COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.
Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619)
e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo
da versare sul conto corrente postale nr. 39389069
dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per
la sola iscrizione all’Associazione, mentre
la quota annuale 2008 è di euro 30,00 per
le persone fisiche e di euro 37,00 per le Associazioni
e gli Enti.
L’anno sociale decorre dal 1° gennaio
al 31 dicembre
DIRITTI DEI SOCI:
- ricevere le Circolari Informative, con immaginette
omaggio;
- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;
- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;
- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;
- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta
di immaginette nelle Circolari Informative.
Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne,
in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile
adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì
del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che
di volta in volta verranno rese note.
Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice
Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it
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AGGIORNAMENTI
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ROMA, 13-20 marzo 2011 - Mostra di santini ed immagini sul tema: ”ICONOGRAFIA DI SAN GIUSEPPE: DALLE INCISIONI AI SANTINI”
L’AICIS in collaborazione con don MARCO VALENTI, parroco della Chiesa di San Saturnino martire, ha in corso di allestimento una mostra di santini ed immagini nella citata Chiesa parrocchiale di San Saturnino, in Roma, Via Avigliana 3, nel quartiere “Trieste”, che confina con la Via Nomentana e la Via Salaria.
L’esposizione verrà inaugurata domenica 13 marzo e rimarrà esposta al pubblico fino a domenica 20 marzo 2011.
Il materiale che proviene dalla collezione privata di GIANCARLO GUALTIERI, segretario dell’AICIS, riguarda l’iconografia di S. Giuseppe ed abbraccia un arco di tempo che va dal XVI al XX secolo.
La prima parte illustra la storia delle principali tecniche di stampa: la xilografia; la calcografia; la litografia; le varie tipologie di santini.
La seconda parte è inerente ai momenti più salienti della vita di S. Giuseppe raffigurati nei santini: “Padre putativo” di Nostro Signore Gesù Cristo; il “Natale”, l’“Adorazione dei pastori”, l’“Adorazione dei Magi”;
la “Sacra Famiglia”; i “Sette dolori ed allegrezze”; “Patrono della Chiesa Cattolica”; “Patrono dei lavoratori”;
“Patrono degli emigranti"; “Patrono della buona morte”; S. Giuseppe nei cosiddetti “santini-luttini”; San Giuseppe nelle ricevute delle “Confraternite”; S. Giuseppe nei “santini-curiosità”.
L’esposizione è allestita nella chiesa di S. Saturnino in Roma
Via Avigliana 3,
dal 13 marzo al 20 marzo 2011
Orari d’apertura
Mattina dalle ore 9.00 alle ore 12.00
Pomeriggio dalle ore 17.00 alle ore 19.00 |
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COMUNICATO A.I.C.I.S. 11 Febbraio 2011
Caro associato,
la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università "Antonianum" di Via Merulana in Roma, il prossimo 20 maggio 2011 organizzerà il X Incontro di Studi sul Beato RAIMONDO LULLO (1233-1315), filosofo, teologo e mistico francescano.
Desiderando in tale circostanza esporre anche le immaginette sacre del Beato Raimondo Lullo, l'organizzazione dell'Antonianum ha chiesto aiuto all'AICIS.
Con la presente ti invito a vedere se nella tua collezione puoi trovare qualche immaginetta di tale Beato e, in caso positivo a trasmetterne in Segreteria (AICIS Renzo Manfè Via Merulan, 137/a-10) copia scannerizzata sia della parte anteriore che posteriore.
Se tu fossi privo di scanner puoi trasmetterne fotocopia a colori, sia della parte anteriore che posteriore.
Se puoi entro questo mese mandarmi quello che trovi... sarà graditissimo!
Grazie anticipatamente della tua partecipazione e collaborazione.
Cordialmente
Renzo Manfè - AICIS
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COMUNICATO AICIS del 18 gennaio 2011
1 - Rivista SANTINI E SANTITA'
Da qualche giorno è stata attivata la spedizione da Lecce CPO del primo numero di Gennaio- febbraio 2011 di Santini e Santità.
Il bollettino di conto corrente postale per il versamento del corrente anno è contenuto in questo numero 1/2011.
2 - NUMERI ARRETRATI 2010
Tra qualche giorno andranno in stampa i numeri arretrati del 2010 per essere spediti ai soci per la fine di febbraio p.v.
Ricordiamo che il primo nr.2010, e cioè il nr.0/2010 (genn-feb. 2010), spedito in settembre u.s., ha dovuto attendere per la pubblicazione l'autorizzazione del Tribunale Civile di Roma.
3 - QUOTA SOCI AICIS PER ABBONAMENTO A SANTINI ET SIMILIA
L'Edizione Barbieri, proprietaria di "Santini et Similia" ha comunicato che la quota 2011 è aumentata di euro 1,50.
Ne consegue che il normale abbonamento passa da euro 31.00 a 32.50.
I soci tesserati AICIS nel 2011 passeranno da euro 26.00 ad euro 27,50.
Pertanto i soci che desiderano rinnovare l'abbonamento a suddetta Rivista la quota per il corente anno è di euro 27,50.
Cordiali saluti.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO AICIS
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NOTIZIARIO A.I.CI.S. 1/2011 - GENNAIO- FEBBRAIO 2011
VITA ASSOCIATIVA
BUON 2011 A TUTTI GLI ASSOCIATI E FAMILIARI
Il Consiglio Direttivo augura un sereno e proficuo nuovo anno a tutti gli associati e loro familiari
LA QUOTA SOCIALE PER L’ANNO 2011 E’ DI EURO 30.00
Si comunica che il Consiglio Direttivo nella riunione dell’ottobre u.s. ha deciso di portare la quota sociale per il 2011 ad euro 30,00. Da 5 anni la quota era ferma ad euro 25.00, ma per la vita dell’associazione, si rendeva necessario tale aumento.
Alleghiamo alla rivista il bollettino postale. E’ parzialmente compilato. Non vi è riportato il precitato importo al fine di permettere ai soci che lo desiderano di offrire un importo superiore. Invitiamo a effettuare il proprio versamento al più presto sul conto corrente postale nr.39389069 e ciò per mantenere la qualifica di socio AICIS per il 2011.
CALENDARIO RIUNIONI SOCIALI A PIAZZA CAMPITELLI
Gli incontri delle riunioni mensili nella sede di P.za Campitelli 9 - Roma, si svolgeranno anche nel 2011 dalle 15.30 alle 17.00 del 1° martedì del mese, ad eccezione di gennaio (giorno 11 e non 4) e novembre (giorno 8 e non 1). In questi due mesi infatti la riunione è fissata al secondo martedì.
Ecco il calendario delle riunioni:
Gennaio 11 (2° martedì), febbraio 1, marzo 1, aprile 5, maggio 3, giugno 7, luglio 5, agosto= chiuso, settembre 6, ottobre 4, novembre 8 (2° martedì) e dicembre 6.
Tutti gli associati saranno sempre i benvenuti quando potranno essere presenti a queste riunioni.
15 GENNAIO: SANTA MESSA PER SOCI AICIS DEFUNTI E PER TUTTI FAMILIARI DEFUNTI DEI SOCI
Il 15 gennaio sarà celebrata in Roma, nella Basilica di Sant’Antonio in Via Merulana 124, una Santa Messa alle ore 18,30 per i i soci defunti e per tutti i nostri familiari defunti. Nelle intenzioni si aggiungono gli ex proprietari defunti delle immaginette che sono presenti nelle nostre collezioni.
ESITO DEL REFERENDUM SUL RENDICONTO ECONOMICO-FINANZIARIO DEL 2008
Il 5 settembre 2010 si è riunita la commissione nominata nel giugno 2009 che ha esaminato le buste inviate dai soci (entro il termine stabilito del 20 febbraio 2010) che hanno partecipato al referendum sul Rendiconto economico-finanziario del 2008. I soci partecipanti sono stati 282 su 481 aventi diritto. Non hanno infatti partecipato al voto i 5 componenti del Consiglio Direttivo, i 3 Revisori ed 8 soci minorenni.
Lo spoglio delle schede ha dato il seguente risultato: schede nulle n.3; schede bianche n.3; voti favorevoli n.276; voti contrari n.0. Il rendiconto economico-finanziario del 2008 è stato, pertanto, approvato dall’assemblea dei soci. I suggerimenti e le osservazioni che alcuni associati hanno riportato sulle schede scrutinate sono state sottoposte all’attenzione del Consiglio Direttivo.
ROMA, 1.1.2011: CONSEGNA DI UN SANTINO E AFFIDAMENTO AL SANTO PROTETTORE PER IL NUOVO ANNO
Il 1° gennaio, festa della Madre di Dio, dopo la celebrazione dell’Eucaristia e il canto del “Veni Creator Spiritus”, nella Chiesa di Santa Maria in Portico a Piazza Campitelli in Roma, officiata dai Figli di San Giovanni Leonardi presso i quali l’AICIS ha mensilmente la propria riunione sociale, si ripete un bellissimo gesto che, iniziato oltre 4 secoli fa continua a tenersi ogni anno: la benedizione e la consegna ai fedeli presso l’altare maggiore di una immaginetta (una diversa dall’altra) con l’iconografia di un santo o una santa. Il Santo/a ricevuto diventa per quel fedele il protettore per tutto l’arco dell’anno.
(Rif. Articolo in “Santini e Santità” nr.1-2010, pagg.19-20, di Padre Davide Carbonaro (foto), nuovo Parroco della Chiesa di S.Maria in Campitelli dallo scorso settembre).
20 GENNAIO 2011: SCADENZA REFERENDUM SUL RENDICONTO ECONOMICO-FINANZIARIO DEL 2009
Nel novembre 2010 al nr.2/2010 è stato allegato l’opuscolo contenente le relazioni del Presidente e dei Revisori e il Rendiconto economico-finanziario dell’Esercizio 2009, ora pubblicate sul presente numero alle pagine 4,5,6, ed è stata allegata sia la scheda di voto, sulla quale si possono aggiungere eventuali osservazioni, sia l’apposita busta già preindirizzata per la restituzione in Segreteria con l’affrancatura di euro 0,60. Invitiamo tutti gli associati a votare e rinviare il plico entro il 20 gennaio 2011.
PUBBLICAZIONE DELLO STATUTO E DEL REGOLAMENTO AICIS APPROVATI NEL 2005
Riportiamo in questo numero lo statuto e il regolarmento approvati dall’Assemblea Straordinaria dei soci nel 2005 e depositati all’Agenzia delle Entrate - Roma 1 il 14.XII.2009 con il nr.3/26454 e presso il Notaio Nicola Guerriero con Repertorio n.48650, Raccolta n.13657, e registrati a Lagonegro il 19.3. 2010 al nr.299/1T. E’ importante che ogni associato sia a conoscenza delle norme che regolano la vita dell’associazione.
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Rendiconto Esercizio 2009
APPROVAZIONE DEL RENDICONTO 2009
Il Consiglio Direttivo dell’AICIS, nella riunione del maggio u.s. ha approvato la proposta di Rendiconto 2009 e la votazione dello stesso avvalendosi dell’istituto del referendum. Ai soci, cui viene richiesto di esprimere il loro voto a mezzo corrispondenza, sono sottoposti i seguenti atti:
1-La Relazione del Presidente del Consiglio;
2-La Relazione dei Revisori dei conti;
3-Il Rendiconto economico finanziario (specchietto);
4-Stralcio del Verbale della riunione del Consiglio Direttivo del 4 maggio 2010.
1- RELAZIONE DEL PRESIDENTE
Cari associati,
il 2009 è stato un anno di crescita dell’associazione: è con piacere che osservo questo lento, continuo afflusso di nuovi amici che condividono la comune passione per le immaginette sacre. E con ancor più piacere, attraverso i contatti personali, constato la crescita culturale di molti che da raccoglitori di santini si trasformano in attenti osservatori, ricercatori, cultori delle immaginette sacre, insomma in veri filiconici.
Con il nuovo anno anche la Rivista si presenta con un nuovo titolo e una nuova veste. Il titolo “Santini e Santità”, già approvato nel 2006 su proposta del Vice presidente Renzo Manfè, vuole sottolineare l’interesse degli associati per i santini e per quanto è in essi rappresentato, oltre a ricordarci che tutti dobbiamo diventare santi; e una nuova veste, in quanto il formato è quello dell’A/4 con 32 pagine, delle quali otto a colori.
Attraverso la Tessera l’associazione ha voluto celebrare il bimillenario della nascita di San Paolo Apostolo; un bellissimo canivet del socio Giorgio Lombardi di Aulla, con al centro la rappresentazione di San Paolo, ci ha accompagnato per tutto l’anno.
Grande attenzione l’AICIS ha rivolto a San Giovanni Leonardi nel IV centenario della morte, dedicandogli due copertine (293 e 296) ed alcuni articoli. Ricordo che l’AICIS è nata nel 1983 a pochi metri dal sepolcro delle venerabili spoglie del grande Santo di Lucca, co-fondatore di Propaganda Fide, Patrono dei farmacisti, Fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, che ci ospitano nelle loro strutture ancora oggi. Tra le iniziative della nostra Rivista restano principalmente i santini inviati dai soci sia per la campagna “Un santino per ogni socio” sia per il “Fondo Sociale”. Dette iniziative che si incrementano esclusivamente per la sempre maggiore partecipazione degli associati, cui è doveroso il nostro sentito ringraziamento, hanno permesso di distribuire le immaginette in misura più ampia. Il 2009 ha visto lo sviluppo in Facebook del gruppo AICIS, fondato dai soci Antonino Cottone e Roberto De Santis. Attraverso Facebook l’associazione è in grado di informare in tempo reale tutti gli iscritti sulle mostre di immaginette in Italia, man mano che affluiscono i relativi dati informativi; inoltre, vengono partecipati i nuovi decreti di venerabilità, beatificazione e canonizzazione, le cerimonie di canonizzazione e di beatificazione nel mondo.
Ringrazio per la cortese collaborazione il sito www.cartantica.it che anche nel 2009 ha trasmesso in anteprima i sei numeri della nostra Rivista ed ha comunicato in tempo reale le mostre di immaginette. Grazie anche a “Il Mondo dei Santini” che attraverso il sito: www.collezionaresantini.com, oltre diffondere nella rubrica “Mostre” le esposizioni di immaginette dei nostri soci permette che riportiamo nella nostra Rivista “Santini e Santità” (rubrica “Santini, per saperne di più….) immaginette e commenti a cura del socio Biagio Gamba. Grazie, infine, alla socia Paola Galanzi che nel suo Blog “Le Monde ravissant des images pieuses” parla dell’AICIS e diffonde le mostre dei nostri associati.
Un ricordo e una preghiera va ai soci defunti nel 2009: Pecci Vittorio, Soprano Giovanni, Pau Chiara; non vogliamo dimenticare la bella figura di Mons.Antonio Rosario Mennonna che si è spento a Muro Lucano il 6 novembre.
Prima di concludere la mia relazione voglio brevemente riassumere la situazione contabile dell’Associazione. Le entrate dell’anno ammontano ad oltre 13.926,38 euro in considerazione del fatto che circa un terzo dei soci ha versato una quota superiore a quella annuale prevista, mentre le spese sono state di euro 13.611,84 con un saldo finale di euro 76.36.
Sottopongo, pertanto, alla vostra valutazione il rendiconto relativo allo scorso anno augurandomi che vorrete, nello spirito di collaborazione, fornire utili suggerimenti, tenendo presente che anche critiche costruttive saranno ugualmente ben accolte.
Gian Lodovico Masetti Zannini
Roma, 3 maggio 2010
2 - RELAZIONE DEI REVISORI
I Revisori hanno esaminato la proposta di Rendiconto 2009 che presenta, per l’anno di competenza (al netto delle disponibilità iniziali), entrate per complessivi euro 13.926,38 e spese per complessivi euro 13.611,84, con un saldo di euro 621,48.
Se si tiene conto anche delle disponibilità iniziali (euro 4.714,27), l’esercizio si chiude con un saldo attivo (vale a dire: disponibilità finali) di euro 5.028,81.
Nel merito i Revisori certificano quanto appresso.
E N T R A T E
Quote di iscrizione
Trattasi dei versamenti effettuati dai nuovi soci (nr.46 soci x euro 3,00 ciascuno)…….. euro 138,00
Si attesta che 40 quote sono affluite sul conto corrente postale e 6 quote sull’apposito
bollettario degli introiti diretti (ovvero per cassa).
Quote associative
Sono i versamenti effettuati da quattrocentosettantasette soci.
Precisamente, nr.477 quote da 25.00 euro ciascuno ………………………………….... euro 11.925,00
Alle quote ordinarie si aggiungono le maggiori contribuzioni effettuate da 171 Soci, per
un ammontare di ……………………………………………………………………………... euro 1.763,20
Il totale complessivo assomma, pertanto, a ……………………………………...………. euro 13.688,20
La maggior parte delle quote associative (nr.428) sono affluite sul conto corrente postale, quelle versate direttamente alla Segreteria (nr.49) risultano annotate sull’apposito bollettario (datato e numerato progressivamente), con rilascio agli interessati di regolare ricevuta. Una quota associativa introitata anticipatamente, in quanto relativa all’anno 2010,è stata contabilizzate separatamente.
Interessi attivi di conto corrente
L’unico introito non derivante da versamenti dei soci è rappresentato dagli interessi attivi
maturati sul conto corrente postale ed è pari a …………………………………………. euro 44,18
Iscrizioni dall’Esercizio precedente
Sono contabilizzate nell’anno 2 iscrizioni pervenute nel 2008, di competenza del 2009 euro 6,00
Quote associative dell’esercizio precedente
Sono contabilizzate nell’anno 2 quote associative, pervenute anticipatamente nel 2008 euro 50,00
U S C I T E
Circolare informativa
L’importo evidenziato a questa voce riguarda le sole spese di stampa del
bimestrale sociale euro 5.959,74
Spese postali
Sono le spese per la spedizione della Rivista e per l’ordinaria corrispondenza AICIS euro.. 3.856,30
Cancelleria, altri stampati, fotocopie
Le spese riguardano l’acquisto di buste a sacchetto e di etichette adesive per l’imbustamento
della Rivista, nonché l’acquisto di materiale vario necessario all’amministrazione .. euro 720,63
Tessera sociale
Realizzaione della tessera sociale relativa all’anno 2009………………………………. euro 108,02
Sante Messe
La spesa concerne le offerte per quattro celebrazioni in suffragio di soci deceduti…. euro 40.00
Spese relative al conto corrente postale
Bancoposta Poste Italiane SpA ha addebitato sugli estratti conto mensili i seguenti costi:
- commissioni per l’accredito dei bollettini di versamento
(0,34 euro per ciascuna delle 430
operazioni) ………………………………….……..... euro 146,20
- tenuta del conto (5,00 euro mensili) ………………………………………………….….. euro 60,00
- imposta di bollo trimestrale (18,45 euro x 4) ……………………………………………. euro 73,80
- diritti bonifico ………………………………………………………………………………….. euro 5,00
In totale….. ................................................................................................................................. euro 285,00
Spese amministrative e varie
A questa voce sono affluite spese attinenti l’attività sociale quali:
- abbonamenti a riviste e acquisto libri ………………………………………………….….. euro 156,70
- spese di trasporto…………………………………………………………………….……….. euro 130,50
- rappresentanza ………………………………………………………….… .………………… euro 23,78
- acquisto Modem ……………………………………………………………..…………………. euro 79,00
- utenza Wind ………………………….…………………………………………………...……... euro 50,00
In totale ..............................................................................................................................................euro 439,98
Spese relative alla sede sociale
Trattasi dei canoni corrisposti per la locazione ………………………………………… euro 1.440,00
Spese per la pubblicazione dello Statuto Sociale
Per esigenze amministrative, lo Statuto sociale ed il relativo Regolamento, redatti nella
forma della scrittura privata, sono stati assoggettati alla formalità della registrazione (cioè
all’annotazione nei pubblici registri.
Inoltre sono stati comunicati all’Agenzia delle Entrate i dati sociali rilevanti ai fini fiscali,
in base a quanto prescritto dall’art.30 del D.L. 29.XI.2008, n.185.
Le spese annotate in contabilità riguardano il tributo di registro, l’imposta di bollo e i diritti
corrisposti per la trasmissione telematica dei dati all’Erario……..……………………… euro 762,17
Nel corso dell’Esercizio 2009 i Revisori hanno preso parte alle riunioni del Consiglio di Amministrazione.
In conclusione, avendo riscontrato la regolarità della situazione rappresentata nei documenti sottoposti al suo esame, il Collegio dei Revisori invita l’Assemblea dei Soci ad approvare il Rendiconto dell’Associazione relativo all’Esercizio 2009.
Roma, 3 maggio 2010
I Revisori: Giacomo Barberi Giuliana Faraglia Agostino Cerini
3 - RENDICONTO ECONOMICO FINANZIARIO ESERCIZIO 2009
4 - STRALCIO DEL VERBALE DEL CONSIGLIO DEL 4 maggio 2010
ll Consiglio Direttivo ha approvato in data 4 maggio 2010 il Rendiconto economico finanziario relativo al 2009 ed ha deciso di indire, a norma dell’art.9 del vigente Statuto, il referendum per la sua approvazione da parte degli associati.
Il voto deve essere espresso in modo palese dai soci maggiorenni in regola con il pagamento della quota sociale 2009. Le schede, trasmesse agli aventi diritto, recano un apposito spazio per avanzare proposte, osservazioni, suggerimenti e devono essere restituite utilizzando l’apposita busta preindirizzata entro il 25 gennaio 2011.
F.to: G.L.Masetti Zannini, A.Mennonna, G.Gualtieri, G.Zucco, R.Manfè
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NOSTALGIA DELL’ANIMA
di Elisabetta Gulli Grigioni
(Iconografia. Figure e segni di protezione celeste)
In altra occasione ho parlato della Carità, dei suoi simboli, dell’arte del mosaico. Un gesto di pietas laica ma analogamente radicato nell’umana e civile carità ed espresso attraverso il linguaggio dell’arte, è stato compiuto mercoledì 25 novembre 2009 con l’inaugurazione, (a Ravenna, ndr) in Piazzetta Ragazzini, alla presenza delle Autorità cittadine, di un piccolo monumento, ma importantissimo e bello, dedicato, nella Giornata internazionale contro la violenza alle donne, a cinque concittadine uccise dai propri compagni, destinato, anche, a ricordare il passaggio, nel medesimo luogo, della Staffetta Nazionale partita dalla Sicilia e arrivata a Brescia con lo scopo di testimoniare contro la violenza alle donne.
L’opera, promossa da Assessorato Pari Opportunità del Comune di Ravenna, Unione Donne Italiane, Linea Rosa, costituita da una pianta di giglio realizzata in bronzo, mosaico e madreperla (quasi ultimo sospiro musivo mentre si stanno attenuando gli echi del felice esordio con cui il I Festival del Mosaico Contemporaneo si è presentato nei punti artisticamente strategici di Ravenna) è stata commissionata agli allievi del Liceo artistico della città.
Si tratta, botanicamente, di un pancratium maritimum o giglio di mare, che cresce spontaneamente sui litorali italiani e può anche essere coltivato come pianta ornamentale, raffigurato nel suo fiorire tra due grandissime pietre, allusive, come ha spiegato l’assessore Giovanna Piaia, alla pietrificazione interiore e sociale che è causa e conseguenza della violenza sui più deboli. Poiché lo stesso tipo di giglio, similmente stilizzato, appare nei paradisiaci prati musivi di Sant’Apollinare in Classe, vengono esaltate ancora una volta la versatilità e l’universalità caratterizzanti i linguaggi simbolici che definiscono la complessa identità religiosa, culturale e sociale della città di Ravenna.
Il messaggio è in sintonia, mi pare, con le preoccupazioni prenatalizie di impegno a far sì che nella Festa non si distolga lo sguardo dai fondamentali valori morali e sociali, compiendo, individualmente o collettivamente, quei piccoli miracoli di calore umano che permettono di migliorare la vita della Comunità e di “trasformare le merci in doni”.
Propongo quindi, come meditativa preparazione all’evento natalizio un’insolita immagine di Gesù Bambino ritratto mentre si dedica al gioco infantile, ancora oggi molto noto, delle bolle di sapone. È un gioco solitario e pensoso, favorevole alla riflessione malinconica in questo caso intensificata dalla presenza, vicino al Bambino, della Croce rifugio a una pecorella, che induce a pensare alle sofferenze di migliaia di bambini nel mondo vittime di fame, di malattie e di inaudite violenze.
L’invito in francese, stampato alla base del santino, avverte: Cristiano, il tuo corpo infranto sparirà come una bolla di sapone, salva la tua anima che è immortale! In questi ultimi anni libri e articoli su settimanali o quotidiani, che hanno come argomento l’anima sono molto frequenti.
Vorrei però ricordare, ripubblicato recentemente dall’Editore Mondadori (Oscar saggi, pp. 341, € 10) Breve storia dell’anima di Gianfranco Ravasi che, nell’introduzione all’affascinante percorso storico, filosofico, teologico ed estetico delineato, commentando la situazione attuale attraverso il riferimento a rispecchianti opere letterarie, osserva: “Non c’è la nostalgia di rivedere il volto dell’anima, di delinearne il profilo, di scoprirne i segreti. Ecco: le pagine che seguono vogliono proprio far ritornare all’anima perduta, aspirano a condurre il lettore a contemplarla da vicino…”.
Il santino poi, oggetto di importanti studi da me ricordati in un articolo di alcuni anni fa pubblicato sulla rivista “Charta” (luglio-agosto 1997, pp. 38-41), non è portatore di stravagante iconografia ottocentesca, ma si ispira all’antico tema esistenziale dell’Homo Bulla volgendolo alla meditazione cristiana. L’immagine è inoltre interessante per la storia della stampa perché faceva parte di una tavola di quattro figure prodotta dall’editore parigino Basset, sottoposta al “Deposito legale” e registrata al Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Nazionale di Parigi nel 1861 con l’indicazione del disegnatore Wattier e dell’incisore M. Roze.
Didascalia: Siderografia su supporto traforato a punzone. Editore Basset, Parigi 1861. Cm. 11x7.
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SANTINI, PER SAPERNE DI PIU'...
di BIAGIO GAMBA
PUNTINATE AD AGO
l'intaglio manufatto, di produzione conventuale, rappresentato dai canivets lasciò il posto, a livello industriale, ai cosiddetti canivets meccanici.
Tuttavia, all'interno dei monasteri, le monache (in particolare le Carmelitane) continuarono a fare lavoretti a mano e a produrre, secondo i materiali a disposizione, manufatti o semimanufatti. Tale produzione riguardò tutto il secolo XIX fino ai primi decenni del XX: intagli e collages in primis ma anche rettangoli di carta, puntinata ad ago, su cui veniva attaccata al centro una figura in cromolitografia.
Nella foto, una cromolitografia raffigurante la Madonna del Carmine, produzione carmelitana, su carta cerata puntinata ad ago, margini dorati tagliati a mano, cm 6,1 x 11,00, inizi XX secolo.
SANTINI “EX INDUMENTIS”
La vendita on line di reliquie ha fatto emergere, per i collezionisti di santini, il problema della liceità o meno della vendita/acquisto anche dei santini cosiddetti ex indumentis, ovvero pezzetti di stoffa provenienti da indumenti indossati dal Santo.
Sollecitato a parlarne da diversi collezionisti e lettori, cercherò di esporre la questione, complessa, il più chiaramente possibile. Il Canone 1190 afferma che Sacras Reliquias vendere nefas est. Ciò vuol dire che per il diritto canonico, quindi per la Chiesa, le reliquie sono res sacrae e pertanto la vendita delle medesime è illecita. Per la Chiesa, non si possono vendere o acquistare reliquie, in quanto, data la loro sacralità, non sono commerciabili. Inoltre, va precisato che una reliquia è vera soltanto se controfirmata dal Vescovo.
Cosa accade dunque a chi vende o compra reliquie? Per la Chiesa è un delitto, punibile ai sensi della disciplina canonica. Conformemente allo spirito dell'Ordinamento canonico non è individuata la pena o la penitenza da infliggere, che è lasciata alla discrezionalità del giudice canonico, il quale potrà stabilire quella ritenuta più congrua. Fatta questa premessa, va detto che nessun rapporto esiste fra delitto punito ai sensi del diritto canonico e le leggi civili e penali dello Stato. Nel caso specifico pertanto andrà verificato se il fatto non costituisca reato anche per l'Ordinamento statale (per esempio nel caso in cui la reliquia sia stata trafugata o sia falsa, ecc.).
Nella foto, tratta dal sito immaginettesacre.it, un santino ex indumentis della Santa Gemma Galgani.
AR, I DUE FORMATI DELLA SERIE 2000
La casa editrice AR produsse le immaginette della famosa serie 2000 in due diversi formati. Accanto al più collezionato formato a margini fustellati fu prodotta una versione della medesima serie, ma con formato a margini lisci. L'unica differenza fra le due versioni consiste esclusivamente nel formato. Per il resto, identiche le misu re, cm 5,5 x 10,1; lo stesso tipo di carta, leggera; stessa tecnica litografica e naturalmente stessa numerazione delle immagini. Si può ritenere che siano state prodotte nello stesso periodo (a partire dagli anni '30), anche se, considerata la minore diffusione del formato a margini lisci, è probabile che la produzione di quest'ultimo sia stata minore. Le immaginette del formato a margini fustellati sono le più collezionate, non soltanto rispetto all'altra versione della stessa serie, ma rispetto all'intera produzione AR. Nella foto, l'immagine n. 2204 in entrambi i formati.
L’IMPRIMATUR
Fra le questioni che mi vengono poste dagli amici lettori e collezionisti vi è quella relativa alla natura dell'’imprimatur. L'imprimatur, letteralmente "si stampi", sta a indicare l'autorizzazione concessa dalla Chiesa alla circolazione di una data immaginetta religiosa, previa verifica della idoneità della preghiera stampata sul verso della stessa. Tale licenza fece la sua comparsa intorno alla fine del 1700, era espressamente prevista dal Codice Canonico e doveva essere rilasciata dall'Ordinario o dal Superiore maggiore di un Ordine o Congregazione religiosa. Non è prevista nell'attuale Codice, essendo stata abolita nel 1983, sebbene tuttora sussiste un potere di vigilanza sull'esposizione e sulla pubblicazione di testi e immagini (Libro IV, Parte II, Titolo IV "Il Culto dei Santi, delle sacre immagini e delle reliquie"). Non costituisce la data dell'immaginetta. Dunque, datazione e imprimatur sono due diversi elementi dell'immaginetta, che possono in alcuni casi anche coincidere, ma non necessariamente. Nella foto, ho voluto appositamente evidenziare l'imprimatur che si trova sul verso di un santino, l'immagine n. 21 della serie Z della casa editrice AR. Essa recita: Mediol. e Curia Arch. 23 novembris 1898 + A. M. Mantegazza, Episc. Famag. Vic. Gen. Ebbene, come molti collezionisti ben sanno, la serie Z della AR è apparsa intorno ai primi anni '50, e non nel 1898, che invece è l'anno dell’imprimatur.
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Iconografia mariana sui santini
NOTE DI ICONOGRAFIA MARIANA SUI SANTINI FINO ALLA GRANDE GUERRA
di Anna Pia Guarnieri
Già dai primi decenni del secolo XVII su quelli che possiamo ormai definire col termine a noi tanto caro di “santini” (perché - piccole stampe su carta o pergamena, da lastra di rame ancora a bulino e poi ad acquaforte, oppure xilografie, e spesso colorite grossolanamente a tempera - hanno già formato rettangolare-verticale, margini piccoli, e sopra a tutto la destinazione del santino) troviamo, com’è naturale, l’immagine di Maria Santissima. I suoi figli, già due secoli prima della definizione del dogma (e non solo dal ‘600!) la salutavano comunemente come l’ “Immacolata”.Sui santini la raffigurano in piedi, con le mani giunte in preghiera, e mentre calpesta il serpente. D’altro canto, la Controriforma ne aveva già fissato l’iconografia.
Intorno a Maria gli incisori mettono spesso complicate raffigurazioni degli attributi con i quali la pietà popolare la onora: Porta del Cielo, Torre d’Avorio, Stella del Mattino, e così via.
Nei primi santini non si nota una preponderanza di temi mariani e cristologici: essi si equilibrano con quelli ispirati ai testi della letteratura benedettina e gesuitica, sì che abbiamo, anche qualche decennio più tardi, complicate allegorie sulla scia della “Schola Cordis” o dei “Pia Desideria”. Questo gusto per la scena piuttosto che per il singolo vede Maria spesso intenta a filare, nella Sacra Famiglia, mentre Gesù e Giuseppe lavorano il legno; oppure mentre sorregge il Bambino nella Fuga in Egitto. Maria con il Figlio è (anzi continua ad essere, dalla tradizione delle arti così dette “maggiori”) uno dei soggetti preferiti.
Spesso, verso la metà del ‘600 i santini si ispirano a famose statue devozionali, come per esempio la Maria Kevelaer presso Dusseldorf, che ha corona, scettro e vesti regali, e così il Bambino, che regge il globo. E come Maria Santissima Regina, circa un secolo dopo, verso il 1745, vedremo raffigurata l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria con il figlio, il futuro Giuseppe II. Abbiamo dunque la Regina Coeli, e anche la Consolatrix Afflictorum, aiuto nelle infinite guerre che travagliano l’Europa del tempo.
Dall’assedio dei Turchi a Vienna nel 1663 data la devozione - straordinaria - a Maria Ausiliatrice, alla quale tutti i fedeli d’Europa vennero affidati: “Maria Hilf” per i popoli di lingua tedesca. Immagini-copie del celebre quadro di Luchas Cranach videro nascersi attorno più di duecento santuari.
Non si dimentichi poi la diffusione del tema “Mater Dei” o di quello della Addolorata, così caro a tutta l’Europa, sopra a tutto a quella parte dove il gusto spagnolo si era fatto più sentire. Ma nella seconda metà del secolo - nel 1863 - un altro evento ebbe una certa, seppur minore importanza: Innocenzo XI rese obbligatoria la festa del Nome di Maria. Si hanno perciò monogrammi composti dai soliti attributi mariani, o raffigurazioni estrose di palme intrecciate a comporre il nome o il monogramma.
Ma sarà col secolo XVIII che si avrà una incidenza più marcata di temi mariani. Col ‘700, oltre alla produzione dei santini (o di piccole stampe) ad acquaforte o a xilografia si ha, nei conventi sopra a tutto, quella degli intagli su pergamena. C’erano già dagli ultimi del secolo precedente, ma erano cosa ristretta a pochi e per pochi. Si sviluppa in quella che noi (al di fuori delle complicatissime spartizioni delle guerre di successione europee e di quella dei “sette anni”) potremo chiamare area austro-tedesca-boema una fiorente attività. Si fanno santini che riproducono in maniera stupefacente pizzi e tulle. Intagliati a mano, al centro hanno una miniatura a tempera. Si capisce come, per facilità, si prediligano le figure singole: Gesù, Maria, i santi. Di Maria ancora, e sopra a tutto,l’Immacolata, la Mater Dei, La Mater Dolorosa, la Madonna con il Figlio. Ma spessissimo è raffigurata bambina con .Anna (a testimonianza della straordinaria diffusione che il culto alla Madre di Maria ebbe nel ‘700). Ovviamente questi soggetti si ritrovano anche nelle semplici acqueforti, che restano sempre il prodotto di più larga diffusione. E fortuna incredibile hanno quelle delle Immagini veneratissime dei Santuari: Maria Zell, ancora Maria Hilf, Loreto.
L’immagine di Nostra Signora del Buon Consiglio conosce nel ‘700 - dopo una prima diffusione alla fine del ‘600 - un culto a livello europeo. E così la Madonna del Carmine.
Ma il sec.XVIII vede anche un articolo tutto particolare. Specie nell’area tedesca, intorno al 1750, si ha il santino-fiore. Sull’incisione colorita raffigurante un fiore o un tralcio, spesso con pappagallini (più secondo una certa moda per l’esotico che per cervellotiche giustificazioni volenti tale uccello a beccare l’albero da cui fu tratta la croce!), incisione che al posto dei petali aveva la Sacra Immagine, si incollavano, sovrapponendoli, i petali (sempre coloriti) sì che scostandoli, si vedesse apparire Maria, o Gesù, o ancor più, i santi. Anche se bisogna dire che esistevano da almeno un secolo le Immagini sacre fra i petali di un fiore, ma senza sovrapposizioni.
Così l’iconografia mariana sui santini è già fissata e i secoli successivi ne vedranno solo l’ampliamento. Agli inizi dell’800 rimane più o meno la stessa; verso il 1820-30 si adornano le Immagini con stagnola, pagliuzze, carte varie, secondo il gusto del Biedermeier. Si prediligono i temi di Maria Addolorata con il Cristo Morto.
Nel 1830 c’è l’apparizione miracolosa di Maria a Suor Caterina Labourè. E’ incredibile la risonanza che avrà questo evento sui santini. E così l’Immacolata viene adesso raffigurata con le mani raggianti aperte verso il basso; e questa tipologia sarà altrettanto usata quanto quella dal Murillo, cara al secolo XVIII. Nel 1846 c’è poi l’apparizione di Maria a La Salette. Intanto il predominio nella produzione dei santini non era più all’area austro-tedesco-boema (specie Praga aveva fatto cose mirabili, nei primi decenni del secolo!) e stava passando alla Francia. O meglio, passò verso il 1850, quando la vita religiosa in Francia riprese anche a livello diremmo “di Stato”.
Gli Editori Pontifici francesi furono ben pronti ad accogliere il fervore che la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, l’8 dicembre 1854, suscitò in tutto il mondo. E non solo i francesi, ma anche gli italiani, sebbene ancora non così potenti ed organizzati, ma a livello più artigianale se si esclude il glorioso Remondini di Bassano, che aveva conosciuto una fama incredibile nel secolo precedente. Tutti noi sappiamo cosa si stampò, poi, negli anni “d’oro da circa il ’52 al ’65-’68 per illustrare e glorificare Maria. E Maria è l’Immacolata, è con il Bambino, o con il Bambino e san Giovannino, è Mater Amabilis, è nella Sacra Famiglia, è Divina Pastora, ha il Cuore trafitto da sette piccole spade - i sette dolori - o da una - quella della mitica profezia di Simeone - raccoglie il Cristo morto, è specialmente Cuore Immacolato di Maria.
Nell’800 la devozione al Cuore Immacolato di Maria, incrementata da Pio IX con molte indulgenze e anche dal fervore di religiosi con l’apertura, soprattutto in Francia, di pensionati per fanciulle dedicati appunto al Cuore di Maria, vede una incredibile diffusione di tale soggetto. I santini presentano il dolce ed immacolato Cuore circondato da rose, gigli e spine, unito a motti, a colombe, trafitto da una o sette spade, in una infinità di repliche con varianti più o meno lievi.
Negli anni intorno al ’60-’70 l’iconografia mariana ritrova poi il santino-fiore, specie ad opera dei francesi: un giglio, o la mistica rosa di Gerico, ancora coloriti a tempera, in una composizione che non è più profanamente orientaleggiante; e dietro al fiore c’è il sorriso pudico e dolcissimo di Maria. Ma intorno al ’60 c’era stato precisamente nel ’58, un altro evento meraviglioso: Lourdes. E tutti sappiamo quale massa di santini ha prodotto. Ancora: indulgenze, specie con Pio IX su preghiere e giaculatorie mariane, e il giubileo “d’argento” dell’Apparizione del 1830. In questi anni, soprattutto ad opera degli editori francesi - Letaille in specie - si hanno anche santini nei quali Maria appare come Stella Polare orientante la barchetta con l’Anima biancovestita.
E nei complicati “Passaporto per la Città Celeste”, foglietti stampati in siderografia (sì, perché almeno dal ’50 la lastra di acciaio meno fragile e che consente più tirature ha comunemente nei nostri santini sostituito quella di rame) più volte ripiegati formando successive scene diverse, è sempre Maria a guidare l’anima nel suo viaggio verso la Patria Celeste. Già verso la metà del secolo c’erano le sacre conversazioni di Maria con l’anima giovinetta. E andavano molto bene anche per la consacrazione delle ragazze a “Figlia di Maria”, una tappa obbligatoria e molto bella, dobbiamo dire, nella vita di ogni fanciulla. Per le figlie di Maria, intorno al ’55 si stampavano soprattutto da Letaille vere e proprie serie sui loro doveri, svaghi, gioie. Non bisogna dimenticare che questi santini erano destinati ad un pubblico essenzialmente femminile; e quindi c’era un prevalere di temi dolcemente sentimentali. E ancora: si ha, come si è detto, Maria nella Sacra Famiglia. Spesso si riprendono Madonne col Bambino, specie di Raffaello.
Tornando poi al tema “Immacolata”: è ripresa ancora dal Murillo e dall’Immagine della Medaglia Miracolosa. Dal 1864 ci si ispira anche alla statua del Fabish, posta nella grotta di Lourdes, e si hanno moltissimi santini che raffigurano così Maria.Quindi, intorno al ’65 si hanno tre tipi prevalenti nell’iconografia dell’Immacolata, e sono più o meno quelli che continuano fino ai nostri giorni.
Nella seconda metà del secolo (mentre si vendono ancora le siderografie spesso stupendamente colorite a tempera) con la diffusione - per quanto riguarda il santino al 1875 - della cromolitografia anche l’iconografia mariana è rivista con questa tecnica. Intorno all’80, per il cinquantesimo “della Medaglia” e meglio ancora nell’84, per il trentesimo della definizione del dogma dell’Immacolata, e poi in occasione dei numerosi pellegrinaggi, diocesani o nazionali, a Lourdes il soggetto “Immacolata” gode di grande popolarità. Ma in questi che sono gli anni del Simbolismo si moltiplicano anche infinite raffigurazioni (specie ad opera di Bouasse il Giovane, o di Turgis, o degli editori svizzeri Benziger, dei tedeschi F.-Schemm, del praghese Poellah) del Sacro Cuore di Maria, spesso con il Sacro Cuore di Gesù e, seppure più raramente, con quelli di Gesù e Giuseppe.
Tutti questi rossi e gonfi cuori sono circondati da fiorellini vivacissimi, e sono accostati e colombe, composti in ogni sorta di allegorie spesso anche … dolcemente un po’ profane. A volte vengono incollati su quelle trine che si fanno “a punzone” (non più a mano) dai primi decenni del secolo, e che negli anni ’45-’65 erano intagliate intorno all’incisione, e invece negli anni vicino all’80 sono vendute “in bianco” sono spesso svizzere e vi si incolla sopra, ritagliata la cromolito svizzera, francese, tedesca.
Ed è in cromolito che adesso si stampano i “ricordi” dei santuari mariani, in grandissima tiratura. Si esportano in tutto il mondo, si fabbricano in tutto il mondo: così come il Santuario di Pompei. Già c’era stato un impulso al culto della “Madonna del Rosario” nel 1883, anche se la devozione datava dalla battaglia di Lepanto 1571, e la devozione di Pompei in specie dal 1876.
Con l’istituzione della festa, nel 1887 e nell’88, si ebbe un’esplosione di santini. Moltissimi erano commissionati da Bartolo Longo per il Santuario; altri, stampati in ogni parte d’Europa, vantavano di raffigurare tutti “la vera immagine”, e tutti vistosamente differivano l’uno dall’altro! Si ebbero anche fotografie, riproducesti la veneratissima Madonna, così come altre più o meno famose.
La Litografia San Giuseppe di Modena era solita, in quest’anni, attaccare piccolissime fotografie delle Immagini più venerate nell’Emilia Romagna su santini fioriti, a cromolitografia, con un effetto d’insieme assai piacevole. Tornando alla Madonna di Pompei: le preghiere sul retro dei santini, così come per altre Immagini famose, erano scritte nelle principali lingue d’Europa. Ma parlare di queste preghiere ci porterebbe troppo lontano!
Mentre si moltiplicano i santini di Maria con tutti gli attributi che l’amore e la pietà dei suoi figli riuscivano a conferirle, e con le varie produzioni illustranti le indulgenze di Leone XIII, oppure le raffinate cromolitografie quasi monocrome, per lutto, ci fu un nuovo evento che polarizzò l’attenzione dei fedeli: l’Enciclica dell’agosto 1889 richiamò verso San Giuseppe e la Sacra Famiglia in generale il fervore della Chiesa.
Numerose le indulgenze; e così si stamparono milioni si santini. Maria vi figura dolce sposa, madre e donna di casa, o mentre cammina tenendo per mano, insieme a San Giuseppe, Gesù. E un’altra vera alluvione di santini intorno al 1898 con la consacrazione delle famiglie alla Sacra Famiglia. A fine secolo moltissimi santini (di tutti i soggetti) hanno come ornamento un piccolo tralcio di fiori, in basso, o di lato verso il basso.
Nei primissimi anni del ‘900 per l’Italia, un po’ prima per la Francia, si incominciavano a vedere immaginette nel gusto Liberty. Se appunto gli ultimi anni del secolo avevano visto santini “fioriti”, ma non “floreali”, verso il 1900-1905 si ha il vero e proprio ornato Liberty. I gigli sinuosissimi celebrano il 50° della definizione del Dogma dell’Immacolata, oppure gli ireos e le rose circondano le immagini di Maria nelle iconografie consuete; ma ci sono anche fiori che non hanno un vero e proprio valore simbolico, ma solo decorativo. Si arriva così agli anni che precedono la Grande Guerra.
E poi, nel predominare del colore verde-grigiastro, nelle figure coperte di pesanti manti, fra rami d’ulivo secondo il gusto del Barabino e dei suoi allievi, con gli ornati in argenti, la Vergine è sempre Madre Misericordiosa o Dolorosa. Da 1915 ella si leva ad intercedere per i suoi figlioli, è in lacrime.
Sullo sfondo morte, guerra, distruzioni; tutto in santini quasi monocromi. E sarà ancora Lei, la Madre, ad accogliere idealmente nel suo seno così come ha accolto Gesù il giovanissimo soldato nell’uniforme grigio-verde, il caduto che spesso ha la bandiera come lenzuolo funebre.
SANTINI: 1. Fuga in Egitto-Incisione ad acquaforte d rame.Anonimo di scuola fiamminga-sec.XVII;
2-Stella del Mattino-siderografia.Ed.Turgis, Paris, 1850;
3-Maria Zell, incisione a tratto e acquatinta applicata su supporto trinato-Praga 1857;
4-Apparizione della Vergine a S. Caterina Labouré;
5-Apparizione della Vergine a Santa Bernadette Soubirous;
6-Immacolata-Siderografia, colorata a mano.Cornice a punzone. Edizioni .Bouasse Jeune, Paris;
7-Vergine Purissima- Cromolitografia-Ed.Santa Lega Eucaristica.
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SAN PELLEGRINO IL SANTO VOTATO
di ATTLIO GARDINI
Ogni qualvolta un’immagine di un santo appare nella stampa nazionale, il filiconico, cioè il collezionista di santini, inevitabilmente si pone le tipiche domande: “Chi, perché quando, dove?”.
È il caso adesso del caro san Pellegrino. Forse sarà anche vero che “gli italiani sanno sempre a che santo votarsi” però, per piacere cerchiamo di fare chiarezza! Molti filiconici sono andati a domandarsi: “A quale Pellegrino si riferisce la ditta farmaceutica Sanofi-aventis con il suo réclame, quando ci propone un santo “Pellegrino” non solo di nome, ma anche di fatto? Di conseguenza sono andati a confrontare i santini conservati nella propria collezione con la pubblicità che appare su riviste e televisione.
La raffigurazione in questione esibisce la forcola del viandante che regge la zucca colma d’acqua e si addice decisamente ai santi viandanti per antonomasia: san Rocco pellegrino e taumaturgo del quattordicesimo secolo e ancor di più san Benedetto Giuseppe Labre pellegrino (Amettes, Francia, 26 marzo 1748 - Roma, 16 aprile 1783).
Quest’ultimo divenne “il vagabondo di Dio” in compagnia del libro Imitazione di Cristo, del breviario, di un Crocifisso e della corona del rosario, compì pellegrinaggi in Italia e Francia, vivendo di carità che distribuiva ai bisognosi.
Ma l’attenzione del filiconico deve focalizzarsi sui santi di nome Pellegrino.
Nel nostro caso, non si tratta certamente di san Pellegrino martire a Roma nel 192, che eroicamente rifiutò il culto a Giove. Non si tratta neppure di san Pellegrino vescovo di Triocala AG e martire durante la persecuzione di Nerone.
Non si tratta nemmeno del Beato (quindi non ancora canonizzato) Pellegrino da Falerone sacerdote, morto a san Severino Marche (MC) nel 1233, il quale presentatosi davanti a san Francesco si sentì dire: “Tu servirai Dio nell’umile condizione di fratello religioso e ti applicherai soprattutto nella pratica dell’umiltà”.
Non si tratta certamente di san Pellegrino Laziosi, religioso dei Servi di Maria (Forlì, 1265 – 1345), patrono della sua città, invocato come protettore contro le malattie cancerogene. Infatti viene raffigurato sorretto dagli angeli, mentre Gesù scende dalla Croce per guarirlo.
Guardando questa rappresentazione iconografica viene da pensare che non si tratti neanche di san Pellegrino primo vescovo d’Auxerre (Francia), perché nell’immagine pubblicitaria non indossa la mitra, non regge il pastorale, né mostra la palma del martirio. Egli infatti fu decapitato nel quinto secolo, perché in Borgogna combatteva il paganesimo. La Chiesa ne fa memoria al 16 maggio e il papa Leone III (795-816) fece erigere una chiesa, a lui dedicata, nella stessa Roma presso l’Hospitale Francorum, destinato ai pellegrini francesi.
Questo santuario in tempi successivi dette il nome all’attuale Porta san Pellegrino che è una delle porte che si aprono nelle mura leonine ed è tra i più antichi accessi, da nord, alla città eterna. Nei pressi si trova ancora la chiesa san Pellegrino usata esclusivamente dalla Guardia Svizzera Pontificia. Il papa Niccolò V (1447-1455) iniziò l’opera di ampliamento delle strutture edilizie in direzione nord che si congiungeva col muro del “Passetto di Borgo” in corrispondenza del “Torrione di Niccolò V”. Proprio la porta san Pellegrino è il punto d’intersezione tra il “Passetto” e l’ampliamento operato da Niccolò V. Risulta ora come accesso, tuttora funzionante, alla caserma della Guardia Svizzera.
Ora capitò che nelle rappresentazioni iconografiche del nostro santo, il significato del nome prevalse sulle informazioni biografiche, per cui non venne più rappresentato nei suoi paramenti episcopale, bensì venne dipinto coperto degli stracci tipici del viandante... proprio in relazione a quell’inconfondibile nome. Suo malgrado, la raffigurazione e la denominazione del santo presule francese furono usati per identificare tutta una catena di ospizi (hospitali) per il beneficio dei viandanti e intitolata sia a san Pellegrino, che a san Martino. Nel Medio Evo molti hospitali sorti per carità cristiana lungo le grandi linee di comunicazione italiane costituirono il riferimento per innumerevoli viandanti e pellegrini. Chi si reca in Val Brembana, a San Pellegrino Terme BG, può visitare la chiesa parrocchiale, dedicata appunto a san Pellegrino d'Auxerre, che conserva una preziosa reliquia del santo. Viene da pensare che nei tempi passati, attorno all’hospitale, sia poi sorta la chiesa e quindi il paese. Sorgono spontanee due domande: perché a partire dal 1906 questa casa farmaceutica è andata a scegliere la raffigurazione (posta qui a fianco) come testimonial delle sue Magnesie e dei suoi Citrati? E poi chi è il sig. Priddel che si preoccupa di garantire il prodotto con il proprio autografo?
Dal sito della casa farmaceutica si può leggere che l’obiettivo di sanofi-aventis è diventare leader globale diversificato nella salute, ponendo al centro delle proprie attività il paziente e i suoi bisogni. Dichiara che “ è impegnata a creare, sperimentare, innovare, con un’unica preoccupazione: la salute dei pazienti. Inoltre, grazie all’offerta di medicinali adatti, nuovi o equivalenti, venduti a prezzo di costo, vale a dire senza profitto né perdita, e a un’ampia gamma di vaccini, il Gruppo mette a punto campagne di sensibilizzazione per prevenire numerose malattie, quali la malaria, la tubercolosi, la malattia del sonno, l’epilessia e la leishmaniosi”.
Di fatto essa ricerca, produce e commercializza farmaci innovativi in sette aree terapeutiche: cardiovascolare, trombosi, oncologia, diabete, sistema nervoso centrale, medicina interna e vaccini. Chissà... siccome l’attributo principale di san Pellegrino vescovo d’Auxerre è un serpente simboleggiante l’eresia che estirpò dal territorio gallico, si può fare un parallelo al desiderio d’estirpare anche le malattie del corpo. Anzi, confrontando quel rettile con i due serpenti del cadùceo, simbolo dell’Ordine dei farmacisti... il cerchio sembra chiudersi!
Tesori nelle mostre virtuali
LA COLLEZIONE DI PAOLO MONCIOTTI SU CD
di Maria Gabriella Alessandroni
Merita segnalazione e condivisione in queste pagine una nuova, interessante ed ampia realizzazione di “tesori nelle mostre virtuali” del socio Paolo Monciotti di Torino, che ho ricevuto tempo fa e con piacere e ammirazione ho esaminato al computer.
Si tratta di una presentazione in Power Point su cd di una serie di 100 diapositive a colori, ciascuna contenente la riproduzione di una o due immaginette appartenenti alla collezione del socio, tutte cromolitografie di fine ‘800 e dei primi del ‘900, e tutte di origine straniera (Francia, Belgio, Austria,..), di paesi contraddistinti da una intensa produzione nel settore.
La tecnica cromolitografica è descritta nella prima diapositiva come segue:
Procedimento di stampa litografica a colori, ottenuto sovrapponendo al foglio, secondo un ordine prestabilito, matrici (lastre) di pietra inchiostrate ognuna con un colore differente.
Ci piace figurare le “stanze” della visita alla mostra virtuale dedicate ai differenti editori, ed ivi ripartite per tematica o per modalità particolare di stampa.
Ecco le case editrici catalogate nel lavoro:
1) Chocolaterie de Notre Dame d’Aiguebelle, Monastére de la Trappe – Drôme (Francia)
2) L. Bech - Paris (France)
3) Gangloff - Moulhouse (France)
4) Sociètè S.t Augusti n- Bruges, Lille, Paris (France)
5) St. Norbertus - Wien
6) L. K. D. – Belgio ?
7) Karel van de Vyvere-Petyt, Brugge (Belgio)
8) Em. Lombaerts - van de Velde Deurne - Anversa (Belgio).
Come sempre costituisce una vera gioia osservare i santini d’epoca, che suscitano meraviglia ogni volta per lo stile della raffigurazione e per l’originalità della decorazione, anche quando il risultato estetico non è ideale: a volte, veri piccoli capolavori, sistematicamente, risultato di impegno, perizia e dedizione, oltre che emblematici di devozione e messaggeri di storia e di tradizione popolare.
Cominciamo a far scorrere le immagini sacre, come avviene sullo schermo del computer, che ne amplifica l’impatto visivo, per la conoscenza della prima casa editrice che appare: la Chocolaterie de Notre Dame d’Aiguebelle (Francia) gestita da monaci trappisti.
Nel periodo in esame nel monastero de la Trappe furono stampati con duplice obiettivo i santini-pubblicità del cioccolato; la finalità di propaganda potrebbe costituire una limitazione, tuttavia quando le immaginette appaiono, si dimentica…il cioccolato! Nella prima figura è illustrata una immaginetta, con le due facciate, dedicata alla Comunione. E’ interessante leggere (traduzione dal francese della scrivente) le notizie storiche sul monastero stampate sul verso:
Il monastero N.D. d’Aiguebelle, fondato nel 1045, è situato in una valle solitaria del dipartimento della Drôme. La giornata del trappista è scandita dalla celebrazione dell’officio divino, dal lavoro manuale e dallo studio. Il lavoro manuale è nella giornata dei religiosi della Trappe non solamente un punto della regola, ma una necessità assoluta. Le loro uniche risorse provengono in effetti dalla produzione agricola e più particolarmente dalla fabbricazione del cioccolato d’Aiguebelle.
Nota - Al consumatore che accetta, spesso a sua insaputa, della cioccolata mescolata, addizionata di fecola o di farina, noi raccomandiamo in modo speciale il cioccolato d’A., (avvolgimento in carta bianco lucido) cioccolato completamente Garantito rigorosamente di cacao e zucchero. Esigere il nome A. riportato a tutte lettere su ciascuna tavoletta croquette, domino, etc.
Naturalmente stupisce il manifesto carattere commerciale della iscrizione, peraltro giustificato dalla regola di autofinanziamento dei monaci, ma si apprezzano sulla facciata anteriore le raffigurazioni calzanti, dettagliate ed abbastanza rigorose nella interpretazione dei personaggi, complete di paesaggi e sfondi, semplici, ma non superficiali, e ricche di decorazioni in stile.
E’ nota l’attività dei padri trappisti, eredi della tradizione benedettina, che realizzano la religiosità nella preghiera e principalmente nel lavoro quotidiano.
In una breve sintesi, con l’ausilio delle immaginette tratte dal cd, mi provo a descrivere l’evoluzione del monachesimo benedettino, la cui origine risale al VI secolo, quando san Benedetto da Norcia (vedi figura) fondò il suo primo monastero a Montecassino (528-529 d. C.). Egli, introducendo, con il motto “Ora et labora” (Prega e lavora), la sua nuova regola, proponeva un superamento dell’ascetismo, della vita eremitica e della scelta di povertà assoluta dei primi monaci già attivi nel secolo precedente, integrando il raccoglimento e la spiritualità della preghiera con la dedizione ad attività agricole, artigianali, culturali ed assistenziali. Dopo secoli di progressiva diffusione, con la fondazione di nuovi monasteri, e di attività ad elevato impatto sociale ed economico, nel 910 fu fondato a Cluny, in Francia, il primo monastero di ispirazione benedettina, cluniacense, a cui ne seguirono numerosi altri, che esercitarono durante il periodo medievale una importantissima azione di diffusione del Cristianesimo e di carità verso i poveri e i malati.
Nel 1098, per iniziativa dell’abate cluniacense Roberto, a Citeaux, in Borgona, e successivamente con l’adesione e l’azione di san Bernardo a Clairvaux (vedi figura con due immaginette) nacque e si sviluppò il monachesimo cistercense, che si proponeva un ritorno alla povertà e a un più rigoroso rispetto della regola benedettina, come reazione all’eccessivo sviluppo economico, che aveva condotto all’esagerato arricchimento dei monasteri cluniacensi e all’acquisizione di crescenti privilegi, legati al potere temporale, da parte dei monaci e degli abati.
I cistercensi ebbero un vasto seguito e notevole importanza per il loro contributo al progresso nella civiltà medievale, sia per la conservazione e diffusione dei beni culturali, che per lo sviluppo delle attività lavorative, con positiva influenza anche per le condizioni di vita della gente comune.
Nel 1664 tuttavia in Francia si sentì di nuovo l’esigenza di rinnovamento e di rigore, con la riforma di un monastero, presso l’Abbazia di Notre Dame de la Trappe, a Saligny in Normandia, da parte dell’abate De Rancè, che diede origine ad un nuovo ordine di monaci, detti Cistercensi Riformati della Stretta Osservanza, chiamati poi più semplicemente Trappisti.
La loro regola era molto severa e la vita dei monaci era durissima, ma sempre animata dalla dedizione al lavoro. I trappisti sono ancora oggi presenti nella realtà monastica in tutto il mondo.
A Roma vivono presso l’Abbazia delle Tre Fontane, dove risiede anche l’Abate Generale dell’Ordine.
Personalmente amo partecipare, quando possibile, all’interno dell’Abbazia, alla mistica, austera e suggestiva recitazione della compieta, che ha luogo ogni sera alle 20.15, con una ritualità antica, intima e propizia per la riflessione.
Il monastero di Notre Dame d’Aiguebelle evidentemente aderì alla regola dei Trappisti dopo molti secoli dalla sua fondazione.
La cioccolateria fu costruita nel 1893 nel comune di Donzère, nel dipartimento di Dròme. L’interno dell’edificio è decorato con affreschi realizzati dal pittore Louis Prat (1879-1934). Dopo i restauri del 1992 la struttura è oggi destinata ad attività associative e culturali.
Le numerose tematiche affrontate all’epoca dall’editore e presenti in vari esemplari nella collezione, per noi esposta virtualmente da Monciotti, sono qui riportate:
santi francesi, cerimonie cattoliche (quali la benedizione Urbi et Orbi del sommo Pontefice, la benedizione dei rami di ulivo in Italia nella domenica delle Palme, il Paso del Calvario a Siviglia il venerdì santo), Ordini militari (grandi eventi riguardanti i Martiri della Croce, quali: i Cavalieri del Tempio e dell’Ospedale massacrati per ordine di Saladino, la difesa di Malta da parte dei Grandi Maestri de la Vallette, Pierre d’Aubusson sulla breccia della torre di san Nicola a Rodi), scene della vita monastica, i miracoli di Gesù (vedi figura con due imm.), i santi apostoli, apostoli giovinetti, i grandi martiri, i mesi religiosi (aprile mese della Passione, ottobre mese del Rosario), vita di N.S. Gesù Cristo, vita di san Bernardo (patrono dei cistercensi), vita di s. Antonio di Padova, i grandi pontefici (vedi figura), gli ordini religiosi, la via Crucis, le glorie della Chiesa (s. Lazzaro, s. Simone, s. Etienne). Sono inoltre presenti esemplari appartenenti a serie con caratteristiche di stampa di tipo ricorrente: serie fondo oro (vedi figura con 2 imm.), serie oro con supporto lucido trasparente (vedi figura con 4 imm.), oltre a soggetti vari con stampa a colori o anche monocromatica.
Poiché, come sempre, mi è gradita la collaborazione, per la gioia di ampliare e condividere le conoscenze di sempre nuovi orizzonti nel sorprendente universo delle immaginette sacre, invito i soci interessati ad inviare (per posta ordinaria o elettronica) notizie o fotocopie di selezionati pezzi speciali della propria collezione, relativi agli editori presentati sul cd di Paolo Monciotti.
Nei prossimi numeri della Rivista mi propongo di proseguire nell’esame della mostra virtuale di Monciotti, integrando con il materiale eventualmente ricevuto, naturalmente citandone l’autore o il collezionista.
Purtroppo su libri e siti internet non ho trovato, per ora, informazioni sulle case editrici seguenti:
L. Bech, Gangloff, Société S. Augustin. Norbertus, L. K. D., Karel van de Vyvere-Petyt, Em. Lombaerts.
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MOSTRE DI SANTINI
Mostra: “IL VOLTO DI GESU’ - Immagini devozionali della Vera Effigies S.N.I.C. di Edessa a Grignasco e in Diocesi di Novara”
L’iniziativa promossa dall’Associazione Punto Arte Onlus e presentata a Grignasco nell’agosto 2010 (ne abbiamo già parlato nei nrr.1/2010 e 2/2010), in occasione della festa patronale dell’Assunta, ha suscitato grande interesse anche al di fuori dei confini grignaschesi.
Nei mesi scorsi l’esposizione è stata riproposta a Quarona (Vercelli) nella chiesa parrocchiale di S. Antonio e, successivamente, a Boca (Novara) in una cappella del Santuoario del Crocifisso, proprio di fronte alla riproduzione del telo sindonico con il quale ha instaurato un ideale rapporto di continuità. La mostra documenta la diffusione sul territorio della Diocesi di Novara, alla fine del XVII secolo, di un’immagine del Volto di Gesù che si ispira al così detto “Mandilyon di Edessa”, la più antica raffigurazione del Volto Santo che la storia abbia documentato e che alcuni studiosi identificano proprio con la Sindone. Il successo della Mostra, che nei prossimi mesi sarà ospitata anche a Varallo (Vercelli), a Borgosesia (Vercelli) e a Borgomanero (Novara), ha offerto l’occasione di approfondire il tema anche nell’ambito più vasto del territorio regionale.
La riscoperta di analoghe immagini nella chiesa dell’Ospizio del Gran S. Bernardo e nel Museo della Sindone di Torino, offre nuovi spunti di ricerca che potranno chiarire meglio l’origine di quel fenomeno di diffusione della “Vera Effigies” di Edessa, forse legato alla definitiva collocazione della Sindone nella cappella del Duomo di Torino alla fine del Seicento. La copia su tela del “Volto di Gesù” di Grignasco è stata donata al Cardinale Giovanni Lajolo nel corso dell’incontro con i grignaschesi, tenutosi a Roma il 16 e 17 ottobre 2010, per il 50° ann.rio di sacerdozio. Analoga riproduzione è stata consegnata in Roma, anche al Camerlengo della Confraternita di S. Maria dell’Orto a Trastevere e alla delegazione diplomatica giapponese di Roma presente alla cerimonia della tradizionale “Festa delle mele”. A tale cerimonia del 17 ottobre era presente anche una delegazione dell’AICIS.
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CESENA (FC), 2 Ottobre - 28 Novembre 2010
Mostra di santini:“ANGHELOS - L’ANGELO CUSTODE”
Il 28 novembre ha chiuso i battenti l’esposizione inaugurata il 2 ottobre a Cesena, presso la Galleria d'Arte: Palazzo Ghini. Una mostra curata da MARISA ZATTINI sul tema: "ANGHELOS, L'Angelo Custode", dove accanto alle opere pittoriche e scultoree di diciotto artisti, i soci ALBERTO BOCCALI, ATTILIO GARDINI e inoltre LINO GUALTIERI hanno esposto una cinquantina di immaginette sacre che illustravano l'opera del nostro Angelo Custode.
Segnale indicativo è la scelta, come emblema della mostra, del santino della fine del XIX secolo riportato nella prima figura, deliziosa siderografia applicata su cartoncino con cromolitografia, con decori goffrati e fregi dorati, bordo fustellato; una mandorla risulta inserita all’interno di un labaro, sovrastato dal giglio araldico; la scritta è in lingua francese “Mon bon ange inspiré moi la caritè”; sul verso Orazione dell’Angelo.
L’angelo custode nei santini, con le diverse connotazioni formali, espressione dell’ epoca della loro realizzazione, appare di consueto al fianco di bambini “piccoli”, in situazioni che ben ne evidenziano la necessaria azione protettiva nella vita quotidiana, infondendo fiducia e tranquillità. Nel triennio 2010-2013 il progetto Anghelos prevede ulteriori eventi, dedicati agli altri possibili attributi dell’Angelo: Angelo annunciatore, Arcangelo, Angelo vendicatore, Angelo ribelle…
Gli amatori dei cataloghi possono rivolgersi a Il Vicolo - Sez.Arte: Tel.0547-21386; e mail: arte@ilvicolo.com.
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ROMA, 30 Ottobre - 9 Dicembre 2010 –
Mostra di santini: SANTI PATRONI E PROTETTORI
Il 31 ottobre p.v. l’A.I.C.I.S., in collaborazione con l’Arciconfraternita di S.Maria dell’Orazione e Morte e dell’Accademia Culturale Europea ha inaugurato una mostra di immaginette sacre sul tema: “Santi Patroni e Protettori” in Roma nella Chiesa “S. Maria dell'Orazione e Morte”, Via Giulia 262. L’esposizione di immaginette della collezione di GIANCARLO GUALTIERI, RENZO MANFE’, AGOSTINO CERINI e LUIGI ZANOT è rimasta aperta al pubblico fino al 9 dicembre 2010.
“I santi patroni“ ha affermato il Rev. Prof. CARLO CHENIS “sono frammenti di paradiso nel cuore e nell’arte. Dimorano in cielo e intercedono per la terra, così che gli artisti - usati a varcare il finito - ne ripropongono le sembianze per evocare simbolicamente la loro vicinanza. Ci si chiede come mai nel cristianesimo si è diffuso questo celeste patronato. (…) I patronati umani lasciano sovente a desiderare. Tra i credenti invalse allora l’abitudine di invocare l’aiuto di coloro che erano passati da questa all’altra vita con fama di santità. Dapprima furono i martiri a dare garanzia di sicura protezione, successivamente i pastori, i dottori, le vergini e tutti i confessori della fede. Man mano che il culto dei santi veniva disciplinato dalla Chiesa, i singoli e le collettività trovarono in essi una fonte prodigiosa e ordinaria di aiuto per percorrere ‘questa valle di lacrime’”.
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RAVENNA, inizio Novembre - 6 Dicembre 2010
Mostra di santini: L’ORNAMENTO DELL’ANIMA - Un percorso tra immagini ed oggetti della devozione”
Il socio AICIS di Ravenna, FILIPPO BRICCOLI, con la collaborazione della Cassa di Risparmio di Ravenna SpA, dall’inizio di novembre 2010 al 6 dicembre ha allestito al centro della città una miniesposizione di immaginette sacre in due grandi vetrine storiche (proprietà della Cassa di Risparmio di Ravenna) che si affacciano su Piazza del Popolo, visibili giorno e notte. Si trattava di manufatti insoliti e rari, molti dei quali unici, di grande impatto visivo e di profondi significati spirituali e teologici. E’ stata una insolita, ma interessante iniziativa che ha attirato l’attenzione non solo degli appassionati, ma anche dei semplici curiosi e dei passanti.
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SOGLIANO AL RUBICONE (FC), 20 Novembre - 5 Dicembre 2010
Mostra di santini: LE IMMAGINETTE SACRE
A Sogliano al Rubicone LINO GUALTIERI, ha allestito una mostra di santini. Dal 20 novembre al 5 dicembre gli appassionati di santini hanno potuto ammirare la mostra nella chiesa del Suffragio. Quest’anno non è stato scelto un unico soggetto e la mostra non ha avuto un tema specifico. Sono stati esposti circa 800 santini diversi per tecnica: incisione, manufatto, siderografia, cromolitografia, tipologia, casa editrice, rarità.
Fra le preziosità esposte da Lino Gualtieri non è mancato il percorso della nascita di Gesù, attraverso santini e immaginette sacre.I santini più ammirati sono stati quelli di pregiata fattura, di pizzo, risalenti al 1800.
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MURO LUCANO (PZ), 23-28 Novembre 2010-Mostra di santini:"I SANTI PROTETTORI CONTRO I TERREMOTI”
Dal 23 al 28 novembre 2010 la mostra itinerante "I Santi protettori contro i terremoti” organizzata da ANTONIO MENNONNA, è stata presente a MURO LUCANO (foto). Dal 5 al 9 dicembre è stata allestita a AVIGLIANO (foto), antico centro lucano distante pochi Km. dal Capoluogo di Regione e dal 17 al 19 dicembre è stata a RAPONE (PZ) (pz). Questa esposizione itinerante è comprensiva di circa 200 immaginette che abbracciano un periodo di duecento anni e cioè dalla fine del 1700 alla fine del 1900, suddivise in sette quadri grandi ed uno più piccolo dal titolo “Madonna del terremoto” contenente Madonne venerate a Mantova ed a Potenza. I soci espositori sono FRANCESCA CAMPOGALLIANI di Mantova, GIORGIO LOMBARDI di Aulla e ANTONIO MENNONNA di Muro Lucano.
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FOLLINA (TV), 4-5 Dicembre 2010 - Mostra di santini: "SANT’ANTONIO DI PADOVA”
Nell’anno dell’ostensione delle sacre Spoglie mortali del santo di Padova e nell’ambito della manifestazione di Follina “Colori d’inverno” a Via Pallade 7 (di fianco all’Abbazia) il socio MARIO TASCA ha allestito una mostra sul tema: “Sant’Antonio di Padova” esponendo immaginette sacre della propria collezione. Hanno partecipato all’esposizione PAOLA GALANZI di Sassari e PATRIZIA FONTANA di Roma. In via eccezionale l’esposizione verteva tutta e solo sul grande Santo di Padova, ospitata in un locale molto più ampio rispetto gli anni precedenti e, soprattutto, dove con ogni probabilità la mostra è rimarrà fino al Santo Natale 2011. Chi desidera visitare la mostra dopo il 5 dicembre potrà contattare Tasca al cellulare (338-146.7630) oppure per e-mail al suo nuovo indirizzo mariotasca2@alice.it
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BOLOGNA, 23 Dicembre 2010 -9 Gennaio 2011 -
Mostra: “FESTE NATALIZIE”
L’Opera Pia “Il Pane di S. Antonio”di Bologna ha organizzato una mostra di santini sul tema “Feste Natalizie”. La mostra, sempre varia e particolarmente interessante, costituisce un appuntamento annuale per la città di Bologna, l’Emilia Romagna e non solo!
L’esposizione, a cura di Mara Andreotti e con la collaborazione di vari collezionisti, è stata inaugurata il 23 dicembre 2009 alle ore 16,30 nella Chiesa del SS. Salvatore in Via Cesare Battisti angolo Via Volto Santo, 1 e rimarrà aperta al pubblico fino al 9 gennaio 2011 con orario 9-12 e 15-18.
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RE (VB), 15 Dicembre 2010 - 15 Gennaio 2011 – Mostra di santini:
GESU’ BAMBINO, DA BETLEMME A NAZARETH, ATTRAVERSO LE IMMAGINETTE SACRE
Lo scorso 15 dicembre, nel maestoso Santuario della Madonna del Sangue di Re (Verbania), è stata inaugurata una mostra di santini incentrata sui primi momenti della vita del Bambino Gesù, dalla nascita a Betlemme, alla fuga della famiglia in Egitto, alla presentazione al Tempio. Organizzatore della mostra è il socio PIER LUIGI PATRITTI di Olgia di Re che esporrà materiale molto interessante della sua collezione dal 1600 ai primi del Novecento. Collabora alla Mostra con alcune immaginette della propria collezione anche FLAVIO CAMMARANO. L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 15 gennaio 2011 negli orari di apertura del Santuario.
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ROMA, 12 gennaio-12 marzo 2011
MADONNE E SANTI PROTETTORI CONTRO IL TERREMOTO
L’AICIS, con la collaborazione dell’Arciconfraternita di S. Maria dell'Orazione e Morte e dell’Accademia Culturale Europea, il 12 gennaio 2011 inaugura una mostra di immaginette sacre, dalla collezione privata del socio GIANCARLO GUALTIERI di Roma, sul tema: “Madonne e Santi Protettori contro il terremoto”.
L’esposizione che è allestita in Roma nella Chiesa Arciconfraternale di “S. Maria dell'Orazione e Morte”, in Via Giulia 262, rimarrà esposta al pubblico fino al 12 marzo 2011.
Per le visite, l’ingresso è libero, e la Chiesa rimarrà aperta al pubblico nel seguente orario: mattina dalle ore 8.00 alle ore 11.00; pomeriggio dalle ore 16.00 alle ore 18.00.
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I Santi nelle catechesi di Benedetto XVI
SANTA GIULIANA DI CORNILLON
di PAPA BENEDETTO XVI
Cari fratelli e care sorelle,
anche questa mattina vorrei presentarvi una figura femminile, poco nota, a cui la Chiesa però deve una grande riconoscenza, non solo per la sua santità di vita, ma anche perché, con il suo grande fervore, ha contribuito all’istituzione di una delle solennità liturgiche più importanti dell’anno, quella del Corpus Domini. Si tratta di santa Giuliana di Cornillon, nota anche come santa Giuliana di Liegi. Possediamo alcuni dati sulla sua vita soprattutto attraverso una biografia, scritta probabilmente da un ecclesiastico suo contemporaneo, in cui vengono raccolte varie testimonianze di persone che conobbero direttamente la Santa.
Giuliana nacque tra il 1191 e il 1192 nei pressi di Liegi, in Belgio. E’ importante sottolineare questo luogo, perché a quel tempo la Diocesi di Liegi era, per così dire, un vero "cenacolo eucaristico". Prima di Giuliana, insigni teologi vi avevano illustrato il valore supremo del Sacramento dell’Eucaristia e, sempre a Liegi, c’erano gruppi femminili generosamente dediti al culto eucaristico e alla comunione fervente. Guidate da sacerdoti esemplari, esse vivevano insieme, dedicandosi alla preghiera e alle opere caritative.
Rimasta orfana a 5 anni, Giuliana con la sorella Agnese fu affidata alle cure delle monache agostiniane del convento-lebbrosario di Mont-Cornillon. Fu educata soprattutto da una suora, di nome Sapienza, che ne seguì la maturazione spirituale, fino a quando Giuliana stessa ricevette l’abito religioso e divenne anche lei monaca agostiniana. Acquisì una notevole cultura, al punto che leggeva le opere dei Padri della Chiesa in lingua latina, in particolare sant’Agostino, e san Bernardo. Oltre ad una vivace intelligenza, Giuliana mostrava, fin dall’inizio, una propensione particolare per la contemplazione; aveva un senso profondo della presenza di Cristo, che sperimentava vivendo in modo particolarmente intenso il Sacramento dell’Eucaristia e soffermandosi spesso a meditare sulle parole di Gesù: "Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).
A sedici anni ebbe una prima visione, che poi si ripeté più volte nelle sue adorazioni eucaristiche. La visione presentava la luna nel suo pieno splendore, con una striscia scura che la attraversava diametralmente. Il Signore le fece comprendere il significato di ciò che le era apparso. La luna simboleggiava la vita della Chiesa sulla terra, la linea opaca rappresentava invece l’assenza di una festa liturgica, per l’istituzione della quale era chiesto a Giuliana di adoperarsi in modo efficace: una festa, cioè, nella quale i credenti avrebbero potuto adorare l’Eucaristia per aumentare la fede, avanzare nella pratica delle virtù e riparare le offese al Santissimo Sacramento.
Per circa vent’anni Giuliana, che nel frattempo era diventata la priora del convento, conservò nel segreto questa rivelazione, che aveva riempito di gioia il suo cuore. Poi si confidò con altre due ferventi adoratrici dell’Eucaristia, la beata Eva, che conduceva una vita eremitica, e Isabella, che l’aveva raggiunta nel monastero di Mont-Cornillon. Le tre donne stabilirono una specie di "alleanza spirituale", con il proposito di glorificare il Santissimo Sacramento. Vollero coinvolgere anche un sacerdote molto stimato, Giovanni di Losanna, canonico nella chiesa di San Martino a Liegi, pregandolo di interpellare teologi ed ecclesiastici su quanto stava loro a cuore. Le risposte furono positive e incoraggianti.
Quello che avvenne a Giuliana di Cornillon si ripete frequentemente nella vita dei Santi: per avere la conferma che un’ispirazione viene da Dio, occorre sempre immergersi nella preghiera, saper attendere con pazienza, cercare l’amicizia e il confronto con altre anime buone, e sottomettere tutto al giudizio dei Pastori della Chiesa. Fu proprio il Vescovo di Liegi, Roberto di Thourotte, che, dopo iniziali esitazioni, accolse la proposta di Giuliana e delle sue compagne, e istituì, per la prima volta, la solennità del Corpus Domini nella sua Diocesi. Più tardi, altri Vescovi lo imitarono, stabilendo la medesima festa nei territori affidati alle loro cure pastorali.
Ai Santi, tuttavia, il Signore chiede spesso di superare delle prove, perché la loro fede venga incrementata. Accadde anche a Giuliana, che dovette subire la dura opposizione di alcuni membri del clero e dello stesso superiore da cui dipendeva il suo monastero. Allora, di sua volontà, Giuliana lasciò il convento di Mont-Cornillon con alcune compagne, e per dieci anni, dal 1248 al 1258, fu ospite di vari monasteri di suore cistercensi. Edificava tutti con la sua umiltà, non aveva mai parole di critica o di rimprovero per i suoi avversari, ma continuava a diffondere con zelo il culto eucaristico. Si spense nel 1258 a Fosses-La-Ville, in Belgio. Nella cella dove giaceva fu esposto il Santissimo Sacramento e, secondo le parole del biografo, Giuliana morì contemplando con un ultimo slancio d’amore Gesù Eucaristia, che aveva sempre amato, onorato e adorato.
Alla buona causa della festa del Corpus Domini fu conquistato anche Giacomo Pantaléon di Troyes, che aveva conosciuto la Santa durante il suo ministero di arcidiacono a Liegi. Fu proprio lui che, divenuto Papa con il nome di Urbano IV, nel 1264, istituì la solennità del Corpus Domini come festa di precetto per la Chiesa universale, il giovedì successivo alla Pentecoste. Nella Bolla di istituzione, intitolata Transiturus de hoc mundo (11 agosto 1264) Papa Urbano rievoca con discrezione anche le esperienze mistiche di Giuliana, avvalorandone l’autenticità, e scrive: "Sebbene l’Eucaristia ogni giorno venga solennemente celebrata, riteniamo giusto che, almeno una volta l’anno, se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose infatti di cui facciamo memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza. Mentre stava infatti per ascendere al cielo disse: «Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20)".
Il Pontefice stesso volle dare l’esempio, celebrando la solennità del Corpus Domini a Orvieto, città in cui allora dimorava. Proprio per suo ordine nel Duomo della Città si conservava – e si conserva tuttora – il celebre corporale con le tracce del miracolo eucaristico avvenuto l’anno prima, nel 1263, a Bolsena. Un sacerdote, mentre consacrava il pane e il vino, era stato preso da forti dubbi sulla presenza reale del Corpo e del Sangue di Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia. Miracolosamente alcune gocce di sangue cominciarono a sgorgare dall’Ostia consacrata, confermando in quel modo ciò che la nostra fede professa. Urbano IV chiese a uno dei più grandi teologi della storia, san Tommaso d’Aquino – che in quel tempo accompagnava il Papa e si trovava a Orvieto –, di comporre i testi dell’ufficio liturgico di questa grande festa. Essi, ancor oggi in uso nella Chiesa, sono dei capolavori, in cui si fondono teologia e poesia. Sono testi che fanno vibrare le corde del cuore per esprimere lode e gratitudine al Santissimo Sacramento, mentre l’intelligenza, addentrandosi con stupore nel mistero, riconosce nell’Eucaristia la presenza viva e vera di Gesù, del suo Sacrificio di amore che ci riconcilia con il Padre, e ci dona la salvezza.
Anche se dopo la morte di Urbano IV la celebrazione della festa del Corpus Domini venne limitata ad alcune regioni della Francia, della Germania, dell’Ungheria e dell’Italia settentrionale, fu ancora un Pontefice, Giovanni XXII, che nel 1317 la ripristinò per tutta la Chiesa. Da allora in poi, la festa conobbe uno sviluppo meraviglioso, ed è ancora molto sentita dal popolo cristiano.
Vorrei affermare con gioia che oggi nella Chiesa c’è una "primavera eucaristica": quante persone sostano silenziose dinanzi al Tabernacolo, per intrattenersi in colloquio d’amore con Gesù! È consolante sapere che non pochi gruppi di giovani hanno riscoperto la bellezza di pregare in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Penso, ad esempio, alla nostra adorazione eucaristica in Hyde Park, a Londra. Prego perché questa "primavera" eucaristica si diffonda sempre più in tutte le parrocchie, in particolare in Belgio, la patria di santa Giuliana. Il Venerabile Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia, constatava che "in tanti luoghi […] l'adorazione del santissimo Sacramento trova ampio spazio quotidiano e diventa sorgente inesauribile di santità. La devota partecipazione dei fedeli alla processione eucaristica nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo è una grazia del Signore, che ogni anno riempie di gioia chi vi partecipa. Altri segni positivi di fede e di amore eucaristici si potrebbero menzionare" (n. 10).
Ricordando santa Giuliana di Cornillon rinnoviamo anche noi la fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Come ci insegna il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, "Gesù Cristo è presente nell'Eucaristia in modo unico e incomparabile. È presente infatti in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità. In essa è quindi presente in modo sacramentale, e cioè sotto le specie eucaristiche del pane e del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo" (n. 282).
Cari amici, la fedeltà all’incontro con il Cristo Eucaristico nella Santa Messa domenicale è essenziale per il cammino di fede, ma cerchiamo anche di andare frequentemente a visitare il Signore presente nel Tabernacolo! Guardando in adorazione l’Ostia consacrata, noi incontriamo il dono dell’amore di Dio, incontriamo la Passione e la Croce di Gesù, come pure la sua Risurrezione. Proprio attraverso il nostro guardare in adorazione, il Signore ci attira verso di sé, dentro il suo mistero, per trasformarci come trasforma il pane e il vino. I Santi hanno sempre trovato forza, consolazione e gioia nell’incontro eucaristico. Con le parole dell’Inno eucaristico Adoro te devote ripetiamo davanti al Signore, presente nel Santissimo Sacramento: "Fammi credere sempre più in Te, che in Te io abbia speranza, che io Ti ami!".
Benedetto XVI, mercoledì 17 novembre 2010
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I Quattordici Santi Ausiliatori
SAN CIRIACO, Martire – Hl. Cyriacus – Griechisch Kyriakos
di GIANCARLO GUALTIERI
San Ciriaco di Roma (fine III sec. - 16 marzo 306) fu un diacono della chiesa di Roma, è il quinto, in ordine alfabetico, dei “Quattordici Santi Ausiliatori” , la Chiesa cattolica lo festeggia l'8 agosto giorno in cui il suo corpo, assieme a quelli dei suoi compagni: Largo, Memmia, Crescenziano, Giuliana e Smaragdo ed altri , uccisi il 16 marzo, fu traslato dalla Via Salaria al settimo miglio della Via Ostiense.
Etimologia: Ciriaco = padrone, signore.
Ausilio: è invocato contro le tentazioni e le ossessioni diaboliche, specialmente in punto di morte.
Attributi: la “palma” simbolo del martirio, il “libro degli esorcismi” in mano e un “demone” tentatore ai piedi.
Patronato: protettore degli esorcisti.
La leggenda della vita: poche sono le notizie sulla sua vita, di seguito riporto quelle tratte da un leggendario della casa editrice “Cultura Religiosa Popolare - Viterbo 1935”, dal titolo “Nel Regno dei Cieli Vite di Santi per ciascun giorno dell’anno”. San Ciriaco fu diacono della Chiesa romana al tempo del papa Marcello . Durante la persecuzione di Diocleziano fu messo in carcere ed ivi tenuto lungamente con Sinisio, Largo e Smaragdo. Ciriaco, mentre era in carcere operò molti miracoli, fra i quali si narra anche che abbia liberato dal demonio Artemia, figlia dell’imperatore Diocleziano. L’imperatore gli dimostrò la sua gratitudine mettendolo in libertà. La fama di questo prodigio giunse anche al re di Persia, il quale aveva una figlia posseduta dal demonio. E il re scrisse a Diocleziano che mandasse Ciriaco alla sua corte. Andò il santo diacono e liberò, con le sue preghiere, la figlia del re dallo spirito maligno. Alla vista di quel prodigio non solo il re e la sua figlia, ma altri 430 persiani abbracciarono la religione cristiana; e Ciriaco, dopo averli istruiti, li battezzò. Ritornato poi a Roma, poté attendere tranquillamente al suo ministero per qualche tempo; ma essendo morto l’imperatore Diocleziano, e salito al trono Massimino, la persecuzione contro i cristiani si riaccese più fiera di prima. Ciriaco fu di nuovo imprigionato insieme con molti altri, perseverando costantemente nella fede, fu sottoposto a crudele martirio. Prima gli fu colata addosso pece bollente, poi, disteso sopra un cavalletto, fu spietatamente bastonato (Fig.4). Finalmente, sulla via Salaria, nei giardini di Sallustio, fu decapitato insieme con altri 24 martiri. I corpi di questi martiri furono seppelliti, sulla stessa via, da un prete di nome Giovanni; poi, per cura del papa Marcello e della nobilissima matrona romana Lucina, quei corpi, involti in stoffe di lino e imbalsamati con profumi preziosi, furono trasferiti nella proprietà della stessa Lucina, sulla via Ostiense, a sette miglia da Roma.
Il suo culto fu molto diffuso a Roma durante tutto il Medioevo, oltre alla basilica sepolcrale, sulla via Ostiense e ad un oratorio a lui dedicato presso le terme di Diocleziano, vi è una chiesa di in Trastevere e un'altra presso S. Maria in via Lata, dove sotto l'altare principale sono custodite la maggior parte delle Reliquie di S. Ciriaco
Tra i tanti comuni in cui è venerato S. Ciriaco sono da menzionare il piccolissimo comune di Bonito in provincia di Benevento (Fig.5), e Torre le Nocelle, piccolo Comune campano nella valle del Calore in provincia di Avellino, che lo ha eletto come Santo Patrono (Fig.6), e dove viene ricordato con molta partecipazione e devozione con due Tradizioni popolari molto antiche:
- la prima, detta dei “Falò di S. Ciriaco”, è quella di accendere falò in tutte le vie e le contrade del paese la notte tra il 15 e 16 marzo, (data appunto del suo Martirio) che coincide quasi con l'equinozio di primavera antico rito pagano.
- la seconda, quella dei “Carri di S. Ciriaco”, si svolge l’ 8 agosto (data della sua Sepoltura); alcuni carri colmi di grano, trainati da pariglie di buoi bianchi vengono portati davanti alla Chiesa, il grano viene offerto per devozione prima a S. Ciriaco e poi venduto per mezzo di un’asta pubblica. I bovari, prima della processione, nel momento in cui la statua del Santo esce dalla porta della Chiesa, colpiscono delicatamente con una verga gli stinchi degli animali, riuscendo a farli inginocchiare.
La notte dell’11 agosto 1961 è da ricordare un avvenimento prodigioso: la chiesa parrocchiale prende fuoco, tutto va in cenere ma la statua lignea con le reliquie di S. Ciriaco resta miracolosamente intatta. I fedeli in lacrime e gridando al miracolo portano subito la statua del loro Santo Protettore in processione per tutte le vie del paese.
Nel 1991 la chiesa di San Ciriaco diviene Santuario e nel 1993, il rettore don Michele Bianco, ottiene dal Card. Camillo Ruini vicario di Roma, il dono dell’insigne reliquia del sangue di San Ciriaco, allora custodito nella Basilica romana di Santa Maria in via Lata.
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Curiosando tra i libri
Paola Bergamini - Santi sociali tra Ottocento e - Edizioni di Pagina - pagg. 110 - € 12
SANTI SOCIALI? COSTRUTTORI DELL’IMPOSSIBILE
Recensione di Vittorio Polito
Chi sono i Santi? Sono coloro che in vita hanno condotto una vita esemplare, imitando sotto certi aspetti la vita di Cristo e quanto suggerisce il Vangelo. Chiaramente nella devozione popolare e nell’accezione comune, sono considerati Santi anche i Beati, i Venerabili ed i Servi di Dio, che pur non essendo ancora assurti agli onori degli altari, sono sulla buona strada per la loro vita esemplare e per i miracoli operati.
I Santi sociali, invece sono uomini e donne che pur nella testimonianza viva del cristianesimo si sono distinti in modo particolare rispondendo ai bisogni di chi gli stava accanto, operando un cambiamento nel contesto in cui vivevano. Paola Bergamini, giornalista e vicedirettore del mensile “Tracce”, ha pubblicato il tascabile “Santi sociali tra Ottocento e Novecento” per le Edizioni di Pagina, riportando la vita e le opere e gli scritti di alcuni Santi che hanno dedicato la loro vita soprattutto a favore dei bisognosi.
L’autrice ricorda, tra gli altri, Giuseppe Cottolengo (1786-1842), l’imprenditore della Divina Provvidenza, che in quattordici anni rivoluzionò l’assistenza ai poveri, facendo costruire dal niente una città nella città, coinvolgendo tante persone che gratuitamente prestavano le loro opere. Giovanni Bosco (1815-1888), il Santo tra i giovani, che rese famoso il rione Valdocco di Torino, creando laboratori e scuole per i ragazzi che vivevano per strada. Luigi Guanella (1842-1915), l’esiliato di Dio, considerato un sovversivo, a causa delle sua contrarietà al difficile rapporto tra Stato e Chiesa, che soppresse le congregazioni religiose convertendo il patrimonio a favore dello Stato. Francesca Cabrini (1850-1917), donna con grandi occhi e un sorriso attraente, sbarcata in America con altre 7 suore dell’Ordine delle Missionarie del Sacro Cuore, da lei fondato. Grazie a lei negli Stati Uniti ed in Europa, fiorirono orfanotrofi, collegi, scuole e ospedali. La sua forza? L’amore per Cristo. Luigi Orione (1872-1940), il “facchino di Dio”, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza. E tra i Santi sociali c’è anche il “medico santo”: Giuseppe Moscati (1880-1927). Per lui gli ammalati rappresentavano la figura di Gesù Cristo. Era un uomo ed un filantropo. Ai suoi pazienti, per la maggior parte bisognosi, oltre ai farmaci dava anche da mangiare. Celebre e ricercatissimo nell’ambiente partenopeo quando è ancora giovanissimo, il professor Moscati conquista ben presto una fama di portata nazionale ed internazionale per le sue ricerche originali, i risultati delle quali vengono da lui pubblicati in varie riviste scientifiche italiane ed estere.
Giorgio Vittadini nella sua prefazione sottolinea che i Santi in cui si parla nel volume di Bergamini, sono da considerare “moderni” per aver operato nelle grandi periferie delle metropoli urbane dell’Otto-Novecento con questioni legate all’industrializzazione, all’emigrazione, all’inurbamento, alle nuove povertà, allo sfasciarsi dei nuclei familiari, alle conseguenze delle guerre, all’affermarsi di nuove ideologie (marxista, liberista, ecc.), capaci di costruire ciò che agli uomini sarebbe stato impossibile.
(Fonte: Barisera 11 ottobre 2010, pag. 21)
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Alla ricerca dello Stabilimento Grafico
di Attilio Gardini
Visto che nei precedenti articoli si sono rivelate gradite le informazioni sui marchi che vanno a corredare molto nostro materiale filiconico, la Redazione di “Santini e Santità” continua a pubblicarne altri, insieme ai vostri graditi contributi. Anche questo è vivere nell’Associazione Aicis, anche questo è Filiconia.
Facilmente riconoscibile è lo stemma della Congregazione della Passione di Gesù Cristo (Congregatio Passionis Iesu Christi) che è un Istituto di diritto pontificio, i cui membri sono detti Passionisti: (C.P.). La congregazione venne fondata da Paolo della Croce (1694-1775), al secolo Francesco Paolo Danei.
Papa Benedetto XIV, nel 1741, approvò le regole della congregazione, che affidava ai religiosi la predicazione delle missioni popolari nelle zone più abbandonate. I Passionisti hanno prodotto alcune immaginette, caratterizzate dal loro logo costituito dal S. Cuore sormontato dalla croce, con i basso i tre chiodi che trafissero gli arti di Gesù, col motto: “Jesu XPI Passio”, ai lati: rami di olivo (la pace) e di alloro (l’immortalità). Pr. Passionisti. – Sede: n.d., Cromolitografia; R: “Santa Gemma Galgani”. V: Preghiera; Nessuna indicazione di Serie; margine liscio, con angoli arrotondati; Periodo: prima metà del Novecento; 125x70 mm.
Da una quindicina d’anni sono in circolazione le immaginette prodotte dal Caal Centro liturgico, Via Ugo Balzani, 29 - 00162 Roma - Tel. +39 06 86201432; oppure in Via Nicandro, 40/B - 00155 Roma - Tel. +39 06 2290442 – http://www.caal.it/ - Il Caal distribuisce icone, oggetti liturgici, complementi per arredi sacri. Particolarmente apprezzati sono i santini e le icone del pittore spagnolo, fondatore del Cammino neocatecumenale. Questo itinerario di formazione cattolica nacque negli anni sessanta, su iniziativa di Carmen Hernàndez e Kiko Arguello. Il Caal ha prodotto alcune immaginette, caratterizzate da un logo costituito dall’antico simbolo cristiano dell’ancora con il pesce-Ichthys acronimo della parola per pesce in greco, = Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. Pr. Caal – Sede: Roma, Stampa in offset a colori, su cartoncino patinato, R: “Madonna del Cammino” opera di Kiko Arguello; V: Orazione; margine liscio; Periodo: 1980-‘90; 120x70 mm.
La Legione di Cristo (L.C.) è una congregazione religiosa di diritto pontificio, fondata nel 1941. Ha come missione l’estensione del Regno di Cristo nella società, secondo le esigenze della giustizia e della carità cristiana, in stretta collaborazione coi Pastori ed i programmi pastorali di ogni diocesi. Oggi nelle sue file si contano più di 800 sacerdoti e 2500 seminaristi. Ha centri di formazione e case di apostolato in 22 paesi.
Nel 2004 la Santa Sede ha concesso l’approvazione definitiva degli statuti del Movimento di apostolato Regnum Christi. Il testo del decreto chiarisce che la sua finalità è l’instaurazione del Regno di Cristo fra gli uomini attraverso la santificazione dei suoi membri, nello stato e condizione di vita cui Dio li ha chiamati. Questa congregazione ha prodotto alcune immaginette, caratterizzate da un logo costituito da uno scudo araldico con al centro la croce e il Sacro Cuore e le iniziali ART. (acronimo di Adveniat Regnum tuum). Pr. Art. – Sede: Roma, Stampa in offset a colori, su cartoncino patinato, R: “La risurrezione di Cristo”; V: Orazione; margine liscio; Periodo: 1980; 100x80 mm.
La Famiglia Religiosa “Istituto dei Servi del Cuore Immacolato di Maria” (I.C.M.S. Immacolati Cordis Mariae Servi) nasce nel 1991 e due anni dopo fu eretta come Istituto di diritto diocesano dal Vescovo di Subiaco Mons. Stanislao Andreotti. La sede è in via Villa Troili, 56 Roma. La sua denominazione vuole indicare la particolare offerta della propria consacrazione a Dio attraverso il Cuore Immacolato. Ha prodotto alcune immaginette, caratterizzate da un logo costituito dal Cuore Immacolato, circondato da spine, col motto: “Per mezzo del mio Cuore Immacolato portate Cristo al mondo”. Pr. Icms – Sede: n.d., Riproduzione fotomeccanica, R: “Statua di Giovanni Paolo II” presso Chiesa S. Frediano, in Montignoso di Gambissi FI, V: Orazione; Nessuna numerazione di serie; Nessun bordo con margine liscio; Periodo: 2000-2010; 120x90 mm.
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Riportiamo qui appresso sia lo Statuto che il Regolamento approvati dall’Assemblea Straordinaria dei Soci nel maggio 2005.
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STATUTO
Art.1 - COSTITUZIONE, SCOPO, DENOMINAZIONE ED EMBLEMA
E’ costituita, con la forma prevista dall’art. 36 e seguenti. del Codice Civile, una Associazione che ha lo scopo di promuovere lo studio delle immaginette sacre sotto il profilo religioso, storico, artistico, editoriale, al fine di approfondire la fede personale dei soci, di svolgere azione apostolica dei principi cristiani e di coltivare la specifica passione degli associati. Essa assume la denominazione “Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre” e adotta la sigla A.I.C.I.S.
L’Emblema sociale è costituito da un cerchio color giallo (aureola di santità e luce) contornato dalla dicitura “Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre” al cui centro spicca una croce (Cristo) stilizzata, di color sangue scuro (martirio), con al centro la sigla A.I.C.I.S in colore blu (invito a vivere sulla terra guardando al Cielo).
Art.2 - ATTIVITA’ SOCIALE
L’Associazione ha le esclusive finalità religiose, culturali e di promozione sociale per le quali è costituita ed intende raggiungere tali scopi:
-predisponendo una circolare o rivista di collegamento fra i soci;
-facilitando lo scambio di materiale e notizie fra i soci e fra questi e consimili associazioni;
-promuovendo riunioni locali e nazionali di appassionati, studiosi e specialisti e partecipando ad analoghe riunioni estere e internazionali;
-organizzando, patrocinando e promuovendo mostre, convegni, tavole rotonde, conferenze e pubblicazioni riguardanti le immaginette sacre.
L’Associazione, che ha carattere nazionale, non ha fini politici, né di lucro, non può quindi distribuire, anche in modo indiretto e durante la vita della medesima, utili o avanzi di gestione, nonché fondi e/o riserve, salvo che la destinazione o la distribuzione siano imposte dalla legge.
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Art.3 - SEDE
La sede dell’Associazione è in Roma.
Art.4 - DURATA
L’Associazione ha durata illimitata.
Art.5 - SOCI
Sono soci dell’A.I.C.I.S. coloro che, condividendone la normativa statutaria e le finalità, aderiscono all’Associazione secondo le modalità previste dal Regolamento.
Essi hanno diritto ad essere eletti alle cariche sociali, a partecipare alle assemblee con voto deliberativo, a presentare al Consiglio Direttivo proposte di attività e all’Assemblea proposte di modifica al presente Statuto e al relativo Regolamento. Ogni proposta di modifica deve essere sottoscritta almeno da un quinto dei soci.
I soci devono, inoltre, osservare lo Statuto e le deliberazioni degli organi sociali e versare nei termini stabiliti, le quote previste.
Possono aderire all’A.I.C.I.S. anche minorenni, nonché associazioni ed enti. I soci minorenni non hanno diritto di voto in assemblea, mentre le associazioni e gli enti hanno diritto, al pari dei soci, a un voto.
I soci dell’A.I.C.I.S. si distinguono in:
-Fondatori: coloro che hanno partecipato alla costituzione dell’Associazione;
-Ordinari: gli iscritti all’Associazione che versano la relativa quota;
-Sostenitori: coloro che si impegnano a sostenere finanziariamente le attività dell’Associazione versando una quota almeno doppia di quella prevista;
-Onorari: per particolare prestigio e lustro dato all’Associazione o al settore delle immaginette sacre.
La qualità di socio si perde per morte, dimissioni o radiazione
conseguente a morosità o a comportamento lesivo degli interessi dell’Associazione. In quest’ultimo caso, il socio ha la facoltà di ricorrere al Collegio dei Probiviri il cui giudizio è inappellabile.
Le dimissioni o la radiazione non consentono all’ex-socio di partecipare all’attività sociale. Il Consiglio stesso designa gli addetti ai vari incarichi e può cooptare dei consulenti tecnici che partecipano alle riunioni senza diritto di voto.
Art. 6 - FONDO PATRIMONIALE
Il fondo patrimoniale dell’Associazione è costituito dalle quote sociali e da eventuali donazioni o contributi di altri soggetti. Le quote sociali non sono trasmissibili, ad eccezione di trasferimenti a causa di morte, e non sono ripetibili, né rivalutabili.
Art. 7 - ESERCIZIO SOCIALE E RENDICONTO ANNUALE
L’esercizio sociale coincide con l’anno solare. Per ogni esercizio deve essere redatto, a cura del Tesoriere, un rendiconto economico e finanziario. Tale documento sarà proposto dal Consiglio Direttivo all’approvazione dell’Assemblea entro il 30 maggio dell’anno successivo cui si riferisce.
Art. 8 - ORGANI SOCIALI
Organi dell’A.I.C.I.S. sono: -l’Assemblea dei soci; -il Consiglio Direttivo; il Collegio dei Revisori; il Collegio dei Probiviri. Tutte le cariche sono ricoperte a titolo gratuito.
Art.9 - ASSEMBLEA DEI SOCI
L’Assemblea è composta da tutti i soci, maggiori d’età se persone fisiche, in regola con la quota; essa è ordinaria e straordinaria. Di ogni riunione verrà redatto un verbale sottoscritto dal Presidente e dal Segretario e, quando occorre, da due scrutatori, nominati dall’Assemblea. L’Assemblea può essere surrogata con un referendum, su delibera del Consiglio Direttivo. E’ ammesso il voto per corrispondenza.
Art.10 - ASSEMBLEA ORDINARIA
E’ indetta almeno una volta all’anno entro il 30 maggio, per l’approvazione del rendiconto economico-finanziario e ha potere deliberante sugli indirizzi generali relativi all’attività dell’Associazione. E’ validamente costituita, in prima convocazione, quando siano presenti o rappresentati almeno la metà più uno dei soci e, in seconda convocazione, con qualunque numero di soci; essa delibera a maggioranza dei presenti e rappresentati.
L’Assemblea nomina il Consiglio Direttivo, il Collegio dei Revisori e quello dei Probiviri, ed è competente per ogni altra materia non specificamente riservata agli altri organi dell’Associazione.
Art.11 - ASSEMBLEA STRAORDINARIA
L’Assemblea può essere convocata in via straordinaria tutte le volte che il Consiglio Direttivo, a maggioranza dei voti, lo ravvisi utile; deve essere anche convocata quando i Revisori, o almeno un quinto dei soci, ne facciano formale richiesta al Presidente del Consiglio Direttivo.
L’Assemblea straordinaria è validamente costituita, in prima convocazione, quando siano presenti o rappresentati almeno due terzi dei soci e, in seconda convocazione, quando siano presenti o rappresentati almeno il 50% più 1 dei soci; essa delibera a maggioranza dei due terzi dei presenti e rappresentati. Essa delibera sulle modifiche dello statuto, sullo scioglimento dell’Associazione e sulla nomina dei liquidatori.
Art.12 - CONSIGLIO DIRETTIVO
Il Consiglio Direttivo, cui spetta l’amministrazione ordinaria e straordinaria dell’Associazione e i cui compiti sono indicati nel Regolamento, è composto da cinque membri, eletti tra i soci dall’Assemblea ordinaria, e da un Assistente Ecclesiastico.
Il Consiglio rimane in carica per cinque anni e i suoi membri sono rieleggibili. Qualora venissero a mancare uno o più consiglieri si provvederà, ove possibile, a sostituirli con i soci risultati non eletti in sede di elezione del Consiglio Direttivo da parte dell’Assemblea, secondo l’ordine previsto all’art.7 del Regolamento. Il consigliere subentrato termina il suo mandato con l’intero Consiglio Direttivo alla scadenza del quinquennio in corso.
Il Consiglio designa fra i suoi membri il Presidente, il Vice-presidente, il Segretario, il Tesoriere e l’Addetto alle pubbliche relazioni.
Il Consiglio stesso designa, altresì, gli addetti ai vari incarichi e può cooptare dei consulenti tecnici che partecipino alle riunioni senza diritto di voto.
Il Direttore della Circolare o Rivista sociale partecipa alle riunioni con il solo voto consultivo. Il Consiglio Direttivo è validamente costituito con la presenza di almeno tre membri e delibera a maggioranza assoluta dei presenti. Esso delibera la convocazione dell’Assemblea ogni qualvolta lo ritenga opportuno ovvero secondo quanto previsto agli artt.10 e 11.
Di ogni riunione del Consiglio Direttivo viene redatto un verbale sottoscritto dal Presidente o dal Vicepresidente e dal Segretario.
Art.13 - COLLEGIO DEI REVISORI
L’amministrazione dell’Associazione è sottoposta al controllo di tre Revisori effettivi e due supplenti nominati dall’Assemblea tra i soci che non rivestono altre cariche sociali. Essi eleggono nel proprio seno il Presidente, durano in carica cinque anni, sono rieleggibili e partecipano alle riunioni del Consiglio Direttivo con il solo voto consultivo. I Revisori devono verificare, tutte le volte che lo ritengono opportuno e comunque una volta all’anno, i registri contabili, apponendovi la loro firma, e controllare i documenti giustificativi di spesa, attestando l’esattezza e la corrispondenza dei medesimi con il rendiconto economico e finanziario.
Esplicano, infine, ogni altro controllo di tipo amministrativo che ritengono utile. Sull’attività da loro svolta i Revisori riferiranno all’Assemblea con relazione da allegare al rendiconto economico e finanziario annuale.
Art.14 - COLLEGIO DEI PROBIVIRI
Il Collegio dei Probiviri è costituito da tre membri effettivi e due supplenti nominati dall’Assemblea tra i soci che non rivestono altre cariche sociali. Durano in carica cinque anni e sono rieleggibili.
Il Collegio elegge nel suo seno il Presidente. Il Collegio ha il compito di istruire e decidere, inappellabilmente, equamente e senza formalità di rito, le vertenze tra i soci e l’Associazione.
Art.15 - SCIOGLIMENTO DELL’ASSOCIAZIONE
Lo scioglimento dell’Associazione è deliberato dall’Assemblea straordinaria dei soci con la maggioranza prevista all’art.11. Con la delibera di scioglimento la stessa Assemblea nomina una o più soci liquidatori per la liquidazione delle attività che andranno obbligatoriamente a favore di altra associazione con finalità analoghe o a fini di pubblica utilità, salvo diversa destinazione imposta dalla legge.
Art.16 - FORO COMPETENTE
Per ogni controversia è competente il Foro di Roma.
Art.17 - RINVIO AL REGOLAMENTO
L’attuazione delle norme del presente Statuto avverrà secondo il Regolamento che costituisce parte integrante dello stesso.
NORMA TRANSITORIA: In temporanea deroga alle norme statutarie di cui agli articoli 12, 13 e 14 , gli attuali componenti del Consiglio Direttivo, del Collegio dei Revisori e di quello dei Probiviri decadranno dal rispettivo mandato allo scadere del periodo triennale previsto dalla normativa vigente al momento della loro elezione.
Il termine quinquennale previsto dal Nuovo statuto per tali organismi decorrerà dal 1.1.2007.
REGOLAMENTO
Art.1 - ISCRIZIONE ALL’ASSOCIAZIONE
Sono soci dell’A.I.C.I.S. coloro la cui domanda di iscrizione è accettata dal Consiglio Direttivo.
Art.2 - VERSAMENTO DELLA QUOTA
Tutti i soci, ad eccezione di quelli Onorari, hanno l’obbligo di versare sia la quota di iscrizione che la quota annuale, nonché eventuali contributi straordinari deliberati dal Consiglio o dall’Assemblea.
Art.3 - DIRITTI E DOVERI DEI SOCI
I Soci in regola con il pagamento della quota esercitano i diritti statuari loro riconosciuti: partecipano alle attività sociali, intervengono alle manifestazioni a carattere locale o nazionale organizzate dall’A.I.C.I.S., usufruiscono delle agevolazioni e dei servizi promossi dall’Associazione.
Essi, inoltre, ricevono gratuitamente la Circolare informativa o Rivista di collegamento dell’Associazione recanti, fra l’altro, estratti delle delibere degli organi dell’Associazione, il rendiconto annuale e, ove occorra, comunicazione delle convocazioni assembleari.
Coloro che non rispettano le norme associative o le delibere del Consiglio, anche con il semplice mancato versamento della quota, perdono la qualifica di socio.
Per tornare a far parte dell’A.I.C.I.S. essi devono sottoporre al Consiglio Direttivo una nuova domanda di iscrizione.
Art.4 - RECESSO DEL SOCIO
Il socio deve comunicare per iscritto al Consiglio Direttivo, almeno due mesi prima della fine dell’anno sociale, il proposito di recedere dall’Associazione; egli è tenuto comunque al pagamento della quota sociale per l’anno in corso
Art.5 - CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA
La convocazione dell’Assemblea è effettuata dal Presidente del Consiglio Direttivo, previa delibera del Consiglio medesimo, con avviso spedito almeno dieci giorni prima della data indicata per la prima riunione.
L’avviso deve contenere l’indicazione del giorno, dell’ora e del luogo della riunione, in prima e seconda convocazione, e dell’ordine del giorno.
Art. 6- MODALITA’ DI SVOLGIMENTO DELL’ASSEMBLEA
L’Assemblea nomina, nel suo ambito, il Presidente e il Segretario e, quando occorra, due Scrutatori tra i soci presenti, esclusi quelli facenti parte del Consiglio Direttivo; verifica, ai fini della validità dell’Assemblea stessa, il numero dei Soci presenti e rappresentati.
I Soci possono farsi rappresentare all’Assemblea – quando non si proceda per Referendum – con delega scritta rilasciata ad altro socio. Non possono essere conferite ad ogni socio partecipante più di cinque deleghe.
L’Assemblea, validamente costituita, esamina gli argomenti posti all’ordine del giorno e, sulla base delle relazioni svolte dagli organi sociali, procede alle deliberazioni del caso. Tutte le votazioni riferentesi a persona avvengono per votazione segreta. Qualsiasi altra votazione avviene per alzata di mano.
Gli appartenenti al Consiglio Direttivo e i Revisori si astengono dalle votazioni inerenti all’approvazione del rendiconto.
Art.7 - ELEZIONE DEGLI ORGANI SOCIALI
Il Consiglio Direttivo cura la compilazione delle liste elettorali, raccogliendo le candidature e le indicazioni dei soci. Quindi, provvede ad inviare ai votanti una scheda recante, in ordine alfabetico, i nomi dei candidati, unitamente alla convocazione dell’Assemblea elettiva.
Sono candidati di diritto tutti i dirigenti uscenti, salvo loro espressa rinuncia.
Le elezioni avvengono per votazione nominativa a scrutinio segreto.
Ciascun socio potrà esprimere le seguenti preferenze:
-sette nominativi per il Consiglio Direttivo;
-cinque nominativi per il Collegio dei Revisori;
-cinque nominativi per Il Collegio dei Probiviri.
I soci che non sono presenti all’Assemblea elettiva, possono far pervenire in tempo utile alla Segreteria dell’Associazione, o direttamente al seggio, la propria scheda in busta chiusa priva di ogni indicazione, dentro un’altra che reca il nome del mittente.
L’Assemblea ordinaria elettiva si svolge secondo le modalità previste ai precedenti artt. 5 e 6.
All’Assemblea partecipano anche tre scrutatori scelti fra non appartenenti agli organi sociali in carica, né candidati agli stessi.
Gli scrutatori assicurano il corretto svolgimento delle operazioni di voto, effettuano lo spoglio delle schede e procedono alla proclamazione dei risultati.
In caso di parità di voti viene eletto il candidato più anziano per iscrizione all’Associazione e in caso di ulteriore parità il più anziano di età.
Art.8 - COMPITI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
I compiti fondamentali del Consiglio Direttivo sono:
-attuare gli scopi statutari;
-approvare le domande di iscrizione o reiscrizione all’Associazione;
-coordinare l’attività degli associati e degli eventuali gruppi;
-curare le circolari di collegamento, la rivista e le altre pubblicazioni che rientrino negli scopi sociali;
-tenere i rapporti con le altre associazioni, enti, autorità civili, politiche e religiose;
-nominare i Soci Onorari, previo approfondito esame delle proposte;
-curare la compilazione delle liste elettorali;
-deliberare eventuali contributi straordinari;
-accettare le istanze di recesso dall’Associazione e decidere in merito alla radiazione dei soci nei casi di morosità o comportamenti lesivi degli interessi dell’Associazione stessa.
Art.9 – COMPITI DEL PRESIDENTE E DEL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
Il Presidente del Consiglio Direttivo ha la firma e la rappresentanza dell’Associazione di fronte a terzi e in giudizio. Egli convoca l’Assemblea dei Soci ed il Consiglio Direttivo ogni qualvolta lo ritenga opportuno o quando ne facciano richiesta almeno tre consiglieri e l’Assemblea nei casi previsti dall’art.10 e 11 dello Statuto. Nelle riunioni del Consiglio, che presiede, il suo voto è determinante in caso di parità.
Il Vice-Presidente collabora con il Presidente: in particolar modo svolge funzioni di coordinamento dei componenti di eventuali settori di lavoro, di studio o di ricerca e sostituisce il Presidente, con le stesse prerogative, in tutti i casi di sua assenza o impedimento.
Art.10 – COMPITI DEL TESORIERE
Il Tesoriere custodisce, sotto la sua personale responsabilità, il denaro e ogni altro valore dell’Associazione che gli venga affidato nonché i libri sociali di cui cura la tenuta e l’aggiornamento; predispone il rendiconto economico e finanziario annuale e lo sottopone alle deliberazioni del Consiglio Direttivo per la proposta all’Assemblea. I verbali, i registri contabili e i giustificativi di spesa sono conservati presso la sede sociale.
Art.11 - MODIFICHE AL REGOLAMENTO
Le modifiche al presente Regolamento potranno essere apportate dall’Assemblea ordinaria dei Soci.
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ERRATA CORRIGE DI PAG .29-31 DEL NR. 2/2010 DI
SANTINI E SANTITA’
Segnaliamo che nell’articolo “San Carlo Borromeo nel IV Centenario della Canonizzazione”, pubblicato in “Santini e Santità” nr. 2/2010, alle pp. 29-31, alcune delle immaginette proposte sono state impaginate diversamente rispetto la descrizione del testo.
Il Canivet è stato inserito in basso a sinistra di pag.29, mentre a pag. 30, dall’alto in basso sono stati inseriti il n. 8 (Maison Basset di Parigi), il nr. 9 (casa svizzera Benziger) e il nr. 7 (J. Koppe di Praga); a pag. 31 si trovano i santini praghesi opera di Rudl e di Pachmayer, rispettivamente numerati 6 e 5 del testo.
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Reliquie a Torino: memorie sconosciute da scoprire
I RELIQUIARI: FUNZIONE E TIPOLOGIE
di LAURA BORELLO
Alle reliquie in quanto resti di corpi santi o comunque di oggetti particolarmente legati al sacro, siano insigni oppure no (1), è attribuito un particolare valore protettivo e una particolare potenza. Non possono dunque venire trattate liberamente da chiunque: la santità come tale deve godere di una particolare sacralità atta quasi a mantenere la potenza ad essa connessa (ciò si trova a livello antropologico anche in culture non cristiane). Le reliquie riferibili in modo (tutto da documentare) a Cristo assumono particolare valore nella mentalità popolare poiché legate al corpo Santo per eccellenza, presenza reale e sacramentale nell’Eucaristia.
I resti sono preziosi e di conseguenza vanno protetti: ecco la vera funzione del reliquiario: conservare e custodire un “oggetto” di valore perché rinvia al sacro. A ciò si aggiunge nel corso del tempo la garanzia dell’autenticità attraverso i sigilli posti al “contenitore”. Fra i resti sacri esposti alla pubblica venerazione ed il fedele si avrà sempre, per lo meno in età moderna, una barriera costituita da un’Urna o da un reliquiario che può assumere specie nei secoli più recenti una forma simile a quella di un ostensorio: sembra usata con frequenza pure la forma ambrosiana dove predomina il vetro rispetto al metallo (manca in entrambe la lunetta che non potrebbe fissare la reliquia). Anche la cerimonia del bacio delle reliquie, diffusa un tempo quasi in ogni chiesa, era “mediata” attraverso un reliquiario o una pace. Una particolare forma di reliquiari è legata alla concezione ciclica del tempo. In essi si trova una reliquia per ogni giorno dell’anno, spesso sono accorpate per mese e ognuno magari assume la forma di un fiore. Sono oggetti di una certa grandezza. Altri invece sono divisi per trimestre o per semestre e a ogni mese corrisponde una colonna con il numero dei giorni: reliquiari con la medesima struttura contengono reliquie di santi di un determinato ordine religioso. In più chiese vi era la tradizione di esporre quotidianamente una, seguendo il calendario liturgico come avveniva, ad esempio a Torino attorno al 1930 all’Ausiliatrice.
Si traduce così visivamente quanto ricordato ogni giorno dal Messale, nelle “memorie” dei santi.
La reliquia, per avere valore, deve essere “autentica” e per questo il reliquiario reca sigilli in ceralacca con lo stemma del vescovo la cui funzione è quella di fermare i fili o i nastri, possibilmente di seta rossa (colore del sangue), che fissano il resto sacro al supporto: il sigillo garantisce integrità e autenticità, impedendo le frodi. Tutto ciò non è sufficiente: occorre anche un documento che descriva il reliquiario e riproduca il sigillo vescovile, solo con l’ “autentica” la reliquia è ufficialmente accettata e riconosciuta degna di venerazione dalla Chiesa. Questo tipo di documentazione si è venuto a codificare nel corso dei secoli e si è reso necessario per l’abnorme moltiplicarsi delle reliquie (pare, ad esempio, che Sant’Apollonia avesse oltre 300 denti e San Giovanni Battista più di un capo, quasi fosse una specie di mostro). A Torino sono particolarmente abbondanti le reliquie di San Vittorio, presenti nella Chiesa dello Spirito Santo, in quella di San Tommaso, al Cottolengo e all’Ausiliatrice, quasi il suo corpo si fosse “moltiplicato” nel tempo.
Inoltre, nella chiesa di San Dalmazzo, sempre a Torino, vi è un altare con la statua e le reliquie di Santa Vittoria: spesso nell’ambito dei reliquiari o delle reliquie al nome maschile corrisponde quello femminile, forse per non fare torti negli onomastici. Nel caso di Vittorio si sovrappongono i nomi Vittore e Vittorio e si conoscono vari santi con questo nome. Vittoria invece richiama alla mente la vittoria dei santi sul peccato conclusa nel premio eterno (il Paradiso). Ecco perché vi sono altri corpi di sante con questo nome, come, ad esempio, nella Badia Camaldolese di Fonte Avellana (2).
La proliferazione delle reliquie è conseguenza di un fiorente commercio legato prima alle Crociate e, successivamente, in parte alle “indulgenze”, una delle cause scatenanti la Riforma protestante. Alcuni santi in realtà forse non sono neppure mai esistiti: del resto solo con le decretali del 1234 viene riconosciuta prerogativa unica del Papa la canonizzazione, anche se occorrerà molto tempo prima di giungere alla piena applicazione di ciò (3). La garanzia dell’autenticità delle reliquie va posta in relazione e si accompagna parallelamente alla definizione del processo di canonizzazione codificato definitivamente in tutta la sua complessità da Benedetto XIV e semplificato in modo consistente soltanto nel corso del XX secolo (l’ultima legislazione in materia risale al 1983). Specie nei periodi più antichi i “santi” nascevano dalla traizione orale e dalla devozione popolare ed il riconoscimento da parte della Chiesa avveniva solo più tardi: la tradizione orale era in passato assai più forte ed incisiva in ogni campo rispetto a quella subentrata (specie nel Diritto) in epoca relativamente moderna (XVI secolo). Costituivano elementi importanti nel riconoscimento dei santi il corpo “incorrotto” (richiamo a vari passi biblici) e l’ “odore della santità” che più che al profumo, talora “emanante” dai luoghi di sepoltura, ricorda lo stile inatteso dei santi.
I reliquiari vanno distinti tipo logicamente e cronologicamente. Diversi risalgono all’alto e basso Medioevo: si tratta per lo più di lavori di raffinata oreficeria. Soprattutto dall’Oriente (terra di martiri e luogo delle Crociate) giungevano sacchetti di ossa e frammenti umani, oggetto talora di contesa fra nobili casate.
Una volta conquistato il prezioso resto lo si “montava” in un contenitore (e ciò poteva avvenire anche dopo secoli): il valore dell’oggetto veniva giustificato dalla potenza, anche taumaturgica, della reliquia. Talora il reliquiario poteva essere l’origine di un contenitore più grande come un’intera cappella o del ‘retablo’ di un altare: è il caso, ad esempio, della ‘Capila major’ della cattedrale della “La Seo” di Saragozza.
La maggior parte delle reliquie era posseduta da nobili e principi (l’alto clero e abati sovente coincidevano con le casate nobiliari) che talora le davano come pegno in cambio di cospicui prestiti necessari anche per sostenere spese belliche (4). In molti reliquiari medioevali il “resto sacro” non è visibile, ma viene interamente protetto dall’involucro ed era mostrato al popolo solo in particolari occasioni. Tali reliquiari hanno dei meccanismi che permettono di presentare direttamente la reliquia estraendola dal loro contenitore senza protezione particolare (5). Mi riferisco non tanto al busto reliquiario che con il tempo potrà avere anche il valore di ritratto, ma soprattutto alle braccia, alle gambe, ai piedi ed alle mascelle. La reliquia “insigne” veniva racchiusa generalmente in un reliquiario che assumeva la forma anatomica corrispondente (un dito, ad esempio, poteva essere racchiuso in un reliquiario a forma di dito o di mano, ecc….). Questo “smembramento” dei corpi (oggi vietato dalle norme della chiesa) a livello di oggetto presenta analogie con gli ex-voto anatomici dove si raffigura la parte del corpo corrispondente a quella sanata dalla divinità e ricorda usi funebri correnti in Europa. Specie nella nobiltà era ancora presente una forma di imbalsamazione che poteva comportare il seppellimento del cuore e delle viscere in luoghi sacri differenti rispetto a dove si sotterrava il corpo. Il muscolo diviene un elemento simbolico ossia l’offerta di sé alla divinità diventando una delle forme votive più comuni (nelle incisioni si passa da una raffigurazione anatomica degna delle migliori conoscenze mediche dell’epoca ad una simbolica). In riferimento all’uso di offrire materialmente il cuore ad una chiesa ricordo tre esempi torinesi che spaziano dal XV secolo al XIX: Domenico della Rovere (+ 1501), costruttore della Cattedrale di Torino vuole per volontà testamentaria che il proprio cuore venga collocato nella chiesa della Madonna del Popolo di Roma mentre il suo corpo dovrà essere seppellito a Torino; Cristina di Francia lascerà il suo cuore nella chiesa di Santa Teresa a Torino e una lapide ricorda il punto in cui fu murato ed, infine, la principessa Maria Antonietta Waldebourg Trucsses di Hohenzollern (1781-1831) farà chiudere in una teca d’argento a forma di cuore il muscolo vitale e lo donerà, stando all’Inventario del 1846, per testamento alla Consolata (6) (l’oggetto attualmente non è reperibile). In questo contesto la canzone del “testamento del capitano di Saluzzo” in cui il militare ferito a morte lascia ogni parte del corpo ad una persona differente, raccolta nell’Ottocento in più regioni italiane, assume un valore molto più realistico di quanto non sembri a prima vista (7). La riforma protestante ha portato ad un’affievolirsi, almeno momentaneo, dell’interesse per le reliquie soprattutto da parte delle grandi casate nobiliari: a partire dal XVII secolo però i reliquiari sono numerosi e visibili nelle chiese e si sviluppa una particolare tipologia destinata a diventare d’uso domestico in cui il valore ornamentale e decorativo prevale sulla reliquia. Questi oggetti provengono generalmente da conventi di monache e monaci di clausura che li donavano ai loro benefattori o a chiese: testimoniano una notevole perizia e una pazienza eccezionale. Si imitano con materiali poveri (carta, carta dorata, fili di metallo, perline in tempi più recenti) le lavorazioni dell’oreficeria medioevale e della filigrana. Altri paralleli sono possibili, specie nel XVIII secolo, con i velluti ricamati in oro: opere costose (al pari dell’oreficeria), spesso realizzate nei laboratori conventuali (8).
I reliquiari delle chiese a partire dalla Controriforma mi sembra tendano ad utilizzare materiali meno pregiati del passato (naturalmente con le debite eccezioni): si usa di più l’argento dell’oro, scompaiono o diminuiscono nettamente le pietre preziose. Molti reliquiari eseguiti da artigiani di alto livello, sono di legno dorato ed argentato, quelli “preziosi” sono spesso frutto di doni di intere comunità scampate ad epidemie di peste o di colera per intervento divino.
Nel corso del XIX e del XX secolo si assiste al progressivo processo industriale che investe anche le fabbriche di arredi sacri: i reliquiari diventano oggetti sempre più seriali e in molti casi dozzinali. Moltissimi sono in metallo, materia che si presta particolarmente alla lavorazione industriale: fra i prodotti più interessanti troviamo quelli smerciati in tutta Italia, tramite filiali ed esclusivisti, dal Pontificio stabilimento d’arredi sacri Bertarelli di Milano.
I reliquiari hanno le forme più diverse: utile la distinzione che tiene conto delle dimensioni come nei cataloghi di oggetti sacri e negli inventari del XIX e degli inizi del XX secolo.
NOTE:
1 Il termine reliquia indica nella sua accezione più ampia ciò che resta, a partire dal corpo di quanto era appartenuto a personaggi illustri e, nel caso qui preso in esame, specificatamente ai santi riconosciuti come tali dalla chiesa. Vista l’eterogeneità e la grande quantità di così dette reliquie la Chiesa ha ritenuto necessario stabilire una sorta di “gerarchia” di questa documentazione: il canone 1281 del vecchio codice di Diritto Canonico (1917) stabilisce che una reliquia va considerata insigne quando sia costituita dal corpo intero del santo, dalla testa, dalle braccia, dalle gambe, o da quella parte del corpo, nel caso dei martiri, oggetto del martirio. Oltre alle ‘reliquiae insignes’, vi sono anche quelle ‘non insignes’ (corpi privi di testa), le ‘notabiles’ (mani e piedi) e le ‘exiguae’ (dita e denti). Accanto a questo primo gruppo di reliquie-dirette (ossia formate da parti grandi o piccole del corpo) e primarie - vanno poste quelle indirette o secondarie, costituite da oggetti appartenuti ai santi oppure ottenute ponendo tessuti e altri oggetti a contatto con i resti del santo (reliquie per contatto). Le reliquie relative alla Passione di Cristo sono dette maggiori e non risentono delle suddivisioni precedenti. Anche se - nel caso dei veli della Veronica e della Sindone - furono spesso realizzate delle reliquie secondarie (copie dipinte) e sacralizzate ponendole a contatto con l’originale.
2 I nomi Vittorio e Vittore hanno la radice latina Victor e Victrix: la stessa di Vittoria. Nella Bibliotheca Sanctorum i nomi Vittorio e Vittore sono unificati meno in un caso.
3 Per i dati del processo di canonizzazione cfr F.VERAJA, Le cause di canonizzazione dei santi, Roma 1992.
4 Agiografia medievale, a cura di S.BOESCH GAJANO, Bologna 1976.
5 Alcuni di questi meccanismi sono riprodotti in modo assai chiaro nel testo di B.BOSSARD, Il Tesoro, pellegrinaggio ai corpi santi e preziosi della cristianità, Milano 1982.
6 Tale inventario è conservato presso gli Oblati di Maria Vergine a Pinerolo. Ho pubblicato alcuni dati relativi a questi usi funebri in L.BORELLO, Ex-voto quale immagine dinastica offerta dai Savoia, in “Studi Piemontesi”, XVII/1 (1988).
7 Il testo della canzone è riportato da C.NIGRA, Canti popolari del Piemonte, Torino 1957. Nel canto il capitano raccomanda di dividere il corpo in quattro parti una da dare alla Francia, una al Monferrato (patria di origine del militare), una (la testa) alla madre e, infine, una a Margherita (il cuore). Il canto trae spunto da fatti realmente accaduti come precisa con molta cura il Nigra, che per altro non è riuscito a identificare storicamente la figura di Margherita (moglie illeggittima o figlia?).
8 Un’ampia campionatura è fornita dal testo AA.VV., Reliquien verebrung und verklarung, Koln 1989.
(Fonte: “Reliquie a Torino. Memorie sconosciute da scoprire” - Deputazione Subalpina di Storia Patria - Torino Palazzo Carignano, 2002)
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Le monde ravissant des Images pieuses
L’incantevole mondo delle Immagini devote,ovvero l’elegante “Salotto” online di Paola Galanzi
http://ilcollezionismodeisantini.blogspot.com/
di CARLUCCIO FRISON
Con vera gioia e un po’ di trepidazione, durante una telefonata con il nostro vice presidente Renzo Manfè, ho accolto l’invito di recensire per la nostra rivista, il bellissimo Blog dell’amica Paola Galanzi, collezionista e studiosa di questo importante fenomeno collezionistico: Le monde ravissant des Images pieuses…
“Gioia” perché mi sembrava doveroso, da parte mia, che ho avuto occasione più volte di essere suo ospite, cercare di esprimere in modo più che tangibile il mio grazie per averlo creato prima e poi per averlo condiviso con tutti noi.
“Trepidazione” perché, pur avendo acquisito già una mia piccola, personale esperienza di recensore di libri (di storia per lo più), non mi era ancora capitato di dovermi cimentare nella recensione di un Blog.
Intanto: che cos’è un Blog? Si tratta di “un sito internet - citazione da “ Wikipedia”, alla voce – generalmente gestito da una persona o ente, in cui l’autore (blogger) pubblica più o meno periodicamente come in una sorta di diario online, i propri pensieri, opinioni, riflessioni…”
In Italia è un fenomeno recente, che solo da pochi anni è divenuto di moda, tanto da interessare anche la nostra bellissima, splendida passione, come ben sanno tutti quei soci che navigano in… rete!
Di recente istituzione (neppure un anno di vita), “Le monde ravissant des Images pieuses…” ha rappresentato per me un vero e proprio “salotto culturale”, quel luogo “virtuale”, raggiungibile con pochi click, dal clima amichevole e cortese dove trovare la persona giusta, Paola appunto, competente, preparata e sempre disponibile a scambiare opinioni e punti di vista, a fornire notizie e consigli sul nostro meraviglioso mondo dei Santini. Periodicamente aggiornato sulle diverse tematiche e problematiche di nostro comune interesse, dalle quotazioni di mercato, alle ultime pubblicazioni, al farci conoscere le meraviglie, i piccoli tesori presenti nelle raccolte di Collezionisti che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti e nascosti, proprio come è stato per me, che mai avrei pensato di pubblicare la Galleria dei miei San Carlo più rappresentativi, nel tentativo dichiarato “di coinvolgere in spirito collaborativo ed amichevole i cultori di tutto il mondo”, dal Nuovo al Vecchio Continente.
Alla sua apertura, il Blog dell’amica Paola ci accoglie subito con il suo inconfondibile logo, un raro e incantevole santino “à systeme” tridimensionale, firmato dalla Casa parigina Maison Basset (prima metà del sec.XIX) raffigurante “la Santa Vergine dal Santo scapolare”. A seguire quindi ci presenta il tema del momento (la produzione di un Incisore, di una Casa editrice, un raro e splendido pezzo, una Galleria di Immagini devote…), che è affrontato da Paola sempre con magistrale competenza e ricchezza di notizie, e con lo spirito che contraddistingue tutto il Blog, il cui unico fine resta “l’informazione, la divulgazione e l’approfondimento del Collezionismo dei Santini e delle Immagini Devozionali, nonché del patrimonio storico, religioso, artistico e culturale in essi insito”. Invito caldamente - se non l’hanno già fatto - tutti quei Soci che hanno una qualche dimestichezza informatica ad entrare nell’accogliente “salotto” di Paola Galanzi: qui avranno la possibilità di vedere bellissimi Santini e Immagini devozionali, di arricchire le proprie conoscenze, di condividere esperienze, di scoprire quanto tutto ciò possa essere coinvolgente, ma non solo: sono sicuro infatti che vi troveranno tantissimo altro…
Che dire a conclusione: “Paola, grazie di cuore per quanto hai fatto e ancora farai per noi appassionati e per il Collezionismo dei Santini”.
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La rievocazione immortale del genio di Leonardo da Vinci incisa su un Santino Fiammingo del sec.XVII
di PAOLA GALANZI
Santino fiammingo del XVII secolo
L’Arte da sempre fu crogiolo e sinonimo di influenza creativa e mutuale ispirazione tra gli Artisti di ogni epoca e di ogni nazione.
Il 2 di Maggio dell’anno 1519 si spegneva ad Amboise nel Castello di Clos-Lucé Residenza di Francesco I°di Valois Re di Francia, uno dei più grandi geni universali e talenti dell’Arte pittorica di ogni tempo: Messer Lunardo da Vinci.
Ispirato e sicuramente influenzato nella manifestazione del suo genio espressivo dalle opere di grandi artisti fiamminghi come Jan van Eyck (1390 ca.-1441) e Roger van der Weyden (1399 ca.-1464) giunte dai Paesi Bassi alla Corte della Signoria Medicea in Firenze, inconsapevolmente Leonardo si spense senza immaginare che nei secoli a venire le sue opere, a giusto titolo considerate i più grandi Capolavori artistici del mondo, avrebbero a loro volta acceso spunto ed ispirazione vitale per la realizzazione delle più belle opere pittoriche ed incisorie firmate dai nomi più illustri delle Dinastie di incisori fiamminghi dei secc. XVII e XVIII.
Cornelis de Boudt nasce ad Anversa nel 1660, quasi un secolo e mezzo dopo la morte di Leonardo, due decenni dopo quella di Peter Paul Rubens (1577-1640) , (Maestro, tra gli altri, di Antonie van Dyck (1599-1641) e più grande artista del Barocco Fiammingo) e nove anni prima della scomparsa ad Amsterdam di Rembrandt, Genio incontrastato della Storia dell' Arte Olandese.
Figlio del suo tempo, caratterizzato dal necessario difensivo assolutismo della Chiesa della Controriforma e dei Gesuiti -vera colonna portante della reazione controriformista - ne sposa il programma di celebrazione visiva e catechetica delle Sacre Immagini volta allo stupore e all’esortazione dei fedeli ricordando, con ammirazione devota, nelle rappresentazioni religiose delle sue magistrali incisioni su pergamena, su seta e persino velluto, il realismo naturalistico di Leonardo nel richiamo all’incantevole bellezza del paesaggio Casentinese, alle forme morbide e al sorriso delicato e misterioso della Gioconda, l’enigmatica Monna Lisa dipinta da Leonardo in Firenze tra il 1503 ed il 1506.
Allievo negli anni 1687-88 presso la Bottega del grande artista fiammingo Martin Bouchè (?-1693), è allo stesso che deve la sua fama.
La sua produzione di Santinied Immagini devozionali, mirabilmente incise su lastra di rame su carta ed in particolare su pergamena, dalla elegante coloritura a mano e lumeggiatura in oro, fu direttamente ed in particolare connessa alla celebrazione di importanti Santuari meta di Pellegrinaggi dell’Area fiamminga e Tedesco-Austriaca, e si avvalse di una felice cooperazione con l’altrettanto illustre incisore fiammingo Cornelius Galle.
Molti Santini ed Immagini devozionali recano a testimonianza di ciò la loro doppia firma ove in assenza di elementi precisi e circostanziati resta tuttavia il dubbio sull’ identità di “quale” Cornelius Galle si sia trattato: (C.Galle II (1615-1678) o C.Galle III (1642-?).
La cronaca è parca di altre notizie; è solo grazie alle ricerche del grande Collezionista e Studioso tedesco A. Spamer (“Das kleine Andachtsbild von XIV bis zum XX Jahrhundert”, pag.131) che veniamo a conoscenza anche del luttuoso evento della morte della moglie, da lui profondamente amata, avvenuta nel 1735, che interruppe “d’amblai ” la sua attività e fu di lì a poco a lui stesso fatale.
Come testimoniano le cronache d’epoca e come già abbiamo visto precedentemente, similmente alla Francia, anche nelle Fiandre interessante fenomeno fu la laboriosa attività di artisti ed incisori specializzati in produzioni di Santini ed Immagini devozionali “su commissione” per conto di Chiese o già allora privati Collezionisti (ricordate l’Abate Gottfried Bessel dell’Abbazia Benedettina di Göttweig ?) e ricchi committenti appartenenti al Clero e alla nobiltà locale. Ad Anversa fin dopo il 1735 furono senz’altro richiestissime quelle del grande Incisore fiammingo Cornelis de Boudt, cui oggi, a distanza di quasi tre secoli con Ammirazione e Stima una collezionista Italiana dedica questo articolo.
DIDASCALIA DEL SANTINO: VIRGO DEI GENITRIX
Straordinaria incisione su pergamena "habillée" di preziosi broccati coevi e coloritura a mano-Cornelis de Boudt, Anversa, sec. XVII (Collezione privata Galanzi)
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Italia: i nomi più diffusi nel 2008
I NOMI DEI BAMBINI ITALIANI NEL 2008
Dai dati ISTAT per il 2008,
Francesco e Giulia (fig.2) i nomi più diffusi d'Italia
Ai primi posti, oltre a Francesco e Giulia, per i maschi Alessandro, Andrea, Matteo, Lorenzo e Gabriele, per le femmine Sofia, Martina, Sara e Giorgia. Nel 2008 in Italia sono nati 576.659 bebè.
Francesco (10.156) e Giulia (9.624) sono i nomi più frequenti (3,47%) tra i nati nel 2008, residenti in Italia. E' quanto emerge dalla Rilevazione degli iscritti all'anagrafe, diffuso dall'Istat. I primi dieci nomi scelti dai genitori italiani per i neonati maschi sono, nell'ordine: Francesco (3,47%), Alessandro (3,16%), Andrea (2,94%), Matteo (2,89%), Lorenzo (2,63%), Gabriele (2,42%), Mattia (2,23%), Riccardo (2,02%), Davide (1,91%), e Luca (1,82%). La top ten dei nomi femminili vede primeggiare Giulia (3,47%), seguita da Sofia (3,23%), Martina (2,64%), Sara (2,57%), Chiara (2,33%), Giorgia (2,08%), Aurora (1,83), Alessia (1,80), Francesca (1,58%), e Alice (1,56%).
|
Maschili |
v. a. |
% |
% cum. |
Femminili |
v. a. |
% |
% cum. |
1 |
Francesco |
10.156 |
3,47 |
3,47 |
Giulia |
9.624 |
3,47 |
3,47 |
2 |
Alessandro |
9.247 |
3,16 |
6,63 |
Sofia |
8.972 |
3,23 |
6,70 |
3 |
Andrea |
8.596 |
2,94 |
9,57 |
Martina |
7.327 |
2,64 |
9,34 |
4 |
Matteo |
8.460 |
2,89 |
12,46 |
Sara |
7.119 |
2,57 |
11,91 |
5 |
Lorenzo |
7.703 |
2,63 |
15,09 |
Chiara |
6.457 |
2,33 |
14,24 |
6 |
Gabriele |
7.090 |
2,42 |
17,51 |
Giorgia |
5.770 |
2,08 |
16,31 |
7 |
Mattia |
6.521 |
2,23 |
19,74 |
Aurora |
5.086 |
1,83 |
18,15 |
8 |
Riccardo |
5.926 |
2,02 |
21,76 |
Alessia |
4.996 |
1,80 |
19,95 |
9 |
Davide |
5.583 |
1,91 |
23,67 |
Francesca |
4.379 |
1,58 |
21,53 |
10 |
Luca |
5.334 |
1,82 |
25,49 |
Alice |
4.324 |
1,56 |
23,09 |
11 |
Marco |
4.785 |
1,63 |
27,13 |
Anna |
3.850 |
1,39 |
24,47 |
12 |
Simone |
4.514 |
1,54 |
28,67 |
Elisa |
3.617 |
1,30 |
25,78 |
13 |
Leonardo |
4.478 |
1,53 |
30,20 |
Giada |
3.484 |
1,26 |
27,03 |
14 |
Giuseppe |
4.437 |
1,52 |
31,71 |
Emma |
3.166 |
1,14 |
28,17 |
15 |
Federico |
4.382 |
1,50 |
33,21 |
Matilde |
3.052 |
1,10 |
29,27 |
16 |
Tommaso |
4.337 |
1,48 |
34,69 |
Gaia |
3.042 |
1,10 |
30,37 |
17 |
Antonio |
4.103 |
1,40 |
36,09 |
Elena |
2.944 |
1,06 |
31,43 |
18 |
Giovanni |
3.799 |
1,30 |
37,39 |
Beatrice |
2.784 |
1,00 |
32,43 |
19 |
Christian |
3.749 |
1,28 |
38,67 |
Noemi |
2.581 |
0,93 |
33,36 |
20 |
Alessio |
3.586 |
1,23 |
39,90 |
Rebecca |
2.366 |
0,85 |
34,22 |
21 |
Filippo |
3.498 |
1,20 |
41,09 |
Federica |
2.339 |
0,84 |
35,06 |
22 |
Cristian |
3.242 |
1,11 |
42,20 |
Arianna |
2.326 |
0,84 |
35,90 |
23 |
Samuele |
3.228 |
1,10 |
43,30 |
Asia |
2.251 |
0,81 |
36,71 |
24 |
Daniele |
3.085 |
1,05 |
44,36 |
Greta |
2.229 |
0,80 |
37,51 |
25 |
Pietro |
3.047 |
1,04 |
45,40 |
Ilaria |
2.186 |
0,79 |
38,30 |
26 |
Emanuele |
2.987 |
1,02 |
46,42 |
Vittoria |
2.082 |
0,75 |
39,05 |
27 |
Michele |
2.846 |
0,97 |
47,39 |
Ludovica |
2.080 |
0,75 |
39,80 |
28 |
Edoardo |
2.799 |
0,96 |
48,35 |
Valentina |
2.030 |
0,73 |
40,53 |
29 |
Nicolo' |
2.584 |
0,88 |
49,23 |
Marta |
2.023 |
0,73 |
41,26 |
30 |
Giacomo |
2.328 |
0,80 |
50,03 |
Nicole |
2.001 |
0,72 |
41,98 |
Fonte: ISTAT, 2010
Legenda: v.a. = valori assoluti; % = per 100 nati residenti; % cum. = per 100 nati residenti cumulati
CIRCOLARI PRECEDENTI
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