.
< Quindi ti servì anche l’esercizio dei dodici personaggi intorno al letto di Bellini…>
notai, divertita”
(*)-Agata Pistone (Catania 1911- Roma 1983)
pittrice. Allieva di Carrà.
(**)Accademia destinata alla promozione e all’insegnamento
delle arti figurative, fondata nel 1770.
LUISA ADORNO è nata a Pisa e vive a Roma.
Ha collaborato a " il Mondo" di Pannunzio e a "Paragone"
I suoi libri, tradotti in varie lingue e a cui sono stati attribuiti
numerosi premi letterari, sono pubblicati dalla casa editrice
Errata Corrige -
ERRATA CORRIGE
Per il brano riportato A PAG. 26 DEL Notiziario 289 sotto il titolo "I Santini di
Bernardo Provenzano” è stato omessa l'indicazione del
testo da cui è stato estrapolato. Trattasi del libro “Voi non sapete..." di A. Camilleri pubblicato da Mondadori nel 2007. Inoltre, la seconda frase del brano contiene uin refuso: la parola “provengano” nel secondo capoverso va sostituita da "Provenzano".
Il testo corretto è il seguente: "Palazzolo e Prestipino suppongono che Provenzano li distribuisse o li inviasse agli amici. Ipotesi più che verosimile".
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ERRORI E SIMILITUDINI NELLE IMMAGINETTE SACRE
Il socio ANTONINO COTTONE di Misilmeri, da buon osservatore
delle immaginette, ci ha inviato tre comparazioni di santinI per evidenziare quanto
nel passato, talvolta, è accaduto.
Da secoli la stampa delle immaginette è in mano ai privati.
Non raramente è accaduto che per
fronteggiare le ordinazioni impellenti,
oppure per venire incontro al cliente,
il tipografo ha utilizzato santini con le
stesse caratteristiche e cambiato qualche particolare, ha stampato apponendo
un nome diverso di santo/a in
calce.
Era un “escamotage” per non
perdere un cliente frettoloso e…poco esigente.
SANT’ESPEDITO diventa SAN CORONATO.Ecco un esempio pratico: vediamo
a sinistra Sant’Espedito.
San Coronato, a destra ha lo
stesso vestito di militare, stessa
postura, stesso paesaggio sullo sfondo.
Nel santino di San Coronato vediamo le seguenti
variazioni: il crocifisso della mano destra ha un cartiglio
con la dicitura “Coronavit Me Dominus”, il ramo di palma
nella mano sinistra è stato sostituito
con un altro; il corvo,
che troviamo schiacciato dal
piede di sant’Espedito, nel santino
di san Coronato è scomparso.
SANTA CATERINA DI ALESSANDRIA diventa SANTA MUSTIOLA, patrona di Chiusi
Altro esempio di imitazione è l’immaginetta di Santa Mustiola,
ripresa totalmente dall’iconografia di Santa Caterina
di Alessandria, con l’apporto di una variazione: la ruota dentata.
Santa Mustiola è una delle più antiche Sante toscane
il cui culto in passato è uscito anche dai confini
regionali e ora ha il suo centro a Chiusi, di cui è patrona.
Il Martirologio diceva un tempo di lei: «Clusii in Etruria
sanctorum martyrum Irenaei diaconi et Mustìolae
matronae, qui sub Aureliano Imperatore diversis
atrocibusque suppliciis cruciati, coronam martyrii
meruerunt». (Martyrologium romanum Gregorii XIII...,
Venezia 1802). «A Chiusi, in Toscana festa dei Santi
martiri Ireneo diacono e della matrona Mustiola, che
ebbero la corona di martiri sotto l’imperatore Aureliano,
dopo essere stata tormentati con molte atroci
torture».Nell’immaginetta qui accanto vediamo che
l’iconografia di Santa Mustiòla è identica a quella di
S.Caterina di Alessandria, manca solo la ruota
dentata, strumento del martirio di quest’ultima.
Di santa Caterina di Alessandria esiste un complesso
catacombale, come dice Carlo Lapucci, lungo la
statale per Chiusi Scalo, che prende il nome dalla sovrastante collina con una statale per Chiusi Scalo, che prende il nome dalla sovrastante collina con una
cappella dedicata alla Santa.
SANTA ROSALIA v.m.
diventa SANTA ELENA di Laurino.
Ultimo esempio: il santino di Santa Rosalia, patrona di
Palermo, rappresentata in preghiera nell’antro del
Monte Pellegrino, diventa nel santino in basso Santa
Elena di Laurino. Cambia l’intensità del colore, ma per il
resto le immaginette sono le stesse.
S. Elena nacque a Laurino (SA) all’inizio del VI secolo.
Ancora fanciulla, si nascose in una grotta a Pruno.
Morì dopo ventuno anni di
vita eremitica, nel 530.
Il suo corpo fu dapprima
trasportato a Pesto, poi passò
a Margherita, moglie di
re Carlo II d’Angiò.
La maggior parte delle reliquie
furono donate, dal vescovo
di Ariano Trotta, nel 1882, a Laurino, la città natale
di S. Elena, dove la santa è molto venerata.
La città di Laurino, in provincia di Salerno, festeggia la
sua santa il 22 maggio, il 29 giugno e il 18 agosto.
Lì dov’era la casa natale, fu poi eretta la chiesa urbana
dedicata alla santa.
ANTONINO COTTONE
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SAN NICOLA E IL MIRACOLO DELLE NAVI GRANARIE
La vita di San Nicola è ricca di fatti, curiosità,
leggende e miracoli e tra questi ultimi il miracolo delle
navi granarie, come ricorda Maria Teresa Bruno nel libro da
lei curato “S. Nicola nelle fonti narrative greche”,
pubblicato nel 1985 nella collana della Biblioteca del Centro
Studi Nicolaiani per i tipi di Levante Editori.
L’autrice narra di un episodio avvenuto nel territorio
della Licia.
In
un periodo in cui scarseggiava il grano approdarono nel porto
di Andriake delle navi alessandrine cariche di grano ed i
mercanti riferirono del loro arrivo a San Nicola. Il Santo
sopraggiunse da Mira ad Andriake chiedendo ai marinai delle
navi di scaricare un po’ di grano da ogni nave «affinché
non moriamo di fame».
I marinai si opposero, ribadendo «non possiamo fare
questo, poiché il grano è del popolo della capitale».
Ma San Nicola chiese ancora una volta di scaricare da ciascuna
nave cento moggi dal carico (il moggio è un’antica
misura di capacità per aridi, soprattutto per le granaglie),
impegnandosi di salvaguardare l’impunità per
i marinai presso il ricevitore di Costantinopoli.
I marinai scaricarono il grano, ripartendo quindi per Bisanzio
e appena giunti misurarono il grano, trovando i loro carichi
così come li avevano caricati ad Alessandria. Non mancava
proprio nulla. L’equipaggio si meravigliò di
questo prodigio e raccontò ai ricevitori il miracolo
straordinario di San Nicola e tutti gloriarono Dio, che dà
sempre grazia a quelli che lo amano.
Il Santo, a sua volta, fece misurare il grano prelevato dalle
navi e lo distribuì a tutti. E tutti glorificarono
Dio in ogni occasione, poiché il grano ricevuto bastò
per ben due anni. E poiché avevano conservato parte
per la semina, godettero anche successivamente dei benefici
di Dio, per mezzo dell’intercessione del suo servo Nicola.
Alcuni monaci hanno raccontato che San Nicola era venerando
ed angelico nell’aspetto e che emanava profumi fragranti
di santità tali, che con una sola apparizione rendeva
migliori coloro che si imbattevano in lui, rendendoli migliori.
Vittorio Polito
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SIMBOLI ED UMANITA' NELL'ICONOGRAFIA
FABRIANO, LO STANDARDO DELLA MADONNA DEL BUON GESU'
PAOLO MONCIOTTI di Torino ci ha trasmesso l’unito articolo:
Il "santino" che presento è una bella cromolitografia (12.5 x 7cm.) prodotta dallo stabilimento A. Bertarelli di Milano, riporta la
data 1898 e riproduce un antico stendardo.
La didascalia sul fronte dice:" Santissima Vergine venerata in
Fabriano col titolo Madonna del Buon Gesù coronata dal Capitolo
Vaticano l'8 settembre 1898". Il santino probabilmente è
stato stampato per tale occasione, infatti la Madonna e Gesù
Bambino risultano coronati. Sul retro è riprodotta una preghiera
alla SS. Vergine.
Il Complesso edilizio della chiesa della Madonna del Buon Gesù, patrona della città
di Fabriano, costruito nel 1456 per volontà di San Giacomo della Marca, fu adibito
prima ad ospedale. Il titolo iniziale della Chiesa era Santa Maria del Buon Gesù.
All'interno dell'Oratorio è conservato il pregevole stendardo con l'immagine della
Madonna del Buon Gesù (protettrice delle calamità
naturali) dipinto intorno al 1460 dal Maestro di Staffo
lo. Lo stendardo processuale (165 x 85 cm.) è venerato
dal 1496 come miracoloso, in occasione di una
terribile carestia dalla quale liberò Fabriano.
Il Maestro fu attivo intorno alla seconda metà del
1400, e la sua arte si rifà ai metodi pittorici di Gentile
da Fabriano (WWW.CARIFAC.IT - www.fabrianoturismo.it).
L'articolata immagine presenta nella parte centrale
le figure della Madonna, di Gesù Bambino e di un
Santo; in basso una scena racchiusa in un piccolo
riquadro sagomato; in alto, in un arco centinato, Dio,
racchiuso in una mandorla raggiata, tra angeli ed angioletti;
tra le due scene principali la colomba simbolo
dello Spirito Santo.
La scena centrale rappresenta la Vergine Maria, inginocchiata
in atto di preghiera dinanzi al Bambino
Gesù che sorregge con la sinistra, in offerta all'Eterno
Padre, la città di Fabriano, mentre porge la destra
a San Bernardino da Siena in ginocchio ai suoi piedi
(monogramma di Cristo IHS).
Il piccolo riquadro in basso rappresenta lo stemma
della città di Fabriano: un ponte di tre arcate in muratura posto su un fiume, sul ponte un fabbro in atto di battere il metallo sull'incudine (manca il motto: faber in amne cudit cartam olim undique fudit). Nella centitina in alto Dio, l'Eterno Padre. Dio che
impugna le frecce !!
Questa rappresentazione innesca degli interrogativi.
Che riferimento hanno e avevano gli artisti per rappresentare Dio,se non è visibile?
Nel Vecchio Testamento, esemplificando in modo semplice, Dio si manifesta agli
uomini come Voce, Tuono, Raggio di Luce, Roveto ardente che non si consuma,
nella persona di tre uomini....; nel Nuovo Testamento la presenza divina si manifesta
come Angelo, Colomba, Lingue di fuoco ....
Tra i miei santini, d'epoca e non, sono veramente pochi quelli che riportano la figura
di Dio; di norma rappresentano la Santissima Trinità, dove Dio, raffigurato da un
elegante Vecchio con la barba e i capelli bianchi, sorregge il Figlio in Croce, la colomba
dello Spirito Santo completa l'immagine; oppure ci sono tre figure simili tra
loro e assomiglianti a Cristo, dove il Padre è riconoscibile dallo scettro che tiene in
mano; o compare la forma geometrica del triangolo con l'occhio al centro.
Per il nostro artista, Dio ha preso le sembianze di un posato uomo anziano ma con
in mano delle frecce; dipinse lo stendardo nella seconda metà del 1400; che si sia
ispirato ai personaggi mitologici dei poemi greci ? Isolando la figura del vecchio con
barba bianca e frecce mi viene in mente Giove pronto a scagliare fulmini sulla terra.
Ritornando allo stendardo e al santino, più realisticamente quelle frecce, forse, vogliono
rappresentare per l'artista le calamità naturali, le malattie del corpo e altri flagelli
che sovrastano l'umanità per i suoi peccati.
Il popolo, timorato di Dio, porterà lo stendardo, dove la Madonna prega e Gesù Bambino offre l'intera città (di Fabriano) a Dio, in processione in preghiera per chiedere
di essere risparmiato o sollevato dalle dure prove e per intercessione di Gesù Bambino,
della Madonna e dello Spirito Santo vedrà esaudite le preghiere e la religiosità
popolare venererà lo stendardo come miracoloso.
Spariscono allora le frecce e il Buon Dio misericordioso aspetta che noi ci riconciliamo
con Lui.
PAOLO MONCIOTTI
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SAN LUCA: EVANGELISTA, MEDICO, PITTORE
iconografia: Figure e Segni di protezione celeste
Continua la Rubrica “Iconografia.Figure e segni di protezione celeste della socia ELISABETTA GULLI GRIGIONI (già apparsi sul settimanale
diocesano ravennate “Il Risveglio” e che
qui pubblichiamo grazie alla concessione
del Direttore Don
Giovanni Desio che vivamente
ringraziamo.
Sono già stati presi in considerazione due aspetti importanti e spesso problematici del lavoro iconografico sui quali si tornerà ancora in seguito:
l’anacronismo e l’errore interpretativo.
Il primo atteggiamento culturale (spesso consapevole espediente estetico) appare frequentemente nella produzione artistica colta e popolare dei secoli
passati, esteso a intere opere o annidato, per occulta forza di tradizione, in
affascinanti particolari come il cappello cardinalizio attribuito a San Girolamo
o a San Pier Damiani di cui si è parlato. Dal secondo atteggiamento bisogna
guardarsi, per garantire credibilità alle proprie letture iconografiche.
Ottimo esercizio a questo scopo è il costante confronto con ampi repertori è il costante confronto con ampi repertori gihurativi, quali ad esempio, le collezioni di stampe ‘popolari’: proprio lo scorso anno si è inaugurato a Bassano del Grappa il Museo Remondini che ha iniziato la sua attività dedicando una Mostram ai "
Santi’ prodotti a Bassano ed esportatori in tutta Europa dai più famosi stampatori italiani del Settecento.
Mi è sembrato opportuno dedicare oggi questo spazio a San Luca, antiocheno di Siria, vissuto nel I secolo, autore del
Terzo Vangelo
e degli "Atti degli Apostoli, la cui festa cadrà il 18 ottobre, che, tra gli altri patronati, detiene
quello su artisti, scultori, pittori, miniaturisti, di attribuzione molto complessa
e con radici antiche laboriosamente attorcigliate nel formarsi della tradizione agiografica.
Se ne è occupato, per chi volesse approfondire l’argomento, Michele Bacci, in un libro molto impegnativo intitolato " Il pennello dell’Evangelista. Storia delle immagini sacre attribuite a San Luca",, pubblicato da Gisem-Edizioni Ets (Pisa 1998).
Alla notevole diffusione del nome Luca nella seconda metà del Novecento fa riscontro un recente vivo interesse nei confronti del Santo le cui reliquie,conservate a Padova nell’Abbazia di Santa Giustina, sono state riesumate e sottoposte a ricognizione mediantesofisticati e modernissimi sistemi dianalisi.
L’annosa questione circa l’autenticità del corpo ha visto importanti
conferme nel senso dell’autenticità
e un congresso internazionale si è
svolto a Padova nell’ottobre 2000
per approfondire la conoscenza del
Santo venerato sia nella Chiesa
occidentale che in quella orientale.
Evento di grandissima portata
ecumenica è stato, nell’occasione,
il dono di una consistente reliquia
del corpo di san Luca fatto dall’arcivescovo
ortodosso di Tebe Hiero
nymos che ne aveva fatto esplicita
richiesta nell’intenzione di deporla
sul primo sepolcro dell’Evangelista.
L’immaginetta che qui si propone,
incisione con coloritura manuale
approssimativa, ma efficace
(come era usuale in questo tipo di
stampa a larga diffusione) prodotta
ad Augusta nel Settecento dall’editore
I. (J.) Waagus, presenta Luca
come pittore, professione attribuitagli dalla tradizione, mentre, con pennello
in mano, sembra, sporgersi di lato, per osservare (mostrandolo contemporaneamente
a ipotetici osservatori come indica il gesto della mano sinistra) il
procedere o il compimento dell’opera raffigurante una Madonna con il Bambino in braccio.
Il quadro pare curiosamente appoggiato tra le corna dell’animale attributo
simbolico del Santo, mentre ai piedi è posto in primo piano uno strumento
importante dell’attività pittorica, la tavolozza.
Altri due segni di riconoscimento: il pestello allusivo alla professione di
medico attribuitagli in base a una lettera di Paolo che lo indica come “caro
medico”, da cui discende il patronato sulla categoria, accanto a rotolo e libro
delle scritture. L’animale, che nei manuali di simbologia agiografica è solitamente
definito bue, ma talvolta è chiamato toro, simbolo sacrificale, è spesso
raffigurato con le ali. (continua)
ELISABETTA GULLI GRIGION
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"L'ORDINE DEI MINIMI E LA CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA A NARDO"
- A CURA DI MARIO MENNONNA
Terminati i festeggiamenti per il V centenario della morte di San Francesco di Paola (Tour, 2 aprile 1507),
ecco apparire a cura di Mario Mennonna per Congedo Editore questo bellissimo libro
(pagg.256 di cui oltre 100 con riproduzioni di
stampe ed immaginette) sull’Ordine dei Minimi e
la Chiesa di S.Francesco a Nardò.
Un progetto questo a cura di Mario Mennonna e la collaborazione di studiosi quali Giuseppe Antico, Rosi Fracella, Michele Inno, Antonio Manieri e
Luana Zacchino e i nostro soci Antonio Mennonna e Giancarlo Gualtieri che inoltre hanno fornito le immaginette su s.Francesco di Paola.
Interessante quest’opera su un uomo e
su un santo che ha contribuito alla riforma della
Chiesa e della società del suo tempo.
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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"
14 LUGLIO: SAN CAMILLO PATRONO DEGLI AMMALATI E DEGLI OSPEDALI
Il socio Prof. MARCELLO VENDEMMIATI di Cassano Spinola ha
trasmesso l’immaginetta di San Camillo De Lellis della soc.”NB”-
serie 3-201, per la campagna “Un santino per ogni socio” ed il
seguente articolo:
"
Camillo de Lellis nacque da nobile famiglia di
militari in Bucchianico di Chieti (Abruzzo) il 25
maggio 1550. Fu soldato di ventura e, da
diciassette a venticinque anni, condusse una vita
disordinata, dedita al gioco. Perse tutto e dovette
fare i lavori più umili.
Nel 1575 si convertì. Tentò due volte di entrare
nell’ordine francescano, ma dovette rinunciarvi a
causa di un' ulcera incurabile al piede destro.
Ricoverato all'Ospedale San Giacomo a
Roma, per una piaga ad un piede, non essendo
grave dovette fare l’infermiere per guadagnarsi il
diritto d’essere curato; ebbe così modo di vedere
come gli ammalati erano abbandonati e non
curati, specie durante le pestilenze.
Illuminato dalla grazia di Dio concepì la fondazione di un ordine religioso che oltre ai tre voti
tradizionali, ne aggiunse un quarto di “assistenza
a tutti gli ammalati”.
Subì l’influsso decisivo di san Filippo Neri e su
suo consiglio si fece prete nel 1584.
L'Ordine religioso fondato da Camillo De Lelllis ”Ministri degli Infermi”(ministro
vuol dir servo, e servi degli infermi furono i seguaci di S.Camillo) fu approvato da
papa Sisto V nel 1586.
E’ in quell’anno che per la prima volta i suoi figli apparirono per le vie di Roma
con una croce rossa sul petto:” il sangue di Gesù” ; rossa di fuoco: “il fuoco della
carità”. Quella croce rossa è ancora oggi il simbolo della più cristiana delle
Crociate, la crociata contro il male fisico e morale.
Furono presenti negli ospedali, nelle case private, nelle prigioni, sui campi di
battaglia, ovunque ci fosse una lacrima da tergere, un dolore da lenire.
Fu l'apostolo non solo dei moribondi e degli infermi, ma anche di tutti i diseredati
di ogni sorta, fino a dire:”Se non ci fossero poveri, bisognerebbe scavare fino al
centro della terra per trovarne qualcuno”. Nella terribile inondazione del Tevere, del
1598, riuscì a salvare i suoi malati in modo eroico, con solo sei aiutanti. Insistette su
innovazioni quali finestre aperte, diete appropriate ed isolamento dei casi contagiosi. I suoi preti sempre disponibili vigilarono soprattutto che i pazienti non
venissero sepolti mentre erano ancora vivi.
Il fondatore dopo aver vissuto per quarant'anni negli ospedali , a contatto con gli
ammalati, che chiamava suoi “Signori e padroni”, davanti ai quali andava in estasi,
come vedesse realmente in ognuno di loro Gesù Cristo, logoro dalle fatiche e
consunto dalla carità spirava in Roma la sera del 14 luglio 1614.
Papa Benedetto XIV nel 1742 lo proclamerà beato e nel 1746 Santo.
Papa Leone XIII nel 1846 lo proclamerà “Patrono degli ospedali e degli infermi”.
Papa Pio XI nel 1930 lo eleggeva ”Protettore del personale ospedaliero”.
La memoria di San Camillo si celebra il 14 Luglio, anniversario della morte.
MARCELLO VENDEMMIATI - ALESSANDRA BARCAGLIA
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15 AGOSTO MARIA ASSUNTA IN CIELO PATRONA DI ALLUMIERE
I soci EDMONDO BARCAROLI e GINO
ARESTIVO di Tarquinia hanno
partecipato il 4 giugno u.s. alla riunione
sociale a Piazza Campitelli in Roma.
Gentilmente hanno fatto dono di
immaginette ai soci presenti e ne hanno
consegnato altre al Vice Presidente
Manfè per il fondo sociale e per la
campagna “Un santino per ogni socio”, come pure l’immaginetta di Maria Assunta.
Ad Allumiere, sulla destra del palazzo, si trova la
chiesa camerale, dedicata a Maria Assunta, la cui
costruzione, in luogo di una piccola cappella, fu voluta
nel 1608 dagli Olgiati. Costituita parrocchia nel 1752, la
chiesa nel 1857 fu arricchita delle due navate laterali.
All’interno è venerata questa statua processionale
dell’Assunta, donata dai Ragazzi e dai Giovani di Azione
Cattolica. L’abito ed il manto sono ornati con ex-voto in
oro offerti alla Madonna e con i pregevoli ricami delle
Claustrali Benedettine
di Santa
Lucia di Trevi
(Perugia).
La statua viene
esposta ogni anno
in occasione
dei festeggiamenti di agosto.
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ROMA, SANTUARIO DEL DIVINO AMORE - ANNIVERSARIO DEL PRIMO MIRACOLO
Il socio RENZO MANFE’ di Roma per i 268 anni dal primo miracolo
al Divino Amore trasmette l’unito santino ufficiale del Santuario
per la campagna “Un santino per ogni socio”.
Con una S.Messa presieduta dal cardinale Angelo Comastri, Vicario del Papa per la Città del Vaticano, questa mattina nel Santuario romano del Divino
Amore lo scorso 25 aprile si sono celebrati i 268 anni dal primo miracolo della
Madonna.
Nel 1740 un viandante che recanva a Roma fu assalito da un gruppo di cani feroci. Il pellegrino, che in quel momento era nei pressi della torre
di una fortezza, alzò gli occhi e vide sul muro l’effige della Vergine Maria: con fervore pregò
di essere salvato e improvvisamente i cani si dispersero. Da allora quel luogo, dove anni dopo
fu costruito il Santuario, è meta di pellegrinaggio per migliaia di fedeli. Ma per quale motivo
questa devozione si è diffusa così rapidamente radicandosi soprattutto nel cuore dei roma
ni?
Federico Piana lo ha chiesto a Don Pasquale Silla, Rettore del Santuario.
R. – La devozione si è immediatamente diffusa, perché la gente ha bisogno di trovare un segno
di speranza. Questo Santuario ha un grande valore per la
città di Roma. I romani sono legatissimi per il primo evento che
cominciò a richiamare le folle, dopo il quale fu costruito il Santuario,
inaugurato poi nel 1745 e consacrato nell’Anno Santo
1750. Era famoso per le grazie della Madonna.
Un evento straordinario accadde nel 1944, quando ci fu la liberazione di Roma
veramente miracolosa. Roma era destinata alla distruzione.
I tedeschi avevano giurato di far saltare la città. Dopo lo sbarco
ad Anzio, duemila carri armati premevano verso Roma e si temeva
il peggio. Fu deciso di fare un voto solenne alla Madonna
del Divino Amore, la cui immagine era stata trasportata a S.
Ignazio a Roma. Alle 18.00 del 4 giugno del ’44 si fece il voto.
Si pensi che appena due ore dopo, alle 20.00, a Piazza Venezia,
arrivavano gli alleati e dalla parte opposta, in fretta e furia,
i tedeschi lasciavano la città. Roma fu salva e libera. Sono due
fatti molto significativi che i romani hanno scolpiti nel cuore
(Radio Vaticana – 25 aprile 2008)
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SERVO DI DIO BERARDO DEL CUORE DI GESU' ATONNA
Il Socio DINO AITO di Sarno ha trasmesso l'immaginetta di Padre Berardo Atonna, sacerdote dei Frati Minori, per la campagna “Un santino per ogni socio”, e il profilo del Servo di Dio.
Il santino è tratto da una nuova iconografia del Servo di Dio
inaugurata lo scorso 18 maggio.
Il servo di Dio Padre Berardo Atonna nasce a Episcopio di Sarno il 1
luglio del 1843 da Raffaele e Maria Domenica D’Angelo, che al battesimo lo chiamano Giuseppe. Giovane pio e religioso, avverte ben presto la chiamata al sacerdozio.
A 14 anni veste l’abito talare nel seminario di Sarno come chierico esterno addetto
al servizio della chiesa di S. Teodosio Martire, il cui parroco è uno zio paterno,
Don Aniello Atonna. Vocazione sacerdotale, ma anche vocazione religiosa: questo è ciò che avverte Giuseppe nei momenti di preghiera soprattutto al Sacro Cuore di
Gesù e della Vergine Santissima. Il 16 agosto 1859 lascia il seminario di Sarno e si
reca a Napoli nello storico convento francescano di S.ta Lucia al Monte per ricevere
l’abito alcantarino. Il 28 dello stesso mese indossa il nuovo abito, cambiando il nome
di Giuseppe in quello di Berardo del Cuore di Gesù. Il 16.2.1866 viene ordinato
sacerdote da Mons.Mariano Ricciardi, Arcivescovo di Reggio Calabria.
Nuovo ministro del Signore, diviene ben presto l’apostolo e il padre del popolo.
E’ ricercato come direttore spirituale dalle Comunità religiose dell’Italia Meridionale
e grazie al dono della parola viene invitato a predicare dappertutto.
Attraverso i suoi scritti, la sua parola, e soprattutto la sua vita
santa e penitente, infiamma le anime dell’amore di Dio, e le consacra alla Madonna. Ha modo di incontrare diverse sante anime
nel suo cammino tra cui: il Beato Bartolo Longo, la Beata Cristina
Brando e le Serve di Dio Suor Serafina Micheli, fondatrice
delle Suore degli Angeli, Maria di Gesù Landi, fondatrice delle
Ancelle della Chiesa. Molto intensa la sua devozione per la
Madonna del Divino Amore la cui immagine porta con sé durante
le sue missioni al popolo. Fonda sulla collina di Capodimonte
un ospizio per poveri e anziani e qui il 4.3.1917 muore.
Nel 1929 il suo corpo è riesumato e le spoglie mortali trasferite
nella chiesa di S. Lucia al Monte nella Cappella di S.Pasquale
Baylon. È in corso il processo per la sua beatificazione.
Sabato 20 settembre p.v., alle ore 18.30, sarà inaugurato il Sacrario dei Servi di Dio nella chiesa
di Santa Lucia al Monte in Napoli, costruito nel 1940 e restaurato recentemente.
Presiederà la celebrazione S. Ecc. Mons. A. Di Donna, vescovo ausiliare di Napoli.
Il socio AITO invita gli associati, specie della Campania, a partecipare al solenne rito.
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MANFREDONIA - SANTA MARIA DEL CARMINE
Il socio GIUSEPPE FURIO ha inviato ai soci un santino stampato dalla Tipografia Falcone. Grazie infinite
L'Ordine dei Carmelitani non ha proprio un fondatore, anche se considera come suo patriarca e modello il profeta S.Elia. Il Carmelo, piccola catena montuosa della Terra Santa, è legato alle vicende
del profeta Elia. In ricordo della visione che mostrò ad Elia la
venuta della Vergine Maria sotto la figura di una piccola nube che
saliva dalla terra verso il Carmelo( 1 Re 18,20-45), i monaci del luogo, nel 93,distrussero la loro antica casa e costruirono in onore della Madonna, una cappella sul Monte Carmelo, vicino alla fontana di
Elia. In seguito ad alterne vicende, nel XIII secolo, la comunità dei “fratelli del Carmelo, cacciati dai Saraceni, ripararono e si diffusero rapidamente in
Occidente. Questa breve premessa serve per introdurre del culto della B.ta Vergine
del Monte Carmelo in Manfredonia. Infatti sino al 16-18 agosto del 1620, Sacco dei
Turchi della città, nei pressi di una delle porte (Porta Foggia o dello Spuntone) della
cinta muraria vi era una chiesetta dedicata a S.Elia Profeta, frequentata dai
pescatori. Alla distruzione della suddetta chiesa, ne conseguì la costruzione di
un’altra, dedicata alla B.Vergine del Monte Carmelo.Più volte rimaneggiata, sino ad
assumere l’aspetto attuale, tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900.
L’immagine venerata, di mano napoletana, riproduce, per sommi capi, la Madonna
della Basilica del Carmine Maggiore di Napoli, prima del restauro effettuato tra il
1974-75, presso il laboratorio del Museo di Capodimonte. Essa è del tipo della ”tenerezza”,
in cui i volti della Madre e del Figlio sonno accostati in espressione di
dolce intimità. Ben visibile sul manto la stella con coda pendula su una delle due
spalle, segno della perpetua verginità di Maria.
Negli anni novanta le corone argentee poste sui capi della Madonna, oggetto di
un furto sacrilego, furono sostituite con due di oro, per volontà dei fedeli.
Negli anni 70 del secolo scorso, i festeggiamenti religiosi e civili, subirono una battuta di arresto, che solo il forte amore manifestato, dal popolo sipontino, verso la Tuttasanta Madre di Dio, ha fatto si che fossero ripresi negli anni ’80, con una vitalità tale da averla fatta assurgere a seconda festa cittadina, per partecipazione popolare,
al novenario e alla processione serale che si svolge il 16 luglio.
G.FURIO
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16 LUGLIO - SANTA MARIA DEL CARMINE
La socia FILOMENA LIOTTI di Castellaneta ci ha trasmesso
l’immaginetta di Maria Ss.ma Consolatrice del Carpinello per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Il Santuario Basilica di Maria SS. Consolatrice del Carpinello, è meta
di migliaia e migliaia di pellegrini che vengono per implorare e ringraziare
la Madonna. Il Tempio, moderno e maestoso, è stato inaugurato
nel 1971; è a forma ottagonale ed ha all'interno un monumentale Trono
marmoreo che accoglie il "Quadro della Madonna", la Cappella della
Conciliazione,la Cripta , il Presepe ed un Museo della civiltà contadina. Pregevole è
il Campanile alto 70 m. con alla sommità la Statua della Madonna alta 6,40.
Il Santuario è nel comune di Visciano, una cittadina che gode di una posizione
invidiabile, perché in zona collinare, con abbondante vegetazione, a 340 sul livello
del mare con un ambiente ancora salubre e fresco specie durante i mesi estivi.
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11 AGOSTO - SANTA CHIARA, PATRONA DELLA TELEVISIONE
Santa Chiara nasce ad Assisi nel 1194 in una famiglia nobile.
Giovanissima segue S.Francesco. Divenuta religiosa,
entra nel convento di S. Damiano, dove
vive per 42 anni, di cui 29 anni gravemente ammalata.
Fonda l'Ordine femminile delle «povere
recluse» (chiamate poi Clarisse) di cui è nominata badessa.
Ispira a San Francesco il "Cantico delle Creature".
Scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed
ottenendo da Gregorio IX il «privilegio della povertà».
Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti
della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si
svolgevano a Santa Maria degli Angeli, è scelta da Pio XII
quale protettrice della televisione. Erede dello spirito
francescano, si preoccupa di diffonderlo, distinguendosi per il
culto verso il SS. Sacramento che salva il monastero dai
Saraceni nel 1243, anno in cui muore. Dopo soli due anni,
Papa Alessandro IV la proclama santa e la Chiesa la festeggia l'11 agosto.
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CASTELPOTO, 11 MAGGIO - FESTEGGIATI I SANTI MARTIRI
COSTANZO MAIO di Castelpoto ha inviato l’immaginetta dei santi protettori
locali, (fatta stampare dal Comitato Festa nel 2006), per la campagna sociale “Un santino per ogni socio”.
La festa iniziata il 15 maggio ha previsto
tre giorni di spettacoli musicali, con
luminarie, fuochi d’artificio, ma soprattutto
un programma religioso, che si è
arricchito negli ultimi anni di interessanti
iniziative pastorali finalizzate a ricondurre
i fedeli alla dimensione originaria della
festa, che è appunto quella religiosa.
I protettori sono: San Costanzo, del
quale Castelpoto ha una preziosa reliquia,
un frammento di ulna, e che nel
comune beneventino fu protagonista di
due miracoli, la pioggia in tempo di grande carestia e la guarigione di una donna
non vedente; poi San Vittoriano e san Simplicio.
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28 AGOSTO - SANT'AGOSTINO D'IPPONA (354-430)
Don DAMIANO GRENCI di Sesto S. Giovanni ha inviato l'immaginetta di S. agostino per "Un santino per ogni socio".
La vera laicità è un concetto antico defuinito da Sant'Agostino, ha spiegato Benedetto XVI mercoledì 20 febbraio u.s., nel corso dell'udienza generale dedicata alla presentazione degli scriti del Vescovo di Ippona.
Nello scorso febbraio il Papa è tornato a parlare ddella figura di Agostino "Il Padre della Chiesa che ha lasciato il maggior numero di opere alcune delle qualo "sono d'importanza capitale e non solo per la storia del Cristianesimo ma per la formazione di tuttala cultura occidentale". Egli si è soffermato sul "De civitate Dei" scritto in seguito al Sacco di Roma compiuto dai Goti nel 410. "Tanto pagani ancora viventio ma anche molti cristiani, avevano detto: "Roma è caduta, adesso il Dio cristiano e gli apostoli non possono proteggere la città".
“Durante la presenza delle divinità pagane Roma era caput mundi , la grande capitale e nessuno poteva pensare che sarebbe caduta nelle mani dei nemici. Adesso, con il Dio cristiano,
questa grande città non appariva più sicura. Quindi il Dio dei cristiani non proteggeva, non
poteva essere il Dio al quale affidarsi" ha spiegato. Sant'Agostino rispose all'obiezione con questa “grandiosa opera”, chiarendo che cosa dobbiamo aspettarci da Dio e che cosa no, qual è la relazione tra la sfera politica e la sfera della fede, della Chiesa”.
“Anche oggi questo libro è una fonte per definire bene la vera laicità e la competenza della
Chiesa, la grande vera speranza che ci dona la fede" ha osservato il Vescovo di Roma.
Fu Agostino stesso, ha ricordato il Papa, a passare in rassegna le sue opere qualche anno
prima di morire nelle "Retractationes". Poco dopo la sua morte gli scritti vennero "registrati nell’Indiculus ('elenco') aggiunto dal fedele amico Possidio alla biografia di sant'Agostino, Vita
Augustini”. Oggi, ha ricordato, “ sono oltre trecento le lettere sopravvissute del Vescovo di
Ippona e quasi seicento le omelie, ma queste in origine erano molte di più, forse addirittura tra le tremila e le quattromila, frutto di un quarantennio di predicazione dell’antico retore che aveva deciso di seguire Gesù e di parlare non più ai grandi della corte imperiale, ma
alla semplice popolazione di Ippona".
Tra le altre opere del santo il Papa ha citato le "Confessioni", “una specie di autobiografia nella forma di un dialogo con Dio” che “riflette proprio la vita di Sant'Agostino, che era un vita non chiusa in sé, ma vissuta sostanzialmente come dialogo con Dio e così una vita con gli altri”. Nel De Trinitate - ha prosdeguito - Sant'Agostino riflette sul
mistero del Dio che è unico, l'unico creatore del mondo, di noi tutti, e
tuttavia, proprio questìunico Dio è Trinitario, un cerchio d'amore".
“Cerca di capire il mistero insondabile: proprio l'essere trinitario, in
tre Persone, è la più reale e più profonda unità dell'unico Dio"
Benedetto XVI ha quindi ricordato che “la tradizione iconografica
già in un affresco lateranense risalente al VI secolo, rappresenta s.
Agostino con un libro in mano, certo per esprimere la sua produzione letteraria, che tanto influenzò la mentalità e il pensiero cristiani, ma per esprimere anche il suo amore per i libri, per la lettura e la conoscenza della grande cultura precedente."
"Sarebbe stato bello poterlo sentire vivo - ha concluso il Papa - ma è realmente vivo
suoi scritti, è presente in noi e così vediamo anche la permanente
vitalità della fede a cui ha dato tutta la sua vita!".
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MANFREDONIA: DEDICAZIONE DELLA CHIESA "STELLA MARIS"
Il socio GIUSEPPE FURIO di Manfredonia ci ha trasmesso per l’iniziativa "Un santino per ogni socio" l'immaginetta di maria Stella Maris di Manfredonia che riproduce un particolare di un'opera del pittore Natale Penati, stampato dallaTtipografia Falcone e avuto dal Parroco don NICOLA FERRARA per l'AICIS.
Il 5 maggio 2002 il compianto Arcivescovo Mons. Vincenzo D’Addario (morto il 30.XI.2005) procedeva al rito
della dedicazione della Chiesa “Stella Maris “ di Manfredonia. Stella Maris è da tempo l'appellativo con cui la gente
di mare, non solo quella di Manfredonia, si rivolge alla Madre del
Salvatore e nella cui protezione ha sempre confidato.
Situata in corso
Manfredi, antistante il porto, la chiesa sorge nel centro storico cittadino entro le mura volute da Re Manfredi, nei pressi del Castello Svevo-Angioino.
Fu costruita a partire dal 1516 con l’adiacente convento
di S.Benedetto. saccheggiata e distrutta con il convento
nell’agosto del 1620 dai Turchi quando invasero ed occuparono la città, fu ricostruita ed adibita a cappella con funzioni di chiesa, dalla nobile famiglia sipontina dei De florio.
ni di chiesa,
Tale funzione mantenne sino agli inizi del 1930 quando fu trasformata in Parrocchia. In tale occasione la cappella-chiesa subì varie trasformazioni per i nuovi usi e furono eseguite pitture a tempera ad opera del pittore Natale Penati (1935), che tanto operò nell'Archidiocesi sipontina.
chia.
A seguito di successive ristrutturazioni, parte delle tempere sono andate distrutte.
Ne sono rimaste cinque, di cui quattro trattano di scene evangeliche di miracoli di Gesù sul mare ed una quinta, sul frontone che delimita la volta del presbiterio, raffigura la Madonna, raffigurata nel santino, in atto di protezione ed intercessione per la gente di mare. sullo sfondo si notano il vecchio porto ed il castello.
La chiesa riaperta al culto nel 1937, nel 1940 venne affidata ai Salesiani. Con il trasferimento di questi ultimi negli anni '50, l'immagine di Maria ausiliatrice fu trasformata ... nella Madonna "Stella Maris". Ma questa è un'altra storia...
G. FURIO
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MONZA, SAN MODESTINO MARTIRE
Padre MICHELE GIULIANO o.f.m., di Marigliano ha trasmesso l’immaginetta di San Modestino Martire, per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”
Un “grazie” a padre Giuliano che ne ha curato la stampa inserendola nella serie
serie “MG19”.
San Modestino Martire è venerato a Monza (Milano) nella Cappella del Collegio “Bianconi”.
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SAN SOSTENE (CZ) - 16 Agosto, Festa di SAN ROCCO
Don DAMIANO GRENCI ha trasmesso questa nuova immaginetta, da lui fatta stampare a ricordo
del decimo anniversario di ordinazione sacerdotale (1988 - 13 giugno – 2008), per l’iniziativa “Un santino per ogni socio". Un grazie a Don Damiano per questo santino dalla rara iconografia tratta dall'affresco situato nella chiesa matrice di San Sostene (CZ) “Santa Maria del Monte". che riproduce la Vergine con Bambino ed alla sua destra San Sostene di Calcedonia, martire, patrono del comune,
festeggiato il 10 settembre e San Rocco di Montpellier.
Tra le feste tradizionali di questo piccolo Comune calabrese ad ampio raggio turistico, che si affaccia sul
Mar Ionio a qualche chilometro da Soverato, è molto sentita la festa di san Rocco che si svolge nel centro dello storico paese nei giorni 14-15-16 agosto.
Le funzioni religiose sono anche accompagnate da
una caratteristica fiera, da un torneodi calcetto e dalle esibizioni di cantanti famosi e gruppi folkloristici.
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NOTIZIE DAL MONDO
6 APRILE - CERIMONIA AGATINA A MONTEVIDEO (URUGUAY)
Cerimonia agatina
nella cattedrale di Montevideo in Uruguay
una reliquia e un quadro della Patrona.
Il 6 aprile u.s., durante una solenne cerimonia svoltasi nella cattedrale di
Montevideo dopo la concelebrazione della messa della Divina Misericordia
nell’ottava di Pasqua, l’ambasciatore d’Italia in Uruguay, il catanese Guido
Scalici, il prof.Luigi Magnano di S.Lio, urologo, e il cav.Agostino Valenti,
dell’Ordine S. Maria di Betlem, appositamente giunti da Catania, hanno
consegnato ufficialmente al primate dell’Uruguay e arcivescovo metropolita, il salesiano missionario mons. Nicolàs Cotugno Fanizzi,originario di Sesto S.Giovanni, una reliquia di S. Agata e un quadro dov’è raffigurata la nostra martire in
carcere secondo la tradizionale iconografia.
La reliquia - minuscoli frammenti della pelle di una
mano - offerta in dono con autentica dall’arcivescovo
metropolita mons.Salvatore Gristina all’arcidiocesi di
Montevideo tramite l’ambasciatore Scalici per essere
esposta con l’immagine di S. Agata al Carcere alla venerazione dei fedeli nel Duomo della capitale uruguagia, è custodita in un prezioso reliquiario predisposto
dal laboratorio di argenterie del cav. Giovanni
Freni di Catania e voluto dalla generosità di quattro
ferventi devoti catanesi della Patrona: oltre a Magnano
e Valenti, lo stesso ambasciatore e Alessandro
Torrisi, docente di Lettere ad Ornago dov’è presente il culto agatino.
L’immagine, copia fedele dell’originale, in particolare, è stata donata personalmente da Valenti, al quale per primo si deve l’iniziativa di diffondere anche in Uruguay, specialmente tra i
nostri connazionali, la devozione alla protomartire. Il diplomatico catanese, che ha fortemente
voluto e scrupolosamente organizzato l’evento, ha provveduto a trasportare in aereo fino a
destinazione il reliquiario e l’immagine nonché a predisporre, d’intesa con mons. Cotugno, la
cerimonia di consegna da parte della delegazione catanese.
I giornali e le tv locali hanno dato risalto all’avvenimento.L’ambasciatore aveva invitato «i fedeli a partecipare alla cerimonia di donazione della reliquia di S.Agata alla comunità cristiana
dell’Uruguay da parte dell’arcidiocesi e dei fedeli di Catania, testimonianza dell’amore fraterno
che - al di là della distanza - unisce nella comune devozione i cristiani di ogni parte del
mondo».
Nella cattedrale dell’Immacolata e dei Ss.Filippo e Giacomo in Plaza Matriz, gremita di fede
li in buona parte di origine italiana e soprattutto siciliana, mons. Cotugno ha presieduto l’Eucaristìa con tre concelebranti, tra cui un sacerdote originario di Tezze D’Arzignano, cittadina in
provincia di Vicenza di cui è patrona S. Agata. Prima dell’omelìa il presule ha dato la parola
agli ospiti catanesi: il prof. Magnano ha letto il messaggio inviato a mons. Cotugno dall’arcivescovo Gristina; mentre il cav. Valenti è stato invitato a spiegare ai fedeli il significato religioso del sacco agatino. Il pastore della Chiesa di Montevideo ha evidenziato l’esempio della
martire come un modello per difendere la fede oggi minacciata dal consumismo e dal materialismo
dilagante. La reliquia - portata dal cav. Valenti vestito con il sacco votivo e scortata
da due cerofori d’onore, l’ambasciatore e il prof. Magnano - alla presenza di una delegazione
dei Cavalieri dell’Ordine di Malta e dell’ex direttore dell’Istituto italiano di Cultura Angelo Manenti, è stata posta a fianco dell’altare laterale della Madonna della Mercede, accanto all’immagine
di S. Agata inserita in una bella cornice fatta approntare dal clero della Cattedrale, e
incensata dall’arcivescovo. (Fonte: La Sicilia, 9.4.2008)
ANTONINO BLANDINI
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105° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI SUOR TERESA MACALUSO DEI SACRI CUORI
Teresa nasce il 18 febbraio 1831 a Vicari in provincia di Palermo. E’ un
grazioso paesino situato su una collina. Fin da fanciulla ha un trasporto quasi
naturale verso la Santissima Eucarestia; ne sembrava innamorata. Avere
come proprio direttore spirituale Padre Luigi Ventura, pio sacerdote, è una
grazia immensa per lei. Padre Ventura si rende conto ben presto della reale
vocazione di Teresa. Nel 1856 a soli 25 anni, si reca a Palermo dove fonda
l’Istituto dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Lo scopo dell'Istituto è di “educare
nella vera pietà religiosa le giovani donne che hanno la vocazione di entrarvi, formarle spose
fedeli ed amanti del Nazareno e queste divenute specchio di virtù educare cristianamente le
figlie del popolo, impartendo loro, allo stesso tempo, l’insegnamento letterario elementare e
dei lavori donneschi, perché vengano sufficientemente istruite quanto a donne si conviene,
buone massaie di casa e vere cristiane”. Emette solennemente i voti religiosi insieme ad un
gruppo di consorelle. «Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella
via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del
Signore, la sua legge medita giorno e notte.» (Salmi 1, 1-2).
Queste parole rispecchiano la sua vita, molto ricca di forti esperienze mistiche e spirituali.
Il Signore, come suole operare con le anime che ama in modo particolare, le consegna una
Croce di sofferenze corporali e spirituali che porterà sulle spalle fino alla morte, ma allo
stesso tempo la arricchisce di numerosi carismi speciali quali la profezia, la guarigione e la
carità eroica. L'Opera da lei fondata, inizialmente ha un indirizzo contemplativo, ma assume
in seguito una dimensione apostolica, estendendosi dalla Sicilia verso altri luoghi.
E’ il 20 Novembre 1902, a 71 anni, quando la sua bell’anima entra nella visione beatifica di
Dio. Nel 1966 la congregazione istituita da suor Teresa si fonde con le Suore Maestre di Santa Dorotea, figlie dei Sacri Cuori, fondate dal Beato Giovanni Antonio Farina che, animate dal
lo stesso spirito di carità continuarono l’opera iniziata dalla fondatrice dell’istituto dei Sacri
Cuori di Gesù e di Maria. Per varie vicende dopo la sua morte, la figura di Suor Teresa è rimasta
nell’ombra, ma ora con l’introduzione della causa di beatificazione, è tornata a brillare
e se ne attendono sviluppi. Il 20 Novembre 2007, a 105 anni dalla morte, Sr.Teresa è stata è
stata ricordata, con una celebrazione Eucaristica in Roma, nella Chiesa di S.Maria Odigitria
dei Siciliani.
ANTONINO COTTONE
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19 APRILE - QUARTO ANNO DEL PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI
La Chiesa è entrata nel quarto anno di pontificato di Benedetto XVI: il Papa ha festeggiato
questo evento a New York, il 19 aprile scorso, durante il viaggio negli Stati Uniti il cui motto “Cristo nostra speranza” riassume bene questi suoi primi tre anni di Ministero petrino.
“Show the world the reason for the hope that resonates within you”.
“Mostrate al mondo la ragione della speranza che è in voi”: con queste parole, pronunciate a
New York nell’incontro con i giovani e i seminaristi americani il 19 aprile scorso, terzo anniver
sario della sua elezione al Soglio pontificio, Benedetto XVI ha tracciato il senso della sua missione: quella di annunciare Cristo, Salvatore del mondo.
In questi tre anni di Pontificato Benedetto XVI ha incontrato oltre 10 milioni di persone, ha
compiuto otto viaggi internazionali e otto visite pastorali in Italia, ha scritto due Encicliche per
dire che l’Amore e la Speranza non sono qualcosa ma Qualcuno.
Ha pubblicato il libro "Gesù di Nazaret" per mostrare che la fede non è un
elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia col Dio fatto uomo che cambia
la vita: in Lui ci è donata una speranza nuova, nonostante le tribolazioni
del vivere, perché la meta è certa. Ma in cosa consiste questa speranza?
“Consiste in sostanza nella conoscenza di Dio, nella scoperta del suo
cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù, con la sua morte in croce
e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza incrollabile, che nemmeno la morte
può incrinare, perché la vita di chi si affida a questo Padre si apre sulla prospettiva del
l’eterna beatitudine”. (Angelus del 2 dicembre 2007)
Benedetto XVI ha creato in 2 Concistori 38 cardinali in rappresentanza di tutti i continenti
per manifestare l’attenzione della Chiesa per tutta l’umanità. Il Papa invoca pace e giustizia
per il mondo. Scrive una Lettera ai cattolici cinesi. Pensa in particolare all’Africa e a un’equa
distribuzione delle ricchezze della Terra.Ma il mondo opulento deve cambiare stile di vita:
“C’è bisogno di una speranza più grande, che permetta di preferire il bene comune di
tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti. ‘Questa grande speranza può essere solo
Dio … non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano’ (Enc. Spe salvi
nr. 31): il Dio che si è manifestato nel Bambino di Betlemme e nel Crocifisso-Risorto.
Se c’è una grande speranza, si può perseverare nella sobrietà. Se manca la vera speranza,
si cerca la felicità nell’ebbrezza, nel superfluo, negli eccessi, e si rovina se
stessi e il mondo. La moderazione non è allora solo una regola ascetica, ma anche una
via di salvezza per l’umanità”. (Omelia del 6 gennaio 2008)
Benedetto XVI è un uomo semplice e mite: la sua parola è chiara e profonda. Ama il dialogo nella verità. Per due volte visita una Sinagoga, a Colonia e New York, entra nella celebre
Moschea Blu di Istanbul. Invita i non credenti ad allargare gli orizzonti della ragione, a non limitarli
in ciò che è verificabile nell’esperimento, per non rifiutare la Speranza, per non eliminare
Dio:
“L’essere umano può spegnere in se stesso la speranza eliminando Dio dalla propria
vita. Come può avvenire questo? Come può succedere che la creatura "fatta per Dio",
intimamente orientata a Lui, la più vicina all’Eterno, possa privarsi di questa ricchezza?
Dio conosce il cuore dell’uomo. Sa che chi lo rifiuta non ha conosciuto il suo
vero volto, e per questo non cessa di bussare alla nostra porta, come umile pellegrino
in cerca di accoglienza. Ecco perché il Signore concede nuovo tempo all’umanità: affinché
tutti possano arrivare a conoscerlo!” (Omelia del 1° dicembre 2007)
(fonte: Sergio Centofanti - Radio Vaticana)
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ATTO VANDALICO IN CILE CONTRO LA STATUA DELLA MADONNA
Cile: i vescovi condannano l'atto vandalico contro la statua della Madonna del Carmelo a Santiago. “Un atto deplorevole”:
così il presidente della Conferenza episcopale
cilena, mons. Alejandro Goic Karmelic, ha definito l’atto
vandalico, messo in atto nei giorni scorsi, contro la statua
della Vergine del Carmelo (a destra nella foto) venerata
nella Cattedrale di Santiago. “Si tratta di un gesto –
ha dichiarato mons. Goic all’agenzia Aciprensa – che ferisce la fede, l’amore e la devozione che il popolo del Cile ha tradizionalmente verso la Madre di Dio, attraverso un’immagine storica e venerata in tutto il Paese”. Di qui, l’invito del presule a “riflettere su tutti
i settori del tessuto sociale per capire come sanare i problemi della società cilena”.
La statua della Madonna, scolpita nel 1833, è posizionata accanto all’altare della cappella
del Santissimo Sacramento, situata in una navata laterale della Cattedrale.
A causa dell’atto vandalico, il manto, i paramenti e le decorazioni posti su
di essa sono stati bruciati.
In riparazione dell’accaduto, l’arcivescovo di Santiago, card.Francisco Javier
Errázuriz Ossa (foto a destra), ha celebrato una S.Messa nella Cattedrale, insieme a tutti i vescovi del Paese, riuniti in occasione della 95.ma Assemblea Plenaria.
Nella sua omelia, il porporato ha espresso profondo dolore per quanto successo, poiché “l’immagine della Vergine è tanto amata sia
da noi che dal nostro popolo che risulta incomprensibile e estremamente doloroso ciò che è
accaduto”. Infine, il card.Errázuriz ha messo in guardia dalla distruzione della famiglia che
comporta una “mancanza di rispetto verso i valori della Patria e di speranza verso il futuro”.
(I.P.) (Radio Vaticana 22.4.08)
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E' MORTO IL CARDINALE ALFONSO LOPEZ TRUJILLO
Papa Benedetto XVI ricorda lo zelo e la passione con cui Card. Alfonso Lopez Trujillo ha
svolto “un’infaticabile azione a tutela e promozione della famiglia e del matrimonio cristiano”.
Il 23 aprile u.s., all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, hanno luogo le Esequie del
Card. Alfonso López Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
La Santa Messa è stata presieduta dal Card. Angelo Sodano,
Decano del Collegio Cardinalizio.
Al termine il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la Liturgia Esequiale e tenuto l’omelia. Dopo aver ripercorso le tappe
fondamentali della vita del Card. López Trujillo, il Papa si è chiesto:
“Come non porre in rilievo, in questo momento, lo zelo e la
passione con cui egli ha lavorato durante questi quasi 18 anni,
svolgendo un’infaticabile azione a tutela e promozione della famiglia
e del matrimonio cristiano? Come non ringraziarlo per il
coraggio con cui ha difeso i valori non negoziabili della vita umana?
Tutti abbiamo ammirato la sua infaticabile attività… Non
possiamo non essergli grati per la tenace battaglia che ha condotto a difesa della "verità"
dell’amore familiare e per la diffusione del "vangelo della famiglia". L’entusiasmo e la determinazione
con cui operava in tale campo erano il frutto della sua esperienza personale, particolarmente
legate al calvario che dovette affrontare la sua mamma, scomparsa all’età di 44
anni per una assai dolorosa malattia”.
Il Santo Padre ha poi messo in rilievo come il Cardinale traesse “il suo amore per la verità
dell’uomo e per il vangelo della famiglia dalla considerazione che ogni essere umano ed ogni
famiglia riflettono il mistero di Dio che è Amore” e che tutta la sua vita è stata caratterizzata
dall’impegno per l’affermazione della verità. Citando un suo scritto, il Papa ha affermato che“la verità nell’amore è sempre stata per lui un ‘polo esistenziale’, dapprima quando in Colombia
era proteso a ‘trovare il senso di una genuina liberazione in ambito teologico’, e in seguito,
qui a Roma, quando si dedicò ad ‘approfondire, proclamare e diffondere il vangelo della
vita e il vangelo della famiglia, come collaboratore del Santo Padre’.”
Benedetto XVI ha concluso ricordando la generosità del compianto Cardinale, che si è tradotta“in molteplici opere di carità, specialmente a favore dei bambini in diverse parti del
mondo”, ed ha auspicato che questa testimonianza “ci sia di incoraggiamento a spendere
ogni nostra risorsa fisica e spirituale per il Vangelo; ci sproni ad operare in difesa della vita umana; ci aiuti a guardare costantemente alla meta del nostro pellegrinaggio!".
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MANILA: 80.000 PER LA FESTA DEL "NAZZARENO NERO"
Sono stati almeno 80.000 a rinnovare a Manila una tradizione antica
400 anni: la festa del Nazareno nero, “Black Nazarene”, per una statua
del Cristo in legno nero giunta nelle Filippine con i primi missionari
agostiniani nel 1606.
La statua, ritenuta miracolosa dai fedeli, ha attraversato le strade del
centro cittadino in un clima di fervente devozione e di composto entusiasmo.
Smentendo i timori della vigilia, scrive l’Osservatore Romano,
tutto si è svolto senza incidenti e sotto l'attento controllo di circa settecento
agenti di polizia che per ore hanno vigilato le vie d'accesso al
percorso del corteo religioso. Alto era ritenuto, infatti, il rischio di attentati, anche dimostrativi, contro la processione e la sacra effigie.
Questo è stato anche il motivo per il quale la statua portata per le strade della città era solo
una copia dell'originale, che invece si trova conservata all'interno della chiesa di Quiapo.
Proprio qui, di fronte all'antica immagine, l'arcivescovo di Manila, in precedenza, all'alba, ha celebrato la messa. Il porporato (a destra) ha sottolineato come
la festa del “Black Nazarene” «rappresenta il desiderio che ogni cattolico deve
provare: prendere sulle spalle la propria croce ad imitazione di Cristo».
Dai cattolici di Manila, infatti, il “Black Nazarene” — nei giorni seguenti alla
processione si celebrano numerose messe e si svolgono anche incontri e feste popolari — è ritenuto un'importante occasione per testimoniare in maniera
pubblica e visibile il proprio desiderio di crescita spirituale e di espiazione dei peccati.
Non sono pochi, per esempio, coloro che, in segno di penitenza, percorrono a piedi nudi il
percorso della processione. Manifestazioni che taluni ritengono eccessive, ma che comunque
esprimono il genuino sentimento religioso della popolazione. (R.P.)
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OSTENSIONE AI FEDELI DELLE SPOGLIE DI S. PIO DA PIETRELCINA
Il 24 aprile u.s. grande commozione a San Giovanni Rotondo per l’inizio della pubblica
ostensione delle spoglie mortali di S.Pio da Pietrelcina. Dopo la ricognizione canonica, avvenuta
il 2 marzo u.s., si è celebrata stamani la S.Messa presieduta dal card.Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, per l’inizio dell’esposizione del corpo di Padre Pio. Il frate cappuccino – ha detto il porporato durante l’omelia – “è vissuto in
piena unione con Gesù crocifisso e vive adesso nella definitiva comunione con Gesù Risorto. Le Reliquie sono l’annunzio della nuova creatura
che sorgerà in comunione con il Risorto”.
Un popolo acclamante e osannante si è radunato intorno
all’altare per vivere il mistero della comunione
della fede e celebrare l’immensa santità di Dio che si
riverbera nelle creature capaci di accogliere il Suo mistero.
“San Pio, ha detto l’arcivescovo di Manfredonia-Vieste–San Giovanni Rotondo, mons. Domenico Umberto
D’Ambrosio, indica “a tutti noi i criteri e le linee di
una giusta devozione e venerazione”:
“Non cerchiamo clamore, chiasso, letture distorte ed avventate. Vogliamo onorare e
benedire il Signore Mirabile nel suo fedele Servo. Siate imitatori di Padre Pio, come lui
lo è stato di Cristo Crocifisso. Fate della preghiera il legame certo con il Signore”.
Il corpo di San Pio da Pietrelcina – ha sottolineato il cardinale Josè Saraiva Martins nell’omelia
- riflette l’immagine di Dio, il tempio dello Spirito Santo, il “luogo” in cui Gesù ha manifestato "la sua gloriosa passione”: “Il nostro caro Santo cappuccino profuse i suoi doni
di santità… E verso questa terra Padre Pio richiamò e richiama ancora milioni di
persone, assetate di verità e di bontà”.
San Pio da Pietrelcina rinnova l’invito a vivere la santità come cifra ordinaria e straordinaria
della vita cristiana. La santità, dono di Dio e impegno dell’uomo – ha aggiunto il porporato – è
la "vita trasfigurata in Cristo mediante il dinamismo delle virtù teologali e dei dono dello
Spirito Santo": “A questo dinamismo Padre Pio, apostolo del nostro tempo, ha offerto
un esemplare contributo, guidando tanti verso l’incontro con il Signore mediante la
parola e la testimonianza e divenendo per tutti sorgente zampillante nell’aridità dei
nostri giorni, olio nuovo nella ruggine della nostra stanchezza”.
Le stimmate che Gesù crocifisso imprime nella carne del frate – ha concluso il cardinale
Josè Saraiva Martins – sono anzitutto “l’approvazione che egli dà al suo amico fedele”; ma
sono anche “il segno dell’amore di Cristo verso di noi, il fatto che Egli ci ha amati per primo e
non smetterà mai di amarci”.
A 40 anni dalla sua morte, le spoglie mortali di San Pio da Pietrelcina sono dunque esposte
nella cripta della chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo. Dopo la
Messa, migliaia di fedeli, provenienti da tutto il mondo, hanno reso omaggio al frate delle
stimmate. (Radio Vaticana)
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TARSO 22 GIUGNO - APERTURA DELL'ANNO PAOLINO
Il 22 giugno si è aperto a Tarso, in Turchia, l'Anno Paolino, indetto da Papa Benedetto XVI dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, con la celebrazione eucaristica presieduta a Tarso dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per la Promozione dell’unità dei Cristiani.
In occasione dell'evento – si legge nell’Osservatore Romano -
i vescovi della Turchia hanno pubblicato una lettera pastorale intitolata “Paolo, testimone e apostolo dell’identità cristiana” in cui si sottolinea l’esigenza di unità della fede. Rendendo nota la lettera, il Vicario apostolico in
Anatolia, mons. Luigi Padovese, ha ricordato l'importanza dell'anniversario che riguarda tutte le comunità
cristiane perché “Paolo è maestro di tutti i discepoli” e ha evidenziato l’utilità delle sue lettere, vera e propria “miniera
di elementi per le comunità che vivono in situazione di minoranza".
Aggiungiamo anche che Il Vicario apostolico dell’Anatolia è il vescovo
mons. Luigi Padovese
Preside dell’Istituto Francescano
nianum” di Roma,
vanni, nonché sui Padri della Chiesa dei primi secoli. A lui il merito di aver
organizzato negli ultimi vent’anni altrettanti simposi di studio nelle città di
Efeso (su Giovanni) e Tarso (su Paolo).
Le città particolarmente interessate dalle celebrazioni saranno Tarso,
dove è stato chiesto di poter utilizzare la vecchia chiesa di San Paolo oggi adibita a museo e
Antiochia, già mete di pellegrinaggi da parte dei fedeli di tutto il mondo.
Tarso ha da
cristiani, né sono aperte chiese; Antiochia sull’Oronte è il luogo dove per la prima volta i discepoli di Cristo furono chiamati cristiani e oggi vi sopravvive una piccola com
da una decina di famiglie cattoliche, più un consistente numero di greco
araba, che si radunano per condividere la fede e crescere spiritualmente.
(R.B.)
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9 Agosto 2008 - COMMEMORAZIONE DI FRANZ JAGERSTATTER
Nel primo anno dopo la beatificazione di Franz Jägerstätter Pax Christi Austria e Pax Christi Germania,
organizzano la ormai tradizionale commemorazione del giorno della morte.
E‘ prevista una grande partecipazione alla celebrazione presso la parrocchia di Tarsdorf a
St. Radegund (con l’ora di
preghie-ra, la santa messa e la processione dei lumini), dopo un pellegrinaggio da Burghausen (in
Baviera) a St. Radegund.
Franz Jägerstätter era nato
il 20 maggio 1907 in un paesino St.
Radegung, nell’Alta Austria a pochi chilometri dal confine con la Baviera.
Può essere definito un “resistente” al nazismo, un semplice contadino che rappresenta uno dei pochissimi testimoni
che in terra tedesca, abbia osato opporsi al regime hitleriano.
La sua è una storia non “etichettabile”, vissuta in totale solitududine, del tutto staccata da qualsiasi movimento di opposizione interna la nazismo.
Rifiutò ogni collaborazione con il nazionalsocialismo dopo l’annessione del suo Paese alla Germania (1938).
Franz viene ghigliottinato a Brandeburgo (Berlino, nello stesso
carcere si trovava anche Bonhoffer) il 9 agosto 1943.
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RICONOSCIUTE LE APPARIZIONI MARIANE DEL 1664
Migliaia di pellegrini hanno partecipato il 4 maggio scorso
nel Santuario di Notre-Dame du Laus, sulle
Alpi francesi, alla cerimonia solenne in cui il vescovo di Gap et d’Embrun,
mons. Jean-Michel di Falco
Leandri, ha proclamato il riconoscimento ufficiale
delle apparizioni mariane avvenute in questo luogo
a cavallo tra il 1600 e il 1700 a una pastorella francese, Benedetta (Benoite) Rencurel.
A 146 anni dal riconoscimento delle apparizioni di
Lourdes oggi la Chiesa riconosce la veridicità dei
fatti soprannaturali che si verificarono in questo sperduto e suggestivo luogo delle Alpi francesi a partire dal maggio del lontano 1664: la pastorella Benedetta Rencurel aveva 16 anni
quando conducendo al pascolo il gregge ebbe la prima apparizione della Vergine che teneva
per mano un bellissimo Bambino. La ragazza non sapeva né leggere né scrivere, ma a lei la
Madre di Dio affida un messaggio importante nel periodo in cui in Europa infuriavano le
cosiddette guerre di religione: un invito alla conversione dei peccatori e a sperimentare nella
misericordia di Dio la riconciliazione. Le apparizioni proseguiranno per ben 54 anni fino al 1718 anno della sua morte. Un lungo periodo in cui la
veggente dovette affrontare numerose
tribolazioni: dalle vessazioni del Maligno al rifiuto da parte di preti giansenisti di darle la Comunione, all’obbligo di lasciare il luogo nativo per poi ritornarvi e trovare tutto distrutto.
Nel 1673 mentre era iIn preghiera le apparve Gesù steso e inchiodato sulla croce, ricoperto
di sangue: da allora Benedetta soffre nel proprio corpo i dolori della Passione di Cristo.
Accorrono da lei numerosi malati, poveri, persone disperate. A tutti dona una parola. Molte sono le guarigioni inspiegabili, le conversioni. Jean Guitton dirà: "questo Santuario sulle Alpi è uno dei tesori più nascosti e più potenti della storia dell’Europa"
Ma sul riconoscimento di queste apparizioni ascoltiamo mons. Jean-Michel di Falco-Leandri, al microfono
di Sabine de Rozieres:
R - Certamente. Quello che mi ha incoraggiato a compierem questo cammino è stato proprio il messaggio rivolto a Benoite Rencurel. Si tratta di un messaggio di
riconciliazione. E’ un messaggio di
misericordia e di riconciliazione. Credo che viviamo in un’epoca in cui sia ancora possibile
contribuire alla realizzazione della riconciliazione, in cui sia
possibile riconciliarci con gli altri, per riconciliarci così
con noi stessi. Ma solo riconciliandoci con Dio, riusciremmo a riconciliarci con gli altri e con noi stessi! E’ possibile trovare la pace
interiore solo raggiungendo e realizzando queste tre tappe.
D - Perché queste apparizioni vengono riconosciute solo ora?
R -
Sì, è vero che questo possa sorprendere molto, poiché la
prima apparizione è datata 1664, ed anche se non è stato del
tutto confermato, è senza alcun dubbio riconosciuta come la prima o una delle prime apparizioni, in ogni caso certamente
la più antica apparizione in Francia. Nel momento che sono
arrivato nella diocesi, ho ripreso il dossier che era stato già
trattato dai miei predecessori, per vedere a che punto fosse il processo di
beatificazionedella veggente Benoite Rencurel.
E quando sono venuto a Roma, mi è stato detto che nel bdossier mancava, però, un documento che attestava il riconoscimento da parte del vescovo
delle apparizioni. Era certamente sorprendente la situazione visto il tempo che era ormai passato, ma mi ha poi convinto il fatto che la gran parte dei
vescovi precedenti dovevano sapere che questo documento
era stato in realtà prodotto in virtù del fatto che fin dall’inizio,
e quindi dal XVII secolo, ci sono stati dei pellegrinaggi,
che ancora continuano.
Era importante sapere e soprattutto verificare allora se il
messaggio fosse coerente col messaggio della Chiesa e
con la fede.
Ho successivamente deciso, proprio perché ritenevo che
questo fosse importante per la mia diocesi, ma anche per tutti quei giovani che frequentano
questi luoghi, di riconoscere che questi eventi raccontati e vissuti dalla veggente Rencurel
avessero un carattere soprannaturale.
(Sergio Centofanti - Radio vaticana 4.5.2008)
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ATTESA A SYDNEY PER LE SPOGLIE DEL BEATO PIERGIORGIO FRASSATI
Nel giorno della sua beatificazione, Giovanni Paolo II definì Pier Giorgio Frassati “l’uomo
delle otto beatitudini” per la ricchezza del suo animo sempre proteso verso gli altri.
Una vita intensa e breve, morì all’età di 24 anni, e completamente dedicata ai poveri.
Alla sua testimonianza di una giovinezza vissuta nella purezza e nella gioia, all’azione dello
Spirito Santo si è richiamato lo scorso 18 giugno il card. Severino Poletto durante la Santa
Messa nella quale la città di Torino ha salutato le spoglie del Beato, traslate a Sydney per la
Giornata Mondiale della Gioventù. Proprio Frassati è uno dei dieci patroni della GMG.
Alla celebrazione hanno partecipato i nipoti del Beato, numerosi giovani, l’arcivescovo di
Torino e quello di Canberra, mons. Mark Beedict Coleridge, a nome dei vescovi australiani.
Il porporato, come riporta Avvenire, ha ricordato che "Frassati dice ai giovani di oggi che
per seguire Gesù bisogna avere il coraggio di prendere le distanze dalle cose del mondo,
dalle proposte di una vita comoda, di uno scellerato consumismo, dalla ricerca del potere,
senza accogliere la Croce, la rinuncia, il sacrificio, necessari per costruire il Regno di Dio”.
Il cardinal Poletto ha poi sottolineato che la presenza del Beato a Sydney indica ai giovani
che ancora oggi scegliere Gesù Cristo vuol dire scegliere “l’eroismo della santità” che
significa “vivere le virtù cristiane: una vita spirituale
alimentata dal silenzio e dalla preghiera".
"Il messaggio che porterà - ha continuato - sarà che
c’è bisogno di ascolto del Signore e di confronto con la
nostra coscienza per fare emergere quel tanto di buon
che c’è nel cuore di ciascuno”.
Per l’arcivescovo di Canberra, mons. Coleridge, “PierGiorgio dirà ai giovani di Sydney che possono essere adesso
e non solo nel futuro i leader della Chiesa e il fermento
del mondo”.
Al termine della Messa la bara è portata in processione
alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, meta prediletta
del Beato, dove si è svolta una veglia di preghiera.
A Sydney le reliquie saranno poste inizialmente nella
chiesa di Saint Benedict dove il 4 luglio, giorno della memoria
liturgica, verrà celebrata una Messa dall’arcivesco
vo di Sydney, il card.George Pell. Infine durante la prima
serata della GMG, il 14 luglio, si terrà una veglia di preghiera
nella Cattedrale della città australiana dove la bara sarà collocata dall'11 al 22 Luglio 2008.
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IL CARDINALE AGOSTINO VALLINI NUOVO VICARIO DI ROMA
Il cardinale Agostino Vallini è stato nominato da papa Benedetto XVI quale nuovo Vicario per la città di Roma al posto del dimissionario Card.Camillo Ruini.
Il Card.Villini ha subito dichiarato:”E’ un incarico di
fiducia del Papa, mi rifarò alla Gaudium et Spes”.
“Fare sempre meglio per il bene della Chiesa che è a
Roma”. E’ l’incoraggiamento del Papa rivolto il 27 giugno
al nuovo vicario. Il porporato ha raccolto l’eredità
del cardinale Camillo Ruini, che ha lasciato per raggiunti
limiti di età. Molti gli auguri arrivati al porporato dal
mondo istituzionale italiano a partire dal premier Berlusconi,
che gli ha auspicato “ogni successo nella delicata
missione pastorale”.
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ANNO PAOLINO: IL NUOVO MENSILE "PAULUS"
Un contributo alla riflessione spirituale e pastorale sull'Anno Paolino dalle
pagine della nuova rivista "Paulus". Intervista con don Giovanni Serra
Una preghiera onnicomprensiva come senza confini fu la missione dell'Apostolo delle genti. Il 29 giugno
all'angelus, dopo la solenne Messa in P.za San Pietro alla presenza del Patriarca ortodosso ecumenico,
Bartolomeo I, Benedetto XVI ha affidato all'intercessione di San Paolo l'evangelizzazione, la comunione
nella Chiesa e la piena unità di tutti i cristiani. Temi che, in vario modo, costituiranno la "linfa" spirituale e
pastorale dell'Anno Paolino appena iniziato.
A contribuire alla riflessione sarà certamente la nuova rivista"Paulus", mensile della Società San Paolo inaugurato in coincidenza con il giubileo bimillenario.
Il vicedirettore, don Giovanni Serra, parla degli obiettivi del magazine, nell'intervista di Emanuela Cam
panile:
R. - "Paulus" vuole essere - in linea con le altre riviste pubblicate da noi - una sorta di attualizzazione del
messaggio di Paolo e nel contempo, aderendo a quanto ha indicato il Papa, vuole essere uno studio più
approfondito, più sostenuto della figura del grande Apostolo e del suo messaggio.
D. - Per quanto riguarda i temi del primo numero di "Paulus", su cosa vi siete concentrati e soprattutto
chi avete scelto come testimoni?
R. - Il primissimo numero esce quasi in forma celebrativa e quindi abbiamo intervistato il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, poi il sindaco di Roma, perchè il
titolo della prima puntata - chiamiamolo pure così - è “Paolo,
cittadino di Roma”, perchè è dall'Urbe che tutto parte sostanzialmente. A parlare poi è anche il pastore anglicano della
Chiesa di San Paolo entro le Mura, dando così voce al dialogo
ecumenico in questo senso. C'è anche la testimonianza
dell’abate di San Paolo per dare anche un fondamento spirituale
e pastorale alla nostra azione cartacea.
E, infine, dai luoghi di San Paolo, da Damasco, la parola di
Sua Beatitudine il card.Gregorio III. Ma c’è anche un pensiero
di mons. Gianfranco Ravasi, il presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura e tanti altri ancora.
D. - Don Giovanni, "Paulus" sarà un magazine internazionale: in quante lingue viene tradotto?
R. - Per ora, ci siamo concentrati sul francese, l’inglese, il polacco, il tedesco e il portoghese. Ma le richieste che ci sono
giunte, dopo la conferenza stampa, arrivano proprio da tutto
il mondo. Mobilitiamo la Famiglia paolina per apportare contributi sia il supporto cartaceo, ma soprattutto al web.
D. - Vogliamo ricordare l’indirizzo?
R. - Certo che sì: www.paulusweb.net .
(Fonte: Radio Vaticana - 30 giugno 2008)
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