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ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTORI IMMAGINETTE SACRE
CHE COSA E’
L’A.I.C.I.S.?
L’AICIS è l’Associazione,
apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati
cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano
di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico,
culturale, artistico, religioso
PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?
Perché l’unione fa la
forza. Per essere informati, attraverso la Notiziario
bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare
lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare
alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre
di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per
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Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli
su santi e santuari. |
COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.
Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619)
e richiedendo l'apposito modulo da compilare.
Per il 30° anniversario della fondazione dell'A.I.C.I.S. (1983-2013), il Consiglio Direttivo, riunitosi in ottobre u.s., per nuovi tesserati, mai
prima iscritti, ha riconfermato la campagna promozionale 2012.
Il Consiglio, infatti, ha stabilito che anche per l’anno
2013 quanti non sono stati mai iscritti all’AICIS e desiderano associarsi oltre la quota di iscrizione (euro 3,00), pagheranno nel
2013 la quota promozionale di euro 22,00, anziché 35,00. L'importo dovrà essere versato sul conto corrente postale nr. 39389069
intestato all' A.I.C.I.S. (Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre)
L’anno sociale decorre dal 1° gennaio
al 31 dicembre
DIRITTI DEI SOCI:
- ricevere le Circolari Informative, con immaginette
omaggio;
- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;
- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;
- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;
- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta
di immaginette nelle Circolari Informative.
Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne,
in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile
adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì
del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che
di volta in volta verranno rese note.
Per Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice
Presidente
Tel. 328-6911.049
e-mail: aicis_rm@yahoo.it
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SANTINI E SANTITA'
NOTIZIARIO A.I.C.I.S. N. 3- 2020
Luglio - Settembre 2020
San Bartolomeo Apostolo (24 Agosto)
“Rabbì, Tu sei figlio di Dio” (S. Giovanni, cap. 1, 49)
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3/2020 - SANTINI OFFERTI DAI SOCI PER GLI ASSOCIATI
1-Beata Vergine della Salve, Patrona di Alessandria, venerata nella Cattedrale. Retro: Preghiera. Santino offerto da Roberto DE SANTIS.
2-Sant’Antonio di Padova, Santuario dei Lattani – Roccamonfina (CE). Retro: Preghiera. Santino (BN Marconi Genova n.1891593) offerto da Fra Michele Maria GIULIANO.
3-San Rocco. Retro: Preghiera. Santino (EDGIM, 43) offerto da Fabrizio PECCI
4-San Ruggiero, Vescovo di Canne, Patrono di Barletta. Retro: Preghiera. Santino offerto da Michele Fortunato DAMATO.
5-Cuore Immacolato di Maria. Retro: Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato. Santino offerto da padre Michele M. GIULIANO, ofm.
6-Immagine della Madonna invocata nella Basilica di San Pietro durante la pandemia dell’anno 2020. Retro: Preghiera. Santino offerto da Ezio BERNARDINI.
7-San Pio da Pietrelcina, Cappuccino. Retro: Preghiera e Coroncina al S.Cuore di Gesù. Santino (pieghevole) offerto da Margherita GRANDI.
8-San Luigi Orione, Fondatore. Retro: Preghiera. Santino offerto da Carlo MERATI.
9-Beata Vergine Assunta, venerata a Montecastello (AL), opera di Antonio Brilla – 1870). Retro: Canto alla Vergine. Santino offerto da Roberto DE SANTIS.
10-Maria Ss.ma del Tindari, venerata presso l’edicola votiva in Via Spiaggia di Ponente - Milazzo (ME). Retro: Atto di affidamento alla Vergine del Tindari. Santino offerto da Giovan Battista ANANIA.
11- Santi Cosimo e Damiano, Patroni di Sciglio, Roccalumera (Messina). Retro: Preghiera. Santino offerto da Giovan Battista ANANIA e Antonella ALIBRANDO.
12-Santa Maria Immacolata – Longarone. Retro: Preghiera. Santino offerto da Benito CADORE.
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VITA ASSOCIATIVA
PROGRAMMAZIONE RIUNIONI NELLA SEDE ROMANA DI P.ZA CAMPITELLI DA LUGLIO A DICEMBRE
Le date delle riunioni mensili a Piazza Campitelli da luglio a dicembre 2020:
2 Luglio; Agosto = vacanza; 10 Settembre (2° martedì);
1° Ottobre;
5 Novembre
e 3 Dicembre.
RIUNIONE DI LUGLIO A CAMPITELLI: CONFERENZA SU SAN BARTOLOMEO APOSTOLO (Prof.ssa Stefania Colafranceschi)
Il prossimo 7 luglio la socia prof.ssa Stefania Colafranceschi terrà nella Sala parrocchiale di S.Maria in Campitelli una conferenza su San Bartolomeo Apostolo (festa liturgica il 24 agosto). L’articolo è a pagina 5.
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SANTINI FIAMMINGHI E ROMA
SANTINI FIAMMINGHI “MADE” IN ROMA
di Carluccio FRISON
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In questi passati giorni di forzata clausura, entro le mura di casa, ho cercato - come hanno fatto tanti amici collezionisti con cui sono in contatt- di tenermi occupato in diversi modi, e così tra le varie cose da me fatte, ho anche approfittato del tempo a disposizione per sistemare la mia collezione di santini, per leggere i libri che si erano accumulati e per “navigare” su Internet, alla ricerca di sempre nuove ed utili informazioni.
Mi è capitato così di fare alcune piccole grandi scoperte sul nostro “meraviglioso mondo dei santini”; una delle quali voglio condividere con voi, in questa breve nota, nella speranza che possa essere non solo una bella novità, ma anche motivo di vero interesse, come lo è stata per me.
Stavo cercando di sistemare i miei «santini fiamminghi» di San Carlo Borromeo, soprattutto, ma non solo; e così, al fine di inserirli in ordine cronologico nel loro album, mi sono messo a ricercare notizie biografiche sugli incisori che li avevano prodotti.
A tal fine mi ero fatto un elenco con i vari nominativi che trovavo nei miei santini firmati: Wierix, Galle, Huberti, Fumier, Van de Sande, Van Mallery, Van Schoel… Alcuni di questi erano, e sono ancora incisori abbastanza noti, per averli già incontrati nella letteratura o per avere ammirato il preziosismo della loro elegante produzione artistica in altre collezioni e/o in qualche mostra, altri invece mi risultavano quasi del tutto sconosciuti, così la mia attenzione e la mia ricerca di notizie si sono concentrate soprattutto su questi ultimi.
Non riuscendo però a trovare dei precisi riscontri nella letteratura specifica in mio possesso (Spamer, Van Heurck, Boyadjian, Sella, Pranzini, ecc.), ho cercato notizie in Internet, sia inserendo i vari nominativi sia digitando alcune parole-guida, del tipo: incisori-Anversa-stampatori-fiamminghi-inventario, ecc. In questo modo, ho potuto recuperare molti articoli di studiosi, per lo più storici dell’arte italiani e non, che in alcuni casi ho reperito pubblicati in PDF (quindi liberamente fruibili), la cui lettura si è dimostrata assai interessante ai fini delle mie indagini.
Nello specifico, da uno di questi articoli, scritto dalla prof.ssa Giovanna Sapori, ordinario di Storia dell’arte moderna presso l’Università di Roma Tre, relativo alla “presenza degli artisti nordici a Roma” nei cent’anni che vanno dal 1530 al 1630, ho ripreso la notizia che qui presento e che, come premesso, ad un collezionista di santini d’epoca -io credo- possa senz’altro essere assai interessante.
Nel succitato articolo, la Studiosa romana, tra l’altro, ci presenta il singolare caso di un “mediocre pittore” fiammingo, quasi del tutto sconosciuto, che era nativo di Malines (in Belgio), tal Anthonis Santvoort, detto Groene (il cui nome italianizzato era “Antonio Verde”) che visse per una trentina d’anni a Roma, dove morì nell’ottobre 1600.
Nella “città dei Papi”, nel suo dinamico e cosmopolita ambiente sociale, artistico e religioso, si era inserito assai bene tanto da diventare una vera e propria «figura di riferimento» per i numerosi artisti, suoi compatrioti, che «talentuosi, ma senza denari» erano in quegli stessi anni di passaggio a Roma.
Da qui, nel 1593 passò anche un membro di una delle più note e numerose dinastie di incisori fiamminghi, Egidio Sadeler il Giovane (Anversa 1570 ca- Praga 1629). Ma tornando ai documenti riguardanti il “romanizzato” Anthonis Santvoort, si viene anche informati -e per noi è questa la notizia più interessante- che aveva impiantato «una piccola ‘azienda’ produttrice di immagini sacre nella sua casa-bottega, prima a Fontana di Trevi, poi a Ripetta, dove erano offerte in vendita.
Lì Santvoort non solo ospitava i connazionali ma li faceva lavorare a produrre ‘in serie’ opere commerciali, soprattutto copie dalle più venerate immagini della Madonna a Roma. Come si legge nell’inventario ‘post mortem’, nella grande casa di Via Ripetta (CFE. Foto di Via Ripetta oggi), in alcune stanze sottotetto “dove si dipengeva” erano distribuiti sette cavalletti, evidentemente a cui lavoravano in batteria a far copie gli ‘ospiti fissi’ o di passaggio, dipingendo […] immagini della Madonna e di santi “le quali debbono sempre essere fatte alla stessa maniera, […] sempre l’identica cosa ed a questo scopo adoperano come uno stampino e di quelle opere ne fanno a dozzine».
La notizia è riportata da una fonte autorevole: il celebre Schilderboeck, ovvero il “Libro della Pittura”, pubblicato in Olanda nel 1604 da Karel Van Mander, il quale, nello scrivere le biografie dei pittori fiamminghi dal XV ai primi anni del XVII secolo, si mostra assai informato sulla loro presenza in Italia. E soprattutto ci fornisce precise notizie sull’attività degli artisti suoi contemporanei a Roma in quanto lui stesso, in prima persona, aveva vissuto una tale esperienza per tre anni, dal 1573 al 1576.
Per quanto riguarda noi, attuali collezionisti di santini, ritengo che da questa notizia possiamo trarre alcune utili ed interessanti considerazioni: La presenza a Roma sul finire del XVI secolo di numerosi artisti fiamminghi (circa trecento, secondo i più recenti studi), alcuni dei quali erano incisori e stampatori, e a Roma hanno continuato ad esercitare la loro arte.
L’esistenza di una “azienda produttrice” di santini in una casa-bottega di Roma, in Via di Ripetta, e la sua vasta produzione in serie (“a dozzine”) di immaginette sul modello di quelle più famose e note, realizzate ad Anversa nelle botteghe dei Sadeler, dei fratelli Wierix o dei Galle. La realizzazione di immaginette sacre “romane” (Madonne e Santi), tutte eseguite in serie “alla stessa maniera”, che doveva senza dubbio essere la “stessa maniera” di Fiandra, con quegli elementi comuni che sono caratteristici della prima produzione fiamminga.
Fatto che dimostra l’esistenza, a Roma in quel lasso di tempo, sul finire del Seicento, di una forte richiesta di santini da parte di un target group sempre più numeroso ed esigente (ma spero di poter ritornare su questo fenomeno quanto prima)
L’utilizzo, nella loro realizzazione, di uno “stampino”, vale a dire un “ritaglio di cartone o di zinco traforato che si applica su una superfice qualsiasi per dipingere le parti aperte dalla traforazione.
La colorazione si fa con pennello o spugne o spazzole o colori sciolti in acqua (citazione da Pranzini 1997). Allo stato attuale, non mi risulta che siano mai stati segnalati “santini fiamminghi” ‘made’ in Roma o che in basso a destra rechino la firma di “Antonio Verde” o Anthonis Santvoort o ancora Anthonie Groene excudit (dove il termine latino dopo il nome dello stampatore significa «pubblicò, diede alle stampe»). D’altronde ritengo più probabile che i santini “simil-fiamminghi” realizzati nella romana Via di Ripetta venissero stampati in maniera del tutto anonima, privi cioè di qualsivoglia “indirizzo” (così viene chiamata la dicitura posta generalmente nella parte inferiore delle incisioni antiche in cui sono indicati nome dell’incisore o dell’editore e il luogo).
A questo punto, alla luce dei documenti sopra citati, risulta indubbio che, se tra i nostri santini, se ne trovasse mai uno che, pur presentando i tipici elementi comuni della produzione fiamminga, recasse in basso a destra una delle suddette firme, saremmo autorizzati ad aprire una nuova sezione nel nostro album che intitoleremo “Santini fiammingo-romani” o, riprendendo il titolo di questa nota, “Santini fiamminghi made in Roma”.
In questo fortunatissimo caso, infatti, e mi rivolgo soprattutto ai soci che hanno in collezione santini fiamminghi, si avrebbe per le mani un manufatto di metà/fine XVI secolo che apparirebbe in tutto e per tutto come un vero e proprio coevo santino fiammingo in quanto inciso e colorato da un artista proveniente dalla Fiandre, ma che sarebbe stato in realtà realizzato a Roma, in Via di Ripetta
E per finire con una bella immagine a corredo di questa mia nota, ho ricercato, alla luce di quanto scritto, tra i miei “santini fiamminghi”, quello che, a mio modesto avviso, potrebbe avvicinarsi di più alla tipologia descritta: la scelta è caduta su questa bella incisione in rame su pergamena, di piccolo formato (70x48 mm), con coeva coloritura a mano, di anonimo fiammingo del XVII secolo, raffigurante Maria con Gesù Bambino, in una scenografia assai ricorrente e comune, che, sotto diversi aspetti, mi ricorda molto una delle tante “Madonelle stradarole” di Roma.
Nota bibliografica Riporto, per chi volesse approfondire l’argomento, soltanto i riferimenti bibliografici da me citati nel testo.
Per la letteratura relativa alla storia del santino, con particolare riguardo ai “santini fiamminghi” rinvio nell’ordine:
- A. Spamer, Das kleine Andachtsbild vom XVI. Bis zum XX. Jahrhundert, Monaco 1930; E.Van Heurck, Les images de devotion anversoises, 1930; N. Boyadjian, De l’image… aux saints guérisseurs, Antwerpen 1986;
- D. Sella, Santini e immagini devozionali in Europa dal secolo XVI al secolo XX, Lucca 1997; - V. Pranzini, Storia breve del santino, Ravenna 1997; - V. Pranzini, Gli incisori di Anversa. Immagini devozionali fiamminghe dal XVI al XVIII secolo, Ravenna 2013. Sulla terminologia tecnica mi è stato anche molto utile:
- P. Bellini, Manuale del conoscitore di stampe, Milano 1998.
- L’interessante articolo della prof.ssa Giovanna Sapori, ‘La presenza degli artisti nordici a Roma (1530-1630)’.
Alcune osservazioni su costanti e variabili, leggibile anche online, è in: Aa. Vv., Venire a Roma, Restare a Roma. Forestieri e stranieri fra Quattro e Cinquecento, Roma 2017, pp. 179-196: dove chi volesse approfondire l’argomento può ritrovare tutti i riferimenti biografici e le fonti documentarie consultate.
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SAN BARTOLOMEO APOSTOLO |
L’ICONOGRAFIA DI SAN BARTOLOMEO APOSTOLO di Stefania Colafranceschi |
L’apostolo Bartolomeo è denominato Natanaele nel Vangelo di Giovanni, mentre i sinottici lo indicano col nome di Bartolomeo, ritenuto dagli studiosi il suo patronimico (Bar-Talmai, figlio di Talmai).
Della sua attività missionaria non vi sono notizie certe; si ritiene che abbia raggiunto l’Armenia per diffondere il messaggio evangelico, percorrendo il territorio dell’attuale Siria e Iraq.
Le sue spoglie sono custodite nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola a Roma, secondo le antiche cronache. La chiesa fu edificata all’inizio del sec. XI da Ottone III, che volle dare qui sepoltura al vescovo e martire Adalberto, suo amico, ucciso durante l’evangelizzazione della Prussia, intitolando a lui l’edificio sacro. In seguito vi furono traslate le reliquie dell’apostolo.
La chiesa è sorta sulle rovine del tempio di Esculapio, eretto nel III secolo a.C., a seguito della pestilenza del 294 a.C. Nel corso degli scavi per la realizzazione dei muraglioni nel periodo postunitario, si sono rinvenute in questo tratto di sponda, una quantità di terracotte a carattere votivo dalla forma di arti, parti del corpo, infanti, offerti al nume a scopo propiziatorio. Il luogo divenne nell’antichità rappresentativo della salute pubblica, e riferimento per la cura degli infermi: in età moderna vi si praticava l’assistenza caritativa, e ancor oggi le strutture ospedaliere attestano il carattere specifico del luogo.
Nel medioevo la chiesa ha assunto il titolo di San Bartolomeo, così come il ponte di collegamento con la sponda destra del Tevere, (Ponte Cestio o di San Bartolomeo (lato sinistro foto nr.1), mentre con la sponda sinistra era collegata con il Ponte Fabricio (lato destro della foto)
Foto 1 |
Al suo interno poco resta della primitiva basilica, più volte danneggiata dalle piene del Tevere, specie quella del 1557: la navata centrale con le colonne originarie e il transetto elevato, ricordano l’antica struttura basilicale, e vi si ammira al centro della scalinata, una vera di pozzo in marmo bianco del XII secolo, su cui sono scolpite quattro figure: il Salvatore, un Santo vescovo, l’imperatore Onorio III, e San Bartolomeo (foto nr.2).
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Foto 2
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Ritenuto sacello delle reliquie, il pozzo rimanda anche a un altro aspetto cultuale di lontana ascendenza: si tramanda che le sue acque avessero virtù risanatrici, offrendo ristoro ai malati che qui giungevano. La Vita del santo narra la guarigione che operò, della figlia del re Polimnio: per questo tratto biografico è riconosciuto come guaritore e liberatore dai demoni. L’apostolo ha avuto una lunga tradizione iconografica; per ripercorrerla si sono esaminate le testimonianze dei vari tipi iconografici, verificando alcune derivazioni e continuità.
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Nell’arte paleocristiana e medievale san Bartolomeo è rappresentato tra gli Apostoli, secondo un significato teologico-simbolico: il rosone della chiesa di San Michele a Pigna (Imperia), come quello del duomo di Orvieto, è loro dedicato.
Nei polittici dedicati agli Apostoli, gli artisti non mancavano di illustrare l’intero gruppo, mentre le loro statue ornavano i portali delle cattedrali romaniche e gotiche.
Nelle scene evangeliche dell’Ultima Cena, la Discesa dello Spirito Santo (foto nr. 3), l’Ascensione di Cristo, la Dormitio Virginis, Ognissanti, gli Apostoli vengono descritti nell’andar del tempo con sempre maggior realismo ed espressività, dando inizio a una ininterrotta produzione artistica, incisoria e a stampa, fino alle immagini di carattere devozionale. |
Foto 3
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L’Ultima Cena è esemplata da un’incisione derivata dal Cenacolo di Leonardo (foto nr. 4), e un’immaginetta a tema eucaristico, che ha avuto diffusione fino al XX secolo, in occasione delle Ordinazioni sacerdotali, Prima Comunione e Cresima.
Foto 4 |
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Si riscontrano così forme di derivazione e di continuità iconografica; è significativo che il Cenacolo leonardesco sia rappresentato in larga prevalenza rispetto alle analoghe raffigurazioni, perpetuato nelle stampe popolari e oleografiche. Inoltre gli Apostoli figurano quali intercessori nell’iconografia di Maria Auxilium Cristianorum.
L’immaginetta sacra (Foto nr. 5 ) è tratta dal quadro ordinato nel 1865 da San Giovanni Bosco al pittore Tommaso Lorenzone (1824- 1901) che lo terminò nel 1868 per l’altare maggiore della Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino. |
Foto 5
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San Bartolomeo venne raffigurato singolarmente fin dal medioevo, secondo il modello bizantino, effigiato con il libro del Vangelo -quale testimone della Parola di Cristo- e il coltello, simbolo del martirio subito, suo attributo iconografico. I cicli narrativi sopravvivono in alcune pitture parietali tardo medievali, e nei polittici rinascimentali.
Ammirevole il Polittico di San Bartolomeo del Museo Diocesano di Genova, in cui si distinguono otto riquadri con gli episodi principali della vita del santo: nel primo Bartolomeo guarisce la figlia del re, liberandola dal demonio, nella seconda avviene il battesimo del re, nella seconda il santo scaccia il demone celato nell’idolo, nella terza è flagellato e poi condannato a morte, nella quinta crocifisso, nella sesta subisce la tortura di esser scuoiato vivo, nella settima predica a un gruppo di astanti, nell’ultima è decapitato.
I caratteri fisiognomici del santo sono descritti nella Leggenda Aurea - il più diffuso santorale medievale, divenuto il manuale ad uso dei predicatori e degli artisti, per la vastità delle fonti documentarie-: “ha i capelli neri e cresputi, la pelle bianca, grandi occhi, naso dritto, barba spessa con qualche pelo bianco”: le incisioni di area fiamminga rispecchiano con sorprendente fedeltà la sua fisionomia.
Nel tardo medioevo si stabilizza l’attributo primario del coltello, come attesta la pittura, la scultura e le arti minori, giungendo sino ad oggi: esemplificative di questa iconografia sono le miniature, i riquadri dei polittici, la statuaria, le incisioni e stampe (Foto nr. 6).
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Foto 6
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Agli albori dell’età moderna, l’interesse degli Umanisti per l’anatomia e la scienza determinò un nuovo tipo di iconografia: il corpo viene mostrato privo della pelle, che il santo trattiene sul braccio o nella mano, mettendo in evidenza la muscolatura e le ossa in rilievo, per enfatizzare l’esemplarità del martirio.
L’attenzione ai dettagli anatomici è straordinariamente espressa nella statua di Marco d’Agrate (1504-1574) nel duomo di Milano, in cui l’apparato muscolare risulta minuziosamente riprodotto.
Più celebre il San Bartolomeo michelangiolesco della Cappella Sistina: si ritiene che nelle fattezze del volto, all’estremità della pelle trattenuta sul braccio del santo, il maestro abbia voluto descrivere il proprio autoritratto. Un caposcuola dell’arte incisoria del sec. XVI, il Sadeler, è autore di un San Bartolomeo dai tratti esemplari e rivelatori dei nuovi canoni invalsi nella produzione figurativa, che doveva coinvolgere e suscitare la pietà nei fedeli, con forti richiami alla Passione di Cristo, vivamente espressi dal palo a forma di croce, e la postura stessa del santo, a braccia aperte: inoltre la pelle distesa a terra, in primo piano sul lato destro, culmina con il volto, realisticamente descritto. San Bartolomeo che trattiene la sua pelle è effigiato anche nella statuaria.
Così lo vediamo caratterizzato nella basilica di San Giovanni in Laterano: le statue, che decorano la navata centrale, furono documentate attraverso le incisioni, richieste sul fiorente mercato degli stampatori e librai, per dotare i collezionisti, gli artisti, i viaggiatori, di materiale documentario del patrimonio artistico, prima delle riproduzioni a stampa in larga scala (foto nr. 7).
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Foto 7
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Foto.8
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Sarà il martirio del santo, coi suoi aspetti di crudo realismo, il tipo iconografico prevalente dal XVII secolo in poi.
La pala d’altare della chiesa di San Bartolomeo all’Isola a Roma, il Martirio di San Bartolomeo di Francesco Manno (1754- 1831) si inserisce in questo genere figurativo, come documenta una immaginetta edita negli anni Cinquanta (foto nr. 8).
La fig 9 è un santino con un'opera d’arte presente a Lucca.
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Foto 9 |
A volte le incisioni o le opere pittoriche trovano corrispondenza con le cromolitografie di fine Ottocento o tipolitografie più recenti: un’immaginetta riproducente un’opera d’arte (foto nr. 10) evidenzia la fonte ispirativa di un santino fustellato della prima metà del sec.XX.
Le odierne rappresentazioni degli Apostoli e del santo, come si vede, sono eredi di modelli dalle antiche origini di cui hanno conservato l’intimo messaggio, rievocando la storia dei testimoni della Fede evangelica. |
Foto 10 |
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Note:
Foto nr.1-Foto dell’Isola Tiberina nel 1861 con i due Ponti Cestio e Fabricius. Ponte Cestio (oggi Ponte San Bartolomeo), a sinistra della foto, fatto costruire nel 46 a.C. da Lucio Sestio. Sul lato destro della foto, il Ponte Fabricio, che fu costruito nel 62 a.C. dal “curator viarum” Lucio Fabricio per collegare l’isola alla riva verso il Campidoglio: è l’unico tra i ponti dell’antica Roma giunto fino a noi nella sua integrità. Il Ponte Fabricio dal 1555 è detto anche “Pons Judeorum” poiché immette nel quartiere ebraico.
Foto nr.2 - San Bartolomeo con nella destra il coltello e nella sinistra il Santo Vangelo, scolpito a bassorilievo su una vera (bocca di pozzo, o puteale) di un pozzo, marmo. Età Romana.
Foto nr.3 - Pentecoste: Discesa dello Spirito Santo sulla Vergine Maria e sugli Apostoli riuniti nel Cenacolo a Gerusalemme. Stampa devozionale del secolo XIX.
Foto nr.4 - L’Ultima Cena di Gesù con gli Apostoli in Gerusalemme Il Cenacolo, Leonardi da Vinci dip., C. Acquisti inc. Roma, metà sec XIX.
Foto nr.5 - Immaginetta Sacra: Maria Auxilium Christianorum, A & M.B., 1897.
Foto nr.6 - San Bartolomeo Apostolo, immagine devozionale, sec XX.
Foto nr.7 - San Bartolomeo Ap., statua in marmo dello scultore francese Pierre Legros, eseguita a Roma nel periodo 1705/12 e inserita nella nicchia borrominiana della Basilica di San Giovanni in Laterano. Foto Gittarelli.
Foto nr.8 - Martirio di San Bartolomeo Ap., di Francesco Manno (1754-1831), immagine devozionale, sec. XX.
Foto nr.9 – San Bartolomeo, santino fustellato, prima metà del sec. XX.
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LUNGO I SENTIERI DEL FONDATORE
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LUNGO I SENTIERI DEL FONDATORE DELL’A.I.C.I.S. (Parte 3a) di Attillio Gardini
I questa nuova rubrica presentiamo alcuni articoli del fondatore e primo Presidente dell’Aicis: il Comm. Gennaro Angiolino (1928-2002). Questo servizio è tratto da: G. Angiolino, Immaginette Mariane, Tip. Rosetana, Roseto degli Abruzzi TE, 1992. Ringraziamo il nostro socio Attilio Gardini che, consultando documenti associativi degli anni passati, Ce lo presenta. Siamo convinti che questi articoli vengono a restituirci la figura fresca e innovativa di G. Angiolino innamorato curatore delle immagini sacre di piccole dimensioni e anche a riproporre le classiche tematiche ricche di spunti per noi filiconici.
MARIA NELLE IMMAGINETTE
DI GENNARO ANGIOLINO
Il posto che Maria occupa nel sentimento di ogni cattolico ha conseguentemente provocato la produzione di immaginette a lei dedicate, in maniera esorbitante, tanto da costituire la maggior parte di quelle esistenti.
L’interesse per esse è ovviamente comune a tutte le altre immaginette: in origine devozionale, come il ricordo di un pellegrinaggio, di una visita ad un santuario, per memoria di una persona cara, di una preghiera su di essa stampata da recitare; in seguito dipende dal valore storico, documentativo, artistico, grafico, folkloristico, collezionistico.
A seconda del profilo con cui l’immaginetta viene considerata, essa acquista diverso valore e significato e ne viene giustificata la motivazione della sua conservazione e del modo con il quale questa viene effettuata.
Per quanto riguarda il primo gruppo di motivi, il significato dell’immaginetta è essenzialmente morale e non venale. Essa viene pertanto conservata nel libro di preghiere o di meditazione, in capo al letto, nel comodino, nel portafoglio, nel parabrezza della propria macchina, sulla porta di casa, fra le fotografie delle persone care, con altri ricordi.
Nel secondo caso, essa assume una importanza intrinseca, che ne motiva un interesse diverso, facendo assumere alle immaginette anche un significato venale di valore economico. In questo secondo caso, esse vengono raccolte con criterio collezionistico, in appositi album con pagine di cartone, o oggi di materiale sintetico moderno, che però può avere qualche volta qualità intrinseche non adatte per la buona conservazione dell’oggetto in esso riposto, come nel caso della “plastica”, che con il tempo “mangia” il colore della stampa, affievolendone i tratti grafici e la vivezza cromatica.
Al valore sentimentale, nel caso “collezionistico”, subentra con preponderanza il significato estetico o il piacere di avere un oggetto raro e pregiato. In ogni caso, le immaginette mariane costituiscono una dimostrazione indiscutibile di fede e, sotto questo aspetto, sono la più valida documentazione della popolarità della Madonna in ogni strato sociale e di ogni nazione.
Nota: Foto: Nel 1983, a pochi giorni dalla Fondazione dell’A.I.C.I.S., il Comm.Angiolino, Presidente A.I.C.I.S. ed esperto filatelico, illustra ad Arnaldo Forlani, vice Presidente del Consiglio, una mostra di filatelia a Pesaro.
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CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI
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27.5.2020: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI
Il 26 maggio 2020, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza S.E. Rev.ma il Signor Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti decreti riguardanti:
CINQUE NUOVI VENERABILI
La Congregazione ha promulgto i Decreti sulle virtù eroiche dei seguenti Servi di Dio:
1 - FRANCESCO CARUSO, sacerdote dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace;
2 - CARMELO DE PALMA, sacerdote dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto;
3 - FRANCESCO BARRECHEGUREN MONTAGUT, sacerdote della Congregazione del Ss.mo Redentore;
4 - MARIA DE LA CONCEPCION BARRECHEGUREN Y GARCIA, laica;
5 - MATTEO FARINA, laico:
1 - FRANCESCO CARUSO (1879-1951)
Il Servo di Dio Francesco Caruso nacque il 7 dicembre 1879 a Gasperina (Italia), in una famiglia molto religiosa. Dopo gli studi elementari, desiderava entrare in Seminario ma, a causa delle sue precarie condizioni economiche, non poté realizzare la sua aspirazione. Per aiutare la famiglia lavorò nei campi e, dal 1898 al 1900, come volontario prestò il servizio militare, terminato il quale chiese di entrare nel Seminario diocesano di Squillace. I Superiori rifiutarono la sua domanda a causa della carenza degli studi preparatori.
Il Servo di Dio bussò allora al Seminario di Catanzaro, dove fu accolto. Venne ordinato sacerdote il 18 aprile 1908. L’anno successivo fu nominato parroco di Sellia Superiore, dove si dedicò all’evangelizzazione e alla cura della popolazione rurale. Nel 1912, venne scelto come Rettore del (continua)
2 - CARMELO DE PALMA (1876-1961)
Il Servo di Dio Carmelo De Palma nacque il 27 gennaio 1876 a Bari (Italia). Rimasto orfano, a dieci anni entrò nel Seminario della città natale. Il 17.12.1898 venne ordinato sacerdote a Napoli e, successivamente, per motivi di salute, si recò per alcuni mesi nel monastero benedettino di Montecassino.
Il 17 giugno 1900 fu nominato Cappellano della Basilica di S. Nicola a Bari. Servì il popolo di Dio celebrando la Messa, ascoltando le confessioni e animando molte realtà pastorali. Dal 1902 ricevette vari incarichi nella medesima Basilica: segretario del Gran Priore, cerimoniere, cancelliere, custode della cripta, delegato del Gran Priore, primicerio del Capitolo, cantore e vicario capitolare dal 1945 al 1951. Quando la Basilica di San Nicola venne affidata per disposizione della Santa Sede ai Padri Domenicani, il Servo di Dio, molto legato alla spiritualità benedettina, ricevette l’incarico di direttore spirituale delle monache benedettine di Santa Scolastica di Bari, come anche degli Oblati e delle Oblate di San Benedetto.
Si dedicò (continua)
3 - FRANCESCO BARRECHEGUREN MONTAGUT (1881-1957)
Il Servo di Dio Francesco Barrecheguren Montagut nacque il 21 agosto 1881 a Lérida (Spagna), in una facoltosa famiglia della città. Morti i genitori, all’età di cinque anni si trasferì a Granada, presso una zia paterna. Frequentò i collegi più importanti della città, ricevendo una formazione culturale e cristiana di alto livello. Nonostante la sua spiccata posizione sociale e culturale, egli rimase umile e caritatevole. Fu devoto della Vergine del Carmine, apparteneva all’Associazione dell’Adorazione notturna e alla Congregazione di San Vincenzo de’ Paoli. Nel 1904 si sposò con Concha García Calvo e, il 27 novembre 1905, nacque la loro unica figlia, la Serva di Dio María Concepción. Attorno all’anno 1909, il Servo di Dio iniziò a soffrire di una ulcera allo stomaco, con gravi difficoltà di alimentazione, che durò per circa diciotto anni. Nel frattempo si ammalò anche la figlia. Insieme a sua moglie, il Servo di Dio decise di educarla in famiglia sia culturalmente che cristianamente, preparandola alla Cresima e alla Prima Comunione. Il Servo di Dio, oltre ai problemi della figlia, dovette affrontare anche la malattia mentale ereditaria
4 - MARIA DE LA CONCEPCION BARRECHEGUREN Y GARCIA (1905-1927)
La Serva di Dio Maria de la Concepción Barrecheguren García nacque il 27 novembre 1905 a Granada (Spagna), dal Servo di Dio Francesco Barrecheguren Montagut e da Concha García Calvo, ambedue provenienti da famiglie benestanti e profondamente cristiane. Nell’infanzia, Maria manifestò una salute precaria a causa di un’enterocolite acutissima per cui gli stessi genitori curarono la sua formazione culturale e religiosa in casa. Spesso la famiglia si radunava per pregare davanti al quadro del Sacro Cuore di Gesù esposto nel salone. Dal padre, ricevette un’adeguata preparazione catechistica per ricevere il Sacramento della Cresima e per la prima Comunione. Fin da piccola avvertì la chiamata alla vita religiosa, desiderando divenire carmelitana. Purtroppo la malattia le impedì di realizzare tale scelta di vita. Nel 1917 le fu diagnosticata un’infiammazione intestinale che le procurava forti dolori e la obbligava ad una rigida dieta nell’alimentazione. Nel 1924 fu colpita da una grave malattia mentale, (continua)
.
5 - MATTEO FARINA (1990-2009)
ll Servo di Dio Matteo Farina nacque ad Avellino (Italia) il 19 settembre 1990. Visse con la famiglia a Brindisi. Cresciuto in parrocchia, la cui cura pastorale era affidata ai Frati Minori Cappuccini, fu segnato dalla spiritualità di San Francesco e dalla devozione a San Pio da Pietrelcina. Dotato di una intelligenza molto viva e di una profonda fede, a nove anni già possedeva una conoscenza profonda del Vangelo. Il 4 giugno del 2000 ricevette la Prima Comunione e, da quel momento, sviluppò un rapporto profondo con il Signore Gesù, che alimentava attraverso la partecipazione al Sacramento dell’Eucaristia, con le visite al SS. Sacramento, la devozione al Sacro Cuore, con la pratica dei primi venerdì del mese e la recita del Santo Rosario. Dopo un’estate serena, nel settembre 2003, il Servo di Dio iniziò a soffrire di lancinanti mal di testa e problemi alla vista. Sottoposto a varie visite specialistiche, gli fu diagnosticato un tumore cerebrale. Accolse la sofferenza come una vera e propria missione e si impegnò nel discernere il progetto di Dio mediante la preghiera, il catechismo e la lettura del Vangelo. Si distinse anche per gesti di carità di notevole spessore, soprattutto verso le persone sofferenti. Malgrado le condizioni fisiche precarie, si affidò al Signore e continuò con decisione il percorso scolastico, iscrivendosi, nel 2004, all’Istituto Tecnico Industriale. La situazione clinica non migliorò (continua).
[Fonte: www.causesanti.va]
27.5.2020: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI
Il 26 maggio 2020, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza S.E. Rev.ma il Signor Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti decreti riguardanti:
A - TRE NUOVI SANTI
La Congregazione, il 27.5.2020, ha promulgato il Decreto sul miracolo attribuito alla intercessione: - del Beato CESARE DE BUS, Sacerdote, Fondatore (Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana); - del Beato CARLO DE FOUCAULD, Sacerdote diocesano; - della Beata MARIA DOMENICA MANTOVANI, Cofondatrice (Piccole Suore della Sacra Famiglia). Si resta in attesa della comunicazione della data della Canonizzazione.
1 - CESARE DE BUS (1544-1607)
Il Beato Cesare de Bus, apostolo del catechismo, nacque il 3 febbraio 1544 a Cavaillon (Francia). Nel 1582, venne ordinato sacerdote ed iniziò il ministero sacerdotale e l’apostolato catechistico, con un’attenzione particolare ai piccoli e ai poveri, seguendo i Decreti del Concilio di Trento e l’esempio di San Carlo Borromeo.
Il 29 settembre 1592 a Isle-sur-Sorgue, fondò la Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana (Dottrinari), per l’insegnamento del catechismo con linguaggio semplice, immediato e familiare, suddividendolo in Dottrina Piccola, (continua).
2 - CARLO DE FOUCAULD (1858-1916)
Il Beato Carlo de Foucauld (detto Carlo di Gesù) nacque a Strasburgo (Francia) il 15 settembre 1858. Intrapresa la carriera militare, fu inviato in Algeria nel 1876. Rassegnate le dimissioni, iniziò un cammino di conversione, che lo portò a tornare al Cristianesimo nel 1886. Approfondì la conoscenza della Sacra Scrittura, accostandosi regolarmente all’Eucarestia. In un pellegrinaggio in Terra Santa, nel 1888, fu affascinato dalla vita di Gesù a Nazareth. Qui maturò la decisione di entrare nella Trappa di Nostra Signora delle Nevi ad Ardèche (Francia). Successivamente, fu inviato nella Trappa di Nostra Signora del Sacro Cuore, vicino Akbès (Siria), dove dimorò per sette anni (continua).
3 - MARIA DOMENICA MANTOVANI (1862-1934)
La Beata Maria Domenica Mantovani nacque a Castelletto di Brenzone (Verona, Italia) il 12 novembre 1862. Ebbe come guida spirituale il suo parroco, il Beato Giuseppe Nascimbeni. Si iscrisse alla Pia Unione delle Figlie di Maria e, l’8 dicembre 1866, emise il voto di perpetua verginità, ponendosi sotto la protezione della Madonna Immacolata. Sentendo la vocazione alla vita consacrata, (continua).
B - NOVE NUOVI BEATI I]
- La Congregazione ha promulgato il Decreto sul miracolo attribuito all’intercessione del: - Ven.le Servo di Dio MICHELE McGIVNEY, Sacerdote Diocesano, Fondatore (Ordine Cav. di Colombo); - Venerabile Serva di Dio PAOLINA MARIA JARICOT, Fondatrice (Opere del “Consiglio della propagazione della fede” e del “Rosario vivente”). Si rimane in attesa di conoscere la data della cerimonia di Beatificazione.
1-MICHELE McGIVNEY (1852-1890)
Il Venerabile Servo di Dio Michele McGivney nacque il 12 agosto 1852 a Waterbury (Connecticut, Stati Uniti d’America), in una famiglia di immigrati irlandesi. Entrato nel seminario di Baltimora nel 1873, fu ordinato presbitero il 22 dicembre 1877. Svolse il suo ministero in particolare tra gli immigrati irlandesi e soprattutto tra i giovani, organizzando tra l’altro un’associazione per combattere l’alcolismo
. Nel 1882, fondò l’Associazione dei Cavalieri di Colombo, allo scopo di rafforzare la fede e di dare un’assistenza economica alle famiglie cattoliche a cui veniva a mancare il salario a causa di malattie o di morte.
La denominazione intendeva sottolineare l’eredità cattolica lasciata all’America dal suo scopritore e rafforzare la causa delle libertà civili dei cattolici americani, (continua).
2-PAOLINA MARIA JARICOT (1799-1862)
La Venerabile Serva di Dio Paolina Maria Jaricot nacque a Lione (Francia) il 22 luglio 1799, ultima di otto fratelli, figlia di un piccolo industriale della seta. “Sii benedetto, Signore, per avermi dato un uomo giusto per padre, e per madre una donna piena di virtù e di carità”, scriverà un giorno, riconoscendo in quale terreno fertile ha potuto metter radici la sua spiritualità. Dopo aver attraversato un periodo difficile in giovane età a causa di una caduta che le aveva causato gravi danni fisici e una malattia nervosa, aggravata dalla morte della madre, sentì la chiamata alla vita missionaria. Il 3 maggio 1822, insieme a un gruppo di laici, fondò (continua).
II] - La Congregazione ha promulgato il Decreto sul martirio di: - SIMEONE CARDON E 5 COMPAGNI, religiosi professi della Congregazione Cistercense, Casamari; - COSMA PESSOTTO, Sacerdote Professo dell’Ordine dei Frati Minori Si resta in attesa della comunicazione della data della cerimonia di Beatificazione.
3-SIMEONE CARDON E 5 COMPAGNI (+1799)
Nel gennaio del 1799 Napoli venne occupata dai Francesi. Il Re Ferdinando IV fuggì a Palermo e, a Napoli, fu proclamata la Repubblica Partenopea. Nell’aprile dello stesso anno l’esercito rivoluzionario subì diverse sconfitte ad opera dell’Austria e questa circostanza portò le truppe francesi a recarsi verso il nord.
Nella ritirata, i Francesi compirono ogni sorta di devastazioni e uccisioni accanendosi in modo particolare contro chiese e monasteri. Infatti, i soldati francesi erano imbevuti di idee rivoluzionarie, contrarie alla Chiesa e alla fede cristiana. In questo contesto di odium fidei si svolse l’episodio martiriale dei Servi di Dio.
Il 13 maggio 1799, dopo aver saccheggiato l’abbazia di Montecassino, venti soldati, entrarono nell’abbazia di Casamari alla ricerca di oggetti preziosi da depredare. Al momento dell’eccidio la comunità monastica era guidata dall’abate Pirelli e dal priore claustrale, padre Simeone Cardon. (continua).
4-COSMA SPESSOTTO (1923-1980)
Il Servo di Dio Cosma (al secolo: Sante) Spessotto nacque il 28 gennaio 1923 a Mansuè (Treviso, Italia).
Nel 1935 entrò nel seminario francescano dei Frati Minori di Lonigo e, il 17 novembre 1940, emise la professione religiosa. Ordinato sacerdote il 27 giugno 1948, manifestò ai Superiori il desiderio di recarsi missionario in Cina, ma impedimenti di natura politica gli preclusero quella via. Domandò allora di poter partire per il Centro America.
Nel 1950, fu destinato a San Juan Nonualco (El Salvador), dove costruì una chiesa parrocchiale, dei laboratori per insegnare ai ragazzi un mestiere e una scuola parrocchiale per le classi elementari. Sacerdote mite, buono e umile predicò la giustizia e la carità, l’amore fraterno e il perdono a tutti, specie ai campesinos, disperati per le tristi e misere condizioni di vita. Al termine della Presidenza del Colonnello Arturo Armando Molina, sul finire degli anni ‘70, il governo del Paese era di fatto in mano all’Esercito appoggiato dai latifondisti e da gruppi paramilitari di estrema destra, tra cui gli Escuadrones de la muerte e la Unión Gerrera Blanca. La popolazione, e soprattutto i campesinos, si vedeva negare anche i diritti fondamentali. Per contrastare il governo (continua).
C - UN NUOVO VENERABILE È stato, infine, promulgato il decreto riguardante l’eroicità delle virtù di MELCHIORRE MARIA DE MARION BRESILLAC, Vescovo titolare di Prusa che, pertanto, acquisisce il nuovo titolo di “Venerabile”.
MELCHIORRE MARIA DE MARION BRESILLAC (1813-1859)
Il Servo di Dio Melchiorre Maria de Marion Brésillac nacque il 2 dicembre 1813 a Castelnaudary (Carcassonne, Francia), in una famiglia aristocratica. Nel 1832, entrò nel Seminario minore di Carcassonne.
Ordinato sacerdote il 22 dicembre 1838, fu nominato vicario parrocchiale nella sua città natale, dedicandosi con zelo al ministero pastorale. Dopo un lungo discernimento spirituale, giunse alla decisione di partire in missione. Il 2 giugno 1841 si trasferì a Parigi, presso il Seminario delle Missioni Estere (MEP) per essere formato alla vita missionaria.
Nel 1842 fu inviato al Vicariato di Pondichéry, nel sud-ovest dell’India e, l’anno successivo, venne trasferito nella missione di Salem.
Nel 1844, fu nominato Rettore del Seminario-collegio di Pondichéry, dove si impegnò per la formazione del clero locale. Dopo il Sinodo del 1844, la Santa Sede stabilì di dividere il Vicariato di Pondichéry in due nuovi Vicariati, dei quali uno, quello di Coimbatore, venne affidato alla guida del Servo di Dio, il quale fu nominato Vescovo titolare di Prusa.
Ricevette l’ordinazione episcopale il 4 ottobre 1846 (continua).
[Fonte: www.causesanti.va]
19.6.2020: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI
I Il 19 giugno 2020, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza S.E. Rev.ma il Signor Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti decreti riguardanti:
A - QUATTRO NUOVI BEATI I] - la Congregazione promulga il Decreto sul miracolo attribuito all’intercessione dei Ven.li Servi di Dio
- MAMERTO ESQUIU’, Vescovo;
- FRANCESCO MARIA DELLA CROCE, sacerdote;
- GIUSEPPE GREGORIO HERNANDEZ CISNEROS. Si resta in attesa della comunicazione della data della cerimonia di Beatificazione.
1 - MAMERTO ESQUIU’ (1826-1883)
iziato dei Frati Minori della Provincia dell’Asunción e, il 14 luglio 1842, emise la professione religiosa. Il 18 ottobre 1848, fu ordinato sacerdote e, dal 1850, iniziò a insegnare nel seminario di Catamarca, svolgendo anche l’incarico di padre spirituale.
Stimato per la sua pietà e l’integrità morale, tra il 1855 e il 1862, ricoprì gli incarichi di deputato e di membro del consiglio di governo di Catamarca. Nel 1862, si trasferì in Bolivia come missionario e, nel 1864, ebbe l’incarico di insegnante nel seminario di Sucre.
Papa Leone XIII lo nominò Vescovo di Córdoba in Argentina. (continua).
2 - FRANCESCO MARIA DELLA CROCE (1848-1918)
Il Venerabile Servo di Dio Francesco Maria della Croce (al secolo: Giovanni Battista Jordan) nacque il 16 giugno 1848 a Gurtweil (Germania). All’età di 29 anni, entrò in seminario e, il 21 luglio 1878, venne ordinato sacerdote. Fu mandato a Roma per studiare le lingue orientali, e, successivamente, nel centro di studio dei Maroniti ad Ain Warqa (Libano). Mentre si trovava in Terra Santa, fu ispirato a fondare un’opera completamente dedita alla diffusione della fede.
Così, l’8 dicembre 1881, nella cappella di S. Brigida, in Roma, diede inizio alla Società del Divin Salvatore (Salvatoriani). Sette anni dopo, l’8 dicembre 1888, fondò a Tivoli, in collaborazione con la Beata Maria degli Angeli (al secolo: Teresa von Wüllenweber), la Congregazione delle Suore del Divin Salvatore (Salvatoriane).
Il 13 dicembre 1893, (continua).
3-GIUSEPPE GREGORIO HERNANDEZ CISNEROS (1864-1919)
Il Venerabile Servo di Dio Giuseppe Gregorio Hernández Cisneros nacque il 26 ottobre 1864 ad Isnotú (Venezuela). Dopo aver conseguito il baccalaureato in Filosofia, si laureò in Medicina nell’Università di Caracas.
Nel 1889 frequentò a Parigi corsi di perfezionamento in microbiologia e batteriologia. Ritornato a Caracas, iniziò la sua carriera universitaria, professando apertamente la sua fede cattolica, in un ambiente tendenzialmente materialista.
Si iscrisse al Terz’Ordine Regolare di San Francesco e si impegnò nell’aiuto dei più bisognosi, venendo chiamato “il medico dei poveri”.
Sentendo la vocazione alla vita consacrata contemplativa, (continua).
II]-La Congregazione ha promulgato il Decreto sul martirio della Serva di Dio MARIA LUISA MAINETTI, Suora professa. Si resta in attesa di conoscere la data della Cerimonia di Beatificazione.
4 - MARIA LUISA MAINETTI (1939-2000)
La Serva di Dio Maria Laura Mainetti (al secolo: Teresina Elsa) nacque a Colico (Lecco, Italia) il 20 agosto 1939, decima figlia di mamma Marcellina e di papà Stefano Mainetti. Rimasta orfana di madre, si prese cura di lei la seconda moglie del padre. Appena adolescente, Teresina intuì la bellezza di una vita tutta donata nell’amore, e piano piano, il Cristo Crocifisso le aprì orizzonti immensi di realizzazione, attirandola a sé.
Nel 1950 iniziò un periodo di aspirantato tra le Figlie della Croce, Suore di Sant’Andrea e, nel 1957, entrò nel postulantato a Roma. Concluso il noviziato, il 15 agosto 1959 emise la professione temporanea e, il 25 agosto 1964, quella perpetua. Fu insegnante, educatrice di molti giovani e studentesse e punto di riferimento spirituale per tante persone.
Le Suore della sua comunità così la descrivono: “Era instancabile: sempre svelta e leggera, serena, come sospinta da una forza invisibile e invincibile. Sempre pronta ad accogliere, a rimboccarsi le maniche per servire, a scomodarsi per recare aiuto e conforto dov’era richiesto e dove scopriva una situazione di sofferenza, di povertà, di disagio di qualunque tipo. Amava tutti, (continua).
B-UNA NUOVA VENERABILE
È stato, infine, promulgato il decreto riguardanti l’eroicità delle virtù di GLORIA MARIA DI GESU’ ELIZONDO GARCIA, suora professa, la quale, pertanto, acquisisce il nuovo titolo di “Venerabile”
Venerabile Serva di Dio GLORIA MARIA DI GESÙ ELIZONDO GARCIA (1908-1966)
20.1.2020: Incontro con il Collegio dei Postulatori 50° della Congregazione delle Cause dei Santi: bilancio e prospettive Intervento del cardinale Angelo Becciu:
Cari fratelli e care sorelle, sono lieto di ritrovarmi con voi e continuare questa bella tradizione dell’incontro tra il Prefetto della Congregazione e voi tutti che avete a cuore di rendere visibile e concreta la Santità degli innumerevoli fratelli e sorelle che godono la visione di Dio per l’eternità.
L’anno da poco concluso, come sapete, è stato particolarmente significativo per la nostra Congregazione. È stato infatti l’anno in cui abbiamo commemorato il 50° della sua istituzione e per questo l’8 maggio ci siamo ritrovati nella Basilica di San Pietro, per elevare grazie a Dio con una solenne concelebrazione all’Altare della Cattedra.
Era l’8 maggio del 1969 quando Paolo VI con la Costituzione Apostolica Sacra Rituum Congregatio, istituiva la Sacra Congregazione per le Cause dei Santi e la Sacra Congregazione per il Culto Divino che prima erano un unico dicastero. Il santo papa Paolo VI volle dividere la Sacra Congregazione dei Riti in due congregazioni: una per il Culto divino e l’altra, appunto, per le Cause dei Santi, considerando che “altra cosa è la liturgia e altra cosa sono le cause dei Santi, e che in ciascuno dei due campi occorre un diverso studio e cultura e si deve procedere con metodo diverso”.
La grande fioritura delle cause di canonizzazione in questi cinquant’anni (superiore a quella dei precedenti tre secoli e mezzo) si deve non solo allo snellimento della procedura, che resta pur sempre un compito da svolgere con grande accuratezza, perizia e rigore scientifico, ma in modo particolare al fatto che i primi promotori delle cause sono le diocesi o gli istituti religiosi, mostrando in modo eloquente e visibile la dimensione davvero universale della santità nella Chiesa.
L’anno giubilare 2019 è stato un anno di intenso lavoro che ha visto la Congregazione offrire alla Chiesa universale cinque nuovi santi e quindici beatificazioni – alcune delle quali comprendenti gruppi di martiri – e due celebrazioni per una beatificazione e una canonizzazione equipollenti. I modelli di santità proposti sono i più diversi fra loro: vescovi, sacerdoti, consacrati, madri o padri di famiglie, giovani, a conferma – come ci ha detto Papa Francesco nella recente Udienza dello scorso 12 dicembre – che la santità è “l’esigenza più profonda di ogni battezzato”. Io stesso, nella menzionata celebrazione in San Pietro per il 50° presso l’Altare della Cattedra, ho voluto sottolineare come i Beati e i Santi “contribuiscono a rendere più affascinante il messaggio del Vangelo e più credibile la missione della Chiesa.
Di fronte a penosi casi di contro-testimonianze da parte di persone consacrate, che hanno causato scandalo, i nuovi modelli di santità sono stati salutari e hanno aperto la mente e il cuore di tanta gente all’amore verso Dio e verso la Chiesa… la santità, anche oggi, suscita gioia e speranza, perché risponde al profondo desiderio di felicità insito nel cuore dell’uomo”.
Se la santità è il gioiello più prezioso che la Chiesa conserva, è perché essa è incastonata nella sua professione di fede, come recita il Simbolo Apostolico: “Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen”.
Il nostro orizzonte, se possibile, è ancora più ampio, perché contempla l’immensa Assemblea dei Santi e degli Angeli nella gloria celeste. “Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua.
Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello”. (Ap 7, 9-10). E’ l’immensa assemblea dei santi dei quali non si conosce né il nome, né i meriti.
Santi e sante di ogni età, epoca e nazione. Santi ovunque e di qualunque condizione: papi, vescovi, sacerdoti, religiosi, laici, uomini e donne, giovani e bambini, ricchi e poveri, ammalati.
Tutti insieme, nella grande comunione dei santi, dinanzi alla quale rinnoviamo la fede e la speranza nella vita eterna.
Papa Francesco, col linguaggio accessibile della sua catechesi, più volte ha ricordato che “per essere santi, non bisogna per forza essere vescovi, preti o religiosi: no, tutti siamo chiamati a diventare santi! … ciascuno nelle condizioni e nello stato di vita in cui si trova. Ma tu sei consacrato, sei consacrata?
Sii santo vivendo con gioia la tua donazione e il tuo ministero. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un battezzato non sposato? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro e offrendo del tempo al servizio dei fratelli”. Il nostro incontro di oggi, col grande collegio dei postulatori, si svolge a poco più di un mese dall’udienza con Papa Francesco alla quale eravate presenti in tanti di voi.
Proprio il discorso del Santo Padre ci offre un quadro di riferimento non per ricordare con gratitudine la storia della nostra Congregazione, ma soprattutto per stimolarci a vagliare “un gran numero di profili biografici e spirituali di uomini e di donne, per presentarli quali modelli e guide di vita cristiana… … dobbiamo imparare a vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. [...]
Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio”. Il Santo Padre, mentre ci ha invitato a proseguire nel lavoro volto a conseguire “una piena certezza nella proclamazione della santità”, si è poi rivolto ai Consultori che “in ambito storico, teologico e medico, sono chiamati ad adempiere con piena libertà di coscienza il proprio lavoro”, raccomandando loro un’attenta riflessione, imparzialità, libertà da ogni condizionamento, indipendenza, tenendo sempre presenti le finalità specifiche delle Cause, che sono la gloria di Dio e il bene spirituale della Chiesa, e sono strettamente legate alla ricerca della verità e della perfezione evangelica.
Papa Francesco, infine ha avuto parole impegnative per i postulatori, esortandoli a non lasciarsi guidare “da visioni materiali e da interessi economici”, dalla ricerca della propria “affermazione personale”, proprio ricordando che le Cause di beatificazione e canonizzazione hanno un carattere non solo processuale, ma spirituale e per questo vanno “trattate con spiccata sensibilità evangelica e rigore morale…
Anzi, una volta parlando con il cardinale Amato, abbiamo parlato della necessità del miracolo. Ci vuole un miracolo, perché è proprio il dito di Dio lì. Senza un intervento del Signore chiaro, noi non possiamo andare avanti nelle Cause di canonizzazione”. Lo stesso giorno dell’Udienza pontificia la nostra Congregazione ha inaugurato il nuovo sito web (www.causesanti.va); realizzato con la collaborazione del Dicastero per la Comunicazione, il nuovo portale raccoglie le vite dei santi, spiegazioni sull’iter canonico, il Vangelo e il Santo del giorno. Il sito, aggiornato nella grafica e nei contenuti, vuole offrire agli utenti tutte le informazioni sulla Congregazione e sul Cammino verso la Santità in maniera agile e al tempo stesso completa.
Attualmente contiene più di 700 schede sui beati e i santi degli ultimi tre pontificati, arricchite con immagini, citazioni, biografie, omelie, link esterni e materiale multimediale
. L’intento è quello, procedendo a ritroso, di avere presto un data base globale che racchiuda i santi e i beati di tutta la storia della Chiesa, come pure lo stato delle cause ancora in corso. Un motore di ricerca dalla home page permette di reperire rapidamente ogni informazione sui santi e i beati, a partire dal nome o dalla data di canonizzazione.
Già molto apprezzata è l’infografica “I passi del cammino verso la santità” che aiuta a comprendere il complesso processo di una causa di beatificazione/canonizzazione. Il sito è stato arricchito di nuove immagini e nuovi banner legati al tema della santità. Il colore rosso — colore dell’amore divino, ma anche del sangue e quindi del martirio — è stato utilizzato come trait d’union per tutte le sezioni, associandolo all’oro — materiale più luminoso e duraturo, colore della santità e fedeltà di Dio, che ritroviamo anche intorno alle immagini dei santi nelle relative schede. Il nuovo sito della Congregazione delle Cause dei Santi è sì uno strumento che aiuta nella ricerca e nell’informazione; ma vuole essere anche un passo concreto nella reciproca collaborazione per i molti attori che concorrono al grande cantiere della “fabbrica dei santi”: membri, consultori, postulatori, esperti, Chiese locali, Congregazioni, Associazioni…
La pervasività della comunicazione, con tutti i suoi strumenti (internet, social, stampa, tv…) è nella consapevolezza di tutti noi.
Nel Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali 2019, Papa Francesco ha ricordato come “L’ambiente mediale oggi è talmente pervasivo da essere ormai indistinguibile dalla sfera del vivere quotidiano.
La rete è una risorsa del nostro tempo. E’ una fonte di conoscenze e di relazioni un tempo impensabili. Numerosi esperti però… evidenziano anche i rischi che minacciano la ricerca e la condivisione di una informazione autentica su scala globale.
Se internet rappresenta una possibilità straordinaria di accesso al sapere, è vero anche che si è rivelato come uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito”.
Noi viviamo in questa epoca e siamo consapevoli delle opportunità come dei rischi. Eppure la Chiesa non è nuova a queste insidie alla fede e alla credibilità cristiana.
Ancora nel secondo secolo ai cristiani si muoveva un’obiezione insidiosa, contro la fede in Gesù Messia, la stessa che già emergeva durante la vita pubblica di Gesù, come riferisce San Giustino nel Dialogo con Trifone: “Ma come è possibile che il Messia sia già venuto se non è cambiato niente, se la pace non è venuta, se Israele è ancora schiavo dei Romani, se il mondo è ancora come prima?”.
I cristiani rispondevano: “È vero, sì, molte cose sono come prima, non sono cambiate, ma, se proprio volete guardare bene la realtà, potete anche osservare delle novità meravigliose, straordinarie, come, per esempio, la fraternità fra i cristiani, la comunione dei beni, la fede, il coraggio nelle persecuzioni, la gioia nelle tribolazioni.
Potete vedere cose meravigliose. Il regno di Dio, certo, non è venuto ancora nella sua completezza definitiva, è venuto come in un germe, in un seme, ma è venuto sul serio e sta crescendo, si sta sviluppando in mezzo alle comunità cristiane”.
I santi sono propriamente i semi maturati e che portano molto frutto, secondo la parabola del vangelo: “Un’altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe e rese ora il trenta, ora il sessanta, ora il cento per uno”.
Spesso l’esito della semina è fallimentare, ma spesso è anche straordinariamente, prodigiosamente fruttuoso e fecondo. La novità, la sorpresa, la cosa insolita è che si tratta di una semina speciale, quella del regno di Dio il cui frutto è sempre incalcolabile ed è sempre di una bellezza incomparabile. Diversamente da vecchi modelli culturali (alcuni dicevano che quelli che danno il cento per uno sono i martiri che hanno il coraggio di sacrificare la vita per Cristo; quelli che danno il sessanta per uno sono i consacrati, mentre gli sposati sono quelli che danno il trenta per uno) che non rispondono alla realtà, noi oggi sappiamo che ci possono essere grandi Santi anche tra gli sposati, in qualunque forma di vita, in qualunque professione, e la Chiesa ha proclamato delle grandi figure di Santi in ogni genere di cristiani.
Allora, chi sono i santi? Una maestra di una scuola materna aveva portato la sua classe a visitare una chiesa con le figure dei santi sulle vetrate luminose. Ritornati dalla visita, il parroco domandò ai bambini:
“Sapete chi sono i santi?” Un bambino rispose: “Sì, sono quelli che fanno passare la luce!”.
Il mio augurio vuole essere eco amplificata di quello che il Papa ha rivolto alla Congregazione, unitamente al ringraziamento per il servizio reso a tutta la Chiesa. Applicandolo al Collegio dei postulatori, sento di poter dire che “voi vi ponete al fianco specialmente dei Vescovi per sostenere il loro impegno nel diffondere la consapevolezza che la santità è l’esigenza più profonda di ogni battezzato, l’anima della Chiesa e l’aspetto prioritario della sua missione”. Tutti insieme affidiamo il nostro lavoro a Maria Santissima, Regina dei Santi.
[Fonte: www.causesanti.va] |
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NOTIZIE DAL MONDO |
2020 - SOVANA CELEBRA I 1000 ANNI DELLA NASCITA DEL PAPA SAN GREGORIO VII
La città toscana di Sovana (Grosseto) che nel 1020 diede i natali al Papa della lotta alle investiture e della scomunica ad Enrico IV, ricorda in un video il grande Pontefice e presenta la sua cattedrale millenaria, dedicata a San Pietro, ora aperta nuovamente al pubblico. Le spoglie del santo traslate il 22 febbraio u.s. dalla Cattedrale di Salerno resteranno a Sovana fino al 14.9.2020. A mille anni dalla nascita di san Gregorio VII, nato Ildebrando di Soana, 157mo Papa della Chiesa Cattolica, la sua città natale lo ricorda con una serie di iniziative. La Cattedrale di San Pietro partecipa all’edizione virtuale della Lunga Notte delle Chiese 2020. Un video disponibile sul web e prodotto in collaborazione con il Museo di Palazzo Orsini, racconta la storia del grande Pontefice e conduce all’interno dello splendido edificio sacro costruito mille anni fa. La Cattedrale ancora oggi rappresenta il cuore e la chiesa madre della Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello. Le restrizioni dovute al virus Covid-19 hanno comportato un ripensamento delle celebrazioni inizialmente previste. La visita virtuale tuttavia non lascia delusi.
ASSISI, 10.10.2020: CERIMONIA DI BEATIFICAZIONE DEL VENERABILE CARLO ACUTIS
La diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino è in festa per la notizia della beatificazione del ven.le Carlo Acutis che avverrà ad Assisi sabato 10 ottobre p.v. alle ore 16 nella Basilica papale di San Francesco. “La gioia che da tempo stiamo aspettando ha finalmente una data - afferma il vescovo diocesano mons. Domenico Sorrentino. Parliamo della beatificazione del venerabile Carlo Acutis.
La presiederà il cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. È bello che la notizia arrivi mentre ci prepariamo alla festa del Corpo e del Sangue del Signore. Il giovane Carlo si distinse per il suo amore per l’Eucaristia, che definiva la sua “autostrada per il Cielo”.
La notizia – aggiunge il vescovo – costituisce un raggio di luce in questo periodo in cui nel nostro Paese stiamo faticosamente uscendo da una pesante situazione sanitaria, sociale e lavorativa. In questi mesi abbiamo affrontato la solitudine e il distanziamento sperimentando l’aspetto più positivo di internet, una tecnologia comunicativa per la quale Carlo aveva uno speciale talento, al punto che papa Francesco, nella sua lettera ‘Christus vivit’ rivolta a tutti i giovani del mondo, lo ha presentato come modello di santità giovanile nell’era digitale. Scrive di lui il Santo Padre: (continua).
APRILE 2020: CONSENSO PER APERTURA PROCESSO DIOCESANO CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI MONS. GIUSEPPE COGNATA
Riportiamo qui di seguito il Comunicato ufficiale con il quale il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, annuncia che Papa Francesco, in relazione all’istanza presentata dal Gruppo dei Giuristi Cattolici, autorizza l’apertura della Causa di Beatificazione di Mons. Giuseppe Cognata (1885- 1972), S.D.B., Vescovo di Bova e Fondatore delle Salesiane Oblate del S. Cuore.
“Il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, ha la gioia di annunciare, nell’esultanza del tempo pasquale e nella festa della Divina Misericordia, che la Congregazione delle Cause dei Santi, con lettera inviata in data 15 aprile 2020 al Postulatore Generale dei Salesiani (Prot. VAR. 8579/20), don Pierluigi Cameroni, a firma di Mons. Marcello Bartolucci, Segretario della medesima Congregazione, comunica:
«Sono lieto di informarLa che la Congregazione per la Dottrina della Fede, con Lettera N. Prot. 911/1935-AS265-74579 del 17 febbraio c.a., ha comunicato a questo Dicastero che il Santo Padre “dopo attento e ponderato esame, ha dato il Suo augusto consenso alle richieste di religiosi e laici che impetravano l’apertura della Causa di beatificazione di S.E. Mons. Giuseppe Cognata, S.D.B., Vescovo di Bova”». (continua).
GIUGNO 2020: EFFETTUATA LA RICOGNIZIONE DEL CORPO DI DON ANTONIO PENNACCHI, L’APOSTOLO DI ASSISI
“Oggi sento battere il cuore di Assisi e di tutti gli assisani perché quello che stiamo vivendo è un grande impulso di grazia che viene nella nostra città in un momento che ci trova tutti in sofferenza a causa della pandemia globale”.
Lo ha detto il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino all’inizio della celebrazione eucaristica che si è tenuta, domenica 28 giugno 2020 nella chiesa Abbaziale di San Pietro, alla presenza delle spoglie mortali del venerabile don Antonio Pennacchi in occasione della ricognizione del suo corpo.
Il 14 marzo 2019 si è chiusa la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione del venerabile don Antonio Pennacchi ed è iniziata così la seconda fase. “Oggi – ha aggiunto il vescovo – mi sembra che avendo fatto la ricognizione dei suoi resti mortali è come se gli avessimo riconsegnato la città, le nostre strade, le nostre case. È davvero l’apostolo della nostra città e in questo momento le sue intercessioni dall’Alto e soprattutto il suo esempio di vita possono esserci di tanto conforto”. Questo sacerdote, (continua).
BRASILE 30.1.2020: CHIUSURA FASE DIOCESANA PROCESSO DI BEATIFICAZIONE RODOLFO LUNKENBEIN E SIMAO BORORO
Nei giorni 30 e 31 gennaio, in occasione della festa di Don Bosco, si è chiusa, nella missione salesiana di Meruri, Stato del Mato Grosso (Brasile), l’Inchiesta diocesana della Causa di martirio dei Servi di Dio Rodolfo Lunkenbein, SDB, (1939-1976) e Simão Bororo (1937-1976).
Nella serata del 30 gennaio si è svolta l’ultima sessione del processo, presieduta da mons. Protógenes José Luft, vescovo di Barra do Garças.
Erano presenti: i membri del tribunale, il Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, don Pierluigi Cameroni, il VicePostulatore, P. Paulo Eduardo Jácomo; P. Joao Bosco Maciel che molto ha collaborato nella fase diocesana; don Natale Vitali, Consigliere Regionale per l’America Cono Sud, don Gildásio Mendes dos Santos, Ispettore di Brasile-Campo Grande (BCG); don Joseph Grünner, in rappresentanza dell’Ispettoria della Germania; diversi Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice; il gruppo ADMA di Meruri e membri della comunità indigena bororo. (continua).
ROMA - 4/5 luglio 2020 - Mostra di SANTINI su “LE NUOVE INVOCAZIONI INSERITE NELLE LITANIE LAURETANE”
L’AICIS il prossimo 4-5 luglio presenterà una piccola esposizione dimostrativa di immaginette sacre, messe a disposizione dal Presidente Giancarlo Gualtieri e dal Vice Presidente Renzo Manfè, nell’ambito della manifestazione romana trimestrale ROMA COLLEZIONA, presso il Complesso Seraphicum - V. del Serafico, 3 - Roma EUR.
L’ingresso al salone sarà gratuito e l’orario sarà il seguente: Sabato ore 10.00-18.00 - Domenica ore 09-14.00. Il tema della piccola esposizione verterà sulle tre nuove invocazioni inserite per volontà di Papa Francesco nell’elenco delle Litanie Lauretane, le secolari invocazioni alla Vergine che concludono tradizionalmente la recita del Rosario.
Esse sono: “Mater Misericordiae”, “Mater Spei” e “Solacium migrantium”, ovvero “Madre della Misericordia”, “Madre della Speranza”, “Conforto” ma anche “Aiuto dei migranti”. La nuova disposizione del Pontefice – era giunta nella Giornata mondiale del Rifugiato – ed è stata comunicata dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina ai sacramenti in una lettera ai presidenti delle Conferenze episcopali. |
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GIAN LODOVICO MASETTI ZANNINI |
2015 – 1° AGOSTO – 2020: NEL V ANN.RIO DELLA SCOMPARSA DEL PRESIDENTE AICIS GIAN LODOVICO MASETTI ZANNINI
Il prossimo 1° agosto saranno cinque anni che il nobile Gian Lodovico dei Conti Masetti Zannini si è spento serenamente in Roma.
L’AICIS – Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre vuole qui far memoria della sua grande attività di studi e vita pubblica attraverso la sottostante biografia stilata da Tommaso di Carpegna Falconieri.
L’AICIS deve molto al dr. Masetti Zannini in quanto è stato attivamente presente nell’associazione fin dalla fondazione, il 6 luglio 1983, nella Sala Baldini del complesso parrocchiale di Santa Maria in Campitelli a pochi passi da Piazza del Campidoglio, con l’accettazione della nomina di Vice Presidente e, dopo la morte del fondatore Comm. Gennaro Angiolino, con l’accettazione nel 2003 della nomina a Presidente fino al 2012 quando per motivi di salute ha chiesto di essere esentato da un nuovo incarico.
Il periodo sotto la sua presidenza è stato prolifico di idee, di consigli, di partecipazione di tanti nuovi associati, di realizzazione di belle iniziative, compresa quella della concretizzazione della rivista sociale “Santini e Santità” della quale era molto orgoglioso.
Un sentito grazie ancora una volta al Dr. Masetti Zannini (nella foto, iniziando da destra: Renzo Manfè; Dr. G.L.Masetti Zannini; Padre L. Migliaccio, OMD; Giancarlo Gualtieri, attuale Presidente; Gianni Zucco; Antonio Mennonna) da parte del Consiglio Direttivo e di tutta l’Associazione. Una figura indimenticabile e un pilastro importante fin dagli inizi lenti e difficili dell’Associazione.
Siamo lieti di aver, a suo tempo, nominato la sua consorte Donna Eleonora di Napoli Rampolla “Socio onorario Aicis”.
Ringraziamo il figlio Alessandro Vincenzo di essere vicino all’Associazione attraverso la partecipazione al gruppo Aicis in Facebook e di averci inviato il sottostante articolo di Tommaso di Carpegna Falconieri.
Anche quest’anno una delegazione Aicis sarà presente alla celebrazione eucaristica a Santa Maria in Vallicella per il caro Presidente defunto presso l’altare sotto il quale riposano le spoglie mortali del grande santo San Filippo Neri, del quale il conte Masetti Zannini era molto devoto. (Renzo Manfè).
RICORDO DI GIAN LODOVICO MASETTI ZANNINI
di Tommaso di Carpegna Falconieri
Sodale del nostro Gruppo dal 1983, spentosi serenamente a Roma il 1° agosto 2015, il conte Gian Lodovico Masetti Zannini è stato commemorato il 7 ottobre al Caffè Greco alla presenza della consorte Donna Eleonora Di Napoli Rampolla, dei figli Alessandro Vincenzo e Guglielmo e della nuora Caterina.
Uomo di alta levatura morale e intellettuale, gentiluomo, studioso e amico, Gian Lodovico trasmetteva un sentimento spontaneo di simpatia.
Molti ne ricordano la generosità nel fornire a chiunque glielo chiedesse (e non erano pochi) informazioni storiche e bibliografiche sui più svariati argomenti, e molti ricordano la sua presenza costante nella Biblioteca Apostolica Vaticana e nell’Archivio Segreto Vaticano. Affettuosamente ce lo figuriamo mentre, come ogni domenica, se ne torna a casa da Porta Portese con le sporte di libri appena acquistati per rifornire la sua sterminata biblioteca.
Gian Lodovico Masetti Zannini nacque a Brescia l’8 Febbraio 1929 da una famiglia bolognese di antica tradizione. Compiuti gli studi classici al Liceo Arnaldo da Brescia, conseguì la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Stato di Milano e si diplomò alla Rupprecht Karl Universität di Heidelberg.
Nel 1945 iniziò a collaborare con quotidiani e periodici e dal 1951 al 2013 fu iscritto all’Albo dei Giornalisti (elenco Pubblicisti).
Dal 1954 al 1957 ricoprì incarichi presso la Presidenza del Consiglio (Amministrazione degli Aiuti Internazionali e UNICEF) a Milano. Durante il Concilio Ecumenico Vaticano II fu corrispondente di giornali e prestò vari servizi, essendo stato nel frattempo nominato da Sua Santità Giovanni XXIII suo Cameriere di Cappa e Spada.
Per speciali benemerenze fu insignito da Sua Santità Paolo VI della medaglia d’argento del Concilio e della croce di cavaliere di S. Gregorio Magno (1970).
Fu gentiluomo di Sua Santità, cavaliere di giustizia dell’Ordine Costantiniano di S. Giorgio e commendatore dell’Ordine della Corona del Belgio.
Dal 1959 al 1984 fu assiduo collaboratore de L’Osservatore Romano con articoli di critica storica e letteraria. Collaborò al CNR con ricerche sulle biblioteche monastiche e sulla storia dell’educazione in relazione al pensiero filosofico e ai problemi della scienza.
Dal 1966 al 1971 ebbe l’incarico di professore di Metodologia pubblicistica nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense e nel 1980-1981 quello di Sociologia religiosa nello Studio Teologico Bolognese.
Fu anche consigliere dell’Associazione Nazionale Cesare Beccaria di Milano, della Scuola Infermieristica S. Vincenzo dell’Ospedale di S. Spirito in Sassia a Roma e del Circolo S. Pietro.
Si dedicò all’Oratorio Secolare di San Filippo Neri, del quale fu vicerettore dal 1972 e rettore dal 1983 al 2013.
Nel 2003 fu nominato presidente dell’AICIS (Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre) e in seguito ne fu presidente onorario.
Dal 1987 al 2005 fu consultore della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi (sezione storica).
Fu inoltre presidente della Commissione Araldica-Genealogica della Romagna, delegato della Giunta Araldica Centrale e consigliere per molti anni della Famiglia Romagnola in Roma, di cui presiedette il collegio dei probiviri.
Fu proboviro e poi vicepresidente della Società di Studi Romagnoli, consigliere del Centro Studi Baruffaldi di Cento (Ferrara) sin dalla fondazione e socio fondatore della Società per la Storia della Chiesa di Bologna.
Fu inoltre membro della Società Romana di Storia Patria, delle Deputazioni di Storia Patria per la Romagna, la Dalmazia e Ferrara, deputato della Deputazione di Storia Patria per le Marche, membro della Società Torricelliana di Scienze Lettere ed Arti di Faenza, delle Accademie di San Carlo di Milano, Rubiconia dei Filopatridi di Savignano sul Rubicone, degli Incamminati di Modigliana, dei Concordi di Rovigo, degli Imperfetti di Fivizzano, dei Benigni di Bertinoro, dell’Ateneo di Brescia, dell’Accademia Olubrense, della Società Storica Lombarda, del Collegio Araldico Romano, della Società di Studi Storici per il Montefeltro.
La mole della sua produzione appare imponente, corrispondendo a oltre quattrocento fra articoli, saggi e libri e ad oltre millecinquecento articoli di giornale.
L’intenso lavoro di studio, di pubblicazioni, consulenze e attività oratoria fu sempre da lui svolto quasi esclusivamente sotto forma di volontariato.
Nella sua casa di Bologna raccolse notevoli collezioni di manoscritti e testi a stampa per un totale di oltre 60.000 esemplari. In quella stessa dimora diede inizio a una libera attività culturale ed artistica con mostre, lezioni, concerti.
I suoi studi furono orientati verso la storia moderna e in particolare verso la storia religiosa ed ecclesiastica, nonché la storia dell’educazione e della cultura, con una predilezione speciale verso lo Stato pontificio, Roma, l’Emilia e la Romagna, sia nelle loro specificità, sia nei loro reciproci intrecci.
Dopo i primi lavori su Papa Pio IX ed il suo pontificato, approfondì numerosi temi del Cinquecento e Seicento, prevalentemente romagnolo. Lunghi anni trascorsi nell’Archivio di Stato di Roma, con spogli sistematici di fondi archivistici, lo portarono a illustrare le sue ricerche in numerosi scritti sulla vita privata romana del Rinascimento.
Dal 1975 intraprese una vasta ricerca nell’Archivio Segreto Vaticano, che aveva frequentato fin dal 1959, seguendo varie linee di ricerca: la religiosità popolare, l’arte, le scienze, la storia delle diocesi della Romagna, la vita monastica, l’educazione femminile, la storia della musica.
Fra i suoi libri di argomento romano si possono ricordare Il bicchiere di papa Mastai (Brescia 1957); I pontefici in Campidoglio […] (Roma 1966); Il venerabile servo di Dio Cesare Baronio […] (Roma 1966); Il Circolo San Pietro […] (Roma 1969); La Compagnia dei bresciani in Roma […] (Brescia 1969) Libri su Roma […] (a cura di A. Ravaglioli, collaborazione di G.L. Masetti Zannini, Roma 1973); Pittori della seconda metà del Cinquecento in Roma […] (Roma 1974); Stampatori e librai a Roma nella seconda metà del Cinquecento […] (Roma 1980); Roma romagnola […] (A. Ravaglioli, collaborazione di G.L. Masetti Zannini, Roma 1982); Estensi a Roma. Secolo XVI (Ferrara 1995).
Gian Lodovico parlava con un leggero accento emiliano e certamente era e si sentiva anche bolognese, e però il suo legame con Roma era radicato, nell’abitare a via del Governo Vecchio, nell’amore per la storia e le storie della città, e forse soprattutto nell’appartenenza di fede, con la sua devozione speciale al papato e a san Filippo Neri.
Ovunque nei suoi scritti si incontra quel gusto raffinato per la minuzia e per l’aneddoto che è una delle caratteristiche di fondo dei Romanisti. Scrisse su L'Urbe, su Studi Romani e su Lazio Ieri e Oggi; ma continua fu soprattutto la sua collaborazione con la nostra Strenna, dove iniziò a pubblicare nel 1974.
Da allora ogni anno, fino al 2010, giunse puntuale il suo articolo: 37 articoli in 37 anni.
Tanti sono i ricordi che mi legano a lui, nei nostri incontri al Caffè Greco (frequentava assiduamente le riunioni del Gruppo), nelle biblioteche, in famiglia.
Ricordo la volta che scrisse un articolo delicato e malinconico su una letterina scritta a sei anni da una fanciulla della mia famiglia nel Cinquecento, che si chiamava Laura e che ci guarda ancora con i suoi grandi occhi scuri – per sempre bambina – in uno dei saloni di Carpegna. Ricordo quando mi mostrò la sua biblioteca a Bologna.
La biblioteca è una costruzione personale, direi persino intima, che proietta all’esterno la spiritualità di chi la crea; la biblioteca di Gian Lodovico è immensa e curiosa.
Ricordo quando pubblicammo Prisca fide (Roma 2004), una raccolta di studi per festeggiare i suoi settantacinque anni, in cui tra l’altro si può ritrovare quasi per intero la sua bibliografia. Il problema era serio: come si poteva regalare un libro a una persona che ne possedeva decine di migliaia?
Per questo decidemmo di farglielo su misura, apposta per lui. Ricordo infine quando, per il matrimonio tra mia sorella Caterina e suo figlio Guglielmo, Gian Lodovico chiamò a Carpegna un camion pieno di campane, che suonarono «il doppio tocco bolognese» per le vie del paese. Fu uno scampanio gioioso, un augurio di gioia.
E proprio con questo canto allegro di campane mi piace ricordare il nostro caro amico
[Tratto dalla “Strenna dei Romanisti”, anno 2016, pagg.493-497]. |
I “SANTI PATRONI” DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE D’ITALIA
di Giancarlo GUALTIERI
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14ª REGIONE: SARDEGNA Province: CAGLIARI – NUORO – ORISTANO – SASSARI - SUD SARDEGNA (CARBONIA-IGLESIAS)
La Regione ecclesiastica Sardegna è una delle sedici regioni ecclesiastiche in cui è suddiviso il territorio della Chiesa cattolica in Italia. Il suo territorio corrisponde al territorio della regione amministrativa Sardegna della Repubblica Italiana.
Questa regione ecclesiastica è composta da dieci diocesi così ripartite: I- Arcidiocesi di Cagliari (Diocesi di Iglesias, Diocesi di Lanusei, Diocesi di Nuoro). II-Arcidiocesi di Oristano (Diocesi di Ales-Terralba). III-Arcidiocesi di Sassari metropolitana (Diocesi di Alghero-Bosa, Diocesi di Ozieri, Diocesi di Tempio-Ampurias).
La notizia della più antica presenza cristiana in Sardegna riguarda una lista di condannati alle miniere nel sud-ovest dell’isola, preparata da Vittore vescovo di Roma su richiesta di Marcia, favorita dell’imperatore Commodo (180- 192) e forse cristiana, da accludere a una lettera liberatoria dello stesso imperatore; ne beneficiò anche il futuro papa e martire Callisto I (217-222), colà deportato non perché cristiano ma condannato per peculato. Degli altri graziati si sa solo che quella condanna dipendeva dalla loro fede.
Nel 235, sotto Massimino il Trace, toccò al vescovo romano Ponziano di essere confinato «in Sardegna, un’isola malsana», dove cessò di vivere dopo feroci maltrattamenti, in località imprecisata; pochi anni dopo, però, la memoria del sito della tomba consentì la traslazione dei suoi resti a Roma.
Risale al 314 la prima attestazione a Cagliari di una comunità cristiana dotata delle essenziali articolazioni di personale e di ministeri, guidata da un vescovo proprio – il primo o i primi di loro, giunti probabilmente dall’Africa – e attiva nella propagazione della nuova fede: gli oltre quarant’anni di pace goduti dal cristianesimo prima della persecuzione di Diocleziano (303-305) favorirono il proselitismo iniziato dai primi annunciatori – provenienti per lo più dalle aree di Roma e di Cartagine – anche in altri centri urbani della costa: lo provano i martiri, il cui culto risale alla fine del IV sec.-inizi del V: Gavino a Porto Torres (Turris Libisonis), Lussorio a Fordongianus (Forum Traiani), Antioco a Sant’Antioco (Sulci), Efisio a Nora, Saturno a Cagliari; forse più tardivo è il culto di Simplicio, pur sicuramente attestato «in Sardinia» dal Geronimiano, a Olbia. Quintasio di Cagliari fu tra i circa quaranta vescovi occidentali convocati da Costantino al sinodo di Arles (314).
La regione SARDEGNA ha come Santi Patroni: Sant’ Antioco di Sulcis - Festa: 13 nov., 15º g. dopo Pasqua, 1º ago. Nostra Signora di Bonaria - Festa: il 25 mar., il 24 apr. e la prima dom. di lug.
Sant’Antioco di Sulcis (Mauretania, 95 – Sardegna, 127), si dice fosse un medico orientale che durante l’impero di Adriano, a causa della sua fede in Cristo, fu mandato in esilio a lavorare nelle miniere di piombo in un’isoletta della Sardegna chiamata allora per questo motivo Plumbaria.
Quì continuò a convertire molte persone al Cristianesimo, tra le quali un saldato di nome Ciriaco, suo carceriere. Condannato per questo a morte dalle autorità imperiali, prima di spirare Antioco invocò la protezione del Signore sulla Sardegna e sul suo popolo, che ancora oggi lo venera. La sua memoria liturgica ricorre il 13 dicembre.
Comunque in diverse località della Sardegna, il comune di Sant’Antioco e l’omonima isola, il santo viene festeggiato il quindicesimo giorno dopo Pasqua (la festa principale), il 1º agosto e il 13 novembre. Quella di Sant’Antioco Martire, Patrono di tutta la Sardegna, tra fede, cultura e tradizione è la Festa più antica dell’Isola. (Fig.1)
Nostra Signora di Bonaria o Madonna di Bonaria, è il titolo con il quale viene venerata la madre di Gesù, raffigurata nel simulacro che si trova nell’omonimo santuario di Cagliari custodito da sempre dai frati dell’Ordine di Santa Maria della Mercede.
Secondo la leggenda, il 25 marzo 1370 una nave partita dalla Catalogna fu sorpresa da una tempesta. I marinai per alleggerire l’imbarcazione gettarono in mare tutto il carico, tra cui una pesante cassa.
Questa approdò sulla spiaggia di Cagliari, proprio sotto il colle di Bonaria, dove sin dal 1324 si era insediata una comunità catalana. I frati del convento, apertala, vi trovarono una statua lignea della Vergine Maria, con il Bambino Gesù in un braccio e nell’altra mano una candela accesa. La devozione alla statua miracolosa si diffuse immediatamente in tutta la Sardegna.
Le solennità di Nostra Signora di Bonaria vengono celebrate il 25 marzo a ricordo del rinvenimento prodigioso del Simulacro della Vergine. Il 24 aprile giorno della sua incoronazione per volere di papa Pio IX nell’anno 1870.
Infine la prima domenica di luglio per commemorare i reduci della guerra combattuta contro gli Austriaci nel 1866. La statua della Vergine, Protettrice dei Naviganti, viene portata in processione fino al porto e sistemata su una imbarcazione, che fa il giro nel golfo degli Angeli seguita da numerosi battelli pieni di fedeli.
I conquistadores spagnoli diedero per devozione il suo nome alla capitale dell’Argentina, Buenos Aires. Il 13 settembre 1907 papa Pio X proclamò la Madonna di Bonaria patrona massima della Sardegna. (Fig. 2)
I Santi patroni della città di CAGLIARI sono: S. Saturnino di Cagliari (Santu Sadurru) (Cagliari, 23 mag. 285 – Cagliari, 30 ott. 304), è stato un cristiano vissuto in Sardegna e, secondo la tradizione, martirizzato durante le persecuzioni volute da Diocleziano. Venerato dalla Chiesa cattolica, è patrono della città di Cagliari.
La Passio Sancti Saturnini Martyris del XII secolo, racconta che il giovane Saturnino venne jugulatus, cioè sgozzato, il 30 ottobre del 304, all’età di 19 anni, 5 mesi e 8 giorni perché riconosciuto cristiano, e sepolto nella necropoli dove sarebbe sorta la basilica a lui dedicata. Cagliari festeggia San Saturnino il 30 ottobre di ogni anno con i riti religiosi nella Cattedrale e la processione fino alla basilica di San Saturnino. (Fig. 3)
Sant’ Efisio (Elia, 250 – Nora, 15 gennaio 303), nato in Asia minore da madre pagana e padre cristiano, dopo la perdita di quest’ultimo si arruolò nell’esercito imperiale. Secondo la tradizione si trasferì in Italia al seguito dell’esercito, una notte in sogno gli apparve una croce che risplendeva fra le nuvole mentre una voce che gli rimproverava la sua scelta di vita.
Convertitosi al cristianesimo abbandonò l’esercito ed iniziò a predicare il Vangelo ai pagani. Giunse quindi in Sardegna dove il paganesimo era molto diffuso. Condannato a morte dall’imperatore Diocleziano, fu imprigionato e torturato. Ma le ferite si rimarginarono, allora Efisio fu messo a morte sul patibolo a Nora vicino Cagliari il 15 gennaio 303.
Prima di morire invocò la protezione divina sul popolo sardo.
La Festa di Sant’Efisio martire che si svolge nella città di Cagliari è una delle più importanti della Sardegna, ed è una tra le processioni a piedi più lunghe d’Europa.
La festa cade il 1º maggio a ricordo della terribile ondata di peste che colpì la cittadina sarda nel 1656. Da Cagliari la statua del Santo viene trasportata verso Pula e poi condotta a Nora dove si trova l’antica chiesa di Sant’Efisio.
Dopo due giorni di preghiere la Statua riparte alla volta di Cagliari accompagnata in processione dai fedeli dopo aver percorso a piedi circa 80 km. (Fig.4)
I Santi patroni della città di NUORO sono: San Biagio di Sebaste, (Sebastea, III secolo – Sebastea, 3 febbraio 316), medico armeno fu nominato vescovo della sua città.
A causa della sua fede cristiana venne imprigionato dai Romani che lo torturano con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana e poi lo decapitarono.
Nell’VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea in Lucania, di cui è patrono e dove è stata costruita una basilica sul Monte San Biagio. Secondo la leggenda, avendo guarito miracolosamente un bambino cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo.
A quell’atto risale il rito della “benedizione della gola”, compiuto con due candele incrociate.
A Lollove piccolissima frazione di Nuoro di appena trenta abitanti, il 3 febbraio di ogni anno si celebra la festa più importante dell’antico borgo rurale, per l’occasione arrivano migliaia di fedeli da Nuoro ed altri paesi della Sardegna e tantissimi emigranti da ogni parte del mondo. (Fig.5).
Santa Maria della Neve, secondo la tradizione la notte del 4 agosto 352 a Roma, la Madonna apparve in sogno ad un patrizio romanochiedendogli di costruire una grande chiesa nel luogo dove la mattina seguente avrebbe nevicato.
Il giorno dopo, il colle Esquilino era ricoperto da un soffice manto bianco di neve. Papa Liberio, che aveva avuto la stessa visione, fece costruire in quel luogo una maestosa Chiesa che prese il nome di Basilica Liberiana dal nome del Papa con il titolo di Ad Nives divenuta poi l’attuale Basilica di Santa Maria Maggiore per indicare la sua prevalenza su tutte le chiese romane dedicate alla Vergine.
Il culto della Madonna della Neve si diffuse da allora in tutta Italia.
In Sardegna vi sono circa 152 santuari a Lei dedicati, nell’Isola il più conosciuto è quello di Desulo: una chiesetta campestre fatta costruire al passo di Tascusì, nel cuore del Gennargentu alla fine dell’Ottocento da due viandanti sopravvissuti a una tormenta di neve.
Ogni 5 agosto la città di Nuoro festeggia la Patrona Santa Maria della Neve. In Cattedrale si celebra il solenne pontificale presieduto dal vescovo e dopo la messa la processione per le vie del centro storico con il simulacro della Madonna. (Fig.6)
I Santi patroni della città di ORISTANO sono: Sant’ Archelao (Forum Traiani I sec. - 100 Oristano), secondo la tradizione, era originario di Forum Traiani un’antica città romana, corrispondente all’odierna Fordongianus, nel centro della Sardegna, in provincia di Oristano. Scarse sono le notizie sulla sua vita, nato da nobile famiglia pagana, si convertì al cristianesimo e predicò il Vangelo.
Sant’ Archelao (Forum Traiani I sec. - 100 Oristano), secondo la tradizione, era originario di Forum Traiani un’antica città romana, corrispondente all’odierna Fordongianus, nel centro della Sardegna, in provincia di Oristano. Scarse sono le notizie sulla sua vita, nato da nobile famiglia pagana, si convertì al cristianesimo e predicò il Vangelo.
Per questo fu denunciato alle autorità romane e lapidato per ordine di Traiano il 13 febbraio dell’anno 100. A Fordongianus è stata rinvenuta la tomba con epigrafe.
Le sue reliquie furono traslate in Duomo a Oristano, l’11 febbraio 1611, deposte all’interno di una cassa di marmo bianco dove si legge una scritta in latino che recita “qui sono custodite ossa e capo di sant’Archelao”.
Sant’Archelao è il patrono di Oristano e la festa annuale si celebra il 13 febbraio. (Fig.7)
Nostra Signora del Rimedio, compatrona dell’Arcidiocesi di Oristano. La devozione ed il culto alla B. Vergine Maria, invocata con il titolo del Rimedio, risalgono agli inizi del sec. XIII ed è legato al fondatore dell’Ordine Trinitario, S. Giovanni de Matha.
Il Santuario della Madonna del Rimedio di Oristano è uno dei più importanti santuari mariani di tutta la Sardegna e la devozione alla Madonna è testimoniata dalla straordinaria quantità di ex-voto custodita nella cappella gotica dove è venerata da tempi remoti una statua in pietra policroma della Vergine col Bambino, detta appunto del Rimedio, attribuita a ignoto spagnolo del 1300.
Le celebrazioni religiose iniziano con la novena e vivono il momento culminante l’8 settembre, quando le messe si celebrano per tutta la giornata in modo da far fronte alle richieste delle migliaia di pellegrini che arrivano da tutta l’isola. (Fig.8).
I Santi patroni della città di SASSARI sono: SS. Gavino, Proto e Gianuario († Porto Torres, 25 e 27 ottobre 303), la storia dei Santi Martiri Turritani Gavino, Proto e Gianuario, secondo una ‘Passio’ risale al 303 d.C., quando Barbaro, Governatore di Corsica e Sardegna, fece arrestare un presbiterio di nome Proto e un diacono di nome Gianuario, in quanto predicavano il Vangelo nella cittadina di Turris. I due però riuscirono a convertire anche il loro carceriere, un soldato di nome Gavino. Il Governatore infuriato condannò a morte Gavino che venne decapitato il 25 ottobre del 303. Stessa sorte toccò a Proto e Gianuario, due giorni dopo furono portati nello stesso luogo dove era stato ucciso Gavino, e dopo aver pregato, furono giustiziati. Nell’XI secolo sul Monte Agellu fu eretta la Basilica dedicata ai tre Martiri Turritani nella cui cripta sono custodite le loro reliquie. I tre Santi sono Compatroni dell’arcidiocesi di Sassari e Patroni di Porto Torres e sono commemorati il 25 ottobre, mentre la festa si tiene la domenica di Pentecoste e il lunedì successivo. Il 3 maggio i simulacri lignei del XVII secolo, raffiguranti i Martiri vengono portati in processione dalla Basilica di San Gavino sino alla chiesa di San Gavino a Mare (Balai Vicino). La sera del giorno di Pentecoste con altra solenne processione i tre “Corpi Santi” vengono riportati nella Basilica di Monte Agellu. (Fig.9)
San Nicola di Bari, (Patara di Licia, 15 marzo 270 – Myra, 6 dicembre 343), vescovo greco di Myra è considerato un santo miroblita (il cui corpo, prima o dopo la morte, emana una fragranza, o lascia colare olio profumato, in questo caso la cosiddetta ‘Manna di San Nicola’). Il suo culto si diffuse dapprima in Asia Minore poi in Occidente, a partire da Roma e dal Meridione d’Italia, facendo diventare San Nicola già nel Medioevo uno dei santi più popolari del cristianesimo e protagonista di molte leggende miracolose. Il santo oggi è considerato patrono di marinai, pescatori, farmacisti, profumieri, bottai, bambini, ragazze da marito, scolari, avvocati, prostitute, ed è il santo protettore di circa 274 comuni. La Cattedrale di Sassari risalente al XII secolo, costruita nel luogo in cui, secondo la tradizione, fu trovata un’immagine sacra della Vergine, è appunto dedicata a San Nicola Patrono della cittadina. Ogni 6 dicembre, in occasione della Festa di San Nicola, è rimasta l’usanza, dopo la Celebrazione della Santa Messa, di consegnare ad alcune coppie di nubendi la “Dote di San Nicola”, piccolo segno per chi, avviandosi al Matrimonio, necessita di un sostegno economico. (Fig.10).
I Santi patroni della città di Sud Sardegna Provincia (Carbonia-Iglesias) sono: Carbonia: San Ponziano Pontefice Martire (Roma, ... –
Sardegna, 19 novembre 235), discendente di una ricca e potente famiglia di Roma, la famiglia Calpurni, salì sul trono di Pietro dal 21 luglio 230 al 28 settembre 235. Durante il suo papato all’interno della Chiesa romana si aprì uno scisma, portato avanti da Ippolito, considerato come il primo Antipapa della storia. Ponziano decise allora di abdicare in favore di Ippolito pur di mantenere la Chiesa unita. L’Imperatore Gaio Giulio Vero Massimino, fece deportate sia Ponziano che Ippolito in Sardegna.
Ponziano morì appena dopo un mese. I loro corpi, infine, furono sepolti a Roma, il primo nel cimitero di Callisto, il secondo nel cimitero sulla via Tiburtina. A Carbonia la Chiesa di San Ponziano, realizzata in stile neoromanico, fu inaugurata con la città e consacrata il 18 novembre 1939. Il Patrono della città viene festeggiato ogni giovedì successivo alla seconda domenica di maggio con una solenne processione religiosa. (Fig.11).
Iglesias: Santa Chiara d’Assisi, nata Chiara Scifi (Assisi, 16 luglio 1194 – Assisi, 11 agosto 1253), è stata una religiosa italiana, collaboratrice di San Francesco d’Assisi e fondatrice dell’ordine delle Clarisse: fu canonizzata come santa Chiara nel 1255 da Alessandro IV nella cattedrale di Anagni. Il 17 febbraio 1958 fu dichiarata da Pio XII santa patrona della televisione e delle telecomunicazioni. La principale chiesa dedicata a Chiara è la basilica di Santa Chiara ad Assisi, dove le sue spoglie sono conservate. Invece l’unica cattedrale al mondo intitolata a Santa Chiara, sorge nel centro storico della città mineraria di Iglesias, comune italiano della provincia del Sud Sardegna e sede vescovile della diocesi omonima. La Patrona della cittadina viene festeggiata ogni 11 agosto con solenni celebrazioni religiose in Cattedrale, a seguire la processione con il simulacro di Santa Chiara per le vie del Centro Storico e celebrazioni civili a cura della Pro Loco con musiche, balli e la sagra del “mustazzeddu de tamatiga”, una focaccia tipica iglesiente a base di pomodoro fresco. (Fig.12). |
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