Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Notiziario bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo da versare sul conto corrente postale nr. 39389069 dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per la sola iscrizione all’Associazione, mentre la quota annuale 2008 è di euro 25,00 per le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni e gli Enti.

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.

Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it

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AGGIORNAMENTI

 

 

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CESENA (FC), 2 Ott.-28 Novembre 2010 – Mostra di santini: “ANGHELOS - L’ANGELO CUSTODE”

Il 2 ottobre 2010 è stata inaugurata a Cesena, presso la Galleria d'Arte: Palazzo Ghini, una mostra curata da Marisa Zattini sul tema: "ANGHELOS, L'Angelo Custode", dove accanto alle opere pittoriche e scultoree di diciotto artisti, i soci Alberto Boccali, Attilio Gardini e Lino Gualtieri espongono una quarantina di immaginette sacre che illustrano l'opera del nostro Angelo Custode.
L’orario di visita di questa esposizione che rimarrà fino al 28 novembre è il seguente: nei giorni prefestivi, festivi e martedì: 10-12.30, 16.30-19.30; feriali: 17-19.30; lunedì: chiuso.
Gli amatori dei cataloghi possono rivolgersi a: Il Vicolo - Sez. Arte: Tel.0547-21386; e mail: arte@ilvicolo.com.

 

 

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NOTIZIARIO A.I.C.I.S. N. 1 MARZO - APRILE 2010

 

Immaginetta devozionale dalla collezione privata di Elisabetta GULLI GRIGIONI di Ravenna.
Incisione su rame con coloritura manuale  firmata Isabella Hertsens, attiva nell’ambiente di  Anversa nella prima metà del secolo XVIII. Cm 7,3x10,3. 

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VITA ASSOCIATIVA E "CERCO E SCAMBIO"

 

UN VIVO RINGRAZIAMENTO AI SOCI CHE CON LA QUOTA HANNO INVIATO UN’OFFERTA


Il Consiglio Direttivo anche per il 2010 aveva deciso che la quota rimanesse di euro 25.00 per agevolare quei soci che con la crisi internazionale verteva in difficoltà economiche. Un certo numero di soci hanno però voluto aggiungere euro 5, o 10, o 20 e qualcuno anche di più.
Il Presidente Gian Lodovico Masetti Zannini (foto) desidera ringraziare sia coloro che nonostante le difficoltà hanno voluto rimanere fedeli all’AICIS, sia coloro che anche con una piccola offerta hanno voluto dare all’AICIS un piccolo, ma sempre prezioso aiuto per andare avanti.
Ricordiamo che la nostra Associazione ha solo i propri soci quale fonte di sostentamento. Quindi il grazie è particolarmente sentito.


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LIBRO DEI SOCI 2010


   Abbiamo spedito a tutti gli associati il “Libro dei Soci 2010”. Potrebbero esserci ancora delle variazioni … di indirizzo, di telefono, di cellulare, di indirizzi e-mail, di tematiche, non ancora comunicate qui in Segreteria. Inoltre, potrebbero esserci errori di stampa.
Invitiamo tutti a controllare i propri dati e in caso di qualche variazione di comunicarle per via postale o per e-mail a Renzo Manfé - Segreteria AICIS- Via Merulana 137 - 00185 Roma. Grazie per la collaborazione.


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LA RIVISTA “SANTINI E SANTITA’” E’ REGISTRATA PRESSO IL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA


In luglio è pervenuto il nr. di registrazione del Tribunale Civile di Roma (nr.317/2010 del 14 luglio 2010 e, quindi, nel mese di luglio si è potuto chiudere il nr.1-2010 della Rivista, relativo a marzo-aprile. 2010.
Nei mesi successivi la redazione cercherà di far coincidere numeri e tempi, in modo da riprendere il corso normale di uscita della nostra bella Rivista.
Ringraziamo tutti gli associati della pazienza con cui ci hanno atteso in questi mesi.

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SCAMBI DI IMMAGINETTE NEL RISPETTO DELLA PRIVACY


Anche recentemente qualche associato ha lamentato che riceve al proprio domicilio lettere con santini e l’invito a scambiare, senza essere stato preavvisato.
Quando un socio, attraverso il Libro dei Soci, ha reso pubblico il proprio numero di telefono o cellulare, o l’indirizzo della propria e-mail, lo ha fatto principalmente per semplificare i contatti con gli altri soci.
Soprattutto quando si tratta di nuovi contatti, prima di spedire una lettera con immaginette, provvediamo a contattare preventivamente la persona interessata e chiediamo sia la disponibilità ad effettuare uno scambio, sia la tematica oggetto di ricerca in quel particolare momento. Una volta che si è giunti ad un accordo…si proceda con la spedizione postale.



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1-GIUSEPPE FLORIS


Dispongo dei seguenti numeri di santini SLE di Milano prima serie 1-340:

2 - 3 - 4 - 6 - 8 - 9 - 11 - 12 - 16 - 18 - 19 - 22 - 24 - 33 - 36 - 56 - 60 - 68 - 76 - 82 - 89 - 90 - 92 - 95 - 97 - 98 - 99 - 102 - 104 - 112 - 115 - 118 - 127 - 130 - 135 - 136 - 139 - 141 - 142 - 158 - 163 - 164 - 167 - 171 - 172 - 173 - 198 - 200 - 217 - 222 - 228 - 237 - 240 - 293 - 294 - 305 - 306 - 309 - 311.
Cerco per scambi, anche non alla pari, i seguenti numeri: 103 - 132 - 149 - 155 - 206 - 241 - 249 - 259 - 303 - 318 - 319 - 321 - 330 - 336.



2-SANTI CURRO’

Cerco e scambio immaginette sacre della Santa lega Eucaristica, della ARZ, della AR200. Cerco e scambio santini sulla Natività e su Santi e Beati. Ringrazio quanti vorranno contattarmi.

 

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LA CORONA, LE SPINE, IL RELIQUIARIO

ICONOGRAFIA. FIGURE E SEGNI DI PROTEZIONE CELESTE- 18
di Elisabetta Gulli Grigioni


Nella precedente rubrichetta (n.17, del gennaio- febbraio 2010) l ’immagine del Bambino Gesù  dormiente su un grande cuore, attorniato dagli strumenti della Passione quasi in dolorosa incubatio contemplativa del Sacrificio futuro, appariva già proiettata spiritualmente nel periodo delle feste pasquali che  quest’anno offrono, in Ravenna, nuove  possibilità di pellegrinaggio, interiore e raffinatamente culturale nello stesso tempo.
È stato infatti riconsegnato alla Città, dopo una estremamente impegnativa opera di ristrutturazione e restauro durata alcuni anni, il Museo Arcivescovile, custode di opere dell’antichità cristiana note in tutto il mondo, la cui visita, con l’avvicinarsi del tempo liturgico più importante dell’anno, può  svolgersi come percorso di Meditazione  sulla Croce: croci nelle epigrafi lapidarie o scolpite sulla pietra dei sarcofaghi, in mosaico gemmato o in lavorato argento come la croce del Vescovo Agnello, croci di oreficeria finissima, di smeraldi l’una, di ametiste l’altra, donate da Napoleone Bonaparte all’Arcivescovo Antonio Codronchi,  croci astili da mostrare in processione, croci reliquiario….
Vorrei soffermarmi su una croce destinata a quest’ultima funzione, emotivamente coinvolgente per l’osservatore  con il mostrare, nell’abitacolo in cristallo posto all’incrocio dei bracci, due spine della corona che tormentò Cristo durante la sua Passione. Si tratta  di un’opera di oreficeria  «riconducibile alla bottega del Francia e al primo Cinquecento emiliano», composta da vari pezzi  assemblati, come è detto nella didascalia, tramite linguette ribattute e incastri, tra i quali sono particolarmente interessanti le piccole sfingi che fungono da raccordo tra un tempietto circolare  con nicchie occupate da  figure di santi e la croce con bracci terminati  da formelle in cornice mistilinea, lavorate da un lato a sbalzo e dall’altro a niello. Chi, rimanendo colpito dalla presenza di un simbolo pagano quale la Sfinge in un contesto cristologico tanto esclusivo,  si interrogasse circa una funzione puramente decorativa e di maniera del mitico animale, potrebbe completare il momento contemplativo e devozionale della sua visita museale con l’impegnativa lettura del saggio di Romeo De Maio,  Cristo e la Sfinge. La storia di un enigma (Mondadori 2001).
Le due spine esposte nel reliquiario rimandano all’intera corona che generalmente viene iconograficamente presentata come  intreccio circolare di rami spinosi mentre, secondo alcuni studi, dovette essere una sorta di casco, dolorosissima copertura dell’intera superficie del capo. 
Nella sua versione circolare essa appare spesso  infilata al braccio verticale della croce, come si può vedere nella raffigurazione che correda la precedente rubrichetta.
Nell’immaginetta (riportata in copetina) la corona appare invece in una collocazione singolare, posta attorno al collo di un cuore raffigurato come  recipiente in cui sono inseriti i tre chiodi  della Crocifissione. Nel cielo della composizione splende il trigramma cristologico IHS tra nubi  pesantemente segnate in blu secondo un caratteristico stile di coloritura manuale.
Nel cuore trafitto da alcuni degli strumenti del martirio  appare, quasi in teca ostensoria, l’Agnello sacrificale immagine del Cristo, disteso sul libro sigillato secondo la popolare immagine derivante dall’Apocalisse erecante la croce e il vessillo glorioso della Resurrezione. I sottostanti versi in francese, allusivi alla mistica identificazione del devoto con Cristo, dicono Il peccatore diventa un agnello/quando pensa Gesù ai vostri mali. Si tratta di un’immaginetta prodotta mediante incisione su rame dall’artista Isabella Hertsens operante probabilmente  in ambiente di Anversa nella prima metà del Settecento.

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S.GIUSEPPE: PATRONO DELLA CHIESA
di Padre SILVANO BRACCI, o.f.m.

Le notizie dei Vangeli su san Giuseppe sono essenziali. Egli entra nella narrazione soltanto come sposo di Maria madre di Gesù detto il Cristo (Messia), ma l’unico aggettivo usato da Matteo è un vero ritratto: “uomo giusto”, perché nel linguaggio biblico ‘il giusto’ è colui che cerca di conoscere la volontà di Dio soprattutto attraverso la Parola ispirata e tramandata e si impegna a realizzarla.
Giuseppe, figlio di Giacobbe o di Eli, abitava nella piccola città di Nazaret in Galilea ed era un discendente del re Davide di cui trasmetteva legittimamente il titolo ai discendenti. Non doveva appartenere a una famiglia povera, come si può dedurre da quanto i compaesani diranno di Gesù: “figlio di un carpentiere” (Mt 13,5.5) o: "Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria?" (Mc 6,3), quindi Giuseppe lavorava per costruzioni e quale falegname sapeva anche realizzare oggetti della vita comune, da lui Gesù apprese il mestiere.
Giuseppe doveva avere 18 o 20 anni d’età allorché Maria, sua sposa legale non ancora accolta in famiglia, concepì per opera dello Spirito Santo un Figlio "che sarà chiamato Figlio dell'Altissimo", come le disse l'angelo Gabriele, confermando l'annuncio straordinario con la notizia che anche la parente Elisabetta, benché sterile, aspettava un figlio. Maria si recò subito in aiuto della parente, al ritorno dopo tre mesi manifestava i segni della gravidanza. Giuseppe, lo sposo, nella sua rettitudine non ebbe dubbi sull’onestà della sposa e lesse come intervento divino la maternità di Maria, perciò non volendo ripudiarla decise di recidere il contratto nuziale in segreto. In questo caso il “giusto” Giuseppe non obbedì alla lettera della legge mosaica che prevedeva la lapidazione della sposa adultera, ma si rimise a Dio autore della Legge. Ed ebbe risposta, infatti l’angelo del Signore in sogno gli disse: "Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli salverà il suo popolo dai suoi peccati". Accolse dunque la sua sposa, accettandone sia la maternità che le conseguenti responsabilità. Da quel momento Gesù entrò nella vita di Giuseppe come figlio, anche se non biologicamente, perciò è chiamato padre putativo di Gesù (dal latino puto, "ritenere", cioè "era ritenuto" suo padre). E dedicò tutto se stesso al Figlio di Dio che si era fatto prossimo all’umanità.

Circa sei mesi dopo la rivelazione della divina maternità della sposa, si mise in viaggio con lei verso Betlemme, in Giudea, per il censimento della popolazione dell'impero romano; qui Maria terminò il tempo della gravidanza e partorì il figlio "che fasciato fu posto in una mangiatoia, perché non vi era posto per loro nella grande stanza comune della casa". Dopo otto giorni dalla nascita, secondo la legge di Mosè, avvenne la circoncisione del bambino, al quale Giuseppe - capofamiglia - impose il nome Gesù. Quaranta giorni dopo i due coniugi presentarono il neonato a Dio nel tempio di Gerusalemme.
Nuovamente avvertito in sogno da un angelo, da Betlemme Giuseppe a causa della persecuzione del re Erode fuggì in Egitto con la sposa e il figlio. Dopo un periodo di esilio, morto Erode nel 4 a.C., ricevuto in sogno l'avviso di rimpatriare, Giuseppe tornò con la famiglia a Nazaret dove Gesù crebbe serenamente con lui e Maria.
Gesù nel suo dodicesimo anno pellegrinò con i genitori a Gerusalemme per la festa di Pasqua, ma rimase là mentre Maria e Giuseppe stavano ritornando in Galilea con gli altri pellegrini: resisi conto della sua assenza solo nella sosta notturna del primo giorno di viaggio, tornarono a cercarlo e lo trovarono il terzo giorno nel tempio a discutere con i sapienti della legge mosaica.

Maria gli domandò: "Figlio, perché hai fatto ciò? Ecco tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo", la sposa mette al primo posto il padre responsabile della famiglia. Gesù dette loro una risposta che lì per lì non fu chiara per loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?"; ma ben presto essi dovettero comprendere che quel figlio, prima che di una famiglia umana, era il Figlio dell’Altissimo.
Nella casa di Nazaret regnavano certamente la fede e la preghiera, perciò esisteva perfetta armonia fra i tre componenti la famiglia come comprendiamo dalle parole di Luca: “Gesù, crescendo in età, sapienza e grazia, era sottomesso a loro”. Giuseppe e Maria furono i primi discepoli di quel Figlio di Dio, poiché crescendo doveva manifestare una sapienza straordinaria.
Quando Gesù iniziò la vita pubblica, Giuseppe doveva essere già morto perché non è più menzionato dai Vangeli, certamente fece una morte santa nelle mani di quel Figlio che, in seguito, avrebbe affermato: “Chi perde la sua vita per me, la ritroverà” e Giuseppe l’aveva totalmente offerta a lui.
San Bernardino da Siena e altri santi pensano che egli sia stato assunto in cielo in anima e corpo, come Maria sua sposa.

(Il socio GIANCARLO DE LEO di Fano ha trasmesso un congruo quantitativo di immaginette del simulacro di San Giuseppe, venerato a Fano nella Chiesa di Santa Maria Nuova, riportato qui sopra. Tali santini verranno inseriti appena possibile nel Fondo Sociale. Grazie al socio De Leo).

 


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I NOMI PIU' BELLI D' ITALIA NEL 2006 



I nomi più belli? Francesco e Giulia. Ma se la cavano bene anche Alessandro e Sara, Andrea e Sofia, Matteo e Martina, Lorenzo e Chiara. E' così che la pensano i genitori italiani; anzi: non tutti i genitori ma solo quelli che hanno messo al mondo un figlio nel corso del 2006. A dircelo è l'Istat, che ha dato un'occhiata a tutti i nomi di tutti i bambini nati durante quell'anno e ha poi messo on line la classifica dei 30 nomi maschili e dei 30 nomi femminili più utilizzati. E dunque, almeno secondo loro, più belli.
Diamo un'occhiata ai trenta nomi maschili più diffusi fra i nuovi nati, con uno sguardo anche a livello regionale: non mancano le sorprese, con Giovanni e Pietro nelle retrovie e Paolo addirittura fuori dai primi trenta.

I MASCHIETTI - Fra i maschietti vince Francesco, ma non è una gara senza storia: sono solo sei le regioni dove il nome del santo di Assisi sbaraglia la concorrenza, mantenendo altrove però buoni piazzamenti. E' grazie a questi che Francesco riesce a sopravanzare – in quest'ordine - Alessandro (vincitore in tre regioni), Andrea (due regioni) e Matteo (tre regioni). Per inciso, diversa la situazione in campo femminile, dove assistiamo ad un trionfo a mani basse invece per Giulia, che si vede superata solamente in quattro regioni e nella provincia di Bolzano, battendo la concorrenza a Trento e nelle restanti 15 regioni.

Un'occhiata alle classifiche. Di bambini chiamati Francesco nel 2006 ce ne sono stati tre oltre la soglia dei diecimila: sono il 3,5% di tutti i nati maschi. Poco meno di 9400 sono i maschietti chiamati Alessandro (3,3%) mentre con Andrea (3,1%) e Matteo (2,9%) si rimane sopra la soglia degli ottomila nati. Regge bene anche Lorenzo, che sfiora questa soglia ed è stato scelto per il 2,8% dei maschietti. A questo punto, di botto, si scende sotto quota 6mila e le distanze diventano più brevi: al sesto posto si classifica Mattia (2,1%), seguito da Simone (2,1%), Luca (2,1%) e Gabriele (2%). A chiudere i magnifici dieci c'è Davide (2%). Per i tradizionali – e sempreverdi – Giuseppe e Antonio ci sono rispettivamente il 14esimo (1,6%) e il 15esimo posto (1,5%), mentre Giovanni non va oltre la 19esima piazza (1,3%). Ancora peggio, in verità, fa Pietro, che occupa la 26esima posizione (1,1%).

BIBBIA, VANGELI E SANTI - A voler un po' giocare con i nomi e la tradizione biblica, il primo apostolo è Andrea (3° assoluto), seguito a ruota da Matteo (4°).
Si prende un onorevole 18esimo posto Filippo, entra per il rotto della cuffia in graduatoria Giacomo (è 30esimo), mentre Tommaso (13esimo) non solo fa meglio di Pietro (26esimo), ma persino lo doppia. Quest'ultimo però, ad onor del vero, con un ritorno alle sue origini da pescatore potrà sempre far valere la settima piazza assoluta conquistata da Simone. L'angelo Gabriele (9° posto) si tiene dietro con tranquillità il collega Michele (24esimo), mentre Raffaele non dà segni di vita (non è cioè nei primi trenta).
Con il suo quarto posto Matteo si mette dietro tutti gli altri evangelisti, lasciando a Luca l'ottava piazza, a Marco l'undicesima e a Giovanni la 19esima. Non sarà una posizione da re, ma il decimo posto di Davide è il primo di una testa coronata.
Dal vecchio testamento si fanno poi notare anche Daniele (22esimo) e Samuele (23esimo), con Emanuele – e qui siamo a tempi più recenti – a strappare la 27esima posizione.
Con tutta questa marea di apostoli, evangelisti e re, se ne sono rimasti tranquilli in disparte molti altri santi, già soddisfatti della prima posizione assoluta di uno di loro (Francesco) e dei piazzamenti – fra gli altri - di Lorenzo (5°) e Antonio (15esimo): ecco così che, con Luigi, Nicola, Benedetto, Carlo, Vincenzo, non troviamo in classifica neanche il primo dei martiri, santo Stefano. Ma d'altronde, insieme a lui, non c'è neppure colui che approvò la sua lapidazione: quel Saulo che prenderà poi il nome di Paolo. Ed è proprio l'assenza di Paolo dai primi trenta la sorpresa più grande.

Per il resto, attenzione, perché oltre ai non ancora citati Riccardo (12esimo), Leonardo (16esimo), Federico (17esimo), Alessio (20esimo), Edoardo (28esimo) e Manuel (29esimo), c'è una grande prestazione per Christian e Cristian, nelle due varianti con e senza la "acca". Christian conquista il 21esimo posto assoluto (1,2%) e Cristian il 25esimo (1,1): sommando i 3296 bimbi del primo nome ai 3027 del secondo, si ottiene la ragguardevole cifra di 6321 bambini. Il che significa che Cristian (con o senza acca) è il sesto nome più scelto dai genitori dei nuovi nati. Una simile operazione si può compiere anche per Mattia e Matteo, anche se qui si tratta solamente di una assonanza, essendo i due nomi certamente ben distinti. Ad ogni modo, sono oltre 14mila i bambini chiamati Matteo o Mattia: ben quattromila più di Francesco, che guida la classifica assoluta.
GIOVANNI PAOLO - Una curiosità viene segnalata proprio dall'Istat: pur non rientrando nella graduatoria dei primi trenta, tra i nati di sesso maschile si registrano ben 761 bambini il cui nome contiene "Karol" o "Giovanni Paolo", come omaggio al papa scomparso il 2.4.2005. Nel corso del 2005 i bambini con questi nomi erano stati ancor di più: 858. L'omaggio a papa Wojtyla appare evidente se si considera che nel corso del 2004 – a pontefice ancora vivente - il numero di bambini con questo nome era stato solo di 34 unità. Il 96% dei nati 2006 è di cittadinanza italiana mentre poco più del 2% è di cittadinanza polacca. Interessante notare che oltre il 53% dei casi registrati si riscontra in sole tre regioni: Sicilia, Campania e Puglia.

REGIONI - A proposito di regioni, Francesco (primo posto nazionale) è il nome più diffuso in Umbria, in Abruzzo, e poi in Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna. Alessandro (secondo classificato nella graduatoria complessiva) si impone in Piemonte, in Emilia Romagna e nelle Marche. Andrea (3° assoluto) ha la meglio in Lombardia e nella provincia di Trento, mentre Matteo (4°) vince in Veneto, Liguria e Friuli Venezia Giulia. Piace soprattutto ai genitori di Toscana e Lazio il nome Lorenzo (5° assoluto) mentre assai significative sono le preferenze dei genitori del Molise e della Campania (che scelgono più di tutti Antonio, che su scala nazionale è appena 15esimo) e della Sicilia (che scelgono Giuseppe, 14esimo in quella globale). E se in Val d'Aosta vince Simone, nella provincia di Bolzano la scelta cade soprattutto su Simon, nella sua versione senza la vocale finale. E ora, un'occhiata alle classifiche complete...

CLASSIFICA ISTAT - Anno 2006 (Posizione, Nomi maschili, numero assoluto di nati, percentuale)
1°-FRANCESCO: 10.003 (3,5); 2°-ALESSANDRO: 9.396 (3,3); 3° ANDREA: 8.805 (3,1); 4°-MATTEO: 8.355 (2,9 ); 5°-LORENZO: 7.824 (2,8); 6°-MATTIA: 5.958 (2,1); 7°-SIMONE: 5.894 (2,1); 8°-LUCA: 5.864 (2,1); 9°-GABRIELE: 5.738 (2,0; 10°-DAVIDE: 5.660 (2,0); 11°-MARCO: 5.027 (1,8); 12°-RICCARDO: 4.801 (1,7); 13°-TOMMASO: 4.695 (1,7); 14°-GIUSEPPE: 4.553 (1,6); 15°-ANTONIO: 4.332 (1,5); 16°-LEONARDO:4.244 (1,5); 17°-FEDERICO:4.060 (1,4); 18°-FILIPPO:3.909 (1,4); 19°-GIOVANNI: 3.776 (1,3); 20°-ALESSIO: 3.752 (1,3); 21°-CHRISTIAN: 3.296 (1,2); 22°- DANIELE:  3.203 (1,1); 23°-SAMUELE: 3.096 (1,1); 24°-MICHELE: 3.039 (1,1); 25°-CRISTIAN: 3.027(1,1); 26°-PIETRO:2.985 (1,1); 27°-EMANUELE:  2.787 (1,0); 28°-EDOARDO:  2.727 (1,0); 29°-MANUEL:  2.279 (0,8); 30°-GIACOMO: 2.221 (0,8).

Per REGIONE (Regione, Nome, Numero assoluto di nati in regione, percentuale su totale regionale):
Piemonte:  ALESSANDRO 795 (4,1%); Valle d'Aosta: SIMONE 24 (3,7); Lombardia: ANDREA 1.958 (4,1); Trentino: con Bolzano/Bozen: SIMON 63 (2,3) e Trento: ANDREA 86 (3,2); Veneto: MATTEO 797 (3,3); Friuli-Venezia Giulia:  MATTEO 183 (3,5); Liguria:  MATTEO 262 (4,3); Emilia-Romagna:  ALESSANDRO 796 (4,0); Toscana: LORENZO 791 (5,0); Umbria: FRANCESCO 176 (4,4); Marche:  ALESSANDRO 312 (4,4); Lazio: LORENZO 1.133 (4,3); Abruzzo: FRANCESCO 244 (4,4); Molise: ANTONIO 59 (4,8);
Campania: ANTONIO 1.726 (5,4); Puglia: FRANCESCO 1.000 (5,3); Basilicata: FRANCESCO 131 (5,2); Calabria: FRANCESCO 585 (6,2); Sicilia: GIUSEPPE 1.207 (4,7); Sardegna: FRANCESCO 265 (3,9).     

 

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SPIGOLATURE DAI LIBRI

Ricostruire i frammenti intimi di una vita cristiana
“Quando si ha la fortuna di trovare da un rigattiere o da un commerciante di carta vecchia un insieme […] di immaginette provenienti dallo stesso messale o dallo stesso fedele, è interessante ricostruire i frammenti intimi di una vita cristiana, qualche briciola della vita quotidiana e della sua relazione con la fede. L’immagine è come uno scrigno di dolori e di piccole gioie della vita, il riflesso di un affetto e il luogo intimo di un’azione di grazia, senza testimoni, lontano dall’apparato liturgico”.
(Alain Vircondelet, “Le immaginette” - Ulisse Edizioni - 1989- Pag.94).

Carte intagliate e punzecchiate: canivet francese e Spitzenbild tedesco
“Il collezionista italiano che nell’insieme delle carte operate con strumenti taglienti abbia scelto come oggetto della propria raccolta quelle esclusivamente o prevalentemente intagliate, che potevano raggiungere dimensioni ragguardevoli con soggetti sia sacri che profani, si orienta di solito alle produzioni devozionali di piccolo formato, attualmente le più facilmente reperibili sui nostri mercati e delle quali si parlerà qui prevalentemente, che in genere ha imparato ad apprezzare attraverso alcune mostre di immaginette sacre.
Per approfondire anche teoricamente la propria esperienza il collezionista dovrebbe rivolgersi alle due opere fondamentali di Adolf Spamer (Spamer 1930, reperibile presso la Biblioteca Casanatense di Roma) e di Siegrid Metken (Metken 1978), delle quali sarebbe auspicabile data la complessità e l’importanza una traduzione in italiano. Usufruendone, magari, a un primo livello per quanto riguarda le riproduzioni e le descrizioni degli esemplari, potrebbe rendersi conto della varietà tipologica delle carte intagliate e ritagliate e della qualità raggiungibile dagli esemplari più importanti e più belli”.
(Elisabetta Gulli Grigioni, “Carte intagliate, ritagliate e punzecchiate” - Ediz.Essegi 1998, pagg.8-9).

 

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DEVOZIONE PUBBLICA E PRIVATA
di Laura Borello

 


Il termine “cultura popolare” comprende un insieme di fenomeni estremamente variegati e compositi: sono stati spesi fiumi di parole per darne una definizione appropriata e “oggettiva”. Si sono fatti innumerevoli “distinguo”, preferendo talvolta a seconda di ciò che si studiava o della scuola di provenienza, la formula cultura materiale o cultura delle classi popolari o ancora cultura del popolo o delle classi subalterne, folclore o Folk-lore.
Altrettanto complessa e forse ancor più confusa risulta la situazione quando si parla di devozione popolare, religione o religiosità popolare. Sono state proposte innumerevoli definizioni, ma nessuna riesce ad esprimere con completezza o con sufficiente chiarezza un fenomeno estremamente complesso: proprio per questo mi chiedo fino a che punto sia necessario irrigidire in schemi ciò che tutto sommato ne rifugge. Spesso si è finito di non considerare il contesto naturale della religione portando il dibattito su un piano molto teorico e assai poco pratico.
Personalmente credo che, una volta dato il significato più ampio e generico al termine popolare, convenga parlare di devozione pubblica e privata riferendosi ad un modo di esprimersi con una specifica destinazione, ossia ad una devozione che si manifesta in ambito familiare e domestico in rapporto (e non in contrapposizione) con quella che si “attua” nei luoghi di culto o all’aperto (ad esempio le processioni), tenendo presente che vi sono molteplici sfumature e gradazioni (è diversa, ad esempio, l’offerta di un dipinto votivo da esporre in chiesa per gli altri, dalla partecipazione singola o come gruppo ad una processione).
La devozione popolare si manifesta in ogni caso utilizzando degli oggetti in famiglia e nelle feste del “popolo” cattolico (non necessariamente da riportare costantemente ai culti agrari precristiani): l’attenzione nei confronti di questi ultimi permette di capire l’espressione “religione popolare” senza disperdersi in definizioni accademiche. La maggior parte di questi oggetti trae l’origine o lo spunto da passi biblici precisi, dall’agiografia e da preghiere utilizzate e collaudate dalla tradizione della Chiesa. Gli oggetti hanno una loro funzione se inseriti in determinati spazi e sono elementi di un preciso sistema culturale che, sovente, non è ben delineato negli studi demologici attuali riferibili all’ambito religioso e all’arte popolare (e tale discorso è valido per l’arte religiosa e per gli edifici di culto in genere). E’ questo contesto che va recuperato, considerando l’oggetto del momento in cui viene fabbricato fino all’uso che se ne fa.
E’ quanto si è cercato di fare in questo caso per il settore specifico delle piccole immagini di devozione diffuse in ogni classe sociale e commissionate da un clero generalmente abbastanza preparato e, talvolta, studiate da teologi. Sono un fenomeno popolare sia per il numero di persone raggiunto, sia perché certi tipi di immagine sono più diffusi di altre, segno che “piacevano” e, quindi, erano smerciate più facilmente perché accettate dalla gente. Per quanto riguarda il dibattito sulla cultura popolare, fino ai tempi recenti debitore in Italia di un’impostazione degli studi folclorici di matrice prevalentemente marxista, mi pare opportuno considerare una frase, scritta da Mircea Eliade, ormai diversi decenni fa (nel 1943): “Ci si è soffermati innumerevoli volte sull’assimilazione da parte della teologia cristiana del pensiero greco, ma non si è messa in luce che merita l’altra assimilazione, quella delle credenze popolari. Quest’atto di incorporazione, trasfigurazione ed unificazione dei culti antichi ci sembra superiore anche all’assimilazione della filosofia greca e delle istituzioni romane. Il cristianesimo, infatti, ha realizzato la vera unità spirituale dell’Europa soprattutto salvando e “nobilitando” la vita popolare…” (Mircea Eliade, “I riti del costruire”, ediz.it. 1990, p.104).
Ritengo sia di un’attualità straordinaria specie nell’Europa contemporanea dove è evidente che si stanno perdendo in parte quelle radici culturali cristiane che sono alle origini della cultura europea. L’attuale venir meno delle conoscenze “popolari”, per non dire elementari, della cultura cristiana ha dei forti rischi specie di fronte a culture che presentano, almeno ai nostri occhi, tratti di compattezza maggiore di quella esistente oggi in Europa. E’ un discorso strettamente antropologico da inserire in un quadro culturale che vede da una parte l’affermazione di una cultura europea dai contorni non troppo ben definiti e dall’altra la spinta delle “minoranze” etniche di ogni tipo. La mancata attenzione ad ogni livello verso un particolare e comune vissuto religioso e per la tradizione in genere stanno infatti portando allo scardinamento ed alla perdita di una cultura cristiana che è la matrice della cultura popolare (e non solo popolare) europea. Credo che il pensiero di Eliade dovrebbe essere presente quando si parla di rapporti interculturali, termine oggi divenuto d’uso comune e propagandato quasi ogni giorno dai media: è dimostrato, a livello antropologico, che l’assimilazione di culture diverse avviene come minimo dopo due o tre generazioni e che, in ogni caso, nessuna delle culture venute in contatto è poi completamente come prima, ma ignorare e perdere la conoscenza della propria cultura significa, a mio avviso, il venir meno di un’identità culturale che non è il processo naturale di assimilazione di tradizioni diverse che, in modo forse meno veloce o massiccio di adesso, c’è sempre stata nella storia umana.
Concludo queste brevi note ponendo di fronte ad alcuni “numeri” relativi agli oggetti della devozione popolare incontrati in oltre vent’anni di ricerca perché possono forse chiarire meglio quanto ho esposto: ho catalogato 2350 ex-voto pittorici nel Santuario della Consolata di Torino, ne sono stati fotografati circa 2000 nelle Valli di Lanzo per conto del Museo Nazionale della Montagna, ne ho studiati a livello superficiale almeno 200 nella zona di Asti, 2000 in quella di Cuneo e circa 3000 in paesi della cintura metropolitana del capoluogo della regione. Ho avuto modo di fotografare o di vedere fotografie di alcune centinaia di piloni ed edicole votive sparse sul territorio piemontese. Ho fatto ricerche utilizzando un fondo di circa 2000 stampe popolari di una collezione privata. I paramenti e gli oggetti liturgici avuti materialmente tra le mani sono alcune migliaia. Queste cifre fanno riflettere sulla diffusione degli oggetti religiosi, tanto più che gran parte degli edifici di culto oggetto di ricerca era già stata “visitata” dai ladri e, in ogni caso, le distruzioni operate nel tempo erano state notevoli.
Le immagini esposte in mostra, infine, provengono da collezioni e raccolte la cui somma supera le 200.000 unità: studiare la religione o devozione popolare comporta, quindi, la necessità di lavorare con grandi numeri e operare delle scelte che implicano una notevole sintesi: è facile descrivere una raccolta di ex-voto, più difficile spiegarne il valore in un dato luogo di culto e le caratteristiche specifiche, parimenti è relativamente semplice descrivere delle immaginette, più complesso organizzarle per temi specifici dando una logica interna, senza forzare il discorso, lasciando in un certo senso che siano proprio le immagini a parlare in prima persona: si spera di aver raggiunto questo obiettivo nella mostra che si presenta.
(Articolo del catalogo “Il santino nel vissuto quotidiano tra arte e devozione” per la mostra di piccole immagini devozionali nel Museo Etnografico Gambarina di Alessandria (27 apr.-26 maggio 2002) curata da Francesco Bombonato e Laura Borello)
                  


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LA MADONNA DELLA STRADA E IL PRESEPE DEI NETTURBINI

di Maria Gabriella Alessandroni



Un’antica immagine (fine XIII – inizio XIV secolo), affresco su supporto in ardesia, oggetto di restauro nel 2006, collocata in una cappella alla sinistra dell’abside della chiesa del Gesù a Roma, ci presenta la Madonna  mediatrice di grazie detta “della Strada”, cara a sant’Ignazio, proclamata patrona dei netturbini romani con un decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, sottoscritto dal Santo Padre Giovanni Paolo II nel 2003 (vedi immaginetta nella prima figura).
Ricordiamo testualmente l’episodio che diede origine al patronato: “Sua Santità, gli operatori e i dipendenti Ama (n.d.r. Azienda Municipalizzata Ambiente di Roma) desidererebbero che Lei potesse indicarci un santo da poter invocare e a cui chiedere protezione. Ciò anche alla luce del delicato servizio che gli operatori svolgono sulle strade della città, sia di notte che di giorno. Insomma, un santo patrono Ama”. Questa la richiesta che l’allora presidente Ama, Mario Di Carlo, avanzò il 7 gennaio del 1996 a Giovanni Paolo II, nel corso della tradizionale visita dei pontefici al “presepe dei netturbini”. “Ma voi l’avete il patrono, anzi, una grande patrona: la Madonna della Strada”, rispose il Pontefice, sorprendendo tutti e dimostrando di conoscere bene i netturbini romani.
Visitando nel periodo natalizio il presepe dei netturbini, ho visto con piacere, in mostra sulla parete, un poster con la  Madonna della Strada come appare nel santino della seconda figura, con l’indicazione del significato dell’immagine esposta  in quel contesto. L’immaginetta rappresenta il quadro ottocentesco che, prima del recente restauro, ricopriva completamente la pregevole opera del 1200-1300, stravolgendone la poetica arcaica essenzialità, nei colori e negli ornamenti della Madonna, a suo tempo redimita insieme al Bambino, il quale, con la mano destra sollevata, rivolge le due dita alla benedizione, ma ad un tempo alla indicazione della Via, della Strada sicura. Gesù tiene con la mano destra il simbolico Libro Sacro. Nell’antico affresco, poco più esteso, già evidenziato nella prima figura, sono state riportate alla luce anche le mani di Maria, che, con la sinistra, sostiene il Figlio, mentre apre la destra verso i fedeli. In questo aspetto l’immagine si discosta dalla  iconografia bizantina medioevale, peraltro affine, della Madonna Odigitria (che mostra la direzione, la strada), la quale indica con la mano destra il Bambino benedicente.
Emozionante è stato ammirare il Presepe, elaborato nel 1972, con l’aiuto di numerosi operatori ecologici, dal giovane Giuseppe Ianni, che, presente nella sala ad accogliere i visitatori, ha illustrato con entusiasmo le particolarità e le caratteristiche della articolata, complessa e scenografica costruzione (vedi figura). Il presepe è realizzato in muratura, con calce e piccole pietre; contiene 100 casette in tufo, 24 grotte, ben 54 metri di strade e 4 fiumi  (12 metri complessivi di lunghezza!)… I materiali sono provenienti da san Pietro, dal santuario di Greccio, da Betlemme, da san Giovanni Rotondo, dalla Birmania. Sul basamento sono incastonate migliaia di pietre provenienti da varie località italiane e da ogni parte del mondo, incrementate ogni anno dai visitatori di nuovi paesi. L’ingresso è gratuito e l’orario è il seguente. Dal 15 dicembre al  30 gennaio, dalle 8 alle 20 tutti i giorni; dal 1 febbraio al 14 dicembre, dalle 9 alle 19; domenica e festivi,  dalle 8 alle 14. L’indirizzo: via dei Cavalleggeri, 5 – Roma (in prossimità della Basilica di san Pietro).
Si riscopre un collegamento tra la Madonna della Strada e i Netturbini romani  nell’immaginetta in formato IV, reperita  recentemente in una chiesa di Roma, della quale sono riportate in figura la prima e l’ultima facciata. Vi è raffigurato don Ariodante Brandi (1883-1963), il fondatore  dell’Unione Professionale fra i Netturbini Romani e della Pia Opera Maria Santissima della Strada. Nelle due facciate interne alla pagellina sono descritte la vita e l’opera di apostolato del sacerdote, con episodi che ne mettono in luce l’importanza per il mondo del lavoro ed in particolare per i lavoratori ecologici di Roma.

 

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I QUATTORDICI SANTI AUSILIATORI
SAN BIAGIO - Heiliger Blasius

di Giancarlo Gualtieri

 

 

S. Biagio di Sebaste (Blasius o Basileus) (vescovo e martire), è il terzo, in ordine alfabetico, dei  “Quattordici Santi Ausiliatori”. Nasce in Armenia intorno al III sec. e muore a Sebaste il 3 febbraio del 316.
Ausilio: è invocato  da parte di chi soffre di “patologie della gola”.
Attributi: il “bastone pastorale” di vescovo,  la “palma”, simbolo dei martiri, le “due candele incrociate”, simbolo della benedizione della gola, il “cardaccio” un pettine di legno munito di chiodi uncinati, usato per cardare la lana, simbolo del suo martirio.
Patronato: è protettore degli otorinolaringoiatri, dei cardatori e dei materassai.
La leggenda della vita (tratta da un calendario dei santi in cromolitografia dei primi del ‘900): “Nacque da nobil famiglia pagana in Sebaste; si dedicò con ardore allo studio della medicina e visse sempre sobrio, casto e benefico. Chiamato da Dio alla luce della verità, ricevette il battesimo e fu eletto Vescovo di Sebaste. A lui accorrevano i fedeli e perfino gli idolatri nelle loro infermità e tutti partivano risanati. Ritirossi sul monte Argeo, ma quando insorse la furiosa persecuzione di Agricola, fu scoperto dal preside di Diocleziano per il continuo pellegrinar dei fedeli, e incatenato. Lungo il cammino operò strepitosi miracoli e alcuni si convertirono al cristianesimo. Giunto alla presenza di Agricola fu battuto, stirato su cavalletto e scarnificato con pettini di ferro; infine il santo Martire venne decapitato e le sue spoglie furono raccolte da una nobile matrona di nome Elisea. Ciò avvenne il 3 febbraio dell’anno 316. Viene invocato dai fedeli nei mali di gola, avendo miracolosamente risanato un bambino cui una spina infitta nella gola toglieva la vita”.
Dal punto di vista strettamente storico va ricordato che il suo martirio avvenne sotto l’imperatore Licinio, cognato ed antagonista dissidente dell’imperatore Costantino I, nonostante quest’ultimo avesse già concesso nel 313 la libertà di culto nell’Impero Romano. Il corpo del Santo fu sepolto nella cattedrale di Sebaste.
Molte sono le chiese di paesi e città d’Italia e d’Europa che custodiscono reliquie del Santo e che lo hanno eletto come Santo Patrono e tante sono anche le manifestazioni di folklore a lui legate, ecco di seguito alcuni significativi esempi.
San Biagio a Maratea
Secondo una tradizione nel maggio del 732 una parte dei suoi resti mortali furono messi in un’urna ed imbarcati, per essere portati a Roma. Una tempesta fece però naufragare la nave sulle coste della cittadina di Maratea in Lucania. Gli abitanti del posto raccolsero le sacre reliquie e le trasportarono in una chiesetta, posta in cima al monte del loro paese, intitolata alla Madonna delle Grazie, che divenne poi così il santuario di San Biagio. Un busto argenteo del Santo fu realizzato nel 1706 da Domenico De Blasio, trafugato nel 1976 fu poi rifatto sul modello originale nel 1979. Il Santuario fu elevato a Basilica Pontificia nel 1940.
Festa della Traslazione delle Reliquie di San Biagio  a Maratea
La festa dell'anniversario della traslazione delle reliquie di San Biagio, dura un'intera settimana con ben quattro processioni della statua d’argento del Santo:
la prima detta “San Biagio va per il Castello”, (Castello è il nome con cui i marateoti indicano la città vecchia), si tiene il primo sabato del mese di maggio;
la seconda detta “San Biagio scende dal Castello”, si tiene il secondo giovedì del mese e la statua, dopo essere stata coperta da un manto rosso, viene trasportata, attraverso un antico sentiero, dal Castello al Borgo. Quì, dopo essere stata svestita, riceve le chiavi della città dalle mani del sindaco e quindi viene trasportata nella chiesa di S. Maria Maggiore;
la terza detta “San Biagio va per il Borgo” attraversa appunto le strade del Borgo si tiene il secondo sabato di maggio;
la quarta, infine, detta “San Biagio torna al Castello” si tiene la domenica seguente in cui la statua, nuovamente coperta dal manto rosso, ripercorre all'indietro l'antico sentiero per ritornare nella sua sede naturale.
“La Manna” di San Biagio a Maratea
Dopo la ricollocazione della statua nella Basilica,  si tiene la Messa solenne durante la quale a volte avviene un fenomeno  miracoloso detto “La Manna di San Biagio”, autenticato da una Bolla di Papa Pio IV, in data 4 marzo 1563:
“In ecclesia S. Blasii, terrae Maratheae Cassanem Dioecesis, in qua eiusdem S. Blasii Corpus Quotidie Manna scaturiens et continuis coruscam miraculis devote custoditur.” “Nella Chiesa di S. Biagio, in terra di Maratea, diocesi di Cassano, si custodisce devotamente il corpo dello stesso S. Biagio, stillante quotidianamente Manna e corruscante di continui miracoli”.
I marmi della cappella che contiene l’urna con le reliquie del Santo, incominciano a trasudare gocce di un umore acqueo giallognolo, la “Manna di San Biagio”. I fedeli in preghiera, o  passano la mano sui marmi, o strofinano fazzoletti, o raccolgono alcune gocce in una boccetta che conserveranno poi gelosamente a casa a protezione di ogni male.

San Biagio a Fiuggi
La leggenda vuole che, la notte del 2 febbraio 1298, mentre gli abitanti del paese di Anticoli di Campagna (l’odierna Fiuggi), allora feudo dei Colonna, erano intenti a festeggiare la Candelora per le strade con diversi falo' accesi, del tutto ignari di un grave pericolo che incombeva su di loro, la cittadina era stata presa d’assedio dalle truppe pontificie, alleate della nobile famiglia romana dei Cajetani, acerrimi nemici dei Colonna. Quando le truppe nemiche stavano per sferrare un duplice attacco, ecco apparire, come per miracolo, delle fiamme altissime sul borgo. Allora, ognuno dei due eserciti, pensando che fosse stato l’altro alleato a saccheggiare e dare fuoco alla cittadina, si ritirò. Il giorno seguente, gli abitanti, felici per lo scampato pericolo, decisero di eleggere San Biagio, a patrono della loro cittadina e da allora ogni anno si celebra la tradizionale festa delle " Stuzze", per l’occasione, dai vari rioni della città, vengono preparati carri di legname, detti "Capannoni", che vengono accesi nella piazza  del centro storico, così da illuminare la città come nella lontana notte dell’assedio.

San Biagio a Milano
Una singolare tradizione, legata al culto del Santo, si ha in Lombardia, in particolare nella città di Milano, ed è quella di mangiare insieme in famiglia ciò che è rimasto del panettone natalizio, detta appunto il “Panettone di san Biagio”.

La "benedizione della gola"di San Biagio
E’ ancora in uso in molte chiese, nel giorno di S. Biagio, durante la celebrazione liturgica, impartire, ai fedeli ed in particolare a tutti i bambini, la benedizione della gola, i sacerdoti benedicono le gole dei fedeli accostando ad esse due candele benedette, recitando la tradizionale formula: "Per intercessione di San Biagio, Vescovo e Martire, Dio ti liberi dal mal di gola e da ogni altro male. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen".

Preghiera di lode, al Patrono S. Biagio, recitata in Sicilia a Comiso (RG)
Sempri sia ludatu, u Patronu, ca fu cardatu. AduramuLu a tutti l'uri, San Bilasi prutitturi”.
Sempre sia lodato, il Patrono, che fu cardato. Adoriamolo a tutte le ore, S. Biagio protettore.

Proverbio popolare meridionale
Lu jornu di San Blasi cu avi ligna fora si li trasi”.
Il giorno della festa di S. Biagio chi ha legna fuori la tiri dentro.

 

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ALLA RICERCA DELLO STABILIMENTO GRAFICO PERDUTO

  Terza Parte

di Attilio Gardini

Ritenendo di fare cosa gradita al lettore filiconico, continuiamo a proporre immaginette col loro relativo logo in bella vista, con l’obiettivo di unire le nostre informazioni e definire meglio lo Stabilimento grafico che li ha prodotti.
Per ora abbiamo poco tra le mani: un acronimo inscritto in una rigida figura geometrica e alcune immaginette... ma a volte capita di scoprire che proprio altri santini simili spiegano il precedente, regalandoci informazioni su data e sede del produttore.
Anche questo è un aspetto della Filiconia.
Ora propongo altre quattro ditte, tuttora avvolte nel mistero: EVVV, LAM, FRN e CP con olivo, tutte del novecento. La redazione di “Santini e Santità” sarà lieta di pubblicare le vostre proposte risolutive.

 “EVVV
 La “EVVV” è una casa produttrice di immaginette, ancora da identificare, con buona probabilità milanese, caratterizzata da un logo costituito dalle quattro iniziali inserite nei quattro settori circolari.
Pr. EVVV – Sede: n.d., Stampa in offset a colori, R: Sul Chi.Ro latinizzato sale una vite con grappolo “Ego sum vitis, vos palmites” [Gv 15,1], V: “Bianco per poter stampare anniversario o invito a un evento celebrativo”; Serie: “SL 4B”; nessun bordo e margine liscio; Periodo: 1945-’55; 68x118 mm. La numerazione riscontrata da 1 a 48. L’autrice della prestigiosa Serie Rosetum (AR), Suor Johannita von Fritz (al secolo Margarete) probabilmente pubblicò anche presso la ditta “EVVV” le sue dolci raffigurazioni con immagine simbolica e citazione evangelica in lingua latina.

 “LAM
La “LAM” è una casa produttrice di immaginette, ancora da identificare, caratterizzata da un logo costituito da un rettangolo che contiene le tre iniziali.
Pr. LAM  – Sede: n.d., Stampa in offset bruno monocromatico, su leggero cartoncino avorio, R: “S. Padre Benedetto pregate per noi”, V: Orazione; Serie: “269”; bordo bianco con margine liscio; Periodo: 1930-’40 ca.; 66x114 mm; Ritratto, eseguito da Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato (1609 – 1685) e venerato nell’Abbazia di S. Pietro, in Perugia. La serie numerica è probabilmente unica.

CP
La “CP” è una casa produttrice di immaginette, ancora da identificare, caratterizzata da un logo costituito da due iniziali inscritte in un cerchio e accompagnate da un rametto d’ulivo.
Pr. CP – Sede: n.d., Riproduzione a colori, R: La Madonna appare ad un anziano pellegrino, presso la sorgente, V: Preghiera di Raoul Follereau dall’Apostolato Mariano in Casale AL; Serie: “n. A-31”; nessun bordo e margine dentellato; Periodo: 1930-’50; 62x110 mm. Le serie numeriche sembra essere due: A-xx; N xxx.

F.R.N.
La “F.R.N.” è una casa produttrice di immaginette, ancora da identificare, il cui logo è un rettangolo che contiene le tre consonanti, seguite ciascuna dal punto.
Pr. F.R.N. – Sede: n.d., Riproduzione fotomeccanica a colori, R: “Santissima Trinità” interpretazione dell’affresco di Vallepietra (RM), V: Orazione alla Ss. Trinità con Imprimatur della Curia milanese e Logo, Serie: nessuna numerazione; nessun bordo e margine liscio; Periodo: 1940-’50; 58x108 mm. La serie numerica non è presente.

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SANTI PROTETTORI DELL’ANNO

Affidamento al Santo Protettore per il nuovo Anno
Un’antica tradizione dei figli di S.Giovanni Leonardi

di padre DAVIDE CARBONARO O.M.D.



E’ inscritto nel cuore dell’uomo il desiderio di aprirsi al divino e spesso questa necessità innata, ha trovato espressioni in manifestazioni cultuali di carattere privato o comunitario. Ora, la “pietà popolare” è ritenuta dalla Chiesa un vero e proprio “tesoro” da custodire e da distribuire a tempo opportuno.
Le diverse forme di pietà esprimono il modo con cui il senso della vita e gli aspetti significativi della rivelazione cristiana, entrano nel tessuto vitale dei singoli e dei popoli.
La Chiesa nella sua bimillenaria sapienza si pone in ascolto del grido che sale dal popolo orante e riconosce in quel linguaggio il sensus fidei che suscitato dallo Spirito, manifesta nella pluralità delle forme l’unità della professione di fede.
Il Concilio Vaticano II, il Direttorio sulla Pietà popolare e il luminoso magistero del Servo di Dio Giovanni Paolo II, hanno più volte affrontato il rapporto tra liturgia e pietà del popolo.
E, pur affermando la centralità del culto divino, non hanno mai offuscato la via della religiosità popolare che ha il suo naturale coronamento nella liturgia.
E’ antico il culto dei Santi e la Chiesa ne ha sempre affermato il valore e la ricchezza perché, guardando a questi modelli di vita evangelica, potesse il volto del discepolo di Gesù risplendere con più efficacia lungo il pellegrinaggio terreno. Ora, nella tradizione dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio fondati a Lucca da San Giovanni Leonardi (1541-1609), fra i ricordi cari che segnarono le consuetudini devote dei primi fratelli di comunità, si conserva un gesto che i Chierici hanno da sempre condiviso con il popolo di Dio.

Si tratta dell’affidamento al “Santo protettore” con la consegna del santino nel primo giorno dell’anno.
Non è una novità questo gesto; probabilmente il Leonardi lo mutuò dal vissuto spirituale dei Padri domenicani e soprattutto dalla prassi e dagli esercizi di pietà dell’associazione laicale dei Colombini che s’ispiravano al movimento spirituale di Girolamo Savonarola (1452- 1498).
Ma ascoltiamo la testimonianza di alcuni biografi del Leonardi per poter contestualizzare questo gesto di pietà privata e popolare.
Il P. Giuseppe Bonafede (1605) (foto a destra) nella prima biografia del Santo conservata ancora manoscritta nel nostro Archivio di Campitelli, parlando dell’orazione e della contemplazione che il Leonardi con la testimonianza della sua vita santa e timorata consegnava ai suoi discepoli, così riporta come da memoria di testimoni l’uso del nostro esercizio di pietà:
Esso (P. Giovanni) fu che introdusse in Lucca o per dire meglio rinnovò quell’usanza antica nella Santa Chiesa, di assegnare nel principio dell’anno a ciascheduno dei fedeli un Santo per particolare Avvocato e Protettore nel modo che oggi ad ognuno è noto”. (G.Bonafede, Vita del Venerabile Padre Giovanni Leonardi, pag. 1082).
Si tratta quindi di un’usanza antica nella Chiesa che il Santo restaurò con particolare zelo, sentendo necessari in quel tempo di radicale riforma dei costumi, l’intercessione e l’imitazione dei Santi.
Ancora il P. Ludovico Marracci (1612-1700), fratello di Ippolito lo scrittore dell’Immacolata, nella prima biografia edita del Leonardi riferisce:
Si segnalò poi sempre nella veneratione de’ Santi, et egli fu, che introdusse in Lucca l’uso d’assegnare a ciascheduno de’ fedeli nel primo giorno dell’anno un Santo per particolare Avvocato; et a quelli della sua Congregatione volle di più, che se n’assegnasse un altro nel principio di ciaschedun Mese, facendone ordine particolare nelle Regole communi con obligare ognuno a confessarsi e comunicarsi, et a chiedere qualche mortificatione al superiore in refettorio nel tempo della mensa in quel giorno che ne correva la festa: il che pur anco alla giornata si osserva” (L. Marracci, Vita del Venerabil Padre Giovanni Leonardi lucchese, Roma, presso il Varese 1623, pag. 363).
La consegna del santo protettore dunque, non era solo un atto di devozione, ma coinvolgeva la vita sacramentale in quanto la particolare memoria liturgica doveva ispirare nell’animo una vicinanza ai sacramenti della grazia.
Il P. Domenico De Nobili (1688-1758) ci riferisce dell’amore che il Leonardi portava verso i Santi e quanta venerazione aveva per il pellegrinaggio verso le sacre reliquie nella città di Roma imitando in questo San Filippo Neri (1515-1595) suo fedele amico e compagno: “Si segnalò ancora nella divozione de’ santi e molti se ne era scelti per suoi avvocati, onorandoli ogni dì con particolar culto, e raccomandandosi alla loro intercessione. Egli introdusse in Lucca la divozione che fu poi praticata da altri, di dare il primo giorno dell’anno a tutti i fedeli un santo per particolare avvocato, acciò i santi fossero da questi onorati e partecipar potessero della loro protezione, ed aiuto in tutto l’anno.
Era sì grande la divozione che portava alle Reliquie de’ santi, che stimavasi indegno di portarle indosso, o tenerle presso di sé, dicendo, che un uomo peccatore come lui non le poteva custodire con quella riverenza, che pegni sì preziosi si meritavano. In tutto il tempo che visse in Roma visitò spesso le Catacombe de’ Martiri, facendovi lunghe orazioni, e bagnando quel sacro terreno di tenere lagrime.
Visitò ancora quelle chiese nelle quali si custodivano le reliquie de’ Santi Appostoli, e de’ primi martiri della chiesa.
Visitò frequentemente le sette chiese, e  nelli ultimi anni della sua vita, non potendo per le indebolite forze visitarle tutte in un giorno, le ripartiva in più giorni per non restar privo del tesoro delle sacre indulgenze
(D. De Nobili, Vita del Beato servo di Dio Giovanni Leonardi, Manoscritto, Roma, Archivio Curia OMD, 1750, pag. 186).

La prassi della consegna del Santo protettore è tuttora in uso presso le comunità dell’Ordine, generalmente la sera di Capodanno dopo la celebrazione dell’Eucaristia della Madre di Dio (nell’attuale liturgia solennità del titolo dell’Ordine) e il Canto del Veni creator si benedicono e si distribuiscono ai fedeli le immaginette.
Si conservano ancora presso il nostro Archivio di Campitelli le prime schede  del XVII sec. senza immagine con il nome del Santo protettore e la mortificazione che il fedele doveva compiere in sua memoria.
Nel XX secolo furono stampati presso l’Editrice M. D’Auria di Napoli una serie di santini con l’immagine in bianco e nero una breve biografia del Santo protettore e la mortificazione da compiere, mentre sul retro un’esortazione invita a non sciupare l’anno che viene come dono del Signore ed apprezzare il tempo come moneta per acquistare l’eterna felicità.    
                                     

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MOSTRE DI SANTINI
A cura di RENZO MANFE’

 

CANEPINA (VT), 13-20 Settembre 2009 –
Mostra: “SANTI SU CARTA - I Patroni della Tuscia tra stampe e illustrazioni”


Dal 13 al 20 settembre 2009, si è svolta a Canepina una mostra, presso il Museo delle Tradizioni Popolari, sul tema: “Santi su carta - i Patroni della Tuscia tra stampe e illustrazioni”. La stessa esposizione è stata riproposta a Viterbo, a Palazzo Santoro, nell’ottobre successivo. Le 54 opere esposte,  tutte appartenenti alla collezione di Mario Valentini, sono calcografie all’acquaforte o a bulino, litografie, cromolitografie e incisioni fotomeccaniche, datate dal XVI al XX secolo, di dimensioni varie, ma molti sono anche i santini. Notizie più dettagliate sul Catalogo della mostra sono riportate sulla rubrica “Curiosando tra i libri” a pag.21.

 

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FOLLINA (TV), 5-6 Dicembre 2009 – Mostra: “IL NATALE NEI SANTINI”

 


Il socio MARIO TASCA di Follina (TV) ci ha inviato una retrospettiva fotografica della mostra dello scorso dicembre che, ormai da qualche anno, egli organizza nella sua città.
 Il 5 e 6 dicembre 2009 si è svolto il consueto appuntamento del Mercatino di Natale a Follina “Colori d’Inverno”.
 In queste occasioni il nostro socio Mario Tasca, allestendo l’esposizione di santini che spazia sulle sue precedenti mostre, presenta di volta in volta le novità e gli esemplari più pregiati che nel corso dell’anno hanno implementato la sua collezione. Una bella serie di immaginette a trittico, a teatrino, a sorpresa, a più piani con mazzi di fiori che si aprivano all'interno, costituiva l’affascinante novità di questo anno. La maggior parte erano ricordi di Prima Comunione databili metà ‘800; così, su un fondo ad effetto “cielo stellato”  era un proliferare di comunicande “vestite”, angeli e madonne, altarini e guglie dorate, rose rosse di carta. Ancora il cielo stellato faceva da sfondo ad una serie di preziose immaginette semimanufatte:  siderografie acquerellate a mano arricchite  da lustrini colorati su fondo preziosamente trinato a punzone.
In due quadretti si potevano ammirare 4 Canivet e 4 Bambinelli Vestiti
Infine,  una bella serie di santini semimanufatti detti “A mezzo punto”.
Per realizzare queste particolari immaginette si usava un cartoncino con piccolissimi fori molto vicini, predisposti per essere intagliati a mano;
su di esso veniva applicata una figura, solitamente costituita da una cromolitografia o da fototipia, e, intagliando il cartoncino predisposto,  venivano realizzate decorazioni geometriche di sfondo o di contorno all’immagine oppure, con diverse sovrapposizioni, delle vere e proprie cornicette. Alcuni erano arricchite con l’inserzione di  nastrini di seta colorati.

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TARQUINIA  (VT), 14 -18 Gennaio 2010 – Mostra: “SANT’ANTONIO ABATE”


    Il 17 gennaio, nel giorno della festa liturgica di Sant'Antonio Abate, si è rinnovata una tradizione popolare che è quella di portare gli animali sui sagrati e sulle piazze antistanti molte chiese della nostra bella penisola per la benedizione di Sant'Antonio.
    Una ricorrenza che a Tarquinia, centro agricolo per eccellenza, ha ripreso vigore grazie anche alla riscoperta della natura ed all'amore per gli animali ed è stata accompagnata da manifestazioni attraverso le quali la gente dei campi da secoli esprime la propria devozione al Santo e rappresenta le ansie e le gioie della vita agricola insidiata da mille difficoltà.
    Oggi, in una società fortemente dominata dalla tecnologia, la simpatica e paterna figura  del Santo si ripropone come simbolo d'amore e di rispetto per il mondo animale anche se in forme e modalità diverse dal passato. Nella bella cittadina di Tarquinia la "Festa di Sant'Antonio"  è stata organizzata da un apposito comitato, che oltre alla programmazione degli eventi liturgici e civili ha voluto arricchire la programmazione con una mostra sul tema: "Sant'Antonio Abate, nella devozione popolare".  L’esposizione, inaugurata il giorno14  è rimasta aperta per i visitatori fino al 18 gennaio.  In tale occasione, il socio EDMONDO BARCAROLI, nella chiesa di San Giovanni Battista, ha presentato santini originali del XX secolo. Il pubblico è intervenuto numeroso. 


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VENEZIA, 6 febbraio-1 maggio 2010 -
Mostra: “SCHERZA CON …I SANTI - Iconografia dei Santi in stile Manga”


Il 6 febbraio u.s. nel Chiostro di Sant’Apollonia del Museo Diocesano di Venezia è stata inaugurata una particolare e curiosa esposizione sul tema: “Scherza con …i Santi - Iconografia dei Santi in stile Manga”. Essa presenta l’iconografia dei santi della tradizione cattolica in “stile manga” più vicina al linguaggio delle nuove generazioni. Il progetto che contempla l’esposizione di 80 soggetti  nasce dall’esigenza di far incontrare il pubblico più giovane con il linguaggio iconografico dell’arte religiosa che, nel corso dei secoli, ha comunicato, attraverso un vero e proprio dizionario di immagini, i temi della fede e della storia sacra.
La mostra non intende banalizzare l’immagine dei santi; piuttosto, avvalendosi di esperti, ha approfondito i dati della tradizione e gli attributi dell’iconografia, semplicemente traducendoli in una lingua spigliata, vivace e più facilmente comprensibile. Pertanto l’iconografia è la stessa che  forse le nuove generazioni (e non solo loro) non ri-conoscono: san Giorgio uccide il drago, santa Lucia ha gli occhi sul vassoio, san Sebastiano è trafitto dalle frecce, san Marco ha il leone accanto a sé. Nel contesto del Museo Diocesano di Venezia i visitatori sono invitati a confrontare le immagini dei disegni con alcuni capolavori del passato: da qui è possibile partire verso percorsi e itinerari in città (dalle chiese alle Gallerie dell'Accademia) per riscoprire i grandi cicli iconografici nei quali l'iconografia dei santi è spesso protagonista. I disegni manga realizzati dallo Studio Ebi di Brescia, coordinato da Paolo Linetti, permettono inoltre di suggerire l’idea che la santità è virtù attuale e giovane, che non appartiene a un’epoca passata ma veste “blue jeans e Tshirts”, che non è estranea al vissuto dell’uomo di oggi, ma è la dimensione essenziale della persona umana stessa che vive la propria scelta di fede. L’esposizione è aperta tutti i giorni ( escluso i mercoledì e la domenica di Pasqua) dalle ore  10 alle ore 17. Ingresso: gratuito fino a 5 anni.

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SEZZE (LT), 31 Marzo – 20 Maggio 2010 -
Mostra iconografica “SAN CARLO DA SEZZE E LA PASSIONE DI CRISTO”


Il 31 marzo 2010, alle ore 17,00, nella Casa Natale di San Carlo in Piazza San Lorenzo, verrà inaugurata la mostra di immagini sacre “San Carlo e la Passione”. L’iniziativa, promossa dal Centro Studi San Carlo da Sezze con la collaborazione dei soci A.I.C.I.S. (Associazione Italiana Cultori Immagini Sacre – Gruppo di Sezze), illustrerà il canto spirituale sopra  “li misterij della vita, morte e resurrettione di Giesù Christo”  scritto da fra’ Carlo intorno al 1664.
Le immagini ripercorreranno l’intera Passione di Gesù sino all’Ascensione in cielo. Le pregevoli immagini sacre, in bianco e nero e a colori, del  XVIII – XIX – XX secolo, provenienti dalle collezioni private di Filomena Danieli e Valter Marchetti, coinvolgeranno i visitatori in un’emozione che lega le parole del santo alle immagini esposte e viceversa. Nel periodo di apertura della mostra, dal 31 marzo al 20 maggio, oltre al periodo pasquale, ricorrono, anche, il 51° ann.rio della canonizzazione (12 aprile) ed il 375° anniversario della vestizione (18 maggio). A questa iniziativa se ne aggiungeranno altre nel corso dell’anno (mostre, conferenze, rassegne musicali, etc.) che il Centro Studi San Carlo da Sezze ha già programmato. 

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TUTINO DI TRICASE (LE), 8-12 Aprile 2010 -
Mostra “LA SANTITA’ NEI SANTINI - Viaggio della memoria nella devozione popolare”


Nell’ambito dei festeggiamenti della Patrona di Tutino di Tricase, la Beata Vergine delle Grazie, nel locale Oratorio Parrocchiale verrà inaugurata il prossimo 8 aprile, una esposizione con  immaginette sul tema: “La santità nei santini - Viaggio della memoria nella devozione popolare”. Collaborano: l’A.I.C.I.S. di Roma (che ha dato il Patrocinio alla manifestazione), il Comitato Festa B.V.M. della Grazie, il Parroco Don Carmine Peluso e la Casa l’Editrice BARBIERI di Manduria. Le immaginette in esposizione perverranno dalle collezioni private dei soci Fabrizio CAZZATO e Dr.Giuseppe COLAZZO con la consulenza iconografica del critico d’arte Prof.Carlo FRANZA. La mostra chiuderà il giorno 12 aprile.


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FAENZA (RA), 9-11 Aprile 2010 –
3 Giornate di Formazione sul tema: “Il collezionismo dei santini e delle immaginette devozionali”


Dal 9 all’11 aprile 2010 nella Sala San Carlo della città di Faenza (RA) si terranno tre Giornate di formazione per cultori, collezionisti, studiosi e appassionati del settore delle immaginette sacre. Questo straordinario evento formativo è organizzato da “Il Mondo dei Santini Srl” del quale è amministratore TONI GRAZIANO. Di estremo interesse si presentano le conferenze che saranno al centro dell’attenzione dei partecipanti come “Le immagini devozionali e i santini nella storia e nella devozione popolaredello studioso medievalista ANTONIO SCIOLI nel pomeriggio di venerdì 9 aprile. Sabato 10 aprile, alle ore 10 su: “Il collezionismo delle immaginette religiose: caratteristiche,tipologie e metodologie” parlerà l’Avv. BIAGIO GAMBA, studioso ed esperto collezionista, iscritto al Collegio Periti Italiani, socio AICIS e già noto a tutti i nostri associati. Nel pomeriggio dello stesso giorno, alle ore 15.00 su: “Tecniche dell'incisione: la xilografia, il bulino e l'acquaforteterrà la conferenza il Prof. ERMES BAJONI, consulente scientifico per il Gabinetto delle Stampe antiche e moderne del Museo di Bagnacavallo ed alle ore 16.00 la conferenza sul tema: “Tecniche di produzione: la miniatura”sarà tenuta dalla Dr.ssa IMMA LAINO, esperta d’arte. Il giorno 11, domenica, alle ore 10.00 parlerà l’avv.BIAGIO GAMBA sul tema: “Collezionismo e Mercato”.


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ROMA, 12 Aprile - 4 Maggio 2010 -
Mostra “Passione, morte e Risurrezione di N.S.Gesù Cristo nei Santini”


L’AICIS con la collaborazione dell’Arciconfraternita di S. Maria dell'Orazione e Morte, dell’Associazione AFNIR “Io Collezionista” e dell’ Accademia Culturale Europea, il 12 aprile inaugurerà una mostra di santini dalla collezione privata del socio GIANCARLO GUALTIERI di Roma sul tema: “Passione, Morte, Risurrezione di N.S.Gesù Cristo nei Santini”. L’esposizione che sarà allestita in Roma nella Chiesa “S. Maria dell'Orazione e Morte” Via Giulia 262 rimarrà esposta al pubblico fino al 4 maggio 2010. Per le visite l’ingresso sarà libero e la Chiesa rimarrà aperta al pubblico nel seguente orario: mattina dalle ore 8.00 alle ore 11.00; pomeriggio dalle ore 16.00 alle ore 19.00.


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PFAFFENHOFFEN (Germania), 24 Aprile-20 Giugno 2010 –
Mostra: “SANTINI, IMMAGINI DEVOZIONALI E MANUFATTI CONVENTUALI”


Dal prossimo 24 aprile e fino al 20 giugno p.v. il Museo di Pfaffenhoffen In Francia ospiterà una Mostra di immagini devozionali, santini e manufatti conventuali. Tale materiale sarà messo a disposizione dalla collezionista tedesca ELISABETH KLEIN. Desideriamo che i nostri soci, con l’occasione di questa esposizione, vengano a conoscenza di questo Museo e della sua attività.
Nella cittadina francese di Pfaffenhoffen, che si trova al centro dell’Alsazia, è sorto un interessante Musée de l’Image Populaire, grazie alla passione di un collezionista di "immagini e ricordi." 
Le collezioni del museo provengono dalle donazioni del Dr.Francesco Lotz e del Dr Léon Kieffer. Numerose altre donazioni ed alcune acquisizioni completano oggi la sua dotazione: sono circa tremila pezzi unici. La costruzione che anticamente era una brasserie (infatti qui si cuoceva la carne sulla brassiere, una pietra speciale utilizzata per tale cottura), su quattro livelli, è stata interamente restaurata e, quindi, classificata “Museo della Francia”, e poi inaugurata nel 1999.
Il museo ha per obiettivo di fare conoscere le immagini popolari in quanto traccia preziosa di una pratica molto antica. Il museo propone così di far scoprire, in un ambiente rinascimentale, l'immagine, ma anche l'iconografia alsaziana attraverso il suo contenuto, le sue funzioni e le sue tecniche di fabbricazione. Sono presenti immaginette e santini dal XVII al XIX sec., di auguri di battesimo, ricordini di Cresima, di Prima Comunione, ma anche di coscrizione o di reggimento, di matrimonio, e non mancano i “luttini”, attraverso differenti tecniche come la calligrafia e la pittura, e il canivet. La collezione di circa tremila pezzi unici è per la maggior parte del XIX secolo.
Oltre la sua esposizione permanente presente su due piani, il museo organizza tutto l'anno esposizioni temporanee tematiche per valorizzare sia le tecniche tradizionali che quelle contemporanee dell'immagine popolare.
Per una visita virtuale è sufficiente lanciare il seguente link: http://www.pfaffenhoffen.org/visite-virtuelle.html
(Fonte: http://www.pfaffenhoffen.org/musee-de-limage-populaire.html)


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CAVA DE’ TIRRENI (SA), 1-10 Maggio 2010 – Mostra di santini:“LA MADONNA”


Il socio GIUSEPPE MELONE di Cava de’ Tirreni dal 1° al 10 maggio p.v. organizzerà una mostra di immaginette devozionali presso la Chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori di Cava de’ Tirreni – Via Filancieri. L’esposizione che comprenderà un quantitativo di circa 400 immaginette stampate dal 1800 al 2000, avrà come tema “La Madonna”. Un punto di riferimento saranno le immaginette della Madonna di Medjugorje, ovviamente molto recenti, la cui devozione è molto sentita in questa Parrocchia seguita dal sacerdote Don Gioacchino Lanzillo, segretario del vescovo di Cava-Amalfi, Mons.Orazio Soricelli.


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BORGO FAITI, PIANA DELLE ORME (LT), 7-9 Maggio 2010 –
Mostra: “I MILITARI NEI SANTINI DEVOZIONALI”

Il socio MAURIZIO PROSPERI, Presidente del Circolo Filatelico “Tres Tabernae”, organizzerà a Piana delle Orme (Borgo Faiti - Latina) dal 7 al 9 maggio p. v.  una mostra di immaginette sacre a tema militare, nell’ambito delle Giornate del Collezionismo Pontino. Esporranno i soci GIANCARLO GUALTIERI, GIOVANNI COSTANZO e MAURIZIO PROSPERI.


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MAERNE (VE), 28-30 Maggio 2010 -
Mostra “Madonna della Salute: immagini, storia e luoghi di culto nel Veneto”


In occasione dell’inaugurazione di un nuovo capitello che sarà dedicato alla Madonna della Salute a Maerne (Venezia), il socio Luciano BUSATTO dal 28 al 30 maggio p.v. esporrà un congruo numero di santini sul tema: “Madonna della Salute: immagini, storia e luoghi di culto nel Veneto”.
L’ esposizione, che sarà allestita con la collaborazione dei nostri soci Augustino BUSATO ed Angelo PAVANELLO nella Biblioteca Comunale di Maerne, contemplerà delle schede contenenti una breve descrizione di luoghi di culto del Veneto illustrati da immaginette devozionali laddove è stato possibile reperirle, e da foto che illustrano tali luoghi.
A corredo è contemplata una esposizione di stampe, cartoline, ex-voto e quadretti devozionali. Completerà l’esposizione una collezione di filatelia tematica “Maria di Nazareth” ed un annullo speciale filatelico figurato che faranno da corona a questa bella manifestazione.


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ROMA, 28 Giugno-31 Luglio 2010 -
Mostra “IL CULTO DI MARIA ATTRAVERSO LE IMMAGINETTE DEVOZIONALI”


L’A.I.C.I.S., in collaborazione con le Arciconfraternite di S. Maria dell’Orto, di S.Maria dell’Orazione e Morte e dell’Accademia Culturale Europea, in vista del Convegno del 3 Luglio 2010 presso la Chiesa Arciconfraternale di S. Maria dell’Orazione e Morte di Roma, (Via Giulia 262) che affronterà  il tema: “IL CULTO DI MARIA NELLA RELIGIOSITÀ POPOLARE”, dal 28 giugno p.v. presenterà una selezione di “santini” dalla collezione del socio GIANCARLO GUALTIERI di Roma. L’esposizione recherà il seguente titolo: “Il culto di Maria attraverso le immaginette devozionali” e rimarrà aperta al pubblico fino al 31 luglio 2010 con il seguente orario: tutti i giorni della settimana, escluso sabato e domenica, dalle 7,30 alle 11,00 e dalle 16,00 alle 18,30; sabato e domenica dalle 16,00 alle 18,30. Ingresso libero.

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LUINO (VA), 17-25 Luglio 2010 – Mostra di santini e di icone


Nella bella cittadina di Luino (VA) sul Lago Maggiore, ai confini con la Svizzera, il 17 luglio p.v. verrà inaugurata a Palazzo Verbania, una mostra di immaginette sacre e di icone.
L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 25 luglio 2010.


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CLAVESANA  (CN), 30 Luglio- 5 Agosto 2010 – Mostra di Immaginette devozionali


In concomitanza con i festeggiamenti Patronali della Madonna  della Neve, la Biblioteca Comunale di Clavesana organizzerà dal 30 luglio al 5 agosto una esposizione di vecchi Santini. Il Parroco don Dompé metterà a disposizione  un cospicuo  numero di Immaginette Sacre per la maggior parte commissionate dalle Parrocchie di Clavesana e Roccaciglié, alcune delle quali risalgono alla fine del 1800. Molte famiglie metteranno a disposizione  i loro santini, conservati nei vecchi messalini festivi, tra le pagine di un libro devozionale o nella “preziosa scatola dei ricordi”.

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GRIGNASCO (NO), 7-16 Agosto 2010 –
Mostra: “IL VOLTO DI GESU’ -
Immagini devozionali della Vera Effigies S.N.I.C. di Edessa a Grignasco e in Diocesi di Novara”


Si informa che il prossimo 7 agosto a Grignasco (Novara), a seguito della solenne Ostensione della Sindone 2010, l’Associazione Punto Arte Onlus promuoverà la mostra “IL VOLTO DI GESÙ. Immagini devozionali della Vera Effigies S.N.I.C. di Edessa a Grignasco e in Diocesi di Novara , per presentare al pubblico un dipinto del “Volto di Gesù” che fa parte della quadreria della parrocchiale dell’Assunta. L’iniziativa si connota come una “appendice” alla grande mostra torinese, allestita nella Reggia della Venaria dove l’opera ha suscitato grande interesse perché, come ha voluto testimoniarci Mons. Timothy Verdon, essa rappresenta “un esempio eccelso di uno dei temi della mostra, il volto di Gesù, e perché riporta esplicitamente al Mandylion” di Edessa, cioè ad una delle più antiche immagini del Volto Santo che la tradizione abbia documentato. Per l’occasione verrà diffusa la pubblicazione edita da Punto Arte Onlus, appunto per la mostra a Grignasco. Il libro reca la prefazione di don Mario Perotti direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Novara e documenta i seguenti temi: Introduzione e scheda del dipinto di Grignasco. Il committente don Carlo Silano Tartagliotii. La leggenda del “Mandylion” di Edessa. La tradizione della “Lettera di Lentulo”. I modelli dell’iconografia del “Volto di Gesù”. La diffusione dell’immagine del Volto di Gesù nel Novarese e in Valsesia.
Il dipinto raffigurante il “Volto di Gesù” è situato a Grignasco, nella sacrestia della chiesa parrocchiale di M.V. Assunta. E’ un olio su tela di cm.42 x 35,5, attribuito a  un pittore piemontese o lombardo, e risale alla fine del XVII / inizio sec XVIII. L’opera proviene dall’eredità di don Carlo Silano Tartagliotti. Il r
estauro è di Fermo Dedominici del 2010.
La riproduzione su tela, in scala 1:1, a tiratura limitata e numerata, è stata effettuata da “HALTA DEFINIZIONE” (Novara), un’ azienda riconosciuta tra i principali protagonisti a livello nazionale e internazionale nel settore della ricerca e dello sviluppo di tecnologie hardware e software applicabili all’acquisizione e alla visualizzazione di immagini di altissima qualità.
Le copie fotografiche del dipinto sono realizzate su tela per ottenere un risultato aderente all'originale e sono disponibili per gli interessati su prenotazione.
E' possibile prenotare la riproduzione contattando l'Associazione Punto Arte Onlus - via Fasola, n.5 - 28075 Grignasco (NO) - Tel. 0163417140 - 0163417223-0163411068-Cell.3343667207-
E-mail: parrocchia.grignasco@aruba.it- postmaster@ puntoarteonlus.it.
Ad ogni copia sarà allegata la monografia che contiene i risultati delle ricerche storiche sul dipinto di Grignasco e sulla diffusione del modello in Diocesi di Novara.
Le offerte raccolte per l'occasione saranno destinate al restauro di altre opere d'arte grignaschesi. 


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LOVERE (BG), 15-22 Agosto 2010 –
Mostra di santini:“IMMAGINI ANTICHE DEL SACRO - Incisioni e santini dal XVI al XIX secolo”


ENNIO BELOTTI di Lovere,  socio AICIS, ha programmato una interessante mostra nella sua città che verrà inaugurata il 15 agosto 2010 nel Centro Civico Culturale del Comune presso il “Nuovo Porto Turistico”. Il tema dell’esposizione sarà:”Immagini antiche del sacro. Incisioni e santini dal XVI al XIX secolo”. La mostra, che rimarrà aperta fino al 22 agosto, avrà il seguente orario per l’accesso gratuito al pubblico: tutti i giorni dalle ore 16.00 alle 19.00.
Verranno esposti oltre 250 immagini e santini. Saranno presenti opere di autori di grido quali Luca di Leyda, Marcantonio Raimondi, Callot, i Vierix, Klauber, Piranesi ed altri. Inoltre, tra le immaginette devozionali, saranno presenti…quelle traforate a punzone della varie case editrici europee, in particolare quelle francesi del 1800.

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ROSETO DEGLI ABRUZZI (TE), 4-26 Settembre 2010 –
XX edizione della Mostra di santini a Roseto. “Santi Patroni e Protettori attraverso le immaginette devozionali”


Roseto degli Abruzzi festeggia quest’anno i 150 anni della sua fondazione (1860-2010) e la XX edizione della Rassegna di santini allestita annualmente nella propria città (1991-2010).
Il 2010 è un anno memorabile per Roseto, l’antica Rosburgo (Paerse delle rose) e per l’AICIS - Associazione Italiana Cultori Immaginette sacre. Infatti, mentre la città celebra il 150° ann.rio della sua fondazione, il prossimo 4 settembre nella Villa Comunale verrà inaugurata la XX edizione della mostra di santini che quest’anno verterà sul tema. “I Santi Patroni e Protettori attraverso le immaginette devozionali”. La manifestazione ha avuto origine grazie alla collaborazione tra il nostro defunto Presidente Comm.GENNARO ANGIOLINO (+2003), il socio MARIO GIUNCO, acuto e prolifico scrittore e giornalista, ma soprattutto funzionario del settore culturale del Comune di Roseto, attuale Direttore responsabile della nostra Rivista “Santini e Santità” ed EMIDIO D’ILARIO, Presidente del Circolo Filatelico Numismatico Rosetano. Nel 2004, deceduto il compianto Presidente Angiolino, è subentrato nell’organizzazione il Vice Presidente RENZO MANFE’.
Gli espositori delle immaginette della XX edizione saranno: GIANCARLO GUALTIERI e, con qualche quadro espositivo, AGOSTINO CERINI, LUIGI ZANOT e frà ANGELO DI MARCO.


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CURIOSANDO TRA I LIBRI
 


IL CATALOGO DELLA MOSTRA “SANTI SU CARTA” DI VITERBO
  di MARIA GABRIELLA ALESSANDRONI


La notizia giunge purtroppo in ritardo, ma come è possibile far passare sotto silenzio una esposizione di tale rilievo ed interesse per noi cultori di iconografia sacra?
Si tratta di  “SANTI SU CARTA. I Patroni della Tuscia tra stampe e illustrazioni”.
Si è svolta a Canepina, presso il Museo delle tradizioni popolari, dal 13 al 20 settembre 2009 ed a Viterbo, a palazzo Santoro, in ottobre 2009.
Da non perdere, pubblicato sulla rivista “Biblioteca e Società” del Consorzio per la gestione delle Biblioteche Comunale degli Ardenti e Provinciale “Anselmo Anselmi” di Viterbo,  Anno XXVIII, N. 1, 2009, il Catalogo, di Daniele Bertolini, curatore anche della mostra.
Le 54 opere esposte,  rese disponibili dal collezionista Mario Valentini, sono calcografie all’acquaforte o a bulino, litografie, cromolitografie e incisioni fotomeccaniche, datate dal XVI al XX secolo, di dimensioni varie: molti sono veri e propri santini, alcune sono realizzazioni di autori famosi, quali il francese Jacques Callot (1592-1635), i fiamminghi  Johan Sadeler (1550-1600) e Marten de Vos (1532-1603), gli italiani Luigi Cunego (1757-1823) e Antonio Concioli (1736-1820).
Mi sembra utile riportare i patronati, secondo l’ordine nominale alfabetico dei Santi, con accanto le località della Tuscia delle quali sono stati eletti Patroni, tutti presentati in una o più stampe (in tre casi si tratta di chiese o santuari dedicati alla Madonna e situati nelle località indicate).

S.Amanzio  -   Vitorchiano

s.Ermete  -  Acquapendente
Ischia di Castro
Blera

Madonna del Ruscello  in Vallerano

s. Anastasio e Nonnoso 
Castel s. Elia

s.Eutizio  -      
Carbognano  
Soriano del Cimino

Madonna di s. Vittore in  Gradoli

s. Angelo   - Latera

s. Famiano  -Gallese                           

Madonna di Valverde          Tarquinia

s. Anselmo    - Bomarzo

s. Fidenzio e Terenzio Bassano in Teverina

ss. Marciano e Giovanni
Civita Castellana

s. Bartolomeo Apostolo  -  Ronciglione

s. Giacinta  Marescotti    Vignanello

s. Margherita   -    Montefiascone

s.Bernardino  - Piansano                  

S. Giovanni Evangelista
Canino - Valentano

Maria SS. Delle Grazie     in Farnese

s.Biagio -   Corchiano
                     Vignanello

s. Giustino -
Fabrica di  Roma
Valentano

s.Marta  -   Marta

s. Bonaventura e s. Francesco
 Bagnoregio

s. Gorgonio  -
Civitella di Agliano

s. Nicola  -                                 Cellere
Soriano del Cimino

s. Corona  -    Canepina
                         MonteRomano              

s. Gratiliano   
Bassano Romano

s. Rocco  - Arlena di Castro
                     Grotte di Castro
                      Bagnaia     
                      Capodimonte

s. Cornelio e s. Cipriano  -      Calcata

s. Ippolito    -                       Vetralla

s. Rosa   -   Viterbo

s. Cristina    -    Bolsena

s. Lanno 
 Vasanello                

ss. Valentino e Ilario  -  Viterbo

s. Donato    -    Celleno

s.Lorenzo   -
San Lorenzo Nuovo
Viterbo

s. Venerando  -   
Grotte S. Stefano

s.Egidio  -   Caprarola
                      Cellere
                      Orte

Madonna della Quercia   
 La Quercia -    Viterbo

s. Vincenzo Ferrer                  Proceno

ss. Veriano, Secondiano e Marcelliano                  Tuscania

Il catalogo contiene le riproduzioni delle 54 immagini appartenenti alla ricca collezione Valentini, tutte corredate da una esauriente didascalia relativa al santo patrono, con la ricorrenza, ed al patronato, all’autore, se noto, del disegno e/o dell’incisione, all’epoca e alla datazione, alla tecnica incisoria, alle dimensioni originali, alle iscrizioni riportate sul recto o sul verso del foglio, insieme ad eventuali notizie rilevanti legate all’opera, quali per esempio la traduzione da quadri famosi, il coinvolgimento nelle storie artistiche o devozionali di personaggi noti o la bibliografia.
Premessa al catalogo è l’articolo dello stesso Davide Bertolini, dal titolo “Incisione d’arte e stampe popolari: un dialogo necessario”, che propone riflessioni sulla destinazione delle immagini sacre realizzate ai primordi della stampa, a partire dalla fine del XV secolo, indubbiamente rivolte, per l’immediatezza e semplicità della diffusione visiva, anche a un pubblico non erudito, talora analfabeta.
Di contro i “codici stilistici e formali”, attraverso i quali la grafica d’epoca costruisce le raffigurazioni, sono spesso densi di messaggi e informazioni godibili attraverso uno studio attento ed approfondito, per di più le immagini sono a volte veri capolavori o traduzioni di dipinti di autori di particolare fama ed importanza.
L’analisi conclude riconoscendo, sia negli esemplari di valore estetico elevato, sia in quelli anonimi e di concezione o destinazione popolaresca, il fondamentale ruolo della grafica, come  integrazione e mediazione dell’aspetto culturale, storico - artistico, con quello sociale, didascalico – economico.
Si riportano a testimonianza: il santino (catalogo s. 6) con s. Bernardino da Siena (ricorrenza 20 maggio), acquaforte di anonimo del XVIII secolo, mm 116x73, Figura n. 1; l’acquaforte di Jacques Callot (catalogo s. 12) con santa Corona (14 maggio), del 1636, mm 92x50, Figura n. 2; la immaginetta in litografia (catalogo s. 17) con s. Donato Vescovo (25 settembre), del XIX secolo, mm 156x99, Figura n.3; l’acquaforte (catalogo s. 40) di Pierre de Surugue, con s. Margherita, del 1729, mm 440x270, incisione in controparte rispetto all’originale opera di Raffaello e Giulio Romano, Figura n. 4 (non è un santino ma è molto importante e suggestiva).
Si segnala, per approfondimenti o visualizzazione del catalogo, il sito www.bibliotecaviterbo.it.

 

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LA SACRA SINDONE: DUEMILA ANNI DI STORIA TRA STUDI
E DISPUTE SCIENTIFICHE CHE SOLO LA FEDE PUO' LEGGERE ED ILLUMINARE
di PAOLA GALANZI


Giovanni, il Discepolo del Signore "sul cui petto si addormentò", nel suo Vangelo così ci parla della Passione e morte di N.S. Gesù Cristo: ...”Giuseppe d’Arimatea, (discepolo clandestino di Gesù, per timore degli Ebrei) chiese a Pilato di poter ritirare la Salma del Signore dalla Croce. E Pilato lo permise. Venne dunque e prese il Corpo di Gesù. E anche Nicodemo, quello che da principio era andato di notte da Gesù, venne portando circa cento libbre di una miscela aromatica composta di mirra ed àloe. Essi presero il Corpo di Gesù e lo avvolsero in lenzuoli di lino con aromi, com’era in uso allora.”
Gli altri tre Vangeli degli Evangelisti Matteo, Luca e Marco corali a Giovanni nel tramandarne a noi la Vita, la Passione, la Morte e la Resurrezione indiscutibilmente rappresentano la “Chiave” preziosissima ed unica lasciata in eredità a noi Cristiani e nata dall’ ispirazione Divina che essi ebbero nell’alto loro compito di tramandare il Sacro Messaggio di Dio all’uomo.
Duemila anni di Storia, con lacune temporali talvolta ime come abissi, silenzi misteriosi lunghi secoli interi, riferimenti “de relato” che ci giungono da ignoti personaggi, identificati tra l’umanità del V e VI secolo dal loro unico nome di Battesimo e talvolta nemmeno quello....
Verso la fine del sec. XI la presenza della Sacra Sindone è attestata a Costantinopoli, così come testimoniato dalla richiesta accorata di aiuto che arrivò ad Enrico IV Imperatore del Sacro Romano Impero dall’ Imperatore Alessio I di Bisanzio, che intendeva così proteggerla da un’eventuale trafugamento da parte dei Turchi.
Nell’articolo precedente dedicato all’Arte della Miniatura applicata ai Santini ed Immagini devozionali ho fatto riferimento ad una data precisa, l’anno 1204, che siglò storicamente l’ignominia che caratterizzò la IV Crociata. Aperta da Papa Innocenzo III con l’ intento di liberare dalla barbarie musulmana Gerusalemme e i territori della Terra Santa perse il suo originario obbiettivo a Venezia, dove gli enormi interessi economici e le smodate ambizioni del Doge Enrico Dandolo armarono i Crociati - Veneziani, Francesi e Tedeschi - di inaudita ferocia contro Costantinopoli portando all’ impietosa frammentazione e successiva spartizione tra gli stessi dell’ Impero Bizantino e alla conseguente imposizione nei territori sottomessi del cosiddetto Impero Latino d'Oriente. La risposta da Roma non tardò ad arrivare e la Chiesà solennemente condannò il terribile massacro con il provvedimento di scomunica dei Crociati.
Ma perché - vi chiederete - il riferimento all’evento storico della IV Crociata del 1204? La risposta è semplice e ci è data da uno scrupoloso cronista Francese dell’ epoca, Robert de Clary, cavaliere originario della Piccardia, autore di un testo-resoconto della Crociata – cui lui stesso partecipò- “La Conquête de Constantinople” sul quale è riportata la fondamentale testimonianza della tradizione dell’ “Ostensione a Costantinopoli della Sacra Sindone ogni venerdì ” fino a quando non venne in seno a tale evento sottratta, insieme a molte altre importanti reliquie della Passione di Gesù Cristo, dai Crociati.
A conferma di ciò esiste una supplica datata dell’anno 1205, scritta da Teodoro Angelo Comneno, nipote del deposto Imperatore di Costantinopoli, rivolta a Papa Innocenzo III, ove si lamenta, a seguito del sacco della città messo in atto dai Crociati, la sparizione dalla città della Sacra Sindone.
Ancor prima di tale evento risalendo alla fine del sec. XII- e più precisamente tra il 1292 ed il 1295- nella pagina in pergamena di un prezioso Codice miniato conservato alla Biblioteca Nazionale di Budapest - il Codice Pray - dal nome del Gesuita che per primo lo studiò - è raffigurata senza dubbio alcuno per i Sindonologi il Sacro Lino che avvolse il Corpo di Gesù.
Miracolosamente scampata sin dalle origini a persecuzioni legate al radicalismo intransigente di culti differenti, ad incendi e razzie di ogni genere, altrettanto “miracolosamente”-in circostanze storicamente poco chiare, ma senzaltro legate alla figura di un “qualche Anonimo Crociato”- dopo la sparizione da Costantinopoli riapparve nell’ anno 1349 in Francia, a Besançon, dove venne esposta alla venerazione dei Fedeli nella maestosa Cattedrale dedicata a Santo Stefano, per poi “sparire” nuovamente dalla stessa colpita da un grave incendio. Sette anni dopo questa data la Sacra Sindone viene consegnata dal cavaliere crociato Geoffroy de Charny alle autorità ecclesiastiche di Lirey - ove verrà per la prima volta pubblicamente esposta nel 1355 - nei pressi della città di Troyes nella Francia settentrionale e da qui giungerà quasi un secolo dopo, nel 1453, a Chambéry.
Il 4 Maggio dell’anno 1506 Papa Giulio II con una Celebrazione solenne ne autorizza e promuove pubblicamente il Culto.
Nel 1532 a seguito di uno spaventoso incendio divampato all’interno della “Sainte Chapelle” del Castello dei Savoia che ospitava l’urna contenente il Sacro Lino, lo stesso subisce dei danni, cui verrà posto rimedio grazie alla paziente ed incantevole manualità delle Monache Clarisse del Monastero della città.
Successivamente, dopo anni di reiterate traslazioni, la Sacra Sindone giunge infine nel 1578 a Torino ove riceve la visita e la venerazione di San Carlo Borromeo (Arona, 1538-Milano, 1584).
Dal 1694 troverà la sua collocazione definitiva nella splendida Cappella realizzata dall’architetto G. Guarini annessa al Duomo della città.
A partire dall’anno 1898, con la prima fotografia scattata dall’Avvocato Secondo Pia inizia lo studio e l’ interminabile serie di “indagini” e dispute di Scienziati e Studiosi provenienti a Torino dal mondo intero.
Di “proprietà” della Santa Sede, così come statuito dalle disposizioni testamentarie del 1983 dettate da Umberto II di Savoia, dal Giubileo del 2000 verrà nuovamente esposta alla Venerazione dei Fedeli tra due giorni - dal 10 Aprile al 23 Maggio - dalle h. 07,30 fino alle h.20,30 - nel Duomo di Torino.
Il Santo Padre Papa Benedetto XVI con grande preoccupazione costantemente richiama l’attenzione del mondo al vitale bisogno di ritorno alla Pace, all’Amore, all’emulazione delle Vite condotte da Santi e Beati sull’ Esempio sublime del Cristo morto sulla Croce per la salvezza di tutti gli uomini.
E mai come oggi, nel desolante scenario globale di amoralità e perdita dei più importanti Valori Cristiani -lungi da indagini e dispute scientifiche - il Signore ci mostra il Suo Sacro Volto ed il Suo Santo Corpo impressi indelebilmente sul Lino perché con occhi puri di bimbi e con la semplicità di una Fede autentica possiamo- alla luce della recente Celebrazione della Sua Resurrezione- sentire la Sua Presenza radiosa ed il Suo infinito Amore nella nostra Vita.

"L' Ostensione della Sacra Sindone"- Santino manufatto di provenienza conventuale "incollato" agli angoli su supporto postumo in leggero cartoncino- Fine ricamo di fili bicromi di seta e d'oro su lino con particolari acquarellati a mano-  Area Francese, prima metà sec. XVI. Avvalora l' ipotesi della probabile datazione l'assenza dei segni delle "bruciature" causate dall' incendio del 1532 della "Sainte Chapelle" del Castello Savoia a Chambery, ove per la parziale fusione dell' urna in argento che ripiegata la custodiva si vennero a creare le note "bruciature" più volte nel corso dei secoli restaurate ma ad oggi ancora visibili.                               (da Collezione privata - per gentile concessione)


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DEL RICONOSCIMENTO DEI SANTI
di MARIA GRAZIA REAMI OTTOLINI

 

 

Pubblichiamo qui di seguito alcune NOTE della Dr.ssa Maria Grazia Reami Ottolini, a commento delle schede iconografiche che sono inserite da pag.561 a pag.639 del Volume 1° dal titolo “O TU CHE PASSI PER QUESTA VIA - Cappelle devozionali dell’Ossola” Volume I, di G.Tonelli, G.Martini, G.Pizzigoni, M.Cremona, M.G.Ottolini, edito dal Museo del Paesaggio di Verbania - quaderno nr.18 - Pagg.639

Il perché delle biografie

Lo scopo delle brevi biografie dei santi allegate alla poderosa, meritevole ricerca sulle cappellette votive dell’Ossola, non è tanto quello di narrare la vita e le opere dei campioni della fede in esse effigiati, quanto quello di permettere a chi si soffermi davanti a una sacra edicola, di riconoscere i personaggi dipinti, sì da sapere con chi si ha a che fare. Ne sarà facilitata la lettura dell’affresco, e in certi casi saranno più chiari il sentimento, o le intenzioni di chi quel dipinto volle in quel luogo.   

Quando su un vecchio muro di un edificio, forse ora ristrutturato, sia ancora leggibile l’immagine di sant’Antonio abate, possiamo essere quasi certi che un tempo i proprietari avessero degli animali, magari ricoverati in quella stessa costruzione che probabilmente fu una stalla, e che a lui li avevano affidati. Un grande san Cristoforo affrescato sulla facciata di una chiesa ci rimanda ai pericoli a cui andavano incontro nel passato viaggiatori e pellegrini che, soffermandosi in quel luogo di preghiera, a lui elevavano il pensiero per essere protetti durante il cammino. E se ci accingiamo ad attraversare un ponticello all’inizio del quale un pilone rechi l’effigie di un santo sacerdote, riconoscendo il lui san Giovanni Nepomuceno, sapremo con certezza che quel ponte sarà sicuro, così tutelato com’è dal suo patrono.
Ma anche quando la comprensione del perché non sia così immediata - molti santi compaiono in quanto il committente aveva sue ragioni personalissime per volere proprio quelli - al passante non distratto rimane il piacere di saper leggere un linguaggio antico che fortunosamente, o per sensibile attenzione di qualcuno ai fatti culturali e alla conservazione del paesaggio artistico, è arrivato fino a noi. 

Gli attributi
Riconoscere i santi non è sempre agevole anche per chi abbia dimestichezza con gli attributi agiografici. Alcuni sono talmente familiari che non c’è chi non sappia correttamente attribuirli al personaggio giusto, come la ruota spezzata di santa Caterina d’Alessandria, la graticola di san Lorenzo, gli occhi di santa Lucia; altri sono più ermetici, come le rane zittite da san Rainaldo, la lingua in mano del nostro san Giovanni Nepomuceno, o l’arnia di sant’Ambrogio. Ma un buon testo può venire in questi casi in aiuto.
Più complicata è la corretta attribuzione di un simbolo al santo giusto, quando questo sia comune a più d’uno. La fronda di palma, ad esempio, vale per tutti i martiri che sono un esercito; il giglio è attributo di tutti i vergini, una folla copiosissima composta soprattutto da religiosi; corona del rosario, libro, crocifisso appartengono di diritto a così tante categorie di santi che è impossibile pensare di riconoscerli so lo attraverso quegli attributi. Per non parlare dei vescovi, che se una mano previdente non pensò a suo tempo di scrivere il loro nome sull’affresco, è praticamente impossibile riconoscere quando non siano più note le ragioni di una certa venerazione. Ci consola il fatto che tante volte, percorrendo le sale di un museo, capita di leggere una didascalia del tipo: Madonna con Bambino e santo Vescovo, perché la memoria anagrafica è andata perduta.

Il riconoscimento
Quando ci accingiamo a riconoscere un santo poco noto, il primo passo è quello di individuare la categoria alla quale appartiene: martire, soldato, vescovo, papa, pellegrino, eremita, re, sacerdote, monaco, missionario ecc. Naturalmente i sostantivi valgono, quando è il caso, anche al femminile. Così si comincia già a restringere il campo di indagine. Per distinguere i religiosi è inoltre utile saper identificare l’abito indossato per stabilire quale sia il loro ordine. Ma qui entriamo in un contesto già più specialistico perché non tutti gli abiti sono caratteristici, come ad esempio il cappellone ad ali di gabbiano delle suore della Carità, il cuore bianco ricamato sulla tonaca nera dei Passionisti, o la croce rossa e azzurra dei Trinitari, ma è ad esempio assai facile distinguere un Cappuccino col saio marrone e cingolo, da un Domenicano in abito bianco e mantello nero. Naturalmente nulla impedisce che un martire sia stato anche illibato oltre che, ad esempio, un sacerdote, magari missionario. E se non saremo stati in grado di attribuire il nome esatto al santo raffigurato, potremo almeno dire, come quel tale della didascalia e senza sentirci sminuiti, che l’affresco rappresenta ad esempio una Madonna con Bambino e soldato martire.
Abbiamo visto che le difficoltà che si presentano a chi voglia riconoscere un santo non sono poche, e abbiamo pure sottolineato che può succedere anche all’esperto di non saperlo individuare correttamente, quando siano troppo generiche le informazioni offerte dal pittore o dal frescante. A volte infatti soprattutto coloro che dipingevano immagini di religiosità popolare ignoravano la vita del soggetto rappresentato. In quel caso non c’è nulla da fare se non risalire, quando ci siano, a documenti storici. Ma se l’artista era colto, o aveva consultato le fonti agiografiche, nel dipinto si ravviseranno particolari assai utili all’identificazione. Nel qual caso anche l’osservatore deve essere in grado di riconoscere il soggetto, altrimenti lo sforzo dell’autore sarà stato inutile.
E’ quanto mi sono proposta con il mio lavoro: raccontare la vita e le caratteristiche iconografiche dei santi raffigurati nelle cappelle dell’Ossola, per suscitare, in chi voglia veramente conoscerle, il desiderio di osservarle con occhio nuovo, alla ricerca di quei particolari in altre occasioni sfuggiti.

Le biografie
Lo scritto propone per ogni santo uno schema fisso: il nome, la categoria di appartenenza, gli appellativi eventuali, quindi la località e la data di nascita e di morte, il giorno della sua festa che normalmente è quello della morte, il dies natalis per il credente. Seguono gli attributi, dai più caratteristici a quelli meno conosciuti, quindi l’aspetto e le vesti che aiutano non poco nel riconoscimento; e ancora le situazioni più note della vita del santo, compreso l’eventuale tipo di martirio, avvenimenti che spesso lo caratterizzano con immediatezza. Da ultimo, ma di fondamentale importanza per il fedele, i patronati a lui attribuiti insieme alle grazie più frequentemente invocate dai devoti. Segue quindi una breve biografia. Conoscere la vita del santo infatti è quasi sempre indispensabile per comprenderne gli attributi e i patronati, e a volte necessario per il suo riconoscimento.

Le fonti storiche
Proprio perché lo scopo del lavoro era quello segnalato, non è stato possibile anche se sarebbe stato estremamente più facile, consultare un serio studio di agiografia, come ad esempio i quattordici o quindici corposi tomi di Bibliotheca Sanctorum - testo moderno oggi fondamentale per chi faccia ricerca -e riassumere la vita del santo. Ma un siffatto compendio, proprio perché scientifico, pur avendo il merito grandissimo di narrare gli avvenimenti storicamente accreditati, la più parte delle volte verrebbe a ignorare proprio quegli episodi che hanno nel tempo contribuito a tratteggiare tutta l’iconografia del personaggio, perché derivati da racconti fantasiosi e apologetici, non di rado ricalcati su narrazioni precedenti rielaborate per l’occasione. Infatti ciò che contava per gli antichi agiografi era il fare l’elogio delle virtù straordinarie dei martiri e dei santi per proporle quali ammirevoli esempi ai fedeli e poco importava la loro veridicità. Non a caso in un mio dizionario la frasetta esplicativa del sostantivo agiografo suona così: “certi antichi agiografi incantano per la loro fresca ingenuità ”, dove il termine ingenuità sta per piacevole capacità di proporre situazioni immaginarie ma esemplari, e inventare aneddoti molto edificanti.
Risalire alle fonti contemporanee o reperire i testi più antichi per ricostruire la vita dei santi non è cosa agevole; inoltre occorrerebbe saper leggere e tradurre con disinvoltura lingue antiche, particolarmente il greco e il latino, per poter sfogliare con profitto Sinassari, Atti dei Santi, Martirologi, Patrologie greche, latine e orientali ecc. ecc. E’ un lavoro specialistico da dotti studiosi iniziati. Inoltre il tempo necessario per una simile ricerca non è calcolabile, ma soprattutto è già stato fatto da più parti e in tempi diversi.
Uno dei testi più famosi e gettonati per conoscere la vita dei santi precedenti alla metà del 1200 è la famosissima Leggenda aurea del beato domenicano Jacopo da Varagine o da Varazze, vescovo di Genova, nella quale si racconta la vita di molte centinaia di santi (non li ho contati tutti, ma sono davvero tantissimi). Ma dopo l’invenzione della stampa cominciarono a circolare, insieme alle prime immagini devozionali, alcuni testi, per lo più ordinati per mese come i menologi orientali, che narravano la vita dei santi venerati giorno per giorno. Il testo era redatto da colti e pii sacerdoti o monaci, ma la scrittura era popolare, destinata soprattutto ai religiosi e a quella relativamente piccola parte di fedeli che conosceva i segreti della lettura. Comunque, attraverso i panegirici pronunciati durante le cerimonie religiose, le prediche e le missioni, tutto il popolo cristiano ne veniva a conoscenza e rielaborava, a seconda dei suoi bisogni e delle sue afflizioni, un tipo di venerazione, in parte utilitaristica, distribuita a seconda delle necessità un po’ sull’uno un po’ sull’altro santo.
Anche nel XX secolo si editarono testi che narrano la vita dei santi; il linguaggio è naturalmente attuale e scorrevole ma, secondo me, ha perso moltissimo del suo fascino rispetto a quelli antichi, perché non indulge più - e non potrebbe essere diversamente - su quegli aspetti di panegirico stupefatto e celebrativo che caratterizzavano gli scritti degli apologeti dei secoli passati.
La biblioteca del Museo del Paesaggio possiede alcuni di quei vetusti testi conservati nel fondo dei libri antichi. Alcuni sono molto belli, con tutte quelle xilografie cinque-seicentesche stampate di fianco al nome di ogni santo; altri sono forse meno pregevoli per il bibliografo, ma interessantissimi per lo studioso. Anche l’Ottocento ha fatto la sua parte: i testi a mia disposizione sono caratterizzati da brevi biografie che hanno in parte perso il tono magniloquente – anche se non del tutto – e tratteggiano in maniera più sobria la vicenda terrena del santo. In parte di proprietà del museo, in parte miei, ho potuto consultare poi molti testi di agiografia editi negli ultimi decenni.
Un altro importantissimo materiale di studio è infine la poderosa collezione di santini del Museo, ricca di oltre centomila pezzi, circa un terzo dei quali costituito da immaginette di santi.
Il metodo
Così ben equipaggiata, ho cominciato a redigere le mie biografie, seguendo questa procedura: ricerca della vita del santo nei vari testi, perché non sempre tutti gli autori includono il personaggio nel loro repertorio. Solo i santi più noti compaiono in quasi tutti i libri; dico quasi, perché qualcuno è citato da un autore, ma non dall’altro, mentre certi agiografi si dedicarono a personaggi poco noti e sconosciuti ai più, tipo sant’Epafra vescovo, Santa Monegonda, san Teobaldo, sant’Uldarico, le cui vicende si possono leggere in Vite dei Santi per ogni giorno dell’anno con tutti i loro ritratti in rame, di autore ignoto, edito a Venezia nel 1829 coi tipi di Giuseppe Antonelli libraio-calcografo.
Poiché la lettura di tutte le biografie forniva una messe assai corposa di dati, era necessario scegliere i più significativi per il nostro scopo: intanto le notizie certe, per inserire il santo nel suo tempo e nei suoi luoghi e stabilire la verità storica, ma soprattutto nel caso di santi e martiri antichi non si potevano trascurare tutti quegli avvenimenti non comprovati, anche quando chiaramente di fantasiosa apologia, che costituiscono il profilo agiografico tramandato nei secoli. E’ su quello infatti che gli artisti costruirono l’iconografia del santo.
Le frasi estrapolate dai vari autori, sempre segnalati in nota, sono tutte scritte in corsivo. La scelta di citarne una piuttosto di un’altra è tutta responsabilità di chi scrive, ed è stata fatta secondo criteri che variano da un profilo all’altro: a volte per non perdere, con una manipolazione, l’atmosfera irripetibile dell’antico racconto; a volte per segnalare un episodio non ricordato da altri; a volte, come nel caso delle preghiere, per non alterare il testo. Non ho mai corretto quelli che possono parere errori ortografici, ma che in effetti non lo sono, perché così si scriveva a quei tempi. Mi sarebbe piaciuto anche poter visualizzare i caratteri tipografici, bellissimi, con quelle esse scritte come la effe, le vi come la u e tutte le abbreviazioni dell’epoca.
Molto è stato tralasciato, anche se con dispiacere, perché i tagli non sono mai indolori ma, come diceva un mio eccellente professore di filosofia, solo chi non sa parla troppo; il saggio non racconta che una piccola parte del suo sapere, quella necessaria. E così, tagliando a destra e a manca, trascurando questo e tacendo su quell’altro, mi sono convinta, per consolarmi, di entrare a pieno titolo in quest’ultima aristocratica e raffinata categoria.
I libri moderni, trascurando quasi del tutto l’aspetto apologetico, hanno il merito di narrare con chiara immediatezza la vicenda, e spesso quello di mettere ordine in date e accadimenti altrove raccontati in modo oscuro o confuso; così però le diverse biografie dello stesso santo sono molto simili l’una all’altra. Il testo più originale è, a mio parere, il bellissimo libro di Piero Bargellini, intitolato Mille Santi del giorno, per la sua scrittura limpida e personalissima, che non è facile parafrasare.
Tra i tanti documenti consultati, essenziali per la ricerca iconografica sono stati i santini della raccolta del Museo, perché da essi si ricavano in maniera più immediata rispetto all’arte colta, gli attributi dei santi noti ai fedeli, essendo destinati ad una venerazione personale e casalinga che possiamo chiamare, a pieno titolo, popolare. Non è qui il caso di parlare dei meriti della raccolta, ma basti dire che i santi più noti sono rappresentati in un numero importante di pezzi , tale da permetterne lo studio. Anche le brevi scritte in calce o sul verso dell’immagine sono state utilizzate quando aggiungevano qualcosa al profilo del santo.
In qualche rara occasione ho inserito note personali che mi sembravano interessanti in quel contesto.
 
Bibliografia
BIENHEUREUX JACQUES DE VORAGINE, La légende Dorée, traduit du latin d’après les plus anciens manuscrits par Teodor de Wyewa, Perrin et C.ie, Libraires-Editeurs, Paris, 1911.
ALFONSO DI VIGLIEGA, Il perfetto flos Sanctorum, pp. 916(Fine 1500 ca.).
ALFONSO DI VILLEGAS, Leggendario delle vite de’ Santi detti Estravaganti, appresso Giorgio Valentini, in Venetia, M DC XXVII.
D. ALFONSO VILLEGAS, Il perfetto Leggendario della vita e fatti di N.S. Gesù Cristo, e di tutti i Santi, parte seconda, Bassano, MDCCXCVII.
Senza frontespizio, vita dei santi dei mesi da dicembre a luglio, sec. XVII circa, con xilografie.
ANONIMO, Seconda raccolta di VITE DE’ SANTI per ciascun giorno dell’anno, Eredi Avondo, Torino, MDXXLXXVI, (sei volumi).
ANONIMO, Vite dei Santi per ogni giorno dell’anno con tutti i loro ritratti in rame (luglio, agosto), Giuseppe Antonelli ed., librajo-calcografo, Venezia, MDCCCXXIX.  
ANONIMO, Vite de’ Santi per ciascun giorno dell’anno, Presso Maspero e Serra Librai, Torino, 1830, (sei volumi).
Sacerdote G. STORNI, Le vite dei santi per tutti i giorni dell’anno illustrate ogni giorno da una incisione, un riflesso e una preghiera, Stabilimenti Benziger & Co.S.A., Einsiedeln, Svizzera, 1886.
AGOSTINO CECCARONI, Dizionario Ecclesiastico Illustrato, Antonio Vallardi editore, Milano, 1897.
Sacerdote GIUSEPPE RIVA, Manuale di Filotea, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo, 1901.
ELISA RICCI, Mille Santi nell’arte - 700 illustrazioni, Ulrico Hoepli, Milano, XCXXXXI.
AA.VV. Bibliotheca Sanctorum, Città Nova Editrice, Roma 1962 e segg., (15 voll.).
 PIERO BARGELLINI, Mille Santi del giorno, Vallecchi- Massimo, Firenze, 1977.
TERZA MEDIA A (Istituto Femminile Rosmini, Domodossola. Responsabile Suor Luisangela Bertogli), Car Signur, preghiere in Dialetto Ossolano, La Litografica, Domodossola, 1977.
PIERO LAZZARIN, Il libro dei Santi - Piccola enciclopedia, Edizioni Messaggero, Padova, 1987.
IRENEO BELLOTTA, I santi patroni d’Italia, Newton Compton Editori, Roma, 1988.
PRIMA F (Scuola Media Cadorna, Pallanza, Coordinatrice prof. Maria Grazia Reami Ottolini), San Bernardino e il Nome di Gesù, Manoscritto, anno scolastico 1988-89.
PIERRE PIERRARD, Dizionario dei nomi dei santi, edizione italiana a cura di Sara Laguzzi, Greemese Editore,Roma 1990.
GIGI CAPPA BAVA, Del come riconoscere i Santi, Società Editrice Internazionale, Torino 1993.
ENRICO PEPE, Martiri e Santi del calendario romano, Città Nova Editrice, Roma, 1999.
CAROLINE GAUHIER, Santi Protettori e Guaritori, Edizioni Il Punto d’Incontro, Vicenza, 2002.
ROSA GIORGI, Lo sapevi dell’arte – Santi, Mondadori Electa, Milano, 2004.

Nota-Le immaginette sacre sono della Collezione di Santini, Museo del Paesaggio, Verbania e le schede sono tratte dal libro “O TU CHE PASSI PER QUESTA VIA - Cappelle devozionali dell’Ossola” Volume I.

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SANTINI OFFERTI DAI SOCI


Santino di Madre Cortimiglia offerto nella Campagna “Un santino per ogni socio” da A.Cerini e L.Zanot e inviato a Gennaio 2010


Venerabile Madre MARIA TERESA CORTIMIGLIA
Fondatrice delle Suore Francescane di Santa Chiara
di AGOSTINO CERINI e LUIGI ZANOT


Madre Maria Teresa di Gesù Cortimiglia è uno di quei fiori olezzanti di virtù, che nella metà del secolo scorso e nella prima metà di questo, hanno sparso il profumo della loro santità nell'Arcidiocesi di Monreale; un dono di Dio alla Chiesa, una creatura che Dio ha prediletto, avendola prescelta per recare agli uomini un messaggio di perenne attualità.
Ella nasce in Corleone (Palermo) il 7 febbraio 1867 e il giorno successivo viene battezzata con il nome di Biagia, quello della nonna paterna, secondo la tradizione del tempo. Giovane molto pia e devota, fin da giovanissima sente vivamente la chiamata alla vita religiosa.
Ed è sulla collina del SS. Salvatore, fra la folla accorsa per l'inaugurazione di un nuovo istituto assistenziale, come calamita attratta dal suo polo magnetico, la Serva di Dio Madre Maria Rosa Zangara, avvicina Biagia: "Tu sarai mia figlia le dice e da questo momento sei mia; ti chiamerai Suor Teresa, anzi fin d'adesso sei madre Teresa... ". Madre Zangara squarcia quindi il velo sul futuro: Madre Teresa sarà una ostia pura, che dovrà lasciarsi immolare generosamente dall'Eterno Sacerdote Gesù per il trionfo della Chiesa e per la salvezza dell'umanità; sarà luce per tante anime, che per suo mezzo ritroveranno, sinceramente contrite e fiduciose, la via del ritorno a Dio; sarà bersaglio di contraddizione e fra interminabili ed indicibili amarezze darà alla Chiesa il nuovo Istituto delle Suore Francescane di S. Chiara. Verso la fine della sua vita, Madre Teresa scriverà: "Madre Zangara è stata per me il telefono di Dio: tutto ciò che Ella mi ha predetto, si è avverato a meraviglia".
Madre Teresa entra fra le Figlie della Misericordia e della Croce e dalla Fondatrice, Madre Maria Rosa Zangara, viene inviata  come Superiora in diverse Case: a Salemi, a Castellammare, a S. Caterina Villarmosa, a Montelepre, a Carini, e dovunque urge portare purificazione, restaurare la regolare osservanza, restituire il suo vero volto alla vita religiosa, raffinare lo spirito del giovane Istituto, secondo le direttive della Madre Zangara. Così il Signore prepara Madre Teresa alla fondazione del nuovo Istituto che avviene il 6 gennaio 1922 e che viene intitolato a Santa Chiara con il nome: Istituto delle Suore Francescane di Santa Chiara e viene approvato dall’Arcivescovo Mons.Augusto Antonio Intreccialagli, ora Venerabile.  Alla vita contemplativa, la fondatrice aggiunge la vita attiva, volendo con l’istruzione e l’educazione migliorare le condizioni dei giovani e della società.
La Casa Generalizia dell’Istituto con il Noviziato si trova a Santa Maria delle Mole, una frazione del Comune di Marino, in provincia di Roma.
Il suo fisico, logorato dalle molteplici penitenze e dai dolori sofferti, è colpito da una seria malattia che viene dalla madre sopportata con grande amore. Rende l’anima a Dio il 1° giugno 1934, dopo aver esortato le su Figlie a continuare l’opera e vivere con fede la loro consacrazione. Un penetrante profumo di gigli si sparge subito per tutta la Casa, come a voler confermare la purezza e la santità della Fondatrice. Ecco il messaggio di perenne attualità della Madre: "Sottomissione piena, fatta di spirito di fede, alla santa legge di Dio, oggi più che mai ignorata, trasgredita, disprezzata da tanti, da troppi, con "audacia irriverente e temeraria" (Paolo VI, 30.11.1966); vita di umiltà nel costante impegno ad essere prima di agire; assidua partecipazione ai patimenti di Cristo". La figura di questa umile, ma grande figlia della Chiesa e della Arcidiocesi di Monreale, ripeterà agli uomini tutti, il suo Messaggio.
L’Istituto di Santa Maria delle Mole è diretto dalla Madre Generale Sr.Maria Pia Scagnetti, che si avvale della valida collaborazione della Superiora Suor Maria Stella Caltagirone.
L’Istituto che si occupa dell’istruzione e formazione dei bambini della scuola materna, delle elementari e si dedica all’assistenza degli anziani, pubblica una rivista trimestrale “Shalom, pace nell’anima”, giunta alla XXXVI anno. Per chi desidera approfondire la figura luminosa di questa fondatrice, indichiamo il libro di Gerlando Lentini “Madre Teresa di Corleone - Fondatrice delle Suore di Santa Chiara, 1867-1934” della Casa Editrice San Paolo.

 

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NOTIZIE DAL MONDO
di RENZO MANFE’


CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO DEL 19 FEBBRAIO 2010: 6 NUOVI SANTI IL 17 OTTOBRE


Sei nuovi santi da domenica 17 ottobre p.v.: la decisione è stata presa il 19 febbraio u.s. nel Concistoro ordinario pubblico tenuto da Benedetto XVI. Questi i loro nomi: Stanislaw Soltys (1433-1489) “Kazimierczyk”, sacerdote dei Canonici Regolari Lateranensi, polacco prete di grande fede, predicatore e confessore; André (Alfred) Bessette (1845-1937), religioso della Congregazione di Santa Croce, una vita segnata da grandi sofferenze, esemplare per obbedienza e misticismo; Càndida Marìa de Jesùs (Juana Josefa) Cipitria y Barriola (1845-1912, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Gesù) con particolare dedizione all’educazione dell’infanzia; Mary of The Cross (Mary Helen) MacKillop (1842-1909) australiana, fondatrice della Congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore, dedite alla educazione dei poveri, orfani, delle ragazze in pericolo; Giulia Salzano (1846-1929), fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore, impegnate nella formazione cristiana del popolo; Battista (Camilla) Varano (1458-1524), monaca dell’Ordine di Santa Chiara”, grande mistica e letterata.


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19 MARZO 2010: E’ DECEDUTO MONS.CARLO CHENIS VESCOVO DI CIVITAVECCHIA-TARQUINIA


Il giorno 19 marzo 2010, festivit à di San Giuseppe, Mons. Carlo Chenis, Vescovo della Diocesi di Civitavecchia – Tarquinia, dopo una breve e sofferta malattia è ritornato alla casa del Padre. La morte, avvenuta nell'ospedale romano dove dal mese di dicembre scorso era ricoverato, ha destato sconforto in tutta la popolazione del territorio ove la notizia è stata diffusa oralmente in tutte le chiese della Diocesi ed tramite stampa a cura delle Amministrazioni Comunali locali. Mons. Chenis nominato Vescovo nel dicembre 2006 da SS. Benedetto XVI, ha preso possesso della Diocesi il 24 febbraio 2007 (avvenimento ricordato da un annullo postale speciale) e nella breve durata del suo ministero di Pastore ha lasciato un segno tangibile con opere di impegno sociale e civile in accordo con i Comuni del territorio. Per sua volontà testamentaria la salma, dopo i solenni funerali svoltisi nell'area portuale di Civitavecchia e proseguiti nella piazza Matteotti di Tarquinia, sono stati tumulati nel Santuario della Madonna delle Grazie di Allumiere.      Edmondo Barcaroli


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CERIMONIE DI BEATIFICAZIONI NEL MONDO TRA GENNAIO E APRILE 2010



BARCELLONA, 23 Gennaio 2010: Beatificazione di JOSE’ SAMSO Y ELIAS (1887 - 1936)


Nella Basilica di Santa Maria in Matarò, Barcellona (Spagna), dove d’altronde era stato parroco, José Samso i Elias è stato beatificato lo scorso 23 gennaio con una solenne cerimonia presieduta da mons. Angelo Amato, prefetto della congregazione delle Cause dei santi.
 Il Papa, il giorno successivo 24 gennaio, ha anche ricordato questo novello beato, ucciso dai comunisti nel corso della guerra civile spagnola: «Da vero testimone di Cristo, morì perdonando i suoi persecutori», ha detto Benedetto XVI all’Angelus. «Per i sacerdoti, specialmente per i parroci, egli costituisce un modello di dedizione alla catechesi e alla carità verso i poveri».

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VALLADOLID, 18 Aprile 2010: Beatificazione di HOYOS DE SENA (1711 - 1735)


Bernardo Francisco de Hoyos y de Seña, S. J., primo e principale apostolo in Spagna della devozione al Sacro Cuore di Gesù, sacerdote morto a soli 24 anni di età, ma maturo per il paradiso, verrà beatificato il prossimo 18 aprile in Plaza de Colón, Valladolid con una cerimonia che sarà presieduta dall’Arcivescovo Angelo Amato.

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ROMA, 25 Aprile 2010: Beatificazione di ANGELO PAOLI (1642 - 1720)


Nella Basilica di San Giovanni in Laterano, in Roma, il card.Vallini presiederà la cerimonia di beatificazione del sacerdote carmelitano Angelo Paoli, alla presenza dell’arcivescovo Angelo Amato. Padre Angelo, originario della Lunigiana e vissuto tra il XVII e il XVIII secolo, è stato un grande apostolo della carità in Roma, tanto da essere soprannominato “padre dei poveri”. Egli si è dedicato in particolare ai malati dell’Ospedale San Giovanni, prendendosi cura anche dei convalescenti. Il suo apostolato traeva forza dall’Eucaristia e dalla devozione alla Madonna del Carmine, come pure da un’intensa vita di penitenza.


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25 Aprile 2010: Beatificazione di JOSEP TOUS SOLER (1811 - 1871)


Il prossimo 25 aprile nella Basilica di Santa Maria del Mar, a Barcellona (Spagna) il cardinal Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano, presiederà la cerimonia di beatificazione del sacerdote cappuccino
Padre Josep Tous Soler. Molto luminosa questa figura di religioso che è stato costretto a vivere gran parte della sua esistenza, a motivo delle avversità politiche e sociali del tempo, lontano dalla fraternità.

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SANTINI PER SAPERNE DI PIU'...
di BIAGIO GAMBA



I CANIVETS E LE INCISIONI DEL CONVENTO DEI CAPPUCCINI DI FRANCAVILLA


Canivets ed incisioni del XVIII secolo non si trovano soltanto nelle collezioni di appassionati del genere. Ci sono anche luoghi, aperti al pubblico, in cui tutti possono ammirarli.
E' il caso dei canivets, delle miniature e delle incisioni fiamminghe che si trovano nella Cappella dei Ruffo della Terra di Bagnara (Calabria), posta sulla destra della navata centrale della chiesa bizantina, che appartiene al Convento dei Cappuccini di Francavilla di Sicilia, in provincia di Messina.
Sono custoditi in apposite bacheche collocate nella parte inferiore del dipinto che rappresenta la Madonna "Odigitria", di probabile scuola di Antonello da Messina.  Fra i particolari, degni di essere segnalati ai collezionisti del genere, un rarissimo canivet, nella cui miniatura centrale è raffigurato un San Francesco di Paola. Per chi volesse approfondire, segnalo il sito del Convento.



Corneille Van Merlen



Incisore su rame ed editore, Corneille (o Cornelius) van Merlen, nacque ad Anversa il 10 settembre 1654. Figlio, ed allievo, di Théodore van Merlen, e di Marie Wiggers, nel 1687 sposò Sara Marie Huybrechts, figlia di un altro grande e famoso incisore, Gaspard Huberti, e di Sara Voet, figlia dell'incisore Alexandre Voet. Morì ad Anversa il 10 aprile 1723.
La sua abbondante produzione comprende molteplici soggetti iconografici, incisi a bulino su rame, su carta o su pergamena.
Le incisioni più preziose sono ovviamente quelle in pergamena e, se possibile, con coloritura a mano coeva.
Come questa incredibile incisione, che possiamo, solo, ammirare nella foto, appartenente all'altrettanto incredibile collezione dell'amica Paola Galanzi, la quale speriamo che un giorno vorrà finalmente organizzare una mostra, affinché tutti potremo godere dei suoi tesori.
Si tratta di una incisione su rame, su pergamena, con coloritura a mano coeva, raffigurante una particolare parabola evangelica del figliol prodigo.                       

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IL PROCEDIMENTO DELLA FUSTELLATURA


 La fustellatura è un procedimento che consente di tagliare, secondo una determinata forma, un santino o un'immaginetta, al fine di sagomarne o aggraziarne i margini.
Avviene attraverso l'utilizzo di uno strumento in acciaio, tagliente, detto appunto "fustella".
Con il termine di "fustellate" si indicano le immaginette religiose che presentano ai margini dei dentelli o sagomature che rendono le stesse più particolari. Nulla a che vedere con la punzonatura, i cc.dd. merletti, il cui procedimento è totalmente diverso. Capita infatti che alcuni mercanti, per ignoranza o peggio capziosamente, definiscano come "merlettate" immaginette che in realtà sono "fustellate".
Nella foto tratta da Wikipedia, particolare di una fustella di acciaio.  

 E.B. & C.


Credo che i collezionisti di santini, in particolare di cromolitografie, conoscano molto bene il marchio della casa editrice E. B. & C.
E' rappresentato da un'àncora e dalle lettere E e B poste ai lati, con una C intrecciata al centro dell'àncora stessa. Ho già avuto modo di dire altrove che secondo il mio parere questa casa editrice e la EB sono la stessa cosa.
Resta un problema da risolvere, peraltro comune a tante altre case editrici del XX secolo: chi si cela dietro quella sigla? Ebbene, credo in proposito di potere aggiungere alcuni elementi importanti, per la "felicità" di quanti collezionano immaginette della E.B. & C. Osservando diverse centinaia di cromolitografie recanti la "piccola àncora", in qualcuna (due su centinaia) ho trovato la seguente scritta: E. BERARDI & C. - MILANO.
Dunque, sappiamo che la lettera "B" sta per "Berardi". Speriamo a questo punto di aver dato un indizio importante che ci porti al ritrovamento di informazioni più complete su questa importante casa editrice. Nella foto: il marchio della casa editrice.

Fonte: http://www.collezionaresantini.com/

 


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