S. Biagio di Sebaste (Blasius o Basileus) (vescovo e martire), è il terzo, in ordine alfabetico, dei “Quattordici Santi Ausiliatori”. Nasce in Armenia intorno al III sec. e muore a Sebaste il 3 febbraio del 316. San Biagio a Fiuggi San Biagio a Milano La "benedizione della gola"di San Biagio Proverbio popolare meridionale ****** ALLA RICERCA DELLO STABILIMENTO GRAFICO PERDUTOTerza Partedi Attilio GardiniRitenendo di fare cosa gradita al lettore filiconico, continuiamo a proporre immaginette col loro relativo logo in bella vista, con l’obiettivo di unire le nostre informazioni e definire meglio lo Stabilimento grafico che li ha prodotti. “LAM” “CP” ******
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E’ inscritto nel cuore dell’uomo il desiderio di aprirsi al divino e spesso questa necessità innata, ha trovato espressioni in manifestazioni cultuali di carattere privato o comunitario. Ora, la “pietà popolare” è ritenuta dalla Chiesa un vero e proprio “tesoro” da custodire e da distribuire a tempo opportuno.
Le diverse forme di pietà esprimono il modo con cui il senso della vita e gli aspetti significativi della rivelazione cristiana, entrano nel tessuto vitale dei singoli e dei popoli.
La Chiesa nella sua bimillenaria sapienza si pone in ascolto del grido che sale dal popolo orante e riconosce in quel linguaggio il sensus fidei che suscitato dallo Spirito, manifesta nella pluralità delle forme l’unità della professione di fede.
Il Concilio Vaticano II, il Direttorio sulla Pietà popolare e il luminoso magistero del Servo di Dio Giovanni Paolo II, hanno più volte affrontato il rapporto tra liturgia e pietà del popolo.
E, pur affermando la centralità del culto divino, non hanno mai offuscato la via della religiosità popolare che ha il suo naturale coronamento nella liturgia.
E’ antico il culto dei Santi e la Chiesa ne ha sempre affermato il valore e la ricchezza perché, guardando a questi modelli di vita evangelica, potesse il volto del discepolo di Gesù risplendere con più efficacia lungo il pellegrinaggio terreno. Ora, nella tradizione dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio fondati a Lucca da San Giovanni Leonardi (1541-1609), fra i ricordi cari che segnarono le consuetudini devote dei primi fratelli di comunità, si conserva un gesto che i Chierici hanno da sempre condiviso con il popolo di Dio.
Si tratta dell’affidamento al “Santo protettore” con la consegna del santino nel primo giorno dell’anno.
Non è una novità questo gesto; probabilmente il Leonardi lo mutuò dal vissuto spirituale dei Padri domenicani e soprattutto dalla prassi e dagli esercizi di pietà dell’associazione laicale dei Colombini che s’ispiravano al movimento spirituale di Girolamo Savonarola (1452- 1498).
Ma ascoltiamo la testimonianza di alcuni biografi del Leonardi per poter contestualizzare questo gesto di pietà privata e popolare.
Il P. Giuseppe Bonafede (1605) (foto a destra) nella prima biografia del Santo conservata ancora manoscritta nel nostro Archivio di Campitelli, parlando dell’orazione e della contemplazione che il Leonardi con la testimonianza della sua vita santa e timorata consegnava ai suoi discepoli, così riporta come da memoria di testimoni l’uso del nostro esercizio di pietà:
“Esso (P. Giovanni) fu che introdusse in Lucca o per dire meglio rinnovò quell’usanza antica nella Santa Chiesa, di assegnare nel principio dell’anno a ciascheduno dei fedeli un Santo per particolare Avvocato e Protettore nel modo che oggi ad ognuno è noto”. (G.Bonafede, Vita del Venerabile Padre Giovanni Leonardi, pag. 1082).
Si tratta quindi di un’usanza antica nella Chiesa che il Santo restaurò con particolare zelo, sentendo necessari in quel tempo di radicale riforma dei costumi, l’intercessione e l’imitazione dei Santi.
Ancora il P. Ludovico Marracci (1612-1700), fratello di Ippolito lo scrittore dell’Immacolata, nella prima biografia edita del Leonardi riferisce:
“Si segnalò poi sempre nella veneratione de’ Santi, et egli fu, che introdusse in Lucca l’uso d’assegnare a ciascheduno de’ fedeli nel primo giorno dell’anno un Santo per particolare Avvocato; et a quelli della sua Congregatione volle di più, che se n’assegnasse un altro nel principio di ciaschedun Mese, facendone ordine particolare nelle Regole communi con obligare ognuno a confessarsi e comunicarsi, et a chiedere qualche mortificatione al superiore in refettorio nel tempo della mensa in quel giorno che ne correva la festa: il che pur anco alla giornata si osserva” (L. Marracci, Vita del Venerabil Padre Giovanni Leonardi lucchese, Roma, presso il Varese 1623, pag. 363).
La consegna del santo protettore dunque, non era solo un atto di devozione, ma coinvolgeva la vita sacramentale in quanto la particolare memoria liturgica doveva ispirare nell’animo una vicinanza ai sacramenti della grazia.
Il P. Domenico De Nobili (1688-1758) ci riferisce dell’amore che il Leonardi portava verso i Santi e quanta venerazione aveva per il pellegrinaggio verso le sacre reliquie nella città di Roma imitando in questo San Filippo Neri (1515-1595) suo fedele amico e compagno: “Si segnalò ancora nella divozione de’ santi e molti se ne era scelti per suoi avvocati, onorandoli ogni dì con particolar culto, e raccomandandosi alla loro intercessione. Egli introdusse in Lucca la divozione che fu poi praticata da altri, di dare il primo giorno dell’anno a tutti i fedeli un santo per particolare avvocato, acciò i santi fossero da questi onorati e partecipar potessero della loro protezione, ed aiuto in tutto l’anno.
Era sì grande la divozione che portava alle Reliquie de’ santi, che stimavasi indegno di portarle indosso, o tenerle presso di sé, dicendo, che un uomo peccatore come lui non le poteva custodire con quella riverenza, che pegni sì preziosi si meritavano. In tutto il tempo che visse in Roma visitò spesso le Catacombe de’ Martiri, facendovi lunghe orazioni, e bagnando quel sacro terreno di tenere lagrime.
Visitò ancora quelle chiese nelle quali si custodivano le reliquie de’ Santi Appostoli, e de’ primi martiri della chiesa.
Visitò frequentemente le sette chiese, e nelli ultimi anni della sua vita, non potendo per le indebolite forze visitarle tutte in un giorno, le ripartiva in più giorni per non restar privo del tesoro delle sacre indulgenze”
(D. De Nobili, Vita del Beato servo di Dio Giovanni Leonardi, Manoscritto, Roma, Archivio Curia OMD, 1750, pag. 186).
La prassi della consegna del Santo protettore è tuttora in uso presso le comunità dell’Ordine, generalmente la sera di Capodanno dopo la celebrazione dell’Eucaristia della Madre di Dio (nell’attuale liturgia solennità del titolo dell’Ordine) e il Canto del Veni creator si benedicono e si distribuiscono ai fedeli le immaginette.
Si conservano ancora presso il nostro Archivio di Campitelli le prime schede del XVII sec. senza immagine con il nome del Santo protettore e la mortificazione che il fedele doveva compiere in sua memoria.
Nel XX secolo furono stampati presso l’Editrice M. D’Auria di Napoli una serie di santini con l’immagine in bianco e nero una breve biografia del Santo protettore e la mortificazione da compiere, mentre sul retro un’esortazione invita a non sciupare l’anno che viene come dono del Signore ed apprezzare il tempo come moneta per acquistare l’eterna felicità.
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Dal 13 al 20 settembre 2009, si è svolta a Canepina una mostra, presso il Museo delle Tradizioni Popolari, sul tema: “Santi su carta - i Patroni della Tuscia tra stampe e illustrazioni”. La stessa esposizione è stata riproposta a Viterbo, a Palazzo Santoro, nell’ottobre successivo. Le 54 opere esposte, tutte appartenenti alla collezione di Mario Valentini, sono calcografie all’acquaforte o a bulino, litografie, cromolitografie e incisioni fotomeccaniche, datate dal XVI al XX secolo, di dimensioni varie, ma molti sono anche i santini. Notizie più dettagliate sul Catalogo della mostra sono riportate sulla rubrica “Curiosando tra i libri” a pag.21.
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Il socio MARIO TASCA di Follina (TV) ci ha inviato una retrospettiva fotografica della mostra dello scorso dicembre che, ormai da qualche anno, egli organizza nella sua città.
Il 5 e 6 dicembre 2009 si è svolto il consueto appuntamento del Mercatino di Natale a Follina “Colori d’Inverno”.
In queste occasioni il nostro socio Mario Tasca, allestendo l’esposizione di santini che spazia sulle sue precedenti mostre, presenta di volta in volta le novità e gli esemplari più pregiati che nel corso dell’anno hanno implementato la sua collezione. Una bella serie di immaginette a trittico, a teatrino, a sorpresa, a più piani con mazzi di fiori che si aprivano all'interno, costituiva l’affascinante novità di questo anno. La maggior parte erano ricordi di Prima Comunione databili metà ‘800; così, su un fondo ad effetto “cielo stellato” era un proliferare di comunicande “vestite”, angeli e madonne, altarini e guglie dorate, rose rosse di carta. Ancora il cielo stellato faceva da sfondo ad una serie di preziose immaginette semimanufatte: siderografie acquerellate a mano arricchite da lustrini colorati su fondo preziosamente trinato a punzone.
In due quadretti si potevano ammirare 4 Canivet e 4 Bambinelli Vestiti
Infine, una bella serie di santini semimanufatti detti “A mezzo punto”.
Per realizzare queste particolari immaginette si usava un cartoncino con piccolissimi fori molto vicini, predisposti per essere intagliati a mano;
su di esso veniva applicata una figura, solitamente costituita da una cromolitografia o da fototipia, e, intagliando il cartoncino predisposto, venivano realizzate decorazioni geometriche di sfondo o di contorno all’immagine oppure, con diverse sovrapposizioni, delle vere e proprie cornicette. Alcuni erano arricchite con l’inserzione di nastrini di seta colorati.
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Il 17 gennaio, nel giorno della festa liturgica di Sant'Antonio Abate, si è rinnovata una tradizione popolare che è quella di portare gli animali sui sagrati e sulle piazze antistanti molte chiese della nostra bella penisola per la benedizione di Sant'Antonio.
Una ricorrenza che a Tarquinia, centro agricolo per eccellenza, ha ripreso vigore grazie anche alla riscoperta della natura ed all'amore per gli animali ed è stata accompagnata da manifestazioni attraverso le quali la gente dei campi da secoli esprime la propria devozione al Santo e rappresenta le ansie e le gioie della vita agricola insidiata da mille difficoltà.
Oggi, in una società fortemente dominata dalla tecnologia, la simpatica e paterna figura del Santo si ripropone come simbolo d'amore e di rispetto per il mondo animale anche se in forme e modalità diverse dal passato. Nella bella cittadina di Tarquinia la "Festa di Sant'Antonio" è stata organizzata da un apposito comitato, che oltre alla programmazione degli eventi liturgici e civili ha voluto arricchire la programmazione con una mostra sul tema: "Sant'Antonio Abate, nella devozione popolare". L’esposizione, inaugurata il giorno14 è rimasta aperta per i visitatori fino al 18 gennaio. In tale occasione, il socio EDMONDO BARCAROLI, nella chiesa di San Giovanni Battista, ha presentato santini originali del XX secolo. Il pubblico è intervenuto numeroso.
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Il 6 febbraio u.s. nel Chiostro di Sant’Apollonia del Museo Diocesano di Venezia è stata inaugurata una particolare e curiosa esposizione sul tema: “Scherza con …i Santi - Iconografia dei Santi in stile Manga”. Essa presenta l’iconografia dei santi della tradizione cattolica in “stile manga” più vicina al linguaggio delle nuove generazioni. Il progetto che contempla l’esposizione di 80 soggetti nasce dall’esigenza di far incontrare il pubblico più giovane con il linguaggio iconografico dell’arte religiosa che, nel corso dei secoli, ha comunicato, attraverso un vero e proprio dizionario di immagini, i temi della fede e della storia sacra.
La mostra non intende banalizzare l’immagine dei santi; piuttosto, avvalendosi di esperti, ha approfondito i dati della tradizione e gli attributi dell’iconografia, semplicemente traducendoli in una lingua spigliata, vivace e più facilmente comprensibile. Pertanto l’iconografia è la stessa che forse le nuove generazioni (e non solo loro) non ri-conoscono: san Giorgio uccide il drago, santa Lucia ha gli occhi sul vassoio, san Sebastiano è trafitto dalle frecce, san Marco ha il leone accanto a sé. Nel contesto del Museo Diocesano di Venezia i visitatori sono invitati a confrontare le immagini dei disegni con alcuni capolavori del passato: da qui è possibile partire verso percorsi e itinerari in città (dalle chiese alle Gallerie dell'Accademia) per riscoprire i grandi cicli iconografici nei quali l'iconografia dei santi è spesso protagonista. I disegni manga realizzati dallo Studio Ebi di Brescia, coordinato da Paolo Linetti, permettono inoltre di suggerire l’idea che la santità è virtù attuale e giovane, che non appartiene a un’epoca passata ma veste “blue jeans e Tshirts”, che non è estranea al vissuto dell’uomo di oggi, ma è la dimensione essenziale della persona umana stessa che vive la propria scelta di fede. L’esposizione è aperta tutti i giorni ( escluso i mercoledì e la domenica di Pasqua) dalle ore 10 alle ore 17. Ingresso: gratuito fino a 5 anni.
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Il 31 marzo 2010, alle ore 17,00, nella Casa Natale di San Carlo in Piazza San Lorenzo, verrà inaugurata la mostra di immagini sacre “San Carlo e la Passione”. L’iniziativa, promossa dal Centro Studi San Carlo da Sezze con la collaborazione dei soci A.I.C.I.S. (Associazione Italiana Cultori Immagini Sacre – Gruppo di Sezze), illustrerà il canto spirituale sopra “li misterij della vita, morte e resurrettione di Giesù Christo” scritto da fra’ Carlo intorno al 1664.
Le immagini ripercorreranno l’intera Passione di Gesù sino all’Ascensione in cielo. Le pregevoli immagini sacre, in bianco e nero e a colori, del XVIII – XIX – XX secolo, provenienti dalle collezioni private di Filomena Danieli e Valter Marchetti, coinvolgeranno i visitatori in un’emozione che lega le parole del santo alle immagini esposte e viceversa. Nel periodo di apertura della mostra, dal 31 marzo al 20 maggio, oltre al periodo pasquale, ricorrono, anche, il 51° ann.rio della canonizzazione (12 aprile) ed il 375° anniversario della vestizione (18 maggio). A questa iniziativa se ne aggiungeranno altre nel corso dell’anno (mostre, conferenze, rassegne musicali, etc.) che il Centro Studi San Carlo da Sezze ha già programmato.
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Nell’ambito dei festeggiamenti della Patrona di Tutino di Tricase, la Beata Vergine delle Grazie, nel locale Oratorio Parrocchiale verrà inaugurata il prossimo 8 aprile, una esposizione con immaginette sul tema: “La santità nei santini - Viaggio della memoria nella devozione popolare”. Collaborano: l’A.I.C.I.S. di Roma (che ha dato il Patrocinio alla manifestazione), il Comitato Festa B.V.M. della Grazie, il Parroco Don Carmine Peluso e la Casa l’Editrice BARBIERI di Manduria. Le immaginette in esposizione perverranno dalle collezioni private dei soci Fabrizio CAZZATO e Dr.Giuseppe COLAZZO con la consulenza iconografica del critico d’arte Prof.Carlo FRANZA. La mostra chiuderà il giorno 12 aprile.
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Dal 9 all’11 aprile 2010 nella Sala San Carlo della città di Faenza (RA) si terranno tre Giornate di formazione per cultori, collezionisti, studiosi e appassionati del settore delle immaginette sacre. Questo straordinario evento formativo è organizzato da “Il Mondo dei Santini Srl” del quale è amministratore TONI GRAZIANO. Di estremo interesse si presentano le conferenze che saranno al centro dell’attenzione dei partecipanti come “Le immagini devozionali e i santini nella storia e nella devozione popolare” dello studioso medievalista ANTONIO SCIOLI nel pomeriggio di venerdì 9 aprile. Sabato 10 aprile, alle ore 10 su: “Il collezionismo delle immaginette religiose: caratteristiche,tipologie e metodologie” parlerà l’Avv. BIAGIO GAMBA, studioso ed esperto collezionista, iscritto al Collegio Periti Italiani, socio AICIS e già noto a tutti i nostri associati. Nel pomeriggio dello stesso giorno, alle ore 15.00 su: “Tecniche dell'incisione: la xilografia, il bulino e l'acquaforte” terrà la conferenza il Prof. ERMES BAJONI, consulente scientifico per il Gabinetto delle Stampe antiche e moderne del Museo di Bagnacavallo ed alle ore 16.00 la conferenza sul tema: “Tecniche di produzione: la miniatura”sarà tenuta dalla Dr.ssa IMMA LAINO, esperta d’arte. Il giorno 11, domenica, alle ore 10.00 parlerà l’avv.BIAGIO GAMBA sul tema: “Collezionismo e Mercato”.
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L’AICIS con la collaborazione dell’Arciconfraternita di S. Maria dell'Orazione e Morte, dell’Associazione AFNIR “Io Collezionista” e dell’ Accademia Culturale Europea, il 12 aprile inaugurerà una mostra di santini dalla collezione privata del socio GIANCARLO GUALTIERI di Roma sul tema: “Passione, Morte, Risurrezione di N.S.Gesù Cristo nei Santini”. L’esposizione che sarà allestita in Roma nella Chiesa “S. Maria dell'Orazione e Morte” Via Giulia 262 rimarrà esposta al pubblico fino al 4 maggio 2010. Per le visite l’ingresso sarà libero e la Chiesa rimarrà aperta al pubblico nel seguente orario: mattina dalle ore 8.00 alle ore 11.00; pomeriggio dalle ore 16.00 alle ore 19.00.
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Dal prossimo 24 aprile e fino al 20 giugno p.v. il Museo di Pfaffenhoffen In Francia ospiterà una Mostra di immagini devozionali, santini e manufatti conventuali. Tale materiale sarà messo a disposizione dalla collezionista tedesca ELISABETH KLEIN. Desideriamo che i nostri soci, con l’occasione di questa esposizione, vengano a conoscenza di questo Museo e della sua attività.
Nella cittadina francese di Pfaffenhoffen, che si trova al centro dell’Alsazia, è sorto un interessante Musée de l’Image Populaire, grazie alla passione di un collezionista di "immagini e ricordi."
Le collezioni del museo provengono dalle donazioni del Dr.Francesco Lotz e del Dr Léon Kieffer. Numerose altre donazioni ed alcune acquisizioni completano oggi la sua dotazione: sono circa tremila pezzi unici. La costruzione che anticamente era una brasserie (infatti qui si cuoceva la carne sulla brassiere, una pietra speciale utilizzata per tale cottura), su quattro livelli, è stata interamente restaurata e, quindi, classificata “Museo della Francia”, e poi inaugurata nel 1999.
Il museo ha per obiettivo di fare conoscere le immagini popolari in quanto traccia preziosa di una pratica molto antica. Il museo propone così di far scoprire, in un ambiente rinascimentale, l'immagine, ma anche l'iconografia alsaziana attraverso il suo contenuto, le sue funzioni e le sue tecniche di fabbricazione. Sono presenti immaginette e santini dal XVII al XIX sec., di auguri di battesimo, ricordini di Cresima, di Prima Comunione, ma anche di coscrizione o di reggimento, di matrimonio, e non mancano i “luttini”, attraverso differenti tecniche come la calligrafia e la pittura, e il canivet. La collezione di circa tremila pezzi unici è per la maggior parte del XIX secolo.
Oltre la sua esposizione permanente presente su due piani, il museo organizza tutto l'anno esposizioni temporanee tematiche per valorizzare sia le tecniche tradizionali che quelle contemporanee dell'immagine popolare.
Per una visita virtuale è sufficiente lanciare il seguente link: http://www.pfaffenhoffen.org/visite-virtuelle.html
(Fonte: http://www.pfaffenhoffen.org/musee-de-limage-populaire.html)
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Il socio GIUSEPPE MELONE di Cava de’ Tirreni dal 1° al 10 maggio p.v. organizzerà una mostra di immaginette devozionali presso la Chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori di Cava de’ Tirreni – Via Filancieri. L’esposizione che comprenderà un quantitativo di circa 400 immaginette stampate dal 1800 al 2000, avrà come tema “La Madonna”. Un punto di riferimento saranno le immaginette della Madonna di Medjugorje, ovviamente molto recenti, la cui devozione è molto sentita in questa Parrocchia seguita dal sacerdote Don Gioacchino Lanzillo, segretario del vescovo di Cava-Amalfi, Mons.Orazio Soricelli.
Il socio MAURIZIO PROSPERI, Presidente del Circolo Filatelico “Tres Tabernae”, organizzerà a Piana delle Orme (Borgo Faiti - Latina) dal 7 al 9 maggio p. v. una mostra di immaginette sacre a tema militare, nell’ambito delle Giornate del Collezionismo Pontino. Esporranno i soci GIANCARLO GUALTIERI, GIOVANNI COSTANZO e MAURIZIO PROSPERI.
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In occasione dell’inaugurazione di un nuovo capitello che sarà dedicato alla Madonna della Salute a Maerne (Venezia), il socio Luciano BUSATTO dal 28 al 30 maggio p.v. esporrà un congruo numero di santini sul tema: “Madonna della Salute: immagini, storia e luoghi di culto nel Veneto”.
L’ esposizione, che sarà allestita con la collaborazione dei nostri soci Augustino BUSATO ed Angelo PAVANELLO nella Biblioteca Comunale di Maerne, contemplerà delle schede contenenti una breve descrizione di luoghi di culto del Veneto illustrati da immaginette devozionali laddove è stato possibile reperirle, e da foto che illustrano tali luoghi.
A corredo è contemplata una esposizione di stampe, cartoline, ex-voto e quadretti devozionali. Completerà l’esposizione una collezione di filatelia tematica “Maria di Nazareth” ed un annullo speciale filatelico figurato che faranno da corona a questa bella manifestazione.
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L’A.I.C.I.S., in collaborazione con le Arciconfraternite di S. Maria dell’Orto, di S.Maria dell’Orazione e Morte e dell’Accademia Culturale Europea, in vista del Convegno del 3 Luglio 2010 presso la Chiesa Arciconfraternale di S. Maria dell’Orazione e Morte di Roma, (Via Giulia 262) che affronterà il tema: “IL CULTO DI MARIA NELLA RELIGIOSITÀ POPOLARE”, dal 28 giugno p.v. presenterà una selezione di “santini” dalla collezione del socio GIANCARLO GUALTIERI di Roma. L’esposizione recherà il seguente titolo: “Il culto di Maria attraverso le immaginette devozionali” e rimarrà aperta al pubblico fino al 31 luglio 2010 con il seguente orario: tutti i giorni della settimana, escluso sabato e domenica, dalle 7,30 alle 11,00 e dalle 16,00 alle 18,30; sabato e domenica dalle 16,00 alle 18,30. Ingresso libero.
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Nella bella cittadina di Luino (VA) sul Lago Maggiore, ai confini con la Svizzera, il 17 luglio p.v. verrà inaugurata a Palazzo Verbania, una mostra di immaginette sacre e di icone.
L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 25 luglio 2010.
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In concomitanza con i festeggiamenti Patronali della Madonna della Neve, la Biblioteca Comunale di Clavesana organizzerà dal 30 luglio al 5 agosto una esposizione di vecchi Santini. Il Parroco don Dompé metterà a disposizione un cospicuo numero di Immaginette Sacre per la maggior parte commissionate dalle Parrocchie di Clavesana e Roccaciglié, alcune delle quali risalgono alla fine del 1800. Molte famiglie metteranno a disposizione i loro santini, conservati nei vecchi messalini festivi, tra le pagine di un libro devozionale o nella “preziosa scatola dei ricordi”.
Si informa che il prossimo 7 agosto a Grignasco (Novara), a seguito della solenne Ostensione della Sindone 2010, l’Associazione Punto Arte Onlus promuoverà la mostra “IL VOLTO DI GESÙ. Immagini devozionali della Vera Effigies S.N.I.C. di Edessa a Grignasco e in Diocesi di Novara” , per presentare al pubblico un dipinto del “Volto di Gesù” che fa parte della quadreria della parrocchiale dell’Assunta. L’iniziativa si connota come una “appendice” alla grande mostra torinese, allestita nella Reggia della Venaria dove l’opera ha suscitato grande interesse perché, come ha voluto testimoniarci Mons. Timothy Verdon, essa rappresenta “un esempio eccelso di uno dei temi della mostra, il volto di Gesù, e perché riporta esplicitamente al Mandylion” di Edessa, cioè ad una delle più antiche immagini del Volto Santo che la tradizione abbia documentato. Per l’occasione verrà diffusa la pubblicazione edita da Punto Arte Onlus, appunto per la mostra a Grignasco. Il libro reca la prefazione di don Mario Perotti direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Novara e documenta i seguenti temi: Introduzione e scheda del dipinto di Grignasco. Il committente don Carlo Silano Tartagliotii. La leggenda del “Mandylion” di Edessa. La tradizione della “Lettera di Lentulo”. I modelli dell’iconografia del “Volto di Gesù”. La diffusione dell’immagine del Volto di Gesù nel Novarese e in Valsesia.
Il dipinto raffigurante il “Volto di Gesù” è situato a Grignasco, nella sacrestia della chiesa parrocchiale di M.V. Assunta. E’ un olio su tela di cm.42 x 35,5, attribuito a un pittore piemontese o lombardo, e risale alla fine del XVII / inizio sec XVIII. L’opera proviene dall’eredità di don Carlo Silano Tartagliotti. Il r
estauro è di Fermo Dedominici del 2010.
La riproduzione su tela, in scala 1:1, a tiratura limitata e numerata, è stata effettuata da “HALTA DEFINIZIONE” (Novara), un’ azienda riconosciuta tra i principali protagonisti a livello nazionale e internazionale nel settore della ricerca e dello sviluppo di tecnologie hardware e software applicabili all’acquisizione e alla visualizzazione di immagini di altissima qualità.
Le copie fotografiche del dipinto sono realizzate su tela per ottenere un risultato aderente all'originale e sono disponibili per gli interessati su prenotazione.
E' possibile prenotare la riproduzione contattando l'Associazione Punto Arte Onlus - via Fasola, n.5 - 28075 Grignasco (NO) - Tel. 0163417140 - 0163417223-0163411068-Cell.3343667207-
E-mail: parrocchia.grignasco@aruba.it- postmaster@ puntoarteonlus.it.
Ad ogni copia sarà allegata la monografia che contiene i risultati delle ricerche storiche sul dipinto di Grignasco e sulla diffusione del modello in Diocesi di Novara.
Le offerte raccolte per l'occasione saranno destinate al restauro di altre opere d'arte grignaschesi.
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ENNIO BELOTTI di Lovere, socio AICIS, ha programmato una interessante mostra nella sua città che verrà inaugurata il 15 agosto 2010 nel Centro Civico Culturale del Comune presso il “Nuovo Porto Turistico”. Il tema dell’esposizione sarà:”Immagini antiche del sacro. Incisioni e santini dal XVI al XIX secolo”. La mostra, che rimarrà aperta fino al 22 agosto, avrà il seguente orario per l’accesso gratuito al pubblico: tutti i giorni dalle ore 16.00 alle 19.00.
Verranno esposti oltre 250 immagini e santini. Saranno presenti opere di autori di grido quali Luca di Leyda, Marcantonio Raimondi, Callot, i Vierix, Klauber, Piranesi ed altri. Inoltre, tra le immaginette devozionali, saranno presenti…quelle traforate a punzone della varie case editrici europee, in particolare quelle francesi del 1800.
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Roseto degli Abruzzi festeggia quest’anno i 150 anni della sua fondazione (1860-2010) e la XX edizione della Rassegna di santini allestita annualmente nella propria città (1991-2010).
Il 2010 è un anno memorabile per Roseto, l’antica Rosburgo (Paerse delle rose) e per l’AICIS - Associazione Italiana Cultori Immaginette sacre. Infatti, mentre la città celebra il 150° ann.rio della sua fondazione, il prossimo 4 settembre nella Villa Comunale verrà inaugurata la XX edizione della mostra di santini che quest’anno verterà sul tema. “I Santi Patroni e Protettori attraverso le immaginette devozionali”. La manifestazione ha avuto origine grazie alla collaborazione tra il nostro defunto Presidente Comm.GENNARO ANGIOLINO (+2003), il socio MARIO GIUNCO, acuto e prolifico scrittore e giornalista, ma soprattutto funzionario del settore culturale del Comune di Roseto, attuale Direttore responsabile della nostra Rivista “Santini e Santità” ed EMIDIO D’ILARIO, Presidente del Circolo Filatelico Numismatico Rosetano. Nel 2004, deceduto il compianto Presidente Angiolino, è subentrato nell’organizzazione il Vice Presidente RENZO MANFE’.
Gli espositori delle immaginette della XX edizione saranno: GIANCARLO GUALTIERI e, con qualche quadro espositivo, AGOSTINO CERINI, LUIGI ZANOT e frà ANGELO DI MARCO.
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La notizia giunge purtroppo in ritardo, ma come è possibile far passare sotto silenzio una esposizione di tale rilievo ed interesse per noi cultori di iconografia sacra?
Si tratta di “SANTI SU CARTA. I Patroni della Tuscia tra stampe e illustrazioni”.
Si è svolta a Canepina, presso il Museo delle tradizioni popolari, dal 13 al 20 settembre 2009 ed a Viterbo, a palazzo Santoro, in ottobre 2009.
Da non perdere, pubblicato sulla rivista “Biblioteca e Società” del Consorzio per la gestione delle Biblioteche Comunale degli Ardenti e Provinciale “Anselmo Anselmi” di Viterbo, Anno XXVIII, N. 1, 2009, il Catalogo, di Daniele Bertolini, curatore anche della mostra.
Le 54 opere esposte, rese disponibili dal collezionista Mario Valentini, sono calcografie all’acquaforte o a bulino, litografie, cromolitografie e incisioni fotomeccaniche, datate dal XVI al XX secolo, di dimensioni varie: molti sono veri e propri santini, alcune sono realizzazioni di autori famosi, quali il francese Jacques Callot (1592-1635), i fiamminghi Johan Sadeler (1550-1600) e Marten de Vos (1532-1603), gli italiani Luigi Cunego (1757-1823) e Antonio Concioli (1736-1820).
Mi sembra utile riportare i patronati, secondo l’ordine nominale alfabetico dei Santi, con accanto le località della Tuscia delle quali sono stati eletti Patroni, tutti presentati in una o più stampe (in tre casi si tratta di chiese o santuari dedicati alla Madonna e situati nelle località indicate).
S.Amanzio - Vitorchiano |
s.Ermete - Acquapendente |
Madonna del Ruscello in Vallerano |
s. Anastasio e Nonnoso |
s.Eutizio - |
Madonna di s. Vittore in Gradoli |
s. Angelo - Latera |
s. Famiano -Gallese |
Madonna di Valverde Tarquinia |
s. Anselmo - Bomarzo |
s. Fidenzio e Terenzio Bassano in Teverina |
ss. Marciano e Giovanni |
s. Bartolomeo Apostolo - Ronciglione |
s. Giacinta Marescotti Vignanello |
s. Margherita - Montefiascone |
s.Bernardino - Piansano |
S. Giovanni Evangelista |
Maria SS. Delle Grazie in Farnese |
s.Biagio - Corchiano |
s. Giustino - |
s.Marta - Marta |
s. Bonaventura e s. Francesco |
s. Gorgonio - |
s. Nicola - Cellere |
s. Corona - Canepina |
s. Gratiliano |
s. Rocco - Arlena di Castro |
s. Cornelio e s. Cipriano - Calcata |
s. Ippolito - Vetralla |
s. Rosa - Viterbo |
s. Cristina - Bolsena |
s. Lanno |
ss. Valentino e Ilario - Viterbo |
s. Donato - Celleno |
s.Lorenzo - |
s. Venerando - |
s.Egidio - Caprarola |
Madonna della Quercia |
s. Vincenzo Ferrer Proceno |
ss. Veriano, Secondiano e Marcelliano Tuscania |
Il catalogo contiene le riproduzioni delle 54 immagini appartenenti alla ricca collezione Valentini, tutte corredate da una esauriente didascalia relativa al santo patrono, con la ricorrenza, ed al patronato, all’autore, se noto, del disegno e/o dell’incisione, all’epoca e alla datazione, alla tecnica incisoria, alle dimensioni originali, alle iscrizioni riportate sul recto o sul verso del foglio, insieme ad eventuali notizie rilevanti legate all’opera, quali per esempio la traduzione da quadri famosi, il coinvolgimento nelle storie artistiche o devozionali di personaggi noti o la bibliografia.
Premessa al catalogo è l’articolo dello stesso Davide Bertolini, dal titolo “Incisione d’arte e stampe popolari: un dialogo necessario”, che propone riflessioni sulla destinazione delle immagini sacre realizzate ai primordi della stampa, a partire dalla fine del XV secolo, indubbiamente rivolte, per l’immediatezza e semplicità della diffusione visiva, anche a un pubblico non erudito, talora analfabeta.
Di contro i “codici stilistici e formali”, attraverso i quali la grafica d’epoca costruisce le raffigurazioni, sono spesso densi di messaggi e informazioni godibili attraverso uno studio attento ed approfondito, per di più le immagini sono a volte veri capolavori o traduzioni di dipinti di autori di particolare fama ed importanza.
L’analisi conclude riconoscendo, sia negli esemplari di valore estetico elevato, sia in quelli anonimi e di concezione o destinazione popolaresca, il fondamentale ruolo della grafica, come integrazione e mediazione dell’aspetto culturale, storico - artistico, con quello sociale, didascalico – economico.
Si riportano a testimonianza: il santino (catalogo s. 6) con s. Bernardino da Siena (ricorrenza 20 maggio), acquaforte di anonimo del XVIII secolo, mm 116x73, Figura n. 1; l’acquaforte di Jacques Callot (catalogo s. 12) con santa Corona (14 maggio), del 1636, mm 92x50, Figura n. 2; la immaginetta in litografia (catalogo s. 17) con s. Donato Vescovo (25 settembre), del XIX secolo, mm 156x99, Figura n.3; l’acquaforte (catalogo s. 40) di Pierre de Surugue, con s. Margherita, del 1729, mm 440x270, incisione in controparte rispetto all’originale opera di Raffaello e Giulio Romano, Figura n. 4 (non è un santino ma è molto importante e suggestiva).
Si segnala, per approfondimenti o visualizzazione del catalogo, il sito www.bibliotecaviterbo.it.
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Giovanni, il Discepolo del Signore "sul cui petto si addormentò", nel suo Vangelo così ci parla della Passione e morte di N.S. Gesù Cristo: ...”Giuseppe d’Arimatea, (discepolo clandestino di Gesù, per timore degli Ebrei) chiese a Pilato di poter ritirare la Salma del Signore dalla Croce. E Pilato lo permise. Venne dunque e prese il Corpo di Gesù. E anche Nicodemo, quello che da principio era andato di notte da Gesù, venne portando circa cento libbre di una miscela aromatica composta di mirra ed àloe. Essi presero il Corpo di Gesù e lo avvolsero in lenzuoli di lino con aromi, com’era in uso allora.”
Gli altri tre Vangeli degli Evangelisti Matteo, Luca e Marco corali a Giovanni nel tramandarne a noi la Vita, la Passione, la Morte e la Resurrezione indiscutibilmente rappresentano la “Chiave” preziosissima ed unica lasciata in eredità a noi Cristiani e nata dall’ ispirazione Divina che essi ebbero nell’alto loro compito di tramandare il Sacro Messaggio di Dio all’uomo.
Duemila anni di Storia, con lacune temporali talvolta ime come abissi, silenzi misteriosi lunghi secoli interi, riferimenti “de relato” che ci giungono da ignoti personaggi, identificati tra l’umanità del V e VI secolo dal loro unico nome di Battesimo e talvolta nemmeno quello....
Verso la fine del sec. XI la presenza della Sacra Sindone è attestata a Costantinopoli, così come testimoniato dalla richiesta accorata di aiuto che arrivò ad Enrico IV Imperatore del Sacro Romano Impero dall’ Imperatore Alessio I di Bisanzio, che intendeva così proteggerla da un’eventuale trafugamento da parte dei Turchi.
Nell’articolo precedente dedicato all’Arte della Miniatura applicata ai Santini ed Immagini devozionali ho fatto riferimento ad una data precisa, l’anno 1204, che siglò storicamente l’ignominia che caratterizzò la IV Crociata. Aperta da Papa Innocenzo III con l’ intento di liberare dalla barbarie musulmana Gerusalemme e i territori della Terra Santa perse il suo originario obbiettivo a Venezia, dove gli enormi interessi economici e le smodate ambizioni del Doge Enrico Dandolo armarono i Crociati - Veneziani, Francesi e Tedeschi - di inaudita ferocia contro Costantinopoli portando all’ impietosa frammentazione e successiva spartizione tra gli stessi dell’ Impero Bizantino e alla conseguente imposizione nei territori sottomessi del cosiddetto Impero Latino d'Oriente. La risposta da Roma non tardò ad arrivare e la Chiesà solennemente condannò il terribile massacro con il provvedimento di scomunica dei Crociati.
Ma perché - vi chiederete - il riferimento all’evento storico della IV Crociata del 1204? La risposta è semplice e ci è data da uno scrupoloso cronista Francese dell’ epoca, Robert de Clary, cavaliere originario della Piccardia, autore di un testo-resoconto della Crociata – cui lui stesso partecipò- “La Conquête de Constantinople” sul quale è riportata la fondamentale testimonianza della tradizione dell’ “Ostensione a Costantinopoli della Sacra Sindone ogni venerdì ” fino a quando non venne in seno a tale evento sottratta, insieme a molte altre importanti reliquie della Passione di Gesù Cristo, dai Crociati.
A conferma di ciò esiste una supplica datata dell’anno 1205, scritta da Teodoro Angelo Comneno, nipote del deposto Imperatore di Costantinopoli, rivolta a Papa Innocenzo III, ove si lamenta, a seguito del sacco della città messo in atto dai Crociati, la sparizione dalla città della Sacra Sindone.
Ancor prima di tale evento risalendo alla fine del sec. XII- e più precisamente tra il 1292 ed il 1295- nella pagina in pergamena di un prezioso Codice miniato conservato alla Biblioteca Nazionale di Budapest - il Codice Pray - dal nome del Gesuita che per primo lo studiò - è raffigurata senza dubbio alcuno per i Sindonologi il Sacro Lino che avvolse il Corpo di Gesù.
Miracolosamente scampata sin dalle origini a persecuzioni legate al radicalismo intransigente di culti differenti, ad incendi e razzie di ogni genere, altrettanto “miracolosamente”-in circostanze storicamente poco chiare, ma senzaltro legate alla figura di un “qualche Anonimo Crociato”- dopo la sparizione da Costantinopoli riapparve nell’ anno 1349 in Francia, a Besançon, dove venne esposta alla venerazione dei Fedeli nella maestosa Cattedrale dedicata a Santo Stefano, per poi “sparire” nuovamente dalla stessa colpita da un grave incendio. Sette anni dopo questa data la Sacra Sindone viene consegnata dal cavaliere crociato Geoffroy de Charny alle autorità ecclesiastiche di Lirey - ove verrà per la prima volta pubblicamente esposta nel 1355 - nei pressi della città di Troyes nella Francia settentrionale e da qui giungerà quasi un secolo dopo, nel 1453, a Chambéry.
Il 4 Maggio dell’anno 1506 Papa Giulio II con una Celebrazione solenne ne autorizza e promuove pubblicamente il Culto.
Nel 1532 a seguito di uno spaventoso incendio divampato all’interno della “Sainte Chapelle” del Castello dei Savoia che ospitava l’urna contenente il Sacro Lino, lo stesso subisce dei danni, cui verrà posto rimedio grazie alla paziente ed incantevole manualità delle Monache Clarisse del Monastero della città.
Successivamente, dopo anni di reiterate traslazioni, la Sacra Sindone giunge infine nel 1578 a Torino ove riceve la visita e la venerazione di San Carlo Borromeo (Arona, 1538-Milano, 1584).
Dal 1694 troverà la sua collocazione definitiva nella splendida Cappella realizzata dall’architetto G. Guarini annessa al Duomo della città.
A partire dall’anno 1898, con la prima fotografia scattata dall’Avvocato Secondo Pia inizia lo studio e l’ interminabile serie di “indagini” e dispute di Scienziati e Studiosi provenienti a Torino dal mondo intero.
Di “proprietà” della Santa Sede, così come statuito dalle disposizioni testamentarie del 1983 dettate da Umberto II di Savoia, dal Giubileo del 2000 verrà nuovamente esposta alla Venerazione dei Fedeli tra due giorni - dal 10 Aprile al 23 Maggio - dalle h. 07,30 fino alle h.20,30 - nel Duomo di Torino.
Il Santo Padre Papa Benedetto XVI con grande preoccupazione costantemente richiama l’attenzione del mondo al vitale bisogno di ritorno alla Pace, all’Amore, all’emulazione delle Vite condotte da Santi e Beati sull’ Esempio sublime del Cristo morto sulla Croce per la salvezza di tutti gli uomini.
E mai come oggi, nel desolante scenario globale di amoralità e perdita dei più importanti Valori Cristiani -lungi da indagini e dispute scientifiche - il Signore ci mostra il Suo Sacro Volto ed il Suo Santo Corpo impressi indelebilmente sul Lino perché con occhi puri di bimbi e con la semplicità di una Fede autentica possiamo- alla luce della recente Celebrazione della Sua Resurrezione- sentire la Sua Presenza radiosa ed il Suo infinito Amore nella nostra Vita.
"L' Ostensione della Sacra Sindone"- Santino manufatto di provenienza conventuale "incollato" agli angoli su supporto postumo in leggero cartoncino- Fine ricamo di fili bicromi di seta e d'oro su lino con particolari acquarellati a mano- Area Francese, prima metà sec. XVI. Avvalora l' ipotesi della probabile datazione l'assenza dei segni delle "bruciature" causate dall' incendio del 1532 della "Sainte Chapelle" del Castello Savoia a Chambery, ove per la parziale fusione dell' urna in argento che ripiegata la custodiva si vennero a creare le note "bruciature" più volte nel corso dei secoli restaurate ma ad oggi ancora visibili. (da Collezione privata - per gentile concessione) |
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Il perché delle biografie
Lo scopo delle brevi biografie dei santi allegate alla poderosa, meritevole ricerca sulle cappellette votive dell’Ossola, non è tanto quello di narrare la vita e le opere dei campioni della fede in esse effigiati, quanto quello di permettere a chi si soffermi davanti a una sacra edicola, di riconoscere i personaggi dipinti, sì da sapere con chi si ha a che fare. Ne sarà facilitata la lettura dell’affresco, e in certi casi saranno più chiari il sentimento, o le intenzioni di chi quel dipinto volle in quel luogo.
Quando su un vecchio muro di un edificio, forse ora ristrutturato, sia ancora leggibile l’immagine di sant’Antonio abate, possiamo essere quasi certi che un tempo i proprietari avessero degli animali, magari ricoverati in quella stessa costruzione che probabilmente fu una stalla, e che a lui li avevano affidati. Un grande san Cristoforo affrescato sulla facciata di una chiesa ci rimanda ai pericoli a cui andavano incontro nel passato viaggiatori e pellegrini che, soffermandosi in quel luogo di preghiera, a lui elevavano il pensiero per essere protetti durante il cammino. E se ci accingiamo ad attraversare un ponticello all’inizio del quale un pilone rechi l’effigie di un santo sacerdote, riconoscendo il lui san Giovanni Nepomuceno, sapremo con certezza che quel ponte sarà sicuro, così tutelato com’è dal suo patrono.
Ma anche quando la comprensione del perché non sia così immediata - molti santi compaiono in quanto il committente aveva sue ragioni personalissime per volere proprio quelli - al passante non distratto rimane il piacere di saper leggere un linguaggio antico che fortunosamente, o per sensibile attenzione di qualcuno ai fatti culturali e alla conservazione del paesaggio artistico, è arrivato fino a noi.
Gli attributi
Riconoscere i santi non è sempre agevole anche per chi abbia dimestichezza con gli attributi agiografici. Alcuni sono talmente familiari che non c’è chi non sappia correttamente attribuirli al personaggio giusto, come la ruota spezzata di santa Caterina d’Alessandria, la graticola di san Lorenzo, gli occhi di santa Lucia; altri sono più ermetici, come le rane zittite da san Rainaldo, la lingua in mano del nostro san Giovanni Nepomuceno, o l’arnia di sant’Ambrogio. Ma un buon testo può venire in questi casi in aiuto.
Più complicata è la corretta attribuzione di un simbolo al santo giusto, quando questo sia comune a più d’uno. La fronda di palma, ad esempio, vale per tutti i martiri che sono un esercito; il giglio è attributo di tutti i vergini, una folla copiosissima composta soprattutto da religiosi; corona del rosario, libro, crocifisso appartengono di diritto a così tante categorie di santi che è impossibile pensare di riconoscerli so lo attraverso quegli attributi. Per non parlare dei vescovi, che se una mano previdente non pensò a suo tempo di scrivere il loro nome sull’affresco, è praticamente impossibile riconoscere quando non siano più note le ragioni di una certa venerazione. Ci consola il fatto che tante volte, percorrendo le sale di un museo, capita di leggere una didascalia del tipo: Madonna con Bambino e santo Vescovo, perché la memoria anagrafica è andata perduta.
Il riconoscimento
Quando ci accingiamo a riconoscere un santo poco noto, il primo passo è quello di individuare la categoria alla quale appartiene: martire, soldato, vescovo, papa, pellegrino, eremita, re, sacerdote, monaco, missionario ecc. Naturalmente i sostantivi valgono, quando è il caso, anche al femminile. Così si comincia già a restringere il campo di indagine. Per distinguere i religiosi è inoltre utile saper identificare l’abito indossato per stabilire quale sia il loro ordine. Ma qui entriamo in un contesto già più specialistico perché non tutti gli abiti sono caratteristici, come ad esempio il cappellone ad ali di gabbiano delle suore della Carità, il cuore bianco ricamato sulla tonaca nera dei Passionisti, o la croce rossa e azzurra dei Trinitari, ma è ad esempio assai facile distinguere un Cappuccino col saio marrone e cingolo, da un Domenicano in abito bianco e mantello nero. Naturalmente nulla impedisce che un martire sia stato anche illibato oltre che, ad esempio, un sacerdote, magari missionario. E se non saremo stati in grado di attribuire il nome esatto al santo raffigurato, potremo almeno dire, come quel tale della didascalia e senza sentirci sminuiti, che l’affresco rappresenta ad esempio una Madonna con Bambino e soldato martire.
Abbiamo visto che le difficoltà che si presentano a chi voglia riconoscere un santo non sono poche, e abbiamo pure sottolineato che può succedere anche all’esperto di non saperlo individuare correttamente, quando siano troppo generiche le informazioni offerte dal pittore o dal frescante. A volte infatti soprattutto coloro che dipingevano immagini di religiosità popolare ignoravano la vita del soggetto rappresentato. In quel caso non c’è nulla da fare se non risalire, quando ci siano, a documenti storici. Ma se l’artista era colto, o aveva consultato le fonti agiografiche, nel dipinto si ravviseranno particolari assai utili all’identificazione. Nel qual caso anche l’osservatore deve essere in grado di riconoscere il soggetto, altrimenti lo sforzo dell’autore sarà stato inutile.
E’ quanto mi sono proposta con il mio lavoro: raccontare la vita e le caratteristiche iconografiche dei santi raffigurati nelle cappelle dell’Ossola, per suscitare, in chi voglia veramente conoscerle, il desiderio di osservarle con occhio nuovo, alla ricerca di quei particolari in altre occasioni sfuggiti.
Le biografie
Lo scritto propone per ogni santo uno schema fisso: il nome, la categoria di appartenenza, gli appellativi eventuali, quindi la località e la data di nascita e di morte, il giorno della sua festa che normalmente è quello della morte, il dies natalis per il credente. Seguono gli attributi, dai più caratteristici a quelli meno conosciuti, quindi l’aspetto e le vesti che aiutano non poco nel riconoscimento; e ancora le situazioni più note della vita del santo, compreso l’eventuale tipo di martirio, avvenimenti che spesso lo caratterizzano con immediatezza. Da ultimo, ma di fondamentale importanza per il fedele, i patronati a lui attribuiti insieme alle grazie più frequentemente invocate dai devoti. Segue quindi una breve biografia. Conoscere la vita del santo infatti è quasi sempre indispensabile per comprenderne gli attributi e i patronati, e a volte necessario per il suo riconoscimento.
Le fonti storiche
Proprio perché lo scopo del lavoro era quello segnalato, non è stato possibile anche se sarebbe stato estremamente più facile, consultare un serio studio di agiografia, come ad esempio i quattordici o quindici corposi tomi di Bibliotheca Sanctorum - testo moderno oggi fondamentale per chi faccia ricerca -e riassumere la vita del santo. Ma un siffatto compendio, proprio perché scientifico, pur avendo il merito grandissimo di narrare gli avvenimenti storicamente accreditati, la più parte delle volte verrebbe a ignorare proprio quegli episodi che hanno nel tempo contribuito a tratteggiare tutta l’iconografia del personaggio, perché derivati da racconti fantasiosi e apologetici, non di rado ricalcati su narrazioni precedenti rielaborate per l’occasione. Infatti ciò che contava per gli antichi agiografi era il fare l’elogio delle virtù straordinarie dei martiri e dei santi per proporle quali ammirevoli esempi ai fedeli e poco importava la loro veridicità. Non a caso in un mio dizionario la frasetta esplicativa del sostantivo agiografo suona così: “certi antichi agiografi incantano per la loro fresca ingenuità ”, dove il termine ingenuità sta per piacevole capacità di proporre situazioni immaginarie ma esemplari, e inventare aneddoti molto edificanti.
Risalire alle fonti contemporanee o reperire i testi più antichi per ricostruire la vita dei santi non è cosa agevole; inoltre occorrerebbe saper leggere e tradurre con disinvoltura lingue antiche, particolarmente il greco e il latino, per poter sfogliare con profitto Sinassari, Atti dei Santi, Martirologi, Patrologie greche, latine e orientali ecc. ecc. E’ un lavoro specialistico da dotti studiosi iniziati. Inoltre il tempo necessario per una simile ricerca non è calcolabile, ma soprattutto è già stato fatto da più parti e in tempi diversi.
Uno dei testi più famosi e gettonati per conoscere la vita dei santi precedenti alla metà del 1200 è la famosissima Leggenda aurea del beato domenicano Jacopo da Varagine o da Varazze, vescovo di Genova, nella quale si racconta la vita di molte centinaia di santi (non li ho contati tutti, ma sono davvero tantissimi). Ma dopo l’invenzione della stampa cominciarono a circolare, insieme alle prime immagini devozionali, alcuni testi, per lo più ordinati per mese come i menologi orientali, che narravano la vita dei santi venerati giorno per giorno. Il testo era redatto da colti e pii sacerdoti o monaci, ma la scrittura era popolare, destinata soprattutto ai religiosi e a quella relativamente piccola parte di fedeli che conosceva i segreti della lettura. Comunque, attraverso i panegirici pronunciati durante le cerimonie religiose, le prediche e le missioni, tutto il popolo cristiano ne veniva a conoscenza e rielaborava, a seconda dei suoi bisogni e delle sue afflizioni, un tipo di venerazione, in parte utilitaristica, distribuita a seconda delle necessità un po’ sull’uno un po’ sull’altro santo.
Anche nel XX secolo si editarono testi che narrano la vita dei santi; il linguaggio è naturalmente attuale e scorrevole ma, secondo me, ha perso moltissimo del suo fascino rispetto a quelli antichi, perché non indulge più - e non potrebbe essere diversamente - su quegli aspetti di panegirico stupefatto e celebrativo che caratterizzavano gli scritti degli apologeti dei secoli passati.
La biblioteca del Museo del Paesaggio possiede alcuni di quei vetusti testi conservati nel fondo dei libri antichi. Alcuni sono molto belli, con tutte quelle xilografie cinque-seicentesche stampate di fianco al nome di ogni santo; altri sono forse meno pregevoli per il bibliografo, ma interessantissimi per lo studioso. Anche l’Ottocento ha fatto la sua parte: i testi a mia disposizione sono caratterizzati da brevi biografie che hanno in parte perso il tono magniloquente – anche se non del tutto – e tratteggiano in maniera più sobria la vicenda terrena del santo. In parte di proprietà del museo, in parte miei, ho potuto consultare poi molti testi di agiografia editi negli ultimi decenni.
Un altro importantissimo materiale di studio è infine la poderosa collezione di santini del Museo, ricca di oltre centomila pezzi, circa un terzo dei quali costituito da immaginette di santi.
Il metodo
Così ben equipaggiata, ho cominciato a redigere le mie biografie, seguendo questa procedura: ricerca della vita del santo nei vari testi, perché non sempre tutti gli autori includono il personaggio nel loro repertorio. Solo i santi più noti compaiono in quasi tutti i libri; dico quasi, perché qualcuno è citato da un autore, ma non dall’altro, mentre certi agiografi si dedicarono a personaggi poco noti e sconosciuti ai più, tipo sant’Epafra vescovo, Santa Monegonda, san Teobaldo, sant’Uldarico, le cui vicende si possono leggere in Vite dei Santi per ogni giorno dell’anno con tutti i loro ritratti in rame, di autore ignoto, edito a Venezia nel 1829 coi tipi di Giuseppe Antonelli libraio-calcografo.
Poiché la lettura di tutte le biografie forniva una messe assai corposa di dati, era necessario scegliere i più significativi per il nostro scopo: intanto le notizie certe, per inserire il santo nel suo tempo e nei suoi luoghi e stabilire la verità storica, ma soprattutto nel caso di santi e martiri antichi non si potevano trascurare tutti quegli avvenimenti non comprovati, anche quando chiaramente di fantasiosa apologia, che costituiscono il profilo agiografico tramandato nei secoli. E’ su quello infatti che gli artisti costruirono l’iconografia del santo.
Le frasi estrapolate dai vari autori, sempre segnalati in nota, sono tutte scritte in corsivo. La scelta di citarne una piuttosto di un’altra è tutta responsabilità di chi scrive, ed è stata fatta secondo criteri che variano da un profilo all’altro: a volte per non perdere, con una manipolazione, l’atmosfera irripetibile dell’antico racconto; a volte per segnalare un episodio non ricordato da altri; a volte, come nel caso delle preghiere, per non alterare il testo. Non ho mai corretto quelli che possono parere errori ortografici, ma che in effetti non lo sono, perché così si scriveva a quei tempi. Mi sarebbe piaciuto anche poter visualizzare i caratteri tipografici, bellissimi, con quelle esse scritte come la effe, le vi come la u e tutte le abbreviazioni dell’epoca.
Molto è stato tralasciato, anche se con dispiacere, perché i tagli non sono mai indolori ma, come diceva un mio eccellente professore di filosofia, solo chi non sa parla troppo; il saggio non racconta che una piccola parte del suo sapere, quella necessaria. E così, tagliando a destra e a manca, trascurando questo e tacendo su quell’altro, mi sono convinta, per consolarmi, di entrare a pieno titolo in quest’ultima aristocratica e raffinata categoria.
I libri moderni, trascurando quasi del tutto l’aspetto apologetico, hanno il merito di narrare con chiara immediatezza la vicenda, e spesso quello di mettere ordine in date e accadimenti altrove raccontati in modo oscuro o confuso; così però le diverse biografie dello stesso santo sono molto simili l’una all’altra. Il testo più originale è, a mio parere, il bellissimo libro di Piero Bargellini, intitolato Mille Santi del giorno, per la sua scrittura limpida e personalissima, che non è facile parafrasare.
Tra i tanti documenti consultati, essenziali per la ricerca iconografica sono stati i santini della raccolta del Museo, perché da essi si ricavano in maniera più immediata rispetto all’arte colta, gli attributi dei santi noti ai fedeli, essendo destinati ad una venerazione personale e casalinga che possiamo chiamare, a pieno titolo, popolare. Non è qui il caso di parlare dei meriti della raccolta, ma basti dire che i santi più noti sono rappresentati in un numero importante di pezzi , tale da permetterne lo studio. Anche le brevi scritte in calce o sul verso dell’immagine sono state utilizzate quando aggiungevano qualcosa al profilo del santo.
In qualche rara occasione ho inserito note personali che mi sembravano interessanti in quel contesto.
Bibliografia
BIENHEUREUX JACQUES DE VORAGINE, La légende Dorée, traduit du latin d’après les plus anciens manuscrits par Teodor de Wyewa, Perrin et C.ie, Libraires-Editeurs, Paris, 1911.
ALFONSO DI VIGLIEGA, Il perfetto flos Sanctorum, pp. 916(Fine 1500 ca.).
ALFONSO DI VILLEGAS, Leggendario delle vite de’ Santi detti Estravaganti, appresso Giorgio Valentini, in Venetia, M DC XXVII.
D. ALFONSO VILLEGAS, Il perfetto Leggendario della vita e fatti di N.S. Gesù Cristo, e di tutti i Santi, parte seconda, Bassano, MDCCXCVII.
Senza frontespizio, vita dei santi dei mesi da dicembre a luglio, sec. XVII circa, con xilografie.
ANONIMO, Seconda raccolta di VITE DE’ SANTI per ciascun giorno dell’anno, Eredi Avondo, Torino, MDXXLXXVI, (sei volumi).
ANONIMO, Vite dei Santi per ogni giorno dell’anno con tutti i loro ritratti in rame (luglio, agosto), Giuseppe Antonelli ed., librajo-calcografo, Venezia, MDCCCXXIX.
ANONIMO, Vite de’ Santi per ciascun giorno dell’anno, Presso Maspero e Serra Librai, Torino, 1830, (sei volumi).
Sacerdote G. STORNI, Le vite dei santi per tutti i giorni dell’anno illustrate ogni giorno da una incisione, un riflesso e una preghiera, Stabilimenti Benziger & Co.S.A., Einsiedeln, Svizzera, 1886.
AGOSTINO CECCARONI, Dizionario Ecclesiastico Illustrato, Antonio Vallardi editore, Milano, 1897.
Sacerdote GIUSEPPE RIVA, Manuale di Filotea, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo, 1901.
ELISA RICCI, Mille Santi nell’arte - 700 illustrazioni, Ulrico Hoepli, Milano, XCXXXXI.
AA.VV. Bibliotheca Sanctorum, Città Nova Editrice, Roma 1962 e segg., (15 voll.).
PIERO BARGELLINI, Mille Santi del giorno, Vallecchi- Massimo, Firenze, 1977.
TERZA MEDIA A (Istituto Femminile Rosmini, Domodossola. Responsabile Suor Luisangela Bertogli), Car Signur, preghiere in Dialetto Ossolano, La Litografica, Domodossola, 1977.
PIERO LAZZARIN, Il libro dei Santi - Piccola enciclopedia, Edizioni Messaggero, Padova, 1987.
IRENEO BELLOTTA, I santi patroni d’Italia, Newton Compton Editori, Roma, 1988.
PRIMA F (Scuola Media Cadorna, Pallanza, Coordinatrice prof. Maria Grazia Reami Ottolini), San Bernardino e il Nome di Gesù, Manoscritto, anno scolastico 1988-89.
PIERRE PIERRARD, Dizionario dei nomi dei santi, edizione italiana a cura di Sara Laguzzi, Greemese Editore,Roma 1990.
GIGI CAPPA BAVA, Del come riconoscere i Santi, Società Editrice Internazionale, Torino 1993.
ENRICO PEPE, Martiri e Santi del calendario romano, Città Nova Editrice, Roma, 1999.
CAROLINE GAUHIER, Santi Protettori e Guaritori, Edizioni Il Punto d’Incontro, Vicenza, 2002.
ROSA GIORGI, Lo sapevi dell’arte – Santi, Mondadori Electa, Milano, 2004.
Nota-Le immaginette sacre sono della Collezione di Santini, Museo del Paesaggio, Verbania e le schede sono tratte dal libro “O TU CHE PASSI PER QUESTA VIA - Cappelle devozionali dell’Ossola” Volume I.
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Santino di Madre Cortimiglia offerto nella Campagna “Un santino per ogni socio” da A.Cerini e L.Zanot e inviato a Gennaio 2010
Venerabile Madre MARIA TERESA CORTIMIGLIA
Fondatrice delle Suore Francescane di Santa Chiara
di AGOSTINO CERINI e LUIGI ZANOT
Madre Maria Teresa di Gesù Cortimiglia è uno di quei fiori olezzanti di virtù, che nella metà del secolo scorso e nella prima metà di questo, hanno sparso il profumo della loro santità nell'Arcidiocesi di Monreale; un dono di Dio alla Chiesa, una creatura che Dio ha prediletto, avendola prescelta per recare agli uomini un messaggio di perenne attualità.
Ella nasce in Corleone (Palermo) il 7 febbraio 1867 e il giorno successivo viene battezzata con il nome di Biagia, quello della nonna paterna, secondo la tradizione del tempo. Giovane molto pia e devota, fin da giovanissima sente vivamente la chiamata alla vita religiosa.
Ed è sulla collina del SS. Salvatore, fra la folla accorsa per l'inaugurazione di un nuovo istituto assistenziale, come calamita attratta dal suo polo magnetico, la Serva di Dio Madre Maria Rosa Zangara, avvicina Biagia: "Tu sarai mia figlia le dice e da questo momento sei mia; ti chiamerai Suor Teresa, anzi fin d'adesso sei madre Teresa... ". Madre Zangara squarcia quindi il velo sul futuro: Madre Teresa sarà una ostia pura, che dovrà lasciarsi immolare generosamente dall'Eterno Sacerdote Gesù per il trionfo della Chiesa e per la salvezza dell'umanità; sarà luce per tante anime, che per suo mezzo ritroveranno, sinceramente contrite e fiduciose, la via del ritorno a Dio; sarà bersaglio di contraddizione e fra interminabili ed indicibili amarezze darà alla Chiesa il nuovo Istituto delle Suore Francescane di S. Chiara. Verso la fine della sua vita, Madre Teresa scriverà: "Madre Zangara è stata per me il telefono di Dio: tutto ciò che Ella mi ha predetto, si è avverato a meraviglia".
Madre Teresa entra fra le Figlie della Misericordia e della Croce e dalla Fondatrice, Madre Maria Rosa Zangara, viene inviata come Superiora in diverse Case: a Salemi, a Castellammare, a S. Caterina Villarmosa, a Montelepre, a Carini, e dovunque urge portare purificazione, restaurare la regolare osservanza, restituire il suo vero volto alla vita religiosa, raffinare lo spirito del giovane Istituto, secondo le direttive della Madre Zangara. Così il Signore prepara Madre Teresa alla fondazione del nuovo Istituto che avviene il 6 gennaio 1922 e che viene intitolato a Santa Chiara con il nome: Istituto delle Suore Francescane di Santa Chiara e viene approvato dall’Arcivescovo Mons.Augusto Antonio Intreccialagli, ora Venerabile. Alla vita contemplativa, la fondatrice aggiunge la vita attiva, volendo con l’istruzione e l’educazione migliorare le condizioni dei giovani e della società.
La Casa Generalizia dell’Istituto con il Noviziato si trova a Santa Maria delle Mole, una frazione del Comune di Marino, in provincia di Roma.
Il suo fisico, logorato dalle molteplici penitenze e dai dolori sofferti, è colpito da una seria malattia che viene dalla madre sopportata con grande amore. Rende l’anima a Dio il 1° giugno 1934, dopo aver esortato le su Figlie a continuare l’opera e vivere con fede la loro consacrazione. Un penetrante profumo di gigli si sparge subito per tutta la Casa, come a voler confermare la purezza e la santità della Fondatrice. Ecco il messaggio di perenne attualità della Madre: "Sottomissione piena, fatta di spirito di fede, alla santa legge di Dio, oggi più che mai ignorata, trasgredita, disprezzata da tanti, da troppi, con "audacia irriverente e temeraria" (Paolo VI, 30.11.1966); vita di umiltà nel costante impegno ad essere prima di agire; assidua partecipazione ai patimenti di Cristo". La figura di questa umile, ma grande figlia della Chiesa e della Arcidiocesi di Monreale, ripeterà agli uomini tutti, il suo Messaggio.
L’Istituto di Santa Maria delle Mole è diretto dalla Madre Generale Sr.Maria Pia Scagnetti, che si avvale della valida collaborazione della Superiora Suor Maria Stella Caltagirone.
L’Istituto che si occupa dell’istruzione e formazione dei bambini della scuola materna, delle elementari e si dedica all’assistenza degli anziani, pubblica una rivista trimestrale “Shalom, pace nell’anima”, giunta alla XXXVI anno. Per chi desidera approfondire la figura luminosa di questa fondatrice, indichiamo il libro di Gerlando Lentini “Madre Teresa di Corleone - Fondatrice delle Suore di Santa Chiara, 1867-1934” della Casa Editrice San Paolo.
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Sei nuovi santi da domenica 17 ottobre p.v.: la decisione è stata presa il 19 febbraio u.s. nel Concistoro ordinario pubblico tenuto da Benedetto XVI. Questi i loro nomi: Stanislaw Soltys (1433-1489) “Kazimierczyk”, sacerdote dei Canonici Regolari Lateranensi, polacco prete di grande fede, predicatore e confessore; André (Alfred) Bessette (1845-1937), religioso della Congregazione di Santa Croce, una vita segnata da grandi sofferenze, esemplare per obbedienza e misticismo; Càndida Marìa de Jesùs (Juana Josefa) Cipitria y Barriola (1845-1912, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Gesù) con particolare dedizione all’educazione dell’infanzia; Mary of The Cross (Mary Helen) MacKillop (1842-1909) australiana, fondatrice della Congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore, dedite alla educazione dei poveri, orfani, delle ragazze in pericolo; Giulia Salzano (1846-1929), fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore, impegnate nella formazione cristiana del popolo; Battista (Camilla) Varano (1458-1524), monaca dell’Ordine di Santa Chiara”, grande mistica e letterata.
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Il giorno 19 marzo 2010, festivit à di San Giuseppe, Mons. Carlo Chenis, Vescovo della Diocesi di Civitavecchia – Tarquinia, dopo una breve e sofferta malattia è ritornato alla casa del Padre. La morte, avvenuta nell'ospedale romano dove dal mese di dicembre scorso era ricoverato, ha destato sconforto in tutta la popolazione del territorio ove la notizia è stata diffusa oralmente in tutte le chiese della Diocesi ed tramite stampa a cura delle Amministrazioni Comunali locali. Mons. Chenis nominato Vescovo nel dicembre 2006 da SS. Benedetto XVI, ha preso possesso della Diocesi il 24 febbraio 2007 (avvenimento ricordato da un annullo postale speciale) e nella breve durata del suo ministero di Pastore ha lasciato un segno tangibile con opere di impegno sociale e civile in accordo con i Comuni del territorio. Per sua volontà testamentaria la salma, dopo i solenni funerali svoltisi nell'area portuale di Civitavecchia e proseguiti nella piazza Matteotti di Tarquinia, sono stati tumulati nel Santuario della Madonna delle Grazie di Allumiere. Edmondo Barcaroli
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Nella Basilica di Santa Maria in Matarò, Barcellona (Spagna), dove d’altronde era stato parroco, José Samso i Elias è stato beatificato lo scorso 23 gennaio con una solenne cerimonia presieduta da mons. Angelo Amato, prefetto della congregazione delle Cause dei santi.
Il Papa, il giorno successivo 24 gennaio, ha anche ricordato questo novello beato, ucciso dai comunisti nel corso della guerra civile spagnola: «Da vero testimone di Cristo, morì perdonando i suoi persecutori», ha detto Benedetto XVI all’Angelus. «Per i sacerdoti, specialmente per i parroci, egli costituisce un modello di dedizione alla catechesi e alla carità verso i poveri».
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Bernardo Francisco de Hoyos y de Seña, S. J., primo e principale apostolo in Spagna della devozione al Sacro Cuore di Gesù, sacerdote morto a soli 24 anni di età, ma maturo per il paradiso, verrà beatificato il prossimo 18 aprile in Plaza de Colón, Valladolid con una cerimonia che sarà presieduta dall’Arcivescovo Angelo Amato.
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Nella Basilica di San Giovanni in Laterano, in Roma, il card.Vallini presiederà la cerimonia di beatificazione del sacerdote carmelitano Angelo Paoli, alla presenza dell’arcivescovo Angelo Amato. Padre Angelo, originario della Lunigiana e vissuto tra il XVII e il XVIII secolo, è stato un grande apostolo della carità in Roma, tanto da essere soprannominato “padre dei poveri”. Egli si è dedicato in particolare ai malati dell’Ospedale San Giovanni, prendendosi cura anche dei convalescenti. Il suo apostolato traeva forza dall’Eucaristia e dalla devozione alla Madonna del Carmine, come pure da un’intensa vita di penitenza.
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Il prossimo 25 aprile nella Basilica di Santa Maria del Mar, a Barcellona (Spagna) il cardinal Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano, presiederà la cerimonia di beatificazione del sacerdote cappuccino
Padre Josep Tous Soler. Molto luminosa questa figura di religioso che è stato costretto a vivere gran parte della sua esistenza, a motivo delle avversità politiche e sociali del tempo, lontano dalla fraternità.
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Canivets ed incisioni del XVIII secolo non si trovano soltanto nelle collezioni di appassionati del genere. Ci sono anche luoghi, aperti al pubblico, in cui tutti possono ammirarli.
E' il caso dei canivets, delle miniature e delle incisioni fiamminghe che si trovano nella Cappella dei Ruffo della Terra di Bagnara (Calabria), posta sulla destra della navata centrale della chiesa bizantina, che appartiene al Convento dei Cappuccini di Francavilla di Sicilia, in provincia di Messina.
Sono custoditi in apposite bacheche collocate nella parte inferiore del dipinto che rappresenta la Madonna "Odigitria", di probabile scuola di Antonello da Messina. Fra i particolari, degni di essere segnalati ai collezionisti del genere, un rarissimo canivet, nella cui miniatura centrale è raffigurato un San Francesco di Paola. Per chi volesse approfondire, segnalo il sito del Convento.
Corneille Van Merlen
Incisore su rame ed editore, Corneille (o Cornelius) van Merlen, nacque ad Anversa il 10 settembre 1654. Figlio, ed allievo, di Théodore van Merlen, e di Marie Wiggers, nel 1687 sposò Sara Marie Huybrechts, figlia di un altro grande e famoso incisore, Gaspard Huberti, e di Sara Voet, figlia dell'incisore Alexandre Voet. Morì ad Anversa il 10 aprile 1723.
La sua abbondante produzione comprende molteplici soggetti iconografici, incisi a bulino su rame, su carta o su pergamena.
Le incisioni più preziose sono ovviamente quelle in pergamena e, se possibile, con coloritura a mano coeva.
Come questa incredibile incisione, che possiamo, solo, ammirare nella foto, appartenente all'altrettanto incredibile collezione dell'amica Paola Galanzi, la quale speriamo che un giorno vorrà finalmente organizzare una mostra, affinché tutti potremo godere dei suoi tesori.
Si tratta di una incisione su rame, su pergamena, con coloritura a mano coeva, raffigurante una particolare parabola evangelica del figliol prodigo.
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La fustellatura è un procedimento che consente di tagliare, secondo una determinata forma, un santino o un'immaginetta, al fine di sagomarne o aggraziarne i margini.
Avviene attraverso l'utilizzo di uno strumento in acciaio, tagliente, detto appunto "fustella".
Con il termine di "fustellate" si indicano le immaginette religiose che presentano ai margini dei dentelli o sagomature che rendono le stesse più particolari. Nulla a che vedere con la punzonatura, i cc.dd. merletti, il cui procedimento è totalmente diverso. Capita infatti che alcuni mercanti, per ignoranza o peggio capziosamente, definiscano come "merlettate" immaginette che in realtà sono "fustellate".
Nella foto tratta da Wikipedia, particolare di una fustella di acciaio.
E.B. & C.
Credo che i collezionisti di santini, in particolare di cromolitografie, conoscano molto bene il marchio della casa editrice E. B. & C.
E' rappresentato da un'àncora e dalle lettere E e B poste ai lati, con una C intrecciata al centro dell'àncora stessa. Ho già avuto modo di dire altrove che secondo il mio parere questa casa editrice e la EB sono la stessa cosa.
Resta un problema da risolvere, peraltro comune a tante altre case editrici del XX secolo: chi si cela dietro quella sigla? Ebbene, credo in proposito di potere aggiungere alcuni elementi importanti, per la "felicità" di quanti collezionano immaginette della E.B. & C. Osservando diverse centinaia di cromolitografie recanti la "piccola àncora", in qualcuna (due su centinaia) ho trovato la seguente scritta: E. BERARDI & C. - MILANO.
Dunque, sappiamo che la lettera "B" sta per "Berardi". Speriamo a questo punto di aver dato un indizio importante che ci porti al ritrovamento di informazioni più complete su questa importante casa editrice. Nella foto: il marchio della casa editrice.
Fonte: http://www.collezionaresantini.com/