Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Circolare bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

 

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo da versare sul conto corrente postale nr. 39389069 dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per la sola iscrizione all’Associazione, mentre la quota annuale 2008 è di euro 25,00 per le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni e gli Enti.

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.

Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it

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NOTIZIARIO NOVEMBRE - DICEMBRE 2008

 

 

 

AGGIORNAMENTI

 

STEFANO FASOLI, curatore di Museo del Santino e Archivio Storico di Sommacampagna (VR), il 28 febbraio p.v. alle ore 18.00, con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Costermano (Verona), sarà presente con una esposizione di 250 pezzi della sua collezione sul tema “Santini – La devozione popolare dal XVII al XX secolo”, oltre ad alcune immagini devozionali di vario genere e libri di santi.

   La mostra sarà allestita nella Palazzina Polifunzionale – Biblioteca comunale di Costermano dal 2 marzo al 30 aprile 2009 con orario 8-12.30 lunedì e mercoledì, 15-19 il martedì, giovedì e venerdì

 

MOSTRA DI SANTINI SU SANT'ANTONIO DA PADOVA

Zeminiana di Massanzago (PD), 15 febbraio 2009 -

 

I soci OSCAR TESSAROLO di Camposampiero (PD) e ANGELO PAVANELLO di Maerne (VE), hanno comunicato che in collaborazione con la parrocchia e il comitato di paese, domenica 15 febbraio p.v. a ZEMINIANA DI MASSANZAGO (PD) per la festa della "LINGUA DEL SANTO", i soci del circolo filatelico di Camposampiero monteranno una mostra di filatelia e collezionismo con un unico tema: “SANT'ANTONIO DI PADOVA”.

Nel settore del collezionismo verranno presentati 120 quadri di "santini", preparati dai soci AICIS  Angelo Pavanello e Oscar Tessarolo, presso le scuole elementari di fronte alla Chiesa con orario 9-20.

Alle 14.30 ci sarà una solenne celebrazione della Santa Messa e la processione con la Venerata immagine di S. Antonio e la Reliquia che gira il mondo.

 

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UNA NUOVA INTERESSANTE MOSTRA A RAVENNA ORGANIZZATA DALLA SOCIA GULLI GRIGIONI

Presso i locali della Cassa di Risparmio di Ravenna SpA Private Banking (ex negozio Bubani) in Piazza del Popolo 30 il 1° febbraio ha aperto una particolare ed articolata Mostra di “Cuori: Oggetti sacri e profani dell’Ottocento”, gentilmente concessi dalla collezione privata della ravennate ELISABETTA GULLI GRIGIONI, nostra associata. L’esposizione, tutta composta di pezzi unici, appartiene complessivamente ad una produzione europea dell’Ottocento, periodo in cui si moltiplicano i materiali, anche artificiali e le tecniche di lavorazione sempre più meccanizzate che diminuiscono ulteriormente le differenze tra i “cuori” sacri e i “cuori” profani. La Prof.ssa Gulli Grigioni ci dice che la piccola antologia di cultura materiale cardiologia che è esposta comprende oggetti sacri e profani e circa la metà sono immaginette devozionali.

  E’ impossibile, infatti, studiare le due produzioni separatamente dal momento che esse si servono di analoghe espressioni metaforiche, dell’identico codice cromatico del rosso e dell’oro e di identici simboli accessori: la freccia, le ali, la corona, la fiamma, l’occhio, la mano, i nodi, la ferita...

 

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CANNETO S/O (MN), 7- 22 Febbraio 2009 - MOSTRA DI SANTINI PRESSO LA CHIESA DEL CARMINE

 Il socio BISLENGHI di Canneto sull’Oglio ha comunicato che, in concomitanza dei festeggiamenti per il 150° anniversario delle apparizioni della Vergine a Lordes alla giovane Bernadette Soubirous e, localmente, per la felice conclusione dei restauri della Chiesa del Carmine,sabato pomeriggio, 7 febbraio, verrà inaugurata una mostra di immaginette devozionali nella Chiesa della Madonna del Carmine.

   L’esposizione, all'interno della citata Chiesa, è accessibile al pubblico durante il solito orario di apertura della stessa e comprende diversi quadri di santini della Collezione Bislenghi del periodo fine 1800 sino ad oggi.

  

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FACEBOOK

 

Il Consiglio Direttivo comunica che nella riunione del 4 dicembre 2008 ha approvato la proposta di apertura di un GRUPPO AICIS in FACEBOOK avanzata in novembre dai soci ANTONINO COTTONE di Misilmeri e ROBERTO DE SANTIS di Alessandria.
Pertanto in pari data i due soci sono stati delegati con apposita lettera di autorizzazione all’apertura e gestione di un cosiddetto Gruppo AICIS in internet al fine di collegare tra loro soci e simpatizzanti
Facebook, fondato in USA nel febbraio 2004, è uno strumento sociale che collega tra loro amici, conoscenti o persone che hanno un medesimo sentire o interesse in genere.
I soci che lo desiderano possono accedere per curiosità o per iscriversi, devono:

1-inserirsi in www.facebook.com, e iscriversi (è gratuito);
2-nel nuovo quadro che si presenta, in alto a destra accanto a ricerca digitare nell’apposito spazio la parola “AICIS”;
3-la visone di un bellissimo Canivet vi confermerà di essere nella pagina relativa ad AICIS – Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre.

  Ecco la descrizione:

Informazioni di base

 


Tipo:

Interessi Comuni - Religione e spiritualità

Descrizione:

Il gruppo è aperto a tutti, in particolar modo agli appassionati e agli studiosi di Iconografia Sacra.

CHE COSA È L’A.I.C.I.S.?
L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati collezionisti, studiosi e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folcloristico, culturale, artistico, religioso.

PERCHÈ FAR PARTE DELL'AICIS?
Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Circolare bimestrale di collegamento, di quanto interessa il settore, e poter effettuare lo scambio di santini fra i soci.
Per conoscere le date delle mostre, o per parteciparvi, per ascoltare conferenze; per essere informati delle pubblicazioni specialistiche, per avere nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere notizie su santini, Santi e santuari.

PERCHÈ L'AICIS SU FACEBOOK?
Perchè dietro lo scambio, dietro lo studio delle tecniche di stampa, delle vite, dell'iconografia, degli aspetti storici e geografici...ci sono delle persone, legate da una comune passione.
Per trovarsi, per conoscersi, per scambiare informazioni..."oltre il ce l'ho, ce l'ho, manca".

Informazioni di contatto

Invitiamo i nostri soci a partecipare iscrivendosi.  Così facendo, intanto, si potenzia il gruppo che attualmente conta solo 14 iscritti. Inoltre, si può chattare direttamente con gli altri soci, scambiandosi notizie, informazioni, ricerche, ecc.  

Per qualsiasi chiarimento contattare la Segreteria AICIS al tel.06-7049.1619

                                                   p.IL CONSIGLIO DIRETTIVO

                                                                    Renzo Manfè

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COMUNICATO AICIS NR. 2/2009 del 13 gennaio 2009

Il socio Don DAMIANO MARCO GRENCI, che negli anni scorsi, ha portato avanti il progetto del Gruppo TADDEO e  Gruppo VERONICA, da lui stesso fondati, al fine di stampare delle immaginette  che sono state inviate sempre anche a tutti gli associati AICIS, desidera rilanciare anche per questo 2009 la stessa iniziativa. Ecco qui di seguito il suo invito per tutti gli associati: 

GRUPPO TADDEO e VERONICA 2009 

Poche righe per raccontare un’iniziativa. Tra le fine del 2003 e l’inizio del 2004 è nata l’idea di stampare come gruppo delle immaginette di soggetti particolari dell’iconografia cristiana.
Nasce così, con adesioni via e-mail, il gruppo VERONICA e poi TADDEO.

La spesa sostenuta per la stampa e le relative spese postali per distribuire i soggetti della stampa, vengono suddivise nel gruppo.  Il fine di tutto ciò è:

1. stampare, dopo un’accurata ricerca agiografica e iconografica, soggetti locali sconosciuti e mai riprodotti in santino;

2. partecipare all’iniziativa AICIS “un santino per socio”;

3. arricchire la rispettiva collezione di santini;

4. diffondere la devozione, regalando il santino.

Fino ad ora sono stati stampati:

1. Santa Possidonia martire romana - 2. San Vitale prefetto martire - 3. Santa Benedetta madre martire - 4. Sant'Anseride pia donna - 5. Sant'Eutiche martire romano - 6. Sant'Anastasio martire - 7. Santi Onesimo e Erasmo martiri - 8. San Gregorio martire romano - 9. San Zenone tribuno martire - 10. Santi Egeo ed Euticia martiri romani - 11. Santa Clementina martire romana - 12. beato Guardato da Belforte Piceno - 13. San Vittore martire romano - 14. Santi Ruffino e Aurelia martiri romani - 15. San Clemente martire romano - 16. beato Carino Pietro da Balsamo o.p. - 17. San Feliciano martire romano - 18. San Teodoro martire romano - 19. Santa Eufemia martire romana - 20. San Macario abate, detto "delle fave"

prossimamente:

VERONICA

1.   beate Teresa e Sancia di Portogallo - 2.   beati Tommaso, Maria e Giacomo Gengoro martiri in Giappone - 3.  beato Carlo Spinola s.j., martire in Giappone - 4.   beato Damiano, il suonare d'arpa, martire in Giappone - 5.  santa Calida, con altre donne e san Leonida nel III secolo, martiri - 6. santa Emmelia madre di san Basilio Magno - 7. santa Livia martire - 8.santa Pazienza di Huesca, madre di Lorenzo diacono e martire - 9.  santa Rosa martire e madre di san Antioco del Sulcis - 10. sante Erlinde e Reilinde badesse di Aldeneyks - 11. santi Elia, Maria, Demetrio e Yuri, martiri nei lager, Chiesa Ortodossa Russa di Parigi

 TADDEO

 1.      san Abramo eremita, compagno di san Romedio - 2. san Candido, chiesa Sant’Agostino, Volterra (PI), anno 1633 - 3. san Davide eremita, compagno di san Romedio - 4. san Daniele di Pereyaslavl - san Giacomo (Giacobbe) di Pochaev - 6. san Giacomo Kisai, martire in Giappone - 7. san Lorenzo di Chernigov - 8. san Owen discepolo di San Chad - 9. san Paolo martire di Palestina, con le sante Aleutina e Chionia, nel 308 - 10.  santa Alessandra Romanov neo martire - 11. santa Aleutina martire in Palestina (+ 308)

La spesa da sostenere è di circa 10 € a stampa (una al mese, per 5 aderenti, minimo, con 1000 santini, di cui 80 a testa e 600 per partecipare all’iniziativa AICIS “un santino per socio”). Mi faccio garante del tutto, con pagamento preventivo su carta postepay. La spedizione posta in prioritaria con una spesa intorno ai 7 €.

Ognuno può proporre iconografia del Santo o Beato purché sia una novità e non esista il santino.

Se vuoi partecipare all’iniziativa, scrivi:

Grenci don Damiano Marco - via Catania 40\a - 20099 Sesto San Giovanni (MI)
tel. 0392456054    e-mail damiano.grenci@virgilio.it

 

 

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VITA ASSOCIATIVA

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QUOTA SOCIALE ANNUALE DA VERSARE DAL 2 GENNAIO 2009: EURO 25,00.

Il 4 novembre u.s. il Consiglio Direttivo ha deciso che la quota quota sociale per il 2009 rimarrà di euro 25,00. I soci trovano nel presente Notiziario il relativo modulo postale di versamento parzialmente compilato. Lo spazio del versamento è stato volutamente lasciato in bianco, come richiesto da molti soci, per dar modo a chi lo desidera di aggiungere una propria libera offerta.
Si raccomanda a tutti tutti i soci di non versare la quota nel 2008, bensì a partire dal 2 gennaio p.v.


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CALENDARIO 2009 DELLE RIUNIONI SOCIALI A PIAZZA CAMPITELLI

Le riunioni mensili a Piazza Campitelli 9, in una delle sale sale della Parrocchia di S.Maria in Portico (15,30-17.00) cadono, normalmente, nel primnel primo martedì di ciascun mese dell’anno.

Riportiamo ora il calendario degli appuntamenti delle riunioni stabilito per il 2009:

13 gennaio (2° martedì)
3 febbraio
3 marzo
7 aprile
5 maggio
3 giugno
7 luglio
8 settembre (2° martedì);
6 ottobre
3 novembre
1° dicembre


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XXV ANNIVERSARIO FONDAZIONE AICIS: 5- 8 dicembre 2008

MOSTRA DI IMMAGINETTE SACRE

Sempre nell’ambito delle celebrazioni del nostro XXV di fondazione AICIS, il Consiglio organizza in Roma, in Via Anicia 10, con la collaborazione dell’Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto, una mostra di immaginette devozionali sul tema “I fondatori di Ordini Religiosi fino al XVI secolo”.

L’esposizione, allestita nei locali della citata Arciconfraternita,sarà aperta al pubblico nei giorni 5-6-7-8 dicembre, ore 17-19.

 


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XXV ANNIVERSARIO FONDAZIONE AICIS: SERIE DI 10 IMMAGINETTE DEVOZIONALI IN DONO

A conclusione ed a commemorazione del 25° anniversario di fondazione della nostra associazione (1983-2008) il Consiglio Direttivo fa dono di una serie di nr.10 immaginette sacre a tutti gli associati (allegandola al presente notiziario).

 

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XXV ANNIVERSARIO FONDAZIONE AICIS: IL NOTIZIARIO AICIS

Già durante questo 2008, a partire da Gennaio scorso abbiamo fatto il salto di qualità presentando una Rivista completa, sempre migliorabile ovviamente, ma che è passata dalla fotocopiatrice alla stampa tipografica. Molti soci si sono complimentati di questo e li ringraziamo.

In considerazione di problemi soprattutto soprattutto di tempo da parte dei redattori della rivista stessa, (nessuno percepisce remunerazione monetaria per tutto il lavoro che è svolto semplicemente come volontariato) il Consiglio Direttivo ha deciso che da Gennaio 2009 la Rivista avrà cadenza trimestrale si, ma stiamo valutando i costi per presentarla parzialmente a colori ed in un formato di cm.21 x 27, anziché di 15 x 21.

 

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MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE: UN’ATTIVITA' PER FARE LA STORIA DEL SANTINO

Un sentito grazie ai soci che si attivano per organizzare o partecipare a mostre di immaginette sacre. E’ una attività sociale che raccomandiamo vivamente poiché è un mezzo di socializzazione e di evangelizzazione. E’ pur vero che per motivi organizzativi gli stessi allestitori, talvolta, hanno la conferma dell’esposizione solo qualche giorno prima dell’inaugurazione della mostra stessa e pertanto ne danno notizia a questa Redazione quando ormai il Notiziario è in stampa o è stato spedito.
Qualche socio ha lamentato la mancata possibilità di poterle visitare.

Si informa che www.cartantica.it (link:AICIS) è aggiornato costantemente.
Il Notiziario, anche se a mostra chiusa, riporta tutte le esposizioni segnalate, poiché si ritiene che queste meritino comunque risalto.
Ci sono, infatti, soci interessati al catalogo, ma soprattutto anche attraverso questi allestimenti si fa la storia del santino di oggi e di domani.

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“I SANTINI”: CONFERENZA IN SEDE DEL SOCIO PIERLUIGI BENASSI IL 7 OTTOBRE ‘08


Martedì 7 ottobre il socio Pierluigi Benassi ha partecipato a Roma alla riunione sociale mensile ed ha tenuto una conferenza sul tema de “I santini” basandosi su proprie esperienze vissute in giro per l’Italia.
I soci presenti lo hanno molto applaudito e ringraziato perché attraverso una semplicità nel porgere ha affrontato problematiche varie molto concrete.
Riportiamo il testo della conferenza all’interno del Notiziario.



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“LE RELIQUIE”: CONFERENZA IN SEDE DEL SOCIO ANTONINO COTTONE IL 4 NOVEMBRE 2008

Martedì 4 novembre il socio Antonino Cottone di Misilmerieri è stato presente a Roma alla riunione sociale parlando sul tema “Le immaginette sacre e le reliquie”.
La breve conferenza del giovane socio è stata di estremo interesse per i presenti che hanno avuto anche modo di vedere vari tipi di reliquie.

 

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DONO AGLI ASSOCIATI DI UNA SERIE COMMEMORATIVA DI 10 SANTINI PER IL XXV DELL' A.I.C.I.S.

Il Consigliodesidera concludere questo anno commemorativo della fondazione della nostra Associazione ricordando il Comm. GENNARO ANGIOLINO.
Egli dalla fine degli anni Settanta al 23 dicembre 2002, giorno della sua scomparsa, ha dedicato tempo ed energie al progetto AICIS.
Per celebrare il XXV di fondazione, pertanto, (1983 - 2008) il Consiglio Direttivo invia ad ogni socio una serie di nr.10 immaginette sacre che raffigurano:

A1 - San Lorenzo, diacono e martire (Chiesa Parrocchiale di Rogeno - LC) nel 1750° anniversario del martirio.
A2 - Sant’Aniano, martire – Chiesa Parrocchiale – Rott am Inn – Germania;
A3 - Sant’ApolloSant’Apollo di Bawit, abate.
A4 - S.Ireneo, martire – “Corpo santo” venerato a Sursee (Svizzera), chiesa di s.Giorgio;
A5 - B.Camilla Battista da Varano, clarissa (1458-1524): 550° anniversario della nascita;
A6 - Santa Beneria, martire – “Corpo santo” che era venerato nella cappella delle Suore Mercedarie in Farnese (Viterbo)
A7 - S.Chiara di Montefalco, agostiniana (1268-1308), nel VII centenario della morte;
A8 - “Madonna della Candelora”, venerata a Davoli (CZ) nella Chiesa di S. Pietro;
A9 - Santi Metrofane Tzi e Tatiana, sposi, e 220 compagni, martiri, cinesi. (+Pechino, 11 giugno 1900). Canonizzati dal Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa Russa all’Estero nel 1996 e nel 1997 anche da parte del Sinodo del Patriarcato di Mosca, che concesse il loro culto locale in Cina.
A10 - Beato Lanuino, monaco certosino, compagno e 1° successore di s.Bruno.

Un sentito e doveroso ringraziamento porgiamo al socio Don DAMIANO MARCO GRENCI di Sesto San Giovanni che, su incarico del Consiglio, ha curato l’allestimento della bella serie commemorativa del XXV AICIS.


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FONDO SOCIALE NOVEMBRE-DICEMBRE 2008

Un sentito ringraziamento agli associati che con l’offerta di immaginette permettono ad altri consoci di attingere a questo Fondo Sociale di “Novembre-Dicembre 2008”.

Invitiamo tutti a partecipare a tale iniziativa, come attività sociale, con 50, 100, 200 immaginette con stessa iconografia.

 

COME RICHIEDERE FINO A 30 SANTINI DEL FONDO SOCIALE

I tesserati 2007 che desiderano richiedere fino a 30 immaginette raffigurate nelle ultime pagine della presente Circolare (nr.292 di nov.-dicembre ‘08) debbono:
1-inviare il modulo allegato, ben compilato, non all’AICIS, ma a:

GIANNI ZUCCO – V. dell’Arcadia, 45 – 00147 ROMA (tel. 06-513.7164)

2-Allegare una busta (minimo cm.12 x 18) preindirizzata a se stessi, e preaffrancata con francobolli per euro 1,50, per la restituzione in via prioritaria
3-Barrare:-nella Tabella A: 22 numeri; Tab.B: 5 numeri; Tab. C: 3 numeri
4-Inscrivere nella Tabella D il numero corrispettivo a immaginette di proprio gradimento da aggiungere in sostituzione di quelle richieste, ma forse esaurite.

ELENCO IMMAGINETTE IN OFFERTA GRATUITA PER I SOCI

TABELLA A (Scelta fino a un massimo di 22 santini) :

01-Maddalena di Canossa…–santino offerto da Giovanni ZENI di Caprino Veronese;
02-San Giuseppe Cafasso -santino offerto da Fabrizio BLASI di Torino;
03-Frà Antonio de Maria (Urbano Barrientos)-offerto da p.Michele GIULIANO di Marigliano
04-Esaltazione della Croce – offerto da Alfredina CELLI di Pescara;
05-Beato Pier Giorgio Frassati -Santino offerto da padre Michele GIULIANO di Marigliano;
06-S.Andrea Avellino -offerto da Antonino COTTONE di Misilmeri;
07-S.Maria di Ognina -Santino offerto da Antonino Blandini di Catania;
08-S.Antonio di Padova –Santino offerto da Fabrizio PECCI di Alatri;
09-Ven.Frà Giuseppe Ghezzi –Santino offerto Carlo Vincenzo GRECO di Lecce;
10-Il Signore è il mio Pastore-offerto da Lucina FRANZAN di Pratrivero;
11-Mi affido alla tua misericordia -offerto dal C.E.I.S. di Bologna;
12-San Giovanni Berchmans – santino offerto da Antonino COTTONE di Misilmeri;
13-San Martino, vescovo – santino offerto da Benito CADORE di Sospirolo (BL);
14-San Venerio-santino offerto da Giovanni COSTANZO di Roma;
15-B.Pier Giorgio Frassati –offerto da padre Michele GIULIANO di Marigliano;
16-Vergine in trono con G.Bambino – Santino offerto da Tullio SEROLDI di Zanica (BG);
17-S.Giovanni Battista – santino offerto da Antonino Blandini di Catania;
18-Madonna del Pozzo -offerto da Fabrizio BLASI di Torino;
19-Madre Teresa di Calcutta-santino offerto da Diego BONARDO di Savigliano;
20-s.Gianna Beretta Molla – santino offerto da Mario BATTISTOLO di Borgosesia Isolella;
21-Madonna del Costolo – Santino offerto da Maria Gabriella ALESSANDRONI di Roma;
22-Immacolata Conceszione – offerto da Antonio FLORIO di Cannizzaro (CT);
23-Maria Ausiliatrice – Santino offerto da AICIS di Roma;
24-Santi-offerto da Angela DI DIO di Roma;
25-Madonna di Lourdes –Santino per il 1954 offerto da Costanzo MAIO di Castelpoto;
26-Riccardo A.M.Borello –pieghevole offerto da Ivan TREVISAN di S.Vito al Tagliamento;
27-Madonna del Parco -offerto da Benito BOSI di San Matteo della Decima;
28-Buon Samaritano – offerto da Romano PEDRANIi di Legnano;
29-N.S. di Lourdes – Santino offerto da Lucina FRANZAN di Pratrivero;
30-Gesù Bambino -offerto da Antonio FLORIO di Cannizzaro;
31-San Damiano, diacono -offerto da Don Marco Damiano GRENCI di Sesto San Giovanni;
32-Madonna con Bambino -Santino offerto da Maria Gabriella ALESSANDRONI di Roma;
33-Madonna e Abbazia di Farfa – santino (cm.8 x 3,50) offerto da Laura CIULLI di Viterbo.

TABELLA B (Scelta fino a un massimo di 5 santini)

34-Sacra Famiglia -offerto da Giuliana FARAGLIA di Roma;
35-Urne dei Ss.Martiri Costanzo, Simplicio e Vittoriano– Santino offerto da Costanzo MAIO di Castelpoto;

36-Gesù Bambino -santino offerto da Fabrizio PECCI di Alatri;
37-Madonna della Salute -santino offerto da Mario TASCA – Follina (TV);
38-Sr.Eusebia Palomino -offerto da Giampiera BISSOLA TERZI di Castellanza;
39-San francesco De Geronimo –Santino offerto da Donato SERIO di Grottaglie;
40-San Riccardo Pampuri -offerto da Emanuele MACCHIAVERNA di Roma;
41-Santo Stefano, martire –offerto da Enrica ALBERTI GRAZIANI di olgiate Olona;
42-Madonna Lignea del XIII sec. – santino offerto da Fabrizio PECCI di Alatri;
43-Santo Bambino di Praga-santino offerto da Silvana RAIMONDI di Olgiate Olona;
44-S.Giovanni Bosco -santino con reliquia offerto da Sr Giuliana ACCORNERO, FMA di Roma;
45-Santuario di Pietralba -Santino offerto da Amelia Alida FAVRETTO di Azzano Decimo (PN);
46-Maria Ss.ma dell’Avvocata) – offerto da Giuseppe MELONE di Cava de’ Tirreni;
47-S.Ciriaco -Buonvicino-offerto da Fabrizio BLASI di Torino;
48-San Giuseppe - venerato a Acicastello -santino offerto da Antonio FLORIO di Cannizzaro;
49-San Cipriano di Reggio -santino offerto da Michele e Carmen STRATI di Reggio Calabria;
50-Madre Nazarena Majone – santino offerto da Giuliana FARAGLIA di Roma.

TABELLA C (Scelta fino a un massimo di 3 santini)

51-Madonna – A ricordo ordinaz.Episcopale di Mons.Carlo Chenis –G.Arestivo e E.Barcaroli di Tarquinia;
52-Madonna di Porto, venerata a Gimigliano (CZ) offerto da Antonio PULLANO di Taverna (CZ);
53-Sacro Cuore – Santino oferto da Pierluigi BENASSI di San Benedetto Val di Sambro (BO);
54-Beato Ivan Merz-offerto da Ivan TREVISAN di San Vito al Tagliamento;
55-B.Celestina Donati – santino con reliquia offerto da Giuliana FARAGLIA di Roma;
56-Madonna Addolorata –santino offerto da Antonio ROMANIELLO di Roccagloriosa (SA);
57-S.Giovanni Bosco – santino con reliquia offerto da Sr.Giuliana ACCORNERO di Roma;
58-Vergine con Bambino (di Domenico Cassarotti) -offerto da Giuliana FARAGLIA di Roma;
59-Gesù che bussa alla porta – offerto da Rosina LLAGARIA VIDAL di Canals (Spagna);
60-San Nicola di Mira – santino offerto da Fabrizio BLASI di Torino;
61-Crocifisso – santino offerto da Tullio SEROLDI di Zanica (BG);
62-Tu sei per me rifugio…o Signore – offerto da Emanuele MACCHIAVERNA di Roma;
63-Padre Marco d’Aviano –santino offerto da Ivan TREVISAN di San Vito al Tagliamento;
64-Maria Ss.ma della Guardia – santino offerto da Alessandro LOMBARDI di Roma;
65-Dona Carlo Amirante – santino offerto da Mario TASCA di Follina (TV);
66-B.Maria Teresa Scrilli – santino offerto da Renzo MANFE’ di Roma.

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IL GENETLIACO DELL'A.I.C.I.S.

Il Prof. FRANCESCO POSITANO di Grottaferrata, per il XXV dell’AICIS, ci ha trasmesso questa bella poesia in onore del fondatore e primo Presidente, il comm.GENNARO ANGIOLINO e di quanti lavorano seguendo il solco tracciato con tanta maestrìa dal fondatore

Tra palazzi antichi e belli
è ubicato in Campitelli
un “ridotto” tra i più illustri
che festeggia cinque lustri.

E’ un cenacolo di storici
affermati filiconici
che la sacra immaginetta
studian con arte provetta.

Pria si esamina con cura
la pregevole fattura,
poscia viene perscrutata
l’alma icona aureolata.

Vengon poi riconosciuti
i santissimi attributi
del Martirio, della Fede
che non crolla mai in chi crede.

Cielo, acqua, terra, mare
è Natura da svelare,
c’è la pioggia ch’è salvifica
e c’è il cuore che vivifica.

C’è il decoro floreale
del Giardino Spirituale,
sullo sfondo c’è un paesaggio
che ha un simbolico linguaggio.

Siano colti o popolari
I santini a noi son cari
perché ispirano a una sana
Sobria e pia vita cristiana.

Ma se amiamo oggi il santino
lo dobbiamo ad Angiolino
che con arduo sacrificio
erigendo il sodalizio

realizzò la sua passione:
l’atelier di sacre icone
Centro socio-culturale
istruttivo ed amicale.

1983 – 2008

E non desta meraviglia
se si è estesa la famiglia
perché il seme ch’ei gettò
prosperoso germinò.

Oggi a lui rendiamo omaggio
raccogliendone il retaggio
perpetuando il suo progetto
con imperituro affetto.

Al preclaro Presidente
l’AICIS gli è riconoscente
e al suo staff “ora et labora”
giunga l’auspice: “AD MAJORA”.

FRANCESCO POSITANO


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CERCO E SCAMBIO

 

MONTANARI SERGIO –

“Cerco immaginette edite dall’opera della Regalità di N.S.G.C. (Solo serie A). Sono stampate su una particolare carta giallo avorio e la stampa è rosso e nera. Scambio con soggetti della stessa serie o con altre tematiche”.

STEFANO IORI –


"Sono sempre disponibile a scambiare i miei tanti santini doppi con altri soci. Per la mia tematica Apostoli vorrei ricevere immaginette di SIMONE: cananeo o zelota, l'Apostolo che si festeggia con Giuda Taddeo il 28 ottobre; ricambierò tutti con i miei doppi."

BRUNI PRAMPOLINI –

Cerco santini moderni delle regioni di Friuli, Trentino e Veneto: Madonne e Santi Patroni locali. Non inviatemi Servi di Dio né Beati.

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CURIOSANDO TRA SANTI E SANTINI

 

 

IL CULTO DELLE IMMAGINI SACRE

 

DON ALFREDO RISPONDE SUL SITO CATTOLICO “TOTUS TUUS”

1 - Gentile Don Alfredo, vorrei porle una mia domanda. Alle immaginette sacre bisogna dare devozione totale? Mi spiego: un pomeriggio ho notato per strada una immaginetta della Vergine Maria.
Dopo averla guardata e raccolta, ho visto che era rovinata e così l'ho lasciata su una panchina e poi è caduta a terra. Ho sbagliato? Dovevo custodirla comunque? E se sì è un grave peccato? Sembra una domanda strana ma è che non so come devo comportarmi in queste situazioni.
La Chiesa cosa dice riguardo alle immaginette sacre? Grazie per tutto quello che farà per me e complimenti per le sue risposte, sono davvero importanti per tutti. Alessandro

2 - Caro Alfredo, ho fatto una ricerca biblica sull'idolatria dalla quale sono risultate decine e decine di versi dove chiaramente Dio è contrario ad ogni forma di idolatria ed in particolar modo all'adorazione di immagini e statue, vedi i dieci comandamenti e la domanda sorge spontanea: come mai si adorano le statue di Gesù e di Maria? Deuteronomio 16, 22 e non piazzerai nessuna statua; cosa che il SIGNORE, il tuo Dio, odia.


RISPOSTA

Mi sono giunte queste due domande: così, rispondendo ad Alessandro, posso anche confutare anche gli errori contenuti nella seconda e-mail.

Caro Alessandro, non hai fatto nessun peccato, anche se hai lasciato l'immagine sacra sulla panchina; l'immagine sacra è solo un pezzo di carta, utile strumento per accrescere la nostra devozione, e niente di più. Il fatto che si possa anche buttare via un'immaginetta, è la chiara e lampante dimostrazione che noi cattolici non adoriamo le immagini sacre: le veneriamo, cioè le usiamo come strumento, perché l'uomo, fatto non solo di anima, ma pure di corpo, ha bisogno anche di cose corporee per elevare lo spirito. Il buon senso ci dice poi di trattare bene le immagini sacre vecchie o sciupate. Come portiamo riguardo alla fotografia di un nostro caro, senza adorarlo, e, in caso dovessimo distruggerla, non la butteremmo in luoghi particolarmente vili, così dobbiamo fare con le immagini sacre. Nessuno oserebbe dire che perché non butto la vecchia foto della nonna nel gabinetto -"adoro" la nonna o la sua foto.

Concludo riportando alcune domande dal Catechismo Maggiore di San Pio X, che illustrano bene tutta la questione.

358 - Che cosa è Idolatria?
R. Si chiama idolatria il dare a qualche creatura, per esempio ad una statua, ad un'immagine, ad un uomo, il culto supremo di adorazione dovuto a Dio solo.
359-Come si trova espressa nella Sacra Scrittura questa proibizione?
R. Nella Sacra Scrittura si trova espressa questa proibizione con le parole: Tu non ti farai scultura, né rappresentazione alcuna di quel che è lassù nel cielo e quaggiù in terra. E non adorerai tali cose, né ad esse presterai culto.
360 - Proibiscono queste parole ogni sorta d'immagini?
R. No certo; ma solo quelle delle false divinità, fatte a scopo di adorazione, come facevano gli idolatri. Ciò è tanto vero che Iddio stesso comandò a Mosè di farne alcune, come le due statue di cherubini sull'arca, e il serpente di bronzo nel deserto.
367 - Il primo comandamento proibisce forse di onorare ed invocare gli Angeli e i Santi?
R - No, non è proibito onorare e invocare gli Angeli e i Santi;anzi dobbiamo farlo, perché cosa buona e utile e dalla Chiesa altamente raccomandata,essendo essi gli amici di Dio e nostri intercessori presso di Lui.
369 - Possiamo onorare anche le sacre immagini di Gesù Cristo e dei Santi?
R. Sì, perché l'onore che si rende alle sacre immagini di Gesù Cristo e dei Santi si riferisce alle loro stesse persone.
370 - E le reliquie dei Santi si possono onorare?
R. Sì, anche le reliquie dei Santi si debbono onorare, perché i loro corpi furono vivi membri di Gesù Cristo, e templi dello Spirito Santo, e debbono risorgere gloriosi all'eterna vita.
371-Che differenza vi è tra il culto che rendiamo a Dio e il culto che rendiamo ai Santi?
R. Tra il culto che rendiamo a Dio e il culto che rendiamo ai Santi vi è questa differenza, che Iddio lo adoriamo per la sua infinita eccellenza, e i Santi invece non li adoriamo, ma li onoriamo e veneriamo come amici di Dio e nostri intercessori presso di Lui.
Il culto che si rende a Dio si chiama latria cioè di adorazione, ed il culto che si rende ai Santi si chiama dulia cioè di venerazione ai servi di Dio; il culto poi particolare, che prestiamo a Maria santissima, si chiama iperdulia, cioè di specialissima venerazione, come a Madre di Dio.

(Fonte: Totus Tuus)


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CURIOSANDO TRA LIBRI E CHIESETTE - L'IMMACOLATA CONCEZIONE


Con la Bolla Pontificia “Ineffabilis Deus”, l’8 dicembre 1854, fu proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione dal papa Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, papato 1846 - 1878).
In quella occasione fu da lui introdotta, tra le litanie lauretane, la invocazione: “Regina, sine labe originali concepta, ora pro nobis”. Con l’autorevole ufficiale riconoscimento, anche tradotto in una preghiera, fu potenzialmente arricchito il culto, già diffuso e sentito nei secoli precedenti, per la Madonna, come unica persona fin dal concepimento libera dalla macchia del peccato originale.
Nella storia passata si era già manifestata, gradualmente, definita e consolidata una devozione e venerazione mariologica, che si ispirava Primariamente alla “donna dell’Apocalisse” (ibidem, 12, 1):

“Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle".

Dal Cantico dei Cantici, (cfr. 6:4-8:4), sono tratti gli attributi tradizionalmente rivolti all’Immacolata:

Pulchra ut luna, Electa ut sol, Flos campi, Lilium inter spinas, Turris David, Fons hortorum, Puteus aquarum viventium, Hortus conclusus, Palma.

Nella lirica biblica Salomone elogia la bella Sulamita, ma l’episodio è oggetto di molteplici interpretazioni allegoriche e simboliche di carattere religioso, con riferimento all’amore di Cristo per la Chiesa, successivamente associata alla figura di Maria.
Gli studi della Patristica, in particolare condotti da Sant' Agostino, delinearono la definizione della santità di Maria, in quanto libera dal peccato nella Sua vita terrena. Nei secoli XII XIII la discussione si spostò dal piano personale a quello della santità intesa in senso più profondo, strutturale, cioè Maria preservata dal peccato originale. La questione fu peraltro oggetto di disquisizioni e dispute importanti, nelle quali fu notevole il contributo di Giovanni Duns Scoto alla fine del 1200 e successivamente il sostegno di San Bernardino da Siena.
I papi intervennero più tardi nella complessa problematica con atti di sottinteso riconoscimento.
Già Sisto IV (Francesco Della Rovere, 1471-1484) istituì la festa dell’Immacolata Concezione, stabilendone la liturgia a Roma nel 1484; egli dedicò anche all’Immacolata la Cappella Sistina.
Alessandro VII (Fabio Chigi, 1655-1667) si occupò dell’argomento con la bolla Sollecitudo, definì ed estese la festività, prima limitata alla città di Roma, poi universale per la Chiesa.
A partire dal tardo Medio Evo (anche traendo indicazioni dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine), si venne delineando una iconografia nella rappresentazione di pittori e scultori.
Le raffigurazioni nell’arte si uniformavano, pur nella molteplicità delle creazioni e degli stili, a un modello modello e una simbologia che presentano Maria Immacolata come in trionfo nello splendore di una luce intensa tra gli angeli. Il primo esemplare di questa immagine (n.d.r. risulta da una fonte in in Internet) appare nella cattedrale di Cahors, in Francia.

Si ricordano per il loro valore artistico i dipinti quattrocenteschi di Carlo Crivelli (vedi figura in apertura dell’articolo) e Luca Signorelli.

Nel ‘600, con un rinnovato impulso al culto dell’Immacolata, anche in conseguenza alla Controriforma, e particolarmente in Spagna, fu codificata una iconografia dell’Immacolata dal pittore, scrittore, critico della Inquisizione, Francesco Pacheco di Rio, autore del Libro El Arte de la Pintura (1653). La sua trattazione è ispirata all’Apocalisse, già sopra ricordata, che presenta Maria come “vestita di sole”, simbolo della Chiesa immersa nella grazia di Dio, “con la luna sotto i suoi piedi”, simbolo della sua eternità, ma anche simbolo pagano di verginità, “e sul suo capo una corona di dodici stelle”, simbolo della chiesa fondata sui 12 apostoli.
Maria Immacolata è di solito senza Bambino, con intorno nuvole che La circondano o su cui poggia i piedi, che indicano, con una simbologia tratta dal VecchioTestamento, che in Lei abita la presenza dell'Altissimo (nube=Shekinà di Dio), avvolta in una veste bianca, simbolo di salvezza e purezza, con un manto azzurro movimentato, come mosso dal vento, che esprime la Sua discesa dal cielo con la presenza dello Spirito Santo, con le mani giunte giunte in preghiera, che esprimono la perfezione della preghiera e l’obbedienza, con il viso infantile ed i capelli sciolti sulle spalle, spalle, come d’uso per le donne non sposate, che La mostrano come una giovane Vergine, bella nell’aspetto fisico, per suggerire la pienezza di grazie e la ricchezza interiore, mentre con i piedi schiaccia la testa del serpente, per indicare la sconfitta del peccato; spesso è attorniata da angeli, amorini o cherubini che sporgono tra le nubi accompagnandone affettuosamente il trionfo.

La Madonna si presenta con i tratti tipici dell'Immacolata secondo una immagine codificata nel tempo.
Nella interpretazione degli storici questa immagine fu proposta ed enfatizzata particolarmente in momenti di "crisi" religiosa, quali il 1600, il periodo della Controriforma, o il 1800, secolo caratterizzato anche da un diffuso anticlericalismo, per trasmettere, con il dualismo Chiesa – Maria, un messaggio forte e coinvolgente sulla missione della Chiesa, di cui l’Immacolata diviene simbolo attraverso la preghiera e la pienezza della Grazia.
Attualmente molte delle immagini dell’Immacolata che si trovano nelle chiese e nei santuari sono costituite da statue in legno dipinto nei colori tradizionali e arricchite da decorazioni in oro, emblemi rappresentativi in occasione di processioni o feste locali

 

UN SANTINO PER OGNI SOCIO

L’immaginetta che, con modestia e con risultati non pretenziosi, ma con passione e amore, ho voluto disegnare personalmente e dedicare all’Immacolata e ora donare ai soci dell’AICIS nella data dell’otto dicembre e nella ricorrenza del venticinquennale, si uniforma, per l’iconografia della Vergine e per gli attributi stilati nei due cartigli, alla tradizione che ho brevemente ricordato.
La chiesa raffigurata nella parte inferiore della immaginetta, come descritto sul “verso”, si trova in prossimità prossimità di Allumiere (Roma), all’interno della tenuta “La Farnesiana”, La cui gestione nel XVI secolo, all’epoca dello sfruttamento delle locali miniere di allume, fu affidata dal cardinale Alessandro Farnese, , il futuro papa Paolo III (papato 1534-1549), ai Gesuiti. Successivamente divenne di proprietà della Camera Apostolica e, nel 1800, fu ceduta al Monte di Pietà.
In quel periodo, intorno al 1850, Fu appunto edificata la Chiesa in stile neogotico (architetto Palazzi). E’ ritenuta la prima o almeno sicuramente è una delle prime chiese dedicate all’Immacolata Concezione, dopo la proclamazione del dogma nel 1854, anno in cui la chiesa era già stata costruita e precedentemente nominata Santa Maria della Mola della Farnesiana.
Le decorazioni che contornano l’immaginetta sono ispirate ai resti di affreschi a colori che ancora appaiono, benché danneggiati, sulle pareti e sulla volta, e infine al rosone, di recente ripristinato sulla facciata neogotica della chiesa, secondo i colori originali desunti dai frammenti di vetro rinvenuti nel luogo.
Oggi la tenuta, dopo vari avvicendamenti, è di proprietà della famiglia Spellucci, che sta anche curando il restauro dell’edificio sacro, con l’obiettivo di restituirlo al culto, dopo lunghi anni di abbandono totale, sia in condizioni di stabilità strutturale, sia con il ripristino delle originali caratteristiche estetiche, ricche di fascino e di storia.

Spero, con la mia semplice immaginetta, immaginetta, di fornire un piccolo simbolico contributo alla importante e difficile impresa.

Didascalie delle figure nell’ordine:

1 – Carlo Crivelli (Venezia 1430/35 -Ascoli Piceno 1490/95),
L’Immacolata, tempera su legno
2 – Immaginetta sacra con statua In legno dell’Immacolata
3 – Immaginetta disegnata da M.G. Alessandroni
4 – Foto recente della Chiesa dedicata all’Immacolata raffigurata sul santino
5 – 6 – 7 – 8 -Rosone della facciata facciata e affreschi all’interno della chiesa
9 – Mappa che illustra la posizione della località La Farnesiana.

MARIA GABRIELLA ALESSANDRONI


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EROI, MARTIRI, VERGINI RACCONTATI DAI SANTINI

Nel precedente numero del NOTIZIARIO abbiamo chiesto un parere ai nostri associati sui fascicoli “Santini da collezione” che ogni settimana, a far luogo dal 9 agosto u.s., 9 agosto u.s., sono vendutI nelle edicole. PAOLO MONCIOTTI di Torino ci ha scritto:

Numerose, negli ultimi anni, le raccolte di Santini "tipo figurine adesive" da applicare sugli album. Anch'io ho acquistato il primo numero delle varie pubblicazioni per vedere cosa offrivano. Tutte portano un valore aggiunto alle conoscenze delle nostre raccolte di santini.
Poi, per scelta personale, preferisco ricercare il "vero santino".
Ho notato una sostanziale differenza tra le iniziative precedenti e quest'ultima della casa editrice Hachette. Le precedenti riproducevano un originale e specificavano alcune note tecniche, ma rimanevano assolutamente distinguibili dagli originali che potevano essere presenti nelle nostre raccolte.
Le figurine Hachette, è vero, di qualità eccellente, ( riproducono perfettamente anche eventuali dediche scritte a mano)appresentano una produzione tecnicamente perfetta, peccato però che a causa della loro perfezione si trovino già mischiate, (non so se in malafede o per ignoranza, forse prevale la seconda) tra i santini originali offerti ai vari mercatini; certo bisogna stare molto attenti per non confonderli.

A me a cui in particolar modo piacciono le cromolitografie vecchie e/o antiche, ben conservate, questa perfezione ha provocato un certo disorientamento; forse bastava aggiungere sul retro "Riproduzione da un originale di collezione privata".

Questa osservazione critica che mi sento di comunicare… per altri potrebbe essere invece un pregio. Cordialmente

PAOLO MONCIOTTI

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PROPORSI UN'IMMAGINE SACRA...

“L’immagine sacra media il passaggio dalla preghiera pubblica e ufficiale della chiesa, alla preghiera privata dei fedeli, ponendo l’una in linea di continuità rispetto all’altra.

Proporsi un’immagine sacra significa prefigurarsi un ideale di vita pia e ad esso configurare pensieri ed azioni”.

A. VECCHI

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MARIA SS.MA DI MONTENERO E LA NICOPEJA DI VENEZIA

ICONOGRAFIA - FIGURE E SEGNI DI PROTEZIONE CELESTE - 9 -


Continua la Rubrica “Iconografia. “Iconografia. Figure e segni di protezione celeste”, della socia ELISABETTA
GULLI GRIGIONI
già apparsi sul settimanale diocesano ravennate “Il Risveglio” e che qui pubblichiamo grazie alla concessione del Direttore Don Giovanni Desio che vivamente ringraziamo.

Si era osservato, a conclusione della precedente rubrica, come l’azione mediatrice tra le due sponde dell’Adriatico della Madonna di Loreto non si fosse esaurita nel simbolismo della miracolosa trasvolata, ma si fosse storicizzata in precisi e documentabili contorni sociologici, dando origine ad un caso santuariale estremamente complesso per l’azione congiunta di due fortissimi archetipi di fondazione: la casa nazarena (ineguagliabile reliquia) e l’icona riconducibile secondo ad alcune tradizioni, a San Luca.

Uno dei molti volumi attraverso i quali Padre Floriano Grimaldi, responsabile emerito dell’Archivio Storico della Santa Casa di Loreto, con lavoro instancabile ed attentissimo ha fatto conoscere i preziosi documenti relativi al santuario lauretano, Pellegrini e pellegrinaggi a Loreto nei secoli XIVXVIII, ospita un capitolo, Schiavoni immigrati e pellegrini, che riguarda i pellegrinaggi intrapresi dagli abitanti della costa dell’Adriatico orientale verso la costa anconetana per raggiungere Loreto.

Chiamati nel Medio Evo “schiavoni” e poi, con termine dotto, “illirici”, questi devoti della Madonna che aveva brevemente soggiornato nel loro territorio diedero origine ad un’intensa corrente di pellegrinaggio e migrazione, concretizzata, non senza momenti di grave tensione, in mediazione culturale ed economica attraverso un graduale inserimento nel tessuto sociale recanatese.
Ci si può rendere conto della “continua e costante peregrinazione dei popoli schiavoni a Santa Maria di Loreto, sia singolarmente che in gruppo”, attraverso ricerche condotte nell’Archivio di Stato di Zara e di Ragusa su testamenti rogati tra Quattrocento e Cinquecento (tralascio i dati precisi riportati da Grimaldi accanto ai documenti testamentari che rivelano sorprendenti disposizioni a favore del santuario lauretano), eseguita non metodicamente, ma come saggio.

Il pellegrinaggio diventò di massa verso la metà del secolo XVI. Un penitenziere di Loreto manifesta in una lettera inviata al preposito generale del suo ordine il primo maggio del 1559, la grandissima edificazione derivante ogni anno dal vedere “…quelle grandi barcate di schiavoni, i quali trapassano in gran numero il golfo Adriatico et vengono con li suoi preti, de i quali si confessano et sentono messa in volgare, secondo l’antica usanza. Essi con grande lagrime gridano et cantano in lingua sua: Torna a Fiume, Maria; torna a Fiume…”.

Poich é mentre scrivo si avvicina la festa calendariale di San Luca (18 ottobre), mi sembra bello inserire nel discorso due “santini” di tipologia “popolare” che, riproducendo veneratissime immagini attribuite al pennello di San Luca, mostrano come il piccolo formato, se accompagnato da ottime tecniche di stampa, possa conservare molta parte del fascino che le ornate Madonne orientali esercitano attraverso la loro pensosa materialità esaltata dall’oro, dalle gemme e dai gioielli di smalto donati dai fedeli. (continua)

ELISABETTA GULLI GRIGIONI

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IN GIRO PER L'ITALIA - OVVERO "NOTE DI UN TURISMO RELIGIOSO"

VENEZIA "CHIESA DEI SANTI GEREMIA E LUCA"

Da quando, sono ormai parecchi anni, ho iniziato a raccogliere immaginette sacre, sempre più spesso, con mia moglie, nel programmare vacanze ed uscite turistiche in giro per l’Italia, ho sempre cercato di inserire tra le “nostre” possibili mete, anche le visite alle locali Chiese, monasteri, basiliche, Santuari…

Ovviamente per ammirarne le bellezze artistiche ed architettoniche, ma anche per cercare di arricchire sia la mia raccolta, sia quel la degli amici collezionisti che da tanti anni corrispondono con me, ai quali immancabilmente invio poi il frutto dei miei viaggi.
Devo confessare (e credo che quasi tutti voi sarete d’accordo con me) che è ormai sempre più difficile trovare a disposizione di chi entra in un edificio religioso, curiosando tra gli altari o sui banchett ove i parroci pongono riviste e foglietti religiosi, la relativa immaginetta… Ma anche quando, armato di sano coraggio e pazienza, vado a chiedere al sacrestano o al custode, se lo si trova.
Ebbene, anche in questo caso, non si ha certo migliore fortuna: e va già bene se non si viene guardati male,
talvolta – è capitato anche questo - trattati a brutte parole, quasi si fosse dei moderni…iconoclasti!
Sorprende moltissimo pertanto, e credo che, in una circolare come questa, rivolta a collezionisti e cultori di immaginette sacre, sia doveroso segnalarlo, quando all’ingresso di una Chiesa siamo invasi, quasi sommersi dai santini relativi ai santi ivi venerati: non che capiti spesso. Mi era già capitato un paio d’anni fa a Tolentino, al Santuario di San Nicola (segnalazione che già feci, anche se ho saputo che di recente le cose sono un un po’ cambiate e i santini a disposizione sono assai diminuiti di numero).
Ma mi è capitato anche di recente, in giro per Venezia, dove appunto mi trovavo con mia moglie, per un fine settimana di relax che ogni tanto, sempre più di rado ormai, riusciamo a regalarci… Non volevo credere a quello che i miei stessi occhi vedevano: davanti ad ogni altare, in bella mostra di sè, stava un bel santino. Bastava fare l’offerta e prenderlo. E visto che gli altari erano tanti, tanti erano i santini da prendere, tutti diversi! Proprio non me lo sarei aspettato!

Faccio così una proposta all’amico Manfé, il quale, mi auguro, vorrà dedicarmi un pochino di spazio sulla circolare per condividerla con tutti voi: “Facciamo – questa è la mia proposta – circolare le nostre esperienze di “collezionisti” segnalandoci reciprocamente quei luoghi religiosi, d’Italia e non, dove è ancora possibile trovare nuove immaginette per le nostre raccolte…”
Nella speranza che altri soci possano quanto prima raccontare altre simili esperienze, voglio raccontarvi brevemente la mia piccola “scoperta” veneziana.

A Venezia, dunque, nella Chiesa dei Santi Geremia e Lucia…

Era un bellissimo sabato pomeriggio di settembre e così, guardandoci in giro, tra una calle e l’altra, mia moglie ed io siamo capitati in Cannaregio, proprio davanti alla chiesa di San Geremia: un importante edificio di culto, che custodisce numerose opere d'arte e, anche, i resti mortali di Santa Lucia, vergine e martire siracusana, alla quale è pure dedicata.

La chiesa ha origini antiche: forse era già edificata nel secolo VIII e fu più volte ricostruita. All'interno della chiesa odierna si possono notare delle pareti molto spoglie e non di grande nota. Molto bello e pregiato risulta essere l'altare, con il suo presbiterio, nel quale si possono ammirare le statue di San Pietro e di San Geremia profeta. Nella Chiesa, come è noto, nell’abside verso il Canal Grande sono conservate le spoglie mortali incorrotte di una fra le più conosciute e venerate sante della cristianità, santa Lucia, vergine e martire siracusana. Il luogo, pur se non sufficientemente pubblicizzato, è meta di continui pellegrinaggi di fedeli che, da ogni parte del mondo, portano la loro venerazione alla santa.
Le spoglie della Santa vennero portate qui nel 1861, quando la precedente chiesa in cui si trovavano venne abbattuta per dar spazio alla stazione ferroviaria di Venezia che ne conserva tuttora il nome.
Dal Canal Grande si può leggere sulla parte della chiesta questa iscrizione: "Lucia Vergine di Siracusa in questo tempio riposa. All'Italia e al Mondo ispiri luce e pace".
Le spoglie di Santa Lucia, che per vicissitudini storiche si trovano da molti secoli a Venezia, sono state fortemente reclamate dalla popolazione di Siracusa, città natale della santa, perché ritornino a riposare all'interno del sepolcro dal quale furono sottratte, come possiamo ancora apprendere dalla vasta bibliografia in merito (mi basterà citare Le chiese di Venezia di Marcello Brusegan, Ed. Newton Compton 2008), alla quale rimando senz’altro per maggiori notizie.
A destra, nella Cappella che custodisce il Corpo, vi è un piccolo museo, ove sono conservati paramenti, antifonari, quadri e stampe relative alla precedente Chiesa di S. Lucia.

Vi si trova anche un custode molto cortese, sempre pronto a fornire utili informazioni sia sulla chiesa sia sulla Santa: qui si possono trovare ricordini, cartoline, stampe e… tutta la serie di immaginette relative alla Chiesa: molte ovviamente sono dedicate a Santa Lucia, qualcuna però anche a San Geremia e a altri santi (qui a corredo di questo mio modesto contributo è stato inserito solo un piccolo assaggio: le immagini sono circa una quarantina e più).

Su Santa Lucia, vergine e martire: solo un brevissimo cenno biografico.
Nata a Siracusa, fin dalla primissima età, la fanciulla brillò per le sue doti. Consacratasi a Dio, con fermezza sostenne la sua fede. Il 13 dicembre 304, aveva solamente 23 anni, dopo molte torture, chiuse eroicamente la sua vita predicendo per la Chiesa un futuro migliore. Il suo corpo venne deposto nelle catacombe e tanti furono i miracoli ottenuti con la sua intercessione che ben presto, sul luogo del suo martirio, venne innalzato un santuario (314).
Il culto di Santa Lucia si diffuse rapidamente dopo il martirio e il suo nome comparve ben presto nel Canone della Messa pur non avendo mai avuto una liturgia propria completa. Nel VI secolo il papa Gregorio Magno, vissuto tra 590 ed il 604, inserisce Santa Lucia nel canone della messa romana e sotto di lui vengono dedicate a Lucia due chiese, a Siracusa ed a Roma; poco dopo il nome di Lucia viene inserito anche nel canone ambrosiano.

Nel 1038 i resti della santa da Siracusa furono trasportati a Costantinopoli, quindi all’epoca della IV crociata (1204) a Venezia dove vennero custoditi nella Basilica di San Giorgio Maggiore, poi nella chiesa appositamente eretta nel 1313, infine in quella di San Geremia a Cannaregio. Qui ora si trovano venerati dalla pietà dei fedeli di ogni parte del mondo, che salutano in Lucia, la cui festa si celebra il 13 dicembre, la protettrice delle malattie agli occhi.

CARLUCCIO FRISON

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20 SETTEMBRE 1708-1808: EUSTACHIO CAPIZZI NELL'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL VENERABILE SERVO DI DIO


Il prof. ANTONINO BLANDINI ha proseguito l’unito articolo, già pubblicato dal settimanale regionale “Prospettive” dell’arcidioces metropolitana di Catania nell’edizione del 14.IX.2008.

"In occasione del tricentenario della nascita del venerabile sacerdote Ignazio Capizzi, ricordato come apostolo di Palermo e fondatore del R. Collegio intitolato al suo nome - nel contesto dei festeggiamenti che Bronte, unitamente all’arcidiocesi di Catania, “grata per aver avuto in lui un modello di vita, di fede e di amore
a Dio e ai fratelli e per averla dotata di un Centro di Studi che l’ha resa degna di memoria”, ha organizzato in onore del figlio più grande - si delinea un breve profilo biografico del servo di Dio che ci si attende possa essere al più presto beatificato e canonizzato.
Ignazio Eustachio nacque il 20 settembre 1708 da umile famiglia e, rimasto orfano del padre Placido, mandriano, ancora piccolino fu mandato a pascolare il gregge dello zio.
Morto anche il fratello maggiore Lorenzo (i più piccoli si chiamavano Domenico Antonino e Saverio Stanislao), seguendo il consiglio della mamma Vincenza Cusmano, filandaia, decise di seguire la vocazione sacerdotale ed iniziò a studiare, all’età di 11 anni, presso l’Oratorio “S. Filippo Neri” della chiesa S. Maria della Catena, sotto la guida dei sacerdoti oratoriani Pietro Politi e l’arciprete Mario Franzone.
Successivamente si trasferì a Caltagirone per gli studi superiori nella Congregazione Filippina, ma dovette rientrare a casa date le accresciute difficoltà finanziarie familiari.
Dopo aver preso lezioni di teologia da don Basilio, ricevette la tonsura e gli ordini minori dal l’arcivescovo di Messina Giuseppe Migliacci, continuando a lavorare nella farmacia del paese.
Partì, poi, per le isole Eolie come chierico di camera del vescovo Pietro Platamone dei frati predicatori, compiendo gli studi di filosofia e teologia con p. Domenico Licata. Ma l’ordinario di Lipari non volle ammetterlo agli ordini maggiori ritenendolo inidoneo; anche l’arcivescovo di Monreale, da cui dipendeva la Chiesa brontese, non volle ordinarlo. Le sue umili origini di pecoraio, nonostante avesse racimolato la dote per l’ordinazione, continuavano ad essere motivo di amarezza e di tristezza.
Licenziato dalla corte episcopale, Ignazio si recò a Roma nel vano tentativo di parlare con il cardinale Acquaviva, arcivescovo monrealese, che lo rimandò al suo vicario; poiché anche costui si rifiutò di riceverlo, fu costretto ad accettare il lavoro d’inserviente all’ospedale di Palermo dove diede, come sempre, il meglio di sé lavorando con infinita carità e pazienza, nonostante il carattere vulcanico e focoso che riusciva eroicamente ad educare al bene e all’operorosità. Su esortazione dei sanitari intraprese gli studi di medicina con il dr Pietro Sicari sino all’abilitazione alla professione. Ammalatosi gravemente, guarì prodigiosamente e, lasciato il lavoro di “pratico-fisico”, incoraggiato dal confessore Agostino Tedeschi S.J. e desiderando assecondare la vocazione, riprese gli studi di formazione presso la congregazione Maria SS. del Fervore del Collegio Massimo gesuitico, grazie al modestissimo ma indispensabile sussidio della mamma. Ammesso finalmente in sacris, conseguì la laurea in teologia e divenne diacono. Così il 26 maggio 1736, festa del suo protettore s. Filippo Neri, fu ordinato sacerdote,a Palermo, dal vescovo di Molfetta, Giuseppe Bartolotta, principe di S. Giuliano.
Il programma del suo ministero presbiterale fu: “A Dio la gloria, al prossimo il vantaggio, per me il sacrificio”.

Ovunque richiesto per la vita santa, il novello levita intraprese un’intensa attività di apostolato itinerante, predicando e confessando con ardore missionario nelle case religiose, cercando con zelo fraterno i non credenti e aiutando tutti con fede ed amando tutti con fede ed amore. Fu instancabile catechista del popolo dei bassi, ispiratore e fondatore di aggregazioni laicali di sicura importanza sociale.
P. Ignazio visse tanti anni formando in una povera casa dell’Albergheria una piccola comunità con 2 preti diocesani: il confessore e il parroco e vicario generale Isidoro del Castillo. Per altri 14 anni fu ospitato nella casa del clero in S. Eulalia, che restaurò generosamente.
Si fece servo dei poveri, dei carcerati e degli degli infermi; il suo amore verso il prossimo scaturiva dall’amore ardente per il Signore. Raggiunse le vette della mistica: pregando e celebrando fu visto spesso in estasi e sollevato da terra. Rifiutò le nomine di canonico metropolitano e di soprintendente dell’Ospedale Grande, offerte dal viceré Fogliani.
Nel 1750 andò pellegrino giubilare a Roma e visitò la Santa Casa di Loreto.

P. Capizzi non reagì mai alle accuse infamanti ed infondate sul conto anche quando fu punito severamente con tre gravi provvedimenti, tra cui la sospensione a divinis, da parte di due arcivescovi di Palermo. Afflitto da tante prove, non volle mai dimostrare la sua innocenza che col tempo emerse in tutta la sua integrità, con la completa riabilitazione.
Accorreva ovunque c’era bisogno di lui; nel 1743 fu a Messina, flagellata dalla peste. Ardente di zelo per la salvezza delle anime, ardimentoso e coraggioso, fu un formidabile costruttore di opere di carità: un ospedale per sacerdoti ammalati, collegi, ginecei, ricreatori per giovani. Il beato Pio IX nel proclamarlo venerabile lo avrebbe definito “il s. Filippo Neri della Sicilia”.

L’opus magnum fu la fondazione, nel 1774-78, a Bronte del Collegio per “promuovere il riscatto dal servaggio del popolo brontese ed avviare con la sua scuola il perseguimento della consapevolezza dei valori propri della dignità umana”, come scrivono in un avviso ai cittadini il sindaco Giuseppe Firrarello e il rettore sac. Giuseppe Zingale. L’umile figlio del popolo, raccogliendo i fondi necessari, attuò il sogno di fondare il convitto per l’educazione e l’istruzione delle gioventù, fornito di una capace biblioteca, che raccoglieva diverse raccolte dei Gesuiti ed era destinato ai laici e anche alla formazione dei sacerdoti.
Capizzi non aveva dimenticato i sacrifici che aveva dovuto affrontare, lontano da Bronte, proprietà feudale dell’Ospedale di Palermo, per avere un’adeguata istruzione e preparazione al sacerdozio. Il fondatore del Collegio non aveva preteso nulla per sé, neppure il nome; di quest’opera santa volle che rettore perpetuo fosse nostro Signore Sacramentato e patrono s. Filippo Neri, mentre come regola scolastica adottò quella dei collegi della Compagnia di Gesù.
Gran parte dei maestri provenivano dalla vita culturale monrealese e palermitana, perché Bronte ancora non faceva parte della diocesi di Catania.
Dopo aver trovato ospitalità dai monaci basiliani, p. Ignazio, definito il S. Vincenzo de’ Paoli di Palermo, approdò all’Oratorio dei Filippini dell’Olivella, dove, ospite dolcissimo, continuò a condurre una vita comunitaria, contemplativa e penitente di preghiera e di servizio missionario nell’assistenza ai malati, nell’educazione dei ragazzi, nel ministero del confessionale.
Teologo, scrittore e genio della pastorale, predicava i quaresimali in dialetto. Tra incomprensioni e difficoltà, divenne superiore della casa degli Esercizi che, dopo la cacciata dei Gesuiti, ospitò una congregazione di sacerdoti che facevano vita in comune e insegnavano il catechismo ai fanciulli. Pervaso dalla spiritualità di S. Alfonso, fu maestro di spirito nel collegio femminile di S. Maria della Sapienza, nella confraternita per operai ed artisti, nel collegio di S. Maria al Carmine per ragazze a rischio. Antonio Corsaro ritiene che, in mistica e scrittura, Ignazio può essere accostato a Teresa di Gesù: essi sono maestri su piani diversi. Il siciliano come la riformatrice spagnola scrive adoperando la parlata del popolo e vi mette di suo la fantasia e le immagini allora consuete.

Il venerabile morì il 27 settembre 1793; nel suo cuore spostato furono trovati i segni di quel dardo infuocato che, partitosi dall’altare, lo aveva ferito al petto durante una predica durante la novena di Pentecoste.
I cantastorie a lungo cantarono le gesta dell’<inutilissimo> p. Capizzi, il san Francesco del Settecento siciliano.
La causa di beatificazione fu introdotta nel 1819 e le virtù eroiche furono riconosciute nel 1858, nella festa di s. Filippo Neri.
Il 17 aprile 1994, i suoi resti mortali furono traslati in un nuovo monumento sepolcrale della chiesa “S. Cuore” del Collegio.
Mons. Adolfo Longhitano, insigne canonista e concittadino del venerabile, lo presenta come apostolo e operaio del Vangelo. In un proclama alla cittadinanza il vicario foraneo Antonino Longhitano e il rettore evidenziano la straordinaria figura del Capizzi,un uomo che ha compiuto con straordinaria forza morale il personale cammino della sua esistenza e un sacerdote esemplare che ha celebrato nella sua vita l’amore salvifico di Dio; una figura che si staglia nell’orizzonte più grande della santità.
Il compianto arcivescovo mons. Naro lo ha considerato perla del clero monrealese, mentre l’arcivescovo emerito di Catania, mons. Bommarito, lo ha definito “apostolo dell’amore di Gesù”, decidendo, nel 1995, di promuovere la causa di beatificazione.
L’arcivescovo mons. Gristina considera il venerabile per la città di Bronte, e non solo per essa, un “capo”, cioè un servitore interamente dedito all’autentico bene dei suoi concittadini e di tutte le persone che il Signore gli fece incontrare.

La concelebrazione eucaristica presieduta dal metropolita con il clero brontese si terrà nella Matrice SS. Trinità dove il piccolo Ignazio fece il chierichetto.

ANTONINO BLANDINI

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A MODENA LA STAMPA DEI SANTINI PIU’ BELLI

4 novembre 2008 (ZENIT.org).-
Non sono solo gli album e le figurine dei calciatori a fare di Modena uno dei principali centri per la riproduzione di immagini pregiate. Se si guarda alla storia si scopre che già nel 1857 don Luigi Della Valle partì da Spilamberto, Comune della provincia modenese sulla riva sinistra del Panaro, ove reggeva la parrocchia, alla volta di Modena per fondare la tipografia dell'Immacolata Concezione, con il preciso intento di produrre in grande quantità e divulgare immagini sacre utili a tutti i parroci per diffondere la conoscenza dei santi e dei martiri.
In questa sua opera di evangelizzazione, don Luigi fondò anche la Litoleografia San Giuseppe e il ricreatorio del Paradisino, iniziò quello che oggi è l'Istituto Sacro Cuore di Viale Storchi, e fu cofondatore del Banco San Geminiano. Fu anche propugnatore e ispiratore di una biblioteca cattolica circolante e del mensile di tiratura nazionale "Il Divoto di S.Giuseppe".
Di grande successo fu soprattutto la stampa e diffusione dei Santini, una scelta editoriale che sembra aver successo anche oggi. Per oltre 50 anni la Litoleografia di San Giuseppe e la tipografia dell'Immacolata Concezione di Modena utilizzarono le tecniche più avanzate ed innovative per riprodurre e stampare i Santini più belli.
Le aziende e il progetto editoriale la cui produzione raggiunse e mantenne fino a metà del '900 livelli qualitativi e creativi invidiabili, con prodotti oggi tra i più ricercati e disputati dai collezionisti di tutto il mondo, concluse, purtroppo, l'attività tra gli anni '70/'80, senza trasmettere quelle tecniche e quel know-how che la rese così apprezzata nel tempo.
Di questa tradizione a Modena non rimane solo una via intitolata a monsignor Luigi Della Valle, ma anche una attività tipografica e un progetto culturale che continua a lavorare per riprodurre Santini e opere d'arte sacra.
Il grande successo dell'opera a fascicoli "Santini da collezione" diffusa in edicola da Hachette <http://www.hachette-fascicoli.it/opere-minisito-abbonati/Santini.htm> mostra un ritorno di attenzione per la storia e l'immagine dei santi da parte di una società che appare molto secolarizzata. Il primo a credere in questo progetto, insieme al collezionista di Santini, Graziano Toni, è stato Gianni Grandi della Tipolitografia "F.G." dei Fratelli Grandi di Modena.
Intervistato da ZENIT, Grandi ha spiegato che riprodurre Santini da collezione che vanno dal '700 ai primi del '900 "è stata un'impresa non da poco".
"Anche perché -ha aggiunto - parecchie delle tecniche utilizzate per la produzione di questi piccoli capolavori, come i canivet e i pizzi con giochi di trafori, rilievi e sbalzi accuratissimi, erano prevalentemente manuali, difficilmente riproducibili e realizzabili con le moderne tecniche produttive, che tanto hanno perso di quel lavoro definito troppo spesso artigianale".
"In alcuni casi - ha sottolineato Grandi -siamo riusciti a riprodurre anche gli appunti a matita che i proprietari dei Santini avevano scritto a fianco delle preghiere".
L'esperto tecnico di riproduzioni ha raccontato di "sentirsi in un certo modo in continuità ideale e tecnica con le tipografie fondate da mons. Luigi Della Valle".
E non solo per ragioni geografiche, infatti la Tipolitografia "F.G." dei Fratelli Grandi fronteggia Spilamberto, sulla sponda opposta del fiume a Savignano sul Panaro, ma soprattutto perché"da anni, con le più moderne attrezzature, applicando il sapere artigianale di un tempo, si riproducono preziose collane di disegni naturalistici per conto del Ministero dell'Ambiente, antichi documenti e tomi miniati, tra cui il più importante, il 'Libro d'Ore Visconti', che è stato definito a Francoforte, alla Fiera internazionale del libro di qualche anno fa, 'la più bella riproduzione di un libro miniato mai realizzato al mondo'".
Così i Santini -ha concluso Grandi - sono tornati ad essere "veri e propri capolavori da raccogliere e conservare per poter apprezzare l'evoluzione di questa particolare e suggestiva forma di devozione che, poco o tanto, ha coinvolto tutti noi nella nostra infanzia e che, per i più devoti e gli appassionati, continua ancora".

ANTONIO GASPARI (Fonte:Zenit.org)

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IMMAGINETTE RICORDO

L’immagine dipinta a mano fu anche un foglio ricordo che i conventi distribuivano a particolari protettori e amici o che gli amici si regalavano in determinati giorni di festa o solennità, come Cresime, prime Comunioni, professioni di voti e simili. […]
Originariamente gli autori di tali immagini ricordo erano quasi tutti monache o frati, anche perché nella maggior parte dei conventi c’erano pittori, pittrici che praticavano l’arte. Nel XVI secolo, crescendo anche in ambiente laico la richiesta di queste pie miniature in pergamena, anche gli artisti di professione ne divennero artefici.
Già nel 1647 i pittori di Augusta deplorano amaramente in una petizione al Consiglio che i calligrafi, cui solamente competeva la coloritura e la messa in carta di stampe, “non contentarsi più delle piccole comuni immagini a mano in pergamena per i libri di preghiere – che essi di quando in quando ci sottraggono – ma dipingere anche grandi fogli di pergamena e venderli a prezzi fuori concorrenza”.

(Pagg.10-11 del Libro: “SANTI DI PIZZO” di Michele Falzone del Barbarò – Ed.Daniela Piazza)

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SCRITTORI, SANTI E SANTINI


a cura di e.emme

Nelle trincee della prima guerra mondiale il fuoco inesorabile di un cecchino nemico uccide, uno per uno, i soldati che tentano di raggiungere un posto di vedetta sguarnito. Nell’orrore della guerra e l’orrore della natura, in trincea, un soldato manifesta la sua intima fede, semplice e profonda, incollando una piccola immagine sacra (una madonnina?) nel cunicolo ove è rannicchiato.

tratto da “LA PAURA” racconto di Federico De Roberto, recentemente pubblicato da Edizioni e/o Roma, 2008

(…) Chiese al telefonista di dargli la comunicazione del Comando di linea e portò il ricevitore all’orecchio.
“Pronto?...Pronto!”. “Comando linea”.
“Chiedo un tiro di rappresaglia perché mi hanno ucciso cinque uomini, mi uccidono tutti gli uomini che mando alla vedetta del canalone”.
“Uccisi? Cinque uomini?”.
“Uccisi, buttati giù, rimasti lì, dove non è possibile mandare a ritirarli, se non viene buio. (…). La piazzola è rimasta sguarnita”:
“Ci mandi altri, perdio!”.
“Me ne gettano a terra quanti ce ne mando!”.
“Ce ne mandi tanti finché i caduti formino parapetto!”.

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“Contenti ragazzi: che i nostri poveri compagni saranno vendicati…Sentirete che musica, a momenti… Intanto, chi è di turno si tenga pronto”.
“Tocca a Ricci, scior tenent” rispose Borga.
“Ricci! …Ricci!”.
Il nome fu ripetuto dall’uno all’altro, lungo la trincea senza che il chiamato rispondesse.
“Unn’è, stu Ricciu?”.
Gulizia, il siciliano, lo trovò nell’ultimo ricovero, inginocchiato dinanzi al tascapane e a un sacco-a-terra dal quale traeva fuori la sua roba.
“Ti voli u tinenti, Ricciu”.
Il chiamato, un marchigiano biondo e pallido, alzò in viso al compagno gli occhi chiari e lucenti, scosse il capo, tacitamente denegando (…) (…) Sempre in ginocchio, tornò a ordinare i suoi cenci, le calze sudice, il colletto a maglia ingiallito dal sudore, il rozzo specchietto che alterava le immagini (…)
“Fa’ coraggio, Ricci: che il tenente ha detto che ci fa sparare addosso l’artiglieria”.
“Nun ti scantari, ch’a Bedda Matri t’aiuta!”.
Egli chinò il capo, lentamente, , in più volte, in atto d’assenso alle parole della fede. Poi s’alzò, prese il fagotto e andò a deporlo accosto alla parete, sotto il posto dove aveva incollato un’immagine sacra. Pochi confidavano nelle cannonate; la Madonna, sì, poteva salvarlo.
E gli cedettero il passo quando, passatosi il tascapane a tracolla e impugnato il fucile, egli uscì per andare a presentarsi all’ufficiale. (…).

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Ricci andò di corsa, sotto le raffiche, in mezzo al fragore della tempesta di fuoco; fu visto uscire dal camminamento, curvo, con l’arma a crociatet, come un cacciatore in agguato e gettarsi a terra. Il tiro si prolungò ancora un poco, poi la pioggia di ferro ardente cessò. (…)
“Ma che fa Ricci?” esclamò l’ufficiale.
“Ch’è restaa, scior tenent, appena foeura del camminament! … El Cecchin l’è al sicur; l’avrà giamò rettifica la mira!” (…)

FEDERICO DE ROBERTO (Napoli 1861-Catania 1927), autore di numerosi romanzi e raccolte di novelle e e racconti.

Il suo capolavoro è il romanzo “I Vicerè”, Vicerè”, documento fondamentale nella letteratura italiana.


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NOTIZIE DAL VATICANO

CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI


La Congregazione delle delle Cause dei Santi ha pubblicato con il permesso di Benedetto XVI il Decreto sulla eroicità della vita e delle virtù di suor Maria Troncatti, missionaria salesiana in Ecuador.

Il Decreto, che riporta la data dell'8 novembre, è stato firmato e reso pubblico il 12 novembre, quando l'Arcivescovo Angelo Amato e l'Arcivescovo Michele Di Ruberto, rispettivamente Prefetto e Segretario della medesima Congregazione, lo hanno firmato nella Sala dei Congressi, alla presenza della nuova Superiora Generale, madre Yvonne Reungoat, delle Madri Generali emerite e delle Consigliere.

Maria nasce a Corteno Golgi (Brescia), il 16 febbraio 1883 in una numerosa famiglia di allevatori di montagna. Cresce lieta e operosa fra i campi e la cura dei fratellini, in un clima caldo dell'affetto di esemplari genitori. A Corteno arriva il Bollettino salesiano e Maria, ricca di valori cristiani, pensa alla vocazione religiosa. Inizialmente il padre non è d’accordo ma appena la figlia compie la maggiore età, 21 anni, dà il suo consenso. Maria chiede l'ammissione all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice ed emette la prima professione nel 1908 a Nizza Monferrato.

Durante la Prima Guerra mondiale segue a Varazze corsi di assistenza sanitaria e lavora come infermiera crocerossina nell'ospedale militare. In seguito a un violento tornado Maria promise alla Madonna che se le avesse salvato la vita sarebbe partita per le missioni. La Madonna l’esaudisce e Suor Maria chiede alla Madre Generale di andare tra i lebbrosi. Sette anni dopo Madre Caterina Daghero la manda invece in Ecuador. Nel 1925 sbarca nella baia di Guayaquil e raggiunge Chunchi dove è infermiera e farmacista per poco tempo. Accompagnate dal vescovo missionario Mons. Comin e da una piccola spedizione, Suor Maria e altre due consorelle si addentrano nella foresta amazzonica. Loro campo di missione è la terra degli indios Shuar nella parte sud-orientale dell’Ecuador. Appena giunti a Mendez, Suor Maria si guadagnaa la stima di una tribù Shuar operando con un temperino la figlia di un capo ferita da una pallottola. Si stabiliscono definitivamente a Macas, un villaggio di coloni circondato dalle abitazioni collettive degli Shuar, in una casetta su una collina. Come don Bosco fu padre e maestro, Suor Maria diventa madre, e per 44 anni sarà chiamata da tutti Madrecita.

Inizia un difficile lavoro di evangelizzazione in mezzo a rischi di ogni genere. È Infermiera, chirurgo, ortopedico, dentista e anestesista, ma soprattutto catechista, ricca di meravigliose risorse di fede, di pazienza e di amorevolezza salesiana. La sua opera per la promozione della donna shuar fiorisce in centinaia di nuove famiglie cristiane, formate per la prima volta su libera scelta personale dei giovani sposi.
Svolge la sua attività soprattutto nel campo della formazione e della sanità, all’ospedale Pio XII di Sucúa e in numerosi dispensari.
È madre delle missioni del vicariato apostolico di Méndez: Mácas, Méndez, Sevilla don Bosco e Sucúa, con instancabili spostamenti nella selva.
Il 25 agosto 1969 Suor Maria è in aereo per recarsi a Sucúa agli esercizi spirituali, l’aereo cade poco dopo il decollo. La radio della Federazione Shuar dà il triste annuncio: “La nostra Madre, suor Maria Troncatti è morta”.

La sua salma riposa a Macas. Parlando della nuova venerabile, madre Yvonne Reungoat - la neo-Madre generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, eletta il 24 ottobre u.s. dal XXII Capitolo, una francese dopo dopo 136 Superiore generali italiane - che mercoledì 12 novembre ha preso parte all'Udienza generale del Papa, ha spiegato:
"Fu veramente la mamma e il punto di riferimento degli indigeni shuar dell'Ecuador, promuovendo tra di essi l'emancipazione delle donne e svolgendo un enorme lavoro di evangelizzazione".
Al momento sr. Maria Troncatti è la nona religiosa ad essere proclamata venerabile della Famiglia Salesiana, subito dopo Margherita Occhiena, la Mamma di Don Bosco.
Proprio recentemente, sono pervenuti alla Congregazione delle Cause dei Santi gli atti dell'inchiesta diocesana su un presunto miracolo di guarigione, avvenuto nell'arcidiocesi di Portoviejo – sempre in Ecuador – per l'intercessione di suor Troncatti.
Se anche l'inchiesta romana si concluderà in maniera positiva, la missionaria degli Shuar issionaria degli Shuar giungerà in tempi brevi all'onore degli altari.

(Fonte: www.sdb.org e www.cgfmanet.org)

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CERIMONIE DI BEATIFICAZIONE

BEATI PETRUS KIBE KASUI E 187 COMPAGNI


Nagasaki, 24 novembre24 novembre 2008 - Beatificazione in the Nakasaki Prefecturale Baseball Park (Big
N Stadium), JN Stadium), JAPAN

188 martiri giapponesi, in gran gran parte laici, uccisi in odio alla fede tra il 1603 e il 1639.
Intere famiglie vennero assassinate per non aver rinnegato il nome di Gesù. Molte donne furono bruciate vive abbracciate ai loro bambini mentre i loro parenti pregavano “Gesù, accogli le loro anime”.
Alcuni hanno subito torture terribili: uomini, donne, giovani e perfino handicappati vennero crocifissi e tagliati a pezzi. Il gesuita Pietro Kibe, torturato per dieci giorni consecutivi, dava coraggio ai catechisti martirizzati con lui.
La celebrazione sarà presieduta dal Cardinale Seiichi Peter Shirayanagi, Arcivescovo emerito di Tokyo, alla presenza del Card.José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione per le Cause dei Santi e inviato del Papa per l'occasione.

La caratteristica della nuova Beatificazione è di essere completamente "giapponese". Monsignor Takeo Okada, attuale Arcivescovo di Tokyo, annunciando data e luogo della Celebrazione, ha osservato: «Questa è la prima volta che la Cerimonia di Beatificazione viene tenuta in Giappone. Ed è anche la prima volta che tutti i Martiri che saranno beatificati sono giapponesi».
Ma è anche la prima volta - possiamo aggiungere - che il lavoro di preparazione è tutto "made in Japan", mentre nelle Cerimonie precedenti sono prevalse l'iniziativa e l'azione degli "ordini religiosi" ai quali parecchi Martiri appartenevano.
Mons. Agostino Jun'ichi Nomura, Vescovo di Nagoya, ha sottolineato il fatto che«la maggior parte dei Martiri sono state persone che vivevano vite ordinarie nelle famiglie come "samurai", mercanti e artigiani»; vale a dire,rappresentavano tutti gli strati sociali della società giapponese di quel tempo.
Tra i 188 Martiri un gran numero sono donne, «nellequali - dice un Comunicato della "Conferenza Episcopale" locale - noi scopriamo non soltanto la vera bellezza femminile, ma anche il potere che le donne esercitano nella Chiesa (Giapponese)».
"Nazionalismo"? No. Queste sottolineature indicano, piuttosto, che il motivo di fondo dell'avvenimento è "pastorale": offrire alla Chiesa Giapponese di oggi uno specchio in cui riflettersi, per migliorare e riprendere il cammino.

PINO CAZZANIGA

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FRA' JOSE' OLALLO VALDES (1820-1889)

Camaguey (CUBA), 29 novembre 2008 - Beatificazione nella“Plaza de la Caridad"
L'AVANA, giovedì, 13 novembre 2008 (ZENIT.org).

Il 29 novembre verrà beatificato a Cuba fra' José Olallo Valdés, religioso dell'Ordine dei Fratelli di San Giovanni di Dio, eroe della carità.
Per scoprire la sua eredità spirituale, ZENIT ha interpellato padre Félix Lizaso OH, postulatore della sua causa di beatificazione, che ha ricordato come il religioso sia stato l'ultimo sopravvissuto a Cuba quando le leggi del Governo spagnolo soppressero gli ordini religiosi in Spagna e in America Latina verso il 1835.
“I riferimenti alla sua esistenza apparivano solo in alcuni Annali dell'Ordine e poco più”.
Nato nel 1820 all'Avana, fra' Olallo visse 69 anni e sempre a Cuba (54 a Camagüey), morendo nel 1889. Era conosciuto come “padre Olallo”, anche se non era sacerdote, perché quando gli venne proposto rinunciò per poter continuare a operare come infermiere in ospedale.
Nel 1989, in occasione del centenario della sua morte, vista la popolarità e la fama di santità di cui continuava a godere presso il popolo, un gruppo di laici di Camagüey si è organizzato per celebrare l'anniversario.
In questa occasione l'Arcivescovo di Camagüey, monsignor Adolfo Rodríguez Herrera, insieme all'ospitalario Manuel Cólliga, spagnolo residente all'Avana, hanno invitato agli atti commemorativi l'allora nuovo Superiore Generale dell'Ordine, l'australiano fra' Brian O'Donnell, al quale il presule ha chiesto che l'Ordine sostenesse lo studio sulla santità di “padre Olallo” in vista della sua beatificazione.
Olallo, chiamato “padre dei poveri” e “apostolo della carità”, visse e morì “ammirato come persona integra, ottimo infermiere e assiduo servitore dei più diseredati della società a Camagüey, incarnando pienamente l carisma dell'ospitalità proprio della sua vocazione”, ha ricordato il postulatore.
“Quando morì, il popolo e tutta la società camagüeyana, nonostante le grandi divisioni sociali e politiche esistenti, si unì per onorarlo con il più solenne dei funerali. In seguito si organizzò una colletta per costruire un mausoleo che in 100 anni è stato visitato da moltissimi devoti che chiedono il suo aiuto e la sua intercessione”.
“La sua straordinaria testimonianza di santità e di ospitalità, con fama popolare di santo, riconosciuta dalla Chiesa in relativamente poco tempo, arriva in un momento molto particolare per le vocazioni, non non solo in Europa, ma anche in America Latina e per tutto l'Ordine”.
“Lo slogan della sua vita, che è quello della sua beatificazione, dice tutto: 'Si preoccupava dei poveri, dei malati e deilebbrosi, degli abbandonati e dei moribondi, dei bambini malati e analfabeti, degli anziani senza famiglia, dei prigionieri malati, degli africani e degli asiatici, contro la schiavitù. Si fece tutto per tutti”.
Olallo sarà il secondo beato di Cuba e il primo beatificato nell'isola. L'altro beato, José López Piteira, era solo nato a Cuba da genitori immigrati spagnoli che rimasero pochi anni nell'isola e tornò da piccolo in Spagna. Diventato religioso agostiniano, morì martire nel 1936. In realtà non era conosciuto a Cuba, dove è noto solo per il certificato di battesimo.

In vista della beatificazione di fra' Olallo, la Conferenza Episcopale Cubana ha chiesto di prepararsi per conoscere meglio la sua vita e la sua testimonianza e vivere in modo più profondo l'avvenimento. L'Arcivescovado di Camagüey ha diffuso a questo scopo un questionario di 100 domande storiche, culturali e religiose sul nuovo beato. Si svolgono inoltre frequenti pellegrinaggi sulla sua tomba.Tutto ciò, ha sottolineato il postulatore, aiuterà a conoscerlo meglio e a far crescere“la sua venerazione, devozione, imitazione e intercessione e non solo dal punto di vista della fede e della religiosità, ma anche nel campo sociale e sanitario”.

Quanto al miracolo che ha aperto le porte alla beatificazione di fra' Olallo, tra le tante segnalazioni ricevute a questo proposito è stata scelta per la sua peculiarità la guarigione di una bambina di tre anni, Danielita Cabrera Ramos, di Camagüey, malata di “linfoma non Hodgkin probabile Burkitt, nel 3°-4° stadio , con vasta diffusione addominale, complicato da un'insufficienza renale acuta e precoce ricaduta”. La bambina è guarita in modo immediato e perfetto la sera del 18 settembre 1999.
“Si può sostenere che sia stato il frutto di una continua preghiera comunitaria di tutta la parrocchia, oltre che di altri gruppi e di vicini della famiglia, uniti e stimolati dall'esempio di fede e fiducia nel Servo di Dio Olallo dei genitori di Danielita”, ha affermato padre Lizaso.

Per 54 anni, fra' Olallo operò in ospedale a favore dei più bisognosi in un ambiente segnato da “mancanza di mezzi, fame, guerra, epidemie, schiavitù, rivalità politiche e sociali” ed esclaustrazione dei religiosi, dopo la quale continuò a lavorare come infermiere civile.
Nel religioso, ha aggiunto il postulatore della sua causa, “si compiva il criterio evangelico per cui l'umile è innalzato, perché era rimasto nella penombra storica, nascosto nel cuore del popolo camagüeyano”.
“La beatificazione di fra' Olallo Valdés è il momento in cui la perla preziosa viene presentata a tutti dalla Chiesa”, ha concluso.

(Fonte: Zenit.org)

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BEATIFICAZIONE DI PAPA PIO XII - NO ALLE INGERENZE

Un’intervista del ministro per gli Affari sociali di Israele, Isaac Herzog, al quotidiano Hareetz riaccende la polemica sulla beatificazione di Pio XII. Secondo il ministro, che è anche responsabile degli Affari della Diaspora, della lotta all’antisemitismo e dei rapporti con le comunità cristiane, il «tentativo» di farlo diventare santo sarebbe «inaccettabile».
«Durante il periodo dell’Olocausto il Vaticano sapeva molto bene quello che stava accadendo in Europa», insiste Herzog, secondo il quale non vi sarebbe «alcuna prova, per ora, di alcun provvedimento preso dal Papa che, come Santa Sede, avrebbe potuto ordinare».
Addirittura il processo di beatificazione, a detta dell’esponente del governo israeliano, sarebbe una forma di «sfruttamento dell’oblio» rispetto a quei fatti, e testimonierebbe «un’assenza di consapevolezza».

Un motivato no comment è la risposta del direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi: «Non ho nulla da dire, non voglio alimentare la polemica ». «Stupisce – osserva il postulatore della causa di beatificazione di Pacelli, padre Paolo Molinari – che un ministro dello Stato di Israele faccia un intervento con cui si ingerisce con un affare che, per la sua natura, è interno alla Chiesa cattolica». Molinari si dice altrettanto stupito per l’affermazione di Herzog secondo cui non vi sarebbe alcuna testimonianza di passi concreti in difesa degli ebrei. Il postulatore ribatte citando le affermazioni di autorevoli esponenti, dal primo ministro Moshe Sharrett e, da quello degli Esteri Golda Meir (diventata anch’essa primo ministro), allo storico Martin Gilbert, inglese di origine ebraica tra i più noti studiosi dell’Olocausto.

A «titolo personale» interviene il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, che firmò per il Vaticano le relazioni diplomatiche con Israele, sottolineando che «la Santa Sede ha un atteggiamento responsabile ma certe intromissioni nelle cose interne della Chiesa annoiano: sono giudizi esterni; certo il Papa è sensibile, ha scelto un momento di riflessione, però non bisogna disturbarlo con dichiarazioni per obbligarlo in un modo o nell’altro. Ciascuno abbia responsabilità nell’ambito delle sue competenze».

Anche l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lew ammette che la beatificazione di Pio XII è una «questione interna alla Chiesa cattolica». I dissensi tra Israele e Vaticano riguardano invece «il ruolo storico» di papa Pacelli. A suo giudizio, comunque, questo aspetto verrà chiarito soltanto «con l’apertura degli archivi vaticani».

Alla domanda se questa vicenda stia o meno influenzando la possibilità di un viaggio papale in Israele, l’ambasciatore risponde: «Il Papa è il benvenuto in Israele, è stato invitato, e spetta a lui decidere tempi e modi, noi non interferiamo in questo». Su quanto avvenuto ieri da registrare la rubrica Sacri palazzi de Il Foglio online dal titolo «Non sarà un ministro straniero a interrompere la causa di Pio XII». Da buona fonte, anzi, «si ribadisce» che già da prima dell’estate «è chiara la volontà nei Sacri Palazzi di pubblicare il decreto sulle virtù eroiche».
Ma prima di questo passo è stato dato incarico a padre Ambrosius Eszer, domenicano tedesco molto autorevole e stimatissimo dal Papa, di dare un’ultima revisione ad alcuni faldoni di documenti. «Il lavoro di padre Eszer, che è stato fino a poco tempo fa relatore generale della Congregazione delle cause dei santi, sta procedendo celermente e quindi – afferma Sacri palazzi – non è escluso che entro l’anno, o subito dopo, venga dato l’annuncio ». Questo non vuol dire ovviamente che Pio XII sarà automaticamente
beatificato.

(Fonte: Avvenire del 24.X.2008)

PIER LUIGI FORNARI

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CAUSA DEL SERVO DI DIO GIOVANNI PAOLO II

La Causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dopo che Benedetto XVI ha concesso la dispensa dei cinque anni di attesa dopo la morte. Il 2 aprile 2007, conclusa la fase diocesana, è iniziato il cammino del processo presso la Congregazione delle Cause dei Santi.
Per fare il punto della Causa di beatificazione ascoltiamo il postulatore, mons. Slawomir Oder, al microfono di padre Mateus Ignacik:
"Attualmente siamo nel momento della complessiva elaborazione della Positio super virtutibus. Questa fase processuale lascia spazio ad eventuali ulteriori approfondimenti.
Nel mio lavoro ho tenuto sempre ben presenti le parole che ho sentito personalmente da Papa Benedetto XVI, che tante volte ha dimostrato pubblicamente il suo vivo interesse per la causa:
'Fate presto, ma bene, in modo ineccepibile!'. Le parole del Pontefice rimangono attuali anche in questo momento processuale e riguardano tutte le persone coinvolte.
Questo fatto, da una parte mi lascia molto sereno perché consapevole che il lavoro svolto fino ad oggi è stato condotto in aderenza alle parole del Papa, dall’altra parte mi impone fiduciosa, paziente attesa perché anche l’attuale fase si svolga con la serietà e rigorosità proprie di questo tipo di procedimenti canonici. Questo è quanto mi è possibile dire circa lo stato della Causa di beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II".

(Radio Vaticana, 15.X.2008)

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MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE

 

 

"MICHA'EL" - BAGNACAVALLO (RA), 20 settembre - 15 Dicembre 2008
Mostra di immaginette Sacre dal ‘700 ad oggi


ASPETTI ICONOGRAFICI PRESENTI NELLE IMMAGINETTE DI SAN MICHELE ARCANGELO
ESPOSTE NELLA MOSTRA “MICHA’EL”

Nelle prime immagini, come nel mosaico del VI secolo che si trova a Ravenna in Sant’Apollinare in Classe, l’Arcangelo Michele ha l’aspetto e il volto di un alto dignitario di corte, con la tunica bianca, come comandante della milizia celeste, vestito della clamide di porpora, mentre con la mano destra si appoggia al labaro.
L’interpretazione dinamica del combattente domina, invece, nella cultura occidentale, a partire dall’età carolingia, dove troviamo le prime immagini di san Michele che trafigge con la lunga lancia il drago, nelle quali, secondo lo spirito medioevale, la vittoria sul drago assume il valore di metafora del trionfo del cristianesimo sugli antichi culti pagani.
Altre volte troviamo la sua immagine in grandi affreschi che rappresentano il Giudizio Universale, con la bilancia in mano, nel ruolo di pesatore d’anime, come nella Chiesa di S. Maria in Piano, del XV sec, di Loreto Aprutino.
Nello stesso contesto del Giudizio Universale, ma in uno spazio infinitamente più piccolo, troviamo, al centro, San Michele con la bilancia, in una immaginetta di Benzinger, popolata di decine di personaggi che solo con l’aiuto di una lente si riescono a riconoscere.

San Michele, dotato di ali possenti, presenta l’aspetto di un vero e proprio condottiero, con l’abbigliamento tipico dei militari romani: l’elmo, talvolta piumato, una corta tunica con la lorica e, sotto la cintura, una frangia di cuoio, la clamide porpora, simbolo imperiale, avvolta intorno al corpo con diversi panneggi, i lunghi calzari o sandali con le stringhe fin sotto al ginocchio, con la spada sguainata o con una lunga lancia in atto di trafiggere il Demonio e, spesso, anche con lo scudo, sul quale, talvolta, sono scritte le parole latine: ”Quis ut Deus”, traduzione dall’ ebraico del suo nome.
Il Demonio, schiacciato dai piedi dell’Arcangelo, con un atteggiamento di rabbia e disperazione, spesso anche legato con una grossa catena, viene raffigurato in diversi modi che intendono, con un linguaggio chiaramente metaforico, rappresentare l’immagine del male e del peccato: possiede ali da pipistrello, faccia minacciosa con le corna, piedi da caprone, una grossa coda da drago ed è armato, talvolta, di un forcone che brandisce contro san Michele. La scena si svolge in un contesto naturale che presenta le seguenti caratteristiche: la figura di san Michele si staglia contro il cielo azzurro mentre il Demonio viene cacciato in un anfratto roccioso dal quale escono lingue di fuoco, chiaro riferimento alle fiamme dell’inferno.
San Michele è anche diventato, come pesatore d’anime, il patrono di tutti i mestieri in cui ci si serve della bilancia, commercianti in genere, mentre per la sua funzione di soldato è diventato patrono della Pubblica Sicurezza, come si può vedere in uno dei santini esposti.
Tutti questi elementi descritti, la spada o la lancia, lo scudo, la bilancia e il Demonio costituiscono gli attributi tradizionali con cui san Michele viene rappresentato e che ne consentono una rapida identificazione.

Nell’ambito della mostra “MICHA’EL.

Presenze e immagini di San Michele Arcangelo in Romagna” promossa dal Comune di Bagnacavallo, che sarà aperta fino 15 dicembre 2008, è stata allestita, con esemplari provenienti dalla collezione di V. Pranzini, una sezione dedicata alla devozione popolare con l’esposizione di numerose immaginette di San Michele, di particolare bellezza e rarità accanto a quelli più popolari e conosciute, manufatte o prodotti con varie tecniche di stampa, dal Seicento alla metà del Novecento, provenienti non solo dall’Italia ma anche da altri paesi europei, segno evidente di una devozione molto antica e particolarmente diffusa.
L’esposizione mette in evidenza la ricca iconografia legata a questo santo, che presenta una straordinaria continuità di modelli nel corso dei secoli, con particolare riferimento alla riproduzione dei quadri di Raffaello e di G. Reni.
A cura del Museo delle Cappuccine, sede della mostra, è stato stampato un catalogo che contiene un saggio di Vittorio Pranzini, “L’Arcangelo San Michele nelle immaginette devozionali dal Seicento alla metà del Novecento” con la riproduzione a colori di una selezione degli esemplari esposti, esemplificativi degli aspetti iconografici e delle tecniche di produzione utilizzate nel corso dei secoli.
Tale catalogo, dal costo di 5,00 euro più spese di spedizione, può essere richiesto al Museo Civico delle Cappuccine, Via Vittorio Veneto, 1/a, Bagnacavallo RA -tel. 0545/280911 (WWW.centrolecappuccine.it )

 

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SAN GIOVANNI LEONARDI E I FONDATORI DEL SUO TEMPO


Mostra di immaginette sacre a: LUCCA, 4 - 8 Ottobre 2008;
DIECIMO (LU), 8-19 ottobre; LARIANO (RM), 15-24 novembre 2008

L’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio e l’A.I.C.I.S. che festeggia il suo XXV di fondazione, nell’ambito delle celebrazioni del Giubileo Leonardino nel IV Centenario della Morte di San Giovanni Leonardi (1609 -2009), hanno allestistito una mostra di immaginette devozionali sul tema: “S.Giovanni Leonardi e i fondatori del suo tempo”.

La mostra, inaugurata a Lucca il 4 ottobre u.s. in occasione dell’inizio delle celebrazioni giubilari, si apre con un iter iconografico dedicato al fondatore dell’Ordine della Madre di Dio e seguìto dai santi fondatori a lui contemporanei: S.Filippo Neri, S.Giuseppe Calasanzio, S.Camillo de Lellis, S.Girolamo Emiliani ed altri che hanno illuminato con i loro carismi la stagione ecclesiale post-tridentina e sono stati, con la loro visione profetica, realizzatori della Riforma cattolica.
I pannelli espositivi accompagnano il pellegrinaggio delle Reliquie del Santo.
Il materiale proviene dall’Archivio dei Chierici Regolari della Madre di Dio e dalle collezioni dei soci GIANCARLO GUALTIERI di Roma e GIORGIO LOMBARDI di Quercia Aulla. Le spoglie di s.Giovanni Leonardi sono state accolte presso la porta della Cattedrale di Lucca dall’Arcivescovo Italo Castellani e dal Capitolo dei Canonici. Al termine della solenne liturgia le reliquie sono state trasportate nella Chiesa della Rosa, il piccolo cenacolo dove il 1 settembre 1574 San Giovanni Leonardi ha fondato l’Ordine della Madre di Dio. Le Parrocchie si sono succedute nei giorni successivi nel rendere onore al grande Santo. L’8 ottobre, con le reliquie del Santo, la mostra è stata spostata a Diecimo, paese natale del Santo.
Il 15 novembre p.v. il pellegrinaggio delle reliquie del Fondatore giungerà nella Cattedrale di San Clemente a Velletri. E dal 16 al 24 novembre saranno esposte nella Chiesa parrocchiale di S. Maria Intemerata a Lariano (RM).
La mostra delle immaginette sacre, invece, verrà allestita nelle Sale del Comune di Lariano, che fin d’ora ringraziamo, dal 15 al 24 novembre prossimo, con orario di visita 9-14 e 15-18.

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"COLORI D'INVERNO - I SANTINI DELLA COLLEZIONE MARIO TASCA

Mostra di immaginette sacre a Follina (TV), 29 - 30 nOVEMBRE 2008

Il socio Mario Tasca ha trasmesso l’unita comunicazione:

Sabato 29 e domenica 30 novembre 2008 a Follina, grazioso paese della provincia di Treviso, in occasione del Mercatino di Natale "Colori d'Inverno", sarà allestita l'esposizione: "I Santini della Collezione Mario Tasca".

La mostra è un un compendio delle tre precedenti esposizioni che Mario Tasca, collezionista iscritto all'AICIS, ha realizzato negli anni precedenti, ed esattamente: -"Santini, Patrimonio di Fede, Storia e Cultura" Cultura" -"Santini Ricordo della Prima Comunione" -"Preghiere e Dediche manoscritte sulle Immaginette Sacre".
La Foto-Storia di queste esposizioni è visibile sul sito www.cartantica.it alla sezione "Collaborazioni". Una vostra visita sarà gradita!

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L'IMMAGINE DELLA MADONNA DI OROPA ATTRAVERSO I SECOLI

Mostra di immagini sacre, acqueforti, dagli antichi rami conservati NEL Santuario a Biella, 5-8 dic. 2008

A Biella, nella Villa Schneider, P.za La Marmora 6, dal 5 all’8 dicembre p.v. si terrà una mostra dedicata alle immagini della Vergine Bruna del Santuario di Oropa. Il tema sarà: “L’immagine della Madonna di Oropa attraverso i secoli”. Acqueforti dagli antichi rami conservati in Santuario.

La mostra, a cura di Patrizia Maggia, Mario Coda e Oliviero Girardi, è promossa dall’Amm.ne del Santuario di Oropa e dal Centro di Arti Applicate V. Kandiskij di Biella, in collaborazione con il Comune di Biella e La Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Oropa.

Negli anni settanta, all’interno del Santuario di Oropa, furono ritrovate circa 40 diverse lastre in rame, in prevalenza recanti incise immagini della statua della Madonna di Oropa, vedute del Santuario, interni del Sacro Monte. L’Amministrazione del Santuario autorizzò una prima ristampa nel 1975, selezionando un numero limitato di immagini; da tempo queste stampe sono andate esaurite. E’ stata ora autorizzata una nuova e limitata tiratura, eseguita presso il Laboratorio di Tecniche di Incisione e Stampa del Centro di Arti Applicate V. Kandiskij di Biella, diretto da Patrizia Maggia. L’esposizione ospita le stampe dell’immagine della Vergine Bruna realizzate dagli allievi del corso di incisione del Centro Kandiskij, tratte da lastre incise durante il corso.

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I FONDATORI DI ORDINI RELIGIOSI FINO AL XVII SECOLO
1-Roma, 5 – 8 dicembre 2008 e 2-Roma, 13-20 dicembre ‘08 - Mostra sociale del XXV AICIS.

L’AICIS con la collaborazione della Venerabile Arciconfraternita di SANTA MARIA DELL’ORTO allestisce in Roma, Via Anicia 10, nella sede della citata Arciconfraternita una mostra di immaginette sul tema: “I santi Fondatori di Ordini religiosi fino al XVII secolo”.
L’esposizione sarà aperta al pubblico dal giorno 5 al giorno 8 dicembre 2008 dalle ore 17.00 alle ore 19.00 con Ingresso libero.
Dal giorno 13 dicembre la stessa mostra sarà allestita in Roma nella Parrocchia “Santa Dorotea” – in Via Santa Dorotea 23, con orario di visita 10-12 e 16-20 fino a sabato 20dicembre.
Partecipano con le proprie collezioni i soci: Giancarlo GUALTIERI, Emilia BAGNASCO ANGIOLINO, Orietta PALMUCCI e Renzo MANFE’, tutti di Roma, Giorgio LOMBARDI di Quercia Aulla (MS), Fabrizio e Vittorio PECCI di Alatri (FR).

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IL SANTO NATALE NEI SANTINI E NELLE LETTERINE

Roma, 16 dic. 2008 - 6 gen.2009

La socia ORIETTA PALMUCCI di Roma esporrà immaginette del Santo natale e letterine di Natale nell’ambito delle iniziative dell’associazione Amici del Presepio sezione di Roma, che anche quest’anno propone la mostra d’arte presepiale al Chiostro della basilica di Santa Maria in Via (accesso via del Mortaro 24; fino al 6 gennaio 2008 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 20, festivi e sabato dalle 10 alle 20 senza interruzione). Al visitatore che desidera essere presente a questo appuntamento culturale molto valido, è possibile ammirare soprattutto le creazioni dei soci, tutte in stile romano, realizzate proprio allo scopo di mantenere viva questa tradizione artistica e di veicolare i suoi valori spirituali.


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IL NATALE NELLE IMMAGINETTE SACRE E NELLE LETTERINE

Roma, 13 dicembre 2008 – 6 gennaio 2009

L’AICIS, con la collaborazione dell’associazione AFNIR “Io collezionista”, presenta una mostra di immaginette sacre e di letterine di Natale della collezione personale del Segretario GIANCARLO GUALTIERI di Roma sul tema”La nascita del Redentore nei Santini”. La mostra si inaugura sabato pomeriggio 13 dicembre 2008 e può essere visitata fino a 6 gennaio 2009. L’orario di visita è dalle 16.00 alle 18.00 tutti i giorni, eccetto il mercoledì, con ingresso nella Chiesa “Orazione e Morte” a Roma, in Via Giulia 262 (sotto l’Arco Farnese).

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LA NASCITA DEL REDENTORE NEI SANTINI
Cisterna diCisterna di Latina (LT), 27 -28 dicembre 2008

Il Vice Presidente RENZO MANFE’, nell’ambito di una manifestazione filatelica organizzata dal socio MAURIZIO PROSPERI nei locali della Parrocchia di Santa Maria Assunta a Cisterna, presenta alcuni quadri di
immaginette sacre sul tema “La nascita del Redentore nei Santini”.

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LA RELIGIOSITA' NEL MONDO CONTADINO

Paderno Dugnano (MI), 18-30 Novembre 2008 - Mostra di Santini

IL Comune di Padero Dugnano (MI) e l’Associazione Culturale “Arte Ba-Roco” (Via Cascina Barocco, 10 – allestiscono una mostra di immaginette devozionali nella Villa Gargantini a Incirano di Paderno Dugnano (MI) dal 18 al 30 novembre 2008 sul tema: “La religiosità del mondo contadino - Uno strumento per conoscere i Santi e capire la loro iconografia”. L’esposizione è a cura del nostro socio Dott. LORENZO PERRONE di Milano autore del libro: “Immaginette acre antiche e moderne. Uno strumento per conoscere i Santi e capire la loro iconografia”.
Orario di visita: 16-18.30. L’evento sarà ripreso da TG NORD e da Blù NORD LOMBARDIA e sarà possibile visionarlo sul sito internet del Comune di Paderno Dugnano cliccando su TG-NORD.


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SANTINI E PRESEPI NEL RICORDO DI LIBERO

Serbariu CA) 19 -21 dicembre 2008

EMANUELA PIRASTRU ha contattato la Segreteria AICIS per annunciare l’allestimento nel prossimo periodo natalizio di una mostra commemorativa del proprio papà e nostro socio: LIBERO PIRASTRU, mancato in uno dei giorni più belli dell’anno: il 15 agosto u.s., festa dell’Assunzione della Vergine Maria, per la quale Libero aveva una venerazione speciale, filiale.

L’esposizione comprenderà immaginette devozionali,, presepi e anche lavori in ferro battuto: le passioni principali del caro congiunto e nostro associato. Ricordiamo che Libero aveva una maestria tutta particolare nel creare dal nulla tavolini, lampade, cancelli in ferro battuto.
La mostra verrà verrà inaugurata nel Centro Elis di Serbariu venerdì 19 dicembre alle ore 15.30. Sabato 20 e domenica domenica 21 invece l’orario sarà: 10,00--12,00 e 16,00-20,00.
Emanuela, che è la primogenita dei sei figli di Libero, ci ha inviato per l’occasione alcune notizie del papà.
E’ ancora vivissim vivissima in lei l’emozione di quel 13 maggio dello scorso anno quando il papà l’ha accompagnata all’altare.
La passione delle immaginette, dice Emanuela, è iniziata solo nell’anno dell’ultimo Giubileo, nel 2000. E’ stato aiutato dagli stessi membri della comunità neocatecomunale della Parrocchia di San Narciso di Serbariu. Il 13 giugno del 2003 aveva voluto fare una grande e bella mostra su Sant’Antonio da Padova del quale era molto devoto e nel 2005, a dicembre, un’altra mostra per la Madonna.
Uomo dalla spligliata fantasia, ha creato presepi utilizzando ciò da cui era circondato: antiche anfore, vecchie lampade, lampioni pubblici o, semplicemente, un panino aperto! Personalità forte, allegra, combattiva e laboriosa, egli è stato un punto di riferimento importante ed un esempio indimenticabile per la propria famiglia, per gli amici, per la comunità. La settimana prima di mancare all’affetto dei propri cari, il 7 agosto 2008, ha voluto festeggiare 32 anni di matrimonio: era stremato, ma contento.
Era una propizia occasione per dire ‘grazie’ alla sua sposa, ai suoi sei figli di cui due ancora adolescenti, a tutti coloro che avevano fatto un percorso cristiano e umano con lui. Ma il “Grazie” ora glielo diciamo tutti noi. E questa mostra a Serbariu è un piccolo, ma significativo, segno di affetto e vivo ricordo per tutto quello che egli ha rappresentato.
Grazie, Libero!

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LOURDES 1858 - 2008

CONZANO (AL) 9-16-23-30 novembre e 7-8 dicembre 2008

Una Mostra di immaginette sacre dall’Ottocento ad oggi saranno esposte nella Sala “Cantinone” del Palazzo di Conzano (AL) nelle sole domeniche di novembre e dicembre da domenica 9 (9-16-23-30 nov. e 7 dicembre) a lunedì 8 dicembre p.v.
L’esposizione ha il seguente tema: “Lourdes 1858-2008. Sul filo di 150 anni di storia del costume. Tracce di ricordi e di fede da Lourdes all’Italia”.

La mostra sarà visitabile ogni domenica dalle 15 alle 19. Gli altri giorni…solo su appuntamento.


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I SANTINI MARIANI

RE (VB), 12 agosto-31 ottobre 2008 – Mostra di santini

Il 31 ottobre ha chiuso i battenti la bellissima mostra di immaginette sacre a tema mariano che il nostro socio PIER LUIGI PATRITTI con STEFANIA BONZANI, grazie alla preziosa collaborazione del comune e della Pro Loco, avevano allestito per il 50° anniversario della consacrazione dela grandiosa basilica dedicata alla Madonna del Sangue a Re (Verbania).
Il Tempio è stato insignitinsignito da Pio XII del titolo di Basilica Minore.
L’esposizione che era stata inaugurata lo scorso 11 agosto nella Cripta della Basilica, ha avuto numerosi visitatori che hanno ammirato le mille e più immaginette, molto interessanti, di epoca 1700-1900. L’esposizione doveva chiudere inizialmente il 31 agosto, poi, per via delle tante richieste, le visite sono state protratte fino al 20 ottobre, per poi chiudere effettivamente il 31 ottobre.
Il nostro socio EDMONDO BARCAROLI di Tarquinia insieme ad altre 80 persone del Centro Anziani dell’antica città etrusca hanno visitato la bella esposizione ed hanno ammirando con vero interesse le immagini devozionali esposte.
Barcaroli ci ha spedito una serie di foto di questa mostra e ora abbiamo l’occasione di mostrarne qualcuna.

 

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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"


Il prof. CARLUCCIO FRISON ha trasmesso l’immaginetta del Servo di Dio Odoardo Focherini per la campagna “Un santino per ogni socio” e le unite notizie.

“Un’indimenticabile figura di sposo cristiano, il cui virtuoso esempio continua a parlare alla Chiesa di oggi”: queste sono state le parole che papa Benedetto XVI ha usato per ricordare il carpigiano ODOARDO FOCHERINI (Carpi 1907-Hersbruck 1944), uno dei molti eroi antinazisti che durante la Seconda Guerra Mondiale sacrificarono la loro vita per salvare gli ebrei dall’Olocausto. Il Messaggio del Papa, tramite il card.Bertone, venne indirizzato alla Diocesi di Carpi (MO), quando, lo scorso anno, ha voluto celebrare i cento anni della nascita di questo suo figlio.
Ed ora sembra che la causa di beatificazione del Servo di Dio ODOARDO FOCHERINI, “giusto tra le nazioni”, avviata nel 1996 e dal 1998 trasmessa a Roma, stia avanzando in modo abbastanza celere, tanto che in Diocesi di Carpi molti sono coloro che si stanno preparando per celebrare questo faustissimoo evento. Siamo abbastanza fiduciosi di avere in tempi brevi il parere positivo per l’inizio del Processo di Beatificazione e Canonizzazione, così si è espresso Don Claudio Pontiroli, parroco di Quartirolo di Carpi (e che ha anche curato il volume Odoardo Focherini martire della libertà. Lettere dal carcere e dai campi di concentramento, Modena, Baraldini, 1994), che qui ringraziamo per aver messo a disposizione l’immaginetta per
tutti i soci.

ODOARDO FOCHERINI nacque a Carpi il 6 giugno 1907, da genitori di origine trentina. Il padre aveva aper to nella cittadina emiliana un negozio di ferramenta, dove il giovane Odoardo, dopo aver frequentato le scuole elementari e tecniche, fece le sue prime esperienze di lavoro. Di fondamentale importanza per la sua formazione fu il rapporto con due sacerdoti carpigiani: don Armando Benatti, fondatore dell’Opera Realina, e don Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia.
Sotto la loro guida, il giovanissimo Odoardo si dedicò al lavoro, alla carità e all’apostolato. Nel 1924 promuove“L’Aspirante”, un giornalino per ragazzi che sarà un ottimo strumento di collegamento regionale e poi nazionale per i ragazzi dell’Azione Cattolica in Italia. Nel 1930 si sposò con Maria Marchesi, dalla quale avrà sette figli.
Avendo ottenuto il diploma di ragioniere, fu assunto dalla Società Assicurazione Cattolica di Verona come agente presso l’agenzia di Modena; ne divenne poi ispettore, svolgendo il suo incarico nelle zone di Modena, Bologna, Verona, fino a Pordenone. Nel frattempo continuerà la sua opera all’interno dell’Azione Cattolica, dapprima nella giunta diocesana come presidente della Federazione Giovanile Maschile.
Poi, nel 1934 venne eletto presidente della sezione uomini e due anni dopo, nel 1936, presidente dell’Azione Cattolica Diocesana, promuovendo importanti avvenimenti diocesani, quali i Congressi Eucaristici, che segnarono profondamente la vita religiosa e sociale, tanto da venire eletto, nel 1937, Cavaliere di San Silvestro per volere dello stesso Papa Pio XI.
Nel 1939 entrò in qualità di amministratore delegato nel Consiglio del quotidiano “L’Avvenire d’Italia”, che allora aveva la sede a Bologna; e qui si impegnò a fondo, senza però tralasciare i suoi doveri di laico cattolico nelle Associazioni ecclessiali.
Nel 1942, mosso da un grande impulso di carità, Odoardo Focherini iniziò la sua attività a favore degli ebrei, organizzandone l’espatrio clandestino per sottrarli alle persecuzione razziali. Dopo l’8 settembre 1943, con l’occupazione tedesca, questo impegno nei confronti degli ebrei si fece più intenso, tanto da riuscire a portare in salvo, in Svizzera, oltre 100 ebrei che a lui si erano rivolti, ma anche più rischioso.
Focherini, infatti, fu arrestato a Carpi nel marzo 1944 e condotto nel carcere bolognese di S. Giovanni in Monte. Di lì venne trasferito al campo di concentramento di Fossoli, poi al campo di Gries (Bolzano); da qui venne deportato in Germania: prima nel campo di Flossenburg e poi nel sottocampo di Hersbruck (non lontano da Norimberga) dove, il 27 dicembre 1944, a causa di una infezione per una ferita alla gamba, troverà una santa morte, martire per le sofferenze patite: “Dichiaro - scrive rà in una delle sue ultime lettere - di morire nella più pura fede Cattolica Apostolica Romana e nella piena sottomissione alla volontà di Dio ”.

Di questi terribili mesi di prigionia ci è rimasta una preziosissima testimonianza nelle tante lettere (pubblicate nel 1994 da don Claudio Pontiroli) che Focherini, più o meno clandestinamente, riuscì a far pervenire alla famiglia e agli amici.

Nel 1955 l’Unione delle Comunità israelitiche italiane gli assegnerà la Medaglia d’oro alla memoria per aver salvato tante vite innocenti, “prodigandosi attivamente ed instancabilmente per un lungo periodo a favore degli Ebrei, particolarmente per salvare quelli ricercati”.
Nel 1969 il suo nome venne iscritto nell’Albo dei Giusti tra le nazioni a Yad Vashem, il museo-memoriale di Israele per le vittime dell’olocausto, a Gerusalemme.
Nel 1996 la Diocesi di Carpi ha avviato la causa di beatificazione, passata a Roma nel 1998. Nel 2007 è giunta dalla Repubblica Italiana la Medaglia d'oro alla memoria al Merito Civile.

E per chiudere questa breve scheda, mi piace riportare le parole che il suo primo biografo, Giacomo Lampronti (Mio fratello Odoardo, Bologna, Tipografia "L'Avvenire d'Italia", 1948), scrisse su ODOARDO FOCHERINI che «fu un vivente miracolo, uno dei santi nel corso dei millenni, di quel perenne miracolo che è il Cristianesimo.
E poiché il Cristianesimo nella sua infinita diversità che abbraccia ogni “tipo” umano, sempre uguale e sempre diverso a se stesso, si tramuta e rinnova rimanendo pur sempre fedele al suo modello che è Cristo, Odoardo Focherini reca lo stampo ed i modi del suo tempo [...]. Oggi è l’ora dell’apostolato senza saio, dei Santi nel mondo [...]. Di questi fu Odoardo».
miracolo che è il Cristianesimo.

CARLUCCIO FRISON

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La socia LIOTTI FILOMENA di Castellaneta ha trasmesso, per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”, l’immaginetta di San Francesco stampata recentemente nella sua parrocchia “San Francesco d’Assisi” dal parroco Padre ANTONIO, che ringraziamo per la bella iniziativa.

S.Francesco d'Assisi fu il predicatore e mistico italiano che visse tra il XII e il XIII secolo e fondò l'ordine francescano.Ancora oggi l'ordine da lui creato si basa sulle stesse ragioni di vita e sugli stessi ritmi da lui iniziati.

“Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la
gloria e l'honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo,
se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole, lo qual'è iorno, et
allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande
splendore: de te, Altissimo, porta significazione.”

(Dal "Cantico delle Creature")

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Il socio ENRICO GUIDA di Napoli ha inviato l' immaginetta di Santa Lucia (Edizioni B.N.Marconi – Genova)
per la nostra iniziativa

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Il socio ALBERTO BOCCALI di Cesena ha trasmesso l'immaginetta della Madonna del Pozzo per la campagna “Un santino per ogni socio”.
A 3 chilometri da Mercato Saraceno, in direzione Ciola, troviamo Monte Sasso, un minuscolo agglomerato rurale raccolto intorno ad una chiesa ed al suo sagrato che è anche la piazza del borgo.
All'interno della Chiesa un pregevole Crocifisso ligneo, opera anonima la cui realizzazione è databile alla metà del XV secolo. Vi è anche un “Oratorio del pozzo” dove si venera la Madonna del Pozzo.

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Il socio Don DAMIANO MARCO GRENCI di Sesto San Giovanni ha rimesso due immaginette di San Sostene per l ’iniziativa “Un santino per ogni socio” : San Sostene di Corinto, discepolo di San Paolo e San Sostene di Calcedonia, oltre che l’unito commento.

La vita cristiana è segnata dal dono della Spirito Santo il quale, parlando in noi, ci fa riconoscere Dio come Padre. Lo Spirito di Gesù è il dono che se accolto dalla nostra libertà, legandoci a Cristo, ci lega al suo destino: la santità. Infatti dice la preghiera Eucaristica III: "Padre santo fonte di ogni santità”, è il Padre che in Cristo per opera dello Spirito, accolto dalla nostra libertà, dona a noi la pienezza della grazia per essere ciò che già siamo: santi. Così ognuno di noi potrà dire come l’apostolo Paolo: “Per la grazia di Dio sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana.
Lo Spirito Santo, la grazia di Dio, è concesso a tutti, è dono gratuito di Dio, è dono uguale per tutti, perché è uno e indivisibile.
Ciò che crea diversità è soltanto causato dalla risposta della libertà di ciascuno. È qui solo che c’è differenza tra noi tutti e i Santi.

La Chiesa Cattolica venera nel suo Martirologio (nella sua più antica edizione), due santi con il nome Sostene (è un nome greco che sembra significhi “ dal vigore intatto”; in latino invece deriverebbe dal vocabolo “sustines” che vuol dire “colui che sostiene”): il 10 settembre, Sostene di Calcedonia; e il 28 novembre, novembre, Sostene di Corinto; tutti e due secondo la tradizione, martiri.

I primi Santi venerati nella Chiesa sono proprio i Martiri (= testimoni): quegli uomini e quelle donne che sparsero il loro sangue per restare fedeli a Cristo che per tutti aveva sacrificato la sua vita sulla croce. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici». (Gv. 15, 13)
Gesù aveva preannunciato le persecuzioni per i suoi discepoli: «Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi... Sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro ed ai pagani. E quando sarete consegnati nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire: non siete, infatti, voi a parlare, ma lo Spirito del Padre che parla per voi».(Mt. 10, 16-20)
La storia della Chiesa, di tutti i tempi e di tutti i luoghi, dall’età apostolica ai giorni nostri, è stata segnata dalla testimonianza di innumerevoli cristiani che sono stati arrestati, torturati ed uccisi in odio a Cristo. Il martirio è sempre stato ritenuto dai cristiani un dono, una grazia, un privilegio, la pienezza del Battesimo, perché si è “battezzati nelle morte di Cristo” (Rm. 6, 3-5).

Il Concilio Vaticano II così insegna:

“Fin dai primi tempi alcuni cristiani sono stati chiamati a dare questa suprema testimonianza d’amore davanti a tutti, e anche davanti ai persecutori, e altri ancora vi saranno chiamati. Il martirio rende il discepolo simile al suo Maestro che accettò liberamente la morte per salvare il mondo, e lo conferma anche lui nell’effusione del sangue; perciò il martirio è stimato dalla Chiesa come dono esimio e prova suprema di carità” (LG 42).
Furono soprattutto i primi quattro secoli della Chiesa ad essere caratterizzati da feroci persecuzioni che seminarono testimoni a non finire, che rivelarono la forza dello Spirito del Padre tanto che Tertulliano diceva ai pagani: ”Il sangue dei martiri è sempre seme di cristiani”.

Così avvenne anche per Sostene di Calcedonia: la sua vita santa fu il frutto della divina grazia per la testimonianza di santa Eufemia.
È il IV secolo che vide i natali di Sostene, in una famiglia pagana, a Calcedonia in Bitinia, terra dell’odierna Turchia. Nulla si sa della sua fanciullezza. Possiamo solo affermare che si arruolo nell’esercito romano sotto il comando di Massimiano Erculeo e riportò numerose vittorie. Visse in un periodo di aspre persecuzioni contro i cristiani: la prima sotto il regno di Decio e poi di Diocleziano.
Nella sua vita sicuramente senti parlare dei cristiani, ma ne gustò la fede e la fermezza solo accostando la giovane Eufemia che doveva, per comando ricevuto, martirizzare. Sostene rimase colpito dalla fede e dalla forza che si sprigionava da una così fragile giovane. Sicuramente in cuor suo si sarà domandato da dove le veniva una tale forza, chi era quel dio per il quale si potevano sopportare così atroci tormenti. Possiamo immaginare il travaglio interiore del giovane soldato e la sua ricerca di una risposta alle tante domande che la coscienza gli poneva.
Così anche lui come un novello Paolo ebbe in Eufemia la via di Damasco: ascoltò la voce di quel Dio che in Eufemia gli parlava. Non era un dio come quello dei suoi padri, un dio padrone, ma un Dio Padre, che lo amava e che nel suo immenso amore aveva dato il suo Figlio che anche per lui era morto e risorto. Ecco la forza e la speranza che animava la giovane vergine di Calcedonia!
Aveva così scoperto il vero Dio, il Creatore e Signore dell’Universo. Non trascorse molto tempo che anche lui fu scoperto cristiano e come santa Eufemia fu chiamato a testimoniare pubblicamente la sua fede.
Governava in quel tempo la Bitinia il console Prisco. Egli lo fece arrestare quale cristiano e rinchiudere in carcere. Era la prova della fedeltà a Cristo, ma fu solo l’inizio. Fu sottoposto a ripetuti interrogatori con i quali il console sperava di persuaderlo dalla fede in Gesù. Sostene fu irremovibile. Dalle parole persuasive e dalle promesse di ricchezza ed onore si passò alle torture. Venne fustigato, poi dilaniato da uncini, ma tutto questo non vinse la sua fede, anzi egli lodava Dio che lo rendeva degno di soffrire per il suo Nome. Altre prove lo attenderanno.
Venne gettato alle belve feroci, ma per grazia divina superò anche questa prova. La sua fine però era segnata: fu preparata una catasta di legna e acceso un immenso fuoco. Sostene fu condotto per essere arso vivo. Però anche lui, come Eufemia, aveva così fermamente testimoniato la fede in Gesù che ebbe il primo frutto della sua testimonianza: un compagno nell’ultima prova, Vittore. I due dopo aver scambiato il bacio di pace furono gettati nel rogo testimoniando così fino al sangue la loro fedeltà a Cristo. Fu questa la loro vittoria: i discepoli sono conformati al Maestro. Sostene e Vittore ci insegnano il modo eroico di morire per Gesù, ognuno di noi è chiamato forse anche, per grazia divina, a questa sorte, ma sicuramente è chiamato a dar testimonianza della propria fede in Gesù nella CARITÀ

:“Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli Angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna... La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine...” ( Cor. 12,3113,13).

Dicevamo che la Chiesa venera un altro S. Sostene che fu capo della sinagoga di Corinto edè festeggiato il 28 novembre. Lo stesso santo è venerato dalla Chiesa Ortodossa l’otto dicembre e lo ricorda come primo ve
scovo di Colofone in Asia, poi martire a Corinto.
Durante la lunga permanenza dell'Apostolo Paolo a Corinto avvenne un fatto non soltanto clamoroso ma, almeno per noi, difficilmente spiegabile, per quanto riferito con la consueta chiarezza dall’evangelista Luca: Sostene viene malmenato al posto dei Paolo di Tarso, perché?
È probabile che i Giudei volessero punirlo per la sua conversione al Cristianesimo, lui che era capo della Sinagoga; ma della conversione di Sostene, capo della Sinagoga di Corinto, gli Atti non fanno parola.
Il suo nome appare di nuovo nell'indirizzo della lettera che, da Efeso, San Paolo scrisse proprio agli irrequieti cristiani di Corinto, e di cui Sostene sembra essere stato il latore. È così naturale allora pensare che l'antico capo della Sinagoga, percosso dai compagni di fede, sia sta to effettivamente convertito da San Paolo, diventando suo discepolo, incaricato di tenere i contatti tra l'Apostolo e la comunità di Corinto, dove era ben noto e stimato.
Questa ipotesi, probabile ma non certa, è stata accolta dai compilatori dei Martirologi, i quali il 28 novembre ricordano Sostene tra i Santi, come discepolo di San Paolo ed ex-capo della Sinagoga di Corinto. Con le percosse davanti al tribunale, egli avrebbe “consacrato con un glorioso inizio le primizie della propria fede”, per poi maturare quella sua fede come Vescovo di Colofonia, in Asia Minore.
Ma questa è notizia tradizionale, che nessuna testimonianza storica conferma.

Concludo con una preghiera in dialetto calabrese, in onore di San Sostene, Martire di Calcedonia:

O Santu Sosti nobili e galanti,
funtana d’ogni grazia mia surgente
‘nbiato (l)u pitturi chi bi ficia protetturi ed avvocatu.
O Santu Sosti di martirii siti chi per (l)u mundu tuttu si aduratu
e sa bandera a ‘mmanu chi teniti, tuttu (l)u mundu teni incatinatu.
E sa palma chi allu pettu teniti n’ angialu dellu celu vi là calata
e quandu a sansosti vi vittaru venira all’armi li sonaru li campani.

I testi sono contenuti nel libro: “SOSTENE DI CALCEDONIA. TESTIMONE DI CRISTO”, pp. 140, 30 illustrazioni in b\n, Ed. Tip. Rossini (Busto Arsizio -VA).

DAMIANO MARCO GRENCI

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CICCIANO (NA) - MARIA SANTISSIMA DEGLI ANGELI



Il socio Don ANIELLO VERDICCHIO ha tramesso l'immaginetta della miracolosa immagine di Maria SS. Degli Angeli per l’iniziativa“Un santino per ogni socio”.
Maria SS. degli Angeli - la località rustica oggi deriva il nome dal santuario, ma nel XV secolo veniva chiamata campo Maiuro ed in seguito, dai proprietari del fondo, fu detta li Franchi. Il Tempio è quello stesso che venne edificato negli anni compresi tra il 1657 ed il 1661, e cioè dopo la peste del 1656. Precedentemente, al suo posto, non v’era che una piccola e modesta cappella, ridotta, per di più, in condizioni piuttosto deplorevoli.
Girolamo Russo nel suo opuscolo:”Santuario di Maria SS. Degli Angeli in Cicciano” si diffonde sulla storia del Santuario e ci dice che i Ciccianesi hanno una entusiastica devozione per l'Augusta Sovrana degli Angeli.
La loro fede verso una si grande Signora è tale, da essere convinti che nessuna grazia o favore si può conseguire dal cielo, nessun pericolo evitare senza l'intervento della Madonna degli Angeli, loro speciale liberatrice.
Era l'anno 1656 il flagello della peste faceva stragi anche in Cicciano; i suoi abitanti invocarono, nel Tempio a lei dedicato, la Madonna degli Angeli, e tosto si risanò l'aria avvelenata che tornò a spirar fresca ed odorosa e il pestilenziale morbo venne fugato per incanto.
Tra tanti miracoli che la Madonna degli Angeli elargiva a prò dei suoi devoti vi fu questo.
Mentre la falce pestilenziale della morte mieteva le vite umane, sovente un pastorello sordomuto, che conduceva al pascolo il suo piccolo gregge per la campagna, si recava presso il Tempietto della Madonna per salutarla, se non con la lingua, col cuore.
Un bel giorno la Regina degli Angeli gli comparve in forma di bellissima Signora, e accarezzandolo gli disse: "Va subito al paese dal Signor Commendatore e digli che la SS. Vergine degli Angeli da questo momento ha allontanato il flagello della peste da Cicciano e dai paesi vicini, e ciò racconterai ancora a tutti quelli che incontrerai".
Il miracoloso evento, accrebbe la fiducia verso sì grande Signora, e tutti i Ciccianesi la salutarono per loro speciale patrona, e giurarono di onorarla ogni anno nell'ottava di Pasqua, con pompa solenne, e con processione di penitenza nella prima domenica di agosto che per concessione poi del Vescovo Renzullo, fu rimandata al quindici agosto, giorno sacro e solenne alla madre del Signore.
Nessun devoto dell'Augusta Sovrana degli Angeli, colto da qualche accidente, ha invocato invano il suo bel nome. Tutti sono stati sollevati dalle miserie e dal le infermità onde erano oppressi.
Basta entrare nel suo Tempio, osservare i doni di ogni genere ed anche preziosi a Lei fatti, per comprendere quanti e quanti infermi, sebbene abbandonati dai medici, per l'intercessione dell'Augusta Signora, ottennero la sospirata guarigione. Che cosa, infatti, vuoi dire quel concorso sempre crescente di devoti, che fiduciosi si portano al suo Tempio? esso prova che non si fa inutilmente ricorso alla sua potenza; che dai suoi piedi nessuno si parte senza aver ottenuto la grazia che domanda, e che solo la nega, se Maria sa non essere di giovamento alla eterna salute, però fa, che si torni sempre a casa con la calma nel cuore e rassegnato.

Solenni e lussuose furono le feste del 12 aprile dell'anno 1915. Si formò allora una Commissione con a capo il sindaco Magnotti Luigi; il Presidente della Congrega di Carità, sacerdote Nucci Francesco ; il promotore della festa Napolitano Pasquale ed altre zelanti persone, affinchè la miracolosa immagine della Regina degli Angeli venisse dal Capitolo Vaticano Incoronata.
La Madonna gradì questo singolare affetto dei suoi figli affermandolo con uno strepitoso miracolo di guarigione nella persona di un cittadino di CastelVetere sul Calore della Provincia di Avellino, a nome Giovanni Prizio, padre di numerosa prole, uomo tra i 65 anni, ammalato di polmonite, il quale ridotto agli estremi e licenziato dal medico, nonchè confortato dai SS. Sacramenti aspettava serenamente la morte. La moglie, ed i familiari intorno al suo letto lo piangevano. La notte del 4 aprile, la SS. Vergine comparve in lucidissima visione all'ammalato e così parlò: "Giovanni io sono la Regina degli Angeli, voglio che sii sano e perfettamente guarito; il male non è più in te, ritornerà nella tua casa la pace, se verrai a ringraziarmi".

L'infermo nel destarsi vide a fianco uno zelante sacerdote che recitava le preci di rito e la desolata famiglia che piangeva. Con chiara voce disse loro : "Siate tranquilli, io sono, per grazia di Dio e per intercessione di Maria SS. degli Angeli perfettamente guarito", e raccontò la Celeste visione. Non sapendo ove si venerasse la Madonna degli Angeli scrisse a varie diocesi limitrofi. La Reverendissima Curia di Nola rispose che presso Cicciano trovavasi il Tempio dedicato alla Regina degli Angeli.
La nuova del miracolo venne comunicata alle autorità ecclesiastiche di Cicciano, che la diffusero tra il popolo, ed in un baleno si sparse anche tra i paesi vicini. Tutti aspettavano il 12 aprile festa solenne dell'incoronazione della Regina degli Angeli, l'uomo redivivo. Non potendo intervenire in quel fausto avvenimento, perché trovavasi in convalescenza sciolse il voto il 2 maggio in devoto pellegrinaggio insieme al Parroco e tutti i familiari. Egli si trattenne tre giorni al Santuario per dare sfogo agli affetti dell'anima sua verso sì grande Signora. Anche in quel giorno vi fu una seconda festa.
Accorsero da ogni parte al Santuario, gente di ogni condizione per assistere alle sacre funzioni che si svolsero in ringraziamento della ricevuta guarigione ; ed anche per conoscere da vicino il fortunato figlio di Maria, e tributargli sensi di stima, di riconoscenza e di cortesia.

Queste poche notizie circa lo scoprimento prodigioso del quadro e la devozione verso la Madonna degli Angeli, delle quali i Ciccianesi a ben ragione vanno gloriosi ed alteri, valgano a ripristinare nell'anima di chi legge la grande fede che meritatamente sì grande Signora, ebbe nel passato e a convincere tutti che soltanto nella fede sono le fonti della felicità umana.

(Fonte: Girolamo Russo)

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28 SETTEMBRE 2008 - BEATIFICAZIONE DI MICHELE SOPOCKO


Padre MICHELE GIULIANO ofm ha qui trasmesso un' immaginetta per “Un santino per ogni socio”

Michele Sopocko nacque il 1 novembre 1888 a Juszewszczyzna. Gli anni dell’infanzia trascorsero un’atmosfera favorevole ad una giusta crescita spirituale e religiosa. religiosa. L’atmosfera che regnò intorno a lui nell’infanzia, come dirà lui stesso, svegliò in lui il desiderio di dedicarsi al servizio di Dio come sacerdote.
Il processo di beatificazione di don Michele Sopocko nella fase diocesana fu concluso il 29.IX.1993.
Il 20.XII:2004 la Congregazione delle Cause dei Santi in Roma promulgava il decreto che constatava l’eroicità delle virtù del Servo di Dio don Sopocko. La solenne beatificazione del Servo di Dio Don Michele Sopocko, confessore di suor Faustina Kowalska, si è tenuta il 28 settembre 2008 nel Santuario della Divina Misericordia a Bialystok, Polonia, 70 anni dopo la morte di Santa Faustina: “Il Cuore misericordioso di Gesù - ha ricordato nell'omelia l'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi - ha forgiato due apostoli della carità divina: santa Faustina Kowalska e il beato Michele Sopocko. E invita anche noi a essere testimoni di perdono, donato e ricevuto, grati a questi due santi apostoli, che hanno diffuso il messaggio evangelico non solo nella loro nobile patria polacca, ma in tutta la Chiesa e in tutto il mondo”. La sua festa si celebra il 15 febbraio.

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SANTINO CELEBRATIVO DEL 25° DI SACERDOZIO


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La socia onoraria Prof.ssa EMILIA BAGNASCO ANGIOLINO ha rimesso l’ immaginetta (Serie O.P. 66 – Ediz. FB) commemorativa del XXV di ordinazione sacerdotale.

Il Vescovo 25 anni prima aveva unto con il sacro Crisma le palme delle mani di ciascun ordinato (inginocchiato davanti a lui) ed aveva detto:
"Il Signore Gesù Cristo che il Padre ha consacrato in Spirito Santo e potenza, ti custodisca per la santificazione del suo popolo e per l'offerta del sacrificio".

 

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26 OTTOBRE 2008 - INIZIO MINISTERO DI MONS. BETORI A FIRENZE

Il socio LUCIO BIGI di Firenze ha rimesso l’immaginetta distribuita a Firenze a celebrazione dell’inizio del ministero pastorale nell’Arcidiocesi di Firenze di Sua Eccellenza Mons.Mons. GIUSEPPE BETORI – Cattedrale
di Santa Maria del del Fiore 26 ottobre 2008, per l’iniziativa“Un santino per ogni socio”.
Mons.Betori , Segretario Generale della CEI, lo scorso 8 settemBre è stato nominato da Benedetto XVI, arCivescovo di Firenze. Il primo contatto con la nuova sede episcopale è avvenuta alle 10.00 alla chiesa di s.Giovanni Battista all’Autostrada, dove è stato accolto da una rappresentanZa della Chiesa Fiorentina e delle autorità civili. Poco dopo si è trasferito all’ospedale pediatrico Mayer di Firenze per incontrare i piccoli malati, i loro familiari, gli operatori e i dirigenti della struttura sanitaria fiorentina. Intorno alle 12.30 mons. Betori si è recato alla mensa della Caritas di via Pietri, 1 dove ha incontrato gli abituali ospiti e i volontarii e ha condiviso il pasto con loro. Successivamente ha raggiunto il Seminario Maggiore in lungarno Soderini.Nel pomeriggio, alle 15.15, mons.Betori è entrato nella Basilica della Ss.ma Annunziata, il santuario mariano più importante della diocesi, dove si è raccolto in preghiera davanti all’immagine della Madonna tanto cara alla pietà dei fiorentini. Poi, a piedi, ha raggiun piazza Duomo accompagnato dai fedeli presenti nella Basilica e incontrati lungo il percorso. Alle 16 sul sagrato della Cattedrale di Santa Maria del Fiore c’è stato lo scambio di saluti con il sindaco di Firenze Leonardo Domenici e le autorità civili e militari.
Alle 16.30 è iniziata in Cattedrale la “Celebrazione di inizio del ministero pastorale”. Nella prima parte del rito è stata letta solennemente la Lettera apostolica di Papa Benedetto XVI con cui monsignor Betori è stato nominato Arcivescovo Metropolita di Firenze. Monsignor Betori si è seduto sulla cattedra di San Zanobi dando inizio così al suo nuovo ministero pastorale.
Nei giorni successivi l’insediamento, il nuovo Arcivescovo ha incontrato i seminaristi, i preti malati e tutto il clero fiorentino, visitando personalmente i 18 vicariati diocesani. Contemporaneamente sono stati avavviati gli incontri con tutte le realtà ecclesiali della diocesi e gli incontri personali con le autorità pubbliche.

RENZO MANFE'

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25 NOVEMBRE - SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA VERGINE E MARTIRE


Il socio BRUNO MICHELETTI di Casabascia (LU) ha rimesso l’immaginetta di Santa Caterina d’Alessandria nr.1 della EGIM per “Un santino per ogni per ogni socio”.

Di stirpe reale, nacque ad Alessandria d'Egitto intorno all'anno 292. Caterina provò la sua fede convertendo i retori inviati dall'imperatore per convincerla a sacrificare agli dei dopo un suo rifiuto. Imprigionata continuò la sua opera di conversione, al punto che la sua storia colpì l'imperatrice e il capo delle guardie imperiali che si recarono in carcere a trovarla e furono a loro volta convertiti.
Per questo motivo l'imperatore decise di condannarla al supplizio della ruota, ma per intervento divino, quando la santa toccò la ruota questa si distrusse. Fu allora decisa la sua morte per decapitazione, che avvenne il 25 novembre del 310 ad Alessandria.
Il suo corpo sarebbe stato portato dagli angeli sul monte Sinai, dove è stato eretto un monastero a lei dedicato. Il suo culto, molto popolare nel medioevo, è stato sopresso nel 1969, ma è venerata soprattutto dalle categorie delle quali è patrona: insegnanti, librai, avvocati e autieri.

(Fonte: www.enrosadira.it)

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150° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI DI LOURDES

Padre MICHELE GIULIANO ofm ha trasmesso l'immaginetta per “Un santino per ogni socio”.

Il Santuario di Lourdes sorge attorno alla grotta di Massabielle, presso il fiume Gave, dove nel 1858 la Vergine apparve per ben diciotto volte a Bernardette Soubirous. L’ 11 febbraio 1858 Bernadette vide una Signora che indossava un abito bianco, un velo bianco, una cintura blu e una rosa gialla su ciascun piede. Bernadette pregò il Rosario con Lei. Nell’ottava apparizione la Vergine chiese a Bernardette di pregare per i peccatori e baciare la terra in segno di penitenza, mentre il 25 febbraio, su richiesta della Madonna, Bernadette scavò con le mani nel terreno e trovò una miracolosa sorgente d'acqua.
In seguito la Vergine chiese la costruzione di una cappella e di andare in processione alla grotta. Il 25 marzo 1858, Bernadette, per volere del parroco di Lourdes, chiese alla Signora di svelare la Sua identità.
La Vergine le rispose in dialetto, l'unica lingua che Bernadette comprendeva: "Que soy era Immaculada Councepciou" cioé "Io sono l'Immacolata Concezione".
Il dogma dell'Immacolata Concezione, proclamaco da Papa Pio IX l'8 dicembre 1854, significa che Maria è stata concepita senza peccato. Questo dogma era ignoto a Bernadette: il parroco capì che le era apparsa la Madre di Dio. La veggente poi si ritirò nel convento delle Suore della Carità a Nevers ove tuttora riposa il suo cor po, rimasto intatto, dopo la morte avvenuta nel 1879.


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CAPURSO (BA) - SANTA MARIA DEL POZZO

Il socio GIUSEPPE FURIO di Manfredonia ha inviato un' immaginetta di S.Maria del Pozzo di Capurso (BA) per “Un santino per ogni socio”.

L’origine del Santuario risale all’agosto del 1705. Un prete di Capurso, Don Domenico Tanzella, in gravissime condizioni di salute sembra ormai spacciato; i medici hanno diagnosticato un male inguaribile. Una notte imprecisata di quel mese di agosto, la Madonna appare al sacerdote dicendogli che sarebbe subito guarito se avesse bevuto dell’acqua dell’antico pozzo detto «di Santa Maria» e avesse fatto voto di erigere una chiesa con annesso Convento Francescano.
Fiducioso nelle parole della Madonna, che gli è apparsa, il sacerdote beve l’acqua del pozzo e guarisce all’istante. Il “Pozzo di Santa Maria”, di forma circolare, profondo appena una decina di metri e con poca acqua, è nelle vicinanze del paese. Si pensa che risalga all’epoca degli eremiti Basiliani.
L’ultima domenica di agosto, volendo rendersi conto del miracolo della sua guarigione, Don Tanzella si reca con il fratello e altri due amici a visitare il «Pozzo di Santa Maria», distante circa mezzo miglio dall’abitato. Il pozzo è in parte prosciugato e da tempo abbandonato. I quattro amici scendono con una scaletta a pioli; nella difficoltà della discesa, le candele, che hanno tra le mani, cadono nella poca acqua, ma continuano tranquillamente ad ardere e a far luce. Il fatto li incuriosisce e li sprona ad ispezionare attentamente le pareti del pozzo. Sull’intonaco, dalla parte verso mezzogiorno, scoprono una bellissima immagine della Madonna, in stile bizantino, che li guarda sorridente.
Il Tanzella ed i suoi amici cadono in ginocchio. Decidono quindi di far staccare la delicatissima immagine dal muro, per esporla alla venerazione dei fedeli. Ed avviene un altro prodigio! L’immagine, staccatasi intatta dalla parete del pozzo, galleggia sull’acqua e può essere raccolta dalle mani del sacerdote che, con grande commozione, si affretta a ritornare, con il prezioso dipinto, in paese e lo deposita provvisoriamente nella sagrestia della chiesa che sta costruendo in un suo podere. Terminata la costruzione della cappella, il 9 febbraio del 1706 essa viene benedetta ed aperta al culto del pubblico sotto il titolo di “Santa Maria detta del Pozzo”, dal luogo del rinvenimento, e “di San Lorenzo martire”.

La fama del miracolo della guarigione del Tanzella e del rinvenimento dell’immagine, nonché di altri miracoli che la Madonna del Pozzo opera in pochi giorni, da quando è esposta alla pubblica venerazione, si diffonde rapidamente in terra di Bari ed oltre; moltissimi accorrono pieni di fede al nuovo Santuario di Maria ed ottengono segnalate grazie. Tra i primi miracolati è ricordata una certa Caterina, moglie di r Oronzo Maffiola, da lungo tempo impossibilitata a camminare, tanto che è conosciuta con il soprannome di “Caterina la storpia”. Sentendo la bella notizia che la Madonna del Pozzo fa miracoli, si reca con fede nella piccola sacrestia dove è esposta l’immagine della Madonna ed implora la grazia. Improvvisamente avverte una nuova vigoria nelle gambe, si erge in piedi, muove i primi passi e si trova totalmente guarita.
Dopo non poche difficoltà, agli inizi del 1751, si mette mano alla costruzione dell’attuale Santuario, tra l’entusiasmo generale, ed il 27.VIII.1778, ultimata finalmente la costruzione, il prodigioso affresco della Madonna viene collocato sull’Altare maggiore in una nicchia che verrà poi arricchita di marmi preziosi.
Il 20 maggio 1852 l’immagine della Madonna del Pozzo viene solennemente incoronata per volontà del Papa Pio IX.

Don Mario Morra, SDB

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CIMIER - FRANCIA - SANTA VITTORIA V. E M.


Padre MICHELE GIULIANO, ofm, di Marigliano (NA) ha inviato in Segreteria l’immaginetta di Santa Vittoria, vergine e martire continuando così la pubblicazione pubblicazione della serie di santini “MG” (la presente è MG11), per la campagna sociale “Un santino per ogni socio”.

L’iconografia qui rappresentata è quella della martire venerata a Cimier in Francia.
Il Consiglio Direttivo ringrazia sentitamente Padre Giuliano per questa bella serie “MG” e per i tanti pacchetti di immaginette già inviati per il Fondo Sociale.

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PIETRELCINA - MARIA SS.MA DELLA LIBERA

I soci romani AGOSTINO CERINI e LUIGI ZANOT hanno inviato l’immaginetta per “Un santino per ogni socio”.

Nella Chiesa Madre di Pietrelcina si conserva la statua lignea policroma di scuola napoletana di fine 1600 della Madonna della Libera, patrona di di Pietrelcina. Il 17 luglio 1966 ebbe dal Capitolo Vaticano il diadema d'oro e la sera del successivo 6 agosto avvenne la solenne incoronazione alla presenza del Vescovo di Benevento, mons.Calabria.
La devozione del Pietrelcinese per la Madonna della Libera è a dir poco commovente ed affonda le radici nel passato remoto. Nella metà del XVI secolo già esisteva una Cappella e la Confraternita laicale a Lei intitolate.
La "Madunnella nostra" soleva chiamarla Padre Pio e basta questa espressione a spiegare tutto. Si era cresciuto ai piedi della "Madunnella" "Madunnella" e aveva provato gioie grandissime quando, da giovane sacerdote, L'incontrava in chiesa.
Padre Pio descriverà le intense emozioni nelle lettere ai suoi direttori spirituali:”…… Povera Mammina, quanto bene mi vuole. L'ho constatato di bel nuovo allo spuntare di questo bel mese. Con quanta cura Ella mi ha accompagnato all'altare questa mattina. Mi è sembrato ch'Ella non avesse altro a pensare se non a me solo col riempirmi il cuore tutto di santi affetti. Un fuoco misterioso sentivo dalla parte del cuore, che non ho potuto capire.
Sentivo il bisogno di applicarci del ghiaccio per estinguere questo fuoco che mi va consumando. Vorrei avere una voce sì forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna … ".

RENZO MANFE'

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NOTIZIE DAL MONDO

 

Il socio Prof. ANTONINO BLANDINI ci ha trasmesso questo suo articolo pubblicato sul quotidiano “La Sicilia” il 15 agosto u.s.

FALO’ E VAMPARIGGHI OLTRE LA GOLIARDIA

L'usanza d'accendere i fuochi in spiaggia nella notte di Ferragosto, prima dei divieti dovuti alla loro pericolosa diffusione, attorno a bivacchi improvvisati, è vecchia di qualche decennio, come manifestazione d'allegria e di festa. Dopo alcune ore di baldoria sui litorali, attorno ai falò che si sfaldano in mille lingue di fuoco scoppiettanti e scintillanti quanto effimere, verso la fatidica mezzanotte i ragazzi si tuffano in acqua per un lungo bagno. Ma sanno le nuove generazioni ciò che fanno?

L'uso dei falò, in realtà, è antichissimo, precristiano e propiziatorio. E anche la Sicilia ha avuto la tradizione, non del tutto scomparsa, dei falò dell'Ascensione: i "vamparigghi" o le "vampanigghie", come venivano chiamate con parola onomatopeica le grandi cataste di legna da ardere ricavate da mobilio, libri, paglia, frasche, tronchi, utensili da buttare e da bruciare al tramonto della vigilia dell'Ascensione, divampavano ovunque, dal centro alla periferia di Catania. Del resto quasi in ogni casa c'erano ancora i fornelli a carbone e i focolari a legna, per cui era più che naturale accendere il fuoco con lo stesso rituale domestico. Immagini ormai sbiadite: con l'arrivo del "progresso" tali usI furono proibiti per ragioni di sicurezza.

In ogni strada, specie davanti alle botteghe dei falegnami, fin dal primo pomeriggio del mercoledì che precedeva il giovedì dell'Ascensione, i ragazzini si elettrizzavano nel cercare materiale ligneo da ammucchiare e bruciare all'imbrunire, presente tutto il vicinato; ognuno contribuiva ad alimentare il "combustile", che veniva acceso dal più anziano personaggio interessato a fare dei falò più grandi degli altri. Al vespro, nei centri abitati e in campagna, i vampirigghi crepitavano di vampate rosse al vento di primavera: il calore dei bagliori investiva tutti i presenti, grandi e piccoli, che si esaltavano e gioivano per quella festa semplice e toccante.
La paura del buio e della notte veniva esorcizzata; era il segno della vita che trionfa sulla morte. Anche i falò sulla spiaggia per l'Assunta hanno una loro storia. Quei fuochi nella notte dell'Assunzione, momento in cui l'estate inizia a declinare ("capo dell'inverno" dicevano gli antichi) hanno lo scopo di scacciare le forze diaboliche e ritardare l'arrivo dell'autunno. E si bruciavano le spighe del raccolto vecchio per propiziarsi il nuovo. Altrettanto importante è l'acqua e per questo a mezzanotte ci s'immerge in mare in segno di purificazione. I gitanti e i turisti, tra cui molti giovani, non si rendono più conto di questi usi tipicamente siciliani; non si sa dare una motivazione accettabile alle luminarie notturne se non quella dello stare insieme
a far festa e a cantare. Occorre riflettere sul significato della "vacanza" di oggi: il 15 agosto, dal 1977 con l'intesa Stato e Chiesa, è stato stato mantenuto giorno festivo agli effetti civili grazie alla ricorrenza dell'Assunzione della Madonna, che altro non è che l'«ascensione» della Madre di Dio, per cui i falò notturni di oggi avrebbero in verità un significato ben preciso: era credenza diffusa nel passato che nella notte dell'Assunzione fosse particolarmente benefico bere sorsate di acqua di mare e di accendere falò! Cosa si fa oggi se non questo? Il guizzo delle fiamme che tendono verso l'alto dà al fuoco, uno degli elementi primordiali del creato, il simbolo della rigenerazione, metafora del trionfo del sole nel corso del ciclo annuale.

La tradizione tradita e illanguidita non fa più capire questa realtà che si considera richiamo turistico o rievocazione di un rito magico nel cuore delle "feriae augustales”.

ANTONINO BLANDINI

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VII CENTENARIO DELLA MORTE DEL BEATO GIACOMO DA VITERBO (1308-2008)

Viterbo-Napoli, 12/12/2007 -12/12/2009

Giacomo, discendente forse della nobile famiglia Capocci, nacque a Viterbo intorno al 1255. Nel 1272 entrò tra gli Eremitani di s. Agostino vestendone l’abito nel convento viterbese della Santissima Trinità. Prima del 1275 fu inviato a Parigi a studiare teologia nello Studio Generale Ordine, dove frequentò le lezioni del primo maestro agostiniano parigino Egidio Romano (1243-1316). Negli anni 1281-1285 ricoprì vari incarichi nella sua Provincia religiosa. Insieme al maestro Egidio tornò a Parigi nel 1286 per riprendere gli studi teologici conseguendo il Baccellierato nel 1288 e il Magistero nel 1293.

Egidio Romano, eletto Priore Generale dell’Ordine, lo volle Reggente dello Studio parigino e nella città della Senna rimase fino al 1299. Tornato in Italia nel 1300 insegnò per due anni nello Studio di Napoli e il 3 settembre 1302 fu nominato Arcivescovo di Benevento da Bonifacio VIII (1230-1303); nel dicembre dello stesso anno il pontefice lo trasferì alla sede di Napoli, dove, pastore veramente zelante, seppe guadagnarsi la stima e la venerazione del re Carlo II d’Angiò e del figlio Roberto, duca di Calabria, che lo aiutò nella costruzione della nuova cattedrale. Il 13 maggio 1306 cominciò a trattare la causa di canonizzazione del santo pontefice Celestino V, che gli era stata espressamente affidata da Clemente V e nella quale egli pose ogni cura, tanto da recarsi personalmente a raccogliere testimonianze sui luoghi stessi dove Pietro di Morrone aveva condotto la sua vita penitente.

Giacomo, considerato uno dei maggiori pensatori della grande stagione teologica scolastica, per l’acume del suo ingegno meritò l’onorifico titolo di Doctor speculativus. Suo è il celebre De regimine christiano, scritto nel 1303 in occasione della lotta tra Bonifacio VIII e Filippo il Bello, il primo trattato sistematico sulla Chiesa. Morì a Napoli verso la fine del 1307 o all’inizio del 1308.

La memoria di Giacomo, subito circondata di venerazione, divenne ben presto oggetto di culto pubblico, confermato ufficialmente da Papa San Pio X nel 1911. La memoria liturgica del Beato Giacomo ricorre il 12 dicembre.

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IL VII CENTENARIO DELLA MORTE DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO
Montefalco - Monastero di S. Chiara, 10/06/2008 -17/08/2009

La storia di una grande donna dell'Umbria ci si ripropone dopo 700 anni dalla sua morte. L'Umbria del XIII-XIV secolo, crocevia d' Europa in un'epoca di transizione e di grande fermento sociale e religioso, ha avuto tra le sue figlie più illustri una donna di Montefalco, Chiara di Damiano, detta poi "Chiara della Croce", reclusa a sei anni e quindi monaca dell'Ordine di S. Agostino.
Mistica, teologa, guida spirituale di principi e cardinali, riunisce nella sua minuta persona profondità spirituale e saggezza di governo, raggiungendo le vette della contemplazione senza fuggire dai problemi della società e del mondo.

Il suo messaggio di "donna della Resurrezione" e dell'alleluia getta un fascio di luce nell'oggi di una umanità "che avanza tra i condizionamenti della mentalità immanentistica e le strettoie di una logica tecnocratica" (Giovanni Paolo II, Enc. Fides et ratio, 15).
Le Celebrazioni del Centenario hanno avuto inizio il 10 giugno 2008 e si concluderanno il 17 agosto 2009.


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ROMA, 10 OTTOBRE 2008: FESTA TITOLARE DI SANTA MARIA DELL’ORTO A TRASTEVERE

Il 10 ottobre u.s. l’Arcoconfraternita ha celebrato, nel 516° della sua fondazione, l’antichissima Festa Titolare dedicata, secondo tradizione, alla Gloria della celeste Patrona. La solenne Messa, alle ore 11.00,è stata presieduta da Sua Eminenza Reverendissima il Sig.Card. Giovanni LAJOLO, presidente del Governatorato della Città del Vaticano e, nell’occasione, nominato, dall’Arciconfraternita, Cardinal Protettore ad honorem del Sodalizio.

Con esso hanno concelebrato Sua Eccellenza Rev.ma Mons.Giuseppe Mitsuaki, arcivescovo di Nagasaki; Padre Makoto Wada O.Carm., Procuratore in Italia del Segretariato Generale della Conferenza Episcopale Giapponese, Consigliere Ecclesiastico dell’Ambasciata del Giappone presso la Santa Sede; Mons.Enrico Ghezzi, Primicerio dell’Arciconfraternita di S.Maria dell’Orto e Rettore della chiesa; Mons.Juan Carlos Dominguez, Rettore del Collegio Ecclesiastico Internazionale “Sedes Sapientiae” dell’Opus Dei; Mons.Siro Todescato, Primicerio Emerito dell’Arciconfraternita di S.Giovanni Battista dei Genovesi e Fra Giovanni Lucci, ofm, Parroco di San Francesco a Ripa; inoltre, hanno concelebrato altri quattro sacerdoti giapponesi.
Nel corso della S.Messa hanno ricevuto l’Abito confraternale tre nuove Consorelle ed un Confratello, accompagnati da 4 Confratelli presentatori”.

Al termine della solenne Concelebrazione, si è ripetuta la tradizionale e suggestiva consegna ai fedeli delle mele benedette, insieme ad altri frutti come le pere ed i melograni, a perpetuo ricordo della devozione per Maria SS.ma dell’Orto da parte dell’antica Università dei Fruttaroli romani, istituzione mestierale tra le più attive nella edifica zione e decorazione dello splendido Tempio Mariano trasteverino.

BRUNO FORASTIERI

Alla affollatissima cerimonia era presente l’AICIS: il Vicepresidente Renzo Manfè ed il Segretario Giancarlo Gualtieri; la Prof.ssa Maria Gabriella Alessandroni del Collegio dei Pro biviri e tra i soci: la Prof.ssa Stefania Colafranceschi e Enrica Carioni di Roma, oltre ovviamente Bruno Forastieri, che ricopre anche l’incarico di Vice Camerlengo dell’Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto.


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UNA RIPRODUZIONE PER VIVERE LA SUGGESTIONE DELLA SINDONE

Un grande numero di fedeli ha partecipato, domenica sera (12 ottobre, ndr) all’inaugurazione, nella chiesa S. Maria della Consolazione, dell’esposizione permanente della riproduzione fotografica ufficiale della Sindone e donata alla parrocchia da suor Concettina Dominedò e dalla sua famiglia.
Prima dello svelamento, la Corale Mater Divinae Gratiae di Nicolosi ha cantato l’inno “Dinanzi alla Sindone” musicato da mons. Nunzio Schilirò, maestro della Cappella musicale del Duomo e direttore dell’Istituto diocesano di Musica Sacra, e scritto da suor Antonietta Cordova; subito dopo il Coro “S. Francesco” dell’Istituto delle Suore Francescane del Cuore di Gesù in Misterbianco ha eseguito l’inno alla Sacra Sindone diretto dall’autrice del testo e della musica dott.ssa Maria Milena Santonocito, con all’organo il m° Antonio Corsaro che ha curato l’armonizzazione, e alla chitarra Fortunato Gulino.
Tra la commozione generale, si procedeva allo scoprimento dell’immagine da parte dei donatori e alla benedizione rituale fatta dal parroco alla copia del celebre telo torinese, sistemata nella nuova cappella della Sindone sopra il gruppo scultoreo di Cristo deposto dalla croce e della Madonna della Mercede Dolorosa. Dopo aver pregato e ammirato, in un’atmosfera di profonda spiritualità, l’impressionante copia del lino sindonico, verosimile, fedele riproduzione conforme, per dimensioni ed immagine, all’originale custodito nella cattedrale di Torino, i presenti hanno potuto ascoltare ampi brani del discorso del 24 maggio 1998 del servo di Dio Giovanni Paolo II per l’ostensione.


La Sindone è un telo rettangolare di 437 x 111 cm. Fra le due linee scure, segni dell’incendio del 1532, s’intravede a sinistra, la parte anteriore e a destra la parte posteriore del cadavere di un uomo crocifisso. Si notano la ferita al costato destro, i segni della flagellazione, del l’incoronazione di spine e dei chiodi alle mani e ai piedi. Forte è il suo rimando a quanto i Vangeli raccontano della passione di Gesù.
S. Silvestro, al Concilio provinciale romano del 325 stabilì che il sacrificio eucaristico fosse celebrato su una tovaglia di lino consacrata dal vescovo, come se lo fosse sulla Sindone di Cristo. Un’antica tradizione identifica la Sindone torinese - documento archeologico di proprietà della Santa Sede per donazione di re Umberto II e in perfetto accordo con la Passione, Crocifissione, Morte e Risurrezione del Redentore - con quella di cui parlano i sinottici a proposito della Deposizione: “dopo averlo calato giù…lo avvolsero in un lenzuolo”.

Il 26 aprile 1506 Giulio II istituì una memoria della Sindone fissandola al 4 maggio e le assegnò una Messa particolare composta l’anno dopo e riscritta nel 1631.
Nel 1670, sotto il pontificato di Clemente VII, la Congregazione delle indulgenze accordò un’indulgenza plenaria ai pellegrini della Sindone.

ANTONINO BLANDINI

(Articolo pubblicato dal Quotidiano "La Sicilia" il 14 ottobre 2008)

 

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16 0TTOBRE 1978-2008: 30° ANNIVERSARIO DI GIOVANNI PAOLO II PAPA

Giovanni Paolo II "ci ha guidato sulla strada della sofferenza”. E' quanto ha detto questo giovedì 16 ottobre il Cardinale Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia e per 39 anni Segretario particolare di Giovanni Paolo II, nel presiedere nella Basilica di San Pietro una MesSa commemorativa per il Papa polacco.
Giovanni Paolo II, ha detto il porporato nel 30° anniversario della elezione di Karol Wojtyla al Soglio Pontificio, “ha mostrato negli ultimi anni il valore della sofferenza nella vita dell'uomo, annunciando il Vangelo anche nel letto del dolore”.
“Sulla sua Via Crucis ha avuto da Dio la forza di mostrarci che la sofferenza ha un grande valore salvifico”, ha continuato.Parlando alle centinaia di fedeli presenti, soprattutto polacchi, il porporato ha ricordato Giovanni Paolo II come il Papa che "ha aperto la strada della Divina Misericordia" perché "il mondo più diventa divino, più diventa umano".

Wojtyla, ha aggiunto, è stato “il Papa che ha dato fiducia ai giovani, ottenendo da loro altrettanta fiducia”; è stato “un grande educatore dei giovani” e “nei giovani ha visto non soltanto i costruttori di un futuro migliore, ma prima di tutto una forza capace di difendere tanti valori fondamentali”.

“Il Papa – ha proseguito Dziwisz – si è impegnato nella edificazione di una civiltà della vita e dell'amore, in risposta ai progetti di un mondo che si basa sulla civiltà della paura, della morte e dell’odio”. L'Arcivescovo di Cracovia ha poi ricordato il suo impegno sempre “dalla parte dei sofferenti e dei deboli”.

“L'incontro del Papa morente ha liberato molte persone dalla paura della morte – ha concluso – . Non dobbiamo nutrire ammirazione in lui, ma dobbiamo trarre esempio dal suo modo di amare Cristo”.

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ROMA, 2 Novembre: MESSA E UNA CORONA DI FIORI PER I MORTI NEL TEVERE


Un'antica tradizione di pietà rivive invece sulle rive del Tevere grazie all'Arciconfraternita, nello spirito del recupero di antiche usanze religiose romane.

A Roma, nel 1776, fu canonicamente eretta nell'Isola Tiberina la Confraternita detta "dei Sacconi Rossi" per via dell'abito, ma il cui nome completo era in realtà più complesso: Confraternita dei Devoti di Gesù al Calvario e di Maria SS. Addolorata in sollievo delle Anime sante del Purgatorio.

Tra le opere di pietà del sodalizio vi era quello di recuperare le salme di coloro che perivano nel fiume e di celebrare SS. Messe in loro suffragio. Per le vicende dei tempi l'iniziativa ebbe poi a estinguersi, ma dal 1983 essa ha avuto nuovo impulso per merito dell'Arciconfraternita di S. Maria dell'Orto della quale è Vice Camerlengo il nostro socio BRUNO FORASTIERI.

Da allora, il 2 novembre di ogni anno una Santa Messa viene celebrata nella Chiesa di San Giovanni Calibita, officiata dai padri dell'Ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Dio più noto come "Fatebenefratelli", cui fa seguito una suggestiva processione con le torce accese lungo le rive dell'Isola al fine di gettare nel Tevere una corona di fiori accompagnata dalle preci per i defunti.
La cerimonia vede i Sacconi Rossi e i "fratelloni" della Madonna dell'Orto uniti in preghiera con un gran numero di fedeli nella S. Messa serale di suffragio: la lunghissima processione salmodiante al lume dei ceri consente di rievocare la pia atmosfera delle più genuine tradizioni popolari d'un tempo.

Negli ultimi anni la tradizione della Confraternita dei Sacconi Rossi è stata raccolta dalla Comunità religiosa
e ospedaliera del Fatebenefratelli del vicino ospedale di San Giovanni Calibita.

Lo scorso 2 novembre, come ormai avviene da qualche anno, anche una rappresentanza AICIS partecipa all’antica cerimonia. Quest’anno erano presenti, oltre Bruno Forastieri, il Vice Presidente Renzo Manfè, ed i soci Prof.ssa Stefania Colafranceschi e prof.ssa Maria Gabriella Alessandroni, autrice delle foto allegate.

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