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ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTORI IMMAGINETTE SACRE
CHE COSA E’
L’A.I.C.I.S.?
L’AICIS è l’Associazione,
apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati
cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano
di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico,
culturale, artistico, religioso
PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?
Perché l’unione fa la
forza. Per essere informati, attraverso la Notiziario
bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare
lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare
alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre
di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per
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Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli
su santi e santuari. |
COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.
Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619)
e richiedendo l'apposito modulo da compilare.
Per il 30° anniversario della fondazione dell'A.I.C.I.S. (1983-2013), il Consiglio Direttivo, riunitosi in ottobre u.s., per nuovi tesserati, mai
prima iscritti, ha riconfermato la campagna promozionale 2012.
Il Consiglio, infatti, ha stabilito che anche per l’anno
2013 quanti non sono stati mai iscritti all’AICIS e desiderano associarsi oltre la quota di iscrizione (euro 3,00), pagheranno nel
2013 la quota promozionale di euro 22,00, anziché 35,00. L'importo dovrà essere versato sul conto corrente postale nr. 39389069
intestato all' A.I.C.I.S. (Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre)
L’anno sociale decorre dal 1° gennaio
al 31 dicembre
DIRITTI DEI SOCI:
- ricevere le Circolari Informative, con immaginette
omaggio;
- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;
- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;
- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;
- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta
di immaginette nelle Circolari Informative.
Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne,
in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile
adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì
del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che
di volta in volta verranno rese note.
Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice
Presidente
Tel. 328-6911.049
e-mail: aicis_rm@yahoo.it
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SANTINI E SANTITA'
NOTIZIARIO A.I.C.I.S. N. 2 - 2018
APRILE - GIUGNO 2018
26 Maggio
San Filippo Neri
Incisione fiamminga su pergamena
con acquarellatura
coeva: San Filippo Neri.
Autore: Gaspar Huberti,
2ª metà del 1600. (Collezione
Giorgio Lombardi).
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2/2018 - SANTINI OFFERTI DAI SOCI PER GLI ASSOCIATI
1 - San Giovanni Leonardi – 80° Ann.rio Canonizzazione (1938-2018).
Retro: Preghiera. Santino offerto da Padre Davide CARBONARO, OMD
2 - Madonna di Lourdes per il 160° Ann.rio delle Apparizioni (1958-
2018). Retro: Preghiera. Santino offerto da Padre Michele M.GIULIANO,
ofm.
3 - Pasqua 2018. Retro: Preghiera. Santino offerto da Ezio
BERNARDINI.
4 - SdD Domenico Albini, OMI. Santino (Ediz. Velar) offerto
da P. Michele M. GIULIANO, ofm.
5 - Beata Imelda Lambertini,
domenicana. Retro: Cenni storici. Santino offerto da Pierluigi BENASSI
6 - Maria SS.ma del Pozzo. Retro: Preghiera. Santino (Ed Egim
121) offerto da Michele Fortunato DAMATO.
7 - Morte di San Giuseppe.
Santino (Ediz. FM) offerto da Renzo MANFÈ.
8 - Presentazione
di Gesù al Tempio. Retro: Preghiera. Santino (Ediz. Eb 2/471) offerto da
Luigi ZANOT.
9 - Sant’Agnese, V.M. Retro: Preghiera. Santino (Ediz.
Eb 2/563) offerto dal Luigi ZANOT.
10 - Beata Teresa Bracco. Retro:
Cenni storici. Santino offerto da Liliana PASTORINO.
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VITA ASSOCIATIVA
CALENDARIETTO DISTRIBUITO CON LA RIVISTA NR. 1/2018:
DATE ERRATE NEL SOLO MESE DI MAGGIO
Informiamo i soci che il calendario pieghevole plasticato, distribuito con i santini della Rivista nr.1/2018, riporta il primo
maggio di lunedì, mentre effettivamente cade di martedì.
Ciò crea uno spostamento errato dei giorni per tutto il mese di maggio.
Dal 1° giugno (venerdì) il piccolo calendario è esatto.
APPROVATO IL RENDICONTO AICIS ESERCIZIO 2016
Il Rendiconto dell’Esercizio 2016 è stato pubblicato nella Rivista “Santini e Santità” nr.4/2017.
Il Consiglio Direttivo nel trasmettere
l’apposita scheda di votazione aveva fissato al 15.2. 2018 la rispedizione in segreteria del proprio voto.
Poiché all’inizio di
marzo alcuni soci hanno reclamato il mancato ricevimento della rivista, nella seduta di marzo lo stesso Consiglio Direttivo ha prorogato
al 16.3.2018 il tempo utile per la restituzione della scheda di voto.
Hanno votato 98 soci su 233 aventi diritto al voto. 97
soci hanno votato SI e un socio ha votato NO. Non ci sono schede nulle.
Pertanto, si ritiene approvato il Rendiconto dell’anno 2016.
ERRATA CORRIGE DEL TITOLO A PAG.16 DEL NR.1/2018
La prima riga del titolo è: “Un quarto percorso” e non “Un quarto percorso al santuario”.
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SAN GIOVANNI LEONARDI
A 80 ANNI DALLA CANONIZZAZIONE
DI SAN GIOVANNI LEONARDI
La Chiesa nel canto celebra la santità dei suoi figli
di Padre Davide CARBONARO, O.M.D.
Con la bolla Sanctorum Mater Ecclesia gaudet il 17 aprile del 1938, giorno di Pasqua, Papa Pio XI elevava san Giovanni
Leonardi (1541-1609) agli onori degli altari.
Ultimo dei santi della Riforma Cattolica il lucchese fondatore dell’Ordine della Madre di Dio e cofondatore di Propaganda
Fide, fu canonizzato insieme a Sant’Andrea Bobola e Salvatore da Horta: “L’apostolo il martire ed il taumaturgo”, ricordano
le cronache del tempo.
Per il rito di canonizzazione fu eseguita dal Maestro Lorenzo Perosi la Missa Redemptionis a otto voci, composta nell’Anno
Santo del 1933, mentre per il solenne evento furono armonizzate le parti mobili della celebrazione: Introito, Graduale, Victimae
Pascalis, Offertorio e Communio.
Fu affidata dalla Postulazione Generale
dell’Ordine diretta da P. Giuseppe Forcellati al Maestro Tommaso Gardella la
composizione della Messa in Onore di San Giovanni Leonardi eseguita nella
Chiesa di Campitelli durante il triduo di Ringraziamento. Mentre del Maestro
Licinio Refice è l’inno dei vespri Salve Ioannes legifir.
La prima “orazione colletta” composta in occasione della Beatificazione
ed approvata con Breve di Pio IX del 9 luglio 1861 si proclamava in onore
del Leonardi durante la messa e l’ufficio dal comune dei Confessori non Pontefici
con antifona Iustus ut palma florebit (Il giusto fiorisce come palma).
Papa Leone XIII nel 1893 volle che il nome del Leonardi fosse iscritto nel
Martirologio romano, cosa non ancora mai accaduta per i beati, ad eccezione
dei beati pontefici, segno della personale devozione di papa Pecci e della
stima nutrita per la famiglia del Leonardi.
Così il testo del martirologio:
“Romae beati Joannis Leonardi Confessoris, Fundatoris Congregationis Clericorum
Regularium a Matre Dei, laboribus et miraculis clari, cujus opera Missiones
a Propaganda Fide institutae sunt”.
Di seguito nella versione postconciliare: “Giovanni Leonardi, sacerdote,
che a Lucca abbandonò la professione di farmacista da lui esercitata, per diventare
sacerdote.
Fondò, quindi, l’Ordine dei Chierici regolari, poi detto della
Madre di Dio, per l’insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli, il rinnovamento
della vita apostolica del clero e la diffusione della fede cristiana
in tutto il mondo, e per esso dovette affrontare molte tribolazioni.
Pose a Roma le fondamenta del Collegio di Propaganda Fide e
morì in pace in questa città, sfinito dal peso delle sue fatiche”.
Questi temi della fede pregata, in sintesi, sono proposti
nell’Orazione recepita dal Missale romanum in occasione
della canonizzazione la quale recita: “Deus, qui Sanctum Ioannem
confessorem tuum ad fidem in gentibus propagandam
mirabiliter excitare dignatus es, ac per eum in erudiendis fidelibus
novam in Ecclesia tua familiam congregasti, da nobis
famulis tuis ita Eius institutis proficere, ut premia consequamur
aeterna”.
La Chiesa per intercessione del nuovo Santo chiede di progredire
nella salvezza attraverso l’annuncio della fede alle
genti e la nuova famiglia religiosa da lui istituita.
Nella pagina del Messale romano del Concilio Vaticano II (Editi
typica1970/2008), l’orazione conserva a grandi linee l’impianto
originario:
“Bonorum ómnium largítor, Deus qui per
beátum Ioánnem presbýterum pópulis Evangélium nuntiári
fecísti eius intercessióne concéde ut fides vera semper et ubíque
profíciat”.
A Dio fonte di ogni bene la Chiesa chiede per
intercessione di San Giovanni Leonardi, ricordato come annunciatore
del Vangelo ai popoli, di prendere parte al suo carisma,
diffondendo la fede sempre e dovunque.
Il Liber Usualis Missae et Offícii (1957 pagine 1681/1-4),
conserva alcune composizioni liturgiche in canto gregoriano
approvate dalla Congregazione per i Riti.
Fin dall’inizio del
Cristianesimo il canto, mutuato dalla tradizione liturgica sinagogale,
era parte integrante della preghiera comune. In
modulazione gregoriana il Liber Usualis conserva un repertorio
classico composto per la celebrazione della messa secondo
la mens tridentina.
La dicitura della memoria liturgica per la Chiesa
universale è Duplex ovvero di seconda classe.
L’Introito che corrisponde all’antifona d’ingresso dell’attuale
Messale romano, ha il compito di avviare lo spirito dei
fedeli al mistero celebrato.
Così recita: In sermonibus.
L’espressione è tratte dal capitolo 42 versetti 15-16 del Siracide:“Con le parole del Signore sono state create le sue opere.
il sole con il suo splendore illumina tutto, della gloria del Signoreè piena la terrà”.
Il canto dei versetti biblici individua
subito le caratteristiche spirituali di san Giovanni Leonardi, le
opere da lui compiute raccontano la gloria di Dio.
Segue il Graduale. Con questa espressione la liturgia designa
il salmo interlezionale o responsoriale che anticamente
era proclamato sul gradus (scalino). Il termine indicava sia lo
spazio liturgico, sia il “tono” che segnalava il tempo liturgico
celebrato.
Il responsorio della Messa di San Giovanni Leonardi
si apre con: Posuit os meum. Si tratta di un intreccio dei salmi
73 (72),21 e 69 (68), 10:
“Quando si agitava il mio cuore e
nell’intimo mi tormentavo mi divorava lo zelo per la tua casa”. (continua su sito www.aicis.org)
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(L’Assistente Ecclesiastico AICIS Padre Davide Carbonaro ha
donato la nuova immaginetta di San Giovanni Leonardi, stampata
per l’80° Ann.rio della canonizzazione del Santo Fondatore,
su riprodotta, e allegata alla presente rivista per gli associati). |
SANTINI E DEVOZIONI
LA DEVOZIONE A "MARIA CHE SCIOGLIE I NODI"
DI ATTILIO GARDINI
La storia:
All’origine della devozione a “Maria che scioglie
i nodi” non c’è un’apparizione della Vergine,
ma una toria di vita quotidiana, una storia familiare.
Il nobile tedesco Wolfgang Langenmantel si
era sposato con Sophie Imhoff nel 1612.
Pochi anni
dopo, il loro matrimonio entrò in crisi, tanto che i
due sposi iniziarono a considerare l’idea del divorzio.
Le incomprensioni e i litigi avevano logorato
il loro legame e stavano per procurare la rottura
definitiva.
Prima della completa separazione Wolfgang decise
di recarsi a Ingolstadt (a circa settanta chilometri a nord
di Augsburg) per consultarsi col padre gesuita Jakob Rem.
Egli, grazie alla sua esperienza e al suo discernimento, ebbe
l’illuminazione di affidare la situazione di Wolfgang a Maria,
invocata col titolo di “Madre tre volte ammirabile” (Mater ter
admirabilis), da lui stesso coniato.
Il nobile si recò al monastero
in quattro occasioni diverse e, grazie alla preghiera recitata alla
Vergine Maria in compagnia del gesuita, ottenne dei cambiamenti
positivi nella sua situazione familiare.
L’ultimo sabato del mese, il 28 settembre 1615, padre
Jakob Rem, mentre stava pregando di fronte all’immagine
della Vergine, che si trovava nella cappella del monastero,
sollevò il nastro matrimoniale dei coniugi Langenmantel,
chiedendo che si sciogliessero tutti i nodi.
Il nastro, a cui si
fa riferimento nel racconto, era legato a una precisa tradizione
dell’epoca: durante la celebrazione del sacramento le
mani congiunte degli sposi venivano legate da un nastro
bianco, appositamente preparato, come segno di un nodo
invisibile e indissolubile che li avrebbe uniti per tutta la vita.
A seguito di ogni discussione Sophie aveva provveduto a formare
un piccolo nodo sul proprio nastro matrimoniale; quello
stesso nastro, pieno di nodi, fu affidato al padre gesuita per
la speciale preghiera. I nodi si sciolsero miracolosamente e
il nastro divenne bianco come nel giorno del matrimonio.
Dopo questo fatto, la coppia sperimentò gli effetti positivi
della preghiera, evitando così il divorzio. Quindi, il nastro
finalmente privo di nodi indicava il legame coniugale
pacificato.
L’ex-voto:
Passarono gli anni e il nipote di Wolfgang e di Sophie,
Hieronymus Ambrosius Von Langenmantel (1641-1718),
scelse la vita religiosa e divenne canonico della chiesa di
Sankt Peter ad Augsburg (1666-1709).
Hieronymus decise
di dedicare una delle cappelle della chiesa alla memoria
della sua famiglia e per questo commissionò una pala d’altare
che raccontasse la storia del matrimonio dei suoi nonni,
salvato grazie all’intercessione della Vergine Maria. L’altare
fu dedicato alla beata Vergine del buon consiglio e il quadro
fu commissionato a Johann Melchior Georg Schmidtner
che, nel singolare e suggestivo dipinto, rappresentò
la Vergine Maria come colei “che scioglie i nodi del nastro
della vita coniugale”.
La descrizione del santino:
Ben visibile sulla parte alta del quadro vi è la
colomba, per indicare lo Spirito Santo, (continua)
L’origine della devozione:
Nel 1986 papa Francesco, allora
semplice sacerdote gesuita, si trovava in
Germania per la sua tesi di dottorato.
Durante uno dei suoi numerosi viaggi di
studio a Ingolstadt, vide nella chiesa di
St Peter l’immagine della Vergine che
scioglie i nodi e se ne innamorò all’istante.
Ne rimase talmente colpito da
portarne alcune riproduzioni a Buenos
Aires che cominciò a distribuire ai sacerdoti
e ai fedeli, incontrando grande rispondenza. (continua)
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LA “VIRGO LACTANS” NELLE CATACOMBE DI PRISCILLA
Lo scorso 10 dicembre 2017, nel Convento domenicano di Santa Maria sopra Minerva,
in Piazza della Minerva 42 - Roma, il Presidente AICIS – Associazione Italiana
Cultori Immaginette Sacre, Giancarlo Gualtieri ha inaugurato la VI Mostra Nazionale
del Santino Natalizio sul tema “Laus tibi Salvator mundi”, rimasta aperta al pubblico
fino al 7 gennaio 2018.
In tale circostanza il Consiglio Direttivo ha invitato a tenere una conferenza la
dr.ssa Giuseppina Licordari che ha parlato sul seguente tema:
MARIA NELLE PIU' ANTICHE UMMAGINI PITTORICHE PALEOCRISTIANE
LA “VIRGO LACTANS” NELLA CATACOMBA DI PRISCILLA
di Giuseppina LICORDARI
Questo intervento riguarderà alcune considerazioni
relative ad uno dei principali temi iconografici
che sono raffigurati sui santini natalizi,
cioè la più antica raffigurazione della Madonna.
Come negli
anni passati ho preso in esame alcuni aspetti specifici presenti
nei santini, facendo un discorso iconografico che parte
dalla genesi delle prime figurazioni paleocristiane che poi
rielaborate attraverso i secoli, diventano immagini semplificate
e codificate utilizzate nelle piccole immaginette.
Abbiamo più volte sottolineato l’importante ruolo catechetico
e di fede che il santino riveste e soprattutto come
in esso si riflettano le varie correnti artistiche del periodo
in cui l’immaginetta viene prodotta e in special modo la
peculiarità artistica che il santino possiede.
Esiste una sorta
di interscambio tra arte aulica prodotta dai grandi artisti
delle varie epoche e l’arte intrinseca nella piccola immaginetta,
nella quale si riassumono due concetti fondamentali
di popolarità e di devozione.
In questa prospettiva gli spunti che i santini del Natale
ci offrono sono molteplici, ma la figura che in questo panorama
iconografico è sempre presente e determinante è
Maria, madre di Gesù, ritratta in vari atteggiamenti e che
incarna il ruolo di madre e di intermediaria tra Dio e l’umanità.
La maggior parte delle immagini più antiche che ritraggono
Maria sono state realizzate in età paleocristiana
e prodotte in ambiti funerari soprattutto di Roma, si tratta
per lo più di affreschi che ornavano pareti di catacombe,
rilievi presenti su sarcofagi o su modesti oggetti che facevano
parte del corredo funerario del defunto, come i vetri
dorati posti a segnacolo della tomba del defunto da parte
dei suoi cari.
La figura di Maria si trova rappresentata in una serie di
soggetti iconografici che riguardano l’infanzia di Gesù:
quali l’annunciazione, l’adorazione dei magi, la natività
unita spesso all’adorazione dei pastori, tutti temi che ritroviamo
rappresentati nei santini dei secoli successivi, ma
l’immagine di cui tratteremo è particolarmente interessante
perché è la più antica rappresentazione della Vergine
col bambino risalente ai primi decenni del III secolo d.C.
presente nella Volta del nicchione della Madonna con il
pro feta, nella regione centrale della catacomba di Priscilla
sulla via Salaria Nuova, all’interno dell’arenario centrale
del cimitero( una cava di pozzolana abbandonata e che i
cristiani reimpiegarono dalla fine del II secolo d.C. e per
tutto il III- IV secolo per le loro sepolture).
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La catacomba di Priscilla (Foto a fianco) trae origine da
una villa romana appartenente alla ricca famiglia degli
Acilii e precisamente dall’ambiente detto Criptoportico; è
strutturata in due piani, di cui il superiore è il più antico
composto dall’ipogeo degli Acilii, famiglia da cui proveniva
la nobildonna Priscilla, dal Criptoportico, da alcune
gallerie dell’Arenario e dalla Cappella Greca, ambienti ricavati
alla fine del II secolo d.C. e poi ampliati nel corso
del III- IV sec. d.C., con l’aggiunta di altri cubicoli come la
cappella della Velatio.
Da questo nucleo originario la catacomba
venne impiegata in modo intensivo con la creazione
di un secondo piano inferiore molto grande e strutturato
in modo più regolare, tanto da farne uno dei più
grandi cimiteri cristiani di Roma.
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È singolare che in questa antica catacomba si ritrovino
le prime raffigurazioni riguardanti la Madonna, cronologicamente
successive all’immagine di cui parleremo.
Nel repertorio iconografico mariano compaiono immagini
legate sia al ciclo storico dell’infanzia di Gesù,
sia immagini di carattere dottrinale, come nel
caso della nostra Madonna di Priscilla, che possono
essere associate ad altre figure vetero e neo testamentarie che stanno a rappresentare un paradigma
di salvezza.
Gli altri affreschi che ritraggono la Vergine nella catacomba
di Priscilla sono associati ad episodi storici dell’Infantia
Salvatoris, come l’Adorazione dei Magi dipinta sull’arcone
divisorio d’ ingresso presso la c.d. Cappella greca, così chiamata
per le iscrizioni in greco in essa presenti (Fig. 1).
FIG. 1
L’affresco risale alla seconda metà del III secolo d.C. e
presenta Maria seduta in cattedra senza spalliera che tiene
in braccio Gesù avvolto in fasce.
Maria ha il capo scoperto, veste una tunica smanicata
e priva di cintura ed è ritratta di tre quarti. Tiene in braccio
il bambino con entrambe le mani, il quale si rivolge verso
i tre Magi ritratti di profilo e che procedono da sinistra;
sono a capo scoperto e indossano corte tunichette cinte in
vita di tre colori diversi: la prima è di colore verdastro, la
seconda rosso-bruno e la terza è bianca. Portano i loro doni
al bambino offrendoli a braccia tese.
Lo schema figurativo è semplice, (continua)
FIG. 2
FIG. 3
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MOSTRE DI SANTINI
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LE MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE IN ITALIA
Castiglione delle Stiviere, 8 marzo - 8 aprile 2018
Mostra “SAN LUIGI GONZAGA - L’IMMAGINE DELLA SPIRITUALITÀ”
Nel ricordo di San Luigi Gonzaga a 450 anni dalla nascita (di Carluccio FRISON)
Nel Castello di Castiglione delle Stiviere , vicino Mantova, il 9 marzo 1568, nasceva Luigi, figlio primogenito
del marchese Ferrante Gonzaga e Marta Tana di Sàntena, donna di grandi virtù cristiane.
Predestinato a succedere al padre nella Signoria, Luigi, fu da subito educato al lusso e alle armi e, a dieci
anni, venne mandato presso varie corti italiane (Firenze, Mantova…) come paggio, e poi a Madrid, alla corte
spagnola di Filippo II. A 12 anni, tornato a Mantova, il 22 luglio1580 ricevette la prima comunione da San
Carlo Borromeo, in visita pastorale. Luigi, sin da giovanissimo, aveva sentito una fortissima vocazione religiosa
e per questa aveva deciso di prendere i voti rinunciando ai suoi diritti dinastici in favore del fratello,
nonostante la fortissima opposizione del padre. Solamente nel 1585, Luigi, che aveva 17 anni, riuscì ad entrare
nella giovane Compagnia di Gesù, a Roma, e qui prese gli ordini minori, dedicandosi in particolar modo
allo studio e all’assistenza dei poveri e degli infermi. Fu proprio prestando soccorso agli appestati che si ammalò, trasportando
sulle spalle un moribondo.
Era il 21 giugno 1591 quando Luigi, che aveva soli 23 anni, morì.
Il suo corpo è tumulato nella Chiesa di Sant’Ignazio di Campo Marzio.
Oggi, anno 2018, proprio per ricordare i 450 anni
dalla nascita di san Luigi Gonzaga che il Comune di Castiglione
delle Stiviere ha allestito un ricco cartellone di
eventi a partire proprio dal 9 marzo, giorno della nascita
del Santo patrono mondiale della gioventù, durante il
quale saranno celebrate messe in tutte le chiese del Comune
di Castiglione.
Dall’8 marzo, poi, nel refettorio ligneo del Nobile Collegio
delle Vergini di Gesù verrà inaugurata una mostra
di santini, grazie alla collaborazione con un collezionista
castiglionese. Per un mese, fino all’8 aprile sarà possibile
visionare un’accurata selezione di 80 santini di san Luigi
Gonzaga, scelti tra oltre un migliaio: un vero e proprio tesoro
artistico di piccole opere realizzate su pergamena e
su carta con varie tecniche, dalla pittura all’incisione, dall’acquerello
all’intarsio, databili dal XVII secolo fino al XX secolo. Si tratta indubbiamente di una collezione unica che resterà a
disposizione del pubblico tutti i fine settimana, fino all’8 aprile 2018. (continua)
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Novara, 18 febbraio - 8 aprile 2018
Mostra “VIA MATRIS DOLOROSAE.
AI PIEDI DELLA CROCE I DOLORI DI MARIA
All’interno del Progetto Passio 2018, presso la Sala Capitolare dei Musei della Canonica del
Duomo di Novara (Via della Canonica, 9/14), il 18 febbraio 2018 è stata inaugurata una mostra sui
Sette Dolori della Beata Vergine Maria dal titolo: “Via Matris Dolorosae - Ai piedi della Croce i Dolori
di Maria”.
Sono intervenuti alla cerimonia di apertura don Silvio Barbaglia e Francesco Paolo Amico.
L’’orario di visita fino all’8 aprile p.v. del Museo è il sabato e la domenica dalle ore 15,00
alle 18,00.
La mostra, attraverso la visione di stampe originali d’epoca, dal XVI al XX secolo,
vuol far compiere al visitatore un cammino di riflessione accostandolo al mistero
del dolore dell’uomo con il cuore della Beata Vergine.
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Sacro Monte di Orta, 24 marzo - 8 aprile 2018
Mostra “MADRE, TU SEI OGNI DONNA CHE AMA.
AI PIEDI DELLA CROCE, IL RACCONTO DI MARIA”
Il 24 marzo 2018, al Sacro Monte di Orta, nella Cappella Nuova, l’Ente di gestione
Sacri Monti del Piemonte, in collaborazione con il Museo del Paesaggio di Verbania, ha
inaugurato una suggestiva esposizione di Immaginette Sacre dedicata al “Racconto di
Maria”.
In mostra, con centinaia di preziosi santini espressione dell’intensa devozione mariana,
le immagini della Madonna vengono proposte suddivise nelle numerose iconografie
che la riguardano: Santa Maria, Immacolata, Maria Bambina, Annunciazione, Sposalizio,
Visitazione, Natale, Crocifissione, Deposizione, Pietà, Addolorata, Cuore Immacolato, Discesa
dal Calvario, Dormitio, Assunzione, Incoronazione, Madonne dei Sacri Monti del
Piemonte e della Lombardia (come esempio dei numerosi simulacri venerati in tutto il
mondo sotto i titoli più disparati).
Ogni tema iconografico è illustrato da una o più raccolte di sacre immagini, ciascuna
introdotta da un pannello esplicativo sull’origine e sulle diverse caratteristiche dell’iconografia del tema. Una breve didascalia
sotto ogni “quadro” guida il visitatore alla lettura delle immagini, anticipata da un grande pannello di approfondimento.
“Con questa mostra, curata dalla nota esperta Maria Grazia Reami Ottolini, viene ulteriormente rafforzato il rapporto tra
l’Ente di Gestione e il Museo del Paesaggio, in un’ottica di collaborazione tra le istituzioni presenti sul territorio o comunque
collegate per ambito di interessi o per sensibilità, con i nostri Sacri Monti”, sottolinea Renata Lodari, Presidente dell’Ente di Gestione.
La Presidente evidenzia come questo rientri nell’ottica di porre i Sacri Monti a protagonisti di una strategia di rete, in
Piemonte ma non solo”. L’esposizione chiuderà l’8 aprile p.v.
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Mottola (TA), 17-25 marzo 2018
Mostra di immaginette sacre
“SANTINI E DEVOZIONE POPOLARE”
Sabato 17 marzo, alle ore 19 nei locali parrocchiali di via Cadorna
1 è stata inaugurata una mostra su “Santini e devozione popolare”, a
cura di Giorgio Loperfido, che ha così aperto il programma delle iniziative
organizzate, in occasione della festività di San Giuseppe, dalla
parrocchia omonima, retta da Padre Domenico Kyriakos Cantore.
L’esposizione su “Santini e devozione popolare” è rimasta aperta
al pubblico sino alla domenica delle Palme (25 marzo 2018).
Sono stati presentati una sessantina di pannelli, in cui sono riportate
le immaginette attuali e più antiche di suore e santi, supportate
da una scheda storica che ne illustrava la storia della vita e i miracoli.
Un lavoro certosino, realizzato negli anni da Loperfid con la passione dei viaggi e del collezionismo. Tra gli altri, spicca il pannello dedicato al Santo Falegname, San Giuseppe.
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Roma, 2-3 giugno 2018
Mostra di santini “I SANTINI E I LUTTINI DEI SOLDATI”
Il prossimo 2 giugno aprirà la manifestazione ROMA COLLEZIONA presso il Complesso francescano “Seraphicum”,
in Via del Serafico, 3 - Roma EUR.
Il Presidente Aicis Giancarlo Gualtieri ha già predisposto alcuni pannelli con santini e stampe inerenti
la Prima Guerra Mondiale, di cui quest’anno viene celebrato il primo centenario della sua conclusione.
I santini provengono dalle collezioni Gualtieri G. e Manfè R. ed hanno per tema “I santini e i luttini dei
soldati”. Pertanto, sabato dalle ore 10.00 alle 18.00 il salone del Seraphicum vedrà un bel flusso di curiosi
e amatori di flilatelia, numismatica, stampe, ‘militaria’, ma anche molti appassionati di immaginette sacre
che sfileranno lungo decine di banchi espositivi ricchi di materiale del settore.
La domenica 3 giugno, sempre con ingresso libero, l’orario sarà dalle 9 alle 14.00.
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Aragona (AG), 6-13 maggio 2018
Mostra di santini “I MILLE VOLTI E NOMI DI MARIA”
Il 6 maggio 2018, in occasione del mese mariano e, soprattutto, per i festeggiamenti della Madonna di
Fatima, nella cittadina siciliana di Aragona verrà inaugurata una mostra di immaginette sacre, presso
la locale Chiesa Madre, Oratorio Don Bosco. Il tema sarà: “I mille volti e nomi di Maria”
L’esposizione
sarà curata dalla nostra associata Maria Luisa Tornambè e da Gaetano Ciuni fino al 16
maggio.
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SAN VINCENZO FERRER
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VERSO IL VI CENTENARIO DELLA MORTE DI S. VINCENZO FERRER
(1419 - 5 APRILE - 2019)
di Don Ennio GROSSI, O.P.
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Nel 1418 Vincenzo Ferrer giunse, invitato
dal Duca, nella terra di Bretagna: erano i
primi giorni nel mese di Marzo e l’ultimo
anno della sua vita terrena. Accolto dai Duchi e dal
vescovo di Vannes, iniziò il suo percorso da Theix
giungendo qualche giorno dopo nella città cuore
della Bretagna.
Qui predicò tutta la Quaresima e la Pasqua di
quell’anno. Il suo cammino proseguì verso Rennes, Caen, Saint-
Malo, Saint-Brieuc, Josselin, Ploërmel e tantissimi altri
luoghi.
Nel giugno 1418, ritornando verso Vannes, giunse al convento
di St-Jacques presso Dinon, trasportato dalla carrozza del
Vescovo di San Malò. Continuò poi il suo percorso attraverso Lambell,
Moncontor, Quintin, Jugon-les-lacs. Negli untimi mesi di
quell’anno predicò a Pontivy, poi sostò una settimana a Josselin.
Riprese poi il cammino ripassando per Redon e Nantes.
La speranza era quella di potersi rimbarcare per Valencia e
morire lì. Le sue ormai gravi condizioni di salute però, non glielo
permisero. Rimase quindi a Vannes, dove, non ancora terminata
la predicazione della Quaresima, morì la sera di mercoledì 5
aprile 1419 all’età di 69 anni.
Il suo corpo fu trasferito la sera
stessa nella Cattedrale e sepolto dietro l’altare maggiore il venerdì
seguente.
Nel mese di Marzo scorso nella Diocesi di Vannes (Francia) siè aperto l’anno giubilare in occasione del VI cent.rio della morte
di San Vincenzo che si concluderà nella Pentecoste del 2019.
Perché
un giubileo? Perché tanto rumore per un anniversario che
porta sulle sue spalle già sei secoli di passato?
Mons. Raymond
Centene, Vescovo di Vannes, nella sua Lettera pastorale del settembre
2016 scrisse:
“Questo anniversario non sarà una esaltazione ‘vanneto-centrica’
di un passato remoto, ma un grande evento ecclesiale da
inserire nelle nostre dinamiche missionarie e donare un soffio
nuovo. Grande evangelizzatore dell’Europa, San Vincenzo Ferrer
ha consacrato il suo ultimo anno della sua vita per evangelizzare
la terra di Bretagna dove lui è
morto.
Non c’è paese della nostra
Diocesi che non conservi un ricordo
del suo passaggio, della sua
predicazione, del suo amore per
l’unità, della sua attenzione ai più
deboli, delle comunità di convertiti
che lo seguivano. Depositaria delle
sue Reliquie, la nostra Diocesi avrà
un ruolo importante nell’anniversario
della sua morte
D’ora in poi,
impegnamoci a conoscerlo affinché
sia fonte d’ispirazione per
l’evangelizzazione. I santi non possono
mai essere ridotti a l’epoca in
cui sono vissuti. Essi non si lasciano
rinchiudere nel passato. Se
può sembrare che essi siano in ritardo
in rapporto con in nostro tempo, è un ritardo verso il futuro.
Essi invece ci attendono ogni giorno all’incrocio seguente
per mostrarci la strada che ci è chiesto di percorrere”.
Parole queste che sembrano farci ben sperare sia (continua) |
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CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI
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26 GENNAIO 2018: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI
Il 26 gennaio 2018, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza privata S.E.
Rev.ma il Signor Card. Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle
Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione
a promulgare i seguenti decreti riguardanti:
A - UNA NUOVA SANTA
Il miracolo, attribuito all’intercessione della Beata Nazaria
Ignazia March Mesa (in religione: Nazaria Ignazia
di Santa Teresa di Gesù), Fondatrice della Congregazione
delle Suore Misioneras Cruzadas de la Iglesia. Si
resta in attesa di conoscere la data della cerimonia di
Canonizzazione.
NAZARIA IGNAZIA MARCH MESA (1889-1943)
Nazaria Ignazia March Mesa
nasce a Madrid il 10 gennaio 1889.
Per ragioni economiche, dopo qualche
anno si trasferisce con la numerosa famiglia
(10 fratelli) in Messico. Sulla
stessa nave viaggiano alcune Piccole
Suore degli Anziani Abbandonati. Lei
si fa religiosa proprio in quella Congregazione.
Per il noviziato torna in
patria, ma nel 1908 riprende la via
delle Americhe, destinata alla missione
di Oruro, in Bolivia. Qui si spende per dodici anni nelle
opere di carità. Nel 1920, dopo un corso di esercizi spirituali
incentrati sul Regno di Dio, concepisce una nuova Congregazione,
intesa come «crociata di amore che abbraccia tutta la
Chiesa».
La fondazione effettiva è del 16 di giugno 1925 con
il nome di Suore Missionarie della Crociata Pontificia, poi Missionarie
Crociate della Chiesa. Lo spirito dell’Istituto e della
missione è il seguente: «Questo e il nostro spirito: battagliero, fedele, coraggioso, tutto amore, amore soprattutto verso Cristo
e da Cristo verso tutti. Spartirsi tra i poveri, incoraggiare i tristi, (continua)
B - 23 NUOVI BEATI
1 - Il miracolo, attribuito all’intercessione delle Venerabili
Serve di Dio ALFONSA MARIA EPPINGER, Fondatrice Suore
SS.mo Salvatore; CLELIA MERLONI, Fondatrice Istituto Apostole
del S.Cuore di Gesù; MARIA CROCIFISSA DELL’AMORE
DIVINO, Fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore.
Si resta in attesa di conoscere la data della cerimonia
di Beatificazione.
ALFONSA MARIA EPPINGER (1814-1867)
Élisabeth Eppinger nasce in
Francia il 9 settembre 1814 a Niederbronn
(Francia) da una povera
famiglia di contadini, ricca di fede.
Nell’infanzia e nella giovinezza, nonostante
la salute cagionevole, sopporta
con rassegnazione le varie
difficoltà, entrando sempre più nel
mistero della croce e della misericordia
divina. Ha la consapevolezza
che il dolore è un dono di Dio.
Nel
1846 ha una visione di Gesù Cristo.
Il suo direttore spirituale Padre David Reichard (1796-
1867), la segue nelle sue estasi e ne mette al corrente il Vescovo
di Strasburgo Andreas Raess, che la incontra nel 1848
per un più esatto discernimento ed ammira il suo voler servire
i malati ed i poveri. (continua)
CLELIA MERLONI (1861-1930)
Clelia Merloni nasce a Forlì il 10 marzo 1861. Cresce immersa
in un ambiente familiare precario, costretta a continui
trasferimenti da un luogo all’altro a
causa del lavoro del padre e sofferente
per la morte della madre. All’età
di 33 anni Clelia vede in sogno
la città di Viareggio, a lei sconosciuta.
Decide quindi di mettersi in
viaggio il 24 aprile 1894 con una sua
amica Elisa Pederzinic, cui si aggiungerà
Giuseppina D’Ingenheim, e così
diventeranno le prime tre Apostole
del Sacro Cuore di Gesù.
La compagnia,
giunta alla stazione di Viareggio,
si ferma a pregare nella vicina Chiesa della Madonna del
Carmine per poi raggiungere la Chiesa di San Francesco (oggi
nota come Chiesa di Sant’Antonio) nella quale sono accolte
dai Frati Minori. Il 30 maggio 1894 Padre Serafino Bigongiari
inaugura l’Istituto (in via Veneto) davanti alla comunità, presentando
ad un “folto stuolo di fedeli” le tre prime Apostole
del S.Cuore di Gesù. I membri dell’Istituto delle (continua)
MARIA CROCIFISSA
DELL’AMORE DIVINO (1892-1973)
Maria nasce il 23 dicembre 1892
da genitori di grande fede. Conseguita
l’abilitazione magistrale inizia
a insegnare. Conosce padre Benedetto
e padre Agostino da San Marco
in Lamis, i due direttori spirituali di
Padre Pio. Sotto la loro guida affiorano
in Maria i primi segnali interiori
di una chiamata divina alla vita religiosa.
Nel 1915 padre Agostino, chiamato
in guerra come cappellano militare,
invita Maria a contattare padre
Pio per lettera.
Il 26.8.1916 Padre Pio le risponde: «Ricevo la
vostra lettera e sono superlativamente lieto e riconoscente di
aver conosciuto i vostri preziosi caratteri, siccome un giorno
Gesù mi fece conoscere la vostra anima».
La vocazione religiosa
di Maria continua a maturare, anche dopo il suo trasferimento
alla scuola elementare di Volturara Appula (FG).
Qui, mentre è in preghiera, avverte l’ispirazione di fondare
un nuovo istituto: le Apostole del Sacro Cuore. Lo rivela a
Padre Pio che le dice: «Ecco, finalmente, qui dovevamo arrivare!
Questa è la volontà di Dio e fa’ presto ad andare dal
vescovo. È bello! È bello!». (continua)
2 -I l Martirio dei seguenti servi di Dio PIETRO CLAVERIE,
O.P., Vescovo di Oran e 18 COMPAGNI, religiosi e Religiose
uccisi in odio alla Fede in Algeria dal 1994 al 1996
e della Serva di Dio VERONICA ANTAL, laica, dell’Ordine
Francescano Secolare, uccisa in odio alla Fede il
24.8.1958 in Romania.
Rimaniamo in attesa di conoscere la data
della cerimonia di Beatificazione.
PIETRO CLAVERIE (1938-1996) e 18 COMPAGNI
A) - Pierre Claverie nasce a Bab el
Oued l’8 maggio 1938. Ancor giovane matura
la vocazione religiosa. Nel dicembre
1958, entra nel noviziato domenicano di
Lille. È ordinato sacerdote il 4.7.1965. Fa poi
ritorno in Algeria, che nel frattempo conquista
la sua indipendenza.
Nominato, nel
1972, direttore del centro diocesano delle
Glycines, in Algeri, sa fare di questo lo strumento privilegiato
per lo studio del mondo arabo, ma anche per lo scambio, il
dialogo e l’amicizia tra cristianesimo e islam.
Il 9 ottobre 1981è ordinato vescovo di Orano, dove rimane per quindici anni,
fino alla morte. Il progressivo deterioramento della situazione
politica e sociale del Paese, porta Mons.Claverie a rendere
pubbliche le sue convinzioni e le sue denunce.
A chi gli chiede:“Perché rimanete?”, risponde: “Noi siamo qui a causa di questo
Messia crocifisso.... Non abbiamo nessun potere, ma siamo
qui come al capezzale di un amico, di un fratello malato, in (continua)
B)-18 COMPAGNI:
Tra questi compagni, l’assassinio dei
7 monaci trappisti del monastero di Nostra Signora dell’Atlante,
a Tibhirine: Christian de Chergé, Luc Docher, Christophe
Lebreton, Michel Fleury, Bruno Lemarchand, Celestin
Ringeard e Paul Favre-Miville.
Beatificare insieme questi 19 testimoni della fede e dell’amoreè una cosa ricca di senso profondo.Pierre Claverie,
Christian de Chergé, fra Christophe hanno scritto molto sul
senso della loro vita donata.
La maggior parte degli altri, soprattutto
i religiosi, hanno vissuto la loro testimonianza nella
discrezione e nell’umiltà, ma è assolutamente la stessa testimonianza
che ci viene offerta. La Chiesa ci offre come esempi
degli uomini e delle donne che possiamo sentire vicini. Sono
delle figure di santità per il nostro tempo.
VERONICA ANTAL (1935-1958)
Veronica Antal nasce da famiglia
contadina nel villaggio di
Nisipore (Romania) il 7 dicembre
1935. Viene educata alla fede
dalla nonna Zarafina.
Fin da giovane
esprime il desiderio di farsi
religiosa tra le Suore Francescane
Missionarie di Assisi, ma il regime
comunista, sopraggiunto
nel 1948, sopprime tutti gli Istituti
religiosi.
A quindici anni Veronica
fa professione in un
gruppo laico, il Terz’Ordine Francescano,
e adotta uno stile di vita religiosa, pur rimanendo a
casa, condividendo il suo tempo tra la preghiera, le faccende
domestiche e il catechismo ai bambini
Si aggrega anche alla
Milizia dell’Immacolata fondata da San Massimiliano Kolbe.
La sua spiritualità diventa robusta, nutrita di Eucaristia, illuminata
dal S.Rosario, sorretta dalla S.Messa quotidiana (continua)
C - DUE NUOVI VENERABILI
Sono stati promulgati 2 decreti riguardanti l’eroicità
delle virtù dei seguenti Servi di Dio Ambrosio Grittani e
Anna-Maria Maddalena Delbrel, i quali, pertanto, acquisiscono
il nuovo titolo di “Venerabile”.
1 - Venerabile SdD AMBROSIO GRITTANI
(1907-1951)
Ambrosio Grittani nasce a Ceglie
del Campo (Bari) l’11 ottobre
1907. Ordinato sacerdote, svolge a
Molfetta la sua azione apostolica.
Docente di lingua e letteratura latina
presso il Pontificio Seminario
regionale liceale e teologico, pubblica
numerosi articoli giornalistici
sul settimanale diocesano “Luce e
vita”.
Nell’ottobre 1941 comincia a
prendersi cura spirituale e materiale
dei poveri di Puglia e fonda
l’Opera Pia “San Benedetto G. Labre” e la Congregazione delle
Oblate di San Giuseppe Labre. “Quando compresi – si legge (continua)
2 - Venerabile SdD ANNA-MARIA MADDALENA
DELBREL (1904-1964)
Anna Maria Maddalena,
figlia di un funzionario delle
ferrovie, nasce il 24 ottobre
1904 a Mussidan, in Francia.
A 15 anni si dichiara atea. A
20 anni comincia un profondo
cammino di conversione,
dopo l’incontro con alcuni
giovani cristiani ai quali
- scrive - “Dio pareva essere
indispensabile come l’aria”.
La giovane Delbrêl, abbagliata
dalla luce della fede,
deve, tuttavia, abbandonare
il desiderio iniziale di entrare in un monastero di carmelitane
a causa di una serie di problemi relativi alla salute dei genitori.
Inizia, dunque, a vivere “nel mondo”, sperimentando
quotidianamente l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo;
svolge la sua attività missionaria in vari ambiti: dal movimento
scout al gruppo Carità, al lavoro di assistente sociale,
fino a formare nel 1933 nel sobborgo parigino di Ivry, una comunità
femminile impegnata all’assistenza dei poveri (continua)
6 MARZO 2018: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI
Il 6 marzo 2018, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza S.E. Rev.ma il
Signor Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione
a promulgare i seguenti decreti riguardanti:
A - CINQUE NUOVI SANTI
Il miracolo, attribuito all’intercessione dei Beati:
1) -
Beato Paolo VI (Giovanni Battista Montini)
2) - Beato
Oscar Arnolfo Romero Galdámez, Arcivescovo di San Salvador;
3) - Beato Francesco Spinelli, Sacerdote diocesano;
4) - Beato Vincenzo Romano, Sacerdote diocesano;
5) -
Beata Maria Caterina Kasper, Fondatrice dell’Istituto
delle Povere Ancelle di Gesù Cristo.
Si resta in attesa di conoscere la data della cerimonia
di Canonizzazione.
1 - PAOLO VI (GIOVANNI BATTISTA MONTINI)
(1897-1978)
Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini nasce il 26
settembre 1897 a Concesio (Brescia). È arcivescovo di Milano
dal 1954 al 1963, prima di diventare Papa con il nome di
Paolo VI.
Risolleva la Chiesa milanese in un periodo molto difficile,
durante il quale diviene noto
come uno dei membri più progressisti
della gerarchia cattolica. Avvia
la costruzione di oltre 100 nuove
chiese e si impegna molto con i lavoratori,
soprattutto attraverso le
Acli.
Nel 1957 organizza una predicazione
diffusa con oltre 500 oratori,
religiosi e laici, non solo nelle chiese
ma anche in fabbriche, cortili, caserme,
ospedali e uffici. Papa Giovanni
XXIII, suo amico e collaboratore
di lunga data, lo nomina cardinale nel 1958. Partecipa
alla commissione preparatoria del Concilio Vaticano II come
cardinale.
Nel 21.6.1963 è eletto papa e in questa veste, dichiara
immediatamente di voler portare avanti il Concilio Ecumenico
Vaticano II divenendone il grande timoniere.
Alla sua
conclusione, comincia a metterne in opera le deliberazioni
con grande coraggio, in mezzo a ostacoli di ogni segno. In
particolare pubblica il rinnovato Messale Romano. È importante
e profonda la sua azione ecumenica, con proficui scambi
e incontri con la Chiesa anglicana e la Chiesa ortodossa. (continua)
2 - OSCAR ARNOLFO ROMERO GALDAMEZ
(1917-1980)
Óscar Arnulfo Romero y Galdámez nasce il 15
marzo 1917 a Ciudad Barrios, nello Stato di El
Salvador. È ordinato lì il 4 aprile 1942. Dopo
vari incarichi diocesani, diviene vescovo
ausiliare della diocesi di El Salvador.
Nel 1974, quattro anni dopo,è nominato vescovo titolare di Santiago
de María. Quell’esperienza
segna l’inizio del suo impegno a favore
degli oppressi del suo Paese.
L’uccisione del padre gesuita Rutilio
Grande, ma non solo, lo conduce a
schierarsi per i poveri: non solo tramite
la parola scritta e le omelie, diffuse
tramite i mezzi di comunicazione sociale, ma anche con
la presenza fisica (continua)
3 - FRANCESCO SPINELLI (1853-1913)
Francesco Spinelli nasce a Milano, il 14 aprile 1853. È ordinato
sacerdote il 17 ottobre 1875 e nell’autunno è a Roma
per il Giubileo. Nella basilica di
Santa Maria Maggiore si prostra ai
piedi della culla di Gesù Bambino:“Mi sono inginocchiato, piansi, pregai,
e sognai uno stuolo di vergini
che avrebbero adorato Gesù in Sacramento”.
Sogno, visione o intuizione?
Per don Francesco l’incarnazione
storica di Gesù continua con
l’incarnazione quotidiana del Pane
Eucaristico, quale presenza d’amore
per tutti, da adorare e servire nei poveri.
Il 15 dicembre 1882, fonda, insieme a Caterina Comensoli,
l’Istituto delle Suore Adoratrici, a Bergamo. Preso infatti dalla
passione per Dio e per gli uomini, egli dà vita ad un Istituto, il
cui scopo è “attingere l’amore più ardente dall’Eucaristia celebrata
e adorata per riversarlo sui più poveri fra i fratelli”.
Egli per primo spende la sua vita in ginocchio davanti all’Eucaristia
e davanti ai fratelli, in cui vede la presenza di Gesù da
amare e da servire con amore e compassione incondizionata. (continua)
4 - VINCENZO ROMANO (1751-1831)
Nasce a Torre del Greco (Napoli)
il 3 giugno 1751. Studia nel seminario
diocesano di Napoli, ricevendo
gli insegnamenti anche di
sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Ordinato
sacerdote il 10 giugno 1775,
svolge il suo apostolato per 20 anni
nella natia Torre del Greco. Il 15
giugno 1794 una terribile eruzione
del Vesuvio distrugge quasi completamente
la città, compresa la
chiesa di Santa Croce.
Egli subito si dedica alla difficile opera di ricostruzione
materiale e morale sia della città che della chiesa, che vuole
più grande e sicura.
Alla ricerca di nuovi metodi per avvicinare
i fedeli, introduce a Torre la cosiddetta “sciabica”, una
strategia missionaria tesa ad avvicinare con il crocifisso in
mano, capannelli di persone o singoli passanti, improvvisando
sul momento una predicazione, salvo poi ad accompagnarli,
se consenzienti, alla più vicina chiesa od oratorio per
pregare insieme. (continua)
5 - MARIA CATERINA KASPER (1820-1898)
Caterina Kasper nasce nel
villaggio di Dernbach, in Germania,
il 26 maggio 1820.
Per
aiutare la sua numerosa famiglia,
trascorre l’adolescenza nei
lavori dei campi, o spaccando
le pietre per lastricare le strade.
Nel 1842 perde il padre e un
fratello: insieme alla madre,
inizia a compiere lavori di tessitura
e, nel frattempo, deve
vendere la casa. Intanto continua
ad avere in cuore il desiderio
di consacrarsi a Dio, ma non
vuole entrare in nessuna famiglia religiosa esistente.
Ne fonda
una lei, appoggiata dai suoi parrocchiani. Comincia la vita
comune con alcune compagne nel 1845: tre anni dopo, il
giorno dell’Assunta, apre la loro casa ai poveri del paese. (continua)
B - DUE NUOVI BEATI
1) - Il miracolo, attribuito all’intercessione della Venerabile
Serva di Dio MARIA FELICIA DI GESÙ SACRAMENTATO
(al secolo: Maria Felicia Guggiari Echeverría),
Suora professa dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi.
2) - Il
martirio della Serva di Dio ANNA KOLESAROVÀ, Laica,
uccisa in odio alla Fede in Slovacchia il 22 novembre
1944.
Si resta pertanto in attesa di conoscere le date
della cerimonia di Beatificazione.
1 - MARIA FELICIA DI GESÙ SACRAMENTATO
(1925-1959)
Maria Felicia nasce il 12 gennaio
1925 a Villarrica (Paraguay), prima di
sette fratelli, da una famiglia di tradizione
politica “liberale”, con punte anticlericali,
ma nella quale si coltivano i
valori umani di onestà, amore familiare,
laboriosità, difesa della libertà e
della giustizia.
A cinque anni frequenta
la scuola “Maria Ausiliatrice” dove riceve
una eccellente formazione cristiana.
Con la prima Comunione inizia un rapporto d’amore e
intimità con Gesù nell’Eucaristia, che visita ogni giorno, portando
con sé anche altri bambini. Aderisce All’Azione Cattolica” (continua)
2 - ANNA KOLESAROVÀ (1928-1944)
Anna Kolesárová, detta
Anka, nasce a Vysoká nad Uhom
(Slovacchia) il 14 luglio 1928.
Giovane della diocesi di Košice,
vive un’esistenza tranquilla e
pacifica finché i soldati dell’Armata
Rossa non occupano il suo
villaggio natale. Uscita dal rifugio
dove si trova con i suoi familiari
per sfamare un militare, respinge
più volte i suoi assalti e
si dispone a morire piuttosto che
concedersi a lui.
Viene uccisa
con un colpo di fucile il 22 novembre 1944, a sedici anni, pronunciando
i nomi di Gesù, Maria e Giuseppe.
Con l’avvento
del governo socialista in Cecoslovacchia, la sua storia viene
ricordata e torna alla luce con il crollo del regime. (continua)
C - SEI NUOVI VENERABILI
Sono stati promulgati 6 decreti riguardanti l’eroicità
delle virtù dei seguenti Servi di Dio, i quali, pertanto,
acquisiscono il nuovo titolo di “Venerabile”.
1 - Venerabile SdD BERNARDO LUBIENSKI
(1846-1933)
Bernardo Lubienski nasce il 9 dicembre
1846 a Guzów (Polonia). Nel
1858 è inviato in Inghilterra a studiare
nel Collegio Cattolico di Ushaw. Nel
1864 entra nella Congregazione del
Ss.mo Redentore (Redentoristi) ed
emette i primi voti religiosi il 7 maggio
1866 a Bishop Eton, vicino a Liverpool.
Dopo gli studi teologici e filosofici
a Witten, in Olanda, è ordinato sacerdote
ad Aquisgrana in Germania il 29 dicembre 1870. Rientra
in Inghilterra per il ministero pastorale e viene inviato a Londra
per occuparsi degli esuli polacchi
Il suo grande auspicioè il ritorno dei Redentoristi in Polonia. Alla fine del 1883 viene
fondato un monastero redentorista a Mociska vicino a Przemyl (l’attuale Ucraina). (continua)
2 - Venerabile SdD CECILIO MARIA CORTINOVIS
(1885-1984)
Antonio Pietro Cortinovis,
nasce a Nespello (Bergamo) il 7
novembre 1885. Desideroso di dedicarsi
a Dio, chiede in gioventù
di essere ammesso nell’Ordine dei
Frati Minori Cappuccini: veste
quindi l’abito religioso il 29 luglio
1908, assumendo il nome di fra
Cecilio Maria, e sceglie di essere
fratello laico.
Nell’aprile 1910 è destinato al
convento cappuccino di viale Piave 2 a Milano: per circa 11
anni svolge il compito di sacrestano. Dal 1921 è portinaio e,
in seguito, viene nominato questuante per i frati e i poveri
della città. La sua richiesta rivolta a (continua)
3 - Venerabile SdD GIUSTINA SCHIAPPAROLI
(1819-1877)
Giustina Schiapparoli nasce il 19 luglio
1819 a Castel San Giovanni,
Italia. Figlia di onesti artigiani, diviene
insegnante come sua sorella Maria. Insieme
a lei nel 1847 lascia Pavia e torna
a Voghera.
Qui le due sorelle si prendono cura di
ragazze orfane o abbandonate, aprendo
una scuola e addestrandole a un lavoro.
Nel 1850 il vescovo di Tortona riconosce la Congregazione
delle Suore Benedettine della Divina Provvidenza di Voghera
fondata da Giustina con la sorella Maria.
La famiglia religiosa cresce e si rafforza per accogliere
tutte le ragazze che bussano alla loro porta. Persona coraggiosa
e determinata, Giustina è chiamata la “Signora Madre”
per i suoi sforzi per trovare i mezzi per la sussistenza dell’accoglienza,
per il benessere delle sue “figlie” adottive, che ella
ama con immenso affetto e tenerezza (continua)
4 - Venerabile SdD MARIA SCHIAPPAROLI
(1815-1882)
Maria Schiapparoli nasce il 19.4.1815
a Castel San Giovanni (Italia) da genitori
profondamente cristiani. Perde presto tre
fratelli e, poi, nel 1824 la mamma. Maria
ha una buona intesa con la sorella Giustina
di 4 anni più giovane.
Nel 1835 il padre le
iscrive entrambe a Pavia nel collegio diretto
da Madre Benedetta Cambiagio, dove
conseguono il diploma di insegnante. Ma nel 1847 le due sorelle
tornano a Voghera per assistere sia una sorella cieca che
il proprio papà, vedovo. Sensibili agli appelli della Divina Provvidenza
e aperti alla realtà del loro tempo, decidono di dare il
benvenuto a ragazze povere, orfane, abbandonate dalla famiglia
e in situazioni pericolose.
Nel 1849, con grande spirito di
fede e amore, Madre Maria e Madre Giustina Schiapparoli si
dedicano totalmente a Dio e al servizio delle ragazze povere e
abbandonate. Nel 1850 il vescovo di Tortona riconosce la Congregazione
delle Suore Benedettine della Divina Provvidenza
di Voghera fondata da lei e da sua sorella Giustina. (continua)
5 - Venerabile SdD MARIA ANTONELLA
BORDONI (1916-1978)
Nasce il 13 ottobre 1916 ad
Arezzo. È l’Apostola degli orfani, una
laica del Terz’Ordine di San Domenico
che risponde alla tragedia dei
bambini senza famiglia nel dopoguerra
con pazienza e tenacia.
Una storia che inizia ad Arezzo,
dove cresce; poi si sviluppa in giro
per l’Italia, e specialmente a
Roma. Con un’intuizione: (continua)
6 - Venerabile SdD ALESSANDRA SABATTINI
(1961-1984)
Alessandra nasce a Riccone il 19 agosto 1961. A soli 12
anni incontra la Comunità Giovanni XXIII e comincia a frequentare
le attività promosse da don
Oreste Benzi.
Di ritorno da una vacanza
con un gruppo di disabili annota
sul suo diario: «Ci siamo spezzati
le ossa, ma quella è gente che
io non abbandonerò mai». E proprio
le riflessioni su questi quaderni, scoperte
solo dopo la sua morte, rivelano
tutto l’itinerario spirituale di
una ragazza del nostro tempo, tra
preghiera e servizio ai più poveri insieme
agli amici della Giovanni XXIII.
Finiti gli studi superiori
all’università Sandra si iscrive a Medicina, sognando di partire
un giorno per l’Africa. (continua)
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L’IMMAGINETTA: FUSIONE DELL’ARTE CON LA RELIGIONE
di Padre Eliso LILLIU, ofm, Cappuccini
Sin dall’antichità l’arte appare sempre associata ai riti della religione. Arte e religione hanno in comune il
senso del mistero, dell’alto, dell’infinito.
Nel cristianesimo, dall’inizio fino al Rinascimento, si può dire che
l’arte sta nell’imprimere la divinità sia della Trinità che del creato, ed in particolare dell’Uomo-Dio e dell’uomo
redento. Nell’arte l’anima penetra il senso dell’Assoluto, si commuove, piange e gioisce.
L’immaginetta vive questa realtà nella sua totalità e pur essendo considerata arte popolare (per molti erroneamente
sinonimo di arte scadente) essa è arte vera, come arte vera è il Naif.
Anzi spesse volte ripropone opere
d’arte di veri e grandi artisti. Il santino esprime il dogma nelle sue forme concettuali e rende visivo ciò che molti dogmi e molti
precetti esigono con l’assenso astratto dell’intelletto ed il “sì” violento della volontà.
Le visioni espresse da questi pezzetti di carta toccano le vie mistiche per cui verità e doveri religiosi si presentano belli e
attraenti all’anima. Sono questi i felici momenti di fusione tra l’arte e la religione.
Chi ha negato a priori nell’immaginettistica la possibilità di un incontro fra la religione e l’arte, non ha capito probabilmente
la giusta portata e l’assenza di queste altissime forme visive di vita spirituale.
Nell’immaginetta per quanto è possibile distinguere
e separare, arte e religione si incrociano e convergono verso le supreme mete dell’Assoluto. In essa si creano atmosfere dove la
presenza di Dio tra gli uomini si fa quasi palpabile e sul pun
Le stesse realtà teologiche
prendono forma tangibile: l’inferno con le fiamme variopinte, il paradiso con le estasi meravigliose, i Santi trasfigurati e deificati.
Con l’arte dell’immaginettistica l’infinito prende forma di finito, di visibile, di toccabile, avvicina Dio agli uomini e gli uomini
a Dio. La speranza diventa realtà, il desiderio diventa conquista raggiungibile, il lontano diventa vicino.
Il fedele può dire: il
mio Dio, il mio protettore, il mio patrono, il mio Santo, il mio paradiso. L’esperienza artistica provata dagli animi sensibili con
l’acquisizione di una immaginetta, fra tutte le esperienze della vita dallo spirito, è tra le più alte forme di religione vissuta.
Esperienza semplice, ma carica di emotività spirituale e poetica. Dio si rivela agli uomini semplici, ma allo stesso tempo intelligenti
e saggi, di quella saggezza di cui parla il Vangelo.
Un’anima sorda alle armonie dell’arte è la meno preparata all’esperienza armoniosa del divino offerta nella prassi eroica
della religione. Le anime aride hanno una religione fatta di aride formule e per la testa e di pesanti catene per la volontà che
non vuole cedere al sublime. Le anime sensibili al fascino dell’arte, sentono un istintivo trasporto alla verità e alla vita
vissuta che la religione propone. […]
L’immaginettista deve perfezionare la natura, indeiare, se così si può dire, il personaggio raffigurato, investirlo
della sua luce interiore, farne lo specchio della Bellezza Infinita. […]. |
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SANTA LUCIA DEL MELO - VENERDI' SANTO
IL VENERDÌ SANTO NELLA TRADIZIONE LUCIESE
Articolo e foto inviate da Antonella ALIBRANDO
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La commemorazione dell’ultimo tratto della
vita terrena di Gesù fu trasformata in esercizio
spirituale da San Francesco d’Assisi agli
inizi del secolo XII, in seguito per meglio far comprendere
alla gente questi momenti sono nate delle rappresentazioni
come la via crucis vivente e suggestive
processioni con statue raffigurante i vari momenti
della passione di Cristo.
Nel messinese la tradizione delle vare nacque nel XVII secolo,
invece Santa Lucia del Mela, un paese della provincia
di Messina prese queste tradizioni nel XIX secolo, quando furono
acquistate dalle parrocchie sette simulacri raffiguranti
le stazioni della Via Crucis alle quali aggiunsero il seicentesco
Crocifisso di fra Umile da Petralia, e da allora ogni anno nel
pomeriggio del Venerdì Santo si ripete la processione delle
vare con le stazioni della via Crucis dette nel linguaggio popolare “varette”.
Oltre che dai devoti queste sono accompagnate da bambini
vestiti con i simboli della Passione, che simboleggiamo
degli ex-voto, cioè la manifestazione pubblica di un ringraziamento
per una grazia ricevuta.
Solitamente gli ex voto sono
oggetti raffiguranti la parte del corpo guarita in questo caso
essendo i bambini anime pure vengono vestiti con i simboli
della passione per condividere il momento della sofferenza di
Gesù.
Un’altra tradizione che viene ancor oggi rispettata è la
realizzazione dei ‘sapucchi’ o ‘lavureddi’, che sono semplicemente
dei legumi messi a germogliare nel periodo della Quaresima
che nella Settimana Santa assumono l’aspetto di piantine
e si usano sia per decorare le chiese che le vare.
Un’altra particolarità sono le ‘troccule’, uno strumento
composto da una base di legno con manico di ferro che correttamente
usata produce un suono che dalla sera del Giovedì
Santo fino alla veglia Pasquale sostituisce anche le campane
delle chiese.
Ecco l’elenco delle “vare” luciesi:
1. Gesù nell’orto degli ulivi
Realizzato da Francesco Andronico da Messina in legno
policromo è l’unico gruppo e l’unico datato, infatti sul sandalo
di Gesù è inciso l’anno di realizzazione dell’opera: 1862.
È raffigurato l’attimo in cui Gesù pregando nel Getsemani
vede l’angelo che gli porge il calice, simbolo della passione,
e lui portandosi una mano al petto dice:“Padre mio, se è possibile passi da me questo calice”,
attorno a lui vediamo tre apostoli dormienti.
In questo caso i bambini vengono vestiti come
angioletti o di bianco, a simboleggiare gli angeli che
accompagnano Gesù in paradiso e portano tra le mani
o un fiore bianco oppure un calice.I bambini che accompagnano
questo gruppo vengono vestiti da angioletti,
anche se negli ultimi anni si sono uniti a quelli
vestiti di bianco, per simboleggiare gli angeli che accolgono
Gesù in paradiso.
2. Gesù viene flagellato
Simulacro realizzato in cartapesta e
mistura nella seconda metà del XIX secolo,è stato restaurato nel 1968 e nel
2007, ed è l’unico ad avere ancora le
candele.
Questo momento della Passione raffigura
Cristo legato a una colonnina
bassa col corpo pieno di lividi e ferite
nel momento della flagellazione.
I bambini che accompagnano questo simulacro hanno una
tunichetta bianca e cintura rossa.
3. Ecce homo
Anche questa statua è stata realizzata in cartapesta e mistura
nella seconda metà del XIX secolo. È l’unica portata a
spalla grazie ad un gruppo di volontari che riproducono la tradizionale“nnacata”, un movimento ondulatorio attuabile solo
se i simulacri vengono portati a spalla che dà a chi guarda il
simulacro l’impressione che Cristo ondeggi perché sofferente.
Gesù è rappresentato con il corpo devastato dalla flagellazione,
il manto di porpora, la corona di spine e la canna che
i soldati gli hanno messo in mano per schernirlo difatti Ecce
homo è la frase in latino che ha pronunciato Ponzio Pilato per
mostrare Cristo ai giudei.
I bambini che accompagnano questo simulacro hanno una
tunichetta bianca, cintura rossa, mantellino rosso e corona di
spine rivestita da un nastro rosso.
4. Gesù che cade sotto il peso della croce
Simulacro della seconda metà dell’800 con testa, mani e
piedi in cartapesta, simulacro vestito.
Nella via Crucis il momento della salita al calvario viene ripetuto
tre volte in altrettanti momenti diversi: la prima volta
cade da solo (ed è quella qui raffigurata),
la seconda volta quando incontra
la madre e le pie donne e la terza ed
ultima volta quando i giudei “per il desiderio
che avevano di crocifiggerlo al
più presto possibile” diedero la croce a
Simone di Cirene perché l’aiutasse a
portarla fino al Calvario
I bambini che
accompagnano questo simulacro
hanno una tunichetta rossa, corona di
spine rivestita da nastro rosso ed una
croce che portano sulla spalla. (continua)
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NOTIZIE DAL MONDO
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Roma, 1938 - 17 aprile - 2018
80° ANNIVERSARIO DELLA CANONIZZAZIONE DI SAN GIOVANNI LEONARDI
Il prossimo 18 aprile si compiranno 80 anni dalla canonizzazione di San Giovanni
Leonardi, Fondatore dell’Ordine della Madre di Dio, avvenuta il 17 aprile 1938, quasi al
tramonto del pontificato di Pio XI.
La ricorrenza sarà commemorata con una solenne celebrazione presieduta dall’Arcivescovo
Salvatore Fisichella, Presidente del Pontificio consiglio per la promozione della
nuova evangelizzazione, martedì 17.4.2018, alle ore 18,30, nel Santuario parrocchiale
di Santa Maria in Portico in Campitelli dove riposano le spoglie del Santo.
Insieme ai figli del Leonardi si unirà una rappresentanza del Collegio Urbano di Propaganda
Fide.
Mercoledì 18 aprile ore 20.30, invece, un concerto commemorativo dal
titolo “Salve Joannes legifer”, parole tratte dalla liturgia che celebra il Santo portatore
della “nuova legge del Vangelo”, sarà eseguito nella Chiesa di Campitelli in collaborazione (continua)
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Cremona, 18 settembre 2017
APERTURA DEL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DI DON PRIMO MAZZOLARI
«Io Antonio Napolioni […] visto il Supplex Libellus del 13.1.2013, del rev.Bignami don Bruno, postulatore
legittimamente costituito […], sentiti i fratelli nell’episcopato della Regione Ecclesiastica della Lombardia e
fatte le dovute e opportune indagini […],convinto del fondamento solido della causa e che non esistono ostacoli
perentori contro la stessa, come consta dal “nihil obstat” della Congregazione delle Cause dei Santi del
26.3.2015 […], in virtù delle mie facoltà ordinarie: decreto l’introduzione della causa di Canonizzazione del
servo di Dio Don Primo Mazzolari ed ordino che si apra il processo sulla vita, virtù e fama di santità…».
Questo è il decreto del Vescovo di Cremona dell’8.9.2017. Il 18 settembre si è tenuto il giuramento dei
membri del Tribunale diocesano istituito dal vescovo per la causa e del quale fanno parte, avendo già accettato,
don Paolo Carraro, giudice delegato e istruttore, monsignor Mario Marchesi, promotore di giustizia, don Giuseppe Pezzani, notaio
attuario. (
Primo Mazzolari nasce agli inizi del 1890 a Santa Maria del Boschetto (CR), dove nel 1902 entra in seminario. Il 24.8.1912 è ordinato
sacerdote e inviato parroco a Spinadesco e un anno dopo nel suo paese natale.
Nel 1915 si arruola come volontario nella prima
guerra mondiale e diviene cappellano militare nel 1918. Rientrato in Italia nel 1919, è nominato Cavaliere della Corona d’Italia e
inviato in Alta Slesia, prima di essere definitivamente congedato nel 1920. (continua).
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8 dicembre 2017
AVVIO DEL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE
DEL PELLEROSSA AMERICANO “ALCE NERO”
Lo scorso 8 dicembre i vescovi americani, nella loro conferenza a Baltimora, approvano l’avvio del
processo di beatificazione del leggendario capo Sioux “pellerossa” Nicholas Black Elk (Alce Nero).
Alce Nero, della tribù dei Lakota, da giovane combatte a Little Big Horn contro il generale Custer e
vede gli orrori del massacro dei Sioux a Wounded Knee, ma è battezzato nel 1904 diventando un fervente
cattolico. È lui a convincere centinaia di Sioux e altri nativi americani a farsi battezzare, insegnando loro
la bibbia e predicando sermoni durante la sua vita all’interno in una riserva del South Dakota fino
alla morte, nel 1950.
Nel 2015 Papa Bergoglio, in un discorso storico alla Conferenza mondiale
dei Movimenti Popolari in Bolivia, si rivolge proprio ai nativi d’America, dichiarando: “Vi chiedo
umilmente perdono, non solo per le offese commesse dalla Chiesa, ma anche per i crimini
commessi contro i popoli indigeni durante la cosiddetta conquista dell’America“.
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7 febbraio 2018
140° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL BEATO PIO IX
Il 7.2.2018 vede il 140° anniversario della morte del Beato Pio IX.
Di lui Giovanni Paolo II in occasione della cerimonia di beatificazione
dice: “In mezzo agli eventi turbinosi del suo tempo, fu esempio di incondizionata adesione al deposito immutabile delle verità rivelate.
Fedele in ogni circostanza agli impegni del suo ministero, seppe sempre dare il primato assoluto a Dio ed ai valori spirituali. Il suo
lunghissimo pontificato non fu davvero facile ed egli dovette soffrire non poco nell’adempimento della sua missione al servizio del
Vangelo. Fu molto amato, ma anche odiato e calunniato“.
Ed ha aggiunto: “Le prolungate tribolazioni temprarono la sua fiducia nella
divina Provvidenza, del cui sovrano dominio sulle vicende umane egli mai dubitò. Da qui nasceva la profonda serenità di Pio IX, pur
in mezzo alle incomprensioni ed agli attacchi di tante persone ostili”.
Pio IX è anche il Papa del Concilio Vaticano I. Una assise - dice ancora Giovanni Paolo II - che “chiarì con magisteriale autorità
alcune questioni allora dibattute, confermando l’armonia tra fede e ragione. Nei momenti della prova, Pio IX trovò sostegno in Maria,
di cui era molto devoto.
Proclamando il dogma dell’Immacolata Concezione, ricordò a tutti che nelle tempeste dell’esistenza umana
brilla nella Vergine la luce di Cristo, più forte del peccato e della morte“.
Nato a Senigallia nel settembre 1792, Giovanni Maria Mastai Ferretti è ordinato presbitero il 10 aprile 1819.
Giovanissimo - ha solo 35 anni - viene eletto da Papa Leone XII Arcivescovo di Spoleto. Cinque anni dopo, nel 1832, si spende con
Papa Gregorio XVI per la ricostruzione della città umbra devastata dal terremoto.
È poi trasferito ad Imola, e creato cardinale, a 48 anni, nel 1840. Alla morte di Papa Gregorio XVI i Cardinali elettori scelgono il Vescovo
di Imola Mastai Ferretti come nuovo Pontefice. Ecco Pio IX. L’ultimo Papa Re.
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Teano (CE):
LA RACCOLTA DI 80.000 SANTINI DI
P. MICHELE M. GIULIANO, O.F.M. - RIVISTA “IL MIO PAPA”
Riportiamo qui sotto due pagine del noto settimanale “Il mio Papa” dove Il
socio A.I.C.I.S. Padre Michele Maria Giuliano dei Franti Minori viene intervistato
nel suo studio del Convento sant’Antonio di Teano in provincia di Caserta.
In 31 anni ha raccolto oltre ottantamila immaginette sacre dal 1500 ad oggi.
Caratteristico nella pagina di destra il canivet del 1700, dipinto a mano, dedicato
al suo patrono San Michele Arcangelo.
Sul Pontefice Francesco, di cui Padre Michele è grande ammiratore, ha raccolto
circa trecento immaginette diverse. Nella pag. 48, in basso a destra, vediamo
padre Michele a colloquio con Papa Francesco.
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1984: LA PRIMA ASSEMBLEA DELLA A.I.C.I.S.
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29.07.1984: A CAMPOFILONE (AP) LA PRIMA ASSEMBLEA A.I.C.I.S.
L’AICIS è stata fondata il 6 luglio 1983 dal Comm. Gennaro Angiolino nel corso di una
riunione nella Parrocchia di Santa Maria in Portico a Roma, in Piazza Campitelli 9.
Il 29.7.1984, a Campofilone (AP), in coincidenza con l’inaugurazione della IV Mostra Nazionale
Immaginette Sacre, si è tenuta la 1ª Assemblea AICIS.
Ecco qui di seguito la relazione del fondatore comm. Gennaro Angiolino:
“Come abbiamo annunciato nel bollettino di luglio, a norma dell’articolo 9 dello statuto sociale, domenica 29 luglio,
alla vigilia della IV Mostra Nazionale delle Immaginette Sacre, nei locali della mostra stessa, si è tenuta la prima
assemblea ordinaria della nostra associazione, in Campofilone (AP).
I nostri soci, più numerosi del previsto, sono stati accolti affettuosamente e fraternamente dagli appartenenti alla locale
Cooperativa culturale “Confronto & Rinnovamento”, a noi associata sin dalla nostra fondazione, organizzatori della manifestazione
campofilonese, che hanno organizzato anche l’accoglienza e l’ospitalità con ogni buona volontà e sincerità d’intenti, affinché
ognuno non solo si trovasse a proprio agio, ma sentisse anche il calore umano di una reciproca comprensione e di una
comunione d’intenti.
A tutti loro, pertanto, va innanzitutto il nostro sentito grazie, e non solo per quanto hanno fatto nei confronti
di quanti di noi hanno avuto il piacere di essere presenti a Campofilone, ma per le attenzioni nei riguardi della nostra associazione,
e quanto fanno in genere per la diffusione di sani princìpi di morale cristiana – attraverso tante ammirevoli iniziative –
non ultima delle quali è la propaganda dell’uso e del collezionismo delle immaginette sacre.
La riunione nella palestra della
scuola elementare adibita a sala conferenze – ha avuto inizio alle ore dieci, con l’augusta gradita presenza di S.E. monsignor
Giuseppe Chiaretti, vescovo di Ripatransone e San Benedetto del Tronto. Il saluto ai convenuti è stato porto dall’assessore
comunale alla cultura di Campofilone Amedea Bianchini e per la Pro Loco da Claudio Talamonti, nonché dal Presidente
della cooperativa culturale “Confronto & Rinnovamento” Giuseppe Castelli.
Ha avuto, quindi, inizio la parte “seminari di studio e relazioni”
con la dotta ed applauditissima conversazione del
vice presidente dell’A.I.C.I.S. conte dr. Gian Lodovico Masetti
Zannini su “Le immaginette a Roma tra il Rinascimento ed il
Barocco”.
Egli ha brillantemente esposto i risultati di sue minuziose
ricerche e studi al riguardo, che per l’interesse provocato
tra gli uditori, questi hanno richiesto che questo studio
venga pubblicato perché divenga di pubblico dominio.
Ha fatto poi sèguito la relazione del presidente
dell’A.I.C.I.S. comm. Gennaro Angiolino, su “Le immaginette
mariane”, che ha introdotto l’argomento della mostra, da lui
tratteggiato anche in una specifica pubblicazione frettolosamente
edita per la circostanza. In trenta pagine ampiamente
illustrate in bianco e nero, pur graficamente non curata e con
qualche errore di battitura per la fretta, questa ‘pubblicazioncina’
ha assolto il compito di rispondere ai quesiti in merito
dei visitatori della mostra desiderosi di una “guida”, e di
quanti in proposito desideravano un orientamento tematico
per l’impostazione di una collezione mariana di immaginette.
Anche la chiacchierata del comm. Angiolino ha riscosso consensi
ed ha richiamato l’attenzione dell’uditorio.
Ha preso quindi la parola S.E. Mons.Chiaretti che ha
espresso il suo compiacimento per le varie iniziative e per
l’azione che svolge l’A.I.C.I.S. e la cooperativa culturale campofilonese,
ed ha improvvisato un calzante discorso sulle immaginette,
che ha dato il tono conclusivo all’incontro della
mattinata, con le parole anche dell’assistente ecclesiastico
dell’A.I.C.I.S. padre Lucio Migliaccio, di approfondimento dei
motivi intrinseci della nostra opera di proselitismo. (continua).
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ROMA - ICONE MARIANE ANTICHE
Il 10 dicembre 2017 nel Convento domenicano di Santa Maria
sopra Minerva, in Piazza della Minerva 42 - Roma, è stata inaugurata
la VI Mostra Nazionale del Santino Natalizio sul tema “Laus tibi Salvator
mundi”.
In tale ambito una sezione espositiva è stata dedicata
a “Il culto della Beata Vergine Maria a Roma”.
L’esposizione è rimasta
aperta al pubblico fino al 7 gennaio del corrente anno.
Il Dr.Enrico Vizzaccaro, Mariologo, Storico e Iconologo della
Chiesa, è stato invitato alla cerimonia di inaugurazione ed ha parlato
sul seguente tema:
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ICONE MARIANE ANTICHE A ROMA di Enrico VIZZACCARO
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In Maria la Santa Chiesa contempla con gioia ciò che
Essa desidera e spera di essere.
Ciò vale per tutte le
immagini della Madonna e quelle romane contengono
un ulteriore significato. Roma non fu solamente il ponte attraverso
il quale l’arte bizantina giunse in Occidente, ma fu
anche la fonte dalla quale scaturirono sempre nuovi impulsi
per l’arte mariana occidentale.
È a Roma che si trovano le immagini
più antiche.
Le cinque che prenderemo in esame sono solo le più antiche,
che costituiscono «le vestigia romane del culto mariano»,
e i prototipi delle numerose versioni che si sono succedute
nell’arco del Medioevo.
Per fare questo, dobbiamo stabilire alcune
chiavi iconografiche interpretative che
possano farci meglio comprendere la lettura
di queste icone.
Secondo la tradizione, le icone della
Madre di Dio hanno origini antichissime:
l’evangelista Luca infatti avrebbe per ben tre
volte ritratto la Vergine, mentre era ancora
viva.
Forse per questo motivo la Madre di Dio
(theotókos) è il soggetto preferito dai pittori
di icone.
La definizione di theotókos (ovvero Madre
di Dio) è considerato un dogma di fede. Il
termine dogma è utilizzato generalmente
per indicare un principio fondamentale tale
da considerarsi e credere per vero, quindi
non soggetto a discussione da chi si reputa
cristiano. Il non riconoscimento comporta la
scomunica.
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Su Maria, si hanno 4 dogmi cosiddetti
mariani:
– Maternità divina: Concilio di Efeso 431.
Riconoscere Maria “madre di Dio” significa
professare che Cristo, figlio di Maria
secondo la generazione umana, è Figlio
di Dio e Dio egli stesso.
– Verginità perpetua: La Chiesa, secondo
la formula di Paolo VI, designa la verginità
di Maria come “ante partum, in
partu et post partum”. Cioè vergine
prima, durante e dopo il parto.
– Immacolata concezione: Proclamato
da Pio IX l’8/12/1854 afferma l’immunità
di Maria dal peccato originale.
– Assunzione: Proclamato da Pio XII
il 1/11/1950 afferma la glorificazione
corporale anticipata di Maria,
cioè che ella, dopo la sua vita terrena,
si trova in quello stato in cui i
giusti si troveranno dopo la resurrezione
finale.
Come abbiamo detto, la raffigurazione
della Madonna come theotókosè quella preferita, in cui viene rappresentata
quasi sempre insieme al Figlio, con diverse varianti e
caratteristiche, molto raramente è rappresentata
da sola.
Questo perché l’onore a lei è insieme lode
a Colui che da lei fu generato, come testimoniano
le tre stelle, sulla fronte e sulle spalle
ad indicare che fu tre volte vergine: prima,
durante e dopo il parto (richiamo del secondo
dogma: la verginità perpetua).
Di solito il suo capo è coperto da un mantello
(maphórion) rosso, simbolo del divino,
che scende ad avvolgere la sua figura lasciando
intravedere la tunica azzurra che
rappresenta la natura terrena di Maria.
L’abbreviazione (Meter theou) che sempre
si trova ai lati del suo capo vuol dire, in
greco, Madre di Dio. Mentre quella che solitamente
si trova ai lati del Bambino è la
forma abbreviata di Gesù Cristo (le due abbreviazioni
rappresentano l’acronimo ottenuto
dalla prima e ultima lettera delle due
parole Gesù e Cristo. La lettera
finale sigma viene scritta nella forma lunata
che ricorda la lettera latina C).
Vediamo ora il Colore dell’abito.
Sull’abito è opportuna qualche precisazione.
In generale, il colore dei vestiti – di
Gesù, della Madonna, dei Santi – ha nell’iconografia
religiosa un valore simbolico.
Tuttavia, dobbiamo anche tener conto
che, in alcuni casi, l’estro degli artisti ha generato
delle immagini, i cui colori sfuggono
a quei criteri tradizionalmente accettati.
Inoltre, nel caso specifico, la
scelta dei colori varia anche in
base al periodo storico e alla (continua).
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e ANCORA:
- Principali tipologie di icone mariane
- Antiche icone mariane a Roma - Le cinque icone mariane romane più antiche
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SANTI PATRONI DI REGIONI E PROVINCE ITALIANE
7a REGIONE: LAZIO
Province:
FROSINONE, LATINA, RIETI, ROMA, VITERBO
La Regione ecclesiastica Lazio comprende il territorio della
regione amministrativa Lazio della Repubblica Italiana
ed il territorio della Città del Vaticano.
La diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino comprende nel
suo territorio 21 comuni. Sede vescovile è la città di Frosinone.
Il territorio si estende è suddiviso in 82 parrocchie, raggruppate
in 5 vicarie: Frosinone – Veroli – Ferentino – Ceccano – Ceprano.
La diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno comprende
l’area dell’Agro Pontino e dei Monti Lepini per un totale
di 17 comuni. Sede vescovile è la città di Latina. Il territorio è
suddiviso in 87 parrocchie, raggruppate in 5 foranie: Latina –
Terracina - Sezze - Priverno - Cisterna di Latina.
La diocesi di Rieti comprende 39 comuni della provincia di
Rieti. Sede vescovile è la città di Rieti. Il territorio è suddiviso in
94 parrocchie, raggruppate in 12 vicarie: Rieti centro storico,
Rieti nord, Rieti est, Contigliano, Leonessa, Cantalice, Cittaducale-
Antrodoco, Amatrice, Rocca Sinibalda, Grotti-Roccaranieri,
Borgorose, Borgo San Pietro.
La diocesi di Roma (in latino: Dioecesis Urbis seu Romana)è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente
alla regione ecclesiastica Lazio.
È retta da papa Francesco. La
cattedrale è l’Arcibasilica lateranense, a Roma, che reca il titolo
di Madre e capo di tutte le chiese della città e del mondo.
La diocesi di Viterbo comprende 35 comuni della provincia
di Viterbo. Sede vescovile è la città di Viterbo. Il territorio è suddiviso
in 96 parrocchie, raggruppate in sei zone pastorali: Acquapendente,
Bagnoregio, Montefiascone, Tuscania/Valentano,
Vetralla, Viterbo.
Il Lazio ha due Santi Patroni:
S. Pietro Apostolo – S. Paolo Apostolo - Festa: 29 giugno
S. PIETRO APOSTOLO (Betsaida, Galilea, I secolo a.C. –
Roma, ~67 d.C.).
Simone, detto Pietro, era un pescatore ebreo
di Cafarnao, è stato uno dei dodici apostoli di Gesù. Nato in Galilea,
dopo la crocifissione e la Resurrezione di Cristo, venne nominato
maestro e fondatore della Chiesa Cattolica ed è infatti considerato
il primo Papa.
Pietro fu arrestato a Roma durante la
persecuzione neroniana e secondo antiche tradizioni rinchiuso,
all’interno del Carcere Mamertino. Fuggito dal carcere, fu catturato
nuovamente dai soldati dell’imperatore e venne crocifisso a
testa in giù per sua stessa richiesta fra il 64 e il 67 d. C. (Fig. 1)
S. PAOLO APOSTOLO (Tarso, ~10; † Roma, Roma, ~67
d.C.).
Fu il principale missionario del Vangelo di Gesù tra i greci
e romani. Secondo la narrazione biblica un giorno, mentre si recava
da Gerusalemme a Damasco per perseguitare i cristiani
della città, venne accecato da una luce e sulle
sue palpebre si formarono come delle squame.
Fu
chiamato da Gesù risorto, e dopo il battesimo iniziò
a predicare il Cristianesimo. Secondo la tradizione cristiana
Paolo morì durante la persecuzione di Nerone, decapitato presso
le Aquæ Salviæ, poco a sud di Roma, probabilmente nell‘anno
67 d.C. (Fig. 2)
La solennità di San Pietro si celebra con San Paolo il 29 giugno
di ogni anno. I due santi sono considerati i fondatori della
Chiesa cristiana, per questo la liturgia prevede che vengano festeggiati
insieme.
I Santi patroni della città di FROSINONE sono:
S. ANT’ORMISDA (FR, ... – Roma, 6 ago.523) - 52º Papa
della Chiesa cattolica.
Diacono, padre di S. Silverio, viene eletto pontefice il 20
luglio 514. Riconciliò la chiesa greca con quella romana, dopo
35 anni di scisma. Riorganizzò la vita cristiana in Africa, rovinata
dall’invasione vandalica e organizzò quella di Spagna a seguito
della conversione dei Visigoti.
Riordinò la disciplina ecclesiastica e la difesa dai Manichei.
Sotto di lui fu istituito l’ordine dei Benedettini.
La sua formula di fede costituì il punto di riferimento nei secoli
che lo seguirono. Morì il 6 agosto 523. (Fig. 3)
SAN SILVERIO (FR, … – Ponza, 2 dic. 537) - 58º Papa
della Chiesa cattolica. Fu eletto pontefice l’8 giugno 536, nella
certezza che avrebbe riconciliato i Romani e i Goti che occuparono
gran parte dell’Italia.
Ma Vigilio, Nunzio a Costantinopoli
e bramoso del papato, ordì una congiura, appoggiato dall’Imperatrice
Teodora che favoriva gli eretici monofisiti. Silverio fu
mandato in esilio a Patara di Licia. Riconosciuto innocente dall’Imperatore
Giustiniano fu restituito alla sua sede. Quando ritornò
a Roma, l’usurpatore Vigilio lo fece relegare dal generale
Belisario nell’isola di Ponza, dove morì il 2 dicembre 537. (Fig.
4)
Ogni anno il 20 giugno, in occasione dei festeggiamenti dei
SS. Patroni di Frosinone, S. Ormisda e S. Silverio, viene celebrata
la Santa Messa presieduta dal Vescovo nella Cattedrale di Santa
Maria, segue la processione lungo le vie del centro storico e la
sera concerto e spettacolo pirotecnico.
I Santi patroni della città di LATINA sono:
SANTA MARIA GORETTI (Corinaldo-Marche, 16 ottobre
1890 – Nettuno, 6 luglio 1902). Venerata come santa e martire
dalla Chiesa cattolica è stata vittima di omicidio a seguito
di un tentativo di stupro da parte di un vicino di casa, fu canonizzata
nel 1950 da papa Pio XII.
Il corpo di Maria Goretti, piccola
martire della purezza, diventata simbolo del martirio di
tante bambine e donne vittime di stupri finiti tragicamente, riposa
nel santuario della Madonna delle Grazie a Nettuno, custodito
dai padri Passionisti.
Latina il 6 luglio di ogni anno festeggia
Santa Maria Goretti, patrona della città e dell’Agro
pontino, ma anche della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-
Priverno.
Per l’occasione il Vescovo presiede la tradizionale
Messa solenne nell’omonima parrocchia di Latina, cui fa seguito
la processione con il Gonfalone della Città. (Fig. 5)
S. MARCO EVANGELISTA (~20 – Alessandria, fine I sec..d.C.).
Ogni 25 aprile nella cattedrale, il vescovo presiede la
Santa Messa nella solennità di San Marco evangelista, patrono
principale della città di Latina e della diocesi, oltre a essere il titolare
della stessa cattedrale.
L’origine del culto a San Marco
nella città di Latina, è dovuto ai primi coloni di origine veneta
arrivati nell’agro pontino per la bonifica. Con la successiva crescita
della città con la sua progressiva centralità politica, amministrativa
e religiosa la venerazione al santo evangelista è diventata
pressoché patrimonio del territorio pontino. (Fig. 6)
Il Santo patrono della città di RIETI è:
SANTA BARBARA (? Nicomedia nel 273 d.C. – ? IV secolo).
Tante sono le leggende nate intorno a questa martire cristiana
e molti sono i dubbi sulla sua storicità, certo è che il suo
culto, attestato presso le comunità cristiane d’Oriente e Occidente
sin dal VI-VII secolo, conobbe una grande popolarità nel
Medioevo grazie alla Legenda Aurea.
Rimossa dal calendario romano
generale nel 1969, ancora oggi rimane una santa molto
popolare grazie al numero dei suoi patronati: artificieri, genieri,
armaioli, matematici, vigili del fuoco, campanari, minatori, artiglieri,
architetti, tagliapietre, muratori, marinai, becchini, polveriere,
contro i fulmini, il fuoco, le esplosioni, la morte improvvisa
e i colpi d’artiglieria, ed altri ancora.
Una tradizione vuole
che la Santa sia giunta a Scandriglia con il padre militare romano
e, non volendo rinnegare la propria fede cristiana, abbracciata
dopo una visione, fu imprigionata in una torre con tre finestre;
prima fu torturata e poi condannata a morte.
Ad eseguire
la condanna fu la mano del suo stesso padre, Dioscoro, che la
decapitò con la propria spada e nello stesso istante fu colpito a
morte da fulmine. Il 4 dicembre, giorno in cui ricorre la memoria
liturgica della santa, a Rieti le vengono tributati grandi onori e
festeggiamenti; in particolar modo i Vigili del Fuoco presenziano
ai momenti ufficiali, come la Santa Messa. Alle celebrazioni religiose
si affiancano sempre eventi civili come premi e concorsi,
concerti, tavole rotonde e spettacoli teatrali. (Fig. 7)
La Città di ROMA ha due Santi Patroni:
SANTI PIETRO E PAOLO APOSTOLI.
La festività dei Santi
Pietro e Paolo, patroni della città di Roma, la cui ricorrenza è il
29 giugno, è caratterizzata da una serie di riti ed eventi: in Vaticano
il Papa impone il Pallio (una specie di sciarpa di lana
bianca) ad alcuni vescovi della città, che rappresenta l’unione
tra la Chiesa Universale e quelle locali, bacia il piede della statua
di bronzo di San Pietro, adornata con il “piviale” rosso ed al
tramonto si svolge la processione, che porta la catena di San
Paolo, formata da 14 anelli di ferro.
La sera dalle rive del Tevere si può assistere al meraviglioso
spettacolo pirotecnico detto “Girandola di Castel Sant’Angelo”:
una grande pioggia di fuoco colorato, i cosiddetti “fiori di fuoco”,
istituito nel 1481, da Papa Sisto IV ed ideato poi da Michelangelo
Buonarroti. Tale usanza sospesa nel 1861, oggi, è stata ripresa.
(Fig. 8).
La Città di VITERBO ha quattro Santi Patroni
1 - SANTA ROSA DA VITERBO (Viterbo, 9 luglio 1233 – 6
marzo 1251).
Rosa, giovanetta dalla salute molto precaria,
dopo una guarigione miracolosa, entra nel terz’ordine francescano.
Viene quindi mandata in esilio con la sua famiglia, a
causa delle sue posizioni in difesa del Papa, prima a Soriano nel
Cimino, poi a Vitorchiano. Ritornata a Viterbo, dopo la morte
dell’imperatore Federico II, cessa a sua breve esistenza all’età
di 18 anni.
I viterbesi ogni anno, il 4 settembre, giorno in cui ricorre l’anniversario
della traslazione del corpo della santa, avvenuta nel
1258, onorano la loro amata Rosa, con grandi festeggiamenti.
Nel pomeriggio del 2 settembre viene svolta una solenne
processione, il corteo storico in onore della Santa, con circa 300
figuranti in costumi d’epoca, accompagna il Sacro Cuore della
Santa per le vie della Cittadina.
La sera del 3 settembre viene effettuato, in onore della Santa
il trasporto della “Macchina di Santa Rosa” un campanile artistico
illuminato, rinnovato ogni 5 anni, alto quasi 30 metri e del
peso di circa 50 quintali, sormontato dalla statua della santa,
che viene portata a spalla da circa cento uomini denominati“facchini di Santa Rosa” in un percorso di un chilometro e duecento
metri, lungo alcune vie abbuiate del centro storico di Viterbo.
(Fig. 9)
2 - SANTI VALENTINO E ILARIO DI VITERBO MARTIRI (?
- † tra 303 e305)
Nella zona dei Bagni dell’antica città di Viterbo,è venuta alla luce una necropoli paleocristiana. In questo
luogo, secondo quanto un’antica tramanda, furono martirizzati
due santi fondatori della Chiesa di Viterbo, Valentino sacerdote
e Ilario diacono.
Sappiamo che erano di nobile stirpe e che venivano
dall’Oriente.
Probabilmente giunsero da Roma nella regione cimina per
predicare il Vangelo. Condannati alla decapitazione per essersi
rifiutati di sacrificare al dio Ercole, furono martirizzati tra il 303
e il 305, durante la persecuzione di Diocleziano e Massimiano.
Una donna di nome Eudossia raccolse i corpi dei martiri e li seppellì
nel luogo dove subirono il martirio. Nel 1303 le reliquie dei
martiri furono traslate nella Cattedrale di Viterbo dove oggi si
trovano.
Ogni 3 novembre la chiesa di Viterbo ricorda e festeggia i
primi martiri evangelizzatori della Tuscia con una processione
che si snoda da Piazza del Comune fino alla Chiesa Cattedrale
dove il Vescovo di Viterbo presiede la Celebrazione Eucaristica.
(Fig. 10)
3 - SAN LORENZO MARTIRE (Osca, 225 – Roma, 10 agosto
258).
Lorenzo è stato uno dei sette diaconi di Roma, dove
venne martirizzato nel 258 durante la persecuzione voluta dall’imperatore
romano Valeriano nel 257.
La celebrazione liturgica
di san Lorenzo ricorre il 10 agosto e il suo emblema è la graticola.
È considerato patrono di bibliotecari, cuochi, librai, pasticcieri,
vermicellai, pompieri, rosticcieri e lavoratori del vetro.
È inoltre il patrono di diverse città nonché patrono di Viterbo,
almeno fino al XV secolo, come si evince da alcuni antichi testi,
cui è dedicata la Chiesa Cattedrale. Ogni anno il 10 agosto, festa
di San Lorenzo martire, si tengono le celebrazioni nella Chiesa
Cattedrale di Viterbo di cui il Santo ne è titolare. (Fig. 11)
4 - SANTA ROSA VENERINI (Viterbo, 9 febbraio 1656 –
Roma, 7 maggio 1728).
Fondatrice delle Maestre Pie Venerini,
congregazione religiosa nata a Viterbo nel 1685 con il sostegno
del vescovo, cardinale U. Sacchetti, per l’istruzione e l’educazione
cristiana dell’infanzia e delle bambine.
Le Maestre Pie ebbero una vasta diffusione in tutta Italia e
poi negli Stati Uniti, India e Brasile. Beatificata nel 1952 è stata
proclamata santa da papa Benedetto XVI il 15 ottobre
2006.
Di lei si ricorda la frase “Il bene bisogna farlo
bene”. La sua memoria liturgica cade il 7 maggio,
giorno della sua morte. (Fig. 12)
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