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CHE COSA E’
L’A.I.C.I.S.?
L’AICIS è l’Associazione,
apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati
cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano
di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico,
culturale, artistico, religioso
PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?
Perché l’unione fa la
forza. Per essere informati, attraverso la Circolare
bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare
lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare
alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre
di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per
avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per
avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi
Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli
su santi e santuari. |
COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.
Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619)
e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo
da versare sul conto corrente postale nr. 39389069
dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per
la sola iscrizione all’Associazione, mentre
la quota annuale 2008 è di euro 25,00 per
le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni
e gli Enti.
L’anno sociale decorre dal 1° gennaio
al 31 dicembre
DIRITTI DEI SOCI:
- ricevere le Circolari Informative, con immaginette
omaggio;
- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;
- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;
- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;
- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta
di immaginette nelle Circolari Informative.
Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne,
in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile
adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì
del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che
di volta in volta verranno rese note.
Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice
Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it
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NOTIZIARIO NOVEMBRE - DICEMBRE 2008
AGGIORNAMENTI
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STEFANO FASOLI, curatore di Museo del Santino e Archivio Storico di Sommacampagna (VR), il 28 febbraio p.v. alle ore 18.00, con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Costermano (Verona), sarà presente con una esposizione di 250 pezzi della sua collezione sul tema “Santini – La devozione popolare dal XVII al XX secolo”, oltre ad alcune immagini devozionali di vario genere e libri di santi.
La mostra sarà allestita nella Palazzina Polifunzionale – Biblioteca comunale di Costermano dal 2 marzo al 30 aprile 2009 con orario 8-12.30 lunedì e mercoledì, 15-19 il martedì, giovedì e venerdì |
MOSTRA DI SANTINI SU SANT'ANTONIO DA PADOVA
Zeminiana di Massanzago (PD), 15 febbraio 2009 -
I soci OSCAR TESSAROLO di Camposampiero (PD) e ANGELO PAVANELLO di Maerne (VE), hanno comunicato che in collaborazione con la parrocchia e il comitato di paese, domenica 15 febbraio p.v. a ZEMINIANA DI MASSANZAGO (PD) per la festa della "LINGUA DEL SANTO", i soci del circolo filatelico di Camposampiero monteranno una mostra di filatelia e collezionismo con un unico tema: “SANT'ANTONIO DI PADOVA”.
Nel settore del collezionismo verranno presentati 120 quadri di "santini", preparati dai soci AICIS Angelo Pavanello e Oscar Tessarolo, presso le scuole elementari di fronte alla Chiesa con orario 9-20.
Alle 14.30 ci sarà una solenne celebrazione della Santa Messa e la processione con la Venerata immagine di S. Antonio e la Reliquia che gira il mondo.
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UNA NUOVA INTERESSANTE MOSTRA A RAVENNA ORGANIZZATA DALLA SOCIA GULLI GRIGIONI
Presso i locali della Cassa di Risparmio di Ravenna SpA Private Banking (ex negozio Bubani) in Piazza del Popolo 30 il 1° febbraio ha aperto una particolare ed articolata Mostra di “Cuori: Oggetti sacri e profani dell’Ottocento”, gentilmente concessi dalla collezione privata della ravennate ELISABETTA GULLI GRIGIONI, nostra associata. L’esposizione, tutta composta di pezzi unici, appartiene complessivamente ad una produzione europea dell’Ottocento, periodo in cui si moltiplicano i materiali, anche artificiali e le tecniche di lavorazione sempre più meccanizzate che diminuiscono ulteriormente le differenze tra i “cuori” sacri e i “cuori” profani. La Prof.ssa Gulli Grigioni ci dice che la piccola antologia di cultura materiale cardiologia che è esposta comprende oggetti sacri e profani e circa la metà sono immaginette devozionali.
E’ impossibile, infatti, studiare le due produzioni separatamente dal momento che esse si servono di analoghe espressioni metaforiche, dell’identico codice cromatico del rosso e dell’oro e di identici simboli accessori: la freccia, le ali, la corona, la fiamma, l’occhio, la mano, i nodi, la ferita...
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CANNETO S/O (MN), 7- 22 Febbraio 2009 - MOSTRA DI SANTINI PRESSO LA CHIESA DEL CARMINE
Il socio BISLENGHI di Canneto sull’Oglio ha comunicato che, in concomitanza dei festeggiamenti per il 150° anniversario delle apparizioni della Vergine a Lordes alla giovane Bernadette Soubirous e, localmente, per la felice conclusione dei restauri della Chiesa del Carmine,sabato pomeriggio, 7 febbraio, verrà inaugurata una mostra di immaginette devozionali nella Chiesa della Madonna del Carmine.
L’esposizione, all'interno della citata Chiesa, è accessibile al pubblico durante il solito orario di apertura della stessa e comprende diversi quadri di santini della Collezione Bislenghi del periodo fine 1800 sino ad oggi.
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FACEBOOK
Il Consiglio Direttivo comunica che nella riunione del 4 dicembre 2008 ha approvato la proposta di apertura di un GRUPPO AICIS in FACEBOOK avanzata in novembre dai soci ANTONINO COTTONE di Misilmeri e ROBERTO DE SANTIS di Alessandria.
Pertanto in pari data i due soci sono stati delegati con apposita lettera di autorizzazione all’apertura e gestione di un cosiddetto Gruppo AICIS in internet al fine di collegare tra loro soci e simpatizzanti
Facebook, fondato in USA nel febbraio 2004, è uno strumento sociale che collega tra loro amici, conoscenti o persone che hanno un medesimo sentire o interesse in genere.
I soci che lo desiderano possono accedere per curiosità o per iscriversi, devono:
1-inserirsi in www.facebook.com, e iscriversi (è gratuito);
2-nel nuovo quadro che si presenta, in alto a destra accanto a “ricerca” digitare nell’apposito spazio la parola “AICIS”;
3-la visone di un bellissimo Canivet vi confermerà di essere nella pagina relativa ad AICIS – Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre.
Ecco la descrizione:
Informazioni di base
Tipo:
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Interessi Comuni - Religione e spiritualità
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Descrizione:
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Il gruppo è aperto a tutti, in particolar modo agli appassionati e agli studiosi di Iconografia Sacra.
CHE COSA È L’A.I.C.I.S.?
L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati collezionisti, studiosi e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folcloristico, culturale, artistico, religioso.
PERCHÈ FAR PARTE DELL'AICIS?
Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Circolare bimestrale di collegamento, di quanto interessa il settore, e poter effettuare lo scambio di santini fra i soci.
Per conoscere le date delle mostre, o per parteciparvi, per ascoltare conferenze; per essere informati delle pubblicazioni specialistiche, per avere nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere notizie su santini, Santi e santuari.
PERCHÈ L'AICIS SU FACEBOOK?
Perchè dietro lo scambio, dietro lo studio delle tecniche di stampa, delle vite, dell'iconografia, degli aspetti storici e geografici...ci sono delle persone, legate da una comune passione.
Per trovarsi, per conoscersi, per scambiare informazioni..."oltre il ce l'ho, ce l'ho, manca". |
Informazioni di contatto
Invitiamo i nostri soci a partecipare iscrivendosi. Così facendo, intanto, si potenzia il gruppo che attualmente conta solo 14 iscritti. Inoltre, si può chattare direttamente con gli altri soci, scambiandosi notizie, informazioni, ricerche, ecc.
Per qualsiasi chiarimento contattare la Segreteria AICIS al tel.06-7049.1619
p.IL CONSIGLIO DIRETTIVO
Renzo Manfè
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COMUNICATO AICIS NR. 2/2009 del 13 gennaio 2009
Il socio Don DAMIANO MARCO GRENCI, che negli anni scorsi, ha portato avanti il progetto del Gruppo TADDEO e Gruppo VERONICA, da lui stesso fondati, al fine di stampare delle immaginette che sono state inviate sempre anche a tutti gli associati AICIS, desidera rilanciare anche per questo 2009 la stessa iniziativa. Ecco qui di seguito il suo invito per tutti gli associati:
GRUPPO TADDEO e VERONICA 2009
Poche righe per raccontare un’iniziativa. Tra le fine del 2003 e l’inizio del 2004 è nata l’idea di stampare come gruppo delle immaginette di soggetti particolari dell’iconografia cristiana.
Nasce così, con adesioni via e-mail, il gruppo VERONICA e poi TADDEO.
La spesa sostenuta per la stampa e le relative spese postali per distribuire i soggetti della stampa, vengono suddivise nel gruppo. Il fine di tutto ciò è:
1. stampare, dopo un’accurata ricerca agiografica e iconografica, soggetti locali sconosciuti e mai riprodotti in santino;
2. partecipare all’iniziativa AICIS “un santino per socio”;
3. arricchire la rispettiva collezione di santini;
4. diffondere la devozione, regalando il santino.
Fino ad ora sono stati stampati:
1. Santa Possidonia martire romana
- 2. San Vitale prefetto martire
- 3. Santa Benedetta madre martire
- 4. Sant'Anseride pia donna
- 5. Sant'Eutiche martire romano
- 6. Sant'Anastasio martire
- 7. Santi Onesimo e Erasmo martiri
- 8. San Gregorio martire romano
- 9. San Zenone tribuno martire
- 10. Santi Egeo ed Euticia martiri romani
- 11. Santa Clementina martire romana
- 12. beato Guardato da Belforte Piceno
- 13. San Vittore martire romano
- 14. Santi Ruffino e Aurelia martiri romani
- 15. San Clemente martire romano
- 16. beato Carino Pietro da Balsamo o.p.
- 17. San Feliciano martire romano
- 18. San Teodoro martire romano
- 19. Santa Eufemia martire romana
- 20. San Macario abate, detto "delle fave"
prossimamente:
VERONICA
1. beate Teresa e Sancia di Portogallo -
2. beati Tommaso, Maria e Giacomo Gengoro martiri in Giappone
- 3. beato Carlo Spinola s.j., martire in Giappone
- 4. beato Damiano, il suonare d'arpa, martire in Giappone - 5. santa Calida, con altre donne e san Leonida nel III secolo, martiri
- 6. santa Emmelia madre di san Basilio Magno
- 7. santa Livia martire
- 8.santa Pazienza di Huesca, madre di Lorenzo diacono e martire
- 9. santa Rosa martire e madre di san Antioco del Sulcis
- 10. sante Erlinde e Reilinde badesse di Aldeneyks
- 11. santi Elia, Maria, Demetrio e Yuri, martiri nei lager, Chiesa Ortodossa Russa di Parigi
TADDEO
1. san Abramo eremita, compagno di san Romedio
- 2. san Candido, chiesa Sant’Agostino, Volterra (PI), anno 1633
- 3. san Davide eremita, compagno di san Romedio
- 4. san Daniele di Pereyaslavl
- san Giacomo (Giacobbe) di Pochaev
- 6. san Giacomo Kisai, martire in Giappone
- 7. san Lorenzo di Chernigov
- 8. san Owen discepolo di San Chad
- 9. san Paolo martire di Palestina, con le sante Aleutina e Chionia, nel 308
- 10. santa Alessandra Romanov neo martire
- 11. santa Aleutina martire in Palestina (+ 308)
La spesa da sostenere è di circa 10 € a stampa (una al mese, per 5 aderenti, minimo, con 1000 santini, di cui 80 a testa e 600 per partecipare all’iniziativa AICIS “un santino per socio”). Mi faccio garante del tutto, con pagamento preventivo su carta postepay. La spedizione posta in prioritaria con una spesa intorno ai 7 €.
Ognuno può proporre iconografia del Santo o Beato purché sia una novità e non esista il santino.
Se vuoi partecipare all’iniziativa, scrivi:
Grenci don Damiano Marco - via Catania 40\a - 20099 Sesto San Giovanni (MI)
tel. 0392456054 e-mail damiano.grenci@virgilio.it
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VITA ASSOCIATIVA
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QUOTA SOCIALE ANNUALE DA VERSARE DAL 2 GENNAIO 2009: EURO 25,00.
Il 4 novembre u.s. il Consiglio Direttivo ha deciso che la quota quota sociale per il 2009
rimarrà di euro 25,00. I soci trovano nel presente Notiziario il relativo modulo postale
di versamento parzialmente compilato. Lo spazio del versamento è stato volutamente
lasciato in bianco, come richiesto da molti soci, per dar modo a chi lo desidera
di aggiungere una propria libera offerta.
Si raccomanda a tutti tutti i soci di non versare
la quota nel 2008, bensì a partire dal 2 gennaio p.v.
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CALENDARIO 2009 DELLE RIUNIONI SOCIALI A PIAZZA CAMPITELLI
Le riunioni mensili a Piazza Campitelli 9, in una delle sale sale della Parrocchia di
S.Maria in Portico (15,30-17.00) cadono, normalmente, nel primnel primo martedì di ciascun
mese dell’anno.
Riportiamo ora il calendario
degli appuntamenti delle
riunioni stabilito per il 2009:
13 gennaio (2° martedì)
3 febbraio
3 marzo
7 aprile
5 maggio
3 giugno
7 luglio
8 settembre (2° martedì);
6 ottobre
3 novembre
1° dicembre
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XXV ANNIVERSARIO FONDAZIONE AICIS: 5- 8 dicembre 2008
MOSTRA DI IMMAGINETTE SACRE
Sempre nell’ambito delle celebrazioni del nostro
XXV di fondazione AICIS, il Consiglio organizza in
Roma, in Via Anicia 10, con la collaborazione dell’Arciconfraternita
di Santa Maria dell’Orto, una mostra
di immaginette devozionali sul tema “I fondatori di
Ordini Religiosi fino al XVI secolo”.
L’esposizione, allestita nei locali della citata Arciconfraternita,sarà aperta al pubblico nei giorni 5-6-7-8 dicembre, ore 17-19.
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XXV ANNIVERSARIO FONDAZIONE AICIS: SERIE DI 10 IMMAGINETTE DEVOZIONALI IN DONO
A conclusione ed a commemorazione del 25° anniversario di fondazione della
nostra associazione (1983-2008) il Consiglio Direttivo fa dono di una serie di nr.10
immaginette sacre a tutti gli associati (allegandola al presente notiziario).
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XXV ANNIVERSARIO FONDAZIONE AICIS: IL NOTIZIARIO AICIS
Già durante questo 2008, a partire da Gennaio scorso abbiamo fatto il salto di qualità presentando una Rivista completa, sempre migliorabile ovviamente, ma che è
passata dalla fotocopiatrice alla stampa tipografica. Molti soci si sono complimentati di questo e li ringraziamo.
In considerazione di problemi soprattutto soprattutto di tempo da parte dei redattori della
rivista stessa, (nessuno percepisce remunerazione monetaria per tutto il lavoro che è svolto semplicemente come volontariato) il Consiglio Direttivo ha deciso che da
Gennaio 2009 la Rivista avrà cadenza trimestrale si, ma stiamo valutando i costi per
presentarla parzialmente a colori ed in un formato di cm.21 x 27, anziché di 15 x 21.
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MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE: UN’ATTIVITA' PER FARE LA STORIA DEL SANTINO
Un sentito grazie ai soci che si attivano per organizzare o partecipare a mostre di
immaginette sacre. E’ una attività sociale che raccomandiamo vivamente poiché è
un mezzo di socializzazione e di evangelizzazione. E’ pur vero che per motivi organizzativi gli stessi allestitori, talvolta, hanno la conferma dell’esposizione solo qualche giorno prima dell’inaugurazione della mostra stessa e pertanto ne danno notizia
a questa Redazione quando ormai il Notiziario è in stampa o è stato spedito.
Qualche socio ha lamentato la mancata possibilità di poterle visitare.
Si informa che www.cartantica.it
(link:AICIS) è aggiornato costantemente.
Il Notiziario, anche se a mostra chiusa, riporta tutte le esposizioni segnalate, poiché si ritiene che
queste meritino comunque risalto.
Ci sono, infatti, soci interessati al
catalogo, ma soprattutto anche attraverso
questi allestimenti si fa la storia del santino di oggi e di domani.
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“I SANTINI”: CONFERENZA IN SEDE DEL SOCIO PIERLUIGI BENASSI IL 7 OTTOBRE ‘08
Martedì 7 ottobre il socio Pierluigi Benassi ha partecipato a Roma alla
riunione sociale mensile ed ha tenuto una conferenza sul tema de “I
santini” basandosi su proprie esperienze vissute in giro per l’Italia.
I soci
presenti lo hanno molto applaudito e ringraziato perché attraverso una
semplicità nel porgere ha affrontato problematiche varie molto concrete.
Riportiamo il testo della conferenza all’interno del Notiziario.
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“LE RELIQUIE”: CONFERENZA IN SEDE DEL SOCIO ANTONINO COTTONE IL 4 NOVEMBRE 2008
Martedì 4 novembre il socio Antonino Cottone di Misilmerieri è stato presente a
Roma alla riunione sociale parlando sul tema “Le immaginette sacre e le reliquie”.
La breve conferenza del giovane socio è stata di estremo interesse per i presenti
che hanno avuto anche modo di vedere vari tipi di reliquie.
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DONO AGLI ASSOCIATI DI UNA SERIE COMMEMORATIVA DI 10 SANTINI PER IL XXV DELL' A.I.C.I.S.
Il Consigliodesidera concludere questo anno commemorativo
della fondazione della nostra Associazione
ricordando il Comm. GENNARO ANGIOLINO.
Egli dalla fine degli anni Settanta al 23 dicembre 2002,
giorno della sua scomparsa, ha dedicato tempo ed energie al progetto AICIS.
Per celebrare il XXV di fondazione, pertanto, (1983 - 2008)
il Consiglio Direttivo invia ad ogni socio una serie di nr.10 immaginette sacre che raffigurano:
A1 - San Lorenzo, diacono e martire (Chiesa Parrocchiale
di Rogeno - LC) nel 1750° anniversario del martirio.
A2 - Sant’Aniano, martire – Chiesa Parrocchiale – Rott
am Inn – Germania;
A3 - Sant’ApolloSant’Apollo di Bawit, abate.
A4 - S.Ireneo, martire – “Corpo santo” venerato a Sursee (Svizzera), chiesa di s.Giorgio;
A5 - B.Camilla Battista da Varano, clarissa (1458-1524): 550° anniversario della nascita;
A6 - Santa Beneria, martire – “Corpo santo” che era venerato nella cappella delle Suore Mercedarie in Farnese (Viterbo)
A7 - S.Chiara di Montefalco, agostiniana (1268-1308), nel VII centenario della morte;
A8 - “Madonna della Candelora”, venerata a Davoli (CZ) nella Chiesa di S. Pietro;
A9 - Santi Metrofane Tzi e Tatiana, sposi, e 220 compagni, martiri, cinesi. (+Pechino, 11 giugno 1900). Canonizzati dal Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa
Russa all’Estero nel 1996 e nel 1997 anche da parte del Sinodo del Patriarcato
di Mosca, che concesse il loro culto locale in Cina.
A10 - Beato Lanuino, monaco certosino, compagno e 1° successore di s.Bruno.
Un sentito e doveroso
ringraziamento porgiamo
al socio Don DAMIANO
MARCO GRENCI di Sesto
San Giovanni che, su incarico
del Consiglio, ha
curato l’allestimento della
bella serie commemorativa
del XXV AICIS.
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FONDO SOCIALE NOVEMBRE-DICEMBRE 2008
Un sentito ringraziamento agli associati che con l’offerta di immaginette permettono
ad altri consoci di attingere a questo Fondo Sociale di “Novembre-Dicembre 2008”.
Invitiamo tutti a partecipare a tale iniziativa, come attività sociale, con 50, 100, 200
immaginette con stessa iconografia.
COME RICHIEDERE FINO A 30 SANTINI DEL FONDO SOCIALE
I tesserati 2007 che desiderano richiedere fino a 30 immaginette raffigurate nelle
ultime pagine della presente Circolare (nr.292 di nov.-dicembre ‘08) debbono:
1-inviare il modulo allegato, ben compilato, non all’AICIS, ma a:
GIANNI ZUCCO – V. dell’Arcadia, 45 – 00147 ROMA (tel. 06-513.7164)
2-Allegare una busta (minimo cm.12 x 18) preindirizzata a se stessi, e
preaffrancata con francobolli per euro 1,50, per la restituzione in via prioritaria
3-Barrare:-nella Tabella A: 22 numeri; Tab.B: 5 numeri; Tab. C: 3 numeri
4-Inscrivere nella Tabella D il numero corrispettivo a immaginette di proprio
gradimento da aggiungere in sostituzione di quelle richieste, ma forse esaurite.
ELENCO IMMAGINETTE IN OFFERTA GRATUITA PER I SOCI
TABELLA A (Scelta fino a un massimo di 22 santini) :
01-Maddalena di Canossa…–santino offerto da Giovanni ZENI di Caprino Veronese;
02-San Giuseppe Cafasso -santino offerto da Fabrizio BLASI di Torino;
03-Frà Antonio de Maria (Urbano Barrientos)-offerto da p.Michele GIULIANO di Marigliano
04-Esaltazione della Croce – offerto da Alfredina CELLI di Pescara;
05-Beato Pier Giorgio Frassati -Santino offerto da padre Michele GIULIANO di Marigliano;
06-S.Andrea Avellino -offerto da Antonino COTTONE di Misilmeri;
07-S.Maria di Ognina -Santino offerto da Antonino Blandini di Catania;
08-S.Antonio di Padova –Santino offerto da Fabrizio PECCI di Alatri;
09-Ven.Frà Giuseppe Ghezzi –Santino offerto Carlo Vincenzo GRECO di Lecce;
10-Il Signore è il mio Pastore-offerto da Lucina FRANZAN di Pratrivero;
11-Mi affido alla tua misericordia -offerto dal C.E.I.S. di Bologna;
12-San Giovanni Berchmans – santino offerto da Antonino COTTONE di Misilmeri;
13-San Martino, vescovo – santino offerto da Benito CADORE di Sospirolo (BL);
14-San Venerio-santino offerto da Giovanni COSTANZO di Roma;
15-B.Pier Giorgio Frassati –offerto da padre Michele GIULIANO di Marigliano;
16-Vergine in trono con G.Bambino – Santino offerto da Tullio SEROLDI di Zanica (BG);
17-S.Giovanni Battista – santino offerto da Antonino Blandini di Catania;
18-Madonna del Pozzo -offerto da Fabrizio BLASI di Torino;
19-Madre Teresa di Calcutta-santino offerto da Diego BONARDO di Savigliano;
20-s.Gianna Beretta Molla – santino offerto da Mario BATTISTOLO di Borgosesia Isolella;
21-Madonna del Costolo – Santino offerto da Maria Gabriella ALESSANDRONI di Roma;
22-Immacolata Conceszione – offerto da Antonio FLORIO di Cannizzaro (CT);
23-Maria Ausiliatrice – Santino offerto da AICIS di Roma;
24-Santi-offerto da Angela DI DIO di Roma;
25-Madonna di Lourdes –Santino per il 1954 offerto da Costanzo MAIO di Castelpoto;
26-Riccardo A.M.Borello –pieghevole offerto da Ivan TREVISAN di S.Vito al Tagliamento;
27-Madonna del Parco -offerto da Benito BOSI di San Matteo della Decima;
28-Buon Samaritano – offerto da Romano PEDRANIi di Legnano;
29-N.S. di Lourdes – Santino offerto da Lucina FRANZAN di Pratrivero;
30-Gesù Bambino -offerto da Antonio FLORIO di Cannizzaro;
31-San Damiano, diacono -offerto da Don Marco Damiano GRENCI di Sesto San Giovanni;
32-Madonna con Bambino -Santino offerto da Maria Gabriella ALESSANDRONI di Roma;
33-Madonna e Abbazia di Farfa – santino (cm.8 x 3,50) offerto da Laura CIULLI di Viterbo.
TABELLA B (Scelta fino a un massimo di 5 santini)
34-Sacra Famiglia -offerto da Giuliana FARAGLIA di Roma;
35-Urne dei Ss.Martiri Costanzo, Simplicio e Vittoriano– Santino offerto da Costanzo MAIO di Castelpoto;
36-Gesù Bambino -santino offerto da Fabrizio PECCI di Alatri;
37-Madonna della Salute -santino offerto da Mario TASCA – Follina (TV);
38-Sr.Eusebia Palomino -offerto da Giampiera BISSOLA TERZI di Castellanza;
39-San francesco De Geronimo –Santino offerto da Donato SERIO di Grottaglie;
40-San Riccardo Pampuri -offerto da Emanuele MACCHIAVERNA di Roma;
41-Santo Stefano, martire –offerto da Enrica ALBERTI GRAZIANI di olgiate Olona;
42-Madonna Lignea del XIII sec. – santino offerto da Fabrizio PECCI di Alatri;
43-Santo Bambino di Praga-santino offerto da Silvana RAIMONDI di Olgiate Olona;
44-S.Giovanni Bosco -santino con reliquia offerto da Sr Giuliana ACCORNERO, FMA di Roma;
45-Santuario di Pietralba -Santino offerto da Amelia Alida FAVRETTO di Azzano Decimo (PN);
46-Maria Ss.ma dell’Avvocata) – offerto da Giuseppe MELONE di Cava de’ Tirreni;
47-S.Ciriaco -Buonvicino-offerto da Fabrizio BLASI di Torino;
48-San Giuseppe - venerato a Acicastello -santino offerto da Antonio FLORIO di Cannizzaro;
49-San Cipriano di Reggio -santino offerto da Michele e Carmen STRATI di Reggio Calabria;
50-Madre Nazarena Majone – santino offerto da Giuliana FARAGLIA di Roma.
TABELLA C (Scelta fino a un massimo di 3 santini)
51-Madonna – A ricordo ordinaz.Episcopale di Mons.Carlo Chenis –G.Arestivo e E.Barcaroli di Tarquinia;
52-Madonna di Porto, venerata a Gimigliano (CZ) offerto da Antonio PULLANO di Taverna (CZ);
53-Sacro Cuore – Santino oferto da Pierluigi BENASSI di San Benedetto Val di Sambro (BO);
54-Beato Ivan Merz-offerto da Ivan TREVISAN di San Vito al Tagliamento;
55-B.Celestina Donati – santino con reliquia offerto da Giuliana FARAGLIA di Roma;
56-Madonna Addolorata –santino offerto da Antonio ROMANIELLO di Roccagloriosa (SA);
57-S.Giovanni Bosco – santino con reliquia offerto da Sr.Giuliana ACCORNERO di Roma;
58-Vergine con Bambino (di Domenico Cassarotti) -offerto da Giuliana FARAGLIA di Roma;
59-Gesù che bussa alla porta – offerto da Rosina LLAGARIA VIDAL di Canals (Spagna);
60-San Nicola di Mira – santino offerto da Fabrizio BLASI di Torino;
61-Crocifisso – santino offerto da Tullio SEROLDI di Zanica (BG);
62-Tu sei per me rifugio…o Signore – offerto da Emanuele MACCHIAVERNA di Roma;
63-Padre Marco d’Aviano –santino offerto da Ivan TREVISAN di San Vito al Tagliamento;
64-Maria Ss.ma della Guardia – santino offerto da Alessandro LOMBARDI di Roma;
65-Dona Carlo Amirante – santino offerto da Mario TASCA di Follina (TV);
66-B.Maria Teresa Scrilli – santino offerto da Renzo MANFE’ di Roma.
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IL GENETLIACO DELL'A.I.C.I.S.
Il Prof. FRANCESCO POSITANO di Grottaferrata, per il XXV
dell’AICIS, ci ha trasmesso questa bella poesia in onore del
fondatore e primo Presidente, il comm.GENNARO ANGIOLINO e
di quanti lavorano seguendo il solco tracciato con tanta maestrìa
dal fondatore
Tra palazzi antichi e belli
è ubicato in Campitelli
un “ridotto” tra i più illustri
che festeggia cinque lustri.
E’ un cenacolo di storici
affermati filiconici
che la sacra immaginetta
studian con arte provetta.
Pria si esamina con cura
la pregevole fattura,
poscia viene perscrutata
l’alma icona aureolata.
Vengon poi riconosciuti
i santissimi attributi
del Martirio, della Fede
che non crolla mai in chi crede.
Cielo, acqua, terra, mare
è Natura da svelare,
c’è la pioggia ch’è salvifica
e c’è il cuore che vivifica.
C’è il decoro floreale
del Giardino Spirituale,
sullo sfondo c’è un paesaggio
che ha un simbolico linguaggio.
Siano colti o popolari
I santini a noi son cari
perché ispirano a una sana
Sobria e pia vita cristiana.
Ma se amiamo oggi il santino
lo dobbiamo ad Angiolino
che con arduo sacrificio
erigendo il sodalizio
realizzò la sua passione:
l’atelier di sacre icone
Centro socio-culturale
istruttivo ed amicale.
1983 – 2008
E non desta meraviglia
se si è estesa la famiglia
perché il seme ch’ei gettò
prosperoso germinò.
Oggi a lui rendiamo omaggio
raccogliendone il retaggio
perpetuando il suo progetto
con imperituro affetto.
Al preclaro Presidente
l’AICIS gli è riconoscente
e al suo staff “ora et labora”
giunga l’auspice: “AD MAJORA”.
FRANCESCO POSITANO
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CERCO E SCAMBIO
MONTANARI SERGIO –
“Cerco immaginette edite dall’opera della Regalità di N.S.G.C. (Solo serie A). Sono
stampate su una particolare carta giallo avorio e la stampa è rosso e nera. Scambio
con soggetti della stessa serie o con altre tematiche”.
STEFANO IORI –
"Sono sempre disponibile a scambiare i miei tanti santini doppi con altri soci. Per la
mia tematica Apostoli vorrei ricevere immaginette di SIMONE: cananeo o
zelota, l'Apostolo che si festeggia con Giuda Taddeo il 28 ottobre; ricambierò tutti
con i miei doppi."
BRUNI PRAMPOLINI –
Cerco santini moderni delle regioni di Friuli, Trentino e Veneto: Madonne e Santi
Patroni locali. Non inviatemi Servi di Dio né Beati.
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CURIOSANDO TRA SANTI E SANTINI
IL CULTO DELLE IMMAGINI SACRE
DON ALFREDO RISPONDE SUL SITO CATTOLICO “TOTUS TUUS”
1 - Gentile Don Alfredo, vorrei porle una mia domanda. Alle immaginette sacre bisogna dare devozione
totale? Mi spiego: un pomeriggio ho notato per strada una immaginetta della Vergine Maria.
Dopo averla guardata e raccolta, ho visto che era rovinata e così l'ho lasciata su una panchina e
poi è caduta a terra. Ho sbagliato? Dovevo custodirla comunque? E se sì è un grave peccato?
Sembra una domanda strana ma è che non so come devo comportarmi in queste situazioni.
La Chiesa cosa dice riguardo alle immaginette sacre? Grazie per tutto quello che farà per me e
complimenti per le sue risposte, sono davvero importanti per tutti. Alessandro
2 - Caro Alfredo, ho fatto una ricerca biblica sull'idolatria dalla quale sono risultate decine e decine
di versi dove chiaramente Dio è contrario ad ogni forma di idolatria ed in particolar modo all'adorazione
di immagini e statue, vedi i dieci comandamenti e la domanda sorge spontanea: come
mai si adorano le statue di Gesù e di Maria? Deuteronomio 16, 22 e non piazzerai nessuna statua;
cosa che il SIGNORE, il tuo Dio, odia.
RISPOSTA
Mi sono giunte queste due domande: così, rispondendo ad Alessandro, posso anche confutare anche gli errori contenuti nella seconda e-mail.
Caro Alessandro, non hai fatto nessun peccato, anche se hai lasciato l'immagine sacra
sulla panchina; l'immagine sacra è solo un pezzo di carta, utile strumento per accrescere la
nostra devozione, e niente di più. Il fatto che si possa anche buttare via un'immaginetta, è la
chiara e lampante dimostrazione che noi cattolici non adoriamo le immagini sacre: le veneriamo,
cioè le usiamo come strumento, perché l'uomo, fatto non solo di anima, ma pure di corpo, ha bisogno anche di cose corporee per elevare lo spirito. Il buon senso ci dice poi di trattare bene le immagini sacre vecchie o sciupate. Come portiamo riguardo alla fotografia di un
nostro caro, senza adorarlo, e, in caso dovessimo distruggerla, non la butteremmo in luoghi
particolarmente vili, così dobbiamo fare con le immagini sacre. Nessuno oserebbe dire che perché
non butto la vecchia foto della nonna nel gabinetto -"adoro" la nonna o la sua foto.
Concludo riportando alcune domande dal Catechismo Maggiore di San Pio X, che illustrano
bene tutta la questione.
358 - Che cosa è Idolatria?
R. Si chiama idolatria il dare a qualche creatura, per esempio ad una
statua, ad un'immagine, ad un uomo, il culto supremo di adorazione dovuto a Dio solo.
359-Come si trova espressa nella Sacra Scrittura questa proibizione?
R. Nella Sacra Scrittura
si trova espressa questa proibizione con le parole: Tu non ti farai scultura, né rappresentazione
alcuna di quel che è lassù nel cielo e quaggiù in terra. E non adorerai tali cose, né ad esse presterai culto.
360 - Proibiscono queste parole ogni sorta d'immagini?
R. No certo; ma solo quelle delle false
divinità, fatte a scopo di adorazione, come facevano gli idolatri. Ciò è tanto vero che Iddio stesso comandò a Mosè di farne alcune, come le due statue di cherubini sull'arca, e il serpente di bronzo nel deserto.
367 - Il primo comandamento proibisce forse di onorare ed invocare gli Angeli e i Santi?
R - No, non è proibito onorare e invocare gli Angeli e i Santi;anzi dobbiamo farlo, perché cosa buona e utile
e dalla Chiesa altamente raccomandata,essendo essi gli amici di Dio e nostri intercessori presso di Lui.
369 - Possiamo onorare anche le sacre immagini di Gesù Cristo e dei Santi?
R. Sì, perché
l'onore che si rende alle sacre immagini di Gesù Cristo e dei Santi si riferisce alle loro stesse persone.
370 - E le reliquie dei Santi si possono onorare?
R. Sì, anche le reliquie dei Santi si debbono
onorare, perché i loro corpi furono vivi membri di Gesù Cristo, e templi dello Spirito Santo, e debbono
risorgere gloriosi all'eterna vita.
371-Che differenza vi è tra il culto che rendiamo a Dio e il culto che rendiamo ai Santi?
R. Tra il culto che rendiamo a Dio e il culto che rendiamo ai Santi vi è questa differenza, che Iddio lo
adoriamo per la sua infinita eccellenza, e i Santi invece non li adoriamo, ma li onoriamo e veneriamo
come amici di Dio e nostri intercessori presso di Lui.
Il culto che si rende a Dio si chiama latria cioè di adorazione, ed il culto che si rende ai Santi si chiama
dulia cioè di venerazione ai servi di Dio; il culto poi particolare, che prestiamo a Maria santissima, si
chiama iperdulia, cioè di specialissima venerazione, come a Madre di Dio.
(Fonte: Totus Tuus)
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CURIOSANDO TRA LIBRI E CHIESETTE - L'IMMACOLATA CONCEZIONE
Con la Bolla Pontificia “Ineffabilis Deus”, l’8 dicembre 1854,
fu proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione dal
papa Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, papato 1846 - 1878).
In quella occasione fu da lui introdotta, tra le litanie
lauretane, la invocazione: “Regina, sine labe originali
concepta, ora pro nobis”. Con l’autorevole ufficiale
riconoscimento, anche tradotto in una preghiera, fu
potenzialmente arricchito il culto, già diffuso e sentito nei
secoli precedenti, per la Madonna, come unica persona fin
dal concepimento libera dalla macchia del peccato
originale.
Nella storia passata si era già manifestata, gradualmente,
definita e consolidata una devozione e venerazione
mariologica, che si ispirava Primariamente alla “donna
dell’Apocalisse” (ibidem, 12, 1):
“Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna
vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle".
Dal Cantico dei Cantici, (cfr.
6:4-8:4), sono tratti gli attributi
tradizionalmente rivolti all’Immacolata:
Pulchra ut luna, Electa ut sol, Flos campi, Lilium inter
spinas, Turris David, Fons hortorum, Puteus aquarum
viventium, Hortus conclusus, Palma.
Nella lirica biblica
Salomone elogia la bella Sulamita, ma l’episodio è oggetto di
molteplici interpretazioni allegoriche e simboliche di carattere
religioso, con riferimento all’amore di Cristo per la Chiesa,
successivamente associata alla figura di Maria.
Gli studi della Patristica, in particolare condotti da Sant'
Agostino, delinearono la definizione della santità di Maria, in
quanto libera dal peccato nella Sua vita terrena. Nei secoli XII XIII
la discussione si spostò dal piano personale a quello della
santità intesa in senso più profondo, strutturale, cioè Maria
preservata dal peccato originale. La questione fu peraltro
oggetto di disquisizioni e dispute importanti, nelle quali fu
notevole il contributo di Giovanni Duns Scoto alla fine del 1200
e successivamente il sostegno di San Bernardino da Siena.
I
papi intervennero più tardi nella complessa problematica con
atti di sottinteso riconoscimento.
Già Sisto IV (Francesco Della Rovere, 1471-1484) istituì la
festa dell’Immacolata Concezione, stabilendone la liturgia a
Roma nel 1484; egli dedicò anche all’Immacolata la Cappella Sistina.
Alessandro VII (Fabio Chigi, 1655-1667) si occupò dell’argomento con la bolla Sollecitudo, definì ed estese la festività, prima limitata alla città di Roma, poi universale per la Chiesa.
A partire dal tardo Medio Evo (anche traendo indicazioni dalla
Legenda Aurea di Jacopo da Varagine), si venne delineando una iconografia nella rappresentazione di pittori e scultori.
Le raffigurazioni nell’arte si uniformavano, pur nella molteplicità delle creazioni e degli stili, a un modello modello e una simbologia che presentano Maria Immacolata come in trionfo nello splendore di una luce intensa tra gli angeli. Il primo esemplare di questa immagine (n.d.r. risulta da una fonte in in Internet) appare nella cattedrale di Cahors, in Francia.
Si ricordano per il loro valore artistico i dipinti quattrocenteschi di Carlo Crivelli (vedi figura in apertura dell’articolo) e Luca Signorelli.
Nel ‘600, con un rinnovato impulso al culto dell’Immacolata, anche in conseguenza alla Controriforma, e particolarmente in Spagna, fu codificata una iconografia dell’Immacolata dal pittore, scrittore, critico della Inquisizione, Francesco Pacheco di Rio, autore del Libro El Arte de la Pintura (1653). La sua trattazione è ispirata all’Apocalisse, già sopra ricordata, che presenta Maria come “vestita di sole”, simbolo della Chiesa immersa nella grazia di Dio, “con la luna sotto i suoi piedi”, simbolo della sua eternità, ma anche simbolo pagano di verginità, “e sul suo capo una corona di dodici stelle”, simbolo della chiesa
fondata sui 12 apostoli.
Maria Immacolata è di solito senza Bambino, con intorno
nuvole che La circondano o su cui poggia i piedi, che indicano, con una simbologia tratta dal VecchioTestamento, che in Lei abita la presenza dell'Altissimo
(nube=Shekinà di Dio), avvolta in una veste bianca,
simbolo di salvezza e purezza, con un manto azzurro
movimentato, come mosso dal vento, che esprime la Sua
discesa dal cielo con la presenza dello Spirito Santo, con le
mani giunte giunte in preghiera, che esprimono la perfezione della preghiera e l’obbedienza, con il viso infantile ed i capelli sciolti sulle spalle, spalle, come d’uso per le donne non sposate, che La mostrano come una giovane Vergine, bella nell’aspetto fisico, per suggerire la pienezza di grazie e la ricchezza interiore, mentre con i piedi schiaccia la testa del serpente, per indicare la sconfitta del peccato; spesso è attorniata da angeli, amorini o cherubini che sporgono tra le nubi accompagnandone affettuosamente il trionfo.
La Madonna si presenta con i tratti tipici dell'Immacolata secondo una immagine codificata
nel tempo.
Nella interpretazione degli storici questa immagine fu proposta ed
enfatizzata particolarmente in momenti di "crisi" religiosa, quali il
1600, il periodo della Controriforma, o il 1800, secolo caratterizzato
anche da un diffuso anticlericalismo, per trasmettere, con il
dualismo Chiesa – Maria, un messaggio forte e coinvolgente sulla
missione della Chiesa, di cui l’Immacolata diviene simbolo attraverso
la preghiera e la pienezza della Grazia.
Attualmente molte delle immagini dell’Immacolata che si trovano nelle chiese e nei santuari sono costituite da statue in legno dipinto nei colori tradizionali e arricchite da decorazioni in oro, emblemi rappresentativi in occasione di processioni o feste locali
UN SANTINO PER OGNI SOCIO
L’immaginetta che, con modestia e con risultati non pretenziosi, ma con passione e amore,
ho voluto disegnare personalmente e dedicare all’Immacolata e ora donare ai soci
dell’AICIS nella data dell’otto dicembre e nella ricorrenza del venticinquennale, si uniforma, per l’iconografia della Vergine e per gli attributi stilati nei due
cartigli, alla tradizione che ho brevemente ricordato.
La chiesa raffigurata nella parte inferiore della immaginetta, come
descritto sul “verso”, si trova in prossimità prossimità di Allumiere (Roma),
all’interno della tenuta “La Farnesiana”, La cui gestione nel XVI
secolo, all’epoca dello sfruttamento delle locali miniere di allume,
fu affidata dal cardinale Alessandro Farnese, , il futuro papa Paolo
III (papato 1534-1549), ai Gesuiti. Successivamente divenne di
proprietà della Camera Apostolica e, nel 1800, fu ceduta al Monte
di Pietà.
In quel periodo, intorno al 1850, Fu appunto edificata la
Chiesa in stile neogotico (architetto Palazzi). E’ ritenuta la prima o almeno sicuramente è una
delle prime chiese dedicate all’Immacolata
Concezione, dopo la proclamazione del dogma nel
1854, anno in cui la chiesa era già stata costruita
e precedentemente nominata Santa Maria della
Mola della Farnesiana.
Le decorazioni che contornano l’immaginetta
sono ispirate ai resti di affreschi a colori che
ancora appaiono, benché danneggiati, sulle pareti
e sulla volta, e infine al rosone, di recente
ripristinato sulla facciata neogotica della chiesa,
secondo i colori originali desunti dai frammenti di
vetro rinvenuti nel luogo.
Oggi la tenuta, dopo vari avvicendamenti, è di
proprietà della famiglia Spellucci, che sta anche
curando il restauro dell’edificio sacro, con
l’obiettivo di restituirlo al culto, dopo lunghi anni di
abbandono totale, sia in condizioni di stabilità
strutturale, sia con il ripristino delle originali caratteristiche estetiche, ricche di fascino e di storia.
Spero, con la mia semplice immaginetta, immaginetta, di fornire un
piccolo simbolico contributo alla importante e difficile
impresa.
Didascalie delle figure nell’ordine:
1 – Carlo Crivelli (Venezia 1430/35 -Ascoli Piceno 1490/95),
L’Immacolata, tempera su legno
2 – Immaginetta sacra con statua In legno dell’Immacolata
3 – Immaginetta disegnata da M.G. Alessandroni
4 – Foto recente della Chiesa dedicata all’Immacolata
raffigurata sul santino
5 – 6 – 7 – 8 -Rosone della facciata facciata e affreschi all’interno
della chiesa
9 – Mappa che illustra la posizione della località La
Farnesiana.
MARIA GABRIELLA ALESSANDRONI
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EROI, MARTIRI, VERGINI RACCONTATI DAI SANTINI
Nel precedente numero del NOTIZIARIO abbiamo
chiesto un parere ai nostri associati sui
fascicoli “Santini da collezione” che ogni settimana,
a far luogo dal 9 agosto u.s., 9 agosto u.s., sono vendutI
nelle edicole. PAOLO MONCIOTTI di Torino
ci ha scritto:
Numerose, negli ultimi anni, le raccolte di Santini "tipo
figurine adesive" da applicare sugli album. Anch'io
ho acquistato il primo numero delle varie pubblicazioni
per vedere cosa offrivano. Tutte portano un valore aggiunto
alle conoscenze delle nostre raccolte di santini.
Poi, per scelta personale, preferisco ricercare il "vero
santino".
Ho notato una sostanziale differenza tra le iniziative precedenti e quest'ultima
della casa editrice Hachette. Le precedenti riproducevano un originale e specificavano
alcune note tecniche, ma rimanevano assolutamente distinguibili dagli originali
che potevano essere presenti nelle nostre raccolte.
Le figurine Hachette, è vero, di qualità eccellente, ( riproducono perfettamente anche
eventuali dediche scritte a mano)appresentano una produzione tecnicamente
perfetta, peccato però che a causa della loro perfezione si trovino già mischiate,
(non so se in malafede o per ignoranza, forse prevale la seconda) tra i santini originali
offerti ai vari mercatini; certo bisogna stare molto attenti per non confonderli.
A me a cui in particolar modo piacciono le cromolitografie vecchie e/o antiche, ben
conservate, questa perfezione ha provocato un certo disorientamento; forse bastava
aggiungere sul retro "Riproduzione da un originale di collezione privata".
Questa osservazione critica che mi sento di comunicare… per altri potrebbe essere
invece un pregio. Cordialmente
PAOLO MONCIOTTI
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PROPORSI UN'IMMAGINE SACRA...
“L’immagine sacra media il passaggio dalla preghiera pubblica
e ufficiale della chiesa, alla preghiera privata dei fedeli, ponendo
l’una in linea di continuità rispetto all’altra.
Proporsi un’immagine sacra significa prefigurarsi un ideale di
vita pia e ad esso configurare pensieri ed azioni”.
A. VECCHI
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MARIA SS.MA DI MONTENERO E LA NICOPEJA DI VENEZIA
ICONOGRAFIA - FIGURE E SEGNI DI PROTEZIONE CELESTE - 9 -
Continua la Rubrica “Iconografia. “Iconografia. Figure e segni
di protezione celeste”, della socia ELISABETTA
GULLI GRIGIONI già apparsi
sul settimanale diocesano ravennate “Il Risveglio” e che qui pubblichiamo grazie alla concessione
del Direttore Don Giovanni Desio che
vivamente ringraziamo.
Si era osservato, a conclusione della precedente rubrica,
come l’azione mediatrice tra le due sponde dell’Adriatico della Madonna di Loreto
non si fosse esaurita nel simbolismo della miracolosa trasvolata, ma si fosse storicizzata
in precisi e documentabili contorni sociologici, dando origine ad un caso
santuariale estremamente complesso per l’azione congiunta di due fortissimi archetipi
di fondazione: la casa nazarena (ineguagliabile reliquia) e l’icona riconducibile
secondo ad alcune tradizioni, a San Luca.
Uno dei molti volumi
attraverso i quali Padre
Floriano Grimaldi, responsabile
emerito dell’Archivio Storico della
Santa Casa di Loreto,
con lavoro instancabile
ed attentissimo ha fatto
conoscere i preziosi documenti
relativi al santuario lauretano, Pellegrini
e pellegrinaggi a
Loreto nei secoli XIVXVIII, ospita un capitolo, Schiavoni immigrati
e pellegrini, che riguarda
i pellegrinaggi intrapresi
dagli abitanti della
costa dell’Adriatico orientale
verso la costa anconetana
per raggiungere
Loreto.
Chiamati nel Medio Evo “schiavoni” e poi, con termine dotto, “illirici”, questi devoti della Madonna che aveva brevemente
soggiornato nel loro territorio diedero origine ad un’intensa corrente di pellegrinaggio
e migrazione, concretizzata, non senza momenti di grave tensione, in mediazione culturale ed economica attraverso un graduale
inserimento nel tessuto sociale recanatese.
Ci si può rendere conto della “continua e costante peregrinazione dei popoli schiavoni a Santa Maria di
Loreto, sia singolarmente che in gruppo”, attraverso
ricerche condotte nell’Archivio di Stato di Zara e di
Ragusa su testamenti rogati tra Quattrocento e Cinquecento (tralascio i dati precisi riportati da Grimaldi
accanto ai documenti testamentari che rivelano sorprendenti disposizioni a favore del santuario lauretano),
eseguita non metodicamente, ma come saggio.
Il pellegrinaggio diventò di massa verso la metà del
secolo XVI. Un penitenziere di Loreto manifesta in una lettera
inviata al preposito generale del suo ordine il primo
maggio del 1559, la
grandissima edificazione
derivante ogni anno
dal vedere “…quelle
grandi barcate di
schiavoni, i quali trapassano in gran numero
il golfo Adriatico et
vengono con li suoi
preti, de i quali si confessano
et sentono
messa in volgare, secondo
l’antica usanza. Essi con grande lagrime gridano et cantano in
lingua sua: Torna a Fiume, Maria; torna a Fiume…”.
Poich é mentre scrivo si avvicina la festa calendariale di San Luca (18 ottobre), mi sembra bello inserire
nel discorso due “santini” di tipologia “popolare”
che, riproducendo veneratissime immagini
attribuite al pennello di San Luca, mostrano come
il piccolo formato, se accompagnato da ottime
tecniche di stampa, possa conservare molta parte
del fascino che le ornate Madonne orientali esercitano
attraverso la loro pensosa materialità esaltata
dall’oro, dalle gemme e dai gioielli di smalto donati
dai fedeli. (continua)
ELISABETTA GULLI GRIGIONI
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IN GIRO PER L'ITALIA - OVVERO "NOTE DI UN TURISMO RELIGIOSO"
VENEZIA "CHIESA DEI SANTI GEREMIA E LUCA"
Da quando, sono ormai parecchi anni, ho iniziato a raccogliere immaginette sacre, sempre più spesso, con mia moglie, nel programmare vacanze ed uscite turistiche in giro per l’Italia, ho sempre cercato di inserire tra le “nostre” possibili mete, anche le visite alle locali Chiese, monasteri, basiliche, Santuari…
Ovviamente per ammirarne le bellezze artistiche ed architettoniche,
ma anche per cercare di arricchire sia la mia
raccolta, sia quel la degli amici collezionisti che da tanti
anni corrispondono con me, ai quali immancabilmente invio
poi il frutto dei miei viaggi.
Devo confessare (e credo che quasi tutti voi sarete
d’accordo con me) che è ormai sempre più difficile trovare
a disposizione di chi entra in un edificio religioso, curiosando
tra gli altari o sui banchett ove i parroci pongono
riviste e foglietti religiosi, la relativa immaginetta… Ma
anche quando, armato di sano coraggio e pazienza, vado a
chiedere al sacrestano o al custode, se lo si trova.
Ebbene, anche in questo caso, non si ha certo migliore
fortuna: e va già bene se non si viene guardati male,
talvolta – è capitato anche questo - trattati a brutte parole,
quasi si fosse dei moderni…iconoclasti!
Sorprende moltissimo pertanto, e credo che, in una circolare come questa, rivolta
a collezionisti e cultori di immaginette sacre, sia doveroso segnalarlo, quando all’ingresso
di una Chiesa siamo invasi, quasi sommersi dai santini relativi ai santi ivi venerati:
non che capiti spesso. Mi era già capitato un paio d’anni fa a Tolentino, al
Santuario di San Nicola (segnalazione che già feci, anche se ho saputo che di recente le cose sono un un po’ cambiate e i santini a disposizione sono assai diminuiti di numero).
Ma mi è capitato anche di recente, in giro per Venezia, dove appunto mi trovavo con mia moglie, per un fine settimana di relax che ogni tanto, sempre più di rado ormai, riusciamo a regalarci… Non volevo credere a quello che i miei stessi occhi vedevano: davanti ad
ogni altare, in bella mostra di sè, stava un bel santino. Bastava fare l’offerta e
prenderlo.
E visto che gli altari erano tanti, tanti erano i
santini da prendere, tutti diversi! Proprio non
me lo sarei aspettato!
Faccio così una proposta all’amico Manfé, il
quale, mi auguro, vorrà dedicarmi un pochino
di spazio sulla circolare per condividerla con
tutti voi: “Facciamo – questa è la mia proposta – circolare le nostre esperienze di “collezionisti”
segnalandoci reciprocamente quei
luoghi religiosi, d’Italia e non, dove è ancora
possibile trovare nuove immaginette per le
nostre raccolte…”
Nella speranza che altri soci possano quanto
prima raccontare altre simili esperienze, voglio raccontarvi brevemente la mia piccola “scoperta” veneziana.
A Venezia, dunque, nella Chiesa dei Santi
Geremia e Lucia…
Era un bellissimo sabato pomeriggio di settembre
e così, guardandoci in giro, tra una
calle e l’altra, mia moglie ed io siamo capitati in Cannaregio, proprio davanti alla chiesa di
San Geremia: un importante edificio di culto, che custodisce numerose opere d'arte
e, anche, i resti mortali di Santa Lucia, vergine e martire siracusana, alla quale è
pure dedicata.
La chiesa ha origini antiche: forse era già edificata nel secolo VIII e fu più volte ricostruita.
All'interno della chiesa odierna si possono notare delle pareti molto spoglie
e non di grande nota. Molto bello e pregiato risulta essere l'altare, con il suo presbiterio, nel quale si possono ammirare le statue di San Pietro e di San Geremia
profeta. Nella Chiesa, come è noto, nell’abside verso il Canal Grande sono conservate le
spoglie mortali incorrotte di una fra le più conosciute e venerate sante della cristianità,
santa Lucia, vergine e martire siracusana. Il luogo, pur se non sufficientemente
pubblicizzato, è meta di continui pellegrinaggi di fedeli che, da ogni parte del mondo,
portano la loro venerazione alla
santa.
Le spoglie della Santa vennero
portate qui nel 1861, quando la
precedente chiesa in cui si trovavano
venne abbattuta per dar spazio alla
stazione ferroviaria di Venezia che ne
conserva tuttora il nome.
Dal Canal Grande si può leggere
sulla parte della chiesta questa iscrizione: "Lucia Vergine di Siracusa in questo tempio riposa. All'Italia e al Mondo
ispiri luce e pace".
Le spoglie di Santa Lucia, che per vicissitudini
storiche si trovano da molti secoli a
Venezia, sono state fortemente reclamate
dalla popolazione di Siracusa, città natale
della santa, perché ritornino a riposare all'interno
del sepolcro dal quale furono sottratte,
come possiamo ancora apprendere
dalla vasta bibliografia in merito (mi basterà
citare Le chiese di Venezia di Marcello Brusegan, Ed. Newton Compton
2008), alla quale rimando senz’altro per
maggiori notizie.
A destra, nella Cappella che custodisce il
Corpo, vi è un piccolo museo, ove sono
conservati paramenti, antifonari, quadri e
stampe relative alla precedente Chiesa di S. Lucia.
Vi si trova anche un custode molto cortese,
sempre pronto a fornire utili informazioni
sia sulla chiesa sia sulla Santa: qui si
possono trovare ricordini, cartoline, stampe
e… tutta la serie di immaginette relative
alla Chiesa: molte ovviamente sono dedicate a Santa Lucia, qualcuna però anche a San Geremia e a altri santi (qui a corredo
di questo mio modesto contributo è stato inserito solo un piccolo assaggio: le immagini
sono circa una quarantina e più).
Su Santa Lucia, vergine e martire: solo un brevissimo cenno biografico.
Nata a Siracusa, fin dalla primissima età, la fanciulla brillò per le sue doti. Consacratasi a Dio, con fermezza sostenne la sua fede. Il 13 dicembre 304, aveva
solamente 23 anni, dopo molte torture, chiuse eroicamente la sua vita predicendo
per la Chiesa un futuro migliore. Il suo corpo venne deposto nelle catacombe e
tanti furono i miracoli ottenuti con la sua intercessione che ben presto, sul luogo del
suo martirio, venne innalzato un santuario (314).
Il culto di Santa Lucia si diffuse rapidamente dopo il martirio e il suo nome comparve ben presto nel Canone della Messa pur non avendo mai avuto una liturgia propria
completa. Nel VI secolo il papa Gregorio Magno, vissuto tra 590 ed il 604, inserisce
Santa Lucia nel canone della messa romana e sotto di lui vengono dedicate a
Lucia due chiese, a Siracusa ed a Roma; poco dopo il nome di Lucia viene inserito
anche nel canone ambrosiano.
Nel 1038 i resti della santa da Siracusa furono trasportati a Costantinopoli, quindi all’epoca della IV crociata (1204) a Venezia dove vennero custoditi nella Basilica di San
Giorgio Maggiore, poi nella chiesa appositamente eretta nel 1313, infine in quella di
San Geremia a Cannaregio. Qui ora si trovano venerati dalla pietà dei fedeli di ogni
parte del mondo, che salutano in Lucia, la cui festa si celebra il 13 dicembre, la protettrice delle malattie agli occhi.
CARLUCCIO FRISON
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20 SETTEMBRE 1708-1808: EUSTACHIO CAPIZZI NELL'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL VENERABILE SERVO DI DIO
Il prof. ANTONINO BLANDINI ha proseguito
l’unito articolo, già pubblicato dal settimanale
regionale “Prospettive” dell’arcidioces metropolitana di Catania nell’edizione del 14.IX.2008.
"In occasione del tricentenario della nascita del venerabile sacerdote
Ignazio Capizzi, ricordato come apostolo di Palermo e
fondatore del R. Collegio intitolato al suo nome - nel contesto dei
festeggiamenti che Bronte, unitamente all’arcidiocesi di Catania, “grata per aver avuto in lui un modello di vita, di fede e di amore
a Dio e ai fratelli e per averla dotata di un Centro di Studi che l’ha
resa degna di memoria”, ha organizzato in onore del figlio più
grande - si delinea un breve profilo biografico del servo di Dio che ci si attende possa essere al più presto beatificato e canonizzato.
Ignazio Eustachio nacque il 20 settembre 1708 da umile famiglia e, rimasto orfano del padre
Placido, mandriano, ancora piccolino fu mandato a pascolare il gregge dello zio.
Morto anche il fratello maggiore Lorenzo (i più piccoli si chiamavano Domenico Antonino e
Saverio Stanislao), seguendo il consiglio della mamma Vincenza Cusmano, filandaia, decise
di seguire la vocazione sacerdotale ed iniziò a studiare, all’età di 11 anni, presso l’Oratorio “S. Filippo Neri” della chiesa S. Maria della Catena, sotto la guida dei sacerdoti oratoriani
Pietro Politi e l’arciprete Mario Franzone.
Successivamente si trasferì a Caltagirone per gli studi superiori nella Congregazione Filippina, ma dovette rientrare a casa date le accresciute difficoltà finanziarie familiari.
Dopo aver preso lezioni di teologia da don Basilio, ricevette la tonsura e gli ordini minori dal
l’arcivescovo di Messina Giuseppe Migliacci, continuando a lavorare nella farmacia del paese.
Partì, poi, per le isole Eolie come chierico di camera del vescovo Pietro Platamone dei frati
predicatori, compiendo gli studi di filosofia e teologia con p. Domenico Licata. Ma l’ordinario
di Lipari non volle ammetterlo agli ordini maggiori ritenendolo inidoneo; anche l’arcivescovo
di Monreale, da cui dipendeva la Chiesa brontese, non volle ordinarlo. Le sue umili origini di pecoraio, nonostante avesse racimolato la dote per l’ordinazione,
continuavano ad essere motivo di amarezza e di tristezza.
Licenziato dalla corte episcopale, Ignazio si recò a Roma nel vano
tentativo di parlare con il cardinale Acquaviva, arcivescovo monrealese,
che lo rimandò al suo vicario; poiché anche costui si rifiutò di riceverlo,
fu costretto ad accettare il lavoro d’inserviente all’ospedale di Palermo
dove diede, come sempre, il meglio di sé lavorando con infinita carità e
pazienza, nonostante il carattere vulcanico e focoso che riusciva
eroicamente ad educare al bene e all’operorosità. Su esortazione dei
sanitari intraprese gli studi di medicina con il dr Pietro Sicari sino all’abilitazione alla professione. Ammalatosi gravemente, guarì prodigiosamente
e, lasciato il lavoro di “pratico-fisico”, incoraggiato dal confessore
Agostino Tedeschi S.J. e desiderando assecondare la vocazione, riprese gli studi di formazione
presso la congregazione Maria SS. del Fervore del Collegio Massimo gesuitico,
grazie al modestissimo ma indispensabile sussidio della mamma. Ammesso finalmente in sacris, conseguì la laurea in teologia e divenne diacono. Così il 26 maggio 1736, festa del
suo protettore s. Filippo Neri, fu ordinato sacerdote,a Palermo, dal vescovo di Molfetta, Giuseppe
Bartolotta, principe di S. Giuliano.
Il programma del suo ministero presbiterale fu: “A
Dio la gloria, al prossimo il vantaggio, per me il sacrificio”.
Ovunque richiesto per la vita santa, il novello levita intraprese un’intensa attività di apostolato
itinerante, predicando e confessando con ardore missionario nelle case religiose, cercando con zelo fraterno i non credenti e aiutando tutti con fede ed amando tutti con fede ed amore. Fu instancabile catechista del popolo dei bassi, ispiratore e fondatore di aggregazioni laicali di sicura importanza sociale.
P. Ignazio visse tanti anni formando in una povera casa dell’Albergheria una piccola comunità
con 2 preti diocesani: il confessore e il parroco e vicario generale Isidoro del Castillo. Per altri 14 anni fu ospitato nella casa del clero in S. Eulalia, che restaurò generosamente.
Si fece servo dei poveri, dei carcerati e degli degli infermi; il suo amore verso il prossimo scaturiva
dall’amore ardente per il Signore. Raggiunse le vette della mistica: pregando e celebrando fu
visto spesso in estasi e sollevato da terra. Rifiutò le nomine di canonico metropolitano e di soprintendente dell’Ospedale Grande, offerte dal viceré Fogliani.
Nel 1750 andò pellegrino giubilare a Roma e visitò la Santa Casa di Loreto.
P. Capizzi non reagì mai alle accuse infamanti ed infondate sul conto anche quando fu
punito severamente con tre gravi provvedimenti, tra cui la sospensione a divinis, da parte di
due arcivescovi di Palermo. Afflitto da tante prove, non volle
mai dimostrare la sua innocenza che col tempo emerse in tutta
la sua integrità, con la completa riabilitazione.
Accorreva ovunque c’era bisogno di lui; nel 1743 fu a Messina,
flagellata dalla peste. Ardente di zelo per la salvezza delle
anime, ardimentoso e coraggioso, fu un formidabile costruttore
di opere di carità: un ospedale per sacerdoti ammalati, collegi,
ginecei, ricreatori per giovani. Il beato Pio IX nel proclamarlo
venerabile lo avrebbe definito “il s. Filippo Neri della Sicilia”.
L’opus magnum fu la fondazione, nel 1774-78, a Bronte del
Collegio per “promuovere il riscatto dal servaggio del popolo brontese ed avviare con la sua
scuola il perseguimento della consapevolezza dei valori propri della dignità umana”, come
scrivono in un avviso ai cittadini il sindaco Giuseppe Firrarello e il rettore sac. Giuseppe Zingale. L’umile figlio del popolo, raccogliendo i fondi necessari, attuò il sogno di fondare il convitto
per l’educazione e l’istruzione delle gioventù, fornito di una capace biblioteca, che raccoglieva
diverse raccolte dei Gesuiti ed era destinato ai laici e anche alla formazione dei sacerdoti.
Capizzi non aveva dimenticato i sacrifici che aveva dovuto affrontare, lontano da Bronte, proprietà feudale dell’Ospedale di Palermo, per avere un’adeguata istruzione e preparazione
al sacerdozio. Il fondatore del Collegio non aveva preteso nulla per sé, neppure il nome; di
quest’opera santa volle che rettore perpetuo fosse nostro Signore Sacramentato e patrono s.
Filippo Neri, mentre come regola scolastica adottò quella dei collegi della Compagnia di Gesù.
Gran parte dei maestri provenivano dalla vita culturale monrealese e palermitana, perché
Bronte ancora non faceva parte della diocesi di Catania.
Dopo aver trovato ospitalità dai monaci basiliani, p. Ignazio, definito il S. Vincenzo de’ Paoli
di Palermo, approdò all’Oratorio dei Filippini dell’Olivella, dove, ospite dolcissimo, continuò a
condurre una vita comunitaria, contemplativa e penitente di preghiera e di servizio missionario
nell’assistenza ai malati, nell’educazione dei ragazzi, nel ministero del confessionale.
Teologo, scrittore e genio della pastorale, predicava i quaresimali in dialetto. Tra incomprensioni e difficoltà, divenne superiore della casa degli Esercizi che, dopo la cacciata dei Gesuiti, ospitò una congregazione di sacerdoti che facevano vita in comune e insegnavano
il catechismo ai fanciulli. Pervaso dalla spiritualità di S. Alfonso, fu maestro di spirito
nel collegio femminile di S. Maria della Sapienza, nella confraternita per operai ed artisti, nel
collegio di S. Maria al Carmine per ragazze a rischio. Antonio Corsaro ritiene che, in mistica
e scrittura, Ignazio può essere accostato a Teresa di Gesù: essi sono maestri su piani diversi. Il siciliano come la riformatrice spagnola scrive adoperando la parlata del popolo e vi mette di suo la fantasia e le immagini allora consuete.
Il venerabile morì il 27 settembre 1793; nel suo cuore spostato furono
trovati i segni di quel dardo infuocato che, partitosi dall’altare, lo
aveva ferito al petto durante una predica durante la novena di Pentecoste.
I cantastorie a lungo cantarono le gesta dell’<inutilissimo> p. Capizzi,
il san Francesco del Settecento siciliano.
La causa di beatificazione fu introdotta nel 1819 e le virtù eroiche
furono riconosciute nel 1858, nella festa di s. Filippo Neri.
Il 17 aprile 1994, i suoi resti mortali furono traslati in un nuovo monumento
sepolcrale della chiesa “S. Cuore” del Collegio.
Mons. Adolfo Longhitano, insigne canonista e concittadino del venerabile, lo presenta come
apostolo e operaio del Vangelo. In un proclama alla cittadinanza il vicario foraneo Antonino Longhitano e il rettore evidenziano la straordinaria figura del Capizzi,un uomo che ha compiuto con straordinaria forza morale
il personale cammino della sua esistenza e un sacerdote esemplare che ha celebrato nella
sua vita l’amore salvifico di Dio; una figura che si staglia nell’orizzonte più grande della santità.
Il compianto arcivescovo mons. Naro lo ha considerato perla del clero monrealese, mentre
l’arcivescovo emerito di Catania, mons. Bommarito, lo ha definito “apostolo dell’amore di Gesù”,
decidendo, nel 1995, di promuovere la causa di beatificazione.
L’arcivescovo mons. Gristina considera il venerabile per la città di Bronte, e non solo per essa, un “capo”, cioè un servitore interamente dedito all’autentico bene dei suoi concittadini e di
tutte le persone che il Signore gli fece incontrare.
La concelebrazione eucaristica presieduta dal metropolita con il clero brontese si terrà nella
Matrice SS. Trinità dove il piccolo Ignazio fece il chierichetto.
ANTONINO BLANDINI
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A MODENA LA STAMPA DEI SANTINI PIU’ BELLI
4 novembre 2008 (ZENIT.org).-
Non sono solo gli album e le figurine dei calciatori a fare di
Modena uno dei principali centri per la riproduzione di immagini pregiate. Se si guarda alla
storia si scopre che già nel 1857 don Luigi Della Valle partì da Spilamberto, Comune della
provincia modenese sulla riva sinistra del Panaro, ove reggeva la parrocchia, alla volta di
Modena per fondare la tipografia dell'Immacolata Concezione, con il preciso intento di
produrre in grande quantità e divulgare immagini sacre utili a tutti i parroci per diffondere la
conoscenza dei santi e dei martiri.
In questa sua opera di evangelizzazione, don Luigi fondò anche la Litoleografia San
Giuseppe e il ricreatorio del Paradisino, iniziò quello che oggi è l'Istituto Sacro Cuore di Viale
Storchi, e fu cofondatore del Banco San Geminiano. Fu anche propugnatore e ispiratore di
una biblioteca cattolica circolante e del mensile di tiratura nazionale "Il Divoto di S.Giuseppe".
Di grande successo fu soprattutto la stampa e diffusione dei Santini, una scelta editoriale che
sembra aver successo anche oggi. Per oltre 50 anni la Litoleografia di San Giuseppe e la
tipografia dell'Immacolata Concezione di Modena utilizzarono le tecniche più avanzate ed
innovative per riprodurre e stampare i Santini più belli.
Le aziende e il progetto editoriale la cui produzione raggiunse e mantenne fino a metà del
'900 livelli qualitativi e creativi invidiabili, con prodotti oggi tra i più ricercati e disputati dai
collezionisti di tutto il mondo, concluse, purtroppo, l'attività tra gli anni '70/'80, senza
trasmettere quelle tecniche e quel know-how che la rese così apprezzata nel tempo.
Di questa tradizione a Modena non rimane solo una via intitolata a monsignor Luigi Della
Valle, ma anche una attività tipografica e un progetto culturale che continua a lavorare per
riprodurre Santini e opere d'arte sacra.
Il grande successo dell'opera a fascicoli "Santini da collezione" diffusa in edicola da Hachette <http://www.hachette-fascicoli.it/opere-minisito-abbonati/Santini.htm> mostra un ritorno di
attenzione per la storia e l'immagine dei santi da parte di una società che appare molto
secolarizzata. Il primo a credere in questo progetto, insieme al collezionista di Santini,
Graziano Toni, è stato Gianni Grandi della Tipolitografia "F.G." dei Fratelli Grandi di Modena.
Intervistato da ZENIT, Grandi ha spiegato che riprodurre Santini da collezione che vanno dal
'700 ai primi del '900 "è stata un'impresa non da poco".
"Anche perché -ha aggiunto - parecchie delle tecniche utilizzate per la produzione di questi
piccoli capolavori, come i canivet e i pizzi con giochi di trafori, rilievi e sbalzi accuratissimi,
erano prevalentemente manuali, difficilmente riproducibili e realizzabili con le moderne
tecniche produttive, che tanto hanno perso di quel lavoro definito troppo spesso artigianale".
"In alcuni casi - ha sottolineato Grandi -siamo riusciti a riprodurre anche gli appunti a matita
che i proprietari dei Santini avevano scritto a fianco delle preghiere".
L'esperto tecnico di riproduzioni ha raccontato di "sentirsi in un certo modo in continuità
ideale e tecnica con le tipografie fondate da mons. Luigi Della Valle".
E non solo per ragioni geografiche, infatti la Tipolitografia "F.G." dei Fratelli Grandi fronteggia
Spilamberto, sulla sponda opposta del fiume a Savignano sul Panaro, ma soprattutto perché"da anni, con le più moderne attrezzature, applicando il sapere artigianale di un tempo, si
riproducono preziose collane di disegni naturalistici per conto del Ministero dell'Ambiente,
antichi documenti e tomi miniati, tra cui il più importante, il 'Libro d'Ore Visconti', che è stato
definito a Francoforte, alla Fiera internazionale del libro di qualche anno fa, 'la più bella
riproduzione di un libro miniato mai realizzato al mondo'".
Così i Santini -ha concluso Grandi - sono tornati ad essere "veri e propri capolavori da
raccogliere e conservare per poter apprezzare l'evoluzione di questa particolare e suggestiva
forma di devozione che, poco o tanto, ha coinvolto tutti noi nella nostra infanzia e che, per i
più devoti e gli appassionati, continua ancora".
ANTONIO GASPARI (Fonte:Zenit.org)
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IMMAGINETTE RICORDO
L’immagine dipinta a mano fu anche un foglio ricordo che i conventi distribuivano a
particolari protettori e amici o che gli amici si regalavano in determinati giorni di festa
o solennità, come Cresime, prime Comunioni, professioni di voti e simili. […]
Originariamente gli autori di tali immagini ricordo erano quasi tutti monache o frati,
anche perché nella maggior parte dei conventi c’erano pittori, pittrici che praticavano
l’arte. Nel XVI secolo, crescendo anche in ambiente laico la richiesta di queste
pie miniature in pergamena, anche gli artisti di professione ne divennero artefici.
Già nel 1647 i pittori di Augusta deplorano amaramente in una petizione al Consiglio
che i calligrafi, cui solamente competeva la coloritura e la messa in carta di
stampe, “non contentarsi più delle piccole comuni immagini a mano in pergamena
per i libri di preghiere – che essi di quando in quando ci sottraggono – ma dipingere
anche grandi fogli di pergamena e venderli a prezzi fuori concorrenza”.
(Pagg.10-11 del Libro: “SANTI DI PIZZO” di Michele Falzone del Barbarò – Ed.Daniela Piazza)
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SCRITTORI, SANTI E SANTINI
a cura di e.emme
Nelle trincee della prima guerra mondiale il fuoco inesorabile di un cecchino nemico
uccide, uno per uno, i soldati che tentano di raggiungere un posto di vedetta
sguarnito. Nell’orrore della guerra e l’orrore della natura, in trincea, un soldato manifesta
la sua intima fede, semplice e profonda, incollando una piccola immagine sacra
(una madonnina?) nel cunicolo ove è rannicchiato.
tratto da “LA PAURA” racconto di Federico De Roberto, recentemente pubblicato da Edizioni e/o Roma, 2008
(…) Chiese al telefonista di dargli la comunicazione del Comando di linea e portò il ricevitore all’orecchio.
“Pronto?...Pronto!”. “Comando linea”.
“Chiedo un tiro di rappresaglia perché mi hanno ucciso cinque uomini, mi uccidono
tutti gli uomini che mando alla vedetta del canalone”.
“Uccisi? Cinque uomini?”.
“Uccisi, buttati giù, rimasti lì, dove non è possibile mandare a ritirarli, se non viene
buio. (…). La piazzola è rimasta sguarnita”:
“Ci mandi altri, perdio!”.
“Me ne gettano a terra quanti ce ne mando!”.
“Ce ne mandi tanti finché i caduti formino parapetto!”.
***
“Contenti ragazzi: che i nostri poveri compagni saranno vendicati…Sentirete che
musica, a momenti… Intanto, chi è di turno si tenga pronto”.
“Tocca a Ricci, scior tenent” rispose Borga.
“Ricci! …Ricci!”.
Il nome fu ripetuto dall’uno all’altro, lungo la trincea senza che il chiamato rispondesse.
“Unn’è, stu Ricciu?”.
Gulizia, il siciliano, lo trovò nell’ultimo ricovero, inginocchiato dinanzi al tascapane
e a un sacco-a-terra dal quale traeva fuori la sua roba.
“Ti voli u tinenti, Ricciu”.
Il chiamato, un marchigiano biondo e pallido, alzò in viso al compagno gli occhi
chiari e lucenti, scosse il capo, tacitamente denegando (…) (…) Sempre in ginocchio, tornò a ordinare i suoi cenci, le calze sudice, il colletto a maglia ingiallito dal sudore, il rozzo specchietto che alterava le immagini (…)
“Fa’ coraggio, Ricci: che il tenente ha detto che ci fa sparare addosso l’artiglieria”.
“Nun ti scantari, ch’a Bedda Matri t’aiuta!”.
Egli chinò il capo, lentamente, , in più volte, in atto d’assenso alle parole della fede. Poi s’alzò, prese il fagotto e andò a deporlo accosto alla parete, sotto il posto dove aveva incollato un’immagine sacra. Pochi confidavano nelle cannonate; la Madonna,
sì, poteva salvarlo.
E gli cedettero il passo quando, passatosi il tascapane a tracolla e impugnato il
fucile, egli uscì per andare a presentarsi all’ufficiale. (…).
***
Ricci andò di corsa, sotto le raffiche, in mezzo al fragore della tempesta di fuoco;
fu visto uscire dal camminamento, curvo, con l’arma a crociatet, come un cacciatore
in agguato e gettarsi a terra. Il tiro si prolungò ancora un poco, poi la pioggia di ferro ardente cessò. (…)
“Ma che fa Ricci?” esclamò l’ufficiale.
“Ch’è restaa, scior tenent, appena foeura del camminament! … El Cecchin l’è al
sicur; l’avrà giamò rettifica la mira!” (…)
FEDERICO DE ROBERTO (Napoli 1861-Catania 1927), autore di
numerosi romanzi e raccolte di novelle e e racconti.
Il suo capolavoro è il romanzo “I Vicerè”, Vicerè”, documento fondamentale
nella letteratura italiana.
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NOTIZIE DAL VATICANO
CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI
La Congregazione delle delle Cause dei Santi
ha pubblicato con il permesso di Benedetto
XVI il Decreto sulla eroicità della vita e delle
virtù di suor Maria Troncatti, missionaria
salesiana in Ecuador.
Il Decreto, che riporta la data dell'8 novembre, è stato firmato e reso pubblico il 12
novembre, quando l'Arcivescovo Angelo
Amato e l'Arcivescovo Michele Di Ruberto,
rispettivamente Prefetto e Segretario della
medesima Congregazione, lo hanno firmato
nella Sala dei Congressi, alla presenza della
nuova Superiora Generale, madre Yvonne
Reungoat, delle Madri Generali emerite e
delle Consigliere.
Maria nasce a Corteno Golgi (Brescia), il 16 febbraio 1883 in una numerosa famiglia
di allevatori di montagna. Cresce lieta e operosa fra i campi e la cura dei fratellini,
in un clima caldo dell'affetto di esemplari genitori. A Corteno arriva il Bollettino
salesiano e Maria, ricca di valori cristiani, pensa alla vocazione religiosa. Inizialmente il padre non è d’accordo ma appena la figlia compie la maggiore età,
21 anni, dà il suo consenso. Maria chiede l'ammissione all'Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice ed emette la prima professione nel 1908 a Nizza Monferrato.
Durante la Prima Guerra mondiale segue a Varazze corsi di assistenza sanitaria e
lavora come infermiera crocerossina nell'ospedale militare. In seguito a un violento
tornado Maria promise alla Madonna che se le avesse salvato la vita sarebbe partita
per le missioni. La Madonna l’esaudisce e Suor Maria chiede alla Madre Generale
di andare tra i lebbrosi. Sette anni dopo Madre Caterina Daghero la manda invece
in Ecuador. Nel 1925 sbarca nella baia di Guayaquil e raggiunge Chunchi dove è
infermiera e farmacista per poco tempo. Accompagnate dal vescovo missionario
Mons. Comin e da una piccola spedizione, Suor Maria e altre due consorelle si addentrano
nella foresta amazzonica. Loro campo di missione è la terra degli indios Shuar nella parte sud-orientale dell’Ecuador. Appena giunti a Mendez, Suor Maria si guadagnaa la stima di una tribù
Shuar operando con un temperino la figlia di un capo ferita da una pallottola. Si
stabiliscono definitivamente a Macas, un villaggio di coloni circondato dalle abitazioni collettive degli Shuar, in una casetta su una collina. Come don Bosco fu padre
e maestro, Suor Maria diventa madre, e per
44 anni sarà chiamata da tutti Madrecita.
Inizia un difficile lavoro di evangelizzazione
in mezzo a rischi di ogni genere. È Infermiera, chirurgo, ortopedico, dentista
e anestesista, ma soprattutto catechista,
ricca di meravigliose risorse di fede, di pazienza
e di amorevolezza salesiana. La sua opera per la promozione della donna shuar fiorisce in centinaia di nuove
famiglie cristiane, formate per la prima volta
su libera scelta personale dei giovani sposi.
Svolge la sua attività soprattutto nel campo della formazione e della sanità, all’ospedale Pio XII di Sucúa e in numerosi dispensari.
È madre delle missioni del vicariato apostolico di Méndez: Mácas, Méndez, Sevilla
don Bosco e Sucúa, con instancabili spostamenti nella selva.
Il 25 agosto 1969 Suor Maria è in aereo per recarsi a Sucúa agli esercizi spirituali,
l’aereo cade poco dopo il decollo. La radio della Federazione Shuar dà il triste annuncio: “La nostra Madre, suor Maria Troncatti è morta”.
La sua salma riposa a Macas.
Parlando della nuova venerabile, madre Yvonne Reungoat - la neo-Madre generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, eletta il 24 ottobre u.s. dal XXII Capitolo, una francese dopo dopo 136 Superiore generali italiane - che mercoledì
12 novembre ha preso parte all'Udienza
generale del Papa, ha spiegato:
"Fu veramente la mamma e il punto di riferimento degli indigeni shuar dell'Ecuador,
promuovendo tra di essi l'emancipazione
delle donne e svolgendo un enorme lavoro
di evangelizzazione".
Al momento sr. Maria Troncatti è la nona religiosa ad essere proclamata venerabile della
Famiglia Salesiana, subito dopo Margherita Occhiena, la Mamma di Don Bosco.
Proprio recentemente, sono pervenuti alla
Congregazione delle Cause dei Santi gli atti
dell'inchiesta diocesana su un presunto miracolo di guarigione, avvenuto nell'arcidiocesi
di Portoviejo – sempre in Ecuador – per
l'intercessione di suor Troncatti.
Se anche l'inchiesta romana si concluderà
in maniera positiva, la missionaria degli Shuar issionaria degli Shuar giungerà in tempi brevi all'onore degli
altari.
(Fonte: www.sdb.org e www.cgfmanet.org)
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CERIMONIE DI BEATIFICAZIONE
BEATI PETRUS KIBE KASUI E 187 COMPAGNI
Nagasaki, 24 novembre24 novembre 2008 -
Beatificazione in the Nakasaki
Prefecturale Baseball Park (Big
N Stadium), JN Stadium), JAPAN
188 martiri giapponesi, in gran gran parte laici, uccisi in odio alla fede tra il 1603 e il 1639.
Intere famiglie vennero assassinate per non aver rinnegato il nome di Gesù. Molte donne furono bruciate vive abbracciate ai loro bambini mentre i loro parenti
pregavano “Gesù, accogli le loro anime”.
Alcuni hanno subito torture terribili: uomini, donne, giovani e perfino handicappati
vennero crocifissi e tagliati a pezzi. Il gesuita Pietro Kibe, torturato per dieci giorni
consecutivi, dava coraggio ai catechisti martirizzati con lui.
La celebrazione sarà presieduta dal Cardinale Seiichi Peter Shirayanagi, Arcivescovo
emerito di Tokyo, alla presenza del Card.José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione per le Cause dei Santi e inviato del Papa per l'occasione.
La caratteristica della nuova Beatificazione è di essere completamente "giapponese".
Monsignor Takeo Okada, attuale Arcivescovo di Tokyo, annunciando data e
luogo della Celebrazione, ha osservato: «Questa è la prima volta che la Cerimonia
di Beatificazione viene tenuta in Giappone. Ed è anche la prima volta che tutti i Martiri
che saranno beatificati sono giapponesi».
Ma è anche la prima volta - possiamo aggiungere - che il lavoro di preparazione è
tutto "made in Japan", mentre nelle Cerimonie precedenti sono prevalse l'iniziativa e
l'azione degli "ordini religiosi" ai quali parecchi Martiri appartenevano.
Mons. Agostino Jun'ichi Nomura, Vescovo di Nagoya, ha sottolineato il fatto che«la maggior parte dei Martiri sono state persone che vivevano vite ordinarie nelle famiglie
come "samurai", mercanti e artigiani»; vale a dire,rappresentavano tutti gli
strati sociali della società giapponese di quel tempo.
Tra i 188 Martiri un gran numero sono donne, «nellequali - dice un Comunicato
della "Conferenza Episcopale" locale - noi scopriamo non soltanto la vera bellezza
femminile, ma anche il potere che le donne esercitano nella Chiesa (Giapponese)».
"Nazionalismo"? No. Queste sottolineature indicano, piuttosto, che il motivo di fondo
dell'avvenimento è "pastorale": offrire alla Chiesa Giapponese di oggi uno specchio
in cui riflettersi, per migliorare e riprendere il cammino.
PINO CAZZANIGA
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FRA' JOSE' OLALLO VALDES (1820-1889)
Camaguey (CUBA), 29 novembre 2008 -
Beatificazione nella“Plaza de la Caridad"
L'AVANA, giovedì, 13 novembre 2008 (ZENIT.org).
Il 29 novembre verrà beatificato a Cuba fra' José Olallo Valdés, religioso dell'Ordine dei Fratelli di San Giovanni di Dio, eroe della carità.
Per scoprire la sua eredità spirituale, ZENIT ha interpellato padre Félix Lizaso OH, postulatore della sua causa di beatificazione, che ha ricordato come il religioso sia stato l'ultimo sopravvissuto
a Cuba quando le leggi del Governo spagnolo soppressero gli ordini religiosi
in Spagna e in America Latina verso il 1835.
“I riferimenti alla sua esistenza
apparivano solo in alcuni Annali dell'Ordine e poco più”.
Nato nel 1820 all'Avana, fra' Olallo visse 69 anni e sempre a Cuba (54 a Camagüey),
morendo nel 1889. Era conosciuto come “padre Olallo”, anche se non era
sacerdote, perché quando gli venne proposto rinunciò per poter continuare a operare
come infermiere in ospedale.
Nel 1989, in occasione del centenario della sua morte, vista la popolarità e la fama
di santità di cui continuava a godere presso il popolo, un gruppo di laici di Camagüey si è organizzato per celebrare l'anniversario.
In questa occasione l'Arcivescovo di Camagüey, monsignor Adolfo Rodríguez Herrera,
insieme all'ospitalario Manuel Cólliga, spagnolo residente all'Avana, hanno invitato agli atti commemorativi l'allora nuovo Superiore Generale dell'Ordine, l'australiano
fra' Brian O'Donnell, al quale il presule ha chiesto che l'Ordine sostenesse lo
studio sulla santità di “padre Olallo” in vista della sua beatificazione.
Olallo, chiamato “padre dei poveri” e “apostolo della carità”, visse e morì “ammirato
come persona integra, ottimo infermiere e assiduo servitore dei più diseredati della società a Camagüey, incarnando pienamente l carisma dell'ospitalità proprio della
sua vocazione”, ha ricordato il postulatore.
“Quando morì, il popolo e tutta la società camagüeyana, nonostante le grandi divisioni
sociali e politiche esistenti, si unì per onorarlo con il più solenne dei funerali. In
seguito si organizzò una colletta per costruire un mausoleo che in 100 anni è stato
visitato da moltissimi devoti che chiedono il suo aiuto e la sua intercessione”.
“La sua straordinaria testimonianza di santità e di ospitalità, con fama popolare di
santo, riconosciuta dalla Chiesa in relativamente poco tempo, arriva in un momento
molto particolare per le vocazioni, non non solo in Europa, ma anche in America Latina
e per tutto l'Ordine”.
“Lo slogan della sua vita, che è quello della sua beatificazione, dice tutto: 'Si preoccupava
dei poveri, dei malati e deilebbrosi, degli abbandonati e dei moribondi,
dei bambini malati e analfabeti, degli anziani senza famiglia, dei prigionieri malati,
degli africani e degli asiatici, contro la schiavitù. Si fece tutto per tutti”.
Olallo sarà il secondo beato di Cuba e il primo beatificato nell'isola. L'altro beato,
José López Piteira, era solo nato a Cuba da genitori immigrati spagnoli che rimasero pochi anni nell'isola e tornò da piccolo in Spagna. Diventato religioso agostiniano, morì martire nel 1936. In realtà non era conosciuto a Cuba, dove è noto solo per
il certificato di battesimo.
In vista della beatificazione di fra' Olallo, la Conferenza Episcopale Cubana ha
chiesto di prepararsi per conoscere meglio la sua vita e la sua testimonianza e vivere
in modo più profondo l'avvenimento. L'Arcivescovado di Camagüey ha diffuso a
questo scopo un questionario di 100 domande storiche, culturali e religiose sul
nuovo beato. Si svolgono inoltre frequenti pellegrinaggi sulla sua tomba.Tutto ciò, ha sottolineato il postulatore, aiuterà a conoscerlo meglio e a far crescere“la sua venerazione, devozione, imitazione e intercessione e non solo dal punto
di vista della fede e della religiosità, ma anche nel campo sociale e sanitario”.
Quanto al miracolo che ha aperto le porte alla beatificazione di fra' Olallo, tra le tante segnalazioni ricevute a questo proposito è stata scelta per la sua peculiarità la
guarigione di una bambina di tre anni, Danielita Cabrera Ramos, di Camagüey, malata di “linfoma non Hodgkin probabile Burkitt, nel 3°-4° stadio , con vasta diffusione
addominale, complicato da un'insufficienza renale acuta e precoce ricaduta”.
La bambina è guarita in modo immediato e perfetto la sera del 18 settembre 1999.
“Si può sostenere che sia stato il frutto di una continua preghiera comunitaria di
tutta la parrocchia, oltre che di
altri gruppi e di vicini della famiglia, uniti e stimolati dall'esempio di fede e fiducia nel Servo
di Dio Olallo dei genitori di Danielita”,
ha affermato padre Lizaso.
Per 54 anni, fra' Olallo operò
in ospedale a favore dei più bisognosi
in un ambiente segnato da “mancanza di mezzi, fame,
guerra, epidemie, schiavitù,
rivalità politiche e sociali”
ed esclaustrazione dei religiosi,
dopo la quale continuò a lavorare
come infermiere civile.
Nel religioso, ha aggiunto il
postulatore della sua causa, “si
compiva il criterio evangelico
per cui l'umile è innalzato, perché
era rimasto nella penombra
storica, nascosto nel cuore
del popolo camagüeyano”.
“La beatificazione di fra' Olallo
Valdés è il momento in cui la
perla preziosa viene presentata
a tutti dalla Chiesa”, ha
concluso.
(Fonte: Zenit.org)
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BEATIFICAZIONE DI PAPA PIO XII - NO ALLE INGERENZE
Un’intervista del ministro per gli Affari sociali di Israele, Isaac Herzog,
al quotidiano Hareetz riaccende la polemica sulla beatificazione
di Pio XII. Secondo il ministro, che è anche responsabile degli Affari
della Diaspora, della lotta all’antisemitismo e dei rapporti con le comunità
cristiane, il «tentativo» di farlo diventare santo sarebbe «inaccettabile».
«Durante il periodo dell’Olocausto il Vaticano sapeva molto bene quello che stava accadendo
in Europa», insiste Herzog, secondo il quale non vi sarebbe «alcuna prova, per ora, di alcun
provvedimento preso dal Papa che, come Santa Sede, avrebbe potuto ordinare».
Addirittura il processo di beatificazione, a detta dell’esponente del governo israeliano, sarebbe
una forma di «sfruttamento dell’oblio» rispetto a quei fatti, e testimonierebbe «un’assenza
di consapevolezza».
Un motivato no comment è la risposta del direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi: «Non ho nulla da dire, non voglio alimentare la polemica ». «Stupisce – osserva il postulatore della causa di beatificazione di Pacelli, padre Paolo Molinari – che un ministro
dello Stato di Israele faccia un intervento con cui si ingerisce con un affare che, per la sua natura, è interno alla Chiesa cattolica». Molinari si dice altrettanto stupito per l’affermazione di Herzog secondo cui non vi sarebbe alcuna testimonianza di passi concreti in difesa degli
ebrei. Il postulatore ribatte citando le affermazioni di autorevoli esponenti, dal primo ministro
Moshe Sharrett e, da quello degli Esteri Golda Meir (diventata anch’essa primo ministro),
allo storico Martin Gilbert, inglese di origine ebraica tra i più noti studiosi dell’Olocausto.
A «titolo personale» interviene il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, che firmò
per il Vaticano le relazioni diplomatiche con Israele, sottolineando che «la Santa Sede ha
un atteggiamento responsabile ma certe intromissioni nelle cose interne della Chiesa annoiano:
sono giudizi esterni; certo il Papa è sensibile, ha scelto un momento di riflessione, però
non bisogna disturbarlo con dichiarazioni per obbligarlo in un modo o nell’altro. Ciascuno abbia
responsabilità nell’ambito delle sue competenze».
Anche l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lew ammette che la beatificazione
di Pio XII è una «questione interna alla Chiesa cattolica». I dissensi tra Israele e
Vaticano riguardano invece «il ruolo storico» di papa Pacelli. A suo giudizio, comunque, questo
aspetto verrà chiarito soltanto «con l’apertura degli archivi vaticani».
Alla domanda se questa vicenda stia o meno influenzando la possibilità di un viaggio papale
in Israele, l’ambasciatore risponde: «Il Papa è il benvenuto in Israele, è stato invitato, e
spetta a lui decidere tempi e modi, noi non interferiamo in questo». Su quanto avvenuto ieri da registrare la rubrica Sacri palazzi de Il Foglio online dal titolo «Non sarà un ministro straniero a interrompere la causa di Pio XII». Da buona fonte, anzi, «si
ribadisce» che già da prima dell’estate «è chiara la volontà nei Sacri Palazzi di pubblicare il
decreto sulle virtù eroiche».
Ma prima di questo passo è stato dato incarico a padre Ambrosius
Eszer, domenicano tedesco molto autorevole e stimatissimo dal Papa, di dare un’ultima
revisione ad alcuni faldoni di documenti. «Il lavoro di padre Eszer, che è stato fino a poco
tempo fa relatore generale della Congregazione delle cause dei santi, sta procedendo celermente
e quindi – afferma Sacri palazzi – non è escluso che entro l’anno, o subito dopo, venga
dato l’annuncio ». Questo non vuol dire ovviamente che Pio XII sarà automaticamente
beatificato.
(Fonte: Avvenire del 24.X.2008)
PIER LUIGI FORNARI
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CAUSA DEL SERVO DI DIO GIOVANNI PAOLO II
La Causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo
II è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dopo che Benedetto
XVI ha concesso la dispensa dei cinque anni di attesa dopo
la morte. Il 2 aprile 2007, conclusa la fase diocesana, è iniziato il
cammino del processo presso la Congregazione delle Cause dei Santi.
Per fare il punto della Causa di beatificazione ascoltiamo il
postulatore, mons. Slawomir Oder, al microfono di padre Mateus Ignacik:
"Attualmente siamo nel momento della complessiva elaborazione della Positio super virtutibus.
Questa fase processuale lascia spazio ad eventuali ulteriori approfondimenti.
Nel mio lavoro ho tenuto sempre ben presenti le parole che ho sentito personalmente da Papa Benedetto XVI, che tante volte ha dimostrato pubblicamente il suo vivo interesse per la
causa:
'Fate presto, ma bene, in modo ineccepibile!'. Le parole del Pontefice rimangono attuali anche in questo momento processuale e riguardano tutte le persone coinvolte.
Questo fatto, da una parte mi lascia molto sereno perché consapevole che il lavoro svolto fino ad oggi è stato condotto in aderenza alle parole del Papa, dall’altra parte mi impone fiduciosa,
paziente attesa perché anche l’attuale fase si svolga con la serietà e rigorosità proprie
di questo tipo di procedimenti canonici. Questo è quanto mi è possibile dire circa lo stato della
Causa di beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II".
(Radio Vaticana, 15.X.2008)
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MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE
"MICHA'EL" -
BAGNACAVALLO (RA), 20 settembre - 15 Dicembre 2008
Mostra di immaginette
Sacre dal ‘700 ad oggi
ASPETTI ICONOGRAFICI
PRESENTI NELLE IMMAGINETTE
DI SAN MICHELE ARCANGELO
ESPOSTE NELLA MOSTRA “MICHA’EL”
Nelle prime immagini, come nel mosaico del VI
secolo che si trova a Ravenna in Sant’Apollinare
in Classe, l’Arcangelo Michele ha l’aspetto e il
volto di un alto dignitario di corte, con la tunica
bianca, come comandante della milizia celeste,
vestito della clamide di porpora, mentre con la
mano destra si appoggia al labaro.
L’interpretazione dinamica del combattente
domina, invece, nella cultura occidentale, a partire dall’età carolingia, dove troviamo le prime
immagini di san Michele che trafigge con la lunga lancia il drago, nelle quali, secondo lo spirito medioevale, la vittoria sul drago assume il valore di metafora del trionfo del cristianesimo
sugli antichi culti pagani.
Altre volte troviamo la sua immagine in grandi affreschi che rappresentano il Giudizio Universale,
con la bilancia in mano, nel ruolo di pesatore d’anime, come nella Chiesa di S. Maria
in Piano, del XV sec, di Loreto Aprutino.
Nello stesso contesto del Giudizio Universale, ma in uno spazio infinitamente più piccolo,
troviamo, al centro, San Michele con la bilancia, in una immaginetta di Benzinger, popolata di
decine di personaggi che solo con l’aiuto di una lente si riescono a riconoscere.
San Michele, dotato di ali possenti, presenta l’aspetto di un vero e proprio condottiero, con
l’abbigliamento tipico dei militari romani: l’elmo, talvolta piumato, una corta tunica con la lorica
e, sotto la cintura, una frangia di cuoio, la clamide porpora, simbolo imperiale, avvolta intorno
al corpo con diversi panneggi, i lunghi calzari o sandali con le stringhe fin sotto al ginocchio, con la spada sguainata o con una lunga lancia in atto di trafiggere il Demonio e, spesso,
anche con lo scudo, sul quale, talvolta, sono scritte le parole latine: ”Quis ut Deus”, traduzione
dall’ ebraico del suo nome.
Il Demonio, schiacciato dai piedi dell’Arcangelo, con un atteggiamento di rabbia e disperazione, spesso anche legato con una grossa catena, viene raffigurato in diversi modi che intendono, con un linguaggio chiaramente metaforico, rappresentare l’immagine del male e del
peccato: possiede ali da pipistrello, faccia minacciosa con
le corna, piedi da caprone, una grossa coda da drago ed è armato, talvolta, di un forcone che brandisce contro san
Michele. La scena si svolge in un contesto naturale che
presenta le seguenti caratteristiche: la figura di san Michele si staglia contro il cielo azzurro mentre il Demonio viene
cacciato in un anfratto roccioso dal quale escono lingue di
fuoco, chiaro riferimento alle fiamme dell’inferno.
San Michele è anche diventato, come pesatore d’anime,
il patrono di tutti i mestieri in cui ci si serve della bilancia,
commercianti in genere, mentre per la sua funzione di soldato è diventato patrono della Pubblica Sicurezza, come
si può vedere in uno dei santini esposti.
Tutti questi elementi descritti, la spada o la lancia, lo scudo, la bilancia e il Demonio costituiscono gli attributi tradizionali
con cui san Michele viene rappresentato e che ne
consentono una rapida
identificazione.
Nell’ambito della mostra “MICHA’EL.
Presenze e immagini di San Michele Arcangelo in Romagna” promossa
dal Comune di Bagnacavallo, che sarà aperta fino 15 dicembre
2008, è stata allestita, con esemplari provenienti
dalla collezione di V. Pranzini, una sezione dedicata alla
devozione popolare con l’esposizione di numerose immaginette
di San Michele, di particolare bellezza e rarità accanto
a quelli più popolari e conosciute, manufatte o prodotti
con varie tecniche di stampa, dal Seicento alla metà
del Novecento, provenienti non solo dall’Italia ma anche da
altri paesi europei, segno evidente di una devozione molto
antica e particolarmente diffusa.
L’esposizione mette in evidenza la ricca iconografia legata
a questo santo, che
presenta una straordinaria
continuità di modelli
nel corso dei secoli, con
particolare riferimento alla riproduzione dei quadri di Raffaello e di G. Reni.
A cura del Museo delle Cappuccine, sede della mostra, è
stato stampato un catalogo che contiene un saggio di Vittorio
Pranzini, “L’Arcangelo San Michele nelle immaginette
devozionali dal Seicento alla metà del Novecento” con la
riproduzione a colori di una selezione degli esemplari esposti,
esemplificativi degli aspetti iconografici e delle tecniche
di produzione utilizzate nel corso dei secoli.
Tale catalogo, dal costo di 5,00 euro più spese di spedizione, può essere richiesto al Museo Civico delle Cappuccine,
Via Vittorio Veneto, 1/a, Bagnacavallo RA -tel. 0545/280911 (WWW.centrolecappuccine.it )
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SAN GIOVANNI LEONARDI E I FONDATORI DEL SUO TEMPO
Mostra di immaginette sacre a: LUCCA, 4 - 8 Ottobre 2008;
DIECIMO (LU), 8-19 ottobre; LARIANO (RM), 15-24 novembre 2008
L’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio
e l’A.I.C.I.S. che festeggia il suo XXV di fondazione,
nell’ambito delle
celebrazioni del Giubileo
Leonardino nel IV
Centenario della Morte di
San Giovanni Leonardi
(1609 -2009), hanno allestistito una mostra di immaginette devozionali sul tema: “S.Giovanni Leonardi e i fondatori del suo tempo”.
La mostra, inaugurata a Lucca il 4 ottobre u.s. in occasione dell’inizio delle celebrazioni
giubilari, si apre con un iter iconografico dedicato al fondatore dell’Ordine
della Madre di Dio e seguìto dai santi fondatori a lui contemporanei: S.Filippo Neri,
S.Giuseppe Calasanzio, S.Camillo de Lellis, S.Girolamo Emiliani ed altri che hanno
illuminato con i loro carismi la stagione ecclesiale post-tridentina e sono stati, con la
loro visione profetica, realizzatori della Riforma cattolica.
I pannelli espositivi accompagnano il pellegrinaggio delle Reliquie del Santo.
Il materiale proviene dall’Archivio dei Chierici Regolari della Madre di Dio e
dalle collezioni dei soci GIANCARLO GUALTIERI di Roma e GIORGIO LOMBARDI di Quercia Aulla. Le spoglie di s.Giovanni Leonardi sono state accolte presso la
porta della Cattedrale di Lucca dall’Arcivescovo Italo Castellani e dal Capitolo dei
Canonici. Al termine della solenne liturgia le reliquie sono state trasportate nella
Chiesa della Rosa, il piccolo cenacolo dove il 1 settembre 1574 San Giovanni
Leonardi ha fondato l’Ordine della Madre di Dio. Le Parrocchie si sono succedute
nei giorni successivi nel rendere onore al grande Santo. L’8 ottobre, con le reliquie
del Santo, la mostra è stata spostata a Diecimo, paese natale del Santo.
Il 15 novembre p.v. il pellegrinaggio delle reliquie del Fondatore giungerà nella Cattedrale di San Clemente
a Velletri. E dal 16 al 24 novembre
saranno esposte nella Chiesa parrocchiale di S. Maria Intemerata a Lariano (RM).
La mostra delle immaginette sacre,
invece, verrà allestita nelle Sale
del Comune di Lariano, che fin
d’ora ringraziamo, dal 15 al 24 novembre
prossimo, con orario di visita
9-14 e 15-18.
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"COLORI D'INVERNO - I SANTINI DELLA COLLEZIONE MARIO TASCA
Mostra di immaginette sacre a Follina (TV), 29 - 30 nOVEMBRE 2008
Il socio Mario Tasca ha trasmesso l’unita comunicazione:
Sabato 29 e domenica 30 novembre 2008 a Follina, grazioso
paese della provincia di Treviso, in occasione del Mercatino di Natale "Colori d'Inverno", sarà allestita l'esposizione: "I
Santini della Collezione Mario Tasca".
La mostra è un un compendio delle tre precedenti esposizioni
che Mario Tasca, collezionista iscritto all'AICIS, ha realizzato
negli anni precedenti, ed esattamente: -"Santini, Patrimonio di
Fede, Storia e Cultura" Cultura" -"Santini Ricordo della Prima Comunione" -"Preghiere e Dediche manoscritte sulle Immaginette Sacre".
La Foto-Storia di queste esposizioni è visibile sul sito www.cartantica.it alla sezione "Collaborazioni". Una vostra visita sarà gradita!
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L'IMMAGINE DELLA MADONNA DI OROPA ATTRAVERSO I SECOLI
Mostra di immagini sacre, acqueforti,
dagli antichi rami conservati NEL Santuario a Biella, 5-8 dic. 2008
A Biella, nella Villa Schneider,
P.za La Marmora 6, dal 5 all’8 dicembre p.v. si terrà
una mostra dedicata alle immagini della Vergine
Bruna del Santuario di Oropa. Il tema sarà: “L’immagine della Madonna di
Oropa attraverso i secoli”. Acqueforti dagli antichi
rami conservati in Santuario.
La mostra, a cura di Patrizia Maggia, Mario Coda e
Oliviero Girardi, è promossa dall’Amm.ne del Santuario di Oropa e dal Centro di Arti
Applicate V. Kandiskij di Biella, in collaborazione con il Comune di Biella e La
Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Oropa.
Negli anni settanta, all’interno del Santuario di Oropa, furono ritrovate circa 40
diverse lastre in rame, in prevalenza recanti incise immagini della statua della
Madonna di Oropa, vedute del Santuario, interni del Sacro Monte. L’Amministrazione del Santuario autorizzò una prima ristampa nel 1975, selezionando
un numero limitato di immagini; da tempo queste stampe sono andate
esaurite. E’ stata ora autorizzata una nuova e limitata tiratura, eseguita presso il
Laboratorio di Tecniche di Incisione e Stampa del Centro di Arti Applicate V.
Kandiskij di Biella, diretto da Patrizia Maggia. L’esposizione ospita le stampe dell’immagine della Vergine Bruna realizzate dagli allievi del corso di incisione del
Centro Kandiskij, tratte da lastre incise durante il corso.
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I FONDATORI DI ORDINI RELIGIOSI FINO AL XVII SECOLO
1-Roma, 5 – 8 dicembre 2008 e
2-Roma, 13-20 dicembre ‘08 -
Mostra sociale del XXV AICIS.
L’AICIS con la collaborazione della Venerabile
Arciconfraternita di SANTA MARIA
DELL’ORTO allestisce in Roma, Via Anicia 10, nella sede della citata Arciconfraternita una mostra di immaginette
sul tema: “I santi Fondatori di
Ordini religiosi fino al XVII secolo”.
L’esposizione sarà aperta al
pubblico dal giorno 5 al giorno 8
dicembre 2008 dalle ore 17.00 alle
ore 19.00 con Ingresso libero.
Dal giorno 13 dicembre la stessa
mostra sarà allestita in Roma nella Parrocchia “Santa Dorotea” – in Via Santa
Dorotea 23, con orario di visita 10-12 e 16-20 fino a sabato 20dicembre.
Partecipano con le proprie collezioni i soci: Giancarlo GUALTIERI, Emilia BAGNASCO ANGIOLINO, Orietta PALMUCCI e Renzo
MANFE’, tutti di Roma, Giorgio LOMBARDI di Quercia Aulla (MS), Fabrizio e Vittorio PECCI di Alatri (FR).
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IL SANTO NATALE NEI SANTINI E NELLE LETTERINE
Roma, 16 dic. 2008 - 6 gen.2009
La socia ORIETTA PALMUCCI di Roma esporrà immaginette del Santo natale e letterine di Natale nell’ambito delle iniziative dell’associazione Amici del Presepio sezione di Roma, che anche quest’anno propone la mostra d’arte presepiale al Chiostro della basilica di Santa Maria in Via (accesso via del Mortaro 24; fino al 6 gennaio 2008 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 20, festivi e sabato dalle 10 alle 20 senza interruzione). Al visitatore che desidera essere presente a questo appuntamento culturale molto valido, è possibile ammirare soprattutto le creazioni dei soci, tutte in stile romano, realizzate proprio allo scopo di mantenere viva questa tradizione artistica e di veicolare i suoi valori spirituali.
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IL NATALE NELLE IMMAGINETTE SACRE E NELLE LETTERINE
Roma, 13 dicembre 2008 – 6 gennaio 2009
L’AICIS, con la collaborazione dell’associazione AFNIR “Io
collezionista”, presenta una
mostra di immaginette sacre e
di letterine di Natale della collezione
personale del Segretario GIANCARLO GUALTIERI di
Roma sul tema”La nascita del
Redentore nei Santini”. La mostra si inaugura
sabato pomeriggio 13 dicembre 2008 e può essere
visitata fino a 6 gennaio 2009. L’orario di visita è dalle 16.00 alle 18.00 tutti i giorni, eccetto il mercoledì, con ingresso nella Chiesa “Orazione e Morte” a Roma, in Via Giulia 262 (sotto l’Arco Farnese).
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LA NASCITA DEL REDENTORE NEI SANTINI
Cisterna diCisterna di Latina (LT),
27 -28 dicembre 2008
Il Vice Presidente RENZO MANFE’, nell’ambito di una manifestazione filatelica organizzata
dal socio MAURIZIO PROSPERI nei locali della Parrocchia di Santa Maria
Assunta a Cisterna, presenta alcuni quadri di
immaginette sacre sul tema “La nascita del
Redentore nei Santini”.
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LA RELIGIOSITA' NEL MONDO CONTADINO
Paderno Dugnano (MI), 18-30 Novembre 2008 - Mostra di Santini
IL Comune di Padero Dugnano (MI) e l’Associazione Culturale “Arte Ba-Roco” (Via Cascina Barocco, 10 – allestiscono
una mostra di immaginette devozionali nella Villa Gargantini a
Incirano di Paderno Dugnano (MI) dal 18 al 30 novembre 2008 sul
tema: “La religiosità del mondo contadino - Uno strumento per
conoscere i Santi e capire la loro iconografia”. L’esposizione è a cura del nostro socio Dott. LORENZO PERRONE di Milano autore del libro: “Immaginette acre antiche e moderne. Uno strumento per conoscere i Santi e capire la loro iconografia”.
Orario di visita: 16-18.30. L’evento sarà ripreso da TG NORD e da Blù NORD
LOMBARDIA e sarà possibile visionarlo sul sito internet del Comune di Paderno
Dugnano cliccando su TG-NORD.
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SANTINI E PRESEPI NEL RICORDO DI LIBERO
Serbariu CA) 19 -21 dicembre 2008
EMANUELA PIRASTRU ha contattato la Segreteria AICIS per annunciare l’allestimento
nel prossimo periodo natalizio di una mostra commemorativa del proprio papà
e nostro socio: LIBERO PIRASTRU, mancato in uno dei giorni più belli dell’anno:
il 15 agosto u.s., festa dell’Assunzione della Vergine Maria, per la quale Libero aveva una venerazione speciale, filiale.
L’esposizione comprenderà immaginette
devozionali,, presepi e anche lavori
in ferro battuto: le passioni principali
del caro congiunto e nostro associato. Ricordiamo che Libero aveva una
maestria tutta particolare nel creare dal
nulla tavolini, lampade, cancelli in ferro
battuto.
La mostra verrà verrà inaugurata nel Centro
Elis di Serbariu venerdì 19 dicembre
alle ore 15.30. Sabato 20 e domenica domenica 21 invece l’orario
sarà: 10,00--12,00 e 16,00-20,00.
Emanuela, che è la primogenita dei
sei figli di Libero, ci ha inviato per l’occasione
alcune notizie del papà.
E’ ancora vivissim vivissima in lei l’emozione
di quel 13 maggio dello scorso anno
quando il papà l’ha accompagnata all’altare.
La passione delle immaginette, dice Emanuela, è iniziata solo nell’anno dell’ultimo Giubileo, nel 2000. E’ stato aiutato dagli stessi membri della comunità neocatecomunale della Parrocchia di San Narciso di Serbariu. Il 13 giugno del 2003 aveva
voluto fare una grande e bella mostra su Sant’Antonio da Padova del quale era
molto devoto e nel 2005, a dicembre, un’altra mostra per la Madonna.
Uomo dalla spligliata fantasia, ha creato presepi utilizzando ciò da cui era circondato:
antiche anfore, vecchie lampade, lampioni pubblici o, semplicemente, un panino
aperto! Personalità forte, allegra, combattiva e laboriosa, egli è stato un punto
di riferimento importante ed un esempio indimenticabile per la propria famiglia, per
gli amici, per la comunità. La settimana prima di mancare all’affetto dei propri cari, il
7 agosto 2008, ha voluto festeggiare 32 anni di matrimonio: era stremato, ma contento.
Era una propizia occasione per dire ‘grazie’ alla sua sposa, ai suoi sei figli di
cui due ancora adolescenti, a tutti coloro che avevano fatto un percorso cristiano e
umano con lui. Ma il “Grazie” ora glielo diciamo tutti noi. E questa mostra a Serbariu è un piccolo, ma significativo, segno di affetto e vivo ricordo per tutto quello che egli
ha rappresentato.
Grazie, Libero!
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LOURDES 1858 - 2008
CONZANO (AL) 9-16-23-30 novembre e 7-8 dicembre 2008
Una Mostra di immaginette sacre dall’Ottocento ad oggi saranno esposte nella
Sala “Cantinone” del Palazzo di Conzano (AL) nelle sole domeniche di novembre e
dicembre da domenica 9 (9-16-23-30 nov. e 7 dicembre) a lunedì 8 dicembre p.v.
L’esposizione ha il seguente tema: “Lourdes 1858-2008. Sul
filo di 150 anni di storia del costume. Tracce di ricordi e di fede da Lourdes all’Italia”.
La mostra sarà visitabile ogni domenica dalle 15 alle 19. Gli altri giorni…solo su
appuntamento.
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I SANTINI MARIANI
RE (VB), 12 agosto-31 ottobre 2008 – Mostra di santini
Il 31 ottobre ha chiuso i battenti la bellissima mostra di immaginette sacre a tema mariano che il nostro socio PIER LUIGI PATRITTI con STEFANIA BONZANI, grazie alla preziosa collaborazione del comune e della Pro Loco, avevano allestito per il 50° anniversario della consacrazione dela grandiosa basilica dedicata alla Madonna del Sangue a Re (Verbania).
Il Tempio è stato insignitinsignito da Pio XII del titolo di Basilica Minore.
L’esposizione che era stata inaugurata lo scorso
11 agosto nella Cripta della Basilica, ha avuto
numerosi visitatori che hanno ammirato le mille e
più immaginette, molto interessanti, di epoca
1700-1900. L’esposizione doveva chiudere inizialmente
il 31 agosto, poi, per via delle tante richieste,
le visite sono state protratte fino al 20 ottobre,
per poi chiudere effettivamente il 31 ottobre.
Il nostro socio EDMONDO BARCAROLI di Tarquinia insieme ad altre 80
persone del Centro Anziani dell’antica città etrusca hanno
visitato la bella esposizione ed
hanno ammirando con vero
interesse le immagini devozionali
esposte.
Barcaroli ci ha spedito una serie
di foto di questa mostra e
ora abbiamo l’occasione di mostrarne
qualcuna.
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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"
Il prof. CARLUCCIO FRISON ha trasmesso l’immaginetta
del Servo di Dio Odoardo Focherini per la campagna “Un santino per ogni socio” e le unite notizie.
“Un’indimenticabile figura di sposo cristiano, il cui virtuoso
esempio continua a parlare alla Chiesa di oggi”: queste sono
state le parole che papa Benedetto XVI ha usato per ricordare
il carpigiano ODOARDO FOCHERINI (Carpi 1907-Hersbruck
1944), uno dei molti eroi antinazisti che durante la Seconda
Guerra Mondiale sacrificarono la loro vita per salvare gli ebrei
dall’Olocausto. Il Messaggio del Papa, tramite il card.Bertone, venne indirizzato alla Diocesi di Carpi (MO), quando, lo scorso
anno, ha voluto celebrare i cento anni della nascita di questo suo figlio.
Ed ora sembra che la causa di beatificazione del Servo di Dio ODOARDO FOCHERINI, “giusto tra le nazioni”, avviata nel 1996 e dal 1998 trasmessa a Roma, stia avanzando
in modo abbastanza celere, tanto che in Diocesi di Carpi molti sono coloro
che si stanno preparando per celebrare questo faustissimoo evento. Siamo abbastanza
fiduciosi di avere in tempi brevi il parere positivo per l’inizio del Processo di
Beatificazione e Canonizzazione, così si è espresso Don Claudio Pontiroli, parroco
di Quartirolo di Carpi (e che ha anche curato il volume Odoardo Focherini martire
della libertà. Lettere dal carcere e dai campi di concentramento,
Modena, Baraldini, 1994), che qui ringraziamo
per aver messo a disposizione l’immaginetta per
tutti i soci.
ODOARDO FOCHERINI nacque a Carpi il 6 giugno
1907, da genitori di origine trentina. Il padre aveva aper
to nella cittadina emiliana un negozio di ferramenta, dove il giovane Odoardo, dopo aver frequentato le scuole
elementari e tecniche, fece le sue prime esperienze di
lavoro. Di fondamentale importanza per la sua formazione
fu il rapporto con due sacerdoti carpigiani: don
Armando Benatti, fondatore dell’Opera Realina, e don
Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia.
Sotto la loro guida, il giovanissimo Odoardo si dedicò al
lavoro, alla carità e all’apostolato. Nel 1924 promuove“L’Aspirante”, un giornalino per ragazzi che sarà un
ottimo strumento di collegamento regionale e poi nazionale
per i ragazzi dell’Azione Cattolica in Italia. Nel 1930 si sposò con Maria Marchesi, dalla quale avrà sette figli.
Avendo ottenuto il diploma di ragioniere, fu assunto dalla Società Assicurazione
Cattolica di Verona come agente presso l’agenzia di Modena; ne divenne poi ispettore,
svolgendo il suo incarico nelle zone di Modena, Bologna, Verona, fino a Pordenone. Nel frattempo continuerà la sua opera all’interno dell’Azione Cattolica, dapprima
nella giunta diocesana come presidente della
Federazione Giovanile Maschile.
Poi, nel 1934 venne eletto presidente della
sezione uomini e due anni dopo, nel 1936, presidente
dell’Azione Cattolica Diocesana, promuovendo
importanti avvenimenti diocesani, quali i
Congressi Eucaristici, che segnarono profondamente
la vita religiosa e sociale, tanto da venire
eletto, nel 1937, Cavaliere di San Silvestro per
volere dello stesso Papa Pio XI.
Nel 1939 entrò in qualità di amministratore
delegato nel Consiglio del quotidiano “L’Avvenire d’Italia”, che allora aveva la sede
a Bologna; e qui si impegnò a fondo, senza però tralasciare i suoi doveri di laico
cattolico nelle Associazioni ecclessiali.
Nel 1942, mosso da un grande impulso di carità, Odoardo Focherini iniziò la sua
attività a favore degli ebrei, organizzandone l’espatrio clandestino per sottrarli alle
persecuzione razziali. Dopo l’8 settembre 1943, con l’occupazione tedesca, questo
impegno nei confronti degli ebrei si fece più intenso, tanto da riuscire a portare in
salvo, in Svizzera, oltre 100 ebrei che a lui si erano rivolti, ma anche più rischioso.
Focherini, infatti, fu arrestato a Carpi nel marzo 1944 e condotto nel carcere bolognese
di S. Giovanni in Monte. Di lì venne trasferito al campo di concentramento di
Fossoli, poi al campo di Gries (Bolzano); da qui venne deportato in Germania: prima
nel campo di Flossenburg e poi nel sottocampo di Hersbruck (non lontano da
Norimberga) dove, il 27 dicembre 1944, a causa di una infezione per una ferita alla
gamba, troverà una santa morte, martire per le sofferenze patite: “Dichiaro - scrive
rà in una delle sue ultime lettere - di morire nella più pura fede Cattolica Apostolica
Romana e nella piena sottomissione alla volontà di Dio ”.
Di questi terribili mesi di prigionia ci è rimasta una preziosissima testimonianza
nelle tante lettere (pubblicate nel 1994 da don Claudio Pontiroli) che Focherini,
più o meno clandestinamente, riuscì a far pervenire alla famiglia e agli amici.
Nel 1955 l’Unione delle Comunità israelitiche italiane gli assegnerà la Medaglia
d’oro alla memoria per aver salvato tante vite innocenti, “prodigandosi attivamente
ed instancabilmente per un lungo periodo a favore degli Ebrei, particolarmente per
salvare quelli ricercati”.
Nel 1969 il suo nome venne iscritto nell’Albo dei Giusti tra le nazioni a Yad Vashem,
il museo-memoriale di Israele per le vittime dell’olocausto, a Gerusalemme.
Nel 1996 la Diocesi di Carpi ha avviato la causa di beatificazione, passata a Roma
nel 1998. Nel 2007 è giunta dalla Repubblica Italiana la Medaglia d'oro alla memoria
al Merito Civile.
E per chiudere questa breve scheda, mi piace riportare le parole che il suo primo
biografo, Giacomo Lampronti (Mio fratello Odoardo, Bologna, Tipografia "L'Avvenire
d'Italia", 1948), scrisse su ODOARDO FOCHERINI che «fu un vivente miracolo, uno dei santi nel corso dei millenni, di quel perenne miracolo che è il Cristianesimo.
E poiché il Cristianesimo nella sua infinita diversità che abbraccia ogni “tipo”
umano, sempre uguale e sempre diverso a se stesso, si tramuta e rinnova rimanendo
pur sempre fedele al suo modello che è Cristo, Odoardo Focherini reca lo stampo
ed i modi del suo tempo [...]. Oggi è l’ora dell’apostolato senza saio, dei Santi nel
mondo [...]. Di questi fu Odoardo».
miracolo che è il Cristianesimo.
CARLUCCIO FRISON
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La socia LIOTTI FILOMENA di Castellaneta ha trasmesso, per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”, l’immaginetta di
San Francesco stampata recentemente nella sua parrocchia “San Francesco d’Assisi” dal parroco Padre
ANTONIO, che ringraziamo per la bella iniziativa.
S.Francesco d'Assisi fu il predicatore e mistico italiano
che visse tra il XII e il XIII secolo e fondò l'ordine
francescano.Ancora oggi l'ordine da lui creato si basa sulle
stesse ragioni di vita e sugli stessi ritmi da lui iniziati.
“Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la
gloria e l'honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo,
se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole, lo qual'è iorno, et
allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande
splendore: de te, Altissimo, porta significazione.”
(Dal "Cantico delle Creature")
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Il socio ENRICO GUIDA di Napoli ha inviato l'
immaginetta di Santa Lucia (Edizioni B.N.Marconi – Genova)
per la nostra iniziativa
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Il socio ALBERTO BOCCALI di
Cesena ha trasmesso l'immaginetta
della Madonna del Pozzo per la campagna “Un santino
per ogni socio”.
A 3 chilometri da Mercato Saraceno,
in direzione Ciola, troviamo Monte Sasso, un minuscolo agglomerato
rurale raccolto intorno ad una chiesa
ed al suo sagrato che è anche la
piazza del borgo.
All'interno della Chiesa un pregevole Crocifisso ligneo, opera anonima la cui realizzazione è databile alla metà del XV secolo.
Vi è anche un “Oratorio del pozzo” dove si venera la Madonna del Pozzo.
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Il socio Don DAMIANO MARCO GRENCI di Sesto San
Giovanni ha rimesso due immaginette di San Sostene
per l ’iniziativa “Un santino per ogni socio” : San
Sostene di Corinto, discepolo di San Paolo e San Sostene
di Calcedonia, oltre che l’unito commento.
La vita cristiana è segnata dal dono della Spirito Santo il quale, parlando in noi, ci fa riconoscere Dio come Padre. Lo Spirito di Gesù è il dono che se accolto dalla nostra libertà, legandoci a Cristo, ci lega al suo destino: la santità. Infatti dice la preghiera Eucaristica III: "Padre santo fonte di ogni santità”, è il Padre che in Cristo
per opera dello Spirito, accolto dalla nostra libertà, dona a noi la pienezza della grazia per essere
ciò che già siamo: santi. Così ognuno di noi potrà dire come l’apostolo Paolo: “Per la
grazia di Dio sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana.
Lo Spirito Santo, la grazia di Dio, è concesso a tutti, è dono gratuito di Dio, è dono uguale
per tutti, perché è uno e indivisibile.
Ciò che crea diversità è soltanto causato dalla risposta della libertà di ciascuno. È qui solo
che c’è differenza tra noi tutti e i Santi.
La Chiesa Cattolica venera nel suo Martirologio (nella sua più antica edizione), due santi
con il nome Sostene (è un nome greco che sembra significhi “ dal vigore intatto”; in latino
invece deriverebbe dal vocabolo “sustines” che vuol dire “colui che sostiene”): il 10 settembre,
Sostene di Calcedonia; e il 28 novembre, novembre, Sostene di Corinto; tutti e due secondo la tradizione,
martiri.
I primi Santi venerati nella Chiesa sono proprio i Martiri (= testimoni): quegli uomini e quelle
donne che sparsero il loro sangue per restare fedeli a Cristo che per tutti aveva sacrificato
la sua vita sulla croce. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri
amici». (Gv. 15, 13)
Gesù aveva preannunciato le persecuzioni per i suoi discepoli: «Io vi mando come agnelli
in mezzo ai lupi... Sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza
a loro ed ai pagani. E quando sarete consegnati nelle loro mani, non preoccupatevi
di come o di che cosa dovrete dire: non siete, infatti, voi a parlare, ma lo Spirito del
Padre che parla per voi».(Mt. 10, 16-20)
La storia della Chiesa, di tutti i tempi e di tutti i luoghi, dall’età apostolica ai giorni nostri, è
stata segnata dalla testimonianza di innumerevoli cristiani che sono stati arrestati, torturati ed
uccisi in odio a Cristo. Il martirio è sempre stato ritenuto dai cristiani un dono, una grazia, un
privilegio, la pienezza del Battesimo, perché si è “battezzati nelle morte di Cristo” (Rm. 6, 3-5).
Il Concilio Vaticano II così insegna:
“Fin dai primi tempi alcuni cristiani sono stati chiamati a dare questa suprema testimonianza
d’amore davanti a tutti, e anche davanti ai persecutori, e altri ancora vi saranno chiamati. Il
martirio rende il discepolo simile al suo Maestro che accettò liberamente la morte per salvare
il mondo, e lo conferma anche lui nell’effusione del sangue; perciò il martirio è stimato
dalla Chiesa come dono esimio e prova suprema di carità” (LG 42).
Furono soprattutto i primi quattro secoli della Chiesa ad essere caratterizzati da feroci persecuzioni
che seminarono testimoni a non finire, che rivelarono la forza dello Spirito del Padre
tanto che Tertulliano diceva ai pagani: ”Il sangue dei martiri è sempre seme di cristiani”.
Così avvenne anche per Sostene di Calcedonia: la sua vita santa fu il frutto della divina
grazia per la testimonianza di santa Eufemia.
È il IV secolo che vide i natali di Sostene, in una
famiglia pagana, a Calcedonia in Bitinia, terra
dell’odierna Turchia. Nulla si sa della sua fanciullezza. Possiamo solo affermare che si arruolo nell’esercito
romano sotto il comando di Massimiano Erculeo e riportò
numerose vittorie. Visse in un periodo di aspre persecuzioni
contro i cristiani: la prima sotto il regno di Decio e
poi di Diocleziano.
Nella sua vita sicuramente senti parlare dei cristiani, ma
ne gustò la fede e la fermezza solo
accostando la giovane Eufemia che doveva, per comando
ricevuto, martirizzare. Sostene rimase colpito dalla
fede e dalla forza che si sprigionava da una così fragile
giovane. Sicuramente in cuor suo si sarà domandato
da dove le veniva una tale forza, chi era quel dio per il
quale si potevano sopportare così atroci tormenti. Possiamo immaginare il travaglio interiore del giovane
soldato e la sua ricerca di una risposta alle tante
domande che la coscienza gli poneva.
Così anche lui come un novello Paolo ebbe in Eufemia la via di Damasco: ascoltò la voce di quel Dio che in Eufemia gli parlava. Non era un dio come quello dei suoi padri, un dio padrone, ma un Dio Padre,
che lo amava e che nel suo immenso amore aveva dato il suo Figlio che anche per lui era
morto e risorto. Ecco la forza e la speranza che animava la giovane vergine di Calcedonia!
Aveva così scoperto il vero Dio, il Creatore e Signore dell’Universo.
Non trascorse molto tempo che anche lui fu scoperto cristiano e come santa Eufemia fu
chiamato a testimoniare pubblicamente la sua fede.
Governava in quel tempo la Bitinia il console Prisco. Egli lo fece arrestare quale cristiano e
rinchiudere in carcere. Era la prova della fedeltà a Cristo, ma fu solo l’inizio. Fu sottoposto a
ripetuti interrogatori con i quali il console sperava di persuaderlo dalla fede in Gesù. Sostene
fu irremovibile. Dalle parole persuasive e dalle promesse di ricchezza ed onore si passò alle
torture. Venne fustigato, poi dilaniato da uncini, ma tutto questo non vinse la sua fede, anzi
egli lodava Dio che lo rendeva degno di soffrire per il suo Nome. Altre prove lo attenderanno.
Venne gettato alle belve feroci, ma per grazia divina superò anche questa prova. La sua fine
però era segnata: fu preparata una catasta di legna e acceso un immenso fuoco. Sostene fu
condotto per essere arso vivo. Però anche lui, come Eufemia, aveva così fermamente
testimoniato la fede in Gesù che ebbe il primo frutto della sua testimonianza: un compagno
nell’ultima prova, Vittore. I due dopo aver scambiato il bacio di pace furono gettati nel rogo
testimoniando così fino al sangue la loro fedeltà a Cristo. Fu questa la loro vittoria: i discepoli
sono conformati al Maestro. Sostene e Vittore ci insegnano il modo eroico di morire per
Gesù, ognuno di noi è chiamato forse anche, per grazia divina, a questa sorte, ma
sicuramente è chiamato a dar testimonianza della propria fede in Gesù nella CARITÀ
:“Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. Se anche parlassi le
lingue degli uomini e degli Angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna... La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità,
non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto
copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine...” ( Cor. 12,3113,13).
Dicevamo che la Chiesa venera un altro S. Sostene
che fu capo della sinagoga di Corinto edè festeggiato il 28 novembre. Lo stesso santo è venerato dalla Chiesa Ortodossa
l’otto dicembre e lo ricorda come primo ve
scovo di Colofone in Asia, poi martire a Corinto.
Durante la lunga permanenza dell'Apostolo
Paolo a Corinto avvenne un fatto non soltanto
clamoroso ma, almeno per noi, difficilmente spiegabile,
per quanto riferito con la consueta chiarezza dall’evangelista Luca: Sostene viene malmenato
al posto dei Paolo di Tarso, perché?
È probabile che i Giudei volessero punirlo per
la sua conversione al Cristianesimo, lui che era
capo della Sinagoga; ma della conversione di Sostene, capo della Sinagoga di Corinto, gli Atti non
fanno parola.
Il suo nome appare di nuovo nell'indirizzo della
lettera che, da Efeso, San Paolo scrisse proprio
agli irrequieti cristiani di Corinto, e di cui Sostene
sembra essere stato il latore. È così naturale allora
pensare che l'antico capo della Sinagoga, percosso dai compagni di fede, sia sta
to effettivamente convertito da San Paolo, diventando suo discepolo, incaricato di
tenere i contatti tra l'Apostolo e la comunità di Corinto, dove era ben noto e stimato.
Questa ipotesi, probabile ma non certa, è stata accolta dai compilatori dei Martirologi,
i quali il 28 novembre ricordano Sostene tra i Santi, come discepolo di San Paolo ed ex-capo della Sinagoga di Corinto. Con le percosse davanti al tribunale, egli
avrebbe “consacrato con un glorioso inizio le primizie della propria fede”, per poi
maturare quella sua fede come Vescovo di Colofonia, in Asia Minore.
Ma questa è notizia tradizionale, che nessuna testimonianza storica conferma.
Concludo con una preghiera in dialetto calabrese, in onore di San Sostene,
Martire di Calcedonia:
O Santu Sosti nobili e galanti,
funtana d’ogni grazia mia surgente
‘nbiato (l)u pitturi chi bi ficia protetturi ed avvocatu.
O Santu Sosti di martirii siti chi per (l)u mundu tuttu si aduratu
e sa bandera a ‘mmanu chi teniti, tuttu (l)u mundu teni incatinatu.
E sa palma chi allu pettu teniti n’ angialu dellu celu vi là calata
e quandu a sansosti vi vittaru venira all’armi li sonaru li campani.
I testi sono contenuti nel libro: “SOSTENE DI CALCEDONIA. TESTIMONE DI
CRISTO”, pp. 140, 30 illustrazioni in b\n, Ed. Tip. Rossini (Busto Arsizio -VA).
DAMIANO MARCO GRENCI
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CICCIANO (NA) - MARIA SANTISSIMA DEGLI ANGELI
Il socio Don ANIELLO VERDICCHIO ha tramesso l'immaginetta
della miracolosa immagine di Maria SS. Degli Angeli per l’iniziativa“Un santino per ogni socio”.
Maria SS. degli Angeli - la località rustica oggi deriva il
nome dal santuario, ma nel XV secolo veniva chiamata
campo Maiuro ed in seguito, dai proprietari del fondo, fu
detta li Franchi. Il Tempio è quello stesso che venne edificato
negli anni compresi tra il 1657 ed il 1661, e cioè dopo
la peste del 1656. Precedentemente, al suo posto, non
v’era che una piccola e modesta cappella, ridotta, per di
più, in condizioni piuttosto deplorevoli.
Girolamo Russo nel suo opuscolo:”Santuario di Maria
SS. Degli Angeli in Cicciano” si diffonde sulla storia del
Santuario e ci dice che i Ciccianesi hanno una entusiastica
devozione per l'Augusta Sovrana degli Angeli.
La loro fede verso una si grande Signora è tale, da essere convinti che nessuna grazia o favore si può conseguire
dal cielo, nessun pericolo evitare senza l'intervento della
Madonna degli Angeli, loro speciale liberatrice.
Era l'anno 1656 il flagello della peste faceva stragi anche
in Cicciano; i suoi abitanti invocarono, nel Tempio a
lei dedicato, la Madonna degli Angeli, e tosto si risanò l'aria
avvelenata che tornò a spirar fresca ed odorosa e il pestilenziale
morbo venne fugato per incanto.
Tra tanti miracoli che la Madonna degli Angeli elargiva a prò dei suoi devoti vi fu questo.
Mentre la falce pestilenziale della morte mieteva le vite umane, sovente un pastorello sordomuto, che conduceva al pascolo il suo piccolo gregge per la campagna, si recava presso
il Tempietto della Madonna per salutarla, se non con la lingua, col cuore.
Un bel giorno la Regina degli Angeli gli comparve in forma di bellissima Signora, e accarezzandolo gli disse: "Va subito al paese dal Signor Commendatore e digli che la SS. Vergine degli Angeli da questo momento ha allontanato il flagello della peste da Cicciano e dai paesi vicini,
e ciò racconterai ancora a tutti quelli che incontrerai".
Il miracoloso evento, accrebbe la
fiducia verso sì grande Signora, e tutti i Ciccianesi la salutarono per loro speciale patrona, e
giurarono di onorarla ogni anno nell'ottava di Pasqua, con pompa solenne, e con processione
di penitenza nella prima domenica di agosto
che per concessione poi del Vescovo Renzullo,
fu rimandata al quindici agosto, giorno
sacro e solenne alla madre del Signore.
Nessun devoto dell'Augusta Sovrana degli
Angeli, colto da qualche accidente, ha invocato
invano il suo bel nome.
Tutti sono stati sollevati dalle miserie e dal
le infermità onde erano oppressi.
Basta entrare nel suo Tempio, osservare i
doni di ogni genere ed anche preziosi a Lei
fatti, per comprendere quanti e quanti infermi,
sebbene abbandonati dai medici, per l'intercessione dell'Augusta Signora, ottennero la sospirata guarigione. Che cosa, infatti, vuoi dire quel concorso sempre crescente di devoti,
che fiduciosi si portano al suo Tempio? esso prova che non si fa inutilmente ricorso alla sua
potenza; che dai suoi piedi nessuno si parte senza aver ottenuto la grazia che domanda, e
che solo la nega, se Maria sa non essere di giovamento alla eterna salute, però fa, che si
torni sempre a casa con la calma nel cuore e rassegnato.
Solenni e lussuose furono le feste del 12 aprile dell'anno 1915. Si formò allora una Commissione
con a capo il sindaco Magnotti Luigi; il Presidente della Congrega di Carità, sacerdote
Nucci Francesco ; il promotore della festa Napolitano Pasquale ed altre zelanti persone,
affinchè la miracolosa immagine della Regina degli Angeli venisse dal Capitolo Vaticano Incoronata.
La Madonna gradì questo singolare affetto dei suoi figli affermandolo con uno strepitoso miracolo di guarigione nella persona di un cittadino di CastelVetere sul Calore della Provincia
di Avellino, a nome Giovanni Prizio, padre di numerosa prole, uomo tra i 65 anni, ammalato
di polmonite, il quale ridotto agli estremi
e licenziato dal medico, nonchè confortato
dai SS. Sacramenti aspettava serenamente la
morte. La moglie, ed i familiari intorno al suo
letto lo piangevano. La notte del 4 aprile, la SS. Vergine comparve
in lucidissima visione all'ammalato e così
parlò: "Giovanni io sono la Regina degli Angeli,
voglio che sii sano e perfettamente guarito; il
male non è più in te, ritornerà nella tua casa la
pace, se verrai a ringraziarmi".
L'infermo nel destarsi vide a fianco uno zelante
sacerdote che recitava le preci di rito e
la desolata famiglia che piangeva. Con chiara voce disse loro : "Siate tranquilli,
io sono, per grazia di Dio e per intercessione
di Maria SS. degli Angeli perfettamente guarito",
e raccontò la Celeste visione. Non sapendo ove si venerasse la Madonna
degli Angeli scrisse a varie diocesi limitrofi. La Reverendissima Curia di Nola rispose
che presso Cicciano trovavasi il Tempio dedicato
alla Regina degli Angeli.
La nuova del miracolo venne comunicata
alle autorità ecclesiastiche di Cicciano, che la diffusero tra il popolo, ed in un baleno si sparse
anche tra i paesi vicini. Tutti aspettavano il 12 aprile festa solenne dell'incoronazione della Regina degli Angeli, l'uomo redivivo. Non potendo intervenire in quel fausto avvenimento, perché trovavasi in convalescenza sciolse il voto il 2 maggio in devoto pellegrinaggio insieme al Parroco e tutti i familiari. Egli si trattenne tre giorni al Santuario per dare sfogo agli affetti dell'anima sua verso sì
grande Signora. Anche in quel giorno vi fu una seconda festa.
Accorsero da ogni parte al Santuario, gente di ogni condizione per assistere alle sacre funzioni
che si svolsero in ringraziamento della ricevuta guarigione ; ed anche per conoscere da
vicino il fortunato figlio di Maria, e tributargli sensi di stima, di riconoscenza e di cortesia.
Queste poche notizie circa lo scoprimento prodigioso del quadro e la devozione verso la
Madonna degli Angeli, delle quali i Ciccianesi a ben ragione vanno gloriosi ed alteri, valgano
a ripristinare nell'anima di chi legge la grande fede che meritatamente sì grande Signora, ebbe
nel passato e a convincere tutti che soltanto nella fede sono le fonti della felicità umana.
(Fonte: Girolamo Russo)
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28 SETTEMBRE 2008 - BEATIFICAZIONE DI MICHELE SOPOCKO
Padre MICHELE GIULIANO ofm ha qui trasmesso un'
immaginetta per “Un santino per ogni socio”
Michele Sopocko nacque il 1 novembre 1888 a Juszewszczyzna.
Gli anni dell’infanzia trascorsero un’atmosfera favorevole
ad una giusta crescita spirituale e religiosa. religiosa. L’atmosfera che regnò
intorno a lui nell’infanzia, come dirà
lui stesso, svegliò in lui il desiderio di dedicarsi al servizio di Dio come sacerdote.
Il processo di beatificazione di don Michele Sopocko nella
fase diocesana fu concluso il 29.IX.1993.
Il 20.XII:2004 la Congregazione delle Cause dei Santi in
Roma promulgava il decreto che constatava l’eroicità delle
virtù del Servo di Dio don Sopocko. La solenne beatificazione
del Servo di Dio Don Michele Sopocko, confessore di
suor Faustina Kowalska, si è tenuta il 28 settembre 2008
nel Santuario della Divina Misericordia a Bialystok, Polonia,
70 anni dopo la morte di Santa Faustina: “Il Cuore misericordioso di Gesù - ha ricordato nell'omelia l'arcivescovo Angelo
Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei
Santi - ha forgiato due apostoli della carità divina: santa
Faustina Kowalska e il beato Michele Sopocko. E invita anche noi a essere testimoni
di perdono, donato e ricevuto, grati a questi due santi apostoli, che hanno diffuso
il messaggio evangelico non solo nella loro nobile patria polacca, ma in tutta la Chiesa e in tutto il mondo”. La sua festa si celebra il 15 febbraio.
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SANTINO CELEBRATIVO DEL 25° DI SACERDOZIO
-
La socia onoraria Prof.ssa EMILIA
BAGNASCO ANGIOLINO ha
rimesso l’ immaginetta
(Serie O.P. 66 – Ediz. FB) commemorativa
del XXV di ordinazione
sacerdotale.
Il Vescovo 25 anni prima aveva unto con il sacro Crisma le palme delle mani di ciascun ordinato (inginocchiato davanti a lui) ed aveva detto:
"Il Signore Gesù Cristo che il Padre ha consacrato in Spirito Santo e potenza, ti custodisca per la santificazione del suo popolo e per l'offerta del sacrificio".
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26 OTTOBRE 2008 - INIZIO MINISTERO DI MONS. BETORI A FIRENZE
Il socio LUCIO BIGI di Firenze ha rimesso l’immaginetta
distribuita a Firenze a celebrazione dell’inizio
del ministero pastorale nell’Arcidiocesi di Firenze di
Sua Eccellenza Mons.Mons. GIUSEPPE BETORI – Cattedrale
di Santa Maria del del Fiore 26 ottobre 2008, per l’iniziativa“Un santino per ogni socio”.
Mons.Betori , Segretario Generale della CEI, lo scorso 8 settemBre è stato nominato da Benedetto XVI, arCivescovo di Firenze. Il primo contatto con la nuova sede episcopale è avvenuta alle 10.00 alla chiesa di s.Giovanni Battista all’Autostrada, dove è stato accolto da una rappresentanZa della Chiesa Fiorentina e delle autorità civili. Poco dopo si è trasferito all’ospedale pediatrico Mayer di Firenze per incontrare i piccoli malati, i loro familiari, gli operatori e i dirigenti della struttura sanitaria fiorentina. Intorno alle 12.30 mons. Betori si è recato alla mensa della Caritas di via Pietri, 1 dove ha incontrato gli abituali ospiti e i volontarii e ha condiviso il pasto con loro. Successivamente ha raggiunto il Seminario Maggiore in lungarno Soderini.Nel pomeriggio, alle 15.15, mons.Betori è entrato nella Basilica della Ss.ma Annunziata, il santuario mariano più importante della diocesi, dove si è raccolto in preghiera davanti all’immagine della Madonna tanto cara alla pietà dei fiorentini. Poi, a piedi, ha raggiun piazza Duomo accompagnato dai fedeli presenti nella Basilica e incontrati lungo il percorso. Alle 16 sul sagrato della Cattedrale di Santa Maria del Fiore c’è stato lo scambio
di saluti con il sindaco di Firenze Leonardo Domenici e le autorità civili e militari.
Alle 16.30 è iniziata in Cattedrale la “Celebrazione
di inizio del ministero pastorale”.
Nella prima parte del rito è stata letta solennemente la Lettera apostolica di Papa Benedetto XVI
con cui monsignor Betori è stato nominato Arcivescovo
Metropolita di Firenze. Monsignor Betori si è
seduto sulla cattedra di San Zanobi dando inizio così al suo nuovo ministero pastorale.
Nei giorni successivi l’insediamento, il nuovo Arcivescovo ha incontrato i seminaristi, i preti malati e
tutto il clero fiorentino, visitando personalmente i
18 vicariati diocesani. Contemporaneamente sono
stati avavviati gli incontri con tutte le realtà ecclesiali
della diocesi e gli incontri personali con le autorità
pubbliche.
RENZO MANFE'
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25 NOVEMBRE - SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA VERGINE E MARTIRE
Il socio BRUNO MICHELETTI di Casabascia (LU) ha rimesso l’immaginetta di Santa Caterina d’Alessandria
nr.1 della EGIM per “Un santino per ogni per ogni socio”.
Di stirpe reale, nacque ad Alessandria
d'Egitto intorno all'anno 292. Caterina provò la sua fede convertendo i retori inviati dall'imperatore per convincerla a sacrificare agli dei dopo un suo rifiuto. Imprigionata continuò la sua opera di conversione, al punto che la sua storia colpì l'imperatrice e il capo delle guardie imperiali che si recarono in carcere a trovarla e furono a loro volta convertiti.
Per questo motivo l'imperatore decise di condannarla al supplizio della ruota, ma per intervento divino, quando la santa toccò la ruota questa si distrusse. Fu allora decisa la sua morte per decapitazione, che avvenne il 25 novembre del 310 ad Alessandria.
Il suo corpo sarebbe stato portato dagli angeli sul monte Sinai, dove è stato eretto un monastero a lei dedicato.
Il suo culto, molto popolare nel medioevo, è stato sopresso nel 1969, ma è venerata soprattutto dalle categorie delle quali è patrona: insegnanti, librai, avvocati e autieri.
(Fonte: www.enrosadira.it)
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150° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI DI LOURDES
Padre MICHELE GIULIANO ofm ha trasmesso l'immaginetta
per “Un santino per ogni socio”.
Il Santuario di Lourdes sorge attorno alla grotta di Massabielle, presso il fiume
Gave, dove nel 1858 la Vergine apparve per ben diciotto volte a Bernardette
Soubirous. L’ 11 febbraio 1858 Bernadette vide una Signora che indossava
un abito bianco, un velo bianco, una cintura blu e una rosa gialla su ciascun
piede. Bernadette pregò il Rosario con Lei. Nell’ottava apparizione la Vergine chiese
a Bernardette di pregare per i peccatori e baciare la terra in segno di penitenza, mentre il 25 febbraio, su richiesta della Madonna, Bernadette
scavò con le mani nel terreno e trovò una miracolosa sorgente d'acqua.
In seguito la Vergine chiese la costruzione di una cappella e di andare
in processione alla grotta. Il 25 marzo 1858, Bernadette, per volere del
parroco di Lourdes, chiese alla Signora di svelare la Sua identità.
La Vergine le rispose in dialetto, l'unica lingua che Bernadette comprendeva: "Que soy era Immaculada Councepciou" cioé "Io sono l'Immacolata
Concezione".
Il dogma dell'Immacolata Concezione, proclamaco
da Papa Pio IX l'8 dicembre 1854, significa che Maria è stata concepita
senza peccato. Questo dogma era ignoto a Bernadette: il parroco capì che le era apparsa la Madre di Dio. La veggente poi si ritirò nel
convento delle Suore della Carità a Nevers ove tuttora riposa il suo cor
po, rimasto intatto, dopo la morte avvenuta nel 1879.
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CAPURSO (BA) - SANTA MARIA DEL POZZO
Il socio GIUSEPPE FURIO di Manfredonia ha inviato un' immaginetta di S.Maria del Pozzo di
Capurso (BA) per “Un santino per ogni socio”.
L’origine del Santuario risale all’agosto del 1705. Un prete di Capurso, Don Domenico Tanzella, in gravissime condizioni di salute sembra ormai spacciato; i medici hanno diagnosticato un male
inguaribile. Una notte imprecisata di quel mese di agosto, la Madonna appare al sacerdote
dicendogli che sarebbe subito guarito se avesse bevuto dell’acqua dell’antico pozzo detto «di
Santa Maria» e avesse fatto voto di erigere una chiesa con annesso Convento Francescano.
Fiducioso nelle parole della Madonna, che gli è apparsa, il sacerdote beve l’acqua del pozzo
e guarisce all’istante. Il “Pozzo di Santa Maria”, di forma circolare, profondo appena una
decina di metri e con poca acqua, è nelle vicinanze del paese. Si pensa che risalga all’epoca
degli eremiti Basiliani.
L’ultima domenica di agosto, volendo rendersi conto del miracolo della sua guarigione, Don
Tanzella si reca con il fratello e altri due amici a visitare il «Pozzo di Santa Maria», distante
circa mezzo miglio dall’abitato. Il pozzo è in parte prosciugato e da tempo abbandonato. I quattro amici scendono con una scaletta a pioli; nella difficoltà della discesa, le candele,
che hanno tra le mani, cadono nella poca acqua, ma continuano tranquillamente ad ardere e
a far luce. Il fatto li incuriosisce e li sprona ad ispezionare attentamente le pareti del pozzo. Sull’intonaco, dalla parte verso mezzogiorno, scoprono una bellissima immagine della Madonna, in stile bizantino, che li guarda sorridente.
Il Tanzella ed i suoi amici cadono in ginocchio. Decidono quindi di far staccare la delicatissima
immagine dal muro, per esporla alla venerazione dei fedeli. Ed avviene un altro prodigio!
L’immagine, staccatasi intatta dalla parete del pozzo, galleggia sull’acqua e può essere
raccolta dalle mani del sacerdote che, con grande commozione, si affretta a ritornare, con il
prezioso dipinto, in paese e lo deposita provvisoriamente nella sagrestia della chiesa che sta
costruendo in un suo podere. Terminata la costruzione della cappella, il 9 febbraio del 1706
essa viene benedetta ed aperta al culto del pubblico sotto il titolo di “Santa Maria detta del
Pozzo”, dal luogo del rinvenimento, e “di San Lorenzo martire”.
La fama del miracolo della guarigione del Tanzella e del rinvenimento dell’immagine,
nonché di altri miracoli che la Madonna del Pozzo opera in pochi giorni, da quando è esposta
alla pubblica venerazione, si diffonde rapidamente in terra di Bari ed oltre; moltissimi
accorrono pieni di fede al nuovo Santuario di Maria ed ottengono segnalate grazie. Tra i primi miracolati è ricordata una certa Caterina, moglie di r Oronzo Maffiola, da lungo tempo impossibilitata a camminare, tanto che è conosciuta con il soprannome di “Caterina la storpia”. Sentendo la bella notizia che la Madonna del Pozzo fa miracoli, si reca con fede nella
piccola sacrestia dove è esposta l’immagine della Madonna ed implora la grazia. Improvvisamente avverte una nuova vigoria nelle gambe, si erge in piedi, muove i primi passi e si trova totalmente guarita.
Dopo non poche difficoltà, agli inizi del 1751, si mette mano alla costruzione dell’attuale Santuario, tra
l’entusiasmo generale, ed il 27.VIII.1778, ultimata finalmente
la costruzione, il prodigioso affresco della
Madonna viene collocato sull’Altare maggiore in una
nicchia che verrà poi arricchita di marmi preziosi.
Il 20 maggio 1852 l’immagine della Madonna del
Pozzo viene solennemente incoronata per volontà
del Papa Pio IX.
Don Mario Morra, SDB
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CIMIER - FRANCIA - SANTA VITTORIA V. E M.
Padre MICHELE GIULIANO, ofm, di Marigliano (NA) ha inviato
in Segreteria l’immaginetta di Santa Vittoria, vergine e
martire continuando così la pubblicazione pubblicazione della serie di santini “MG” (la presente è
MG11), per la campagna
sociale “Un santino per
ogni socio”.
L’iconografia qui rappresentata è quella
della martire venerata a Cimier in Francia.
Il Consiglio Direttivo ringrazia sentitamente
Padre Giuliano per questa bella serie “MG” e per i tanti pacchetti di immaginette
già inviati per il Fondo Sociale.
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PIETRELCINA - MARIA SS.MA DELLA LIBERA
I soci romani AGOSTINO CERINI e LUIGI
ZANOT hanno inviato l’immaginetta
per “Un santino per ogni socio”.
Nella Chiesa Madre di Pietrelcina si conserva la
statua lignea policroma di scuola napoletana di fine
1600 della Madonna della Libera, patrona di di Pietrelcina. Il 17 luglio 1966 ebbe dal Capitolo Vaticano il diadema d'oro e la sera del successivo 6 agosto avvenne la solenne incoronazione alla presenza del Vescovo di Benevento, mons.Calabria.
La devozione del Pietrelcinese per la Madonna della Libera è a dir poco commovente ed affonda le radici nel passato remoto. Nella metà del XVI secolo già esisteva una Cappella e la Confraternita laicale a Lei intitolate.
La "Madunnella nostra" soleva chiamarla Padre Pio e basta questa espressione a spiegare tutto. Si era cresciuto ai piedi della "Madunnella" "Madunnella" e aveva provato gioie
grandissime quando, da giovane sacerdote, L'incontrava
in chiesa.
Padre Pio descriverà le intense emozioni nelle
lettere ai suoi direttori spirituali:”…… Povera Mammina,
quanto bene mi vuole. L'ho constatato di bel nuovo allo
spuntare di questo bel mese. Con quanta cura Ella mi ha
accompagnato all'altare questa mattina. Mi è sembrato
ch'Ella non avesse altro a pensare se non a me solo col
riempirmi il cuore tutto di santi affetti. Un fuoco misterioso
sentivo dalla parte del cuore, che non ho potuto capire.
Sentivo il bisogno di applicarci del ghiaccio per estinguere
questo fuoco che mi va consumando. Vorrei avere una
voce sì forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad
amare la Madonna … ".
RENZO MANFE'
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NOTIZIE DAL MONDO
Il socio Prof. ANTONINO BLANDINI ci ha trasmesso
questo suo articolo pubblicato sul quotidiano “La
Sicilia” il 15 agosto u.s.
FALO’ E VAMPARIGGHI OLTRE LA GOLIARDIA
L'usanza d'accendere i fuochi in spiaggia nella notte di Ferragosto,
prima dei divieti dovuti alla loro pericolosa diffusione, attorno a
bivacchi improvvisati, è vecchia di qualche decennio, come manifestazione
d'allegria e di festa. Dopo alcune ore di baldoria sui litorali,
attorno ai falò che si sfaldano in mille lingue di fuoco scoppiettanti e
scintillanti quanto effimere, verso la fatidica mezzanotte i ragazzi si tuffano in acqua per un
lungo bagno. Ma sanno le nuove generazioni ciò che fanno?
L'uso dei falò, in realtà, è antichissimo, precristiano e propiziatorio. E anche la Sicilia ha avuto
la tradizione, non del tutto scomparsa, dei falò dell'Ascensione: i "vamparigghi" o le "vampanigghie", come venivano chiamate con parola onomatopeica le grandi cataste di legna da ardere ricavate da mobilio, libri, paglia, frasche, tronchi, utensili da buttare e da bruciare
al tramonto della vigilia dell'Ascensione, divampavano ovunque, dal centro alla periferia
di Catania. Del resto quasi in ogni casa c'erano ancora i fornelli a carbone e i focolari a legna,
per cui era più che naturale accendere il fuoco con lo stesso rituale domestico. Immagini ormai
sbiadite: con l'arrivo del "progresso" tali usI furono proibiti per ragioni di sicurezza.
In ogni strada, specie davanti alle botteghe dei falegnami, fin dal primo pomeriggio del mercoledì che precedeva il giovedì dell'Ascensione, i ragazzini si elettrizzavano nel cercare materiale ligneo da ammucchiare e bruciare all'imbrunire, presente tutto il vicinato; ognuno contribuiva
ad alimentare il "combustile", che veniva acceso dal più anziano personaggio interessato
a fare dei falò più grandi degli altri. Al vespro, nei centri abitati e in campagna, i vampirigghi crepitavano di vampate rosse al vento di primavera: il calore dei bagliori investiva tutti i
presenti, grandi e piccoli, che si esaltavano e gioivano per quella festa semplice e toccante.
La paura del buio e della notte veniva esorcizzata; era il segno della vita che trionfa sulla
morte. Anche i falò sulla spiaggia per l'Assunta hanno una loro storia. Quei fuochi nella notte
dell'Assunzione, momento in cui l'estate inizia a declinare ("capo dell'inverno" dicevano gli
antichi) hanno lo scopo di scacciare le forze diaboliche e ritardare l'arrivo dell'autunno. E si
bruciavano le spighe del raccolto vecchio per propiziarsi il nuovo. Altrettanto importante è
l'acqua e per questo a mezzanotte ci s'immerge in mare in segno di purificazione. I gitanti e i
turisti, tra cui molti giovani, non si rendono più conto di questi usi tipicamente siciliani; non si
sa dare una motivazione accettabile alle luminarie notturne se non quella dello stare insieme
a far festa e a cantare. Occorre riflettere sul significato della "vacanza" di oggi: il 15 agosto,
dal 1977 con l'intesa Stato e Chiesa, è stato stato mantenuto giorno festivo agli effetti civili grazie
alla ricorrenza dell'Assunzione della Madonna, che altro non è che l'«ascensione» della Madre di Dio, per cui i falò notturni di oggi avrebbero in verità un significato ben preciso: era
credenza diffusa nel passato che nella notte dell'Assunzione fosse particolarmente benefico
bere sorsate di acqua di mare e di accendere falò! Cosa si fa oggi se non questo? Il guizzo
delle fiamme che tendono verso l'alto dà al fuoco, uno degli elementi primordiali del creato, il
simbolo della rigenerazione, metafora del trionfo del sole nel corso del ciclo annuale.
La tradizione tradita e illanguidita non fa più capire questa realtà che si considera richiamo
turistico o rievocazione di un rito magico nel cuore delle "feriae augustales”.
ANTONINO BLANDINI
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VII CENTENARIO DELLA MORTE DEL BEATO GIACOMO DA VITERBO (1308-2008)
Viterbo-Napoli, 12/12/2007 -12/12/2009
Giacomo, discendente forse della nobile famiglia Capocci,
nacque a Viterbo intorno al 1255. Nel 1272 entrò tra gli Eremitani di s. Agostino vestendone l’abito nel convento viterbese
della Santissima Trinità. Prima del 1275 fu inviato a Parigi a
studiare teologia nello Studio Generale Ordine, dove frequentò le lezioni del primo maestro agostiniano parigino Egidio Romano (1243-1316). Negli anni 1281-1285 ricoprì vari incarichi
nella sua Provincia religiosa. Insieme al maestro Egidio
tornò a Parigi nel 1286 per riprendere gli studi teologici conseguendo il Baccellierato nel 1288 e il Magistero nel 1293.
Egidio Romano, eletto Priore Generale dell’Ordine, lo volle
Reggente dello Studio parigino e nella città della Senna rimase fino al 1299. Tornato in Italia nel 1300 insegnò per due anni nello Studio di Napoli e il 3 settembre 1302 fu nominato Arcivescovo di Benevento da Bonifacio VIII (1230-1303); nel
dicembre dello stesso anno il pontefice lo trasferì alla sede di Napoli, dove, pastore
veramente zelante, seppe guadagnarsi la stima e la venerazione del re Carlo II d’Angiò e del figlio Roberto, duca di Calabria, che lo aiutò nella costruzione della nuova
cattedrale. Il 13 maggio 1306 cominciò a trattare la causa di canonizzazione del
santo pontefice Celestino V, che gli era stata espressamente affidata da Clemente V e nella quale egli pose
ogni cura, tanto da recarsi personalmente a raccogliere
testimonianze sui luoghi stessi dove Pietro di Morrone
aveva condotto la sua vita penitente.
Giacomo, considerato uno dei maggiori pensatori della
grande stagione teologica scolastica, per l’acume del
suo ingegno meritò l’onorifico titolo di Doctor speculativus.
Suo è il celebre De regimine christiano, scritto nel
1303 in occasione della lotta tra Bonifacio VIII e Filippo
il Bello, il primo trattato sistematico sulla Chiesa.
Morì a Napoli verso la fine del 1307 o all’inizio del 1308.
La memoria di Giacomo, subito circondata di venerazione,
divenne ben presto oggetto di culto pubblico,
confermato ufficialmente da Papa San Pio X nel 1911. La memoria liturgica del Beato Giacomo ricorre il 12
dicembre.
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IL VII CENTENARIO DELLA MORTE DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO
Montefalco - Monastero di S. Chiara, 10/06/2008 -17/08/2009
La storia di una grande donna dell'Umbria ci si ripropone dopo 700 anni dalla sua morte. L'Umbria del XIII-XIV secolo, crocevia d' Europa in un'epoca di transizione e di grande fermento sociale e religioso, ha avuto tra le sue figlie più illustri una donna di Montefalco, Chiara di Damiano, detta poi "Chiara della Croce", reclusa a sei anni e quindi monaca dell'Ordine di S. Agostino.
Mistica, teologa, guida spirituale di principi e cardinali, riunisce nella sua minuta persona profondità spirituale e saggezza di governo, raggiungendo le vette della contemplazione senza fuggire dai problemi della società e del mondo.
Il suo messaggio di "donna della Resurrezione" e dell'alleluia getta un fascio di luce nell'oggi di una umanità "che avanza tra i condizionamenti
della mentalità immanentistica e le strettoie di una logica tecnocratica" (Giovanni Paolo II,
Enc. Fides et ratio, 15).
Le Celebrazioni del Centenario hanno avuto inizio il 10 giugno
2008 e si concluderanno il 17 agosto 2009.
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ROMA, 10 OTTOBRE 2008: FESTA TITOLARE DI SANTA MARIA DELL’ORTO A TRASTEVERE
Il 10 ottobre u.s. l’Arcoconfraternita ha celebrato, nel 516° della sua fondazione, l’antichissima Festa Titolare dedicata, secondo tradizione, alla Gloria della celeste Patrona. La solenne Messa, alle ore 11.00,è stata presieduta da Sua Eminenza Reverendissima il Sig.Card. Giovanni LAJOLO, presidente del Governatorato della Città del Vaticano e, nell’occasione, nominato, dall’Arciconfraternita, Cardinal Protettore ad honorem del Sodalizio.
Con esso hanno concelebrato Sua Eccellenza Rev.ma
Mons.Giuseppe Mitsuaki, arcivescovo di Nagasaki; Padre Makoto Wada O.Carm., Procuratore
in Italia del Segretariato Generale della Conferenza Episcopale Giapponese, Consigliere
Ecclesiastico dell’Ambasciata del Giappone presso la Santa Sede; Mons.Enrico Ghezzi, Primicerio
dell’Arciconfraternita di S.Maria dell’Orto e Rettore della chiesa; Mons.Juan Carlos
Dominguez, Rettore del Collegio Ecclesiastico Internazionale “Sedes Sapientiae” dell’Opus
Dei; Mons.Siro Todescato, Primicerio Emerito dell’Arciconfraternita di S.Giovanni Battista dei
Genovesi e Fra Giovanni Lucci, ofm, Parroco di San Francesco a Ripa; inoltre, hanno concelebrato
altri quattro sacerdoti giapponesi.
Nel corso della S.Messa hanno ricevuto l’Abito confraternale
tre nuove Consorelle ed un Confratello, accompagnati da 4 Confratelli presentatori”.
Al termine della solenne Concelebrazione, si è
ripetuta la tradizionale e suggestiva consegna ai
fedeli delle mele benedette, insieme ad altri frutti
come le pere ed i melograni, a perpetuo ricordo
della devozione per Maria SS.ma dell’Orto da parte dell’antica Università dei Fruttaroli romani, istituzione
mestierale tra le più attive nella edifica
zione e decorazione dello splendido Tempio Mariano
trasteverino.
BRUNO FORASTIERI
Alla affollatissima cerimonia era presente l’AICIS: il Vicepresidente Renzo Manfè ed il Segretario
Giancarlo Gualtieri; la Prof.ssa Maria Gabriella Alessandroni del Collegio dei Pro
biviri e tra i soci: la Prof.ssa Stefania Colafranceschi e Enrica Carioni di Roma, oltre ovviamente
Bruno Forastieri, che ricopre anche l’incarico di Vice Camerlengo dell’Arciconfraternita
di Santa Maria dell’Orto.
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UNA RIPRODUZIONE PER VIVERE LA SUGGESTIONE DELLA SINDONE
Un grande numero di fedeli ha partecipato, domenica sera (12 ottobre,
ndr) all’inaugurazione, nella chiesa S. Maria della Consolazione, dell’esposizione
permanente della riproduzione fotografica ufficiale della Sindone e donata alla parrocchia da suor Concettina Dominedò e dalla sua famiglia.
Prima dello svelamento, la Corale Mater Divinae Gratiae di Nicolosi
ha cantato l’inno “Dinanzi alla Sindone” musicato da mons. Nunzio
Schilirò, maestro della Cappella musicale del Duomo e direttore dell’Istituto
diocesano di Musica Sacra, e scritto da suor Antonietta Cordova; subito dopo il
Coro “S. Francesco” dell’Istituto delle Suore Francescane del Cuore di Gesù in Misterbianco
ha eseguito l’inno alla Sacra Sindone diretto dall’autrice del testo e della musica dott.ssa Maria
Milena Santonocito, con all’organo il m° Antonio Corsaro che ha curato l’armonizzazione, e
alla chitarra Fortunato Gulino.
Tra la commozione generale, si procedeva allo scoprimento
dell’immagine da parte dei donatori e alla benedizione rituale fatta dal parroco alla copia del
celebre telo torinese, sistemata nella nuova cappella della Sindone sopra il gruppo scultoreo
di Cristo deposto dalla croce e della Madonna della Mercede Dolorosa. Dopo aver pregato e
ammirato, in un’atmosfera di profonda spiritualità, l’impressionante copia del lino sindonico,
verosimile, fedele riproduzione conforme, per dimensioni ed immagine, all’originale custodito
nella cattedrale di Torino, i presenti hanno potuto ascoltare ampi brani del discorso del 24
maggio 1998 del servo di Dio Giovanni Paolo II per l’ostensione.
La Sindone è un telo rettangolare di 437 x 111 cm. Fra le due linee scure, segni dell’incendio
del 1532, s’intravede a sinistra, la parte anteriore e a destra la parte posteriore del cadavere
di un uomo crocifisso. Si notano la ferita al costato destro, i segni della flagellazione, del
l’incoronazione di spine e dei chiodi alle mani e ai piedi. Forte è il suo rimando a quanto i Vangeli raccontano della passione di Gesù.
S. Silvestro, al Concilio provinciale romano del 325
stabilì che il sacrificio eucaristico fosse celebrato su una tovaglia di lino consacrata dal vescovo, come se lo fosse sulla Sindone di Cristo. Un’antica tradizione identifica la Sindone torinese - documento archeologico di proprietà della Santa Sede per donazione di re Umberto II e
in perfetto accordo con la Passione, Crocifissione, Morte e Risurrezione del Redentore - con
quella di cui parlano i sinottici a proposito della Deposizione: “dopo averlo calato giù…lo avvolsero
in un lenzuolo”.
Il 26 aprile 1506 Giulio II istituì una memoria della Sindone fissandola al 4 maggio e le assegnò una Messa particolare composta l’anno dopo e riscritta nel 1631.
Nel 1670, sotto il pontificato di Clemente VII, la Congregazione delle indulgenze accordò
un’indulgenza plenaria ai pellegrini della Sindone.
ANTONINO BLANDINI
(Articolo pubblicato dal Quotidiano "La Sicilia" il 14 ottobre 2008)
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16 0TTOBRE 1978-2008: 30° ANNIVERSARIO DI GIOVANNI PAOLO II PAPA
Giovanni Paolo II "ci ha guidato sulla strada della sofferenza”. E' quanto ha detto questo
giovedì 16 ottobre il Cardinale Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia e per 39 anni Segretario
particolare di Giovanni Paolo II, nel presiedere nella Basilica di San Pietro una MesSa commemorativa per il Papa polacco.
Giovanni Paolo II, ha detto il porporato nel 30°
anniversario della elezione di Karol Wojtyla al
Soglio Pontificio, “ha mostrato negli ultimi anni il
valore della sofferenza nella vita dell'uomo, annunciando
il Vangelo anche nel letto del dolore”.
“Sulla sua Via Crucis ha avuto da Dio la forza di mostrarci che la sofferenza ha un grande
valore salvifico”, ha continuato.Parlando alle
centinaia di fedeli presenti, soprattutto polacchi, il porporato ha ricordato Giovanni Paolo II come il Papa che "ha aperto la strada della Divina
Misericordia" perché "il mondo più diventa divino, più diventa umano".
Wojtyla, ha aggiunto, è stato “il Papa che ha dato fiducia ai giovani, ottenendo da loro altrettanta fiducia”; è stato “un grande educatore dei giovani” e “nei giovani ha visto non soltanto i
costruttori di un futuro migliore, ma prima di tutto una forza capace di difendere tanti valori
fondamentali”.
“Il Papa – ha proseguito Dziwisz – si è impegnato nella edificazione di una civiltà della vita
e dell'amore, in risposta ai progetti di un mondo che si basa sulla civiltà della paura, della
morte e dell’odio”. L'Arcivescovo di Cracovia ha poi ricordato il suo impegno sempre “dalla
parte dei sofferenti e dei deboli”.
“L'incontro del Papa morente ha liberato molte persone dalla paura della morte – ha concluso – . Non dobbiamo nutrire ammirazione in lui, ma dobbiamo trarre esempio dal suo modo di amare Cristo”.
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ROMA, 2 Novembre: MESSA E UNA CORONA DI FIORI PER I MORTI NEL TEVERE
Un'antica tradizione di pietà rivive invece sulle rive del Tevere
grazie all'Arciconfraternita, nello spirito del recupero di antiche
usanze religiose romane.
A Roma, nel 1776, fu canonicamente eretta nell'Isola Tiberina la
Confraternita detta "dei Sacconi Rossi" per via dell'abito, ma il cui
nome completo era in realtà più complesso: Confraternita dei Devoti
di Gesù al Calvario e di Maria SS. Addolorata in sollievo delle
Anime sante del Purgatorio.
Tra le opere di pietà del sodalizio vi era quello di recuperare le
salme di coloro che perivano nel fiume e di celebrare SS. Messe
in loro suffragio. Per le vicende dei tempi l'iniziativa ebbe poi a
estinguersi, ma dal 1983 essa ha avuto nuovo impulso per merito
dell'Arciconfraternita di S. Maria dell'Orto della quale è Vice
Camerlengo il nostro socio BRUNO FORASTIERI.
Da allora, il 2 novembre di ogni anno una Santa Messa viene celebrata nella Chiesa di
San Giovanni Calibita, officiata dai padri dell'Ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Dio più
noto come "Fatebenefratelli", cui fa seguito una suggestiva processione con le torce accese
lungo le rive dell'Isola al fine di gettare nel Tevere una
corona di fiori accompagnata dalle preci per i defunti.
La cerimonia vede i Sacconi Rossi e i "fratelloni" della
Madonna dell'Orto uniti in preghiera con un gran numero
di fedeli nella S. Messa serale di suffragio: la lunghissima
processione salmodiante al lume dei ceri consente
di rievocare la pia atmosfera delle più genuine tradizioni
popolari d'un tempo.
Negli ultimi anni la tradizione della Confraternita dei
Sacconi Rossi è stata raccolta dalla Comunità religiosa
e ospedaliera del Fatebenefratelli del vicino ospedale di
San Giovanni Calibita.
Lo scorso 2 novembre, come ormai avviene da qualche
anno, anche una rappresentanza AICIS partecipa
all’antica cerimonia. Quest’anno erano presenti, oltre Bruno Forastieri, il Vice Presidente Renzo Manfè, ed i soci
Prof.ssa Stefania Colafranceschi e prof.ssa Maria Gabriella
Alessandroni, autrice delle foto allegate.
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