Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

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Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Notiziario bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

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L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.

Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it

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SANTINI E SANTITA'

NOTIZIARIO A.I.C.I.S. N.3 - 2010 - LUGLIO - AGOSTO

 


“VIRGO DEI GENITRIX”

 

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CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI


1° LUGLIO 2010: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI


   Il 1° luglio 2010, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza privata S.E. Mons. Angelo Amato, s.d.b., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti Decreti:

A - PROSSIMAMENTE 1 NUOVO SANTO


E’ stato promulgato il decreto per un miracolo attribuito all'intercessione del Beato Luigi Guanella, per il quale verrà fissata quanto prima la data della Cerimonia di Canonizzazione:  


LUIGI GUANELLA (1842-1915)


La Chiesa vedrà presto canonizzato uno dei cosiddetti “Santi della carità”, il Beato Luigi Guanella. Lo ha deciso Benedetto XVI che nell’udienza concessa al prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, l’arcivescovo Angelo Amato, ha firmato la promulgazione del Decreto.
Don Bosco, don Guanella, don Orione. E’ una stagione esaltante, per la Chiesa italiana e non solo, quella che va tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Non c’è quasi parte del nord e del centro della Penisola che non venga toccata direttamente o indirettamente dalla carità di queste straordinarie figure di sacerdoti.
Luigi, nasce il 19.XII.1842 a Fraciscio di Campodolcino in Val San Giacomo (Sondrio). Nel 1866 è sacerdote, e, dopo poco, nominato parroco a Savogno. Si dedica con molto zelo ai giovani occupandosi per loro della scuola e rivitalizzando l’Azione Cattolica. Incontra don Bosco a Torino, viene toccato da quell’onda di carità che trasforma le miserie sociali in una molla di solidarietà e riscatto.
Nel 1881, fonda i Servi della Carità e le Figlie di Santa Maria della Provvidenza che da Como si diffondono presto nel resto d’Italia e oltre, in America, Asia, Africa. Nel gennaio del 1915, la Marsica, in Abruzzo, è devastata da un drammatico terremoto. Don Guanella è lì a portare soccorso e al suo fianco c’è don Orione. Pochi mesi dopo, si spegne a Como. Paolo VI lo proclama Beato nel 1964.

 

B - PROSSIMAMENTE 35 NUOVI BEATI


A) - Sono stati promulgati 4 decreti riguardanti un miracolo attribuito all’intercessione dei seguenti 4 Venerabili Servi di Dio, per i quali verrà fissata quanto prima la data della Cerimonia di Beatificazione.

 

 

1- GIUSTINO MARIA RUSSOLILLO (1891-1955)

Giustino Maria Russolillo, nasce a Pianura, oggi quartiere occidentale di Napoli, ma in quel tempo Comune  autonomo, il 18 gennaio 1891. Da giovane entra nel Seminario di Pozzuoli per gli studi liceali, proseguendoli poi con quelli teologici a Napoli. Ancora seminarista pensa alla realizzazione di un Istituto religioso a carattere vocazionale, per il quale comincia a stendere anche le Costituzioni.
E’ ordinato sacerdote il 20 settembre 1913 e si dedica all’apostolato ed ai fanciulli di Pianura. Tenta anche un esperimento di vita comune con alcuni giovani del paese, ma l’iniziativa viene bocciata dal vescovo di Pozzuoli.
Il 1° febbraio 1919 viene riconosciuta la Pia Unione delle Divine Vocazioni, che accoglie le fanciulle del paese, che aspirano alla vita religiosa, con la guida di Rachela Marrone, sua collaboratrice. Ad esse spetta il compito dell’istruzione religiosa dei fanciulli; animare l’apostolato missionario, di collaborare alla nascente e parallela Opera maschile.
Il 18 ottobre 1920 il vescovo di Pozzuoli, mons.Ragosta dà il consenso di riprendere la vita in comune dei giovani, questa volta nella casa canonica della parrocchia di S. Giorgio, dove don Giustino, è nominato parroco. Così nasce la Società delle Divine Vocazioni, che vede un rapido sviluppo nei due rami dell’Opera e il 26.5.1927 il vescovo mons.Petrone firma il decreto di erezione canonica diocesana. Il 3.1.1948 giunge il riconoscimento pontificio.
Don Giustino guida le sue Congregazioni infondendo nei suoi figli e figlie, una spiritualità ed un carisma che ruotano intorno al suo motto: “Fatti santo”; ad un giovane dice: “Fatti santo davvero, che tutto il resto è zero”. Don Giustino sa cogliere i segni dei tempi, si fa promotore e sostenitore convinto, del movimento della santificazione universale, che allora nasce in Europa. Dall’Associazione da lui fondata nasce poi l’Istituto secolare delle “Apostole Vocazioniste della Santificazione Universale” che secondo il carisma del fondatore, ha come scopo principale la santificazione dei suoi membri e di tutto il popolo di Dio; esse come Vocazioniste collaborano con i padri e le suore nella pastorale vocazionale, estendendo da consacrate laiche, la loro opera nel sociale, facendosi compagne di viaggio degli anziani, delle persone sole ed abbandonate, dei sofferenti. Muore a Pianura il 2 agosto 1955.

 2 - MARIA SERAFINA DEL SACRO CUORE DI GESU’ (1849-1911)

Clotilde Micheli nasce ad Imer (Trento)  l’11 settembre 1849. A tre anni riceve il sacramento della Confermazione e a 10 anni la Prima Comunione. Rimane nell’ambiente familiare e religioso della sua famiglia fino a 18 anni. Clotilde nel frattempo si fa promotrice di diverse iniziative in parrocchia, fra cui, in seguito, la fondazione dell’Unione delle Figlie di Maria.
Questa tranquillità quotidiana,  però, viene scossa il 2 agosto del 1867, quando la giovane Clotilde, diciottenne, insieme a sua sorella Fortunata, che poi diventerà religiosa con il nome di suor Maria degli Angeli, ha il suo impatto forte con Dio che ne sconvolge la vita.
In un impeto di spirito che trabocca in preghiera, riceve e accoglie un messaggio, che sembra documentare più una relazione esclusivamente familiare con Dio, in Cristo, che non la logica di una mente magisteriale che indica un cammino, un progetto di vita

Era il giorno del perdono di Assisi o Porziuncola e Clotilde travasasi intenta alla più fervorosa preghiera nella chiesa curaziale di Imèr, quando le appare innanzi la Vergine Immacolata, circonfusa di luce e circondata di Angeli. La Santa Vergine manifesta la volontà del Suo Divin Figliuolo e Sua, che sorretta dalla grazia divina, doveva dar principio a un nuovo Istituto. Mio Figlio ed io vogliamo che fondi un nuovo Istituto che si chiamerà delle Suore degli Angeli perché si proporrà di imitare gli Angeli nell’adorare la Santissima Trinità, servendo il prossimo” (TABACCHI Suor Natività, Biografia, pp. 56-57).

Negli anni che seguono emerge nell’animo di Clotilde l’assolutezza di una ascesi esigente e coraggiosa, del primato della volontà di Dio come continuo presente che la interpella e la muove.
Nel 1870 Clotilde si trova a Padova presso mons. Angelo Piacentini ed in una apparizione la Madonna le rinnova l’invito a seguire Gesù nella fondazione del nuovo Istituto. Clotilde rientra al suo paese nel 1885 ed il 25 marzo fonda l’Unione delle figlie di Maria.
Nel maggio 1887 è a Roma insieme alla nipote Giuditta, ospiti delle Suore Immacolatine, dette Turchine, fondate dalla Madre Fabiano, la quale invita Clotilde di vestire il loro abito religioso.
Tra il 1888 ed il 1890 Clotilde è suora Immacolatina con il nome di Sr.Annunziata. Una esperienza di breve durata. Si trasferisce con Suor Scolastica a Casella (Caserta). In seguito, a loro due si uniscono altre tre ragazze del posto. Il 28 giugno 1891 ella fonda l’istituto delle Suore degli Angeli, adoratrici della Santa Trinità, in Briano con il permesso di mons. Enrico De’ Rossi, vescovo di Caserta. La fondatrice assume il nome di Suor Maria Serafina del Sacro Cuore. Nei venti anni seguenti la suora fonda una quindicina di case in tutta Italia.
Il 24 marzo 1911 Madre Serafina Micheli muore a Faicchio in provincia di Benevento nella casa madre delle Suore degli Angeli. I funerali vengono celebrati in modo solenne il 27 marzo 1911.

 


3 - ALFONSA CLERICI (1860-1930)

Alfonsa nasce a Lainate il 14 febbraio 1860. In casa e in Parrocchia le viene impartita un'educazione basata su validi principi religiosi e morali.
Nel 1868 riceve la Prima Comunione e la Santa Cresima a Nerviano dalle mani di Mons.Calabiana, Vescovo di Milano. Nel 1875  Alfonsa entra per gli studi nel collegio delle suore del Preziosissimo Sangue a Monza: ottiene il diploma magistrale.
Dal 1880 al 1883 insegna alla scuola elementare di Lainate. Qui avverte la chiamata alla vita consacrata;  il 15 agosto 1883 entra nel noviziato.
Giunge a Monza con la scusa di aiutare le suore, ma, il giorno dopo, scrive ai genitori: «Mi fermo per sempre in convento».
Dopo aver emesso i voti temporanei a 26 anni, si dedica all’insegnamento nel collegio di Monza: prima come docente e poi, dal 1898, nelle vesti di direttrice, fino al 1907.
Fedele al carisma della sua Congregazione chiamata a rispondere alle istanze educative dei tempi, ha un ruolo determinante nella soluzione della crisi economica dell’istituto che sfocia in una «vera e propria rifondazione».
Finché non giunge alle «Preziosine » la richiesta dell’arcivescovo di Vercelli, Teodoro Valfrè di Bonzo, di rivitalizzare il locale «Ritiro della Provvidenza» creato dal canonico Paolo Montagnini per accogliere le bambine delle classi più basse.
Il 20 novembre 1911 suor Alfonsa ne diventa direttrice. Ed è qui che mostra il suo volto di «madre e sorella di tante ragazze, ma anche di famiglie e di poveri che le chiedevano aiuto», afferma la Superiora Generale.
L’intensa vita di preghiera della religiosa la porta a risolvere la delicata situazione in cui versa l’istituzione formativa e a privilegiare la povertà come dimensione del suo quotidiano.
È riferimento per le settanta ragazze, fra i sei ed i venti anni, che vivono nel «Ritiro». E due di loro – oggi ultranovantenni – saranno nella Cattedrale di Vercelli per la beatificazione della «loro» maestra.
Suor Alfonsa muore il 14 gennaio 1930 mentre prega davanti al letto con la fronte per terra, segno abituale di quando prega da sola.
Ai suoi funerali tutti esclamano: "Era una santa!".


4 - CECILIA EUSEPI (1910-1928)

Cecilia nasce a Monte Romano, il 17.2.1910, nella festa dei Sette Santi Fondatori dei Servi di Maria.
Rimane orfana molto presto ed il padre morente l’affida allo zio materno, Filippo Mannucci, che è per lei tenerissimo padre. Bambina vivace e sensibile, molto buona ed ubbidiente, già da piccola è portata alla preghiera. Una supplica al Signore l’accompagna fin da piccolissima: "Madonnina mia, fammi morire piuttosto che offendere Gesù". Il 6 gennaio 1915, all’età di cinque anni, insieme a sua madre, Cecilia lascia per sempre Monte Romano e si reca a Nepi. Entrambe vanno a vivere nella tenuta dei duchi Grazioli Lante della Rovere detta La Massa, dove dal 1910 lavora lo zio Filippo. In questa tenuta la fanciulla cresce vispa e serena. Il 5.9.1915 lo zio l’affida come educanda alle Monache Cistercensi nel Monastero di San Bernardo di Nepi. Cecilia scrive più tardi: “Dopo il Battesimo la prima grazia ricevuta dal Signore fu quella di avermi tolta dal mondo a soli cinque anni e mezzo, e collocata fra le sue spose, dove si è aperta la mia intelligenza e ho sentito il bisogno di amare Gesù”. In monastero a sette anni, il 27.5.1917, riceve la Cresima dal santo vescovo salesiano di Nepi mons.Luigi Olivares, e il 2 ottobre, festa dei Santi Angeli Custodi, dall’abate Testa dei Cistercensi di Roma, riceve la Prima Comunione. Mentre si prepara alla vita, attraverso l’impegno, lo studio e la preghiera, Cecilia sente con forza nel cuore la chiamata del Signore. Legge e rimane colpita dal libro “La storia di un’anima” di S.Teresa di Lisieux. Ella riconosce in Teresina la sua maestra spirituale. Le cistercensi pensano che Cecilia diventi monaca come loro, ma si illudono, perché ella, dodicenne, torna in famiglia alla ricerca della sua vera vocazione.
Alimenta una singolare devozione alla Madonna che la orienta alla Famiglia dei Servi di Maria (= Serviti) presenti a Nepi e che lei ha conosciuto fin dagli anni della scuola presso il monastero. Intanto, frequentando di domenica la chiesa dei Serviti, trova la guida spirituale di un illustre maestro di spirito e mariologo, il Padre Roschini, che comincia a condurla molto in alto. Il 17 settembre 1922, diventa terziaria dell’Ordine Servita, ma è solo il primo passo. Il 15 novembre 1923, superati i problemi di salute che l’affliggono e vinte le resistenze dei suoi cari, ottiene di entrare tra le Serve di Maria, a Pistoia.
Iniziato un cammino di consacrazione presso le Suore Mantellate Serve di Maria, nell’ottobre dello stesso anno, colpita dal male che due anni dopo la porterà alla morte, deve lasciare la Congregazione e ritornare a Nepi. L’8 dicembre 1926, solennità dell’Immacolata, per invito del P. Roschini, emette in privato i voti perpetui di castità, obbedienza e povertà, nello spirito dell’Ordine Servita: “Gesù, fa’ che la mia vita sia un continuo atto di amore”. “Sono piccola sposa di Gesù Crocifisso e voglio stare con Lui sull’altare del sacrificio”. “La Croce! Io l’amo. È la compagna indivisibile della mia vita; la bacio e mi adagio su di essa con gioia”.
Fino ai primi di settembre 1928, riesce ancora ad alzarsi per aiutare la mamma, poi la devastazione del suo corpo la blocca per sempre a letto: “Adesso sono completamente vittima: non mi rimane che spirare sulla croce”.
Chi l’avvicina sente Dio presente nella sua vita in modo straordinario, ma ella, nel diario che ha consegnato al P. Roschini, ha scritto: “Tutto consiste qui, nel riconoscere il proprio nulla... Gesù, che ama scherzare con le sue creature, si compiace di ricolmare di grazie quelli che nessuno s’aspetta, per far risplendere la sua misericordia...”. Alle prime ore del 1° ottobre 1928, Cecilia esclama: “Adesso, ho dato proprio tutto a Gesù!”. E i suoi occhi vedono Lui per sempre. Ha solo 18 anni.

B) - Sono stati promulgati 5 decreti riguardanti il martirio dei seguenti 31 Servi di Dio, per i quali verrà fissata quanto prima la data della Cerimonia di Beatificazione.

 

1- GIOVANNI SCHEFFLER (1887-1952)

Servo di Dio Giovanni Scheffler, Vescovo di Satu Mare; ungherese, (1887-1952);
Il vescovo Giovanni Scheffler, ungherese di nascita (1887), apre la pagina dolorosa dei membri della Chiesa per i quali i decreti promulgati dal Papa riconoscono il martirio. Vescovo di Satu Mare, in Romania, muore in una prigione di Bucarest nel 1952, sotto la dittatura comunista.

 

2 - JOSE’ MARIA RUIZ CANO, JESUS ANIBAL GOMEZ GOMEZ, TOMAS CORDERO CORDERO e 13 COMPAGNI

Martiri della Guerra civile in Spagna sono:

A) - Padre JOSÉ MARÍA RUIZ CANO. Josè Maria nasce aJerez de los Caballeros il 3 settembre 1906. Vissuto in una famiglia di tradizioni cattoliche, sente la chiamata religiosa e sacerdotale e nell’entusiasmo giovanile dice il suo “sì” convinto. Entra fin da giovane nella Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria e pronuncia i voti di povertà, castità ed obbedienza nel 1922. Viene ordinato sacerdote ed inizia il suo apostolato con grande fervore e zelo. Durante il tragico evento della guerra civile del 1936 Padre Josè il 27 luglio viene ucciso a Sigüenza per il solo motivo di essere un sacerdote e un religioso.

B) - JESÚS ANÍBAL GÓMEZ (Tarso –Colombia- 13 junio 1914 - Fernancaballero 28 julio 1936).

C) - TOMÁS CORDERO (Robledillo de Valduerna 8 julio 1910 - Fernancaballero 28 julio 1936)

D)-13 COMPAÑEROS, tutti uccisi nel luglio del 1936 in odio alla fede cristiana, durante la Guerra Civile di Spagna.


3 - MARIA MOYANO LINARES (1887-1952) e 9 compagni

Il Padre Carmelo Maria Moyano Linares e 9 Compagni, dell'Ordine Carmelitano sono uccisi, in odio alla Fede, durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1936. Padre Carmelo (nella foto) nasce il 10 giugno di 1891 in Villaralto. Entra nell'ordine dei Carmelitani di Sherry a 16 anni.
Nel 1914 è ordinato sacerdote e prende il dottorato in Teologia. Il 16 Luglio di 1936, in piena Guerra Civile, è arrestato dai comunisti e condotto in prigione insieme a vari religiosi. Qui viene messo in una cella con una prostituta al fine di mettere a prova la sua castità; i suoi carcerieri, vedendo che il sacerdote mantiene fede ai suoi voti, si burlano di lui.
Padre Carmelo, già provinciale della Betica, viene ucciso il 23 settembre 1936. Ma già prima di Padre Maria Moyano Linares il 27 luglio 1936 subiscono il martirio p.José M. González Delgado e, inoltre, fr. Eliseo M. Carmargo Montes, fr. José Luis M. Ruiz Cardeñosa, fr. Antonio M. Martín Povea e il postulante Pedro Velasco Narbona che vengono uccisi il 14 agoso 1936.
E il 22 luglio 1936, nella località di Montoro, vengono uccisi p. José M. Mateos Carballido, p. Eliseo M. Durán Cintas, fr. Jaime M. Carretero Rojas, e fr. Ramón M. Pérez Sousa.
 


 4 - JOHANNES PRASSEK (1911-1943) e 2 compagni (Edoardo Müller e Hermann Lange)

I Servi di Dio Johannes Prassek e 2 compagni (Edoardo Müller e Hermann Lange), sacerdoti diocesani, vengono dal nazismo uccisi in odio alla Fede ad Amburgo (Germania) il 10 novembre 1943.
Johannes nasce il 13 agosto 1911 nel quartiere Barmbek di Amburgo da padre muratore. Studia filosofia e teologia a Francoforte sul Meno, quindi, ordinato sacerdote nel 1937 a Osnabrück, ha l’incarico di cappellano prima a Wittenburg, poi dal 1939 a Lübeck.
Padre Johannes è di carattere forte e coraggioso. A due settimane prima del suo arresto riceve l'onorificenza di difesa antiaerea perché ha aiutato a salvare gli uomini di un ospedale distrutto dall’attacco aereo disastroso su Lubecca. Del suo rifiuto al regime nazista, non fa nessun mistero e ne parla anche nelle sue prediche. Ma, soprattutto si dedica all'assistenza spirituale tra i lavoratori polacchi.
Per il suo atteggiamento viene denunciato e il 18 Maggio 1942 è arrestato dalla Gestapo con due religiosi cattolici del Propsteikirche, padre Edoardo Müller e padre Hermann Lange.
Per un lungo anno durante la detenzione la Gestapo diffonde dicerie e calunnie sulla vita  e sulle sue relazioni dubbie con le donne. Egli dichiara essere solo falsità. Il 26 giugno 1943 è condannato a morte.
Nonostante la domanda di grazia del vescovo, padre Johannes Prassek e con lui padre Edoardo Miller e padre Hermann Lange il 10 novembre 1943 sono giustiziati nella prigione Holstenglacis di Amburgo. Il 25 giugno 2011 davanti al Herz-Jesu-Kirche a Lubecca ci sarà la cerimonia di beatificazione.
  

5 - MARGHERITA RUTAN (1736-1794)

Margherita Rutan nasce a Metz, Francia, il 23 aprile 1736, ottava di 17 figli. Ad essi il padre, architetto e imprenditore, e sua madre, casalinga, danno una forte educazione religiosa.
Verso i 18 anni Margherita esprime il desiderio di entrare tra le Figlie della Carità di S.Vincenzo de Paul, ma non riceve l'assenso dei genitori se non al compiersi dei 21° anno di età.
Entra di fatto a Parigi nella Casa Madre dell'Istituto il 23 aprile 1757. Compiuto il tempo della formazione religiosa, Suor Margherita è inviata successivamente in diverse Case dell'Istituto per svolgere i compiti assegnati. Nel registro delle partenze della sua Casa Madre figurano accanto al suo nome soltanto quattro destinazioni: settembre 1757 a Tolosa; aprile 1772 a Fontenebleau; aprile 1779 Troyes; agosto 1779 a Dax.
A Dax viene inviata dalla Superiora Generale per fungere da Superiora nell'ospedale cittadino, dove è richiesta una suora particolarmente esperta e capace, perché l'ospedale necessita di organizzazione e di buon funzionamento assistenziale.
Documenti e testimonianze mettono in luce le doti di ottima organizzatrice della nuova Superiora, la quale dà il proprio contributo per il miglioramento della struttura dell'Ospedale, il suo allargamento e la costruzione di una nuova cappella. E, non ultimo, è da sottolineare il valido contributo da lei dato al quadro assistenziale dei malati.
Infine, eroica è la testimonianza di suor Margherita Rutan delle Figlie della Carità, superiora della Comunità vincenziana del grande Ospedale di Dax in Francia. La sua vita di donazione totale al Signore, nel servizio dei poveri e degli ammalati, secondo il carisma di Vincenzo de’ Paoli e Luisa de Marillac, la conduce a morire sul patibolo della ghigliottina negli anni terribili della Rivoluzione francese, periodo contrassegnato da violentissime persecuzioni contro i cristiani. Dopo un lungo processo canonico, ne è stato riconosciuto il martirio in ‘odium fidei’. Il suo nome verrà iscritto nell’albo dei beati il 19 giugno 2011.



C - LA CHIESA HA SEI NUOVI VENERABILI


Sono stati anche promulgati 6 decreti riguardanti l’eroicità delle virtù dei seguenti Servi di Dio, i quali, pertanto, acquisiscono il nuovo titolo di “Venerabile”:

 

1- BASILIO MARTINELLI (1872-1962)

Basilio Martinelli nasce a Calceranica il 27 dicembre 1872. Diviene sacerdote professo della Congregazione delle Scuole della Carità (Istituto Cavanis).
Leggendo il testo delle “Relazioni e i Voti” (2009) sulla Positio della Causa di Beatificazione del Servo di Dio P. Basilio Martinelli, colpisce quanto i Consultori Teologi, unanimemente, mettono in risalto: la caratteristica della ferialità o della semplicità quotidiana della sua vita sacerdotale. Nessun fatto straordinario, ma una modalità veramente straordinaria, fedele, eroica e costante di vivere ogni cosa e attività nel suo ministero sacerdotale e educativo come religioso Cavanis. Ognuno dei nove  Consultori Teologi, nell’analisi della Positio mette poi in risalto altri aspetti significativi della vita del Servo di Dio, a riguardo della pratica eroica delle virtù teologali e cardinali e a riguardo del ministero sacerdotale ed educativo.
La semplicità di vita quotidiana di P. Basilio aveva un’asse centrale che manteneva uniti tutti i raggi delle sue virtù e attività: “L’amore al proprio Istituto”, espressione visibile, concreta e operativa dell’amore verso Dio e verso il prossimo.
Padre Martinelli muore a Possagno il 16 marzo 1962.

 


2 - MARIA ANTONIA DE SAN JOSE’ (1730-1799)

Maria Antonia nasce nel 1730 in Santiago dell'Estuario (Argentina). Discende da un'illustre famiglia di conquistatori e governatori. A 15 anni dice ai genitori che desidera fare vita religiosa e va a vivere insieme ad altre donne con lo stesso ideale, popolarmente chiamate “beate”. In quell’epoca non esistevano suore di vita attiva, ma solo di clausura.
Dopo il periodo di prova, indossa la tunica nera con il nuovo nome di Maria Antonia di San Josè. Dirette da un gesuita, questo gruppo aiuta i sacerdoti, istruisce i bambini nel catechismo, cuciono e ricamano, curano i malati e ripartiscono le elemosine tra i poveri.
Ha 37 anni quando nel 1767 Carlo III espelle i membri della Compagnia di Gesù dai propri territori. Maria Antonia rimane in contatto epistolare con il gesuita di Roma p.Gaspar Juaréz, che la sprona a non scoraggiarsi. Ristabilisce innanzitutto la pratica degli Esercizi Spirituali, anzi ne diviene apostola. "I frutti degli Esercizi li conoscono i buoni sacerdoti che mi aiutano" - scrive María Antonia.  "Gli Esercizi non si fermano in nessuna stagione dell'anno, né per il freddo né per il caldo".  Maria Antonia è la fondatrice del “Beaterio” degli Esercizi di Buenos Aires.
Ella realizza questi percorsi con due compagne, alcune donne che le aiutano nei compiti domestici ed un uomo di fiducia. Portano un carrello con muli da carico e tutto il necessario per celebrare la Messa. Quando arriva in un paese prende accordi con il sacerdote del luogo che annuncia la realizzazione degli Esercizi. Poi esce ed invita le famiglie del luogo e chiede l’elemosina. 
La Venerabile Serva di Dio muore il 7 marzo 1799 in concetto di santità.

3 - MARIA CASIMIRA KAUPAS (1880-1940)

Casimira nasce a Ramygala, Lituania, il 6 gennaio 1880.  Nel 1897 emigra negli USA, a Scranton, Pennsylvania, come domestica di suo fratello sacerdote, il rev.Anthony Kaupas. Qui vede delle religiose ed è attratta dal loro modello di vita. Casimira si attiva anche per aiutare gli immigrati lituani del luogo. Nel 1901 rientra in Lituania, sempre attenta alla voce della vocazione religiosa e si dedica all’insegnamento religioso. Il fratello sacerdote le comunica la decisione del clero americano di costituire una congregazione di religiose per educare i giovani in un ambiente cattolico, e contribuire a preservare la lingua lituana e i costumi. Casimira riprende gli studi con questo scopo.In 1905, Bishop Shanahan of the diocese of Harrisburg agreed to sponsor this new Congregation and Mother M. Cyril, IHM, accepted Casimira Kaupas and her two companions into the novitiate of the Sisters Servants of the Immaculate Heart of Mary, Scranton, Pennsylvania for their preparation for religious life.
Nel 1905, il vescovo Shanahan della diocesi di Harrisburg accetta di sponsorizzare questa nuova Congregazione e Madre M. Cirillo, IHM, accetta Casimira Kaupas e due compagne nel noviziato delle Suore Ancelle del Cuore Immacolato di Maria, Scranton, in Pennsylvania per la loro preparazione alla vita religiosa. On August 29, 1907, Casimira made her profession of vows, received the name Sister Maria, and the Congregation of the Sisters of St. Casimir was founded.Il 29 agosto 1907, Casimira emette la professione dei voti, riceve il nome di suor Maria, e la Congregazione delle Suore di San Casimiro è così fondata e Immediately the Sisters of St. Casimir began their ministry of Catholic education. inizia il ministero dell'educazione cattolica.
In 1911, they established their Motherhouse in Chicago, where there was a large Lithuanian population.Nel 1911 Madre Maria stabilisce la Casa Madre a Chicago, e invia suore per insegnare in molte parrocchie lituane degli Stati Uniti, incluse le missioni in New Mexico.
In 1928, the Sisters of St. Casimir began their health care ministry with the opening of Holy Cross Hospital in Chicago.Nel 1928, le Suore di San Casimiro iniziano il loro ministero di assistenza sanitaria con l'apertura della Holy Cross Hospital di Chicago. Mother Maria Kaupas died on April 17, 1940.Madre Maria Kaupas muore il 17 aprile 1940, rimpianta perHer holiness, her deep faith and love for God, and the service that has been rendered by the Congregation she founded over these past 103 years, all testify to Mother Maria's life of virtue. la sua profonda fede, per l’amore a Dio ed il servizio al prossimo.


4 - MARIA LUISA GERTRUDE PROSPERI (1799-1847)

Donna Maria Luisa Prosperi nasce a Fogliano, a tre chilometri da Cascia, il 19 agosto 1799 da famiglia agiata e le viene imposto il nome di Gertrude.
E’ educata cristianamente dalla famiglia, specialmente ad opera di una zia nubile.
Entra nel monastero delle Benedettine di Santa Lucia in Trevi a 20 anni, il 4 maggio 1820, poco dopo la riapertura del Monastero chiuso dalla soppressione napoleonica. La sua breve esistenza è caratterizzata da una intensa vita spirituale accompagnata da fatti e doni straordinari. Nel 1837 diviene Abbadessa del monastero, dove fa rifiorire la piena osservanza monastica. Tre sono i mezzi che praticò fin dalla fanciullezza e che ci indicano la sua formidabile testimonianza: adorazione del SS. Sacramento, contemplazione del Crocifisso, con amorosa fiducia nell'infinita misericordia del suo sacratissimo Cuore, piena consapevolezza dell'incontro con Lui e con i Fratelli nella santa Comunione.
Prova nella sua viva carne l’Agonia del Signore, la Flagellazione, la Coronazione di spine, le percosse, le stimmate al costato ed alle mani. Il Signore, infatti, le si manifesta continuamente volendola partecipe di tutte le sofferenze della Passione.
Inoltre prova tutte le insidie del demonio che senza sosta la molesta anche con percosse e spaventi notturni. E’ tormentata per 5 anni dal suo direttore spirituale, il Card.Cadolini, prima Vescovo di Spoleto poi Arcivescovo di Ferrara, che la vuole costringere a riconoscere nelle sue visioni l’opera del demonio e della sua superbia. Muore, soffrendo tutti i momenti della Passione del Signore, il 12 settembre 1847, alle ore 15, in un estremo incontro con lo “Sposo sofferente”.          
(Fonte: www.monasterosantalucia.it)



5 - MARIA TERESA ALBARRACIN (1927-1946)

Maria del Carmen Albarracín nasce a Puerto de Mazarrón (Spagna) il 1° maggio 1927.
Vissuta in una famiglia  profondamente religiosa, sensibile alla devozione, avverte presto la chiamata del Signore ad una vita di servizio per gli altri.
Entra nella Congregazione di Maria Immacolata (Missionarie Claretiane),  fondata a Santiago di Cuba da María Antonia París (1813-1885) e Antonio María Claret y Clará (1807-1870) per l'educazione cristiana della gioventù e pronuncia i voti con il nome di suor Maria Teresa.
Muore a soli 19 anni a Barcellona (Spagna) il 12 marzo 1946 in concetto di santità.

 

6 - MARIA PLAUTILLA CAVALLO (1913-1947)

Lucia nasce a Roata Chiusani il 18 novembre 1913 in una famiglia di semplici contadini. Frequenta la scuola materna delle Suore del Cottolengo. Si iscrive all’Azione Cattolica, che era stata riorganizzata nel 1923, Il lavoro della casa e dei fratellini non le impedisce di essere presente tutti i giorni alla Messa e ricevere la Santa Comunion.
E’ devota del Sacro Cuore e ha un rapporto privilegiato con la Vergine Maria.
Nel 1933 Lucia entra nella recente Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità fondate da Don Luigi Orione, volendo diventare missionaria “per portare Gesù a coloro che ancora non lo conoscono”, come ha lasciato scritto nel suo semplice diario.
E’ inviata al Paverano di Genova dove consegue il diploma di infermiera e dove frequenta i Corsi Samaritani organizzati dal direttore sanitario prof. Domenico Isola, anch’esso morto in concetto di santità.
Il 7 dicembre 1935 entra in noviziato a Tortona per il primo anno canonico, mentre il secondo lo trascorse ancora al Paverano. Il 7 dicembre 1937 emette i primi voti nelle mani del Fondatore.
Da questo momento in poi, il cuore di suor Plautilla e il Paverano con le sue malate mentali, alcune delle quali anche pericolose, divennero una cosa sola. Il cuore fragile di suor Plautilla è messo alla prova dai bombardamenti della seconda guerra mondiale che cadono anche su Genova e colpiscono il Paverano nella notte tra il 3 e il 4 novembre 1942.
Nonostante la salute precaria, la giovane suora non si risparmia nel salvare le sue assistite. Nell’autunno del 1945 ha il primo attacco cardiaco e sul finire del 1946, dopo aver soccorso una paziente che aveva raggiunto il cornicione del balcone esterno, con il rischio di cadere, è costretta a diradare il suo lavoro di infermiera per l’aggravarsi della cardiopatia.
Dopo mesi di sofferenza, il 14 agosto 1947 suor Plautilla ricevette l’Unzione degli Infermi e il giorno seguente emise la Professione perpetua.
Il 5 ottobre, dopo aver ricevuto il Santo Viatico, si spegne tenendo in mano il crocifisso che aveva amato con tutto il cuore e che aveva contemplato nel volto sofferente delle sue malate.

 

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MOSTRE DI SANTINI

 

 

FAENZA (RA), 9 - 11 Aprile 2010 –
3 giornate di formazione sul tema: “Il collezionismo dei santini e delle immaginette devozionali”.

Dal 9 all ’11 aprile 2010 nella Sala San Carlo della città di Faenza (RA), organizzato da “Il Mondo dei Santini Srl”,  si sono tenute tre Giornate di formazione per cultori, collezionisti, studiosi e appassionati del settore delle immaginette sacre.
Di estremo interesse sono state le conferenze del meeting: “Le immagini devozionali e i santini nella storia e nella devozione popolaredel Dr.Antonio Scioli nel pomeriggio di venerdì 9 aprile; sabato 10 aprile, alle ore 10: “Il collezionismo delle immaginette religiose: caratteristiche,tipologie e metodologiedell’Avv.Biagio Gamba. Nel pomeriggio dello stesso giorno, alle ore 15.00: “Tecniche dell'incisione: la xilografia, il bulino e l'acquaforteè statala conferenza del Prof. Ermes Bajoni e alle ore 16.00 la conferenza sul tema: “Tecniche di produzione: la miniatura”della Dr.ssa Imma Laimo. Il giorno 11, domenica, alle ore 10.00 l’avv.BIAGIO GAMBA ha chiuso la manifestazione con il tema: “Collezionismo e Mercato”. Il 9 aprile u.s. ha partecipatoall’evento il Presidente dell’AICIS, Conte Gian Lodovico Masetti Zannini al quale è stato consegnato un attestato di partecipazione (foto).

 

SPINADESCO (CR), 16 maggio 2010 –
Mostra di santini:“RELIGIOSITA’ NEL MONDO CONTADINO”

Il 16 maggio u.s. la Parrocchia di S. Martino Vescovo di SPINADESCO (CR) - comune agricolo lombardo di oltre 1500 abitanti confinante con il territorio della Città di Cremona e vicino ai confini della Regione Emilia Romagna - ha organizzato nei locali dell’Oratorio (vecchia cascina rurale ristrutturata e adibita ad Oratorio nonché luogo di aggregazione dei parrocchiani di tutte le età) una Mostra del socio Dr.Lorenzo PERRONE di Milano, dedicata alla “RELIGIOSITA’ NEL MONDO CONTADINO”. I “Santini”, tutti in originale, erano presentati in 25 quadri con cornice antichizzata; gli stessi sono stati scelti con cura per richiamare l’iconografia domestica della devozione del mondo agricolo-pastorale attraverso i Santi Protettori (per esempio S.Isidoro), i Santi Ausiliatori (S.Antonio Abate, conosciuto da noi come “S.Antonio del purcel”) i Santi legati alla calendarizzazione delle attività lavorative agricole o la cui data coincideva con fatti riguardanti il mondo agricolo (S.Martino) ed i Santi che nella loro vita avevano svolto lavori nei campi o nella pastorizia (S. Pasquale Baylon, Santa Bernadette, San Pio di Pietrelcina, Santa Genoveffa, ecc.)



MAERNE (VE), 28 -30 maggio 2010 -
Mostra “Madonna della Salute: immagini, storia e luoghi di culto nel Veneto”

In occasione dell’inaugurazione di un nuovo capitello dedicato alla Madonna della Salute a Maerne (Venezia), il socio Luciano BUSATTO dal 28 al 30 maggio u.s. ha esposto un congruo numero di santini sul tema: “Madonna della Salute: immagini, storia e luoghi di culto nel Veneto”.
L’esposizione, che è stata allestita con la collaborazione dei nostri soci Augustino BUSATO ed Angelo PAVANELLO nella Biblioteca Comunale di Maerne, ha contemplato 160 schede contenenti una breve descrizione di luoghi di culto del Veneto illustrati da immaginette devozionali e da foto che illustrano tali luoghi. Una interessante esposizione di stampe, cartoline, ex-voto, quadretti devozionali, una collezione di filatelia tematica “Maria di Nazareth” ed un annullo speciale filatelico figurato hanno fatto da corona a questa bella manifestazione.

 

LUINO (VA), 17 - 25 luglio 2010 – Mostra di santini e di icone

Nella bella cittadina di Luino (VA) sul Lago Maggiore, ai confini con la Svizzera, il 17 luglio p.v. verrà inaugurata a Palazzo Verbania, una mostra di immaginette sacre e di icone.
L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 25 luglio 2010.



CLAVESANA (CN), 30 luglio - 5 Agosto 2010 – Mostra di santini:“Le immagini devozionali”

Proprio ai collezionisti e agli appassionati (ma ovviamente anche ai fedeli) è dedicata la mostra di Clavesana. Il reverendo Parroco don Dompé ha, infatti, messo a disposizione un cospicuo numero di Immagini Sacre per la maggior parte commissionate da Parrocchie di Clavesana e Roccaciglié, alcune delle quali risalgono alla fine del 1800. Alla mostra contribuiscono anche numerose famiglie che hanno messo a disposizione quanto conservato dai propri avi. La mostra verrà inaugurata il 30 luglio e rimarrà aperta fino alla fine dei festeggiamenti patronali (Madonna della Neve).

 

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CURIOSANDO TRA SANTI E SANTINI

 

- ICONOGRAFIA - FIGURE E SEGNI DI PROTEZIONE CELESTE


RAVENNA  CAPITALE  DI  ‘ ICONONAUTICA’  SACRA  E PROFANA
di Elisabetta Gulli Grigioni

 

Immaginetta devozionale. Cromolitografia anonima con trasparenza a tema eucaristico. Sec. XIX, seconda metà



In una recente rubrica [ndr], parlando di ‘visionarie’ed esaltanti dimensioni  dello spirito e dell’arte, avevo citato alcune tipologie di immaginette devozionali partecipi, a vario titolo, di quel clima.
Mi soffermo ora su una di tali immaginette, di singolare contenuto eucaristico, in omaggio alla Città che di questo sacro tema offre suggestioni non solo nei celebrati mosaici, ma nelle  antiche case quando si alzino gli occhi su qualche ornamento protettivo circolare contenente il trigramma cristologico, molto simile a un’Ostia raggiante, murato sopra una porta, o quando  si passi, per via Corrado Ricci, davanti alla piccola Chiesa di Santa Maria Maddalena, luogo di Adorazione Eucaristica Perpetua.
L’immaginetta dai delicati colori, prodotta nella seconda metà dell’Ottocento, presenta due mani sacerdotali uscenti dal pizzo bianco della veste liturgica  levate a sostenere un’Ostia di inusuale grandezza. La singolarità consiste nel fatto che, ponendola davanti a una fonte luminosa, si vede apparire nel disco eucaristico, in trasparenza evocatrice di miracolosa visione, la figura del Bambino Gesù.
Si tratta di una ‘pia invenzione’ finalizzata, nell’educazione catechistica per la  Prima Comunione, alla considerazione del Mistero della Transustanziazione, illustratrice, anche, di  miracoli eucaristici che troviamo narrati, ad esempio, nel volume  Atti del Congresso Eucaristico tenuto in Napoli dal 19 al 22 Novembre 1891 (Napoli, Tipografia dell’Accademia Reale delle Scienze, 1892), primo congresso eucaristico italiano dopo quelli tenuti in Europa a partire dal primo, celebrato in Francia, a Lilla, nel 1881.
Si potrebbe consigliare un itinerario devozionale estivo di visita a santuari italiani nati in seguito a miracoli eucaristici, tra i più noti, la Basilica di Santa Maria in Vado a Ferrara, il Tempietto di Sant’Antonio da Padova a Rimini, la Chiesa di San Legonziano a Lanciano e altri. Oppure si potrebbe suggerire un itinerario d’arte rintracciabile nel catalogo della Mostra  Mistero e Immagine. Vol. I, L’Eucaristia nell’arte dal XVI al XVIII secolo e Vol. II, L’Eucaristia nell’arte del Novecento, a cura di Salvatore Baviera e Jadranka Bentini (Electa 1997).
Sempre in atmosfera di fervore figurativo, vorrei concludere, prima della sosta estiva, con un riepilogo veloce  di alcuni eventi che in questi ultimi mesi hanno fatto di Ravenna una  Capitale dell’immagine. Se, come nel libro di Gian Piero Brunetta Il viaggio dell’icononauta  (Padova 1997) è possibile immaginare  un viaggiare con l’occhio e con strumenti cinematografici di cui è protagonista, appunto, l’icononauta, deve esisterne anche una corrispondente disciplina, estensibile dal settore cinematografico a tutte le attività che riguardano la figura, il cui nome non potrà che essere icononautica. E in questa disciplina Ravenna ha i titoli per un ruolo di guida: dai primi barlumi primaverili in cui i Preraffaelliti si sono mostrati al MAR immersi nel loro sogno italiano, a Histrionica  che dagli antichi chiostri di  San Nicolò irradia dionisiaci richiami  alle realtà teatrali della Città; da Ravenna Viso-in- Aria  con cui  i  Fanny & Alexander hanno warburghianamente festeggiato i dieci anni di collaborazione con il fotografo Enrico Fedrigoli, alla dragonesca icona de Il cane a sei zampe ospitata in Classense, doni di accoglienza  ai ravennati acquisiti  e  celebrazione  della nuova iconografia industriale; ma, soprattutto, dal cuore pulsante del Ravenna Festival in cui quest’anno anche il buio si è fatto icona trafitta da mille spade di luce, Tenebrae, prima assoluta, Cristina Muti regista, virtuale monumento ‘videocantato’ alla verticalità interiore composto di suono, parola e impalpabile immagine, ha richiesto, ai convenuti  nel tempio teatrale,  l’adesione totale al tremendo, a tratti quasi insostenibile mistero, di un’esperienza visionaria indimenticabile.
Ricordo ancora vivissimo di recente, infine, l’ultima creazione della Compagnia delle Albe, Rumore di acque: Alessandro Renda, istrionico  contatore e cantore di morti, immerso nel buio rotto dalle voci antiche e potenti dei fratelli Mancuso,  ha consegnato al pubblico un forte messaggio,  perché l’immagine non sia solo  virtuosistico anche se sofferto diletto, ma  ineludibile testimonianza di tragica attualità.

 

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SANTINO FIAMMINGO DEL XVII SECOLO

La rievocazione immortale del Genio di Leonardo da Vinci incisa su un Santino Fiammingo del sec.XVII
di Paola Galanzi

 

“VIRGO DEI GENITRIX”, straordinaria incisione su pergamena "habillée" di preziosi broccati coevi e coloritura a mano. Cornelis de Boudt, Anversa, sec. XVII.   
(Collezione privata Galanzi)


 L’Arte da sempre fu crogiolo e sinonimo di influenza creativa e mutuale ispirazione tra gli Artisti di ogni epoca e di ogni nazione.
Il 2 di Maggio dell’anno 1519 si spegneva ad Amboise nel Castello di Clos-Lucé Residenza di Francesco I°di Valois Re di Francia, uno dei più grandi geni universali e talenti dell’Arte pittorica di ogni tempo: Messer Lunardo da Vinci.
Ispirato e sicuramente influenzato nella manifestazione del suo genio espressivo dalle opere di grandi artisti fiamminghi come Jan van Eyck (1390 ca.-1441) e Roger van der Weyden (1399 ca.-1464) giunte dai Paesi Bassi alla Corte della Signoria Medicea in Firenze, inconsapevolmente Leonardo si spense senza immaginare che nei secoli a venire le sue opere, a giusto titolo considerate i più grandi Capolavori artistici del mondo, avrebbero a loro volta acceso spunto ed ispirazione vitale per la realizzazione delle più belle opere pittoriche ed incisorie firmate dai nomi più illustri delle Dinastie di incisori fiamminghi dei secc. XVII  e XVIII.
Cornelis de Boudt nasce ad Anversa nel 1660, quasi un secolo e mezzo dopo la morte di Leonardo, due decenni dopo quella di Peter Paul Rubens (1577-1640) , (Maestro, tra gli altri, di Antonie van Dyck (1599-1641) e più grande artista del Barocco Fiammingo) e nove anni prima della scomparsa ad Amsterdam di Rembrandt, Genio incontrastato della Storia dell' Arte Olandese.
Figlio del suo tempo, caratterizzato dal necessario difensivo assolutismo della Chiesa della Controriforma e dei Gesuiti -vera colonna portante della reazione controriformista - ne sposa il programma di celebrazione visiva e catechetica delle Sacre Immagini volta allo stupore e all’esortazione dei fedeli ricordando, con ammirazione devota, nelle rappresentazioni religiose delle sue magistrali incisioni su pergamena, su seta e persino velluto, il realismo naturalistico di Leonardo nel richiamo all’incantevole bellezza del paesaggio Casentinese, alle forme morbide e al sorriso delicato e misterioso della Gioconda, l’enigmatica Monna Lisa dipinta da Leonardo in Firenze tra il 1503 ed il 1506.
Allievo negli anni 1687-88 presso la Bottega del grande artista fiammingo Martin Bouchè (?-1693), è allo stesso che deve la sua fama.
La sua produzione di Santini ed Immagini devozionali, mirabilmente incise su lastra di rame su carta ed in particolare su pergamena, dalla elegante coloritura a mano e lumeggiatura in oro, fu direttamente ed in particolare connessa alla celebrazione di importanti Santuari meta di Pellegrinaggi dell’Area fiamminga e Tedesco-Austriaca, e si avvalse di una felice cooperazione con l’altrettanto illustre incisore fiammingo Cornelius Galle.
Molti Santini ed Immagini devozionali recano a testimonianza di ciò la loro doppia firma ove in assenza di elementi precisi e circostanziati resta tuttavia il dubbio sull’ identità di “quale” Cornelius Galle si sia trattato: (C.Galle II (1615-1678) o C.Galle III (1642-?).
La cronaca è parca di altre notizie; è solo grazie alle ricerche del grande Collezionista e Studioso tedesco A. Spamer (“Das kleine Andachtsbild von XIV bis zum XX Jahrhundert”, pag.131) che veniamo a conoscenza anche del luttuoso evento della morte della moglie, da lui profondamente amata, avvenuta nel 1735, che interruppe “d’amblai ” la sua attività e fu di lì a poco a lui stesso fatale.
Come testimoniano le cronache d’epoca e come già abbiamo visto precedentemente, similmente alla Francia, anche nelle Fiandre interessante fenomeno fu la laboriosa attività di artisti ed incisori specializzati in produzioni di Santini ed Immagini devozionali “su commissione” per conto di Chiese o già allora privati Collezionisti (ricordate l’Abate Gottfried Bessel dell’Abbazia Benedettina di Göttweig ?) e ricchi committenti appartenenti al Clero e alla nobiltà locale.
Ad Anversa fin dopo il 1735 furono senzaltro richiestissime quelle del grande Incisore fiammingo Cornelis de Boudt, cui oggi, a distanza di quasi tre secoli con Ammirazione e Stima una collezionista Italiana dedica questo articolo.
Didascalia: “VIRGO DEI GENITRIX” Straordinaria incisione su pergamena "habillée" di preziosi broccati coevi e coloritura a mano. Cornelis de Boudt, Anversa, sec. XVII.     (Collezione privata Galanzi)


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ALLA RICERCA DELLO STABILIMENTO GRAFICO PERDUTO
NON SOLO IMMAGINETTE SACRE

di Attilio Gardini


Fiducioso che molti filiconici non disdegnino di raccogliere cartoline dal soggetto religioso, mi permetto questa garbata provocazione, presentando dieci case editrici che in massima parte pubblicano o hanno divulgato cartoline, biglietti augurali e immagini superiore a 125x85 mm. Tranne la Bromostampa hanno tutte sede a Milano, dove hanno iniziato a pubblicare nell’immediato dopoguerra. Con la prossima puntata si riprenderà con le immaginette sacre, oggetto dello studio filiconico, caro a tutti noi.

Bromofoto, Milano; anni ’50.

        Bromostampa, Torino; anni ’50.

 Garami, Milano

Cecami s.r.l., Via Valtorta, 38 – 20127 Milano, La società ha per oggetto l’edizione di cartoline illustrate, biglietti augurali, prodotti di editoria in genere.

        N M M; Milano

Matelli  A. (Tipografia Litografia) produce biglietti augurali e immagini a partire dall’inizio novecento, quindi nel 1930 assume la ragione sociale:
Arti Grafiche Matelli di Milano.

 

Cepm: Casa Editrice Piccoli Milano produce dal 1950.

 

Fratelli Scrocchi; Milano.

Rotalcolor - Rotalfoto; Milano – da Fotocolor odak Ektachrome

ROTALCOLOR            ROTALFOTO
(1) vg 1958/1960 logo (1) vg 1951/1963 logo 2) anni '70/80 logo

Rotobrom, Via Bocchetto, 3 - Milano; anni ’50.

 

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Un computer portatile alla riunione AICIS
6° PARTE  -  Xilografie: Incunaboli  di area germanica
di MARIA GABRIELLA ALESSANDRONI


Proseguiamo ancora, data la ricchezza del materiale  disponibile, nell’esame delle diapositive tratte dalla Presentazione in Power Point della collezione di immaginette sacre del 1500 del socio Ennio Belotti, realizzata ed illustrata dalla scrivente nella riunione dell’AICIS del 5 maggio 2009 su computer portatile (vedi figura di apertura).
La odierna descrizione, ultima della serie, è dedicata ad una importante frazione dei santini di antiquariato raccolti da Ennio Belotti: si tratta di un gruppo di affascinanti xilografie di piccole dimensioni (cm 8x13 ca.), di provenienza tedesca, realizzate su incunaboli, che, come già evidenziato, costituiscono i primi esemplari di pagine scritte e illustrate, stampate  nella seconda metà del ‘400, con la tecnica dei caratteri mobili, escogitata in Europa da Gutenberg per la pubblicazione della sua prima Bibbia nel 1455. Il termine, come sappiamo, si riferisce alla stampa “neonata”, quindi in culla, dal latino “cuna”, oppure, secondo un’altra interpretazione degli storici, in “fasce”, poiché i caratteri mobili costituenti la pagina da stampare erano tenuti insieme appunto da fasce. Gli incunaboli noti nel mondo sono circa 450.000.
I soggetti rappresentati sono personaggi ed episodi della Bibbia, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. Lo stile è semplice, di arcaica ingenuità e gustosa immediatezza comunicativa; le scene sono delineate con  tratti  nitidi, con una essenzialità che non lascia spazio a decorazioni o ricchezza di particolari, ma si esprime attraverso un  simbolismo chiaro e comprensibile. Le figure umane sono descritte all’insegna di un realismo quasi popolaresco, volti non regolari, con barbe folte un poco in disordine, lunghi capelli, mani grandi da lavoratori, quali agricoltori o pastori dell’epoca.
Nella prima diapositiva sono disposte quattro immaginette. Ci colpisce innanzi tutto la prima, scena primordiale di Adamo ed Eva (Genesi, 3; epoca: 2.000.000 a. C. circa), due corpi nudi simmetricamente disposti ai lati dell’albero della conoscenza, sul tronco del quale si avvolge un serpente dal volto umano, espresso quasi con ironia sottile, rivolto verso la donna, che cederà per prima alla tentazione. Il Paradiso Terrestre è simbolicamente suggerito da tre alberi e un prato a scomparti contornati da erba, che ripartiscono il quadretto ritmicamente secondo i canoni coevi.
Altre due scenette si riferiscono ad episodi della vita di Giacobbe. In basso è posto il sogno, visione della scala altissima, fino al cielo, apparsa al figlio di Isacco, durante una sosta del viaggio verso la casa dello zio Labano ad Haran, dove conoscerà Rachele, sua futura moglie, vedi Genesi, 28, 10. Angeli salivano e scendevano, mentre in alto il Signore confermava la profezia di Abramo, la terra promessa. Accanto, in alto a destra, riconosciamo la lotta di Giacobbe con l’Angelo (Genesi, 32; 22-32), che ebbe luogo nel viaggio di ritorno alla terra di Canaan di Giacobbe con le due mogli,  Rachele e la sorella Lia, e i suoi undici figli. Il combattimento  durò tutta la notte, terminando con l’annuncio al coraggioso Giacobbe del suo nuovo nome: ”Israele”, indice per lui di titolarità della discendenza del suo popolo.
Commovente infine anche l’apparizione dei tre Angeli (Genesi 18) ad Abramo  inginocchiato, la cosiddetta Trinità dell’Antico Testamento, con l’annuncio della futura maternità per la moglie Sara, dalla quale nascerà Isacco, maternità che appariva impossibile per la più che veneranda età dei due sposi (datazione: 1850 a. C. circa). Fu per primo sant’Agostino a commentare questo evento come una anticipazione del mistero trinitario. Egli scrisse infatti che Abramo tres vidit et unum adoravit , ovvero Abramo vide tre e adorò uno.
Delle cinque immaginette, tutte apprezzabili, contenute nelle due seguenti  diapositive, si presenta qui una selezione: la biblica consegna a Mosè (datazione: 1250 a.C. circa) delle Tavole della Legge (Esodo 31,18) e l’ascesa al cielo del profeta Elia sul carro di fuoco (2 Re 2, 11-13).
In entrambe le raffigurazioni sovrasta la scena la figura del Padre Eterno, nella prima in sembianze umane, con mantello e copricapo solenni, appoggiato su una coltre di nuvole enormi (Esodo 19, 16:“nube densa”, ibid. 20, 21 “nube oscura”, ibid. 24, 15: “la nube coprì il monte”), mentre nella seconda semplicemente suggerito dalla base di nuvole che irraggia luce dall’alto. Mosè è inginocchiato, serissimo, emozionato e quasi sgomento (Esodo 3, 6: “perché aveva paura di guardare verso Dio”). Le due figure imponenti, Dio e Mosè, fanno scomparire il resto della rappresentazione, terreno, albero e drappeggio.

Ci sorprende ancora la visione del  profeta Elia (datazione: 850 a.C. circa) su un carro di fuoco, che lo trasporta in cielo verso la presenza di Dio, suggerita dalla grande nube raggiante, mentre il suo mantello scivola verso Eliseo. Il mantello, già in precedenza gettato sulle sue spalle quale primaria chiamata-consacrazione (1Re 19,19), é il simbolo del ruolo, dell’autorità  trasmessa dal profeta al suo successore, inginocchiato in posizione centrale nella scenografia, investito così della importante missione della quale risulterà capace e degno. Il mantello stesso ben  per due volte fu essenziale strumento miracoloso per la separazione delle acque del fiume Giordano, prima per Elia (2 Re 2,8) e poi per Eliseo stesso (2 Re 2, 13-14), così da consentire il passaggio sulla sponda opposta. Un episodio attuale, un gesto profetico  del pontefice Paolo VI, che, nel 1972 in visita a Venezia, impose la stola pontificia sulle spalle del patriarca Lauciani che sarebbe divenuto papa Giovanni Paolo I, ripropone il valore simbolico taumaturgico del mantello. Nell’immaginetta, in terra, un libro aperto rappresenta il testo sacro, la profezia, la parola di Dio. A destra, in alto, le fiamme sono agitate ramificazioni in forma di ali o di enormi petali, mentre a sinistra, sullo sfondo, un gruppo di alberi ben articolato, sull’altura, arricchisce il paesaggio, esteticamente fungendo da contrappunto plastico al carro.

L’ultima diapositiva illustra, a sinistra, un episodio del Vangelo, contenuto in Marco, 7, 24-30: la donna greca, quindi straniera, che chiedeva insistentemente a Gesù di liberare la propria figlia, posseduta dal demonio. Alle rimostranze degli apostoli e alla risposta di Gesù: “Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”, la donna alluse alle briciole cadute ai figli sotto la tavola, che avrebbero potuto sfamare anche i cagnolini.  Così Gesù apprezzò la richiesta e volle accontentare la donna. Nell’immaginetta simbolicamente esprime il senso della narrazione uno scorcio di tavola imbandita con cibo e bevande abbondanti e commensali che banchettano, al di sotto della quale un cagnolino rosicchia un osso: si realizza appieno, come più volte enfatizzato (si ricordi primariamente Gregorio Magno), il carattere didascalico e didattico delle raffigurazioni, particolarmente importante ed efficace per gli analfabeti.
A destra nella stessa diapositiva vediamo una scena quasi apocalittica: tre angeli alati (la numerologia  ricollega alla Trinità), recanti una Croce, spade e piccoli scudi circolari, posti su un piedistallo di nuvole-cespugli, circondano Dio in Gloria, assiso su di un trono, con il pastorale nella mano destra e il globo terrestre sormontato dalla croce nella sinistra. Si notano finalmente, dopo tanti personaggi dall’espressione seria, pensosa e desolata, volti sereni e sicuri, occhi “puri per vedere tutto quello che vi è di bello e di buono nel mondo spirituale; occhi lucenti per vedere dappertutto la presenza e la provvidenza di Dio Padre accanto a noi, occhi illuminati dalla gioia per insegnare anche agli altri il cammino della verità e dell’amore fraterno” (Giovanni Paolo II, 1995).In basso diavoli mostruosi, infelici e spaventati, sdraiati, ma semi-sollevati dal terreno, sembrano annaspare in sofferenza. Sono espressi secondo l’iconografia tradizionalmente, nell’epoca medioevale, attribuita a Belzebul, definito da Matteo “il principe dei diavoli”: corpi nudi ma ricoperti di pelo, ali di pipistrello, piedi e mani in forma di zampe di anatra, corna, orecchie animalesche, coda di leone, lingua inverosimile. Leggiamo nella raffigurazione il trionfo del Bene sul Male.                  

 

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SAN GIUSEPPE CAFASSO, PATRONO DEI CARCERATI

150° ANNIVERSARIO DELLA MORTE

                               

                           

Giuseppe nasce a Castelnuovo d’Asti nel 1811. E’ il terzo di quattro figli, di cui l’ultima, Marianna, sarà la madre del beato don Giuseppe Allamano. Fin da giovanissimo è stimato come un piccolo santo.
Compie gli studi di filosofia e teologia nel Collegio di Chieri e nel Seminario teologico e quattro mesi dopo l'ordinazione sacerdotale, nel 1833, entra nel "Convitto Ecclesiastico di San Francesco d'Assisi" a Torino, per perfezionarsi nella pastorale. Vi resterà tutta la vita, divenendone Rettore. Al Convitto si respirano la spiritualità di sant’Ignazio di Loyola e gli orientamenti teologici e pastorali di sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
L’insegnamento viene curato con grande attenzione e si mira a formare buoni confessori e abili predicatori. Tipica del suo insegnamento è la valorizzazione del dovere quotidiano in ordine alla santità. Come ebbe a testimoniare lo stesso San Giovanni Bosco, fondatore dei salesiani: “La virtù straordinaria del Cafasso fu quella di praticare costantemente e con fedeltà meravigliosa le virtù ordinarie”.
Sempre attento alle necessità degli ultimi, visita e sostiene anche economicamente i più poveri, portando loro la consolazione derivante dal suo ministero sacerdotale.
Prudente e riservato, maestro di spirito, è direttore spirituale di preti, laici, politici, fondatori; in particolare è confessore della serva di Dio Giulia Falletti di Barolo (1786-1864) e fra i sacerdoti da lui formati ricordiamo: san Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice; Giovanni Cocchi (1813–1895), fondatore di uno dei primi oratori di Torino e del Collegio degli Artigianelli; beato Francesco Faà di Bruno (1825-1888), fondatore dell'Opera di Santa Zita e della congregazione delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio; Gaspare Saccarelli (1817-1864), fondatore dell’Istituto della Sacra Famiglia; Pietro Merla (1815 -1855), fondatore del Ritiro di San Pietro in Vincoli; Francesco Bono (1834-1914), fondatore dell’Istituto del Santo Natale; beato Clemente Marchisio (1833-1903), fondatore dell’Istituto delle Figlie di San Giuseppe; Lorenzo Prinotti (1834-1899), fondatore dell’Istituto dei sordomuti poveri; Adolfo Barberis (1884–1967), fondatore delle Suore del Famulato Cristiano. Il suo apostolato consiste anche nell’accompagnamento spirituale dei carcerati e dei condannati a morte, tanto da essere definito il prete dei carcerati. Dopo una breve malattia muore all’età di appena 49 anni il 23 giugno del 1860: quest’anno vengono celebrati i 150 anni della sua nascita al Cielo.
Pio XII lo riconobbe un modello di vita sacerdotale, padre dei poveri, consolatore degli infermi, sollievo dei carcerati, salute dei condannati al patibolo. Lo stesso Papa, nell’enciclica Menti Nostrae del 23 settembre 1950 lo propose come modello di sacerdote.

 

 

"MODELLO DI VITA SACERDOTALE" (S. G. BOSCO)

"PATRONO DEI CARCERATI" (PAPA PIO XII)

 

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