Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

 

 

 

ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTORI IMMAGINETTE SACRE

 

 

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Notiziario bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

 

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare.

Per il 30° anniversario della fondazione dell'A.I.C.I.S. (1983-2013), il Consiglio Direttivo, riunitosi in ottobre u.s., per nuovi tesserati, mai prima iscritti, ha riconfermato la campagna promozionale 2012.

Il Consiglio, infatti, ha stabilito che anche per l’anno 2013 quanti non sono stati mai iscritti all’AICIS e desiderano associarsi oltre la quota di iscrizione (euro 3,00), pagheranno nel 2013 la quota promozionale di euro 22,00, anziché 35,00. L'importo dovrà essere versato sul conto corrente postale nr. 39389069 intestato all' A.I.C.I.S. (Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre)

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

 

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.


Per Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel. 328-6911.049
e-mail: aicis_rm@yahoo.it

 

 

 

 

 

 

In copertina: SAN Domenico di Guzman:

Giubileo Domenicano per l’VIII Centenario della sua morte (1221- 2021)

- Cromolitografia dei primi anni del ‘900 [Collezione G.Gualtieri]

 

 

 

1/2021 - SANTINI OFFERTI DAI SOCI PER GLI ASSOCIATI

1 - Servo di Dio Eugenio di Mazenod, vescovo di Marsiglia. Retro: Note biografiche e Preghiera. Santino offerto da A.I.C.I.S.

2 - Padre Alberto Hurtado, un Padre per il Cile. Retro: Preghiera. Santino offerto da frà Michele M. GIULIANO, ofm.

3 - Madonna con Bambino (Pinturicchio, copia) e sotto Gesù Nazzareno (Prof.Iacovino). Retro: Preghiera a Gesù, preghiera alla Madonna. Santino offerto da Lucio BIGI.

4 - Santa Maria Goretti, vergine e martire che si venera nella Parrocchia di San Domenico Soriano, Napoli. Retro: Preghiera. Santino (Serie MG 52) offerto da frà Michele M. GIULIANO, ofm.

5 - San Luigi Scrosoppi (1804-1884). Retro: preghiera alla Ss.ma Trinità per intercessione di S.Luigi Scrosoppi. Santino offerto da Davide GOLFETTO.

6 - Nostra Signora di Lourdes (scultura in legno di Ortisei, 2012 - Alessandria). Retro: Informazioni. Santino offerto da Roberto DE SANTIS.

7 - Sr. Maria Francesca Giannetto. Retro: Preghiera. Santino offerto da Fra Michele Maria GIULIANO.

8 - San Giuseppe, statua – Chiesa S.Lucia a Tricase. Retro: Preghiera. Santino offerto da Giuseppe COLAZZO.

9 - Maria Ss.ma del Tindari. Retro: Preghiera. Santino offerto da Giovan Battista ANANIA.

10 - Beato Nicola Barrè dei Minimi. Retro: Cenni storici e Preghiera. Santino offerto da Renzo MANFÈ.

11 - Nostra Signora di Lourdes. (Scultura in legno di tiglio - Ortisei 2012 - Dono dei fedeli della Diocesi di Alessandria all’OFTAL - Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes). Santino offerto da Roberto DE SANTIS.

12 - San Tarcisio, martire, che si venera nella Chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo in Vezzana (CE). Retro: Preghiera. Santino (Serie MG 53) offerto da padre Michele M. GIULIANO, ofm.

 

(Un sentito “grazie” a tutti gli offerenti)

 

 

VITA ASSOCIATIVA

 

 

- AUGURI DI BUON ANNO 2021! Il Presidente Giancarlo Gualtieri e il Consiglio Direttivo AICIS augurano sia agli associati che ai loro familiari un più sereno 2021, risolutore di tante problematiche intervenute in Italia e nel mondo nello scorso anno, a causa della pandemia Covid-19. Buon Anno!!

 

- AICIS - PROGRAMMA RIUNIONI NELLA SEDE DI CAMPITELLI PER IL 2020 Il Consiglio Direttivo nella riunione di ottobre 2020 ha stabilito le date degli incontri mensili AICIS presso la Parrocchia di Piazza in Campitelli, 9 – Roma per l’anno successivo.

Gli incontri previsti, in genere il primo martedì del mese, per il 2021 avranno le seguenti date, Covid-19 permettendo ovviamente:

 

12 gennaio (2° martedì); 2 Febbraio; 2 Marzo; 7 Aprile; 4 Maggio; 1° Giugno; 7 Luglio; Agosto = vacanza; 7 Settembre; 5 Ottobre; 9 Novembre (2° martedì) e 7 Dicembre.

 

- AICIS - QUOTA SOCIALE PER L’ANNO 2021:

 

euro 38,50 Il Consiglio Direttivo conferma che la quota sociale di questi ultimi anni, euro 38,50, rimarrà anche per il 2021. Si allega a questo numero 1/2021 il modulo di c/c postale per il versamento, fiduciosi nel rinnovo della quota da parte di tutti gli associati. Abbiamo già una decina circa di nuovi richiedenti l’iscrizione alla nostra Associazione.

 

 

TESSERA SOCIALE 2021

 

 

 

Presentiamo la Tessera sociale per il 2021. La nuova Tessera celebra sul lato A (anteriore) l’Anno di San Giuseppe (2020 – 8 dicembre – 2021) in occasione del 150° Ann.rio della proclamazione di San Giuseppe a Patrono della Chiesa Universale da parte del Pontefice Pio IX e sul lato B (posteriore) l’VIII Centenario della morte di San Domenico di Guzman (1221-2021).

Si invia con la Rivista nr.1 tale tessera a tutti i soci dei quali è giunta in Segreteria la conferma da parte dell’Ente Bancoposta dell’effettuato pagamento della quota sociale per questo 2021.

 

- APPROVATO IL RENDICONTO DELL’ESERCIZIO 2019

 

Il Rendiconto dell’Esercizio 2019 è stato pubblicato sulla Rivista nr.4 del 2020 ed a tutti i soci aventi diritto è stato inviato l’apposita scheda per la relativa votazione con busta preindirizzata per la restituzione all’AICIS.

Sono pervenute in Segreteria 64 schede. 63 soci hanno approvato il Rendiconto dell’Esercizio 2019 ed 1 socio ha votato NO. Qualche socio ha aggiunto un’osservazione o un suggerimento che il Consiglio Direttivo prenderà in considerazione

Pertanto, il Rendiconto dell’Esercizio 2019 si ritiene approvato. Un sentito ringraziamento a quanti hanno partecipato alla votazione.

 

RINNOVATA IN CONSIGLIO DIRETTIVO LA PROPOSTA PER IL 2021: “UN NEOFITA PER OGNI TESSERATO”

 

Lo scorso dicembre il Consiglio Direttivo ha approvato la proposta del Consigliere Renzo Manfè anche per il 2021 “Un neòfita per ogni tesserato”. Pertanto, ogni socio Aicis, tesserato nel 2021, può presentare in Segreteria Aicis (anche solo contattando per telefono il Vice Presidente Renzo Manfè – 328-6911.049) un amatore di immaginette sacre, previo il di lui consenso, comunicando generalità e telefono. L’Aicis richiederà al neòfita la compilazione del modulo di iscrizione e l’invio dei moduli inerenti la “privacy”. L’Aicis per tutto il 2021 invierà al neòfita quanto previsto per il tesserato presentatore. Ecco le condizioni: 1 - Deve trattarsi di un amatore di santini mai precedentemente iscritto all’Aicis; 2 - Il nome deve essere presentato e confermato dal Consiglio Direttivo, come previsto dall’articolo 1 del Regolamento attuale. 3 - Il neòfita farà pervenire in Segreteria debitamente firmati e compilati i moduli ricevuti

 

 

 

 

I SENTIERI DEL FONDATORE DELL’A.I.C.I.S. (parte 5a ) di Attilio GARDINI

 

In questa nuova rubrica presentiamo alcuni articoli del fondatore e primo Presidente dell’Aicis: il Comm. Gennaro Angiolino (1928-2002). Questo servizio è tratto dalla Circolare informativa per i Soci Aicis n. 214 dell’ottobre 2000.

 

Ringraziamo il nostro socio Attilio Gardini che, consultando documenti associativi degli anni passati, ci restituisce la figura fresca e innovativa di G. Angiolino innamorato curatore delle immagini sacre di piccole dimensioni e ci espone anche le classiche tematiche ricche di spunti per noi filiconici.

 

Nel trascrivere il successivo articolo, il socio Attilio Gardini puntualizza che trattasi dell’ultima intervista a Gennaro Angiolino e che il giornalista fa riferimento alla premiazione relativa al Concorso nazionale promosso dall’AICIS (nel Luglio 2000), tendente a produrre raffigurazioni iconografiche di santi, dei quali non sono attualmente in produzione immaginette o di difficile reperimento.

 

[Fonte: “La Repubblica” 28.04.200. Articolo pubblicato anche nella Circolare informativa per i Soci Aicis del Luglio 2003, pp.16-17].

 

LE IMMAGINETTE RELIGIOSE di G. Angiolino

 

“Qualche autore moderno ama rappresentare i santi senza la classica aureola, ma non è detto che questo importante segno distintivo della santità sia destinato a scomparire”. Come dire, “rinnovare, sì, ma senza esagerare”. - La puntualizzazione arriva dal Presidente dell’Associazione Italiana Collezionisti Immaginette Sacre, Gennaro Angiolino, che pur mostrandosi entusiasta delle nuove proposte iconografiche emerse dai santini premiati, getta acqua sul fuoco degli entusiasmi degli innovatori a tutto campo. Eppure, non sono poche le immagini senza aureola premiate dall’Aicis. Come lo spiega? “Lo spiego, semplicemente, con la mancanza di un’adeguata cultura religiosa da parte degli autori. Certo, la creatività viene sempre rispettata, ma non va dimenticato che in questa materia ci sono dei riferimenti (cromatici, iconografici...) che non vanno tralasciati”.

- Ad esempio? “Ad esempio l’aureola, che è parte integrante di una tradizione che non può scomparire.

Ma forse sono ancora più importanti i canoni cromatici: Gesù Cristo è sempre stato rappresentato con una veste blu, il colore della santità, e da un manto rosso, il colore del sangue umano; la Madonna con la veste rossa, il colore umano, e con un manto celeste, il colore dello Spirito Santo.

È la tradizione, è la storia popolare, non scritta dai grandi libri, ma nella cultura e nella fede dei popoli. Per questo non può essere dimenticata, nemmeno nella produzione dei santini”. -

Esiste una storia delle immaginette sacre? “Per sommi capi, sì. La produzione dei santini, su vasta scala, inizia verso la metà dell’Ottocento; ma i primi movimenti risalgono a circa quattro secoli fa, quando con l’invenzione dei caratteri mobili di Gutenberg incominciò a diffondersi anche il culto delle immagini sacre. Verso il seicento, iniziarono a circolare i primi santini, ma di formato molto più grande, usati come segnalibri per i Vangeli o libri di preghie

Nel settecento incominciò ad essere introdotto il colore.

Dalla metà dell’Ottocento, il formato diventò quello arrivato fino a noi e per i santini fu il boom. Alcuni esemplari erano vere opere d’arte: quelli con le cornici merlettate oggi sono di grande valore”.

- Arriva il boom e di conseguenza il grande affare. È possibile quantificare il business dei santini?

“Non è possibile perché ogni comunità, ogni parrocchia, ogni Chiesa locale, ma anche qualsiasi privato artigiano, può realizzare immaginette sacre. Ne circolano ogni anno centinaia di migliaia, ma è proprio difficile fare una stima.

L’affare? Non parlerei proprio di grandi affari e tantomeno di speculazioni, ma piuttosto di un giusto modo di autofinanziarsi: ogni santino Lungo i sentieri del Fondatore 4 costa dalle 50 lire atte 100 lire. Quelli più pregiati 400 lire. Ogni tiratura va dalle 5 alle 10 mila immaginette.

Le nuove card plastificate costano mille lire. Sono comode perché non si rovinano mai. La società produttrice, la Satec di La Spezia, finora ha preparato un catalogo di 800 mila soggetti sacri, molto richiesti sia in Europa che nelle Americhe, specialmente nelle aree del Sud.

Sono card comode anche per la distribuzione: infatti, i fedeli per acquistarle possono servirsi anche di macchinette allestite nei santuari o davanti alle chiese, come i distributori delle sigarette.

Ma, se si vuole, gli amanti della materia possono anche servirsi di internet, dove sono tanti i siti organizzati per la distribuzione on line delle immaginette sacre. I santini oggi circolano anche così”.

 

 

 

 

 

 

 

IL GIUBILEO DOMENICANO: 2021- 6 GENNAIO- 2022

di Padre Giovanni CALCARA

A otto secoli della “nascita al Cielo” (1221 6 agosto 2021), iscopriamo SAN DOMENICO Di Guzman,

l’uomo che parlava “con Dio o di Dio”, umile ministro della predicazione

Il 6 gennaio presso l’Arca che ne custodisce il corpo, il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, alla presenza del Maestro dell’Ordine Domenicano, fr. Francisco Gerard Timoner III (87° successore di s.Domenico) è stato aperto l’Anno Giubilare per ricordare Domenico [1170- 1221], l’uomo “tutto di Dio, padre dei predicatori”.

 

“A tavola con Domenico”, il tema del Giubileo, vuole essere l’invito ad accogliere la comunione di vita, la condivisione dell’ideale cristiano e di vita apostolica, per riflettere sull’essenziale che si trova in una tavola (il pane e il vino, cioè la Parola di Dio) che sostiene e che rallegra la nostra esperienza umana e di fede.

Per alcuni aspetti, san Domenico è l’uomo dei paradossi, infatti è considerato: italiano in Spagna (visse e operò per la maggior parte della sua vita in Francia e Italia) e spagnolo in Italia. Dai suoi contemporanei viene descritto come colui “che in tutto era uomo del Vangelo”, altri lo ritengono “fondatore dell’Inquisizione”; nella realtà, non solo si dissociò, ma condannò l’azione violenta nella Crociata guidata da Simone conte di Monfort (Humbert Vicaire [1906-1993]).

Ritenuto il fondatore di un Ordine di “teologi e filosofi, intellettuali ecc.), ma non ha lasciato niente di scritto: memorie, trattati, regole; disse che la regola da cui aveva imparato tutto, era il libro della Carità. Il beato Alano de La Roche (o della Rupe) [1428-1475] racconta di 15 promesse fatte a lui dalla Vergine Maria e, di conseguenza, ai devoti e diffusori del Rosario. Come pure, avesse consegnato Lei la corona del Rosario a San Domenico “fondatore del Santo Rosario”.

Ma nei primi secoli, San Domenico non viene mai raffigurato con il Rosario in mano, ma sempre con il Vangelo. Sia ben chiaro. San Domenico ha utilizzato gli episodi principali del Vangelo (compresi quelli raccolti nel Rosario) nella sua predicazione, ma la preghiera così come la conosciamo non l’ha pensata San Domenico.

È frutto della sua spiritualità “contemplare-pregare-studiare-predicare”, ma venne codificata da San Pio V [1504- 1572] e più recentemente da San Giovanni Paolo II [1920-2005]. Il merito dei Domenicani, semmai, è quello di aver “inventato, diffuso e sostenuto” questa “scuola e sintesi del Vangelo”, quindi facile da imparare e da insegnare a chiunque (soprattutto agli analfabeti), per insegnare loro le verità (i Misteri) principali della nostra fede.

Le caratteristiche di San Domenico, le conosciamo attraverso le testimonianze di coloro che a Bologna e Tolosa, deposero per il suo processo di canonizzazione.

Per esempio il suo carattere “gioviale, accogliente, paterno”, che sapeva essere “duro come un diamante e tenero come una mamma”, infatti “era da tutti amato, perché tutti amava”.

Un carattere “deciso” che ricorda il clima e la terra di origine: la Vecchia Castiglia nel nord della Spagna.

Così, mentre studia a Palencia, di fronte alla peste che colpisce la gente, vende le sue preziose pergamene per dare il ricavato in elemosina e costituire una mensa per i poveri. Infatti: “non potevo studiare su pelli di animali morti, quando i miei fratelli che sono vivi, muoiono di fame”.

Da farlo, apparire alle volte insolente, come quando risponde alle obiezioni del vescovo Folco, che non vorrebbe che mandasse i suoi primi frati a studiare a Parigi e a Bologna:

 

“So quello che faccio. Il grano ammassato ammuffisce, seminato porta frutto”.

Lui che governa le sue comunità, con il consenso dei suoi fratelli che è vincolante per le decisioni da prendere.

Questo sistema di governo è stato poi ripreso dai sistemi presidenziali, per es. della Francia o degli Stati Uniti d’America.

San Domenico è “luce della e nella Chiesa” che, tutto ha posto al servizio della “causa del Vangelo” per la sua conoscenza.

Per lui, non si tratta di difendere la Chiesa, ma far conoscere la Verità di Cristo, “la Carità della Verità”, conosciuta attraverso lo studio che, per lui è preghiera e contemplazione, da condividere poi nella predicazione.

 

San Domenico, padre dei predicatori, prega per noi!


 

 

GESU' BAMBINO

GESÙ BAMBINO E I MANUFATTI CELEBRATIVI DEL NATALE

di Orietta PALMUCCI

 

 

Non c’è, credo, festa religiosa che evochi in noi ricordi più dolci e cari del Natale. La storia della nascita di Gesù ha davvero l’incanto di una fiaba ed è appunto questa atmosfera magica che l’uomo ha sempre cercato di riprodurre: nel presepio come nei Bambinelli di cera riccamente vestiti, nelle cartoline come nelle immaginette sacre o nelle letterine di Natale.

 

I santini che amo vanno all’incirca dal 1850 al 1940 ed è interessante seguire la tecnica usata nelle varie epoche per rendere al meglio la divina bellezza e l’amore di Gesù Bambino. Nel 1800 si usava ancora, specie nei conventi, creare dei manufatti: vere e proprie opere d’arte e con infinita pazienza.

 

Si intagliava la carta ad imitazione di un pizzo e su di esso si applicava un’immagine sacra, spesso un Bambinello dall’aureola in stagnola e dal vestitino o “porteenfant” ornato con perline o altre decorazioni. (Fig.1)

La bellezza del vestitino e la ricercatezza dell’intaglio sono un omaggio alla divinità del piccolo Gesù che, come tutti i bambini, ci sorride teneramente con il suo visetto paffuto, anche se dai lineamenti sembra più grande di un neonato.

 

Ognuna di queste immagini si può dire un pezzo veramente unico ed io, pensando a come sia miracolosamente giunta intatta fino a noi, cerco di immaginare la persona che l’ha realizzata, la sua scatola di ritagli di stoffa e paillettes, le forbicine per l’intaglio, ecc. Sul retro del manufatto non c’è alcuna preghiera stampata, quindi il messaggio d’amore di Gesù Bambino è tutto affidato alla bellezza di un’immagine, a quella suggestiva e irrepetibile bellezza che tocca anche oggi i nostri cuori.

 

Con il passare del tempo i manufatti divennero sempre più rari, ma si stamparono bei santini dal fondo traforato a merletto con una delicata siderografia al centro, spesso acquarellata a mano. Tale immagine venne poi stampata in cromolitografia, mentre più appariscente divenne la cornice merlettata, con motivi sovraimpressi in oro.

 

Nell’800 il merletto in carta era assai ricercato anche nella vita quotidiana, ad esempio come ornamento per il caminetto o per confezionare dolci.

Lo stesso Hans Christian Andersen (1805-1875) si divertiva ad intagliare nella carta i personaggi delle sue favole, così come “Lunella”, una bimba nata dalla fantasia di Gabriele D’Annunzio (1863-1938) nel romanzo “Forse che sì forse che no”, e soprannominata “Forbicicchia”.

 

Purtroppo, oggi, la fretta soffoca la fantasia; in Italia solo i bambini si divertono ancora a ritagliare tovagliette d’argento con l’involucro interno dei pacchetti di sigarette, o candidi cristalli di neve. Un secolo fa la gente aveva più tempo per parlare, ascoltare, immaginare. Il periodo dell’Avvento non era scandito dai ritmi frenetici dello shopping, ma vissuto intimamente con fede e poesia.

 

Molte immaginette erano dedicate alla parte che ciascuno doveva interpretare “alla corte del Re Gesù” nei quindici giorni che precedono la sua nascita. Ogni giorno era dedicato a un personaggio o a un oggetto o alla relativa virtù da esercitare.

 

Queste erano le parti: gli angeli, i pastori che si recano a Betlemme, la stella, la paglia, la mangiatoia, i doni dei pastori, il bue, l’asino, la Santa Vergine, la stella cometa, i tre Re Magi, la mirra, l’incenso, l’oro, San Giuseppe.

Altri santini insegnavano come preparare nel cuore il corredino a Gesù: a seconda dei pezzi (le fasce, la camiciola, ecc.) veniva indicata una buona azione da compiere. Certo il piccolo Gesù era atteso con gioia anche perché, non essendo ancora conosciuto Babbo Natale, era Lui a portare i regali a tutti i bambini buoni e a leggere le loro letterine, come testimoniano antiche immaginette piene di poesia.

 

Agli inizi del ‘900 un vento di nuova e squisita bellezza investì anche il mondo delle immaginette in cromolito: è il trionfo del liberty con i suoi inconfondibili motivi floreali, le eleganti sagomature, gli sfondi dorati o dai colori accesi….

E ancor più fiabeschi divennero i santini negli anni ’30, quando a disegnarli furono celebri illustratori di libri o cartoline quali Marina Battigelli (1894-1979) o Giovanni Meschini (1888-1977). Dalle riviste di moda, soprattutto francesi, una nuova tecnica si era imposta nella grafica europea: il “pochoir”, cioè la coloritura a mano mediante stampini ritagliati all’interno.

 

Nel suo laboratorio di “Ars Nova”, a Terni prima ed a Roma dagli anni ’30, Giovanni Meschini rimase l’ultimo e il più proficuo artista ad usare questa tecnica molto raffinata, (fig.2), apprezzato sia in Francia, per la quale produsse appositi esemplari, sia in America, dove il regista Walt Disney (1901- 1966), nella colorazione dei fotogrammi del film di animazione ‘Cenerentola’, da lui prodotto, venne influenzato dal suo stile.

 

Madonne e Bambinelli dolcissimi, sullo sfondo di luminose fioriture, so no messi in risalto dalle tinte pure e brillanti degli abiti o dei cieli notturni.

Nello stesso periodo l’editore Müller pubblicava libri per bambini, cartoline e immaginette, che vengono ancora oggi ristampati, illustrati da Ida Bohatta (IBM) (1900-1992). Il suo è il mondo ingenuo e meraviglioso dei piccoli, dove tutto si anima, dalla bambola al fiocco di neve, alla stellina, è un mondo popolato da fate e angioletti, dove ogni scena è disegnata con la massima cura del particolare ed ha le calde tonalità dei colori pastello.

 

Anche se nel mondo dei collezionisti queste immagini sono poco ricercate, a me sono particolarmente care perché guardandole viene voglia di entrarci dentro; ed è questo, credo, lo scopo principale di qualsiasi immagine natalizia o di un presepio.

Il trasmettere con amore, immediatezza e poesia tutto l’incanto e la gioia che si prova stando vicini a Gesù.

 

 

CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

 


27.10.2020: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI Il 27 ottobre 2020, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza privata S.E. Rev.ma il Signor Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti Decreti riguardanti:

O I] - Durante l’Udienza, il Papa ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto sul miracolo attribuito all’intercessione del beato GIUSTINO MARIA RUSSOLILLO, sacerdote

 

GIUSTINO MARIA RUSSOLILLO (1891-1955) Il Beato Giustino Maria Russolillo nacque il 18 gennaio 1891 a Pianura di Napoli (Italia). Ordinato sacerdote il 20 settembre 1913, nello stesso giorno, fece voto di fondare una Congregazione “per il culto, il servizio e l’apostolato delle vocazioni di Dio, nostro Signore, alla fede, al sacerdozio, alla santità”. Fu inviato come parroco nella parrocchia di San Giorgio Martire a Pianura di Napoli, che resse per trentacinque anni, promuovendo l’apostolato catechistico, la comunione quotidiana e la predicazione della Parola di Dio. Fondò la Congregazione della Società delle Divine Vocazioni (Vocazionisti), delle Suore delle Divine Vocazioni (Vocazioniste) e l’Istituto Secolare Apostole Vocazioniste della Santificazione Universale, perché fossero collaboratrici nel guidare le anime all’unione con la Trinità. Si contraddistinse nella predicazione degli esercizi spirituali e nella composizione di opere ascetiche. Morì di leucemia a Pianura di Napoli (Italia) il 2 agosto 1955. Venne beatificato il 7 maggio 2011.

 

B - DUE NUOVE BEATE II]

- La Congregazione, inoltre, promulga il Decreto sul miracolo attribuito all’intercessione delle Ven.li Serve di Dio

 

1 - MARIA LORENZA REQUENSES in LONGO, Fondatrice dell’Ospedale degli Incurabili a Napoli e delle Monache Cappuccine 2 - ELISABETTA CZACKA, Fondatrice delle Suore Francescane Ancelle della Croce

 

1 - MARIA LORENZA REQUENSES in LONGO (1463-1539) La Venerabile Serva di Dio Maria Lorenza Requenses nacque a Lleida (Spagna) nel 1463 in una famiglia nobile. Nel 1483 sposò Joan Llonc (italianizzato in Giovanni Longo), Reggente di Cancelleria del Regno di Aragona. Nel 1506, seguì con la famiglia il marito, che era stato nominato Reggente nel Vicereame di Napoli ma, tre anni dopo, rimase vedova con tre figli. Nel 1516, fece voto di dedicare la vita alla cura degli infermi, entrando nel Terz’Ordine Secolare di San Francesco. Si dedicò alle opere di carità e, grazie ai propri beni e al sostegno degli amici, nel 1522, gettò le fondamenta dell’ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili. Nel 1526 costruì una casa per prostitute pentite accanto al complesso ospedaliero. Nel 1535, fondò un monastero sottoposto alla Regola di S. Chiara, secondo la riforma avviata in Francia da Santa Coletta di Corbiet (1381-1447). Successivamente, le religiose adottarono le Costituzioni dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, assumendo il nome di “Monache Cappuccine della Prima Regola di Santa Chiara”. La Venerabile Serva di Dio morì a Napoli il 21 dicembre 1539. Il decreto sull’eroicità delle virtù venne promulgato il 9.10.2017.

 

2 - ELISABETTA CZACKA (1876-1961) La Venerabile Serva di Dio Elisabetta Czacka (al secolo: Rosa) nacque a Bila Tserkva (oggi Ucraina) il 22 ottobre 1876. Fin da piccola, ebbe problemi agli occhi. Rimasta completamente cieca, all’età di 22 anni, decise di dedicarsi alla causa dei non vedenti. Nel 1909, aprì dei laboratori di artigianato e un istituto di educazione per i non vedenti a Varsavia. Nel 1918, sempre a Varsavia, fondò la Congregazione delle Suore Francescane Ancelle della Croce, con lo scopo di dedicarsi all’assistenza dei non vedenti. Eletta Superiora Generale, trasferì il centro per i non vedenti a Laski, presso Varsavia. Inoltre, fondò per loro scuole e laboratori speciali, adattò l’alfabeto Braille alla lingua polacca, perfezionò il metodo delle forme abbreviate nella scrittura dei ciechi, riorganizzò le case religiose della Congregazione e ne elaborò le prime Costituzioni. Nel 1950, a causa della malattia, rinunciò all’ufficio di Superiora Generale. Morì il 15 maggio 1961 a Laski (Polonia). Il decreto sull’eroicità delle virtù venne promulgato il 9.10. 2017. Congregazione delle Cause dei Santi 7 2

III] - La Congregazione, poi, è stata autorizzata a promulgare il Decreto sul martirio dei Servi di Dio

 

3 - LEONARDO MELKI e 4 - TOMMASO SALEH, sacerdoti Professi dell’Ordine dei Frati Minori cappuccini uccisi in odio alla Fede, in Turchia, nel 1915 e nel 1917

5 - LUIGI LENZINI, sacerdote diocesano, ucciso in odio alla fede tra il 20 e il 21 luglio 1945

6 - ISABELLA CRISTINA MRAD CAMPOS, fedele laica, uccisa in odio alla fede il 1°.9.1982

 

LEONARDO MELKI e TOMMASO SALEH La vicenda martiriale dei Servi di Dio si intreccia con il genocidio degli Armeni, che registrò anche stragi di cristiani di altri riti. Già dalla fine del XIX secolo, le autorità dell’Impero Ottomano avevano ordinato l’eliminazione di Armeni e Cristiani. La persecuzione divenne particolarmente violenta dopo l’inizio della Prima Guerra Mondiale. Il movimento nazionalista dei “Giovani Turchi” voleva estinguere anche le minoranze religiose. Iniziarono le “marce della morte”. Nel novembre del 1914 il Governo dell’Impero Ottomano richiese a tutte le autorità di segnalare i conventi dei Frati Minori Cappuccini nella regione mesopotamica perché ritenuti estranei all’Impero e ostili all’Islam. È riconosciuto il martirio dei due Servi di Dio, appartenenti all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.

 

3 - LEONARDO MELKI (1881-1915) Nato a Baabdath (Libano) tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre del 1881, Leonardo entrò nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini nel 1895. Emise la professione religiosa dei voti il 2.7.1900 e fu ordinato sacerdote il 7 dicembre 1904. Inviato in Mesopotamia, prima ad Orfa e poi a Mardine, diresse la scuola della missione, curò il Terz’Ordine Francescano, amministrò i sacramenti, svolgendo l’apostolato tra i ragazzi e i giovani. Mentre si trovava a Mardine, con un confratello ottuagenario, il 5.12.1914, i soldati fecero irruzione nel convento, che il 9 febbraio 1915 fu del tutto occupato, lasciando solo due stanze ai due religiosi. Il 5 giugno successivo, il Servo di Dio fu arrestato e, il 9 giugno, torturato. I carnefici gli offrirono più volte salva la vita se avesse abbracciato la religione islamica. L’11 giugno 1915, con altri 416 compagni, venne aggregato ad un convoglio diretto a Diarbékir (Turchia). Furono ancora una volta invitati a scegliere tra la morte o la conversione all’Islam, ma rimasero tutti fermi nella fede cristiana. Vennero quindi barbaramente trucidati a colpi di scure e scimitarra, e i loro corpi, fatti a pezzi, furono gettati in pozzi e caverne.

 

4-TOMMASO SALEH (1879-1917) Nato a Baabdath probabilmente il 3 maggio 1879, attratto dall’esempio dei Frati Cappuccini, Tommaso chiese di entrare nell’Ordine. Fece il noviziato a Costantinopoli. Emise la professione religiosa dei voti il 2.7.1900 e venne ordinato sacerdote il 4.12.1904. Fu destinato alle missioni di Mesopotamia a Mardine dove, insieme al Servo di Dio Leonardo Melki, si dedicò all’apostolato all’attività didattica nella scuola della missione, alla predicazione e all’amministrazione dei sacramenti. Nel 1910 fu trasferito a Diarbékir, da dove fu espulso, per la situazione politica critica, insieme agli altri missionari, il 22.12.1914 raggiungendo Orfa. Tra il 1915 e il 1916, nonostante le gravi limitazioni e pericoli, continuò a svolgere il suo apostolato missionario, nascondendo tra l’altro in convento un sacerdote armeno, che fu arrestato il 24.9.1916. Una perquisizione da parte della polizia portò anche alla scoperta in convento di un piccolo revolver, probabilmente messo lì dagli stessi agenti. I due fatti determinarono la condanna del Servo di Dio. Tratto in arresto il 4.1.1917, subì ogni sorta di violenze e maltrattamenti, venendo tra l’altro rinchiuso anche in prigioni infette, tanto da prendere il tifo. Morì, sfinito dalle torture, il 17 gennaio 1917 a Marache (Turchia).

 

5 - LUIGI LENZINI (1881-1945) Il Servo di Dio Luigi Lenzini nacque a Fiumalbo (Modena, Italia) il 28 maggio 1881, in una famiglia benestante e profondamente cristiana. Avvertendo la chiamata al sacerdozio, nel 1897 entrò nel Seminario della città natale e, nel 1901, passò a quello di Modena. Ordinato presbitero il 19.3.1904, dopo aver svolto diversi servizi pastorali, nel 1938 ebbe il permesso di poter fare una esperienza a Roma presso i Chierici Regolari Minori (Caracciolini), ma il Vescovo lo richiamò in diocesi, affidandogli l’incarico di assistente spirituale nel Sanatorio di Gaiato. Nel 1941 divenne parroco di Crocette di Pavullo. La parrocchia era piccola, poco più di 600 persone sparse, però, su di un territorio molto vasto. Svolse la sua missione di parroco in un momento molto difficile, in piena guerra, e in una zona divenuta il luogo di operazione di formazioni partigiane di forte ispirazione comunista dove, tra il 1945 e il 1946, furono uccisi 22 sacerdoti. Nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1945, il Servo di Dio fu svegliato bruscamente con il pretesto della amministrazione dei sacramenti ad un moribondo. Resosi subito conto che si trattava di una trappola perché la sera prima aveva fatto visita all’ammalato in parola, suonò le campane per attirare l’attenzione dei parrocchiani che abitavano nella zona, ma senza risultato. I sequestratori iniziarono a sparare sul piazzale della chiesa per intimorire chiunque avesse osato intervenire a difesa del parroco. Fu trascinato mezzo vestito in aperta campagna, a circa un chilometro dalla canonica, lo obbligarono a scavarsi la fossa e, dopo averlo picchiato selvaggiamente, fu evirato.

6 - ISABELLA CRISTINA MRAD CAMPOS (1962-1982) La Serva di Dio Isabella Cristina Mrad Campos nacque il 29 luglio 1962 a Barbacena (Minas Gerais, Brasile), in una famiglia di modeste condizioni economiche. Fin da piccola, frequentò la chiesa parrocchiale. Fece parte del Gruppo dei Giovani della Società di San Vincenzo de’ Paoli, dove un direttore spirituale le trasmise la spiritualità dei Cursilhos de Cristanidade e dei Vincenziani

Inoltre, frequentava spesso il Monastero della Visitazione, praticava la preghiera in famiglia, si confessava con regolarità e partecipava alle campagne organizzate dai Vincenziani. Il suo sogno era quello di diventare medico pediatra. Dopo aver frequentato il corso scolastico, l’8 dicembre 1980 conseguì il Diploma di Abilitazione Professionale del Magistero. Trasferitasi a Juiz de Fora (Brasile), per iniziare gli studi di Medicina, andò ad abitare, con suo fratello, in una casa acquistata dalla famiglia. La sera del 1° settembre 1982, il fratello della Serva di Dio, rientrando in casa, la trovò assassinata, con i segni di tentativi di violenza sessuale. Iniziato il processo penale, fu dichiarato colpevole dell’assassinio Maurílio Almeida Oliveira, il quale, recatosi in casa della Serva di Dio, dopo aver alzato il volume della televisione, tentò di violentarla. Da quanto emerge dall’autopsia, la Serva di Dio resistette a tale aggressione, mantenendo intatta la sua verginità.

L’imputato fu condannato a 19 anni di carcere. Egli ha sempre negato di essere stato l’autore dell’assassinio. Dopo diversi anni di galera, fuggì dal carcere, rimanendo latitante.

Alcuni parenti affermano che sia deceduto.

 

C- DUE NUOVI VENERABILI

 

La Congregazione, inoltre, ha promulgato il Decreto sulle virtù eroiche dei seguenti Servi di Dio: 1 - ROBERTO GIOVANNI, fratello professo della Congregazione delle Sacre Stimmate di N.S. Gesù Cristo 2 - MARIA TERESA del CUORE di GESÙ, Cofondatrice delle Ancelle del Divino Cuore di Gesù

 

1 - Ven. Servo di Dio ROBERTO GIOVANNI (1903-1994) Il Servo di Dio Roberto Giovanni nacque a Rio Claro (Brasile) il 18 marzo 1903, in una famiglia di origine italiana. Entrò nella Congregazione degli Stimmatini nel 1927. Al termine del noviziato, nel 1930, scelse di rimanere fratello coadiutore, non sentendosi degno di essere ordinato sacerdote. Emise la professione temporanea nel 1931 e quella perpetua nel 1937. La sua vita religiosa si svolse principalmente a Casa Branca, presso la comunità stimmatina del santuario di Nossa Senhora do Desterro, con un piccolo intervallo in cui svolse l’incarico di Segretario del Superiore Provinciale a Campinas. Il Servo di Dio fu anche Redattore e propagandista della rivista Ecos Estigmatinos. Nei circa 52 anni di permanenza a Casa Branca svolse un’intensa attività pastorale. Fu molto generoso nell’assistenza ai bisognosi e ai malati, nell’accompagnamento dei moribondi e delle famiglie dei defunti, nell’aiuto materiale ai poveri e nella formazione catechistica e spirituale delle persone, soprattutto dei giovani. Fu un grande propagatore della devozione alla Madonna e a San Gaspare Bertoni. Negli ultimi mesi di vita, a causa delle precarie condizioni di salute, fu trasferito a Campinas (Brasile), dove morì l’11 gennaio 1994.

 

2 - Ven. Serva di Dio MARIA TERESA del CUORE di GESÙ (1844-1908) La Serva di Dio Maria Teresa del Cuore di Gesù (al secolo: Celia Méndez y Delgado) nacque l’11 febbraio 1844 a Fuentes de Andalucía (Spagna). Nel 1852 la famiglia si trasferì a Siviglia. All’età di diciassette anni, la Serva di Dio contrasse matrimonio con Paulino Fernánez de Córdoba y Vera de Aragón, marchese della Puebla de Obando. La posizione sociale del marito, le permise di frequentare l’alta società di Siviglia. Rimasta vedova a trenta anni e senza figli, nel 1874, si pose sotto la direzione spirituale del Beato Marcello Spínola y Maestre (futuro Vescovo di Coria e di Málaga, poi Arcivescovo di Siviglia, creato cardinale nel 1905), allora parroco di San Lorenzo di Siviglia. Cominciò per la Serva di Dio un intenso periodo di vita spirituale e una grande attività caritativa, che la portò a promuovere un asilo per le ragazze orfane a Puente Genil e a collaborare con le conferenze di San Vincenzo de’ Paoli. Dopo un lungo periodo di riflessione e di preghiera, insieme a Mons. Spínola, il 26 luglio 1885, fondò la Congregazione delle Ancelle del Divino Cuore di Gesù, con la finalità della glorificazione del Cuore di Gesù, la devozione all’Immacolata Concezione, la carità verso il prossimo e, in particolare, l’educazione delle bambine di ogni ceto sociale.

Il 24 dicembre 1888, la Fondatrice emette i voti perpetui. La Serva di Dio fu eletta Superiora Generale il 14 agosto 1902. Morì il 2 giugno 1908 a Siviglia (Spagna).

24.11.2020: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI Il 23 novembre 2020, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza privata S.E. Rev.ma il Signor Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti Decreti riguardanti:

 

- 128 NUOVI BEATI I] - La Congregazione, inoltre, promulga il Decreto sul miracolo attribuito all’intercessione del Ven.le Servo di Dio MARIO CICERI, Sacerdote dell’Arcidiocesi di Milano.

1 - MARIO CICERI (1900-1945) Il Venerabile Servo di Dio Mario Ciceri nacque a Veduggio (Milano, Italia) l’8 settembre 1900. Fu ordinato sacerdote il 14 giugno 1924. Nominato coadiutore nella parrocchia di Sant’Antonino Martire a Brentana di Sulbiate, dove rimase per tutta la vita, dedicandosi, in particolare, ai giovani, alla gestione dell’Oratorio e alla cura dei malati, che seguiva con premura e assiduità. Nonostante i rischi, durante la Seconda Guerra Mondiale, realizzò molte opere di carità a favore di bisognosi, dei giovani partiti per il fronte, degli ebrei e dei ricercati dai militari nazi-fascisti, fino a rischiare la vita. Il 9.2.1945, nel pieno dell’attività pastorale, mentre andava in bicicletta, fu investito da un biroccio. Operato d’urgenza, la situazione andò aggravandosi. Morì a Brentana di Sulbiate (Italia) il 4 aprile del 1945. Il decreto sull’eroicità delle virtù venne promulgato il 1° dicembre 2016.

 

II] - la Congregazione, poi, è stata autorizzata a promulgare il Decreto sul martirio dei Servi di Dio GIOVANNI ELIA MEDINA, sacerdote diocesano e 126 COMPAGNI, Sacerdoti, Religiosi e Laici, uccisi in odio alla Fede, in Spagna, tra il 1936 e il 1939. La situazione politico-sociale, esistente in Spagna nel periodo della guerra civile (1936–1939), è storicamente nota, come pure il clima di persecuzione che i miliziani repubblicani instaurarono nei confronti di tutti coloro che si professavano membri della Chiesa cattolica, fossero essi consacrati o laici.

La Causa in parola tratta del presunto martirio di centoventisette Servi di Dio, uccisi fra il 1936 e il 1939. Gli eccidi si verificarono in tre vicarie della diocesi di Córdoba: vicaría de la Campiña, vicaría del Valle del Guadalquivir, vicaría de la Sierra. Alcuni Servi di Dio vennero uccisi in altri luoghi della Diocesi.

 

Il gruppo è così composto: 79 sacerdoti, 5 seminaristi, 3 frati francescani, 1 religiosa e 39 fedeli laici, di cui 29 uomini e 10 donne. 2 - GIOVANNI ELIA MEDINA (1902-1936) e 126 COMPAGNI, SACERDOTI, RELIGIOSI E LAICI I 79 sacerdoti sono:

 

1-Juan Elías Medina (1902-1936). Nato a Castro del Río il 16 dicembre 1902, fu ordinato sacerdote il 1º luglio 1926. Nominato parroco nella sua città natale, venne incarcerato il 22 luglio 1936. Nei giorni di prigionia si adoperò per confortare e assistere spiritualmente i suoi compagni. Al mattino del 25 settembre 1936 fu portato fuori dal paese di reclusione con altri 14 compagni e ucciso alle porte del cimitero, confessando la fede con l’espressione Viva Cristo Rey e perdonando i suoi uccisori.

 

2-Francisco Alarcón Rubio (1897-1936), parroco di El Viso de los Pedroches.

 

3-Diego Albañil Barrena (1903-1936), amministratore parrocchiale di Argallón.

 

4- Francisco Álvarez Baena (1880- 1936), collaboratore del Vescovo per l’apostolato nel mondo del lavoro.

 

5-Manuel Arenas Castro (1899- 1936), parroco di Fuente Tójar e Castil de Campos.

 

6- Leovigildo Ávalos González (1876-1936), viceparroco a Posadas.

 

7-José Ayala Garrido (1883-1936), parroco a Castro del Río.

 

8- Diego Balsameda López (1876-1936), viceparroco a Cabeza de Buey.

 

9-Blas Jesús Barbancho González (1906-1936), vicario pastorale a Villaviciosa.

 

10-Francisco Barbancho González (1905-1936), viceparroco a Belalcázar.

 

11-Doroteo Barrionuevo Peña (1902-1936), amministratore parrocchiale a Aldea de Cuenca.

 

12-Francisco Bejarano Fernández (1877-1936), collaboratore pastorale ad Añora.

 

13-Antonio Benítez Arias (1907- 1936), viceparroco a Castro del Río.

 

14-Antonio Blanco Muñoz (1871- 1936), cappellano delle carceri.

 

15-Miguel Borrego Amo (1899-1936), collaboratore pastorale nelle parrocchie di Fuente la Lancha e di Adamuz.

 

16-Pablo Brull Carrasco (1881-1936), parroco a Baena.

 

17-Antonio Cabrera Carrasco (1907-1936), viceparroco a Pedroche.

 

18-Cándido Del Cacho Cruz (1886-1936), collaboratore pastorale nella parrocchia di Fuente Obejuna.

 

19- Santiago Calero Redondo (1869-1936), parroco a Villa del Río.

 

20-Adolfo Bonifacio Camacho Caballero (1881-1936), viceparroco a Monterrubio e Castuera.

 

21-José Camacho Moreno (1891- 1936), parroco a Belalcázar.

 

22-Alfonso Canales Rojas (1905- 1936), collaboratore pastorale ad Almodóvar del Río e Pedro Abad.

 

23-Juan Cano Gómez (1863-1936), viceparroco a Bujalante.

 

24- Acisclo Juan Carmona LópeZ (1881-1936), parroco a Doña Rama e a El Hoyo.

 

25-Ignacio Carretero Sobrino (1879-1936), collaboratore pastorale a Cañada del Gamo.

 

26-Bartolomé Carrillo Fernández (1897-1936), parroco a Baena.

 

27-José Castro Díaz (1888-1936), parroco a Fuente Obejuna.

 

28-Juan Castro Luque (1872-1936), viceparroco a Castro del Río.

 

29-Rafael Contreras Leva (1901-1936), viceparroco a Baena.

 

30-José De La Cruz García-Arévalo (1873-1936), collaboratore pastorale a Dos Torres.

 

31- Francisco Escura Foix (1898-1936), vicario pastorale a Córdoba.

 

32-Antonio Fernández Aparicio (1878-1936), collaboratore pastorale a Pozoblanco.

 

33-Mariano Fernández-Tenllado Roldán (1895-1936), parroco a Posadas.

 

34-Arturo Franco Castro (1878- 1936), collaboratore pastorale a Fernán Núñez.

 

35-Alfonso Gallardo Moreno (1901-1936), viceparroco a Puente Genil.

 

36-Francisco García Pareja (1877-1936), viceparroco a Bujalance.

 

37-Gregorio Gómez Molina (1887-1936), amministratore parrocchiale ad Adamuz.

 

38-José González Pérez (1901-1936), parroco a Villanueva.

 

39-Alfonso Guadix Fuente-Robles (1872- 1936), viceparroco a Bujalance.

 

40-Antonio Gutiérrez Morales (1908-1936), viceparroco a Bujalance.

 

41-Andrés Vicente Helguera Muñoz (1879-1936), parroco a Castuera.

 

42-Juan De La Cruz Herruzo Ruiz (1884-1936), parroco ad Alcaracejos.

 

43- Nicolás Hidalgo García (1870-1936), parroco a Bujalance.

 

44- Antonio Huertas Vargas (1886-1936), collaboratore pastorale a Cañete de las Torres.

 

45-Luis León Muñoz (1888-1936), collaboratore pastorale a El Carpio.

 

46-José López Cáceres (1904-1936). Collaboratore pastorale a Puente Genil e a Espejo.

 

47-Alfonso López Morales (1871-1936), parroco a Santa Eufemia.

 

48-Juan Lucena Rivas (1895-1936), parroco a Puente Genil.

 

49-Pedro Luque Cano (1873-1936), cappellano dell’ospedale di Montoro.

 

50-Antonio Luque Jurado (1874-1936), parroco a Belalcázar.

 

51-Baldomero Márquez García-Maribello (1869-1936), collaboratore pastorale a Hinojosa del Duque.

 

52-Teodoro Martín Camacho (1895-1936), parroco a Bujalance.

 

53-Rafael Martínez Navarro (1877-1936), canonico e cerimoniere della cattedrale di Córdoba.

 

54-Lorenzo De Medina García (1867-1936), cappellano a Belalcázar.

 

55-Antonio Molina Ariza (1904-1936), parroco a Hornachuelos.

 

56-Ricardo Morales García (18991936), collaboratore pastorale a Puente Genil.

 

57-José Morales Ruiz (1886- 1936), viceparroco a El Viso.

 

58-Justo Moreno Luque (1883- 1936), viceparroco a Montemayor.

 

59-Tarsicio Moreno Redondo (1909-1936), viceparroco a Villanueva.

 

60-Juan Muñoz Mediavilla (1868-1936), viceparroco a Cabeza del Buey.

 

61-Juan Navas Rodríguez-Carretero (1892-1936), parroco a Palma del Río.

 

62- Juan José Orellana Del Moral (1870-1936), vicaparroco a Montalbán e a Espejo.

 

63 - Lorenzo Pérez Porras (1871-1936), vicario pastorale a Puente Genil.

 

64-Antonio Pérez Vacas (1865-1936), collaboratore pastorale a Pedro Abad.

 

65-José Pineda Cejas (1900-1936), collaboratore pastorale a Puente Genil.

 

66-Juan Porras Redondo (1894-1936), parroco a Azuel-Cardeña, El Carpio, Pedroche e Ojuelos Altos.

 

67-Luis Ramírez Ramírez (1887-1936), collaboratore pastorale a Luque, El Carpio, Villaralto e PeñarroyaPueblonuevo.

 

68-Rafael Reyes Moreno (1888-1936), parroco a Fernán Núñez

 

69-Julián Rivas Rojano (1878-1936), parroco a Cabeza del Buey.

 

70-Lorenzo Atanasio Rodríguez Cortés (1903- 1936), viceparroco a Casturea.

 

71-Manuel Ruiz Caballero (1870- 1936), collaboratore pastorale a Hinojosa del Duque.

 

72-Francisco Salamanca Bujalance (1875-1939), parroco ad Añora.

 

73-Jesús De Sande Tena (1899-1936), parroco a Villaharta.

 

74- Andrés Serrano Muñoz (1884-1936), collaboratore pastorale a Cabeza del Buey.

 

75-Pedro Simancas Valderramas (1872-1936), collaboratore pastorale a Cabeza del Buey.

 

76-Bernardo Suárez Jurado (1910-1936), viceparroco a Cañete de las Torres.

 

77-Antonio Frutos Tena Amaya (1905-1936), collaboratore pastorale a Peraleda del Zaucejo.

 

78-Ángel De Tena Martín (1883-1936), viceparroco a Hinojosa.

 

79-Ambrosio Torrico López (1881-1936), collaboratore pastorale a Hinojosa.

 

I 5 seminaristi sono:

 

80-Antonio Artero Moreno (1912-1936), di Pozoblanco.

 

81- Rafael Cubero Martín (1913-1936), di Carcabuey.

 

82-Antonio Montilla Cañete (1913-1936), di Puente Genil

 

83-Manuel Montilla Cañete (1919-1936), di Puente Genil.

 

84-José Ruiz Montero (1914-1936), di Puente Genil.

 

La religiosa e i 3 religiosi sono:

 

85-María Del Consuelo González Rodríguez (1848-1936), religiosa della Congregazione delle Hijas del Patrocinio.

 

86- Domingo Montoya Elorza (1885-1936), sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori.

 

87-Buenventura Rodríguez Bollo (1895-1936), sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori.

 

88- José María Roig Llorca (1871-1936), religioso professo dell’Ordine dei Frati Minori.

 

I 39 fedeli laici e laiche sono:

 

89-Miguel Arenas Castro (1905-1936), di Carcabuey.

 

90- Josefa Bonilla Benavides (1902-1936) di Posadas.

 

91-María Luisa Bonilla Benavides (1897-1936), di Posadas.

 

92-Saturnino Feliciano Cabrera Calero (1894-1936), di Pozoblanco.

 

93-María Del Carmen Alejandra Cabrera Llergo (1886-1936), di Pozoblanco.

 

94-Ángel Cantador González (1886-1936), di Pedroche.

 

95-Bartolomé Cantador González (1892-1936), di Belalcázar.

 

96-Antonia Durán Palacios (1910-1936), di Posadas.

 

97-Julia Durán Palacios (1905-1936), di Posadas.

 

98-Guillermo Fernández Aguilera (1874-1936), di Baena.

 

99-José Fernández De Henestrosa Boza (1898-1936), di Fuente Obejuna.

 

100-Isidra Fernández Palomero (1893-1936), di Villaralto.

 

101-Isidoro Fernández Rubio (1887-1936), di Villaralto.

 

102-Francisco Fernández Y Sánchez Toril (1854-1936), di Cabeza del Buey.

 

103-Antonio Gaitán Perabad (1920-1936), di El Carpio.

 

104-Juan Gálvez Lozano (1900-1936), di Villafranca.

 

105-Francisco García León (1920-1936), di Montoro.

 

106. Nemesio García-Arévalo Hijosa (1886-1936), di Dos Torres.

 

107-Emilio García Pareja (1881-1936), di Córdoba.

 

108-Francisco De Sales Gómez Gil (1883-1936), di Hinojosa del Duque.

 

109-Claudio Pedro Gómez Gil (1894-1936), di Hinojosa del Duque.

 

110- Francisco Herruzo Ibáñez (1894-1936), di Obejo.

 

111-Francisco Izquierdo Pérez (1918-1936), di Villafranca.

 

112-José León Montero (1896-1936), di Bélmez.

 

113-Blanca De Lucía Y Ortiz (1875-1936), di Palma del Río.

 

114-Gregorio Ernesto Mohedano Cabanillas (1898-1936), di Bélmez.

 

115-Adriana Morales Solis (1880-1936), di Puente Genil.

 

116-Antonio Moreno Sevilla (1889-1936), di Chauchina.

 

117-Antonia Palacios Bonilla (1877-1936), di Posadas.

 

118. Martín Pozo Díaz (1870-1936), di Villanueva.

 

119. Andrés Rueda Rojas (1895-1936), di Pedro Abad.

 

120-Francisco De Paula Ortega Montilla (1868-1936), di Puente Genil.

 

121-María Antonia Vergara Melgar (1867- 1936), di Puente Genil.

 

122-Brígida Toledano Osa (1859-1936), di Posada.

 

123-Antonio Toral Cascales (1913/1914-1936), di Peñarroya.

 

124-José Toral Cascales (1911/1912-1936), di Peñarroya.

 

125-Baltasar Torrero Béjar (1865-1936), di Villafranca.

 

126-José Vargas Nevado (1902-1936), di Villaviciosa.

 

127-Antonio Zurita Mestanza (1878-1936), di Bujalance.

 

I Servi di Dio furono assassinati dallo stesso carnefice (miliziani repubblicani) in luoghi, circostanze e date diversi, ad eccezione di alcuni che trovarono la morte nello stesso episodio martiriale.

Ai Servi di Dio fu inflitta una morte brutale e violenta. I carnefici furono attenti a non lasciare prove dei loro misfatti. La quasi totalità dei Servi di Dio, prima di essere trucidati, aveva vissuto la prigionia. Le uccisioni si verificarono in un contesto di guerra, ma già prima del conflitto si era sviluppato un violento clima di persecuzione religiosa. Nel 1936 il Fronte Popolare, dopo aver vinto le elezioni, armò i civili, tra i quali si trovavano miliziani socialisti, comunisti e anarchici, scatenando una persecuzione contro la Chiesa. Furono uccisi molti sacerdoti e religiosi ma anche fedeli impegnati in parrocchia.

L’odium fidei fu il motivo prevalente dell’agire dei persecutori. I Servi di Dio furono assassinati perché cattolici.

 

B - SEI NUOVI VENERABILI

 

La Congregazione, inoltre, è stata autorizzata a promulgare il Decreto sulle virtù eroiche dei seguenti Servi di Dio:

 

1 - FORTUNATO MARIA FARINA 2 - ANDREA MANJÓN y MANJÓN 3 - ALFONSO UGOLINI 4 - MARIA FRANCESCA TICCHI 5 - MARIA CAROLA CECCHIN 6 - MARIA FRANCESCA GIANNETTO

 

1 - Ven. Servo di Dio FORTUNATO MARIA FARINA (1881-1954) Il Servo di Dio Fortunato Maria Farina nacque a Baronissi (Salerno) l’8 marzo 1881, in una famiglia agiata e molto religiosa. Inviato a studiare dai Gesuiti a Napoli, ne assorbì la spiritualità e la disciplina tanto da voler entrare nella Compagnia di Gesù ma, a motivo della salute debole, non poté realizzare tale desiderio. Si iscrisse alla Facoltà di Lettere in cui si laureò nel 1919.

A 16 anni emise il voto privato di castità e si dedicò all’apostolato, animato da un’intensa devozione all’Eucaristia e alla Beata Vergine Maria. Volendo diventare sacerdote ottenne di seguire i corsi di teologia a Napoli pur vivendo, per la precaria salute, in casa di un sacerdote e rimanendo in contatto con i formatori del seminario.

Ordinato sacerdote a Salerno il 18.9.1904, visse i primi anni di sacerdozio a Napoli e si laureò in teologia nel 1907.

Si dedicò quindi all’apostolato tra i giovani a Salerno dove, nel 1909, fondò il primo Circolo Giovanile Cattolico per la catechesi, la vita sociale e lo svago dei giovani. Nel 1912 fu nominato Padre spirituale del seminario di Salerno e dell’abbazia di Cava de’ Tirreni e poi anche curato della Chiesa di S. Agostino in Salerno. A 38 anni, venne nominato Vescovo di Troia e ricevette l’ordinazione episcopale a Roma il 10.8.1919. In Diocesi, si occupò di formazione del clero e promozione del laicato per una presenza dei cattolici nella vita sociale. Riaprì il seminario diocesano.

Nel 1924, fu nominato anche Vescovo di Foggia, unendo in persona episcopi le due diocesi. Mentre i foggiani furono contenti di tale nomina, i fedeli di Troia temettero che venisse soppressa la loro diocesi ed alcuni si opposero faziosamente, provocando sofferenze nel Servo di Dio. Anche a Foggia il nuovo Vescovo si prodigò con lo stesso stile e zelo apostolico. Logorato nel corpo, nel 1951 diede le dimissioni da Vescovo di Troia e, nel 1954, anche della diocesi di Foggia, diventando Arcivescovo titolare di Adrianopoli di Onoriade. Morì a Foggia (Italia) il 20 febbraio 195

 

. 2 - Ven. Servo di Dio ANDREA MANJÓN y MANJÓN (1846-1923)

 

Il Servo di Dio Andrés Manjón y Manjón nacque a Sargentes de Lora (Spagna) il 30 novembre 1846, in una famiglia di contadini. Nel 1861 entrò nel Seminario di Burgos, terminando gli studi ecclesiastici nel 1872 nel Seminario maggiore di Valladolid. Contemporaneamente studiò Diritto canonico e civile presso l’Università della stessa città, conseguendo il dottorato nel 1873.

Nel 1878 vinse il concorso per la Cattedra di Diritto nell’Università di Salamanca, dove insegnò durante l’anno accademico 1879-1880. In quello stesso periodo vinse la Cattedra di Diritto all’Università di Granada, dove maturò la decisione di diventare sacerdote. Ordinato il 19.6.1886 ed eletto canonico dell’Abbazia del Sacro Monte, di fronte alla miseria e all’abbandono culturale in cui versavano i poveri, progettò di fondare scuole per bambini indigenti.

Nacquero così, nel 1889, le Scuole dell’“Ave Maria” che, in pochi anni, si moltiplicarono non solo nella città e nella provincia di Granada, ma anche in diverse province della Spagna. Il suo orientamento pedagogico era intriso di spirito religioso come parte essenziale di un'educazione completa per bambini e giovani.

Il nome "Scuole dell'Ave Maria" indica il costante ricorso alla Madre di Dio in tutta la sua pedagogia, la cui chiave è l'amore cristiano. Nel 1918, dopo 38 anni di insegnamento, si ritirò come professore all'Università di Granada, dedicandosi maggiormente all'editoria e al consolidamento delle scuole. Verso la fine del 1922 ebbe i primi sintomi di cancro allo stomaco. Morì a Granada (Spagna) il 10 luglio 1923.

 

3 - Ven. Servo di Dio ALFONSO UGOLINI (1908-1999)

 

Il Servo di Dio Alfonso Ugolini nacque il 22 agosto 1908 a Thionville (Francia), in una famiglia originaria di Pianoro (Modena, Italia), costretta ad emigrare in cerca di sostentamento. Un anno dopo la nascita di Alfonso, la famiglia rientrò al paese di origine e, nel 1915, si trasferì a Sassuolo. Morta la madre, quando ancora il Servo di Dio era in tenera età, il padre, uomo di profonda fede e capace di adattarsi anche ai più duri lavori, fu l’educatore dei figli con l’esempio e la parola. Terminate le scuole elementari, il Servo di Dio iniziò a lavorare. In tale contesto approfondì la sua formazione religiosa, in particolare durante la catechesi in preparazione alla Prima Comunione. In questo periodo si affidò alla direzione spirituale dell’Arciprete della chiesa parrocchiale di S. Giorgio di Sassuolo, sotto la cui guida cominciò una regolare vita di preghiera, di meditazione e di frequenza ai Sacramenti. Verso i diciassette anni ebbe la tisi e, quando guarì, l’Arciprete lo assunse come sacrista. Ben presto divenne punto di riferimento per i parrocchiani, dando consigli di vita spirituale, guidando le persone alla preparazione al Sacramento della Confessione ed essendo valido catechista. Quando morì anche il padre, la parrocchia diventò la sua seconda casa e famiglia. Nel 1950, seguendo il desiderio di consacrarsi a Dio nella vita religiosa, entrò a far parte dell’Istituto Secolare “Servi della Chiesa”, fondato dal Servo di Dio Dino Torreggiani.

Anche da consacrato, continuò il servizio di sacrista e la dedizione al prossimo, in particolare nell’Unitalsi e verso le famiglie povere, istituendo per esse l’associazione Fraterno Aiuto Cristiano (F.A.C.). Nel 1972 iniziò la sua preparazione al sacerdozio, che ricevette il 7 settembre 1973, all’età di 65 anni. Anche da presbitero, il Servo di Dio rimase nella chiesa di S. Giorgio in Sassuolo. Il suo ministero si distinse soprattutto per l’assiduità al confessionale e la carità verso gli ammalati. Morì il 25 ottobre 1999 a Sassuolo (Italia)

4 - Ven. Serva di Dio MARIA FRANCESCA TICCHI (1887-1922)

 

Maria Francesca Ticchi (al secolo: Clementina Adelaide Cesira) nacque il 23 aprile 1887 a Belforte all’Isauro (Pesaro). Nel 1902, entrò nel monastero delle Clarisse Cappuccine a Mercatello sul Metauro, costruito sulla casa natale della mistica cappuccina santa Veronica Giuliani.

 

Il postulandato durò tre anni e mezzo poiché, in monastero, erano rimaste poche monache anziane e non vi era nessuna che potesse svolgere l’incarico di “Maestra delle novizie”. Per evitare la chiusura del monastero, i superiori inviarono alcune monache, sia per formare le novizie sia per incrementare la comunità carente.

Così, il 24.5.1905 dal monastero di Pisa, giunsero a Mercatello sul Metauro, suor Anna Paluffi come Superiora e suor Agnese Graziani come Maestra delle novizie.

La nuova Abbadessa introdusse la norma che le postulanti prima di divenire novizie, sarebbero dovute ritornare alle loro famiglie per qualche tempo, per assicurarsi della loro vocazione e della loro libertà di scelta. Così fece la Serva di Dio. Tornata in monastero, il 21.6.1906 iniziò l’anno di noviziato.

Nel 1907 emise la professione temporanea dei voti religiosi e, il 9.7.1910, quella perpetua. Nel Capitolo del 1914 venne scelta come Maestra delle novizie e, nel 1921 fu eletta Abbadessa, ma il Vescovo diocesano, Mons. Luigi Giacomo Baccini, non confermò l’elezione per difetto di età.

La vita della Serva di Dio fu segnata dalla sofferenza fisica, come la tumefazione del ginocchio, che sopportò per anni, senza farlo notare da nessuno e senza farsi medicare. Durante il noviziato ebbe una pleurite recidiva di natura tubercolare. Ci fu, poi, l’incurvamento progressivo delle ossa, che non le consentiva di tenere neppure il breviario in mano; sopraggiunse un’enterite e, poi, una febbre altissima che la tormentava ad intervalli regolari. Tutto sopportò con un indelebile sorriso e una gioia espansiva. Morì a Mercatello sul Metauro il 20 giugno 1922.

 

5 - Ven. Serva di Dio MARIA CAROLA CECCHIN (1877-1925)

 

Maria Carola Cecchin (al secolo: Fiorina) nacque il 3 aprile 1877 a Cittadella (Padova). A 18 anni chiese di entrare nella Congregazione delle Suore Dorotee di Vicenza, che però non l’accettò a causa della fragilità della sua salute. Ma, grazie alla mediazione del suo parroco e direttore spirituale, venne accolta nella Casa Cottolengo di Bigolino (Treviso)

Il 27.8.1896 iniziò il postulandato nella Piccola Casa della Divina Provvidenza a Torino e, il 2.10.1897, il noviziato. Il 6.1.1899, emise la professione religiosa, ricevendo l’incarico di cuoca nelle comunità di Giaveno e, poi, di Torino. Nel 1905 fu inviata in Kenya, insieme a quattro suore Cottolenghine e a due Missionari della Consolata. Iniziò così per la Serva di Dio un periodo complesso e fecondo: le difficoltà del clima, del tenore di vita, cultura e lingua, della collaborazione con i Missionari della Consolata, venivano affrontate con spirito di dedizione generosa e con il desiderio di annunciare il Vangelo.

Fu madre e sorella, catechista instancabile nei villaggi. Nominata superiora, fu destinata a varie comunità, ultima delle quali fu quella di Tigania, dove si ammalò gravemente. Intanto, con il passare degli anni, la collaborazione con i Missionari della Consolata era divenuta sempre più difficoltosa. Dopo molti tentativi andati a vuoto da parte dei superiori della Piccola Casa della Divina Provvidenza, Papa Benedetto XV ordinò il rimpatrio delle suore Cottolenghine dal Kenya. Ultima delle 44 religiose a rientrare in Italia, la Serva di Dio, già gravemente ammalata, morì sul piroscafo Porto Alessandretta il 13 novembre 1925, a 48 anni. Secondo le normative igieniche, il corpo fu consegnato alle acque del Mar Rosso.

 

6 - Ven. Serva di Dio MARIA FRANCESCA GIANNETTO (1902-1930)

 

Maria Francesca Giannetto (al secolo Carmela) nacque il 30 aprile 1902 a Camaro Superiore (oggi quartiere di Messina). Maturò presto l’idea di consacrarsi al Signore. Il 14.1.1922, nell’Istituto “Santa Brigida” in Messina, incontrò la Ven.le Serva di Dio Brigida Maria Postorino, Superiora Generale e Fondatrice dell’Istituto delle Figlie di Maria Immacolata. Il giorno seguente, contro il volere dei familiari, lasciò la casa paterna ed iniziò il postulandato e il 17 aprile, iniziò l’anno di noviziato a Reggio Calabria.

Presto si sentì non portata alla vita religiosa per cui la Madre Fondatrice la inviò il 9.1.1923 presso la comunità di Catona per riflettere sulla sua scelta. A Catona, dopo alcuni giorni, con il permesso della Madre Generale, lasciò l’abito religioso e si recò in famiglia per continuare il discernimento. Dopo otto giorni, fece ritorno al noviziato, certa della sua vocazione.

Dopo tre mesi, le fu permesso di rindossare l’abito di novizia. Iniziò un itinerario spirituale caratterizzato da mortificazioni corporali e atti di penitenza. Il 23.4.1924, con le sue consorelle, fu ammessa alla professione e fu trasferita nella casa di noviziato a Roma dove emise la professione religiosa dei voti il 25.3.1925.

Rimase nell’Urbe con l’incarico di “Assistente delle Postulanti”. Nel frattempo, cominciarono a manifestarsi in lei i sintomi della tubercolosi e, nel 1928, viste le precarie condizioni di salute, il Consiglio Generale chiese alla Santa Sede la dispensa di due anni, sui cinque richiesti dalle Costituzioni, per poter emettere i voti perpetui.

Nel luglio 1929, fu trasferita a Catona e, in settembre, presso la casa di Menfi sperando che il cambio di aria le potesse giovare. A fine novembre la Serva di Dio si recò per alcuni giorni in famiglia sperando che questo ulteriore cambio di aria le potesse essere di aiuto ma le condizioni di salute continuarono a peggiorare per cui rientrò in comunità.

A gennaio del 1930 fu ammessa alla professione perpetua che si sarebbe celebrata nel marzo successivo. Dietro consiglio dei medici, convinti che l’aria del paese natio la potesse aiutare, rientrò in famiglia. Il 4.2.1930 ricevette il viatico dal parroco di Camaro, don Pietro Profera e, due settimane dopo, il 16 febbraio 1930, morì all’età di 28 anni.

[Il santino di Sr.Maria Francesca Giannetto è offerto dal socio Padre Michele M.Giuliano,OFM

 

22.12.2019: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI Il 21 dicembre 2019, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza S.E. Rev.ma il Signor Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti decreti riguardanti:

A - UN NUOVO BEATO I] - Durante l’Udienza, il papa ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto sul martirio del Servo di Dio ROSARIO ANGELO LIVATINO ucciso in odio alla Fede.

 

ROSARIO ANGELO LIVATINO (1952-1990) Angelo Livatino nacque a Canicattì (Agrigento) il 3 ottobre 1952. Iscrittosi a Giurisprudenza a Palermo, il 9.7.1975 conseguì la Laurea con il massimo dei voti. Sin dalla giovinezza partecipò all’Azione Cattolica e frequentò la parrocchia, dove teneva conversazioni giuridiche e pastorali, dava il proprio contributo nei corsi di preparazione al matrimonio e interveniva agli incontri organizzati da associazioni cattoliche. Da Magistrato continuò a vivere l’esperienza della comunità parrocchiale. Recandosi al lavoro presso la Procura di Agrigento, sostava presso la vicina chiesa di San Giuseppe per la visita al SS.mo Sacramento. Ebbe brevi frequentazioni con alcune ragazze. Il 18.7.1978, entrò in Magistratura come Uditore giudiziario al Tribunale di Caltanissetta. Dal 24.9.1979 al 20.10.1988 svolse l’incarico di Uditore giudiziario con funzioni di Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento. Tra il 1984 e il 1988 risultò essere, per riconoscimento del Consiglio Superiore della Magistratura, il Magistrato più produttivo della Procura di Agrigento. Il 29.10.1988, dopo aver seguito il corso di preparazione, volle ricevere il sacramento della Confermazione. Il 21.8.1989 prese possesso del nuovo incarico di Magistrato del Tribunale di Agrigento, dove svolse le funzioni di Giudice della sezione penale. Il 21.4.1990, dopo aver frequentato la Scuola biennale di formazione in diritto pubblico regionale nell’Università degli studi di Palermo, conseguì il Diploma con lode. In quegli anni a Canicattì e in tutto il territorio agrigentino la situazione sociale era scossa da una vera e propria “guerra” di mafia, che vedeva contrapposti i clan emergenti (denominati Stiddari) contro Cosa Nostra, il cui padrino locale era Giuseppe Di Caro, che abitava nello stesso condominio di Livatino. Il 21.9.1990, il Servo di Dio venne ucciso in un agguato, sulla strada statale 640 che conduce da Canicattì verso Agrigento, mentre viaggiava da solo, in automobile, per recarsi in Tribunale. La dinamica dell’omicidio si caratterizzò per particolare ferocia, come fu riconosciuto dalla Corte d’Assise di Caltanissetta. In fin di vita, prima del colpo di grazia esploso in pieno volto, egli si era rivolto agli assassini con mitezza. La motivazione che spinse i gruppi mafiosi di Palma di Montechiaro e Canicattì a colpire Livatino fu la sua nota dirittura morale per quanto riguarda l’esercizio della giustizia, radicata nella fede. Durante il processo penale emerse che il capo provinciale di ‘Cosa Nostra’ Giuseppe Di Caro, che abitava nello stesso stabile del Servo di Dio, lo definiva con spregio ‘santocchio’ per la sua frequentazione della Chiesa. Dai persecutori, il Servo di Dio era ritenuto inavvicinabile, irriducibile a tentativi di corruzione proprio a motivo del suo essere cattolico praticante. Dalle testimonianze, anche del mandante dell’omicidio, e dai documenti processuali, emerge che l’avversione nei suoi confronti era riconducibile all’odium fidei.

 

B - 7 NUOVI VENERABILI Sono stati promulgati 7 decreti riguardanti l’eroicità delle virtù dei seguenti Servi di Dio, i quali, pertanto, acquisiscono il nuovo titolo di “Venerabile”.

 

1 - Ven. Servo di Dio VASCO de QUIROGA (1470-1565)

 

Il Servo di Dio Vasco de Quiroga nacque verso il 1470 a Madrigal de las Altas Torres (Ávila, Spagna). Laureato in Giurisprudenza, nel 1525 iniziò a esercitare l’ufficio di giudice al servizio della Spagna nella piazzaforte e centro commerciale di Oran, sulla costa nordafricana. Fu anche rappresentante del Regno presso gli emirati di Tremecen e di Tunisi. Dopo il 1526, tornò in patria esercitando diversi uffici pubblici a Granada, Valladolid e Murcia.

La regina Isabella del Portogallo, moglie di Carlo, Re di Spagna e imperatore di Germania, chiese al Servo di Dio di trasferirsi nel Viceregno del Messico, per svolgere la funzione di giudice e affrontare i molti casi di corruzione e di violenza che si verificavano ai danni della popolazione indigena.

Nel 1531, il Servo di Dio partì per il Messico. Svolse il suo lavoro con abnegazione, equilibrio, onestà e dedizione, nella regione di Michoacán. Nel 1535 pubblicò la sua opera principale “Información en Derecho” sull’amministrazione della giustizia nei territori spagnoli in Sud America.

Nel 1536, Paolo III eresse la diocesi di Michoacán. Avrebbe dovuto esserne Vescovo il francescano padre Luis de Fuensalida, ma questi rinunciò e si pensò, allora, a Vasco de Quiroga benché fosse laico.

Il Servo di Dio si mostrò riluttante, ma alla fine accettò e, ricevuti gli ordini minori, diaconato e presbiterato, fu ordinato Vescovo nel 1538. Primo Vescovo americano non appartenente ad un Ordine Religioso, promosse l’evangelizzazione, fece stampare e diffondere catechismi e libri per la formazione cristiana e curò l’organizzazione della diocesi.

Iniziò la costruzione della cattedrale di Pázcuaro e del Seminario San Nicolás. Inoltre, fondò insediamenti abitativi destinati agli indigeni, dispersi e disgregati dopo il crollo delle strutture statali precolombiane, i cosiddetti Pueblos hospitales che, nella sua idea, dovevano diventare fari di evangelizzazione, centri di formazione alla vita cristiana degli indigeni convertiti e luoghi di assistenza di malati e di poveri.

Per difendere i diritti degli indigeni e della diocesi, il Servo di Dio dovette tornare in Spagna nel 1547, dove rimase sino al 1554, per affrontare varie questioni riguardanti i confini ecclesiastici della diocesi e le gravi questioni contro i colonizzatori. Tornato in diocesi nel 1554, il Servo di Dio partecipò al Primo Concilio Provinciale del Messico che vide convenire tutti i Vescovi del Viceregno di Nueva España e i Superiori religiosi dei Francescani, Domenicani e Agostiniani. Nonostante l’avanzare degli anni, si impegnò indefessamente a visitare i luoghi della sua diocesi. Nel 1562 si ammalò e dovette fermarsi per un periodo nel Pueblo Hospital di Santa Fe di Città del Messico. Morì a Pátzcuaro (Messico) il 14 marzo 1565.

 

2 - Ven. Servo di Dio BERNARDINO PICCINELLI (1905-1984

 

Bernardino Piccinelli (al secolo: Dino) nacque il 24 gennaio 1905 a Madonna dei Fornelli, frazione di San Benedetto Val di Sambro (Bologna, Italia). Rimasto orfano di padre ad un anno, nel 1909 la madre si sposò nuovamente e, con la famiglia, si trasferì a Bologna. Nel 1917, il Servo di Dio entrò nell’Ordine dei Servi di Maria.

L’8.12.1920, iniziò il noviziato a Montefano e, l’anno successivo, emise la professione temporanea dei voti. Nel 1924 venne inviato a Roma per gli studi teologici e, il 5.2.1928 fu ordinato sacerdote. Svolse il servizio pastorale dapprima al santuario della Madonna della Ghiara in Reggio Emilia e, un anno dopo, al collegio di Ronzano come Vice-Maestro dei probandi e insegnante. Nel 1937, fu nominato Parroco della parrocchia “Sacro Cuore” in Ancona. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i bombardamenti distrussero il centro della città e il Servo di Dio si adoperò ad aiutare spiritualmente e materialmente la popolazione.

Per tale azione, il 26.4.1984 gli venne conferita la medaglia d’oro per civica benemerenza. Nominato Vescovo Ausiliare e Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Ancona, ricevette l’ordinazione episcopale il 10.7.1966. Per privilegio pontificio, continuò a ricoprire l’ufficio di parroco. Durante gli anni di ministero episcopale, si contraddistinse per la generosa attività pastorale verso gli umili e i poveri, i malati e le persone in difficoltà.

Il 16.1.1980, per raggiunti limiti di età, rassegnò le dimissioni da Vescovo Ausiliare e da Vicario Generale. Si ritirò nel convento dei Servi di Maria “Sacro Cuore” in Ancona, dove morì il 1° ottobre 1984.

 

3 - Ven. Servo di Dio ANTONIO VINCENZO GONZÁLEZ SUAREZ (1817-1851)

 

Antonio Vincenzo González Suárez nacque ad Agüimes (Isole Canarie, Spagna) il 5 aprile 1817. A 16 anni entrò nel Seminario di Las Palmas. Essendo di famiglia povera, pagò le spese di vitto e alloggio con il lavoro di domestico. Nel 1834, il Vescovo Mons. José Romo y Gamboa annoverò Don Antonio nel gruppo dei sacerdoti e seminaristi che avrebbero dovuto lavorare per la riforma del Seminario, pervaso dal giansenismo. Così, nel 1840, presso l’Università di San Fernando de La Laguna, si laureò in filosofia e teologia e, il 19.1.1845, venne ordinato presbitero a Tenerife. Tornato a Las Palmas, si dedicò all’insegnamento della teologia nel Seminario diocesano e svolse anche gli uffici di Vicerettore e di Segretario, rendendosi disponibile anche ad aiutare i parroci della zona nel ministero pastorale. Nel 1846 fu nominato parroco-economo della chiesa di Santo Domingo de Las Palmas. La suddetta nomina fu molto contestata dal Capitolo Cattedrale, poiché il Governatore Ecclesiastico aveva nominato il Servo di Dio senza il consenso del suddetto Capitolo. Dopo vari ricorsi da parte del precedente parroco, anche a livello giudiziario, il 30.10.1846, il Capitolo Cattedrale riconobbe la validità della sua nomina. Tra la fine del 1846 e il 1847, l’isola fu colpita da un’epidemia di hambruna (carestia) e il Servo di Dio con tutto il clero si prodigò per alleviare le sofferenze della popolazione. Nel 1848 fu nominato maggiordomo dell’eremo di Sant’Antonio Abate e, nello stesso tempo, conobbe Sant’Antonio Maria Claret con il quale condivise alcune missioni popolari ed esercizi spirituali. Nel 1850 il Vescovo decise di creare tre nuove parrocchie e invitò i sacerdoti a partecipare al concorso per diventarne parroci. Il Servo di Dio partecipò e vinse prendendo possesso canonico della parrocchia di Santo Domingo il 9.5.1851. Tra la fine di maggio e l’inizio di giugno 1851 a Las Palmas si diffuse il colera. Il Servo di Dio fece parte dell’équipe di sacerdoti, disponibili per l’assistenza dei moribondi. Contagiato dal colera, morì a Las Palmas (Spagna) il 22 giugno 1851, a 34 anni.

 

4 - Ven. Servo di Dio ANTONIO SEGHEZZI (1906-1945)

 

Antonio Seghezzi nacque il 25 agosto 1906 a Premolo (Bergamo, Italia). Dopo la laurea in Scienze sociali, nel 1925, entrò nel Seminario di Bergamo. Ordinato presbitero il 23.9.1929, cominciò il suo ministero come coadiutore parrocchiale ad Almenno San Bartolomeo e, nel 1932, fu chiamato a insegnare Lettere nel ginnasio del Seminario vescovile. Nel 1935, fu nominato cappellano militare in Etiopia. Rientrato in Diocesi due anni dopo, venne nominato Segretario della Giunta diocesana di Azione Cattolica.

La sua attività pastorale con i giovani e la fitta corrispondenza con quelli di Azione Cattolica impegnati sui fronti di guerra non furono gradite dalla polizia tedesca che lo arrestò il 4.11.1943. Venne processato e condannato a 5 anni di carcere, poi ridotti a 3, da scontarsi in Germania.

Dapprima rinchiuso nelle carceri di Sant’Agata a Bergamo, fu trasferito il 23.12.1943 al Forte San Mattia di Verona da cui, il 31 dicembre, fu deportato a Monaco di Baviera, nel carcere di Stadelheim. Il 15.2.1944, giunse nel carcere di Kaisheim e, nel marzo dello stesso anno, venne ulteriormente trasferito a Löpsingen in una fabbrica di proiettili.

Dopo una prima emottisi, il 20 giugno successivo, fu ricoverato nell’infermeria del carcere di Kaisheim, dove rimase circa dieci mesi. Il 23.4.1945 fu mandato nel campo di Dachau, che venne liberato dagli Alleati il 29.4.1945, ma la salute di Don Seghezzi continuò a peggiorare a causa della mancanza di cure e delle condizioni subite nel lager, a causa del lavoro massacrante, la fame e l’insufficienza igienica. Morì di tubercolosi il 21 maggio 1945 a Dachau (Germania).

 

5 - Ven. Servo di Dio BERNANRDO ANTONINI (1932-2002)

 

Il Servo di Dio Bernardo Antonini nacque a Cimego (Trento, Italia) il 20 ottobre 1932. Poco dopo la sua nascita, la famiglia si trasferì a Raldon (Verona). Nel 1943, il Servo di Dio fu accolto nel Seminario diocesano di Verona. Ordinato sacerdote il 26 giugno 1955, fu nominato vicario parrocchiale a San Michele Extra in Verona.

Nel 1962 conseguì la Laurea in Lingue Straniere Moderne all’Università Cattolica di Milano. Due anni dopo, ottenne la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Facoltà Teologica di Venegono. Dal 1956 al 1972 fu insegnante nel seminario minore di Verona. Nel 1975 conseguì la Licenza in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico in Roma ed iniziò la docenza allo Studio Teologico “San Zeno” e all’Istituto “San Pietro Martire” a Verona.

 

Nel 1977, entrò a far parte dell’Istituto Secolare Sacerdotale “Gesù Sacerdote”, fondato dal Beato Giacomo Alberione, emettendo i voti perpetui il 5 aprile 1991. Nel 1980 fu incaricato della formazione del clero giovane. Nel 1989, con l’era Gorbaciov e le conseguenti aperture del mondo sovietico, il Servo di Dio si recò a Mosca come studente e missionario, offrendo la propria collaborazione a Mons. Tadeusz Kondrusiewicz, l’allora Amministratore Apostolico per tutta la Russia europea e, in seguito, Arcivescovo della Madre di Dio a Mosca.

Nel 1993, il Servo di Dio fondò e diresse a Mosca il Seminario Regina Apostolorum, dove insegnò Sacra Scrittura. Formò i primi sacerdoti cattolici russi. Diede vita e coordinò le attività del giornale “Svet Evengelija” e dell’Istituto Teologico “San Tommaso d’Aquino”. Nel 2001, fu inviato a Karaganda nel Kazakhstan, Chiesa molto povera, dove ebbe gli incarichi di ViceRettore del Seminario maggiore, Direttore del giornale della diocesi e Vicario episcopale per la pastorale.

Qui morì il 27 marzo 2002 a causa di un aneurisma.

 

6 - Ven. Servo di Dio IGNÁC STUCHLÝ (1869-1953)

 

Il Servo di Dio Ignazio Stuchlý nacque a Bolesław (oggi Polonia) il 14 dicembre 1869, in una numerosa famiglia di contadini. Cresciuto in un clima familiare sereno e di solida religiosità cristiana, tenace nell’impegno, dopo alcune esperienze di ricerca, decise di entrare nella Società Salesiana e, l’8 settembre 1894, si recò a Torino. Accolto nell’aspirantato, trascorse il periodo di postulantato a Valsalice, quindi compì l’anno di noviziato ad Ivrea, dove emise la professione religiosa temporanea dei voti il 5 agosto del 1895. Inviato a Gorizia, insieme allo studio, venne incaricato di seguire i lavori edilizi in casa.

Il 3 novembre 1901 fu ordinato sacerdote, divenendo un confessore e direttore spirituale molto ricercato, soprattutto dai pellegrini del Sacro Monte di Gorizia.

Nel 1910 venne inviato a Lubiana (Slovenia) e, nel 1919, a Veržej (Slovenia). Nel 1925 rientrò in Italia, a Perosa Argentina, per occuparsi della formazione dei giovani salesiani cechi. Due anni dopo, venne inviato a Fryšták, per l’apertura della prima casa salesiana in Moravia. Uno sviluppo vocazionale spinse i superiori a fare della Cecoslovacchia una Provincia autonoma di cui, nel 1935, Don Ignazio venne nominato primo Ispettore.

In pochi anni fece fiorire a dismisura la nascente ispettoria, che venne suddivisa in due: Slovacchia e Boemia-Moravia. Il Servo di Dio continuò a essere responsabile di quest’ultima. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu sicuro punto di riferimento dei confratelli e delle persone più deboli. Terminata la guerra, l’obbedienza gli affidò la difficile gestione del periodo postbellico. Quasi ottantenne, poté ritirarsi allora nella casa di Fryšták, dove si dedicò al ministero delle confessioni.

Nel 1950 fu colpito da un ictus cerebrale che lo rese bisognoso di continua assistenza da parte dei confratelli. Nello stesso anno, i sovietici insediarono in ogni casa salesiana dei commissari governativi e molti salesiani vennero deportati. Il Servo di Dio fu inviato in un ospizio per anziani, prima a Zlín e poi a Lukov (Repubblica Ceca), dove morì il 17 gennaio 1953.

 

7 - Ven. Serva di Dio ROSELLA STALTARI (1951-1974) La Serva di Dio Rosa Staltari nacque il 3 maggio 1951 ad Antonimina (Reggio Calabria, Italia), in una famiglia povera e profondamente cristiana.

Rimasta orfana di madre a soli due anni, su espressa richiesta del padre, che voleva assicurare alla figlia una crescita serena, fu accolta in un Istituto di Locri per l’infanzia abbandonata, gestito dalle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario, dove rimase fino all’età di quattordici anni.

Nel 1965, ottenuta la licenza media di avviamento professionale, fu accolta a Reggio Calabria nell’Istituto “Maria Mater Gratiae”, gestito dalla Congregazione delle Figlie di Maria Santissima Corredentrice, fondato nel 1957 da don Vittorio Dante Forno e da suor Maria Salemi, per le attività educativo-assistenziali. Nel 1968, conseguì il diploma di segretaria d’azienda e l’abilitazione all’insegnamento nella scuola materna.

Attratta dalla spiritualità e dal metodo pedagogico delle Figlie di Maria Santissima Corredentrice, entrò nella loro Congregazione. Conclusi i due anni di postulantato, il 2 luglio 1972 cominciò il noviziato, e un anno dopo, emise i voti religiosi. Nel 1973, fu trasferita a Palermo come maestra di bambini, in particolare orfani, presso l’Istituto “Pietro Ardizzone”. La Serva di Dio, che subiva frequenti crisi convulsive e svenimenti, morì improvvisamente a Palermo il 4 gennaio 1974, all’età di 22 anni.

 

 

 

CURIOSANDO IN LIBRERIA

 

LA NUTRICE SPIRITUALE DI GESÙ BAMBINO

di Davide CARBONARO, OMD

 

È stata rieditata in questi giorni l’operetta spirituale del Servo di Dio Cosimo Berlinsani OMD (1619- 1694): La Nutrice spirituale di Gesù Bambino, Roma Edizioni Oblate del Bambino Gesù 2020, pp. 135.

Il testo fu composto dal Servo di Dio nel 1656 mentre la città di Roma subiva il flagello della peste. Lo stesso Cosimo ne affrontò le conseguenze mentre serviva e confortava i parrocchiani di Campitelli nei lazzaretti dell’Urbe.

Si tratta di un itinerario spirituale per istruire alcune sue penitenti, in modo particolare la Serva di Dio Anna Moroni (1613- 1675) con la quale fondò la Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù (cfr. foto a fianco).

 

Un vero e proprio “Esercizio dello Spirito” che prende avvio dal grande mistero dell’Incarnazione trasmesso dalle Scritture, meditato dai Padri della Chiesa e celebrato nella liturgia e nella devozione popolare. Il testo scritto da Padre Cosimo con “puro e semplice stile” e da “lui meditato”, è singolare sintesi di tanta ricchezza. Il titolo che apre l’opera, prosegue con la spiegazione del senso della Nutrice: “Modo di allevare e far crescere spiritualmente Gesù Bambino nel proprio cuore”. Cosimo non è lontano dalla riflessione dei Padri della Chiesa che già intuivano le conseguenze del mistero dell’Incarnazione anche per l’anima spirituale.

 

Così scriveva Gregorio di Nissa nelle Omelie sul Cantico dei Cantici: “Il Bambino Gesù, che oggi è nato per noi, cresce in coloro che lo accolgono, in sapienza, età e grazia, ma in misura diversa: non è identico in tutti, ma si adatta alla disponibilità e capacità di ciascuno e, nella misura in cui è accolto, si mostra bambino, adolescente, adulto”.

Questa linea interpretativa e spirituale, è percorsa da p. Cosimo quando invita le sue penitenti ad accudire e far crescere Gesù nella profondità del proprio intimo.

 

 

E questo, prendendosi cura non tanto di un oggetto, la statuina del Bambino Gesù, quanto piuttosto acquisendo la consapevolezza che questi immediati e materni servizi, sono offerti, afferma P. Cosimo, “A una Nutrice che ama ed è lei che si fa parlare”. Pertanto, prosegue il Servo di Dio: “Terrete un Bambino Gesù in una culla con tutti quegli ornamenti di cui le nutrici spirituali si servono…Darete a questo Bambino il cibo due volte al giorno ed eseguirete ciò facendo due ore di orazione mentale, una la mattina e una la sera…”.

Come si può notare in queste indicazioni, cresce spiritualmente la persona che accetta questo “esercizio”, “facendo parlare il cuore”. Il testo si apre con un’avvertenza iniziale ai lettori, nella quale p. Cosimo afferma: “Chi pensa di trovare in queste parole soltanto verità pure e semplici, piuttosto che pensieri devoti ed affetti amorosi verso il Santo Bambino, non ci perda tempo, poiché resterà deluso dal principio alla fine”. Invece: “Chi desidera conoscere quanto questo modo di onorarlo e servirlo sia gradito e accetto al Santo Bambino, e come Egli lo ricompensi largamente anche in questa vita, preghi per me affinché io possa scrivere quanto attualmente sto meditando a tale scopo”.

 

I ventisette capitoli dell’operetta, spaziano tra servizi al divino bambino riflessi nelle meditazioni, contemplazioni, colloqui, visite e preghiere distribuite durante l’intero arco della giornata. Il testo di Berlinsani fu rieditato nel 1993 dal Prof. Mauro Papalini che intese riportare “la fragranza e freschezza dell’opera” dall’italiano del XVII secolo al linguaggio del nostro tempo, senza pretendere di fare una operazione filologica che avrebbe richiesto altre metodologie.

 

Come afferma Papalini: “Il testo è pieno di preghiere, inni salmi e giaculatorie in latino che sono state tradotte seguendo il loro significato letterale. Come è noto la Sacra Scrittura era citata in latino secondo il testo della Vulgata clementina, inoltre le preghiere, gli inni, i salmi e le giaculatorie sono formate da pezzetti di brani della Sacra Scrittura che P. Berlinsani dimostra di conoscere perfettamente”. La nuova edizione curata dal Dott. Emanuele Atzori pur riprendendo quella del Papalini, rivede i testi biblici lì dove è possibile, li segnala nella versione CEI del 2008 ed aggiunge alcune note che possono aiutare la lettura dei contesti culturali.

 

 

 

 

NOTIIE DAL MONDO - 15 OTTOBRE 2020:

Lo scorso 15 ottobre 2020, Papa Francesco ha nominato S.E. Monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, nuovo Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

 

“Eminenza Rev.ma, a nome dell’A.I.C.I.S. – Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre, porgo i migliori auguri e felicitazioni per la nuova e impegnativa missione che il Santo Padre ha voluto conferirLe. In un periodo veramente difficile per il mondo, la scelta, ricaduta su un ministro di Dio dialogante, sensibile e profondo conoscitore della Chiesa come S.E. Rev.ma, fa ben sperare per un futuro migliore. Assicuro, a nome mio e degli iscritti A.I.C.I.S., di sostenerLa con la preghiera e con l’affetto. La informiamo che in qualità di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi automaticamente S.E. Rev.ma è entrata a far parte della nostra Associazione come ‘Socio Onorario’. Saremo lieti di farLe pervenire, ad ogni nuova uscita, la nostra rivista trimestrale “Santini e Santità” le cui otto pagine centrali da anni riportano i Decreti della Congregazione delle Cause dei Santi promulgati nel trimestre precedente alla pubblicazione della Rivista

 

Il Presidente A.I.C.I.S. – Giancarlo Gualtieri”

MONS. MARCELLO SEMERARO, NUOVO PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

 

Il Cardinale Marcello Semeraro, Arcivescovo-Vescovo emerito di Albano, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, è nato a Monteroni di Lecce il 22 dicembre 1947 ed è stato ordinato sacerdote l'8 settembre 1971.

Ha ricevuto la sua prima formazione nel Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” della Puglia e successivamente ha completato gli studi teologici presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense a Roma, dove ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Sacra Teologia.

Ha poi iniziato il suo ministero insegnando teologia dogmatica presso l'Istituto Teologico della Puglia ed ecclesiologia presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense. È stato nominato alla sede episcopale di Oria il 25 luglio 1998. È stato trasferito alla Chiesa suburbicaria di Albano il 1° ottobre 2004.

Il 15 ottobre 2020 è stato nominato da Papa Francesco Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Attualmente è anche Amministratore Apostolico ad nutum Sanctae Sedis del Monastero Esarchiale di Santa Maria di Grottaferrata e Delegato Pontificio dell'Ordine Basiliano in Italia. Negli anni è stato Segretario speciale della X Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sul Vescovo, Servo del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo.

Ha partecipato come incaricato pontificio alla XIV Assemblea Generale Ordinaria sulla Vocazione e Missione della Famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo; nella XV Assemblea Generale sui Giovani, la Fede e il Discernimento Vocazionale e nell'Assemblea Speciale per la Regione Panamazzonica nel 2019.

È Presidente della Commissione Regionale per la Dottrina della Fede, Annuncio e Catechesi della Conferenza Episcopale del Lazio; membro della Commissione Episcopale CEI per la Dottrina della Fede, Annuncio e Catechesi; e Presidente del Consiglio di Amministrazione di “Avvenire - Nuova Editrice SpA”.

È membro della Congregazione per le Cause dei Santi, del Dicastero per la Comunicazione e consultore della Congregazione per le Chiese Orientali. Il 13 aprile 2020 è stato nominato segretario del “Consiglio dei Cardinali” per aiutare il Santo Padre nel governo della Chiesa Universale e per redigere un piano di revisione della Costituzione Apostolica “Pastor Bonus” sulla Curia Romana. Ha pubblicato numerosi libri, articoli e voci di dizionari sul tema dell'ecclesiologia. Il 15 ottobre 2020 Papa Francesco lo ha nominato Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.

 

Da Papa Francesco creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 28 novembre 2020, della Diaconia di ‘Santa Maria in Domnica’. [Fonte: Ufficio Stampa Vaticano] Tivoli (RM),

 

12 dicembre 2020: APERTURA DELLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI MONS.GIUSEPPE COGNATA, S.D.B. TIVOLI (RM)

 

Il 12 dicembre 2020, presso la Curia vescovile di Tivoli, ha avuto luogo l’apertura dell’inchiesta diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio monsignor Giuseppe Cognata (Agrigento, 14 ottobre 1885 – Pellaro, 22 luglio 1972), della Pia Società di San Francesco di Sales, vescovo titolare di Farsalo, già vescovo di Bova e Fondatore dell’Istituto delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore (Sosc).

Ha presieduto l’evento monsignor Mauro Parmeggiani, vescovo di Tivoli e di Palestrina. «L’annuncio, dato in piena pandemia, il 18 aprile 2020, che Papa Francesco autorizzava l’apertura della Causa, ha rallegrato molti vescovi, presbiteri, religiosi e religiose, laici che attendevano con paziente e fiduciosa speranza questa lieta notizia,

«Permettetemi un paragone – ha proseguito la religiosa –: come i pastori, nel buio della notte, sono stati illuminati dalla lieta notizia e dall’evento atteso da secoli, così anche noi quando sembrava che nulla venisse alla luce improvvisamente, mentre il mondo era spaventato da Covid19, la luce di un nuovo sole è venuta ad illuminare la vita della Famiglia Salesiana, di noi Oblate e della Chiesa tutta… E come nella notta buia di Betlemme una luce squarciò le tenebre perché il Figlio d Dio si è fatto uomo ed è venuto a portare la luce vera, così ci auguriamo che l’apertura dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione di monsignor Cognata possa essere per tutti motivo di impegno nel testimoniare la verità e la giustizia, di cui il Servo di Dio ne fu esemplare modello».

 

Sebbene le restrizioni dovute alla pandemia abbiano impedito di celebrare l’evento con una moltitudine di persone, è stato tuttavia possibile partecipare a distanza all’evento grazie alla trasmissione in diretta della cerimonia, accessibile a tutti sulla pagina Facebook e il canale YouTube delle Salesiane Oblate del Sacro Cuor

Grande commozione e gioia anche a Reggio Calabria dove di recente è stata anche intitolata una via in memoria di monsignor Cognata proprio a pochi passi da una casa delle “sue” Suore nel quartiere di Pellaro. Parlando del presule, pochi mesi fa, l’arcivescovo di Reggio Calabria - Bova, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini ha detto: «Dio gli ha consentito di guardare agli eventi della sua vita che come uomo di fede ha saputo accettare il disegno celeste, nonostante le sofferenze».

 

Con l’occasione, citiamo l’interessante biografia (cfr. foto in alto) del Servo di Dio Giuseppe Cognata scritta da Vito Cesareo, magistrato onorario nel 1980, giudice di pace per tredici anni, da sempre impegnato nel laicato cattolico, che si è fatto così testimone della spiritualità di un uomo che ha fatto della Chiesa povera e dei giovani le sue uniche ragioni di vita, pur reggendo silenziosamente sulle spalle una croce troppo pesante, ingiustamente inflittagli.

Il 7 giugno 2020, festa della Ss.ma Trinità, il Dr. Vito Cesareo aveva dichiarato: “A distanza di appena un anno dalla pubblicazione di questo mio libro-testimonianza, Papa Francesco ha autorizzato l’apertura della causa di beatificazione di Mons. Giuseppe Cognata, oggi Servo di Dio.

L’evento mi riempie di gioia e mi chiama a ripetere che “Lo Spirito Santo soffia quando e come vuole”. Da servo inutile sento il bisogno di affermare che questo mio libro, concepito sin dal 2012 e pubblicato tra alterne vicende il 31 gennaio 2019, memoria di San Giovanni Bosco, vuole essere un ringraziamento al Signore per averci donato Mons. Giuseppe Cognata e per avermelo fatto conoscere di persona. Due in definitiva le finalità del libro. La prima quella di analizzare la spiritualità di Mons. Cognata per percorrere le strade che vanno verso la santità. La seconda quella di chiedere espressamente alla Chiesa che, riconosciute le qualità necessarie, si promuovesse il processo di beatificazione, tanto da indurmi, “voce humile sed fidele”, a dedicare il libro al Santo Padre Francesco. Ho strenuamente difeso l’innocenza del Vescovo Cognata ed ho rivolto a Lui la preghiera di presentare al Signore tutto il mio affetto di cristiano che crede e spera. Al benevolo lettore chiedo di continuare a sostenermi nella fragilità e limitatezza che riconos

 

 

 

Roma, 2020 - 8 dicembre - 2021: ANNO DI SAN GIUSEPPE - IL DETTAGLIO DELLE INDULGENZE Grazie allo speciale Anno di San Giuseppe indetto lo scorso 8 dicembre da Papa Francesco per celebrare il 150° ann.rio del decreto “Quemadmodum Deus” con il quale il beato Pio IX proclamò San Giuseppe Patrono della Chiesa Universale, i fedeli di ogni parte del mondo potranno ricevere l’indulgenza plenaria fino all’8 dicembre 2021.

Confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre sono le consuete condizioni richieste per lucrare l’indulgenza, in vista della quale la Penitenzieria apostolica – nel decreto che accompagna la lettera apostolica “Patris Corde” - ha disposto modalità precise.

 

Si concede l’indulgenza plenaria, nel dettaglio: •a quanti mediteranno per almeno 30 minuti la preghiera del Padre Nostro, oppure prenderanno parte a un ritiro spirituale di almeno una giornata che preveda una meditazione su San Giuseppe; •a coloro i quali, sull’esempio di San Giuseppe, compiranno un’opera di misericordia corporale o spirituale; •a quanti reciteranno il Rosario, nelle famiglie e tra fidanzati; •a “chiunque affiderà quotidianamente la propria attività alla protezione di San Giuseppe e ogni fedele che invocherà con preghiere l’intercessione dell’Artigiano di Nazareth, affinché chi è in cerca di lavoro possa trovare un’occupazione e il lavoro di tutti sia più dignitoso”; •ai fedeli che reciteranno le Litanie a San Giuseppe (per la tradizione latina), oppure l’Akathistos a San Giuseppe, per intero o almeno qualche sua parte (per la tradizione bizantina), oppure qualche altra preghiera a San Giuseppe, propria alle altre tradizioni liturgiche, “a favore della Chiesa perseguitata ad intra e ad extra e per il sollievo di tutti i cristiani che patiscono ogni forma di persecuzione.

 

 

PROROGATO IL 100° ANN.RIO DELLA PROCLAMAZIONE DELLA MADONNA DI LORETO A PATRONA DEGLI AERONAUTI

Ricordiamo che alla vigilia dell’Assunzione 2020 al termine della recita del Santo Rosario, monsignor Fabio Dal Cin, arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto, ha diffuso, tra gli applausi dei fedeli presenti in Basilica, la notizia della proroga concessa da Papa Francesco circa sullo spostamento del termine del Giubileo Lauretano fino al 10 dicembre 2021. Nelle parole di Monsignor Fabio Dal Cin il grazie al Papa per un dono che permette di godere per altri dodici mesi dei benefici spirituali giubilari in questo tempo di pandemia. Il Giubileo Lauretano era stato concesso in occasione del centesimo anniversario della proclamazione, da parte di Benedetto XV, della Madonna di Loreto Patrona di tutti gli aeronauti.

 

31 dicembre 2020 INAUGURAZIONE DELL’ANNO SANTO GIACOBEO A SANTIAGO DI COMPOSTELA (SPAGNA)

Il 31 dicembre 2020 si è aperto a Santiago di Compostela nella Galizia, in Spagna, l'Anno Compostelano 2021, un giubileo che si indice per l'anno in cui il giorno 25 luglio, memoria di san Giacomo martire, cade di domenica. Così, infatti, accade in questo 2021. Nel messaggio che Papa Francesco ha inviato vi è l’invito ad un cammino di conversione e di solidarietà con i propri compagni di strada. Infatti, il tema dell'evento è: "Esci dalla tua terra! L'apostolo ti aspetta". L'annuncio dell'arcivescovo di Santiago de Compostela, mons. Julián Barrio Barrio a tutti i fedeli, parla di "un anno di grazia e di perdono" per tutti coloro che vorranno partecipare. "In questo terzo Anno Santo compostelano del terzo millennio del cristianesimo - prosegue l'arcivescovo - la coraggiosa testimonianza dell'apostolo San Giacomo è un'occasione per riscoprire la vitalità della fede e della missione, ricevuta al Battesimo”.

 

 

 

 

MOSTRE DI SANTINI

ANNULLATA LA MOSTRA AICIS A ROMA “ELEGIAE NATIVITATIS” PREVISTA DAL 5.12.2020 AL 6.1.2021

 

La mostra natalizia AICIS sul tema”: “ELEGIAE NATIVITATIS - Mostra di immagini sacre sul Santo Natale dal XVI al XX secolo” prevista dal 6 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021 è stata disdetta dal Consiglio Direttivo del 3 novembre u.s. a causa della nota pandemia Covid-19 e dalle conseguenti normative del Governo.

Ma la manifestazione prende comunque vita attraverso un bellissimo catalogo ricco di articoli e di immaginette inviati dai nostri associati. Detto catalogo vedrà la luce nel gennaio 2021 attraverso la BARBIERI EDIZIONI (e-mail per ordinazioni: info@barbieriedizioni.it, tel.099-9871012) ed è stato curato dalla nostra socia prof.ssa Vincenza Musardo Talò. Un sentito “grazie” quindi lo rivolgiamo ai soci che hanno trasmesso il materiale: Laura BORELLO (Torino); Francesco BRACALETTI (Roma); Francesca CAMPOGALLIANI (Mantova); p. Davide CARBONARO, omd (Roma); Stefania COLAFRANCESCHI (Roma), Antonino COTTONE (Misilmeri), Michele Fortunato DAMATO (Barletta), Roberto DE SANTIS (Alessandria), Alessandro DORONZO (Barletta); Patrizia FONTANA (Roma), Carluccio FRISON (Massa Finalese), Attilio GARDINI (Forlì); Giancarlo GUALTIERI (Roma), Giuseppina LICORDARI (Roma); Renzo MANFÈ (Roma); Giuseppe MELONE (Cava de’ Tirreni); Antonio MENNONNA di Muro Lucano (PZ), Vincenza MUSARDO TALO’ (San Marzano di S/G); Germano PISTOLESI (Francavilla d’Ete); Vittorio PRANZINI (Ravenna) e Marcello VENDEMMIATI (Cassano Spinola).

 

 

Roma, 12-13 dicembre 2020: Mostra di santini “LA NATIVITÀ - IL NATALE NEI SANTINI” L’A.I.C.I.S. - “Associazione Italiana Cultori Immagini Sacre” ha presentato la Mostra: “LA NATIVITÀ - IL NATALE NEI SANTINI” all’incontro trimestrale “ROMA COLLEZIONA” del 12 e 13 dicembre 2020. In esposizione immaginette sacre di Giancarlo Gualtieri e Renzo Manfè.

La manifestazione si è svolta presso il Complesso Scolastico ‘Seraphicum’ - Via del Serafico, 3 - Roma EUR - Orario visitatori: Sabato ore 10.00 -17.00 - Domenica ore 09 -13.00 - Ingresso Libero. Hanno presenziato il tavolo AICIS per il contatto con i visitatori il Presidente Aicis Giancarlo Gualtieri e Luigi Zanot del Collegio dei Revisori. Ovviamente la pandemia del Covid-19 la solita grande affluenza dei visitatori, soprattutto di coloro che normalmente provengono da tutta l’Italia centrale.

 

 

I “SANTI PATRONI” DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE D’ITALIA


DI Giancarlo Gualtieri

 

15a REGIONE: SICILIA (parte seconda)

 

Province: Agrigento - Caltanissetta - Catania - Enna

 

SANTI PATRONI DELLA CITTA' DI AGRIGENTO:

 

SAN GERLANDO DI AGRIGENTO - (Besançon, 1030/1040 - Girgenti, 25 febbraio 1100).

Di nobili origini, imparentato con il conte di Sicilia Ruggero I degli Altavilla, sin da piccolo viene educato con solidi principi cristiani. Recatosi in pellegrinaggio a Roma, per visitare le tombe degli apostoli, si trasferisce in Calabria in quanto nominato primicerio della ‘Schola cantorum’ della chiesa di Mileto.

Torna quindi a Besançon, la sua città natia, poi di nuovo in Calabria ed infine, nel 1088, consacrato Vescovo della città di Girgenti, si reca in Sicilia, portandosi con sé quattro sacerdoti collaboratori, Deodato, Gerardo, Norberto e Gerardo.

Qui rimane per ben 12 anni, sino alla sua morte, riorganizzando tutta la diocesi che era rimasta con pochi cristiani dopo l’occupazione dei musulmani. Edifica una nuova Cattedrale consacrandola alla Beata Maria sempre Vergine Assunta in Cielo, a S. Giacomo ed a tutti gli Apostoli, dove ancora oggi sono conservate le sue reliquie in una pregevole urna d’argento.

 

San Gerlando viene invocato a difesa di calamità naturali, quali tempeste, fulmini e tuoni. Eletto patrono della città, sin dalla fine del XVI secolo, ogni 25 febbraio in occasione della memoria liturgica, si svolgono solenni festeggiamenti, ai quali partecipano ben 29 confraternite con migliaia di confratelli. (Fig.1)

 

SAN CALOGERO - o [San Calò, in siciliano], (Calcedonia-Tracia, 466 - Monte Kronio-Sciacca, 18 giugno 561)

 

È stato un monaco eremita, con poteri taumaturgici, vissuto, secondo la leggenda più conosciuta, tra il V e il VI secolo in Sicilia. Fu prima a Lipari, poi in molti paesi della Sicilia ed infine si stabilì sul monte Kronio nei pressi di Sciacca, dove visse per 35 anni, operando molti miracoli e guarigioni e convertendo moltissimi abitanti alla fede cristiana.

Qui morì nella notte tra il 17 e il 18 giugno del 561 alla veneranda età di 95 anni. San Calogero è il santo patrono di numerosi paesi della Sicilia ed è il compatrono della città di Agrigento, dove ogni anno, durante la prima settimana di luglio, si svolgono solenni festeggiamenti.

La statua di San Calogero viene trasportata dai fedeli per le strade, seguita dal ritmo frenetico dei tamburi, la cosiddetta ‘tammurinata di San Calò Calò’, mentre vengono distribuiti i ‘muffoletti’, pani votivi simbolo di abbondanza. A sera, dopo uno spettacolo pirotecnico fantasmagorico, la statua del Santo fa rientro al Santuario. (Fig.2)

 

 

SANTI PATRONI DELLA CITTA' DI CALTANISSETTA:

 

SAN MICHELE ARCANGELO

 

una spada in mano. La Chiesa cattolica lo ricorda il 29 settembre insieme agli altri due arcangeli Gabriele e Raffaele.

La prima basilica dedicata a San Michele Arcangelo in Occidente è quella ritrovata su di un’altura al VII miglio della Via Salaria risalente alla metà del V secolo, poi il culto si diffuse rapidamente in tutta Europa.

Famosi sono i sette santuari disposti su un’unica linea retta dedicati a San Michele Arcangelo: 1)-Il monastero di Skellig Island (Irlanda); 2)-Il monastero di St Michael; S. Mount (Inghilterra); 3)-Il santuario di Mont Saint-Michel in Normandia (Francia); 4)-La Sacra di San Michele (Valle di Susa); 5)-Il santuario di Monte Sant’Angelo (Foggia); 6)-Il monastero di San Michele arcangelo di Panormitis, nell’isola di Simi (Grecia); 7)-Il Monastero Stella Maris edificato sul Monte Carmelo, ad Haifa, (Israele), divenuto luogo di culto dell’Arcangelo Michele, intorno al VII secolo.

In Sicilia, terra ricca di tradizioni e di feste religiose, sono tante quelle in onore di San Michele arcangelo, in particolare molto suggestiva è quella che si svolge a Caltanissetta, di cui è il santo patrono, che ogni anno richiama e coinvolge migliaia di fedeli.

 

La cittadina siciliana lo ha eletto come protettore sin dal 1625, quando arrestò il dilagare della peste.

Narra la leggenda che l’arcangelo Michele apparve in sogno a fra Francesco Giarratana, cappuccino, mentre fermava un appestato che cercava di entrare in città. Il dì seguente fu ritrovato in una grotta il corpo di un appestato. (Fig.3) Il Cristo Nero o Signore della Città È un crocifisso in legno di ebano,

Patrono di Caltanissetta appunto fino al 1625, anno in cui il titolo venne attribuito anche a San Michele Arcangelo.

 

Secondo la tradizione pare sia stato rinvenuto in una grotta da due Fogliamari (raccoglitori di verdure selvatiche), e che sia diventato scuro a causa del fumo dei numerosi ceri offerti dai fedeli nel corso dei secoli. A Caltanissetta ogni anno il Venerdì Santo, nell’ambito delle manifestazioni religiose che si svolgono durante la Settimana Santa, la statua del Cristo Nero, sormontata da un pesantissimo baldacchino dorato, viene portata a spalla proprio dai Fogliamari, scalzi in segno di penitenza, nei quartieri più antichi del centro storico.

 

I numerosi fedeli che seguono la processione rivolgono al Cristo la “Lamintanza” o “Ladata”, un canto dialettale che rappresenta il lamento di Maria per il figlio morente, una voce ogni tanto esclama “E gridammu tutti” e gli altri rispondono “Viva la misericordia di Diu!”. (Fig.4)

 

SANTI PATRONI DELLA CITTA' DI CATANIA

SANT'AGATA (CT o PA? 229 / 235 - Catania, 5.2.251)

 

Agata, nata molto probabilmente a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana, ancora giovinetta si consacrò a Dio.

In quel tempo Quinziano, proconsole di Catania, su ordine dell’imperatore Decio, imponeva a tutti i cristiani di rinnegare la loro fede. Secondo la tradizione Agata con la sua famiglia fu costretta alla fuga e si rifugiò a Palermo, nella zona del quartiere Capo denominata “Guilla”, ma fu rintracciata e costretta a tornare a Catania.

Rinchiusa in prigione fu sottoposta a efferate torture, addirittura le furono strappati i seni con enormi tenaglie. Agata nonostante tutto miracolosamente sopravvisse e allora fu condannata al rogo, ma un forte terremoto evitò l’esecuzione. Riportata agonizzante in cella, morì qualche ora dopo.

 

Dal 3 al 5 febbraio di ogni anno Catania ricorda la sua patrona con una festa straordinaria, unica al mondo, e con riti religiosi e folcloristici.

Il giorno 3 febbraio inizia la festa con l’offerta delle candele, dei grossi ceri donati dai fedeli che chiedono le grazie, che si conclude in serata in piazza Duomo con un fantasmagorico spettacolo di fuochi pirotecnici.

Il giorno 4 febbraio viene aperto il cancello di ferro dove sono custodite le reliquie di Sant’Agata. Quindi il Busto della Patrona di Catania, ricoperto d’oro e pietre preziose, issato sul fercolo d’argento foderato di velluto rosso, lascia la Cattedrale per la tradizionale e suggestiva processione lungo le vie cittadine.

La pesante macchina, trainata da migliaia di devoti che indossano il sacco votivo, viene fatta sostare tra l’altro dinanzi alla colonna della peste, che ricorda il miracolo compiuto da sant’Agata nel 1743, quando la città fu risparmiata dall’epidemia.

 

Al grido di “viva Sant’Agata” il corteo termina a tarda notte quando il fercolo ritorna in cattedrale. Il giorno 5 febbraio, dopo la celebrazione del pontificale, ha inizio la seconda parte della processione che si snoda per le vie del centro storico. Suggestivo è il passaggio per la ripida via di San Giuliano, che è interpretato, a seconda di come viene attraversata, come un segno celeste di buono o cattivo auspicio per l’intero anno.

All’alba del giorno successivo, con il ritorno in cattedrale del reliquario, i fuochi artificiali segnano la chiusura dei festeggiamenti. Da ricordare sono i dolci legati alla tradizione della santa catanese come le ‘cassateddi’, o ‘Minni’ di Sant’Aita che fanno riferimento alle mammelle che furono strappate alla santa durante il suo martirio e le olivette sempre realizzate con pasta reale, per ricordare la leggenda secondo la quale la santa, in fuga dagli uomini di Quinziano, si fosse riparata presso un ulivo. (Fig.5)

 

 

SANT'EUPLIO - (Catania, ... - Catania, 12 agosto 304)

 

È il santo compatrono di Catania. Secondo la tradizione, durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano (303), fu gettato in carcere dal governatore Calvisiano perché trovato nell’aprile del 304 con il libro dei Vangeli tra le mani.

Il governatore compì l'ultimo tentativo per convincere Euplo a sacrificare agli dèi: " Disgraziato, adora gli dei. Onora Marte, Apollo ed Esculapio".

Ed Euplo rispose: "Io adoro il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Io adoro la Santa Trinità. Tranne questo, non c'è altro Dio... Io sacrifico, ma offro me stesso in sacrificio a Cristo Dio, non ho niente di più da sacrificare; i tuoi sforzi sono vani, io sono cristiano". Euplo venne condannato alla decapitazione.

Ogni anno, il 12 agosto Catania ricorda, con solenni liturgie, la cruenta morte del giovane martire e in cattedrale viene esposto alla pubblica venerazione il simulacro con le reliquie di Sant’Euplio. (Fig.6)

 

 

SANT'APOLLONIA (... - Alessandria d’Egitto, 249 circa)

 

Secondo la leggenda tra il 248 ed il 249 nella città di Alessandria scoppiò una sommossa popolare contro i cristiani, al suo rifiuto di rinnegare la fede per Cristo viene condannata ad essere arsa viva. I suoi carnefici prima però le estraggono tutti i denti con una tenaglia, ma lei indomita si getta tra le fiamme, morendo arsa viva. Nell’iconografia è raffigurata appunto con in mano una tenaglia che stringe un dente ed è considerata per questo motivo Patrona dei medici dentisti. A Catania la figura di Sant’Apollonia viene annoverata tra i Protettori della città, Compatrona della Basilica di Maria Santissima dell’Elemosina detta la Collegiata, sul cui prospetto si trova una statua che la rappresenta e all’interno, nella seconda campata della navata destra, vi è uno splendido altarino con dipinto che la raffigura a opera di Olivio Sozzi, tra i pittori più importanti della prima metà del XVIII secolo in Sicilia. La sua festa è il 9 febbraio. (Fig.7)

 

 

L’IMMACOLATA CONCEZIONE

 

A Catania, l’8 dicembre, festa dedicata alla Madonna Immacolata, compatrona della città, segna l’inizio ai riti del Natale e anche a vari spettacoli, mostre di artistici presepi nelle chiese e mercatini natalizi. Il simulacro settecentesco della Madonna, che si trova nel Santuario di San Francesco d’Assisi all’Immacolata, viene portato in processione per le vie del centro storico seguito dai fedeli e dalle confraternite. Dopo una breve sosta dinanzi la chiesa di San Benedetto, per il tradizionale “canto delle suore”; e davanti la cattedrale, la statua ritorna in Santuario dove rimarrà disposta di lato all’altare maggiore fino al giorno dell’Ottava, in cui verrà riposta nella sua cappella. (Fig.8)

 

 

SS. FILADELFO, ALFIO E CIRINO MARTIRI, (Vaste-Lecce, III secolo - Lentini-Siracusa, 10 maggio 253)


Sono stati tre fratelli, figli di patrizi pugliesi di fede in Cristo. Arrestati durante le persecuzioni contro i cristiani furono, dopo varie peripezie, deportati a Taormina in Sicilia. Da qui furono quindi inviati a Lentini, ove trovarono la morte.

Durante il tragitto, i tre con i loro carcerieri fecero tappa presso i paesi chiamati poi Sant’Alfio e Trecastagni. La tradizione vuole che sostassero anche a Catania dove furono rinchiusi in una prigione, identificata con una cripta sotto la Chiesa della Beata Maria Vergine ai Minoritelli, dove su una lapide è incisa la scritta “Sanctorum Martyrum Alphii Philadelphi et Cyrini carcer”. Il 10 di maggio di ogni anno anche Catania ricorda i tre fratelli martiri. (Fig.9)

 

 

MARIA SS. DE MONTE CARMELO, CASTELLANA DELLA CITTA'


La devozione dei catanesi nei confronti della Madonna del Carmine risale intorno alla prima metà del XIII secolo quando appunto i Carmelitani si insediarono nella città.

Ogni anno i catanesi dedicano alla “Castellana della città” ben cinque feste: Santuario al Carmine, chiesa del Carmine sotto il titolo “dell’Indirizzo”, chiesa del Carmine a Barriera, chiesa del Carmine a Canalicchio e chiesa del Carmine a San Giorgio. La più importante e la più sentita però è senza alcun dubbio quella che il 16 luglio si celebra nella Basilica Santuario “Maria SS. Annunziata al Carmine”. Tantissimi sono i fedeli che si recano al Santuario per venerare il simulacro della Madonna e offrire ex-voto per chiedere qualche grazia per s o per i propri cari. (Fig.10)

 

 

SANTI PATRONI DELLA CITTA' DI ENNA

LA MADONNA DELLA VISITAZIONE è la Patrona della città di Enna e la festa è, assieme ai riti della settimana santa, l’evento religioso più importante della cittadina siciliana.


La dedicazione del patronato risale al 1412 quando il culto di Maria SS.ma della Visitazione sostituì quello pagano che gli ennesi offrivano alla dea Cerere; in quell’anno infatti fu inviata una delegazione di ambasciatori a Venezia per acquistare una statua raffigurante Maria, da venerare sotto il titolo appunto di “Madonna della Visitazione”.

Ne trovarono una nella bottega di un certo mastro Alvise Genazzin che spedirono in Sicilia.

I riti iniziano il 29 giugno con l’apertura della nicchia dove si trova la statua di Maria, tutta ricoperta di ex-voto d’oro e con una preziosa corona d’oro bianco in testa, che viene deposta su un fercolo sull’altare maggiore per essere venerata da tutti i fedeli.

Il 2 di luglio le celebrazioni cominciano con la Santa Messa tenuta in Duomo e poi il trasferimento, con una suggestiva processione per le vie cittadine, del simulacro della Madonna della Visitazione fino alla chiesa di Montesalvo.

I festeggiamenti terminano la domenica dopo il ritorno della Madonna in Duomo con la chiusura del simulacro nella cappella dei Marmi. (Fig.11)



SANT'ELIA IL GIOVANE O DI ENNA, AL SECOLO GIOVANNI RACHITES (Enna, 822-823 - Salonicco, 17.8.903)

Conduceva nella città sicula una vita di austerità e preghiera, fatto prigioniero dai saraceni nell’839 fu venduto come schiavo e condotto in Africa. Liberato, prima di recarsi in Palestina per diventare monaco, ricevette il potere taumaturgico e operò guarigioni miracolose e conversioni.

Predicò il Vangelo, rischiando più volte la vita. Dopo tre anni trascorsi in un monastero del Sinai, Elia intraprese un’avventurosa serie di viaggi in numerosi paesi dell’Asia Minore.

Tornato in Italia, fondò in Calabria, nell’884, un monastero nei pressi di Seminara in località “Vallis Salinarum”. Invitato dall’imperatore bizantino Leone VI a Costantinopoli, nonostante l’età avanzata, Elia si imbarcò alla volta della capitale imperiale, ma si ammalò e morì a Tessalonica il 17 agosto 903.

Il suo corpo fu riportato dal fedele discepolo Daniele in Calabria e tumulato nel monastero da lui fondato e che prese il suo nome. A Enna, sua città natale, sant’Elia viene festeggiato nella chiesa del Carmine dove per tutto il mese di agosto, si celebra ogni sera la S. Messa. (Fig.12)

 

 

BEATO GIROLAMO DE ANGELIS (Castrogiovanni-Enna, 1567- Edo=Tokyo, 4.12.1623)

 

All’età di 17 anni si trasferì a Palermo assieme al fratello Pietro per studiare diritto. Entrato nella Compagnia di Gesù, dopo essere stato ordinato sacerdote nel 1598, l’anno successivo salpò per l’Oriente.

Fu prima a Macao e poi a Nagasaki in Giappone dove continuò la sua attività missionaria fino al 4 dicembre 1623 quando fu condannato a morte dallo Shogun di quella regione e, dopo avere assistito all’esecuzione di quarantasette condanne a morte, fu arso sul rogo insieme al suo compagno Simone Jempo.

Il Sommo Pontefice il Beato Pio IX lo ha proclamato beato il 7 luglio 1867 assieme ad altri duecentoquattro martiri del Giappone dal 1617 al 1652. I festeggiamenti del Beato Girolamo ad Enna, sua città natale, iniziano la penultima domenica di novembre.

Dalla chiesa di San Marco, convento delle monache di clausura, inizia la processione con la reliquia del Beato Girolamo, che viene trasferita nella chiesa di San Bartolomeo, nel quartiere di Fundrisi. Il 5 dicembre, durante la solenne Santa Messa presieduta dal Vescovo di Piazza Armerina, il sindaco della città di Enna legge l’atto d’affidamento e di dichiarazione di Compatrono della città al Beato Girolamo De Angelis.

Quindi il simulacro e la reliquia del Beato Girolamo, portati a spalla dai confrati della Venerabile Confraternita dello Spirito Santo, fa ritorno alla Chiesa di San Marco. (Fig.13)

 

 

 

 

 

 

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