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ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTORI IMMAGINETTE SACRE
CHE COSA E’
L’A.I.C.I.S.?
L’AICIS è l’Associazione,
apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati
cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano
di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico,
culturale, artistico, religioso
PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?
Perché l’unione fa la
forza. Per essere informati, attraverso la Notiziario
bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare
lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare
alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre
di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per
avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per
avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi
Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli
su santi e santuari. |
COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.
Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619)
e richiedendo l'apposito modulo da compilare.
Per il 30° anniversario della fondazione dell'A.I.C.I.S. (1983-2013), il Consiglio Direttivo, riunitosi in ottobre u.s., per nuovi tesserati, mai
prima iscritti, ha riconfermato la campagna promozionale 2012.
Il Consiglio, infatti, ha stabilito che anche per l’anno
2013 quanti non sono stati mai iscritti all’AICIS e desiderano associarsi oltre la quota di iscrizione (euro 3,00), pagheranno nel
2013 la quota promozionale di euro 22,00, anziché 35,00. L'importo dovrà essere versato sul conto corrente postale nr. 39389069
intestato all' A.I.C.I.S. (Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre)
L’anno sociale decorre dal 1° gennaio
al 31 dicembre
DIRITTI DEI SOCI:
- ricevere le Circolari Informative, con immaginette
omaggio;
- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;
- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;
- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;
- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta
di immaginette nelle Circolari Informative.
Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne,
in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile
adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì
del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che
di volta in volta verranno rese note.
Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice
Presidente
Tel. 328-6911.049
e-mail: aicis_rm@yahoo.it
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SANTINI E SANTITA'
NOTIZIARIO A.I.C.I.S. N. 1 - 2018
GENNAIO - MARZO 2018
Incisione su canivet meccanico
della fine del 1800 con
acquerellatura coeva.
Editore
L. Turgis – Paris.
[Collezione
Michele Fortunato Damato].
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1/2018 - SANTINI OFFERTI DAI SOCI PER GLI ASSOCIATI
1 - San Costanzo, Martire, venerato a Itri (LT). Retro: Preghiera alla Vergine.
Santino (MG 46) offerto da p. Michele M. GIULIANO, ofm.
2 -
Madonna delle Lacrime, parrocchia S.Marina - Milazzo. Retro: Preghiera
di Giovanni Paolo II. Santino offerto da Giovan Battista ANANIA.
3 - Madonna del Buon Consiglio, venerata a Mondolfo. Retro: Preghiera.
Santino offerto da Ivana RINALDI.
4 - N.S. di Lourdes e
S.Bernadette. Santino offerto da Roberto DE SANTIS.
5 - Beata Vergine
di San Luca - Bologna. Retro: Preghiera. Santino offerto da Pierluigi
BENASSI.
6 - Sant’Agostino. Santino offerto da Antonino COTTONE.
7 - Beata vergine con Bambino, venerata nella Cattedrale di
Siena. Retro: Preghiera di San Bernardo in inglese. Santino offerto da
Pietro CALLONI.
8 - San Pellegrino, Martire, venerato nella Chiesa di
Altavilla Irpina. La festa viene celebrata il 25 agosto. Santino offerto
da Michele Fortunato DAMATO.
9 - Santa Maria De Mattias, nel 2°
Centenario della nascita. Retro: Anno dell’Eucaristia. Giovanni Paolo II
con l’Eucaristia. Santino offerto da Edmondo BARCAROLI.
10 - SdD
Maria Pia Brando, fondatrice del Pio Istituto del S.Cuore di Mugnano
(NA), nel 1° Centenario della morte (1916-2016). Santino offerto da
Giuseppe MELONE.
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PROGRAMMA DELLE RIUNIONI 2018 NELLA SEDE ROMANA DI PIAZZA CAMPITELLI
Il Consiglio Direttivo del 12 settembre 2017 ha stabilito le date delle riunioni mensili a Piazza Campitelli per l’anno 2018
che sono:
9 Gennaio, (2° martedì); 13 Febbraio (2° martedì); 6 Marzo; 3 Aprile; 8 Maggio (2° martedì); 5 Giugno; 3 Luglio;
Agosto = vacanza; 11 Settembre (2° martedì); 2 Ottobre; 6 Novembre e 4 Dicembre.
LA TESSERA 2018:
INVIO A QUANTI HANNO RINNOVATO LA QUOTA SOCIALE DEL C.A.
Con la Rivista nr.1/2018 viene trasmessa la Tessera allegata solo a coloro per i quali è giunta
in Segreteria la certificazione dell’avvenuto pagamento della quota sociale 2018. La Tessera del
2018 commemora il 130° ann.rio della morte di San Giovanni Bosco (1816-1888), fondatore della
Congregazione Salesiana e cofondatore della Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice [lato
A] e il 2° Cent.rio della nascita di San Corrado da Parzham 1818-1894), frate minore cappuccino
(detto, il “Portinaio della Provvidenza”) [lato B].
IL CALENDARIETTO TASCABILE AICIS 2018
Il socio Paolo Emilio Camaiora (Titolare della SATEC Srl di Baranzate – MI) che predispone
e stampa ogni anno la Tessera per la nostra Associazione, ha fatto dono agli
associati del calendario tascabile in plastica laminata che qui a fianco riproduciamo
e alleghiamo al presente numero di Rivista. Il calendario reca sul frontespizio la stessa
immagine della parte A della Tessera sociale e cioè la commemorazione del 130°
Ann.rio della morte del Patrono della Gioventù, ovvero San Giovanni Bosco.
Al centro
riporta il calendario di questo anno. Il formato è quello della carta di credito, comodo
formato per ogni portafoglio. Ringraziamo di cuore Paolo Emilio Camaiora.
Roma, 10 dicembre 2017 - 7 gennaio 2018
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VI MOSTRA NAZIONALE DEL SANTINO NATALIZIO “LAUS TIBI SALVATOR MUNDI”
Il 10 dicembre 2017, alle ore 17,00, è stata inaugurata a Roma, presso il Convento di Santa Maria sopra Minerva a Piazza della
Minerva 42, la VI edizione della mostra natalizia annuale dell’AICIS, sui santini del Santo Natale che nel 2017 ha come tema: “LAUS
TIBI SALVATOR MUNDI - Il Natale nelle immagini sacre dal XVI al XX secolo”. In questa edizione è stata aggiunta una sezione
dedicata a: “Il culto della Beata Vergine Maria a Roma”, che sta riscuotendo un notevole successo.
Altra novità, un settore della
Mostra è stato aperto alla partecipazione della Prof.ssa Veronica Piraccini ed ai suoi alunni dell’Accademia delle Belle Arti di Roma,
che hanno esposto oltre trenta dipinti su tela su temi spirituali. Anche questa isola continua ad essere un interessante punto di riferimento
per molti visitatori, soprattutto giovani. L’esposizione sociale chiuderà il 7 gennaio 2018.
Un sentito ringraziamento va a
quanti hanno trasmesso il prezioso materiale esposto ed a coloro che hanno collaborato per il montaggio o per l’assistenza negli
orari di apertura dell’esposizione. Un sentito grazie lo rivolgiamo alla prof.ssa Veronica Piraccini, artista, docente titolare Cattedra
Pittura all’Accademia Belle Arti di Roma la quale sia il 10 dicembre (inaugurazione dell’Esposizione) sia il 17 dicembre al termine
del Concerto del Gruppo di Musica Antica “La Fontegara”, ha mostrato al pubblico un suo dipinto dal titolo “il mio Gesù”, realizzato
per contatto, speculare all’immagine sindonica di Torino (7ª foto a pag.24 di questo nr. 1/2018). Ne parleremo nel nr. 2/2018.
Roma, 17 dicembre 2017
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A S. MARIA SOPRA MINERVA CONCERTO DI NATALE DEL GRUPPO DI MUSICA ANTICA “LA FONTEGARA”
Domenica 17 dicembre 2017, alle ore 17, nel salone della Mostra sociale AICIS “Laus tibi salvator
mundi” si è svolto il Concerto di Natale (con Ingresso libero) “Gaudete, Christus est natus”,
ad opera del Gruppo di Musica Antica “La Fontegara” diretto dal nostro socio il Maestro Augusto
Mastrantoni di Roma.
L’evento, organizzato dall’Associazione Culturale Roma Tiberina “Salotto
Romano” (in sala vi era il Presidente Sandro Bari e una folta rappresentanza di associati) e dall’AICIS
(in sala era presente il Presidente Giancarlo Gualtieri con il nuovo Consiglio Direttivo,
alcuni soci di Roma) era del tutto particolare sia per la qualità degli esecutori che per la rarità
degli strumenti adoperati.
Il Gruppo formato da Augusto Mastrantoni, Dario Guerci e Pasquale
Sculeo hanno suonato brani che hanno spaziato dal 1360 (“Resonet in laudibus”, graduale Moosburg)
al 1500, 1600 ed ha concluso con il famoso “Tu scendi dalle stelle”, musica e parole di
S.Alfonso Maria de’ Liguori (1697-1787) durante l’esecuzione del quale si sono uniti con il canto
anche tutti i presenti.
Il Vicepresidente Aicis Renzo Manfè ha presentato volta per volta i quattro
gruppi di brani magistralmente eseguiti dal Gruppo di Musica Antica “La Fontegara”. È stato un grandissimo successo sia per la
scelta che per l’esecuzione dei brani, giustamente premiati dal pubblico della pienissima sala con ripetuti scroscianti applausi.
Roma, 6 febbraio 2018
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CONFERENZA IN SEDE DI STEFANIA COLAFRANCESCHI SU “SAN BIAGIO VESCOVO”
La prof.ssa Stefania Colafranceschi nella riunione sociale del 6 febbraio 2018 terrà nella sede di Campitelli una
conferenza su “San Biagio Vescovo” (cfr. articolo pag.6).
Nella Chiesa romana di San Carlo ai Catinari la Colafranceschi
presenterà una mostra di immaginette e immagini sul santo vescovo dall’1 al 5 febbraio p.v.
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SANTINI E DECORAZIONI
Una singolare raffigurazione di San Martino di Tours (316-397)
e il logo del Giubileo della Misericordia
di Maria Teresa BISE CASELLA
La raffigurazione tradizionale di San
Martino di Tours lo rappresenta a
cavallo mentre offre a un povero mendicante
la metà del suo mantello di militare
arruolato nell’esercito romano, metà che,
precisiamolo subito, consisteva nella sola
sua fodera non nella sua totalità come si è
creduto e ancora a volte si crede.
Non così
lo si scopre nel Bollettino edito nel 2015
dalla “Conferenza ticinese san Vincenzo de’ Paoli” la cui attività
si distingue nell’operare a favore di chi è nel bisogno.
Prima di proporre in che cosa consiste questa singolarità
chiediamoci se per altre ragioni potrebbe essere ritratto San
Martino, non solo per l’episodio del mantello diviso, e se la
sua figura o, nel nostro quotidiano, l’11 novembre, la data
della sua sepoltura nel 397, non evoca forse altro.
Scopriamo allora che proprio all’inizio di novembre sorprende
ogni anno un periodo in cui il clima è particolarmente
clemente, periodo chiamato “l’estate di san Martino”.
E che
il “fare san Martino” significa traslocare. E che l’11 novembre è anche un giorno di fiera. E che in certi luoghi il suo nome è
legato a feste tradizionali: in Abruzzo, ad esempio, “le glorie
di san Martino” sono chiamati i grandi fuochi accesi in onore
del ritorno delle sue spoglie a Tours, spoglie date alle fiamme
dai protestanti nel 1552. Nelle Fiandre alla stessa data e nello
stesso ricordo i bambini partecipano a una processione di
lanterne, a una fiaccolata a loro riservata.
In Scandinavia tradizionale è un cibo a base di carne di
oca, in ricordo del suo rifugio in una stalla destinata alle oche
quando lo si ricercava per eleggerlo vescovo.
Nel Veneto si usa confezionare un biscotto detto “dolce di
san Martino” a forma della di lui figura. E il proverbio “a san
Martino ogni mosto diventa vino” rinvia in molte regioni d’Italia
all’11 novembre, al tempo della maturazione del vino
nuovo, vino da sempre chiamato “vino di san Martino”.
Scopriamo ancora che all’11 novembre iniziava, un tempo,
l’attività dei tribunali, delle scuole, si datavano le elezioni, si
rinnovavano i contratti e che alcune di queste usanze sono
sopravvissute.
Non solo per il dono della metà del suo mantello
vive dunque la figura di san Martino.
Ma torniamo alla sua rappresentazione.
Vero pastore, evangelizzatore e fondatore di comunità di
monaci, predicatore, oppositore dei riti pagani in vigore nelle
campagne che lui percorreva sostituendoli con quelli cristiani,
questi sono i suoi dati biografici oltre gli episodi e le feste che
lo ricordano, dati attestati in un santino ottocentesco edito da
Berthiaut dove si legge, inoltre, che le litanie a
lui intitolate lo invocano come modello di vera perfezione,
esempio per i militi e per i religiosi, perla dei sacerdoti, luce
gloriosa dei pagani, propagatore della fede romana, zelatore
della gloria di Dio, uomo di fede e di ardente carità, ineffabile
lavoratore, consolatore degli afflitti, terrore dei demoni, operatore
di molti miracoli, patrono della monarchia francese.
Nulla di questi elogi trova riscontro nella raffigurazione
edita nel bollettino ticinese (fig. 3).
In esso l’aneddoto usuale del dono del mantello non rappresenta
soltanto un atto di pietosa generosità, ma assume
un significato più alto, rinvia alla misericordia di Dio. Infatti,
non solo il santo e il mendicante vi sono ritratti, ma anche Cristo
che sotto il suo ampio mantello abbraccia ambedue, il povero
che giace ai suoi
piedi e che lui protegge
trattenendolo
con la sua mano e
Martino, il milite aureolato,
donatore generoso
che con il suo
ricco mantello avvolge
e nasconde totalmente
il mendicante, il suo
atto non sostenendo il
confronto con quello di
Cristo (2.)
Due sono dunque i
mantelli, quello rosso
di San Martino e
quello bianco di Cristo,
quello rosso simbolo
dell’umanità e quello bianco della divinità. Una raffigurazione
quella del bollettino che si può riassumere definendola“la carità”, la carità infinita di Cristo e quella finita dell’uomo,
la carità che è misericordia, quella misericordia predicata da
Papa Francesco che ha suggerito il logo dell’anno del Giubileo
(fig. 4).
Cristo anche qui vestito di bianco si carica sulle spalle un
uomo vestito di terra, cinge con le sue mani trafitte le mani e
i piedi nudi di lui immedesimandosi al di lui patire, accosta il
suo viso a quello di lui manifestandogli il suo affetto, vuol vedere
con lui coprendo uno degli occhi di lui con uno dei suoi,
insomma vuol farlo suo identificandosi a lui. Così l’umanità e la divinità si confondono, tale è l’unione mistica: l’uomo è
tutto in Dio e Dio è tutto nell’uomo, ma nell’uomo peccatore
che lui ha redento. Le raffigurazioni proposte da padre Marko
Ivan Rupnik, l’autore del mosaico di San Martino avvolto da
Cristo con il suo mantello e del logo del giubileo della misericordia,
assumono dunque un significato teologico complesso.
Il san Martino è un suo mosaico realizzato per la chiesa di
Fondi nel Lazio dedicata al santo di Tours; il logo rinvia invece
a quello realizzato per la chiesa delle Suore Orsoline Figlie di
Maria Immacolata nella loro casa madre di Verona (fig. 5).
Nel logo non appare però più la figura della penitente che
si aggrappa con una mano a quella di Cristo e con l’altra a
quella dell’uomo caricato sulle sue spalle, appare invece, contrariamente
a quanto risulta nel modello veronese dove
ognuna delle due figure vede con i suoi due occhi, che uno
degli occhi dell’uomo è coperto da uno di quelli di Cristo, dettaglio
non privo di significato come sopra rilevato.
Il messaggio
voluto da Papa Francesco, suggerito dal mosaico di Verona
di padre Rupnik, merita dunque di essere percepito nella sua
pienezza, non limitato a rappresentare la pur già eloquente
figura del Cristo misericordioso redentore (3.)
1 Fonte di queste notizie è la Bibliotheca Sanctorum. Roma 1967. Vol. VIII,
coll.1248-1291.
2 Non ero riuscita a scoprire la ragione per cui san Martino è raffigurato qui con
tre braccia. Colgo oggi la risposta in un documento edito dal Centro Studi e Ricerche
Ezio Aletti di Roma in cui leggo: “San Martino è raffigurato con tre braccia.
Si tratta di una raffigurazione già conosciuta nella tradizione iconografica
cristiana (pensiamo, ad esempio, ad una famosa icona mariana).
Con ciò si vuole
sottolineare che la persona che davvero accoglie l’amore di Cristo e vorrebbe
esserne attraversata, percepisce che da sola è povera, che l’amore è sempre più
grande di ciò che si comunicare e donare. Ma basta disporsi al gesto e all’atteggiamento
della carità e si scopre che è l’Amore stesso ad operare in noi, oltre
le nostre possibilità. San Martino allora ha tre braccia perché con il suo gesto di
carità lascia agire l’Amore”.
3 Assumo pienamente la responsabilità dell’interpretazione di queste raffigurazioni,
interpretazione in contraddizione forse con il significato che ha voluto dar loro il
mosaicista padre Rupnik, gesuita, direttore del Centro Aletti, sopra menzionato.
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CURIOSANDO IN LIBRERIA
LA MADONNA DI LORETO
Celeste Patrona dell’Aeronautica
Militare - Iconografia devozionale
di Vicenza MUSARDO T.
Dal novembre 2017 è disponibile l’ultima fatica della socia A.I.C.I.S. Prof.ssa Vincenza
Musardo Talò, a cura dell’Associazione Arma Aeronautica – Sezione di
Taranto, con la presentazione di Enzo Vecchiarelli, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica
Militare, dal titolo “La Madonna di Loreto” e con il sottotitolo “Celeste Patrona dell’Aeronautica
Militare - Iconografia devozionale”.
Circa le motivazioni di questo libro è la stessa autrice a darcele nell’introduzione: ‘Per gli uomini
che vanno per il cielo con i loro aeromobili, non possono passare inosservati quasi cento anni in
volo con la Vergine Lauretana.
L’adveniente 2020 è un evento non solo giubilare del primo centenario
di patronato della Signora di Loreto, ma anche un evento di fede e di certa suggestione. In tal senso la grande famiglia
dell’Aeronautica Militare e le tante sezioni dell’A.A.A. hanno acceso i loro motori per celebrare l’evento.
Perciò, questo mio studio
vuole essere un sentito omaggio alla Patrona dell’Aeronautica Militare e, in particolare, all’Associazione Arma Aeronautica – Sezione
di Taranto […]. Nello specifico, l’idea di una ricerca sull’iconografia, rivisitata attraverso le antiche incisioni e i bei santini
di una volta, nasce il 10 dicembre 2015, in occasione delle celebrazioni della Patrona dell’Arma. […]
Svolta in chiave storico-antropologica,
la presente ricerca riflette soprattutto sulle diverse facies della devozione lauretana ed è tesa a indagare storicamente
l’insieme delle tipologie iconografiche (stampe, incisioni e santini) del culto della Vergine di Loreto e della Santa casa; culto che
nelle tante stagioni della sua storia, dal 1294 e per oltre sette secoli fino ad oggi, non hanno mai conosciuto battute di arresto.
Ma il Santuario di Loreto, la Felix Nazaretana Domus, si è fatto anche luogo dell’anima di tutti gli aviatori militari
e civili, fin da quando, il 24 marzo 1920, vigilia della festa dell’Annunciazione, il papa Benedetto XV (1914-1922),
sensibile alle devote petizioni del Reale Aero Club d’Italia – tramite la Sacra Congregazione dei Riti – con Breve
Pontificio proclamò solennemente la Vergine Aviatrice “Celeste Patrona di tutti gli Aeronauti”’.
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SAN BIAGIO,
TRADIZIONE E ICONOGRAFIA
di Stefania COLAFRANCESCHI
Invocato per il patrocinio della gola e le affezioni connesse,
San Biagio è titolare di numerosissime chiese e
parrocchiali, ancor più diffuse nella toponomastica
medievale e moderna.
Era uno dei Quattordici Santi ausiliatori, così detti perché
correlati agli organi vitali.
Le aree territoriali in cui si ebbero più intitolazioni sono:
l’Esarcato (Ravenna e le città viciniori) di influenza bizantina,il Patriarcato di Aquileia, il Meridione (Sicilia, Calabria, Basilicata,
Puglia) legato all’ambito orientale da cui pervennero
maestranze, documenti, tradizioni religiose, ed esponenti del
clero e del monachesimo.
Il culto ha origine nella chiesa d’Oriente: in Grecia venne
redatta la prima Vita, poi latinizzata, che costituisce il nucleo
narrativo tramandato dai santorali più antichi, le raccolte
delle biografie dette “legendae” in quanto testi “da leggersi”
nei momenti comunitari della vita monastica.
Il maggior leggendario medievale, la Legenda Aurea di
Jacopo da Varazze (1260 ca), opera enciclopedica a uso dei
predicatori, divenne fonte di ispirazione anche per gli artisti
e gli eruditi: diffusa attraverso manoscritti, vide la prima
edizione in italiano stampata a Venezia nel 1475.
Il culto e le devozioni al Vescovo martire armeno
sono diffuse in Europa e nel mondo.
Ogni anno la festa commemorativa attesta il legame vivo
e sentito con il santo, specie nelle città e paesi posti sotto il
suo patrocinio.
L’iconografia di San Biagio fa riferimento a diversi tipi,
trasposizione degli episodi della Vita: l’eremita, il guaritore,
il vescovo benedicente, il martire, l’intercessore e il patrono.
A queste rappresentazioni si aggiungono le espressioni
della religiosità popolare e della devozione: statue, reliquiari,
ex-voto, medagliette apotropaiche, pani votivi, stampe e immaginette.
Alcuni tipi iconografici hanno avuto particolare fortuna
editoriale, come ad esempio il Miracolo del bambino risanato
- di cui si vede l’evoluzione a partire dall’incisione ottocentesca,
le oleografie e le immaginette fustellate -; in altri casi
l’attenzione è posta sul simulacro devozionale, come il fercolo
processionale di Napoli, o si evidenzia, attualizzandola, la
specificità del patrocinio esteso ai medici otorinolaringoiatri.
Didascalie:
1 - S.Blasius, F. Ittenbach, Dusseldorf, incisione sec XIX
2 - S.Biagio, C. Poellath, cromolitografia, Bayern, fine sec XIX
3 - S.Biagio – Santino devozionale
4 - San Blasius, incisione sec XVIII.
5 - S. Biagio, cromolitografia, sec XIX (4 e 5)= B0 Raffronto
con miracolo della guarigione
6 - S.Biagio, incisione devozionale, Vallardi, Milano, coll.
Campogalliani
7 - S.Biagio, stampa popolare, Scafa, Napoli. fine sec XIX.
8 - S.Biagio, immaginetta devozionale, inizio sec XX; (7 e 8)
= Raffronto stampa devozionale - Napoli (statua)
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Birra... e Santini
UNA RELAZIONE IMPENSABILE TRA BIRRA E SANTINI
di Attilio GARDINI
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Atutti noi è noto il vino Sangiovese, che qualcuno
legge Santo Giovese, considerandolo
protettore dei bevitori … ma se cambiando
genere di bevanda alcolica, cominciamo ad esaminare
i produttori di birra, scopriremmo subito che per ottenerla è vitale l’utilizzo del luppolo, di cui si ha una prima
menzione in un documento dell’abbazia benedettina di
Saint-Denis (Parigi), nell’anno 822.
luppolo consentiva alla birra di chiarificarsi, di decantare e di
depositare i frammenti solidi, di diventare insomma una bevanda
in senso pieno, più dissetante, più adatta ad accompagnare il
pasto. Inoltre il luppolo introduceva un sapore amarognolo che,
mescolato al dolce, incontrò grande fortuna. E se i vantaggi del
gusto non fossero bastati, c’era anche che la birra si conservava
meglio e più a lungo.
Con tale bevanda abbiamo riscontro di non pochi patroni che
dal Paradiso forse continuano a gustare con ponderatezza questa
bevanda ricca di schiuma, tanto da concludere che la birra ha
numerosi santi in Paradiso. Da solerte filiconico mi sono intrattenuto
a compilare una lista breve e sommaria di uomini e donne
che, oltre ad essersi distinti in vita per l’esercizio delle virtù cristiane
in forma eroica, o per aver dato la vita a causa della fede,
intercedono per i birrai, i coltivatori di luppolo e i venditori di
questa gradita bevanda.
Tra quelli particolarmente vicini alle istanze dei birrai troviamo
Sant’Ildegarda di Bingen (1098-1179) [foto a fianco].
Santa Ildegarda è stata canonizzata
nel 2013, quarta
donna a sedere fra i Dottori
della Chiesa con Santa
Caterina da Siena, Santa
Teresa d’Avila e Santa Teresa
di Lisieux.
Ildegarda
divenne una donna saggia,
piena di Dio, a cui si
recavano persone da ogni
parte in cerca di consiglio
su ogni possibile problema.
Grazie al suo legame
con la natura - certamente
reso più intenso
dalla grazia delle visioni
interiori - scrisse libri di
farmacologia e medicina, che fanno di lei una delle prime praticanti
della scienza medica.
Grazie a lei il luppolo prese piede
nella birrificazione.
Nel suo monastero tedesco, fu lei che scoprì la resina dal sapore
amaro e aromatico chiamata Luppolina. Fu proprio questa
che fu la chiave di volta per rendere limpide e stabili le birre.
Sant’Ildegarda non era solo studiosa del luppolo e delle sue proprietà,
come spesso si sente dire. Era una figura molto più complessa,
una personalità che nel periodo medievale in cui visse
brillò da molti punti di vista come un diamante dalle molte sfaccettature.
Fu scrittrice, musicista, filosofa, linguista, naturalista,
consigliera politica, guaritrice, visionaria. Ildegarda fu così in
grado di dedicarsi alla stesura delle sue tre opere profetiche: “Scivias”,
“Liber Divinarum Operum” e “Liber Vitae Meritorum”.
A queste se ne aggiungono altre, alcune delle quali frutto di
uno studio tanto approfondito quanto concreto della Natura e dei
suoi impieghi in medicina, come il “Liber Subtilitatum
Diversarum Naturarum”, in seguito diviso in “Physica”
e “Causae et Curae”.
Il primo è a carattere enciclopedico-fisico-naturalistico,
il secondo a carattere medico-fisiologico-cosmologico edè tuttora utilizzato dalla medicina olistica.
Al 17 settembre,
giorno della nascita al cielo di Ildegarda, la città di Salerno
vede un’intera giornata dedicata all’approfondimento di
questa figura: molte le iniziative di questo evento tra cui
un workshop sull’utilizzo del luppolo nella birra,
Nell’individuare i precursori e i ricercatori, occorre poi fare
un salto indietro nel tempo e raggiungere il terzo secolo:
s. Lorenzo
[foto 1], il martire che il 10 agosto morì bruciato sulla graticola,è considerato patrono dei produttori di malto.
A Bari è sepolto s. Nicola di Mira (260-350) [foto 2] e forse
non tutti sanno che è protettore di birrai e distillatori. Sant’Agostino
di Ippona (354-430), Dottore della Grazia, filosofo, teologo,
vescovo, è anche patrono dei birrai. Di s. Patrizio (385-
461) [foto 3] si conosce quanto fosse legato alla birra, o per lo
meno, adesso molti lo vedono sotto questa luce.
Rimanendo in
Irlanda, Santa Brigida (439-521) [foto 4] sapeva trasformare in
birra, previa benedizione, l’acqua usata per il bagno dei lebbrosi
offrendo così un miracoloso e gustoso refrigerio ai malati. Siamo
sempre nelle isole britanniche con s. Colombano (542-615) [foto
4] missionario di cui si narra che col suo alito fece esplodere un
tino di birra mentre veniva offerta al dio pagano Odino, dicendo
che non si poteva sprecare buona birra per il diavolo e che la
birra era benedetta da Dio solo se bevuta nel suo nome.
Appartiene ai racconti su Sant’Arnolfo di Metz
(580-640) [foto 5] la storia secondo la quale, durante
la processione che ne trasportava le spoglie
per la sepoltura, il popolo esausto e provato dal caldo sostò in
un paesino dove c’era una sola osteria con un unico boccale di
birra: tuttavia tutti riuscirono
a bere perché quel
boccale non era mai vuoto.
S. Amando di Maastricht
(549-679), [foto 6]
missionario nelle Fiandre
poi vescovo, è patrono
degli osti, dei caffettieri e
dei birrai.
Occorre spostarsi in
Borgogna per trovare il vescovo
s. Protasio di Losanna
(640-699), colpito
mortalmente da un albero, il suo corpo venne trasportato su una
lettiga, fino ad essere condotto in un luogo dove fu possibile fargli
bere birra, ancora oggi tale località si chiama Bière.
A Praga è ben vivo il culto a s. Venceslao (907-935) [foto 7],
considerato, tra l’altro, protettore dei produttori di birra.
Proveniva da una famiglia di birrai Sant’Arnolfo di Soissons
(1014-1087) [foto 8] che poi, nel suo monastero, fondò un
birrificio ed è venerato come patrono dei birrai e dei produttori
di luppolo. Tra i suoi miracoli, si ricorda che salvò la popolazione
da una pestilenza grazie alla birra da lui benedetta mescolandola
con la Croce pastorale.
In Baviera si ricorda s. Bennone (Benno) di Meissen, vissuto
a cavallo tra X e XI secolo [foto 9], e una birra, un tempo, ricordava
il suo nome. Anche s. Tomaso Cantuariense (Thomas
Becket) (1118-1170) [foto 10], arcivescovo di Canterbury, è protettore
dei fabbricanti di birra. In Italia si commemora s. Pietro
martire (1205-1252) [foto
11], predicatore domenicano,
come protettore dei
venditori di birra (vedi immagine).
Le cronache del tempo
ci riportano che s. Corrado
di Parzham (1818-
1894) [foto 12], era così
generoso che ai pellegrini
e agli indigenti distribuiva
birra e pane raccomandando
però, al confratello
Deodato, addetto alla birreria
del convento, di farne
molta, ma molta, ma di bassa gradazione.
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CARTE RITAGLIATE: COLLAGE
di Elisabetta GULLI GRIGIONI
[Un brano tratto dal libro della nostra socia Elisabetta Gulli Grigioni “Carte intagliate, ritagliate
e punzecchiate – Immaginette devozionali e decorazioni profane manufatte in
paesi europei nel Settecento e nell’Ottocento” – Pagg.80, Edizioni Essegi - Ravenna].
Anche la recente tecnica del ritaglio, per l’essere utilizzata su tipi di carta diversi e secondo finalità
e stili differenti, dà luogo a varie tipologie di manufatti. Una delle più comuni forme di ritaglio
della carta è quella effettuata seguendo con la forbice una decorazione o una figura già delineate, in genere
a stampa, da altri).
Un noto e importante esempio di questo esercizio, già da me collegato al santino manufatto, prezioso per l’antichità e per la molteplicità
di esemplari conservati presso la Biblioteca Classense di Ravenna, è fornito dalle xilografie ritagliate con cui il causidico Jacopo
Rubieri, nato a Parma verso il1430, effettuò una operazione di ‘farcitura’ delle sue carte manoscritte con la quale, come afferma Fiora
Bellini nell’introduzione al catalogo della mostra Xilografie italiane del Quattrocento da Ravenna e da altri luoghi, “ridusse a silhouettes
la maggior parte dei santi raffigurate sulle stampe” (AA.VV. 1987, p.29) applicandoli su fondi di carta diversi
Un altro esempio che deve
essere segnalato, poiché dimostra esplicitamente l’utilizzazione decorativa delle figure ritagliate, ci è dato dal codice MS.915 (sec.XV)
conservato presso la Biblioteca Casanatense di Roma, Elegiae di Properzio che sul verso del foglio1 presenta due figure ritagliate e applicate,
i due amanti dei quali sono soprascritti i nomi Propertius et Cintia, raccordate da un cuore trafitto disegnato a inchiostro secondo
il gusto secondo il gusto dei piatti amatori in ceramica del secolo XV.
L’illustrazione (pubblicata in Buonocore 1996, p.327) è detta più
tarda rispetto al codice e non è indicato se le figure siano disegnate o a stampa, particolare che avrebbe importanza per il nostro discorso.
Queste operazioni di ritaglio si diffusero particolarmente nel settecento acquistando caratteristiche specifiche e finalizzandosi anche
ad applicazioni pratiche. Nella maggioranza dei casi le figure venivano estrapolate, con grave danno, da libri e stampe, allo scopo di utilizzare
le immagini ritagliate inserendole in collage o applicandole su mobili e altri oggetti di arredamento. In seguito furono prodotti fogli
appositamente stampati per il ritaglio delle immagini: particolarmente apprezzati in Italia i fogli stampati dai Remondini di Bassano nel
Settecento [...].
Ho proposto altrove di considerare all’interno della tipologia a collage le immaginette ‘vestite’ (Gulli Grigioni 1985, p.82).
Tra queste ultime è particolarmente diffusa nelle collezioni italiane e ampiamente documentata in libri e cataloghi la tipologia iconografica
del Bambino Gesù: in piedi, spesso su un piedistallo secondo il modello del Bambino Gesù di Praga o in fasce, appoggiato su un supporto
di carta bianca intagliata/ritagliata che ricorda le trine del portinfante (*).
Quest’ultima tipologia, per quanto riguarda la produzione italiana,
serviva secondo Paolo Toschi a decorare le letterine di Natale. [Pagg.19-20-21]
(*) Foto: Collage polimaterico di R: Bambino Gesù di Praga. Volto, corona, collare in pizzo, mani con polsini in pizzo, globo crucifero, piedistallo, r. da incisioni colorate
a mano; aureola in carta dorata r.; ‘spighetta’ in carta dorata fustellata e goffrata sottolinea il mantello in velluto rosso sopra la vestina in seta cannettata beige
sulla quale è applicata una cromolitografia raffigurante fiori.
Sul piedistallo, in una placchetta lobata: monogramma cristologico e chiodi della Passione; nel
cartiglio sottostante: Das gnadenreiche / h. Jesu Kindlein / in Prag [Il Santo Bambino Gesù di Praga pieno di Grazia].
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CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI
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9 OTTOBRE 2017: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI
Il 9 ottobre 2017, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza privata S.E.
Rev.ma il Signor Card. Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle
Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione
a promulgare i seguenti decreti riguardanti:
A - 2 NUOVI BEATI
È stato promulgato il Decreto riguardante il martirio dei
Servi di Dio Tullio Maruzzo (al secolo: Marcello), Sacerdote
professo dell’Ordine dei Frati Minori, e Luigi Obdulio
Arroyo Navarro, Laico, del Terzo Ordine di San Francesco,
uccisi in odio alla Fede il 1° luglio 1981 nei pressi
di Los Amates (Guatemala).
Siamo in attesa di conoscere la data della cerimonia di
Beatificazione.
1-TULLIO MARUZZO (1929-1981)
P. Tullio (Marcello) Maruzzo nasce a Lapio, comune di Arcugnano
(Vicenza) il 23 luglio 1929. Dai genitori riceve una
educazione profondamente cristiana.
Entra nel 1939 nel collegio
serafico dei Frati Minori del Veneto
a Chiampo. Emette la professione
solenne nel 1951. È ordinato
sacerdote il 21 giugno 1953.
Nel mese di dicembre 1960 parte
missionario per il Guatemala. Le
parrocchie del vicariato di Izabal
diventano il terreno fertile della
sua azione pastorale; qui profonde
dedizione e coraggio per il
bene dei fedeli. Sensibile agli sfoghi dei poveri contadini che
per l’angheria di pochi latifondisti si vedono espropriati dalla
terra che con fatica vanno bonificando, la sua opera di pastore
si indirizza a soccorrere la povertà dilagante, a consolare gli
sfiduciati e soprattutto ad illuminare le coscienze per riaffermare
con chiarezza i diritti della giustizia secondo i dettami
evangelici. La sua azione pastorale assume il valore di una
denuncia profetica e coraggiosa dei soprusi dei potenti locali
che ne hanno decretato la soppressione. “Non denunciava,
annunciava”: è il complimento più bello che arriva da un parrocchiano
sensibile ed attento.
Non tardano ad arrivare i primi “avvertimenti” e le prime intimidazioni,
come anche il tentativo di infangarlo con le accuse
più assurde, la più innocente delle quali è di essere un “prete comunista”.
Il 1° luglio 1981 gli tendono un’imboscata, mentre torna, di
sera, da un incontro di catechesi: viene crivellato di colpi insieme
a Luis Obdulio Arroyo, un giovane catechista terziario
francescano che non si stacca mai da lui, pur sapendo essere
estremamente pericoloso farsi vedere in sua compagnia.
2-LUIGI OBDULIO ARROYO NAVARRO (1950-1981)
Luis Obdulio Arroyo Navarro è il fedele compagno che il
Signore ha posto accanto a p. Tullio nel momento dell’estremo
sacrificio. Nasce a Quiriguá (Guatemala) il 21 giugno 1950.
Svolge l’impiego di autista presso il
municipio di Los Amates. All’età di 26
anni aderisce al Terz’Ordine Francescano,
divenendo anche catechista parrocchiale.
La sera del 1° luglio 1981, sulla via del
ritorno da una riunione dei Cursillos de
Cristianidad, nella località di Los Amates,
p. Tullio e Luis Obdulio cadono vittime
di un agguato da parte di chi
vuole tacitare la loro opera di evangelizzazione.
La causa di
beatificazione, promossa dalla Provincia Veneta dei Frati Minori,
ha preso avvio nell’anno 2005.
B-7 NUOVI VENERABILI
Sono stati promulgati 7 decreti riguardanti l’eroicità
delle virtù dei seguenti Servi di Dio, i quali, pertanto,
acquisiscono il nuovo titolo di “Venerabile”.
1-Venerabile Servo di Dio
DONIZETTI TAVARES DE LIMA (1882-1961)
Donizetti Tavares de Lima nasce in Brasile, a Càssia (MG)
il 3 gennaio 1882 da papà avvocato e mamma insegnante. È
ancora un bambino quando la famiglia si trasferisce nello
Stato di San Paolo. A 12 anni entra nel seminario vescovile,
dove riceve la nomina di organista e insegnante di musica
dei seminaristi. Incardinato quindi nella diocesi di Pouso Alegra,
viene ordinato sacerdote il
12 luglio 1908 e inizia il suo ministero
pastorale nella Parrocchia
di San Gaetano.
Nel 1909 è nominato parroco
a Vargem Grande do Sul, ove
svolge un intenso apostolato,
esercitando anche una notevole
influenza sulla vita sociale della
città.
Poiché difende i poveri, i
ricchi lo accusano di essere un comunista.
Costruisce la Chiesa parrocchiale
e le cappelle di Nostra
Signora di Aparecida e di San Benedetto. Nel 1926 diviene
parroco di St. Anthony Parish a Tambaú. Pone attenzione ai
poveri, agli ammalati, ai bambini. Costruisce l’asilo di San
Vincenzo de Paoli per persone anziane senza famiglia.
Per lui
essere parroco significa condividere i problemi del proprio popolo.
Acquista terreni e case per coloro che non hanno nulla.
Nel 1955 è al centro di un grande movimento popolare;
le persone sono stati attratti dalla fama dei suoi poteri
taumatúrgici, pur contro la sua volontà. Il Venerabile
Servo di Dio muore il 6 giugno 1961.
9 OTTOBRE 2017: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI
Il 9 ottobre 2017, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza privata S.E.
Rev.ma il Signor Card. Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delleCause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione
a promulgare i seguenti decreti riguardanti:
2 - Venerabile Servo di Dio
SERAFINO KASZUBA (1910-1977)
Luigi Casimiro nasce a Zamarstynow,
villaggio nei pressi di Leopoli il 17 giugno
1910. Nel 1928 entra tra i cappuccini ricevendo
l’ordinazione sacerdotale nel
1933. Al termine della seconda guerra
mondiale quando viene stabilita la nuova
frontiera tra Polonia e URSS rimane in
territorio sovietico per assistere i fedeli
cattolici.
L’11 aprile 1958 le autorità sovietiche
gli tolgono il permesso di svolgere l’attività pastorale.
Inizia così un’attività itinerante e segreta che lo porta fino alla
Siberia. Arrestato il 6 marzo 1966 è condannato a 11 anni di
reclusione. Riesce a fuggire e a passare in Polonia. Pur malato,
tubercolotico, riprende il suo ministero ritornando in Kazakistan.
Muore a Leopoli (Lviv) Ucraina, il 20 settembre 1977.
3 - Venerabile Servo di Dio
MAGIN MORERA Y FEIXAS (1908-1984)
Magin Morera y Feixas nasce in Spagna
a Castelltallat (Barcellona), il 16 novembre
1908, ultimo di dodici fratelli. Rimasto
orfano di padre a 17 mesi, è sua
madre a educarlo alla fede cristiana e
poi a coltivare la sua vocazione sacerdotale
e religiosa.
Chiamato da Dio per essere
un figlio della Sacra Famiglia, fa la
sua professione religiosa a Barcellona il
25 settembre 1925. È ordinato sacerdote
il 1° novembre 1933 a Tortosa. Supera con viva fede la persecuzione
religiosa spagnola e i pericoli della seconda guerra
mondiale in Italia, quindi in Brasile conduce un’ammirabile
attività pastorale in diverse parrocchie, proponendo sempre
l’ideale della famiglia di Nazareth, che vive e porta nel cuore.
Diviene Superiore Generale della Congregazione per diversi
anni e un vero maestro della vita spirituale. Promuove la costruzione
di un Tempio in onore della Sacra Famiglia a Roma
e lavora a favore delle famiglie e dei giovani. Pieno di virtù e
buone azioni, muore a Barcellona il 28 giugno 1984, vittima
di un tumore vissuto con pazienza.
4 - Venerabile Serva di Dio MARIA LORENZA
FREQUENSES IN LONGO (1463-1539)
Maria Lorenza nasce nel 1463 circa a
Lleida (Catalogna – Spagna) da nobile
famiglia. A venti anni Maria Requenses
sposa Giovanni Longo, funzionario di Ferdinando
II d’Aragona, e nel 1506 segue
il marito a Napoli. Tre anni dopo rimane
vedova.
Affetta sin dalla giovinezza da
una forma di artrite reumatoide, nel
1516 si reca in devoto pellegrinaggio al
Santuario della S. Casa di Loreto ove ottiene la grazia della
guarigione. Qui fa Voto di dedicare il resto della sua vita
alla cura degli infermi ed entra nel Terz’Ordine Secolare
di San Francesco assumendo il nome di
Maria Lorenza.
Tornata a Napoli, presta servizio
all‘ospedale di S.Nicola, presso il Castel Novo. E, grazie al sostegno
dei suoi potenti amici, fonda l’Ospedale di Santa Maria
del Popolo degli Incurabili, presso Porta San Gennaro, inaugurato
il 23 marzo 1522.
Per intercessione del vescovo di
Chieti Gian Pietro Carafa, l’ospedale ottiene numerosi privilegi
dai Papi Leone X ed Adriano VI. Madre Maria Lorenza dirige
l’Ospedale come Rettora per dieci anni. Fonda in seguito il
monastero di Santa Maria di Gerusalemme (detto “delle Trentatré”).
Gli Statuti dell’Ordine vengono approvati dal Papa
Clemente VII con la Bolla Ex supernae dispositionis dell’11 dicembre
1523. Gravemente ammalata, si ritira nel citato monastero.
Muore a Napoli il 21 dicembre 1539.
5 - Venerabile Servo di Dio
FRANCESCA DELLO SPIRITO SANTO (1820-1882)
La Serva di Dio Francesca dello Spirito
Santo (al secolo: Carolina Baron), è nata il 12
dicembre 1820 a Mailhac, Aude (Francia) edè morta il 28 dicembre 1882 a Saint-Chinian
(Francia).
Ha fondato nel 1861 l’Istituto del Terzo Ordine
di San Francesco di Montpellier, una
Congregazione votata notoriamente all’accoglienza e all’educazione
dei fanciulli orfani.
È sepolta nella Cappella della Casa delle Francescane dello
Spirito Santo di Montpellier.
6 - Venerabile Servo di Dio ELISABETTA
ROSA CZACKA (1876-1961)
La Serva di Dio Elisabetta Rosa Czacka, Fondatrice
della Congregazione delle Suore Francescane
Ancelle della Croce nasce il 22 ottobre
1876 a Biała Cerkiew (oggi Ucraina) e muore il
15 maggio 1961 a Laski (Polonia).
7 - Venerabile Servo di Dio
FRANCESCO PAOLO GRAVINA (1800-1854)
Don Francesco Paolo Gravina nasce a Palermo il 5 febbraio
1800. Uomo piissimo, di nobile animo, oltre che di casato,
ama immensamente Dio e il prossimo dedicandosi,
da Sindaco della Città di Palermo
e da Presidente dell’Albergo delle
Povere, all’opera sociale del reclutamento
dei poveri nel suo palazzo di Malaspina e
della loro elevazione materiale e morale.
Nel 1830, tradito dalla moglie, il Principe
non fa nessuna pratica di separazione, né
vuole contrarre matrimonio dopo la rottura
coniugale, ma, compreso di carità evangelica, si dedica
tutto al bene dei Poveri e degli infelici ai quali dona tutte le
sue ricchezze. In seguito comprende che per l’assistenza dei
medesimi erano necessarie le Suore e nel 1835 fonda le
Suore di Carità di San Vincenzo.
Nel dicembre del 1844 si spoglia
di un giardino di circa sette salme per darlo in donazione
alle Suore fondate da Lui. Alla sua carità aggiunge l’esempio
di una vita interiore coltivata e praticata con molti atti di
pietà. Muore il 15 aprile 1854 a Palermo.
(Fonte: www.I Consacrati di Sicilia.it) |
9 NOVEMBRE 2017: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI
L’8 novembre 2017, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza S.E. Rev.ma
il Signor Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti decreti riguardanti: |
A - 2 NUOVI BEATI
Due Decreti riguardanti il martirio dei Servi di Dio Giovanni
Brenner, Sacerdote diocesano (1931-1957) e della
Serva di Dio Leonella Sgorbati (al secolo: Rosa) (1940-
2006), uccisi in odio alla Fede. Si resta in attesa di conoscere
la data della cerimonia di Beatificazione.
1- GIOVANNI BRENNER (1931-1957)
János Brenner, nasce il 27 dicembre 1931 a Szombathely
(Ungheria). Frequenta il liceo dei padri Premostratensi e nel
1950 entra come novizio nel loro Ordine, con il nome di fra
Atanasio; ma nell’ottobre di quello stesso anno gli ordini religiosi
vengono sciolti per imposizione del regime comunista.
Diviene quindi seminarista diocesano;
studia a Budapest e a
Gyr. Il 19 giugno 1955 è ordinato
sacerdote e viene inviato
come vicario parrocchiale a Rábakethely.
Con zelo inizia il suo
mandato dedicandosi particolarmente
ai bambini ed ai giovani.
A seguito di minacce personali
dei comunisti, il suo
vescovo vuole trasferirlo altrove,
ma egli con un “Non ho
paura” chiede di restare dove si
trova.
Alla mezzanotte del 15
dicembre 1957 (mentre prepara il sermone per il 16 dicembre)è chiamato a impartire l’Estrema Unzione a un uomo malato
in una città vicina. Prende i sacri Oli per l’unzione e l’Eucaristia.
Non si rende conto che la chiamata è una trappola.
In un bosco, lungo il sentiero, è aggredito e ucciso con 32 coltellate.
Viene trovato morto il mattino successivo a Rabakethely
(Ungheria) mentre stringe al petto l’Eucaristia. Di qui,
la popolazione lo chiama il “San Tarcisio ungherese”.
2 - LEONELLA SGORBATI (1940-2006)
Rosa Sgorbati, nasce il 9 dicembre
1940 a Rezzanello di
Gazzola, vicino Piacenza. Deve
attendere il compimento dei
vent’anni per entrare tra le suore
Missionarie della Consolata. Professa
i voti tre anni dopo, assumendo
il nome di suor Leonella.
Parte per il Kenya, dove opera
soprattutto come ostetrica.
Nel 2001 comincia a fare la
spola tra il Kenya e la Somalia,
segnata dalla guerra civile. A
Mogadiscio fonda un centro per la preparazione di infermieri
e ostetriche somali.
Il 17 settembre 2006, verso mezzogiorno, suor Leonella
mentre torna a casa dopo le lezioni in ospedale, è raggiunta
da sette colpi di arma da fuoco; è grave. Per difenderla muore
Mohamed Mahmud, l’uomo musulmano che le fa da accompagnatore.
Portata in ospedale, spira dicendo: «Perdòno, perdòno,
perdòno”.
(Fonte: www.santiebeati.it)
B - 7 NUOVI VENERABILI
Sono stati promulgati 7 decreti riguardanti l’eroicità
delle virtù dei seguenti Servi di Dio, i quali, pertanto,
acquisiscono il nuovo titolo di “Venerabile”.
1- Venerabile Servo di Dio
BERNARDO di BADEN (1429-1458)
Bernardo, Marchese di Baden, nasce tra il 1428 e il 1429
nel castello di Hohenbaden (Germania). È il secondo figlio del
margravio Jacob di Baden e di sua moglie, Caterina di Lorena.
Riceve dalla famiglia una educazione molto religiosa. È imparentato
con gli Asburgo tramite suo fratello Carlo che ha
sposato la sorella dell’Imperatore Federico III. Assiste suo zio
René d’Angiò in un conflitto armato nel nord Italia, combattendo
coraggiosamente.
Dopo la morte del padre nel 1453, torna a Baden, dove,
d’accordo con suo fratello, rinuncia alla sua richiesta di parte
del margraviato. Diviene,
invece, nonostante la
giovane età, l’inviato
personale di Federico III.
Constata così tante ingiustizie
e situazioni vergognose.
Ma Bernardo, memore
delle parole del
vangelo, allevia difficoltà
e va incontro alla
estrema povertà di tante
persone. Spende la maggior
parte delle sue entrate
assistendo poveri e
bisognosi. La sua pietà e
il suo zelo impressionano
gli stessi contemporanei.
Sotto pressione, dopo
la caduta di Costantinopoli
nel 1453, la famiglia imperiale degli Asburgo inizia a preparare
una crociata contro l’impero ottomano in espansione.
Bernard II è inviato nelle case principesche europee per promuovere
questo progetto. Muore però di peste durante una di
queste visite, il 15 luglio 1458 a Moncalieri (Italia).
2 - Venerabile Servo di Dio
GIOVANNI PAOLO I (1912-1978)
Albino Luciani nasce a Forno di Canale
(ora Canale D’Agordo), diocesi di Belluno,
il 17 ottobre 1912, da Giovanni Luciani e
Bortola Tancon. Nel 1923 entra nel Seminario
Minore di Feltre, poi, nel 1928, in
quello di Belluno
Il 7 luglio 1935 riceve
l’ordinazione sacerdotale. Svolge il suo
ministero come cappellano della parrocchia del suo paese natale
e poi in quella di Agordo. Nel 1937 è nominato Vicerettore
del Seminario di Belluno. Il 27 febbraio 1947 si laurea in teologia
alla Pontificia Università Gregoriana. Nel 1954 viene nominato
Vicario Generale della diocesi di Belluno e il 15 dicembre
1958 Vescovo di Vittorio Veneto.
Il 15 dicembre 1969 è
nominato Patriarca di Venezia. Morto Paolo VI, il 26 agosto
1978 è eletto 263° successore di San Pietro, prendendo per la
prima volta nella storia dei papi un doppio nome: Giovanni
Paolo.
Torna alla Casa del Padre il 28 settembre 1978, dopo
33 giorni di pontificato, nel Palazzo Apostolico.
(Fonte: www.santiebeati.it)
3 - Venerabile Servo di Dio
GREGORIO FIORAVANTI (1822-1894)
Nasce a Grotte di Castro (Viterbo) il
24.4.1822, da dove parte, per seguire le
orme di San Francesco, a 15 anni, prima
per Orvieto (professione religiosa), poi per
Roma (studi teologici), fino all’ordinazione
presbiterale ricevuta il 15 maggio 1845
nella Cattedrale di Viterbo.
Continua gli
studi di filosofia e di teologia. Laureatosi,è inviato come “lettore in Sacra Teologia”
a Venezia, nel convento di San Francesco alla Vigna. In tutta
la provincia minoritica veneta si diffonde rapidamente la
fama di lui per la dottrina, l’osservanza fedele e lo zelo apostolico.
Chiamato a svolgere delicati ruoli di servizio, il
27.10.1856 è eletto Ministro Provinciale della medesima provincia“Sant’Antonio”.
Collabora, a partire dal 1859, nella fondazione
della Congregazione delle Suore Francescane Missionarie
del Sacro Cuore in Gemona del Friuli (Udine), che da lui
riceve il sostegno materiale e spirituale nonché un notevole
impulso missionario dopo l’inaspettata partenza della fondatrice.
Uomo umile e prudente, guida e serve i confratelli e le
sue figlie spirituali con grande dedizione e spirito di sacrificio,
in un periodo molto difficile per le Congregazioni religiose
nella seconda metà del XVIII secolo in Italia.
Il 23 gennaio 1894, a Gemona, conclude il suo generoso
servizio nel dono totale di sé.
4 - Venerabile Servo di Dio
TOMMASO MORALES PEREZ (1908-1994)
Tommaso nasce a Macuto (Venezuela), ma ben presto la
sua famiglia si trasferisce a Madrid. Con la prospettiva di perseguire
la politica, qui egli studia legge. Giovane molto
brillante, unisce agli studi un intenso apostolato universitario,
diventando Presidente degli studenti
cattolici.
Ordinato sacerdote nel 1942 e completato
la sua formazione, la sua prima missioneè la predicazione degli Esercizi spirituali
a studenti universitari, impiegati e
lavoratori.
Sorge così nel 1946, come risultato
del suo lavoro, la casa del dipendente
che sviluppa una straordinaria opera sociale
nella Madrid del dopoguerra. Con alcuni
di quei giovani, dopo una lenta maturazione, fonda due
istituti secolari: Cruzados e Cruzadas de Santa María, e inoltre,
l’Associazione delle famiglie, le case di Santa Maria e l’Associazione
dei giovani, la milizia di Santa Maria, e altre opere
che vivono la loro spiritualità come l’Istituto Berit della famiglia
e la Fraternità Sacerdotale Tomás Morales.
Muore il 1° ottobre
1994 ad Alcalá de Henares (Spagna).
5 - Venerabile Servo di Dio MARCELLINO
DA CAPRADOSSO MAOLONI (1873-1909)
Giovanni Maoloni nasce il 22 settembre
1873 a Villa Sambuco di Castel
di Lama (Italia), ma si trasferisce
ancora bambino con la famiglia a Capradosso,
frazione di Rotella.
Fin
dalla prima giovinezza suscita ammirazione
tra i conterranei per religiosa
pietà verso Dio. Vinti i contrasti familiari,
entra nell’Ordine dei Frati Minori
Cappuccini come fratello laico, col
nome di fra Marcellino.
È caro a Dio
e alla gente per la sua bontà verso i sofferenti, per l’assidua
mortificazione di sé e la chiara intelligenza delle divine verità.
Nel 1906 è inviato a Montegiorgio per assistere un confratello
malato di tubercolosi, ma lui stesso si ammala, tre anni
dopo, di peritonite tubercolare.
Muore nel convento dei Cappuccini
di Fermo il 26 febbraio 1909, a 36 anni.
(Fonte: www.santiebeati.it)
6 - Venerabile Serva di Dio
TERESA FARDELLA (1867-1957)
Teresa nasce il 24 maggio 1867 a New
York (U.S.A.), da padre siciliano e madre
irlandese, entrambi di nobili ascendenze,
ma in breve tempo ridotti in miseria. Tornata
a Trapani, città originaria del padre,
perde la madre quando ha undici anni; è
quindi collocata in educandato. Quando ne usce, a sedici
anni, è già considerata in età da marito: il padre, infatti, le
impone di sposare un ufficiale, Raffaele de Blasi, che segue
in tutti gli spostamenti dovuti alla vita militare. Dovunque va,
cerca di raccogliere bambini e adolescenti, altrimenti costretti
alla vita di strada.
Nel 1896 arriva a Mantova, dove fonda la Povera Casa di
San Giuseppe. Nel 1902 dà vita al nuovo Istituto delle Suore
Povere Figlie di Maria Santissima Incoronata, per dirigere
quella struttura, ma deve nuovamente tornare a Trapani col
marito.
Piange la sua scomparsa nel 1937 e, da allora, si dedica
ancora più intensamente alle sue opere caritative, che prendono
piede anche in Sicilia. Muore a Trapani il 26 agosto 1957.
(Fonte: www.santiebeati.it)
[II] - il Decreto riguardante il martirio dei Servi di
Dio Teodoro Illera Del Olmo (al secolo: Cirillo), Sacerdote
professo della Congregazione di San Pietro in Vincoli,
e 15 Compagni dell’Arcidiocesi di Barcellona, uccisi
in odio alla Fede nel 1936 e nel 1937, durante la
persecuzione religiosa in Spagna, per i quali siamo in
attesa di conoscere la data della cerimonia di Beatificazione.
4 -TEODORO ILLERA DEL OLMO (+1936)
E 15 COMPAGNI
Teodoro Illera del Olmo (al secolo Cirillo),
sacerdote professo della Congregazione di
San Pietro in Vincoli, viene ucciso in odio alla
Fede nel 1936 nella persecuzione spagnola.
Con lui ci sono altri 15 compagni:
A) - altri 8 religiosi della stessa Congregazione
di San Pietro in Vincoli: Joaquín (Jacinto)-
Gómez Peña. - José (Máximo) Franco
Ruiz - Bernardo (Emilio) Puente González. - Ángel de la Iglesia Ociña. - Joaquín Puente González - . Estanislao
(Ismael) Tajadura - Marzo. Ricardo (Albino) Guerra Villaizán.-
Acacio (Acacio María) Calleja Santamaría.
B) -3 laici collaboratori
nella stessa Congregazioni: Gregorio Díez e sua sorella Camila
Diez; Eliseo Moravillo.
C) -Una religiosa delle Suore Francescane
dei Sacri Cuori: Germana Carlota de la Visitació
(Baudelia Luque Belloso).
D) -3 religiose delle Suore Cappuccine
della Madre del Pastore Divino: Andrea (Ramona) Solans
Ballesté, María Auxilio (Josefa) Noguera Manubens e Patrocinio
(María) Vilanova Alsina.
B-8 NUOVI VENERABILI
Sono stati promulgati 8 decreti riguardanti l’eroicità
delle virtù dei seguenti Servi di Dio, i quali, pertanto,
acquisiscono il nuovo titolo di “Venerabile”.
1- Venerabile Servo di Dio
STEFANO WYSZYNSKI (1901-1981)
Stefano nasce a Zuzela (Polonia) il 3 agosto 1901, da povera
famiglia. A 23 anni è ordinato sacerdote. Nel 1944, durante
l’insurrezione di Varsavia contro l’invasore tedesco, Wyszynski
assume il ruolo di cappellano militare, sostenendo i
feriti e assistendo i morenti sia polacchi
che tedeschi. Dopo l’insurrezione del
1956 contro il regime stalinista (Rivolta di
Poznan), al fine di allenare le tensioni, il
nuovo leader polacco Gomułka chiede al
futuro cardinale eletto arcivescovo di Varsavia
da Pio XII di tornare a Varsavia per
prendere il possesso della sua sede episcopale.
Wyszynski accetta, ma solo alla
condizione che il decreto sulle nomine dei vescovi venga cancellato,
che venga garantita la libertà di culto e l’indipendenza
tra Stato e Chiesa. Il 28 ottobre il Primate torna a Varsavia
e l’8 dicembre si firma il nuovo accordo che
sottoscrive le condizioni poste dal cardinale Wyszynski.
Da allora il cardinale Wyszynski ha un
ruolo cruciale nei conflitti che sorgono tra la
classe operaia e il governo comunista: da un lato appoggiando
le giuste rivendicazioni dei lavoratori e dall’altro conservando
un atteggiamento conciliatore e pacifico, allentando
le tensioni per evitare le violenze da entrambe le parti. Wyszynski
muore a Varsavia il 28 maggio del 1981.
2 - Venerabile Servo di Dio
ALFONSO BARZANA (1530-1597)
Alfonso nasce nel 1530 a Belinchòn (Spagna). Volendo dedicarsi
al Signore Gesù, entra a 25 anni nella Compagnia di
Gesù. È uno dei primi gesuiti missionari ad arrivare in Perù,
nel 1569. Già durante il viaggio studia il ‘Quechua’, la lingua
indigena, che alla fine padroneggerà perfettamente. Nel 1572
troviamo P. Barzana a Cuzco, dove tenta di catechizzare senza
successo il capo inca Tupac Amaru.
L’anno seguente è a La Paz, nella fondazione
del collegio. Nel 1574 è ad
Arequipa e Potosí predicando in Quechua,
e un anno dopo è già nella regione
del Lago Titicaca, predicando ad
Aymara. Quello che Anchieta è in Brasile,
Barzana è in Perù, Bolivia e Paraguay.
Nel 1594, scrive da Asunción, in Paraguay, dove si dice
che, anche se ha studiato il Guarani non parla alla perfezione.
E come se non bastasse, chiede di andare come missionario
in Cina. Questo uomo instancabile muore esausto a Cuzco, il
31 dicembre 1597.
3 - Venerabile Servo di Dio
PAOLO SMOLIKOWSKI (1849-1926)
Paweł Smolikowski nasce il 4 febbraio 1849 a Tver, in Russia.È figlio del matematico Seweryn Smolikowski, che durante
la Rivolta di novembre merita di difendere la fortezza
di Modlin, per la quale trascorre 30 anni in esilio in Russia.
Dopo che la famiglia torna dall’esilio a Varsavia, supera il diploma
di scuola superiore e nel 1866 entra nel seminario superiore
di Varsavia. Dopo il primo anno viene mandato a studiare
a Roma, dove vive nel collegio
polacco. Lì decide di scegliere un
modo religioso e si unisce ai Resurrezionisti.
Fin dall’inizio, lavora come
missionario tra gli Uniati e gli ortodossi
in Bulgaria, e quindi è ordinato sacerdote
nel 1873 nel rito greco-cattolico.
Nel 1874-1882, come sacerdote ed
educatore, lavora in una scuola missionaria
ad Adrianopoli e dal 1882 per
nove anni come educatore giovanile rimane a Leopoli. Nel
1891 è inviato a Roma, dove lavora, tra gli altri come consulente
nella Congregazione per la Promozione della Fede e la
Congregazione del Consiglio. Svolge anche importanti funzioni
nella congregazione, di cui è Generale negli anni 1895-
1905. Inoltre, è il rettore del Collegio polacco a Roma.
Da questo
periodo, lascia gli scritti ascetici e la storia dei
Risurrezionisti. Redige e pubblica gli scritti del co-fondatore
della congregazione, Piotr Semenenko. Dopo il 1916, è cappellano
delle Suore della Resurrezione a Kty, maestro del noviziato
a Cracovia e poi a Radziwiłł vicino a Varsavia. Muore
in fama di santità l’11 settembre 1926.
4 - Venerabile Servo di Dio
PATRIZIO PEYTON (1909-1992)
Patrick nasce il 9 gennaio 1909 a
Carracastle (Irlanda), sesto di una
modesta famiglia irlandese di nove
figli. All’età di 19 anni, emigra negli
Stati Uniti ed entra in seminario.
Nell’ottobre del 1938, i medici gli
diagnosticano una gravissima forma
di tubercolosi, all’epoca incurabile.
Patrick chiede aiuto alla Ss.ma Vergine.
Da quel momento la sua salute
migliora tra lo stupore dei medici, e dopo alcuni mesi esce
dall’ospedale completamente guarito. Professo della Congregazione
di Santa Croce, torna in seminario e, il 15 giugno
1941, riceve l’ordinazione sacerdotale.
Per ringraziare la Vergine,
Padre Patrick consacra la sua vita alla diffusione del Rosario.
Lancia una Crociata del Rosario avendo in mente il benessere
spirituale della famiglia e della società. È tra i primi
ad utilizzare trasmissioni alla radio e alla televisione per
evangelizzare e per diffondere la preghiera del Rosario in famiglia.
In breve tempo la sua trasmissione diviene famosa in
tutti gli Stati Uniti. La Crociata del Rosario diviene inoltre
un’opera internazionale e i vescovi del mondo intero chiedono
a Padre Peyton, chiamato “il sacerdote del Rosario”, di diffonderla
nelle loro diocesi. Muore a San Pedro (U.S.A.), tenendo
una corona tra le mani, il 3 giugno 1992.
5 - Venerabile Serva di Dio
MARIA ANNA DI SAN GIUSEPPE (1568-1638)
Maria Anna de Manzanedo Maldonado nasce ad Alba de
Tormes (Spagna) il 5 agosto 1568.
Realizza la sua vocazione religiosa divenendo suora e in
seguito riformatrice e fondatrice. Il ritiro o la riforma degli
Agostiniani inizia in Castiglia sia
per i frati che per le monache nel
1588.
Seguendo le istruzioni del
Padre Provinciale dei Recolletti,
Agustin Antolinez, il 16 aprile
1603, Madre Mariana lascia il convento
degli agostiniani a Ciudad
Rodrigo (Salamanca) per aprire la
via alla prima fondazione Recollect
a Eibar (Guipuzcoa).
Altri monasteri
sono fondati anche a Medina del Campo (1604), a Valladolid
(1606), a Palencia (1610), e infine a Madrid (Santa Isabel
nel 1611 e La Encarnación nel 1612). Madre Mariana ha
il sostegno incondizionato del re Filippo III e di sua moglie,
la regina Margherita, che fonda e supporta questi due conventi
a Madrid. Madre Maria Anna di San Giuseppe muore a
Madrid il 15 aprile 1638.
6 - Venerabile Serva di Dio LUISA MARIA
LANGSTROTH FIGUERA DE SOUSA VADRE
S.MARTA MESQUITA E MELO (1877-1973)
Luisa Maria Andaluz Langstroth Figueira De Sousa Vadre
Lisbona) il 12 febbraio 1877 da nobile famiglia portoghese.
Sin da piccola si prodiga nell’aiuto ai
poveri. Donna colta, lungimirante e virtuosaè promotrice di benemerite opere
caritative in un’epoca in cui in Portogallo
dilaga un clima fortemente anticlericale
e gli ordini religiosi vengono soppressi.
Mette a disposizione della gioventù bisognosa
i beni ereditati dalla famiglia e
l’intera sua vita. Raccoglie attorno a sé
un gruppo di collaboratrici con le quali nel 1923 fonda la Congregazione
delle Suore Ancelle di Nostra Signora di Fatima.
Muore a Lisbona il 20 agosto 1973.
7 - Venerabile Serva di Dio
MANNA DEL SALVATORE (1842-1885)
Marianna Orsi nasce il 22 febbraio 1842 ad Albareto
(Parma). Il 4 novembre 1868 entra a Piacenza nel nascente
Istituto delle Suore “Figlie di S. Anna” fondato dalla Beata
Rosa Gattorno, assumendo il nome di
Suor Anna del Salvatore. Ricopre incarichi
di responsabile distinguendosi ben
presto per umiltà, abnegazione, spirito di
preghiera. Sua predilezione sono i poveri
e gli infermi, che assiste con instancabile
dedizione materna.
Marianna, pur passando
su questa terra velocemente, quasi
in punta di piedi, lascia un riflesso intenso della sua bontà in
tutti i luoghi interessati alla sua missione, soprattutto nelle
persone che godono della sua amicizia nei momenti di malattia
e sofferenza. Muore infatti santamente a Palermo, il 7
giugno 1885, amata, stimata, compianta da tutti.
8 - Venerabile Serva di Dio
MARIA ANTONIA SAMÀ (1875-1953)
Maria Antonia nasce a S. Andrea Apostolo sullo Ionio, in
provincia di Catanzaro, il 2 marzo 1875. Resta immobile nel
letto per 60 anni in posizione supina e con le ginocchia alzate,
senza piaghe da decubito. Infatti, ha solo 11 anni quando,
tornando dalla campagna, dopo aver bevuto dell’acqua in un
acquitrino, accusa anomali disturbi non
diagnosticati, dai quali è liberata solo
dopo un esorcismo alla certosa di Serra
San Bruno nel 1894.
Per circa due anni
la sua salute è buona, ma nel 1896 la
Serva di Dio è di nuovo costretta a letto,
in posizione supina, con le ginocchia alzate.
Verso il 1915 la Serva di Dio pronuncia
privatamente i voti religiosi nelle
mani della Superiora delle Suore Riparatrici, con la benedizione
del parroco. Da quel momento porta sempre sul capo,
fino alla morte, un velo nero e per questo è da tutti chiamata
la Monachella di San Bruno.
Diviene sempre più testimonianza
spirituale e di consiglio prudente per gli abitanti del
paese: stimolo di offerta e di preghiera, di conversione e di
solidarietà. In questa sofferenza, fisica e spirituale, il Padre
celeste, con la sua maniera di insegnare, e grazie ai doni
dello Spirito Santo, la conduce alla piena conformazione
con Gesù Crocifisso.
Muore il 27 maggio
1953 a Sant’Andrea Jonio.
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Lettera Apostolica “Maiorem hac Dilectionem”
Un quarto percorso al santuario:
Nuova causa in procedura per la canonizzazione e la beatificazione
dall’Arcivescovo Marcello Bartolucci,
Segretario della Congregazione per le Cause dei Santi
Con il Motu Proprio “Maiorem hac dilectionem“
sull’offerta della vita, Papa Francesco
ha aperto il percorso alla beatificazione
per quei fedeli che, ispirati dalla carità,
hanno offerto eroicamente la loro vita per il loro
prossimo, accettando liberamente e volontariamente
una certa morte precoce la loro determinazione
a seguire Gesù: ha dato la sua vita per noi;
e dobbiamo mettere le nostre vite per i fratelli “(1Gv 3,16)
Come sappiamo, da secoli le norme della
Chiesa Cattolica hanno fornito che si può procedere alla beatificazione
di un Servo di Dio lungo uno dei tre percorsi:
1) La via del martirio, che è la suprema imitazione di Cristo
e la più grande testimonianza della carità. Il concetto classico
del martirio consiste in:
a] L‘accettazione volontaria di una morte violenta per
amore di Cristo da parte della vittima;
b] L‘odio del persecutore per la fede, o per un’altra virtù
cristiana;
c] La clemenza e il perdono della vittima che emula
l’esempio di Gesù, che sulla croce invocò la misericordia
del Padre per i suoi assassini;
2) Il cammino delle virtù eroiche, esercitato “rapidamente,
prontamente, felice e al di sopra del modo comune
di condotta, per una fine soprannaturale” (Benedetto XIV),
e per un corrispondente periodo di tempo, o fino a farlo
diventa un modo abituale essere e agire in coerenza con
il Vangelo. Si tratta di virtù teologali (fede, speranza, carità),
virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza)
e virtù “addizionali” (povertà, obbedienza, castità,
umiltà);
3) C’è poi un terzo percorso, meno conosciuto e meno viaggiato,
che tuttavia porta allo stesso risultato degli altri due. È il modo del cosiddetto casus excepti, così chiamato
dal Codice di Diritto Canonico del 1917 (cfr cann. 2125-
2135).
Il loro riconoscimento porta alla conferma di un antico
culto, che è successivo al pontificato di Alessandro III
(†1181) e prima del 1534, come stabilito da Urbano VIII
(1623-1644), il grande legislatore delle Cause dei santi. La
conferma dell’antico culto è anche chiamata “beatificazione
equipollente“.
Questi tre percorsi sono ancora aperti e passivi, ma non sembrano
sufficienti a interpretare tutte le possibili cause di santità
canonizzabile. Infatti, recentemente, la Congregazione per le
Cause dei Santi ha chiesto “se la beatificazione non sia meritata
da quei Servi di Dio che, ispirati all’esempio di Cristo, abbiano
liberamente e volontariamente offerto e immolato la propria vita
per i loro fratelli in un atto supremo carità, che era la causa diretta
della morte, mettendo così in pratica la Parola del Signore:«L’amore più grande non ha più uomo di questo,
che un uomo metta la sua vita per i suoi amici»
(Gv 15,13)”. (Positio peculiaris, pag.3)
Questo introduce un quarto percorso, che potremmo
chiamare l’offerta di vita [vitae oblatio].
Pur avendo diversi elementi che si assomigliano
sia al percorso del martirio che a quello delle virtù
eroiche, è un nuovo percorso che vuole valorizzare
una testimonianza eroica cristiana, precedentemente
priva di una specifica procedura, proprio
perché non dimostra tutti i tratti particolari del
causa del martirio né delle virtù eroiche.
Il percorso dell’offerta della vita, anzi, parla
parzialmente di quello del martirio perché esiste
un dono eroico di sé, fino a comprendere la morte, ma è distinto
perché non c’è un persecutore che cerca di imporre la
scelta contro Cristo. Allo stesso modo, il percorso dell’offerta
della vita è simile a quello delle virtù eroiche perché esiste un
atto eroico di carità (dono di sé) ispirato all’esempio di Cristo,ma è distinguibile perché non è espressione di un esercizio
prolungato di virtù e, in particolare, di carità eroica. Tuttavia,
richiede un esercizio ordinario della vita cristiana, che rende
possibile e comprensibile la decisione libera e volontaria di
dare la propria vita in un atto supremo di amore cristiano, che
supera l’istinto naturale di autoconservazione, imitando Cristo,
che ha offerto se stesso al Padre per il mondo, sulla Croce.
È dunque chiaro che tutti i percorsi della santità canonizzata
devono avere un denominatore comune nella carità, cheè il “legame della perfezione”, “pienezza della legge” e “spirito
di santità”. Di conseguenza, l’offerta della vita non può
eludere la perfezione della carità, che in questo caso, tuttavia,
non è il risultato di una ripetizione prolungata, voluta e gioiosa
di atti virtuosi, ma è un atto eroico unico che, per la sua
radicale, irrevocabile e persistente usque ad mortem , esprime
pienamente l’opzione cristiana.
Così i teologi insegnano che, a causa della “connessione”
tra virtù, dove c’è un atto eroico di carità, non può mancare
di essere un atto corrispondente di fede, speranza, prudenza,
fortezza e così via.
Deve anche dire che l’elemento temporale, cioè la durata
dell’offerta, ha una rilevanza propria. Infatti, se l’atto eroico
dell’offerta continua per anni, potrebbe infine cadere nella
causa di virtù eroiche, che diventano tali non solo perché sono
espressione di comportamenti straordinariamente perfetti, ma
anche perché sopportano per un periodo notevole del tempo,
che la legge canonica indica come un decennio di pratica nei
casi ordinari.
Per delineare questo aspetto, Motu Proprio parla abbastanza
opportunamente di una “morte precoce”, che non significa
immediato, ma non tanto lontano da trasformare l’atto
eroico in virtù eroiche.
In quella circostanza la causa sarebbe stata modificata. Se
l’offerta eroica della vita avvenisse insieme all’esercizio eroico
delle virtù cristiane, chiaramente, la procedura giuridica preferirà
la causa di virtù eroiche, che più esprimono il carattere
del Servo di Dio, la santità e l’armonia della sua ricchezze spirituali.
Se fosse possibile definire una classificazione dei percorsi giuridici per la verifica della santità
canonizzabile, possiamo concludere che
in primo luogo è il martirio; al secondo è
virtù eroiche; al terzo l’offerta eroica
della vita, fino alla morte. Per concludere
la logica possiamo tranquillamente affermare
che colui che chiude la propria vita
con un atto eroico di carità può essere
considerato un discepolo perfetto di Cristo
e, in quanto tale, merita di essere offerto
come modello della vita cristiana,
se Dio stesso garantisce l’autenticità e
l’esemplarità attraverso la reputazione
della santità, la prova dei miracoli e il
giudizio favorevole dell’autorità suprema
della Chiesa.
L’offerta di vita usque ad mortem,
fino ad ora non ha costituito una causa
in sé, ma, se c’era stata una tale offerta,
sarebbe stata incorporata, solo come un
dettaglio, nella causa di virtù eroiche, o
in quella di martirio.
Ora è chiaro che questa incorporazione
non ha fatto giustizia a un vero e,
in molti modi, l’espressione della santità
in movimento. Già Benedetto XIV, il Magister,
non ha escluso dalla canonizzazione
coloro che hanno dato la loro vita
in un estremo atto di carità, come ad
esempio l’assistenza alle vittime di peste
che, provocando infezioni, sono diventate
una certa causa di morte.
Tutte queste domande sono diventate
oggetto di riflessione esplicita dalla Congregazione
per le Cause dei Santi, a partire
dal Congresso Ordinario del 24 gennaio
2014.
Il Prefetto, il Cardinale
Angelo Amato, ha richiamato la questione
all’attenzione del Santo Padre
Francesco nell’Audience of il prossimo 7
febbraio.
Il Papa “ha approvato e incoraggiato”
lo studio di questa nuova causa,
per cui il Dicastero ha preparato un Positio
peculiaris, con i contributi complementari
di cinque accademici delle
Cause dei Santi: uno studioso biblico, un
professore di teologia dogmatica, uno
specialista in spirituale la teologia, un
esperto legale e uno storico.
Il 2 giugno 2016 la Congregazione
ha tenuto un congresso peculiare composto
da 15 esperti (10 consulenti e 5
postulatori), diversi da quelli del Positio
peculiaris .
L’incontro è stato presieduto dal vescovo
Enrico Dal Covolo, soprattutto in
qualità di postulatore. La discussione siè concentrata su cinque domande comunicate
dal Congresso, formulate come:
a) L’offerta della vita, seguita dalla
morte, può essere determinata come
espressione di imitazione suprema
ed eroica di Cristo?
b) Quali caratteristiche psicologiche e
teologiche dovrebbe avere l’offerta
della vita per essere considerato un
atto eroico di carità?
c) se l’offerta della vita matura nel contesto
di una vita cristiana consolidata,
oppure può essere una decisione
improvvisa, cioè senza
preparazione a distanza?
d) È opportuno che l’offerta della vita
sia una causa distinta da quella del
martirio e delle virtù eroiche?
e) se la procedura giuridica per l’eventuale
beatificazione per viam vitae
oblationis, al di là dell’indagine diocesana
super vita, virtutibus, oblatione
vitae, fama sanctitatis ... anche
la prova di un miracolo? “( Relatio et
Vota Congressus Peculiaris , p. 8)
Ogni domanda è stata risolta in
forma scritta dai 15 consulenti e postulatori
che poi hanno discusso la questione
in una riunione collegiale (congresso).
Come noto, le conclusioni dei
singoli congressi della Congregazione
per le Cause dei santi sono molto importanti,
perché esprimono il parere motivato
degli accademici e degli esperti che
hanno esaminato la questione in profondità.
Tuttavia, il loro voto non è deliberativo
e vincolante.
Nel nostro caso, l’ampio e pacifico
esame approfondito del Congresso ha
portato a queste conclusioni:
a) l’offerta della vita, seguita dalla
morte, può essere determinata come
espressione di imitazione suprema
ed eroica di Cristo, come nasce dal
Nuovo Testamento, dalla Tradizione
dei martiri e confessori della fede,
dal Magistero del I papi, dal Concilio
Vaticano II e dalla riflessione teologica,
soprattutto per quanto riguarda
la carità;
b) l’offerta della vita, nella stragrande
maggioranza dei casi, matura in un
contesto della pratica delle virtù cristiane;
c) per quanto riguarda la domanda se
l’offerta della vita deve essere una
causa distinta da quella del martirio
e delle virtù eroiche, la maggioranza
dei voti ha sostenuto l’idea di configurare
una causa distinta, mentre
una minoranza non lo riteneva appropriato;
d) per quanto riguarda la procedura
giuridica per l’eventuale beatificazione
per viam vitae oblationis , al di
là dell’indagine diocesana super vita,
virtutibus, oblatione vitae, fama sanctitatis
, la maggior parte dei consulenti
e postulatori riteneva che un miracolo
formalmente approvato fosse
necessario per la beatificazione.
Il 27 settembre 2016, i membri della
Congregazione per le Cause dei Santi
hanno preso queste opinioni alla sessione
plenaria dei Cardinali e dei Vescovi.
Anche qui, i diversi aspetti della
questione sono stati profondamente e
ampiamente esaminati alla luce delle
dottrine e delle considerazioni pastorali.
In conclusione, i Cardinali e i Vescovi
hanno votato favorevolmente per un
nuovo cammino verso la beatificazione
per coloro che hanno offerto la loro vita
con motivazioni cristiane esplicite e riconosciute.
È stata anche evidenziata la
necessità di un miracolo formalmente
approvato, come divina conferma del
giudizio umano sull’offerta della vita.
Queste conclusioni sono state presentate
dalla Congregazione per le Cause
dei Santi al Santo Padre Francesco tramite
la lettera del 28 novembre 2016
(Prot. Num. VAR 7454/14).
Il 17 gennaio di quest’anno il Segretario
di Stato ha informato il Cardinale
Amato che Sua Santità “questo 10 gennaio
ha benevolmente approvato la proposta
di procedere alla beatificazione di
quei Servi di Dio la cui offerta libera e
volontaria della vita è stata la causa
della loro morte”.
Si è anche chiesto alla Congregazione
di “redigere il testo della pronuncia
pontificia” per presentarlo per l’approvazione
definitiva del Santo Padre.
Il
testo di detto pronuncia pontificia è ora
il Motu Proprio “Maiorem hac dilectionem”
firmato da papa Francesco.
Questo Documento Papale giustamente
afferma all’art.2: “L’offerta della
vita, per essere valida ed efficace per la
beatificazione di un Servo di Dio, deve
rispondere ai seguenti criteri:
1) un’offerta libera e volontaria di vita e di
eroica accettazione del propter caritatem
di una morte certa e primitiva;
2) un nesso tra l’offerta della
vita e la morte prematura;
3) l’esercizio, almeno quanto di solito possibile, delle virtù
cristiane prima dell’offerta della vita e, quindi, alla morte;
4) l’esistenza di una reputazione di santità e di segni, almeno
dopo la morte;
5) la necessità di un miracolo per la beatificazione, che si verifica
dopo la morte del Servo di Dio e attraverso la sua intercessione
.
L’articolo 3 del Motu Proprio aggiunge le norme riguardanti
l’indagine canonica dell’offerta della vita e la preparazione
del relativo dossier (Positio) per la presentazione ai consulenti
teologici e ai cardinali:
“La celebrazione dell’Inquest diocesano o eparchiale e i
relativi Positio sono regolati dalla Costituzione Apostolica Divinus
perfectionis Magister del 25 gennaio 1983 [...] e dalle
Normae servandae ... del 7 febbraio dello stesso anno”. Anche
questa nuova regolamentazione sull’offerta della vita deve
essere collegata, logicamente, all’Instruction Sanctorum
Mater del 17 maggio 2007, che mira ad agevolare la corretta
applicazione della legislazione del 1983.
infine, il Motu Proprio ha stabilito che il dubio, cioè la materia
in esame, in cause fondate sull’offerta della vita, si formulano
così: «Un costume di eroica oblazione vitae ad un
mortal propter caritatem necnon de virtutibus christianis,
(cioè, se l’offerta della vita alla morte a motivo della carità,
nonché almeno l’esercizio ordinario delle virtù cristiane, è dimostrata
nella causa e nei fini concreti).
Il Santo Padre ha anche ordinato che questo atto legislativo
venga promulgato con la pubblicazione in L’Osservatore
Romano e che entrerà in vigore il giorno della pubblicazione.
Con questa disposizione, non solo sono state modificate
non solo la dottrina della santità cristiana canonizzabile e la
tradizionale procedura della Chiesa per la beatificazione dei
Servi di Dio, ma sono stati arricchiti da nuovi orizzonti e opportunità
per l’edificazione del Popolo di Dio che nel loro I
Santi vedono il volto di Cristo, la presenza di Dio nella storia
e l’esemplare attuazione del Vangelo.
Domenico Bartolucci
[pubblicato rigidamente in L’Osservatore Romano , 14 luglio 2017, pp. 6-8]
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LE MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE IN ITALIA
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Gandellino (BG), 23 dicembre 2017 - 2 gennaio 2018
Mostra “ARTE E TRADIZIONE DELLE ANTICHE CARTOLINE AUGURALI E IMMAGINI SACRE”
Il 23 dicembre 2017 è stata inaugurata nella sala consiliare di Gandellino, in provincia di Bergamo, una mostra dal titolo “Arte e
tradizione delle antiche cartoline augurali e immagini sacre”. L’esposizione chiuderà martedì 2 gennaio 2018.
Si possono ammirare una serie di biglietti e immaginette – anche di carattere locale – dalla fine dell’800 fino agli anni Settanta,
appartenenti alle collezioni private di Gianfranca e Pietro Ferrari e di Giulio Lazzarini.
Gli orari di apertura sono: nei giorni feriali dalle
20.30 alle 22; nei giorni festivi dalle 16 alle 18 e dalle 20.30 alle 22. L’iniziativa è promossa dal Comune di Gandellino e dalla commissione
biblioteca/cultura.
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Piacenza, 15 dicembre 2017 - 14 gennaio 2018
Mostra “ASTRO DEL CIEL – IMMAGINI DELLA COLLEZIONE ZILIANI SEC.)”
È stata inaugurata il 15 dicembre 2017 a Piacenza, a Kronos - Museo della Cattedrale, la Mostra “Astro del Ciel. Gesù Bambino
nelle immagini della collezione Ziliani (secoli XVII-XX)” curata dall’Ufficio beni culturali della diocesi di Piacenza-Bobbio.
L’esposizione è guidata dalla curatrice, Susanna Pighi. L’esposizione, visitabile solo nei giorni di sabato ore 10-12 e 16-19 e domenica 16-19,
chiuderà 1l 14 gennaio 2018.
In esposizione ci sono una settantina di santini che pongono l’accento sull’iconografia natalizia. Tante e diverse le raffigurazioni
del Bambino Gesù, come diverse sono le modalità di produzione: vari tipi di stampa, di incisioni, collages.
Scriveva don Sergio Ziliani
nei suoi appunti, donati all’Ufficio beni culturali insieme alla sua collezione: “Ad un certo punto mi sono accorto di essere entrato in
un mondo sconosciuto che non è il giardino incantato del paese delle meraviglie di Alice e i santini non ne sono i fiori. Ho capito di
essere a contatto con testimonianze di quei sentimenti che scaturiscono dal profondo dell’animo umano di fronte al mistero o più semplicemente
di testimonianze di affetti...”. |
Gaeta (LT), 24 dicembre 2017 - 7 gennaio 2018
Mostra “PUER NATUS –IMMAGINI SACRE DALLA FINE ‘800 AI TEMPI D’OGGI”
A Gaeta, nella Parrocchia di Santo Stefano, Primo Martire della Chiesa, il 24.12.2017 è stata inaugurata una mostra di circa 200
immaginette devozionali natalizie sul tema “Puer natus” appartenenti alla collezione di Ennio Albano, da fine ‘800 ai tempi
d’oggi.
Il suo valore è accresciuto dalla passione con cui ogni santino è stato raccolto e/o conservato, preservandolo dalla
distruzione e dall’oblio.
L’esposizione chiuderà il 7 gennaio 2018 ed è allestita nel salone parrocchiale in via dei Frassini.
Orario al pubblico: 17.00 /19.00. |
Torino, 7 dicembre 2017 - 11 febbraio 2018
Mostra “BEATA MARIA DEGLI ANGELI - POLITICA E SANTITÀ NELLA TORINO BAROCCA”
A Torino, il 7 dicembre 2017, presso il Museo diocesano in Piazza San Giovanni n.4, si è svolta la cerimonia di inaugurazione della
Mostra “Beata Maria degli Angeli. Politica e santità nella Torino barocca”.
Nel terzo centenario della sua scomparsa, la mostra è dedicata
ad una singolare e poco nota oggi, ma molto ricordata e venerata fino agli anni Cinquanta del Novecento, figura femminile torinese:
Marianna Fontanella (1661-1717), divenuta carmelitana scalza con il nome di Maria degli Angeli. L’esposizione aperta fino
all’11 febbraio 2018, ha i seguenti orari: mercoledì dalle 15 alle 18 e da venerdì a domenica dalle 10 alle 18.
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Augusta (SR), 9 dicembre 2017 - 6 gennaio 2018
Mostra “NATALE DI CARTA”
Nella città di Augusta (Siracusa) lo scorso 9 dicembre 2017 è stata inaugurata una esposizione sul tema “Natale di carta”, allestita
nella chiesa delle Anime Sante di via Principe Umberto.
Si ammirano immaginette devozionali e letterine di Natale, oltre che biglietti
augurali, buste, francobolli, erinnofili, i cosiddetti francobolli senza alcun valore né postale né fiscale, conosciuti più semplicemente
come chiudi-lettera.
Il materiale esposto, raccolto in dieci pannelli, risale alla fine del XIX secolo e al Novecento. La mostra, che rimarrà
aperta fino al 6 gennaio 2018, è stata allestita con il contributo di diverse attività commerciali della città e consente di fare un viaggio
nel passato quando, ancora non esistevano sms, email e messaggi via chat da cellulare, pc o tablet e gli auguri di Buon Natale ad
amici e parenti lontani li si faceva scrivendo di proprio pugno cartoline augurali.
Curatore della mostra è Giuseppe Carrabino. |
Roma, 3-4 marzo 2018
MOSTRA “SAN GIUSEPPE NEI SANTINI”
Per il prossimo 3/4 marzo 2018 l’Associazione AICIS è stata invitata ad essere presente alla manifestazione “Roma Colleziona” con una piccola mostra di immaginette della collezione personale del Presidente Aicis
Giancarlo Gualtieri.
La scelta è caduta sui santini devozionali di San Giuseppe, tenendo appunto conto che la
festa del grande Santo, patrono della Chiesa Universale, cadrà nel successivo 19 marzo.
Per onorare San Giuseppe
la redazione della Rivista aveva già scelto per questo nr.1/2018 un santino del Padre putativo di Gesù
dalla collezione privata di Michele Fortunato Damato.
Ricordiamo che la manifestazione “Roma Colleziona”
si terrà nel complesso scolastico “Seraphicum” a Roma, Via del Serafico, 3, con ingresso gratuito.
Orario:
Sabato 3 Marzo, dalle ore 10,00 alle 18,00 e Domenica 4 Marzo, dalle ore 09,00 alle 14,00. - Sabato sarà presente
un ufficio di Poste Italiane con un annullo speciale. |
Borgaro, 28-30 marzo 2018
Mostra “COLLEZIONE DI SANTINI E COMUNIONI PASQUALI”
Il collezionista Salvatore Nicoletta di Borgaro, per diversi anni anche socio Aicis, ha in progetto di inaugurare per il periodo pasquale
(28 marzo p.v.) una mostra di immaginette con la tematica “Santini e Comunioni pasquali”.
Con la collaborazione della Pro loco di
Borgaro infatti, il Nicoletta esporrà immaginette della propria ampia collezione nei locali della Pro Loco stessa in Piazza Europa con
orario 10-12.30 e 15.30-19.00 fino al 30 marzo 2018. Ingresso libero.
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Novara, 18 febbraio - 8 aprile 2018
Mostra “VIA MATRIS DOLOROSAE. AI PIEDI DELLA CROCE
I DOLORI DI MARIA”
Domenica 18 febbraio sarà inaugurata, all’interno del Progetto Passio 2018, presso la Sala Capitolare dei Musei della Canonica del Duomo di Novara (Via della Canonica, 9/14), la mostra sui Sette Dolori della
Beata Vergine Maria dal titolo: “Via Matris Dolorosae - Ai piedi della Croce i Dolori di Maria“.
L’apertura della mostra nel citato museo sarà il sabato e la domenica dalle ore 15,00 alle 18,00. L’esposizione
che rimarrà aperta fino a domenica 8 aprile 2018, attraverso la visione di stampe originali d’epoca,
dal XVI al XX secolo, vuol far compiere al visitatore un cammino di riflessione accostando il mistero del
dolore dell’uomo con il cuore della Beata Vergine Maria.
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Mantova, 10-18 marzo 2018
MOSTRA “DEVOZIONE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU’”
Per sottolineare il ventesimo anniversario del
Infatti il prossimo 10 marzo verrà inaugurata una esposizione filatelico-numismatica e di immaginette sacre nella
Sala della Colonna di Piazza Leon Battista Alberti.
La Mostra avrà tre momenti: 1) - La vita di Gesù (Raccolta filatelico numismatica di Alfio Fiorini); 2) - La passione, morte e resurrezione
di Cristo (Raccolta filatelico-numismatica di Sergio Leali), 3) - La passione di Cristo e la sua resurrezione (raccolta
della socia Francesca Campogalliani C.).
L’esposizione chiuderà domenica 18 marzo 2018. |
Rovereto (TN), 25 novembre - 6 gennaio 2018
Mostra “IL NATALE”
Per il secondo anno, in collaborazione con il Circolo filatelico di Rovereto (Trento), all’interno
del mercatino «Natale dei Popoli», tre soci trentini della Associazione AICIS
hanno partecipato alla mostra filatelico-cartofila dedicata alla Natività.
Questi i loro nomi
e le collezioni di santini che hanno presentato: Luciana Galli con «Il Bambino Gesù»; Luciana
Recla con «Maria di Nazareth»; Giuseppe Verde con «Il Natale nell’arte».
L’esposizione è stata allestita all’interno di palazzo Todeschi ed è stata inaugurata il
25 novembre 2017. Sarà aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2018, tutti i sabati, le domeniche
e giorni festivi con orario dalle 10 alle 12 e dalla 14 alle 18, escluso il giorno di Natale
e Capodanno.
Fino a questo momento, ottima è stata l’affluenza di pubblico e positivi i numerosi
commenti sul libro delle firme. Si ripete il successo già avuto nel dicembre 2016, sempre
nello stesso contesto espositivo; infatti, Luciana Galli aveva rappresentato «La Sacra Famiglia» e Luciana Recla era presente con materiale espositivo sul tema «Scorribande di
Natale fra popoli e poeti». Inoltre, Luciana Galli nell’ottobre 2017, alla mostra sociale del Circolo aveva esposto i santini dedicati alle
«Apparizioni mariane» nel 1° centenario delle apparizioni di Fatima. |
Roma, 1-5 febbraio 2018
Mostra “SAN BIAGIO E LA SUA DEVOZIONE NEL MONDO”
A Roma, nella Chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari Stefania Colafranceschi, recentemente eletta
in Aicis Revisore dei Conti, presenterà dall’1° al 5 febbraio p.v. una mostra di immaginette e immagini sul
san Biagio Vescovo.
Nel progetto della curatrice verranno evidenziati alcuni accostamenti iconografici di
epoche diverse.
San Biagio è stato medico e vescovo di Sebaste in Armenia e il suo martirio è avvenuto durante la persecuzione dei cristiani, intorno
al 316, nel corso dei contrasti tra gli imperatori Costantino (Occidente) e Licino (Oriente).
Per un commento esaustivo sull’iconografia
del santo rinviamo all’articolo di S. Colafranceschi a pag.6 di questa rivista nr.1/2018, dal titolo “San Biagio, tradizione e iconografia”.
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Castiglione delle Stiviere, 8 marzo - 8 aprile 2018
Mostra “SAN LUIGI GONZAGA - L’IMMAGINE DELLA SPIRITUALITÀ”
Ricorre quest’anno il 450° anniversario della nascita di San Luigi Gonzaga e la cittadina di Castiglione delle Stiviere che gli ha
dato i natali il 9 marzo 1568, e della quale è patrono, desidererà sottolineare questo evento con una importante mostra di immagini
e santini.
Il giorno 8 marzo verrà inaugurata presso il Collegio delle Vergini l’esposizione sul tema “L’immagine della spiritualità” che
aprirà così le celebrazioni del grande evento: 80 pezzi che copriranno un periodo che va dal 1700 ad oggi.
La mostra chiuderà il
giorno 8 aprile. L’orario di visita sarà solo il sabato e la domenica con orario: 9-12 e 14.30-17.30.
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Sacro Monte di Orta (NO), 24 marzo - 8 aprile 2018
Mostra “MADRE, TU SEI OGNI DONNA CHE AMA. AI PIEDI DELLA CROCE. IL RACCONTO DI MARIA”
L’Ente di gestione dei Sacri Monti in collaborazione con il Museo del Paesaggio di Verbania organizzerà dal 24 marzo all’8 aprile
2018 una mostra di immaginette sacre dedicata a “Il Racconto di Maria”.
La mostra, curata dalla nostra socia Dr.ssa Maria Grazia Reami Ottolini presenterà vari pannelli di santini con iconografie della Madonna
nelle più varie espressioni della sua vita: Maria Bambina, Immacolata, Annunciazione, Sposalizio, Visitazione, Natale, Crocifissione,
Deposizione, Pietà, Addolorata, Cuore Immacolato, Discesa dal Calvario, Dormitio, Assunzione, Incoronazione, Madonne dei Sacri
Monti del Piemonte e della Lombardia (come esempio dei numerosissimi simulacri venerati in tutto il mondo sotto i titoli più disparati).
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Mottola (TA), 17-25 marzo 2018
MOSTRA “SANTINI E DEVOZIONE POPOLARE”
In occasione dei festeggiamenti a San Giuseppe, sabato 17 marzo 2018 a Mottola verrà inaugurata nei locali della Parrocchia di
San Giuseppe (Via Cadorna 1) una esposizione di immaginette sacre sul tema “Santini e devozione popolare”, a cura di Giorgio Loperfido.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 25 marzo 2018.
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Roma, 10 dicembre 2017 - 7 gennaio 2018
VI MOSTRA AICIS ICONOGRAFICA NATALIZIA“LAUS SALVATOR MUNDI”
Domenica 7 gennaio 2018 chiuderà la Mostra sociale AICIS “Laus tibi Salvator Mundi” che ha avuto una sezione dedicata a: “Il
culto della Beata Vergine Maria a Roma”. Orario: 9.30-12.30 e 16-19 festivi compresi.
Il Presidente Giancarlo Gualtieri con tutto il nuovo Consiglio Direttivo coglie l’occasione per ringraziare ufficialmente quanti hanno
inviato il materiale iconografico che sta permettendo un gran bel successo specialmente negli ultimi giorni di dicembre 2017.
Un vivo ringraziamento inoltre anche al Padre Priore, Padre Riccardo Lufrani, ed alla sua Comunità dei Frati Domenicani
di Piazza della Minerva 42 in Roma che da sei anni ospitano questa bella e interessante esposizione natalizia.
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SUOR CHIARA DI GESU'
di Mario MENNONA
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Nell’esumazione del corpo di suor Chiara, trovato ancora
intatto nonostante sette anni trascorsi dalla
sua morte, per traslarlo nella nuova sepoltura comune
alle monache, per ordine del vescovo fu dato incarico
al sacerdote medico Francesco De Pandi di aprire la cavità toracica
e di cercare il cuore.
Ritenne di procedere a tale atto,
in quanto suor Chiara ripeteva: «Io non ho più cuore, ma
mi è stato tolto da Gesù Cristo, il quale invece del mio
di carne e sangue, m’ha messo il suo nel petto, che è più
bello d’uno splendidissimo cristallo».
L’intervento del De Pandi fu vano: il cuore non c’era. Tale
scoperta coronò la sua vita di santità, che, sia come Isabella
sia come suor Chiara, aveva effuso durante la sua vita.
Isabella D’Amato era nata il 14 marzo 1618 a Seclì, della
diocesi di Nardò, da Francesco D’Amato, duca di Seclì e di Temerano,
e dalla marchesa Caterina D’Acugna.
Trascorse la sua fanciullezza tra il palazzo ducale dei genitori
e quello degli zii Eleonora D’Amato e Luigi Annibale
Trane, ma in lei, oltre alle preghiere quotidiane
di tutta la famiglia, discorreva sempre
di argomenti spirituali e ascoltava o leggeva
libri di santi.
All’età di 14 anni si ammalò di una grave
e sconosciuta malattia fino a farle sfiorare la
morte. Di grande spirito caritatevole fu la
sua decisione di far esaminare, qualora fosse
morta, il suo corpo dai medici in modo che
potessero conoscere e studiare le cause per
evitare ad altri di soffrire e morire della
stessa sua morte.
Guarita, ancor più intensificò la sua formazione
spirituale soprattutto a contatto con
i Frati Minori Osservanti presenti a Seclì fino
a maturare in lei la decisione di consacrarsi
totalmente a Dio e di farsi sposa di Gesù Cristo:
entrò nel monastero delle Suore di S.
Chiara di Nardò, uno dei più antichi monasteri
sorti nell’ambito delle Clarisse di Chiara.
E così nel 1638 entrò in convento e nel giorno della festa
di S. Chiara del 1648 fece la sua professione dei voti religiosi
prendendo il nome di suor Chiara di Santa Caterina.
Proprio nel 1638, prima di entrare in convento, ebbe nell’oratorio
del suo palazzo la visione della Madonna, Regina
degli Angeli (esiste una lapide marmorea che ricorda l’evento).
Se il cuore era stato ripreso da Gesù, lo «splendidissimo cristallo» cominciò subito ad irradiare i raggi della sua presenza
amorevole: trasformò l’ambiente monastico in raccoglimento
e intensità di zelo, che, ricco di presenze con oltre 50 monache,
oltre a novizie ed altro personale, non era esente di incrostazioni
di privilegi e comodità accumulate nel tempo, che
allontanavano dalla spiritualità e santità della stessa Isabella.
La sua testimonianza spirituale e il suo stile di vita riconsegnarono
al convento zelo e condivisione: servizio anche più
umile di giorno e di notte per le sorelle bisognose, obbedienza,
umiltà e sacrificio cadenzavano
la sua giornata, che si
riempiva di intensità mistica
nella preghiera, a
volte trasportata in estasi
per essere più vicina al suo
Sposo celeste.
Numerose furono le sue
esperienze mistiche, così
come numerosi furono i casi
di profezia, ma più di tutto
i casi in cui, con la sua capacità
umana sorretta dalla
fede e dall’illuminazione
del suo Gesù Cristo, riusciva a penetrare e a scrutare i cuori,
avvolgendoli dal suo amorevole carisma di santità, vissuta da
tante persone e tanti personaggi, che, poi, ne hanno lasciato
testimonianza. Tra questi si annoverano il gesuita Francesco
De Geronimo, che sarà canonizzato nel 1839, (continua)
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I “SANTI PATRONI” DELLE REGIONI
E DELLE PROVINCE D’ITALIA
di Giancarlo GUALTIERI
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6a - REGIONE:
FRIULI-VENEZIA GIULIA
Province:
GORIZIA, PORDENONE, TRIESTE, UDINE
Il Friuli-Venezia Giulia fa parte della Regione ecclesiastica
del Triveneto, una delle sedici regioni ecclesiastiche
in cui è suddiviso il territorio della Chiesa cattolica in Italia.
L’arcidiocesi di Gorizia comprende la provincia di Gorizia,
più 12 comuni della Bassa friulana orientale e 2 comuni della
provincia di Trieste. La sede arcivescovile è la città di Gorizia,
dove si trova la cattedrale dei Santi Ilario e Taziano. Il territorio è suddiviso in 90 parrocchie appartenenti a 10 decanati:
Aquileia, Cervignano del Friuli, Cormons, Duino, Gorizia, Gradisca
d’Isonzo, Monfalcone, Ronchi dei Legionari, Sant’Andrea
di Gorizia, Visco.
A loro volta i decanati sono raggruppati
in 5 zone pastorali. La diocesi di Trieste comprende i comuni
di Trieste, Muggia, San Dorligo della Valle e Monrupino. I comuni
di Duino-Aurisina e Sgonico, pur facendo parte della
provincia di Trieste, appartengono all’arcidiocesi di Gorizia.
Sede vescovile è la città di Trieste, dove si trova la cattedrale
di San Giusto. Il territorio è suddiviso in 59 parrocchie e
8 decanati.
L’arcidiocesi di Udine comprende la provincia di Udine, eccetto
11 comuni della Bassa friulana orientale appartenenti
all’arcidiocesi di Gorizia e storicamente appartenuti alla contea
e provincia di Gorizia, ed include il comune di Sappada, oggi
in provincia di Belluno. Sede arcivescovile è la città di Udine,
dove si trova la cattedrale di Santa Maria Annunziata. Il territorioè suddiviso in 379 parrocchie, raggruppate in 24 foranie.
La diocesi di Concordia-Pordenone comprende la provincia
di Pordenone (tranne parte dei comuni di Sacile, Caneva, Brugnera
e Prata di Pordenone che rientrano nella diocesi di Vittorio
Veneto, e parte del comune di Erto e Casso, che rientra
nella diocesi di Belluno-Feltre) e la parte orientale della provincia
di Venezia, compresa tra i fiumi Livenza e Tagliamento
(ad eccezione di Caorle, che, già diocesi autonoma, ricade
sotto la giurisdizione del patriarcato di Venezia) che ha sempre
fatto capo alla città di Portogruaro.
Sede vescovile è la
città di Pordenone, dove si trova la concattedrale di San
Marco. A Concordia Sagittaria si trova la cattedrale di Santo
Stefano protomartire.
Il territorio è suddiviso in 188 parrocchie,
raggruppate dal 2014 in 8 foranie.
La Regione Friuli-Venezia Giulia ha due Santi Patroni:
SS. Ermacora e Fortunato – Festa: 12 luglio
SS. ERMACORA E FORTUNATO (? – Aquileia, 70).
Furono due protomartiri di Aquileia. Ermagora fu
scelto come primo vescovo della comunità di
Aquileia da san Marco, e consacrato a Roma da
san Pietro. Fortunato fu il diacono di Ermagora e i due subirono
assieme il martirio ad Aquileia nell’anno 70, inflitto loro,
secondo la leggenda, da un certo Sebasto.
I corpi e le reliquie
dei due santi, prima conservati nella basilica di Aquileia, vennero
trasferiti nel VI secolo a Grado nella basilica di Sant’Eufemia
e restituite alla comunità aquileiese alla fine del XV secolo.
Con atto ufficiale del 2001 i due santi sono stati
proclamati protettori del Friuli-Venezia Giulia. Ancora oggi il
nome Ermagora è “riservato” soprattutto ai bambini delle famiglie
ricche, mentre quello di Fortunato è dato ai bambini
dei contadini e delle famiglie povere.
Secondo una tradizione
popolare, essi insegnarono ai contadini l’arte di fare la ricotta
senza usare il caglio animale o quello vegetale ma usando
semplicemente l’aceto versato sul siero del latte. (Fig. 1 e 2).
I Santi patroni della città di GORIZIA sono:
SS. ILARIO E TAZIANO (? – Aquileia, 16 marzo 284). Ilario,
o Ellero, e Taziano
furono rispettivamente il secondo vescovo
di Aquileia e il suo diacono, martirizzati insieme al tempo
dell’imperatore Numeriano. Già a partire dal IV secolo, le reliquie
dei due martiri furono raccolte in un martyrium ottagonale
all’interno della città di Aquileia.
Nel 568, all’arrivo dei Longobardi
del re Alboino, il patriarca Paolino I fuggì a Grado con il
tesoro della Chiesa e con le reliquie dei martiri aquileiesi, comprese
quelle di Ilario e Taziano
I due santi ebbero larga venerazione
nella città di Gorizia dove già all’inizio del XIII secolo
era loro dedicata una piccola chiesa e nel 1751, fu eretta la cattedrale
della nuova arcidiocesi metropolitana allora costituita.
I festeggiamenti prevedono ogni anno un corteo in costumi medievali
che si snoda per le vie della città per concludersi in corte
Sant’Ilario. Il 16, giorno in cui la Chiesa fa memoria dei Santi
Ilario e Taziano, l’arcivescovo presiede in cattedrale la solenne
liturgia eucaristica e al termine ripete la benedizione alla città
con le reliquie dei Santi Patroni. (Fig. 3).
Il Santo patrono della città di PORDENONE è:
S. MARCO EVANGELISTA (~20 – Alessandria, fine I sec.
d.C.)
è stato un discepolo dell’apostolo Paolo e, in seguito, di
Pietro ed è tradizionalmente ritenuto l’autore del Vangelo secondo
Marco.
Nacque in Palestina o a Cipro intorno all’anno
20. Poco o nulla si sa della sua giovinezza e della sua famiglia.
Dal Nuovo Testamento è noto che era cugino di Barnaba e che
quindi era ebreo di stirpe levitica. Non vi sono notizie certe su
dove, come e quando Marco morì.
Eusebio sostiene che la sua
morte avvenne ad Alessandria d’Egitto, dove venne ucciso facendo
trascinare il suo corpo per la città. Le sue spoglie furono
trafugate con uno stratagemma da due mercanti veneziani
nell’anno 828 e trasportate, dopo averle nascoste in una cesta,
a Venezia, dove pochi anni dopo venne dato inizio alla costruzione
della Basilica intitolata al santo che ancora oggi ospita
le sue reliquie.
La festa liturgica è il 25 aprile, in occasione
della ricorrenza del martirio, ed è anche il santo principale di
Pordenone a cui è dedicato il duomo cittadino costruito a partire
dalla seconda metà del XIII secolo in stile romanico-gotico
sui resti di una precedente costruzione. Il campanile, completato
nel 1347 alto 79,47 metri è in mattoni a vista, con eleganti
trifore e archetti pensili in cotto. (Fig. 4).
Il Santo patrono della città di TRIESTE è:
S. GIUSTO (? – Trieste, 2 novembre 303).
È stato un
martire cristiano vissuto sotto gli imperatori Diocleziano e
Massimiano nella città di Trieste, visse nel II secolo d.C. a Tergeste
e, come per molti dei Santi Martiri Cristiani, sono scarse
le notizie sulla sua vita: cristiano fin dalla nascita non accettò
di rinnegare la propria fede in favore degli dei romani.
Fu allora
condannato a morte per annegamento dal governatore
romano Manazio. Legato mani e piedi a dei sassi e, caricato
su una barca, fu gettato in mare. La leggenda vuole che il
giorno seguente il corpo di Giusto fu ritrovato sulla spiaggia
e fu seppellito in segreto. Per proteggere le ossa del Santo, su
quel cimitero sorse nel V secolo una chiesa e nel X secolo i
resti di San Giusto furono trasferiti nella chiesa per Lui costruita
sulla collina
Nel XIII secolo la Chiesa venne fusa con
l’adiacente Chiesa dell’Annunziata dando forma alla Cattedrale
di San Giusto, in un’edicola sopra l’entrata del campanileè posta una statua del Santo con la palma del martirio
nella mano destra e in quella sinistra i simboli della città di
Trieste che festeggia il suo Santo Patrono ogni 3 novembre.
(Fig. 5).
La Città di UDINE ha due Santi Patroni:
SS. ERMACORA E FORTUNATO (? – Aquileia, 70).
Il 12
luglio Udine festeggia Ermacora e Fortunato, patroni anche
delle Arcidiocesi di Gorizia e di Udine.
La mattina alle ore
10.30 in Cattedrale si celebra il solenne Pontificale presieduto
dall’Arcivescovo con la benedizione della Città. Sono invitate
tutte le comunità del Vicariato Urbano ed anche le autorità
della Regione Friuli-Venezia Giulia, della Provincia e del Comune
di Udin
Al termine sulla piazza del Duomo si esibiscono
gruppi folcloristici con canti e danze.
La tradizione ricorda
questo santo come inventore della danza sacra e, per
festeggiarlo pare che, ogni 12 luglio, sloveni, carinziani e friulani
si ritrovassero sotto il loggiato del castello di Udine per
danzare in onore di chi era patrono dell’arcidiocesi e della
città. (Fig. 6).
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MOSTRA SOCIALE AICIS 10 dicembre 2017 - 7 gennaio 2018
“LAUS TIBI SALVATOR MUNDI”
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CIRCOLARI PRECEDENTI
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